, poi ricondotto alla ditta Telecom System. L’ingegnere della Telcoma, durante l’interrogatorio, le considera “componenti di un apparato altamente professionale del costo di due milioni di lire e utilizzato con attivazione a distanza”. Afferma inoltre che il telecomando con l’antenna originale aveva una capacità di ricezione ottimale nel raggio di 300-500 metri, portando all’individuazione di due edifici da cui sarebbe partito il segnale: l’uno alla fine di via D’Amelio, a circa 200 metri e disabitato, l’altro vicino alla via Autonomia Siciliana, sempre disabitato e distante 250 metri. I consulenti, infine, provano la vicinanza delle schede al punto di scoppio rilevando dal loro danneggiamento tre aspetti: l’asportazione di molti componenti elettronici, segni di schiacciamento e la scheda di codifica parzialmente carbonizzata.