FIAMMETTA BORSELLINO Rassegna stampa Giugno 2021

 

17.6.2021- ROBERTO SCARPINATO / STRAGI, I MANDANTI POLITICI Nell’agenda rossa di Paolo Borsellino, incredibilmente sparita, c’erano di sicuro le prove sui mandanti esterni delle stragi di Capaci e via D’Amelio. La prova che ‘menti raffinatissime’ hanno coordinato la strategia stragista, che il rapporto tra mafia e politica era diventato ormai organico e che spesso e volentieri la mafia era il braccio armato per eseguire copioni di stampo politico.

E’ il senso delle fresche dichiarazioni rese dell’ex procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, davanti alla commissione regionale antimafia che indaga sul depistaggio delle indagini per la strage di via D’Amelio, culminate con il taroccamento del ‘pentito’ Vincenzo Scarantino e oggi al centro del processo che vede come imputati tre poliziotti mentre le posizioni di due magistrati (Anna Maria Palma e Carmelo Petralia) che avevano per primi svolto le indagini sono state archiviate.

Ecco alcune tra le più significative dichiarazioni di Scarpinato. 

  • “Non bastava uccidere Borsellino, si doveva far sparire l’agenda rossa, perché se fosse stata trovata sarebbe finito tutto, visto che dentro c’erano chiavi in grado di aprire scenari che colpivano i mandanti esterni”.
  • “La bomba la fanno esplodere i mafiosi, ma l’agenda la fanno sparire soggetti insospettabili che possono agire sfruttando la loro veste istituzionale. Nella borsa di Borsellino c’erano due agende. Una viene lasciata, l’altra sparisce. Si capisce che non è un’operazione protocollare dei Servizi”.
  • “Il capitano Arcangioli (Giovanni Arcangioli, indagato per la sparizione dell’agenda rossa ma subito prosciolto, ndr) prende la borsa dalla macchina di Borsellino e si allontana, poi torna indietro e la rimette nell’auto. La borsa a quel punto resta integra, nonostante un nuovo incendio si fosse sviluppato nell’abitacolo, solo perché un vigile spegne il fuoco”.

Poi Scarpinato parla di un’altra misteriosa sparizione, stavolta relativa ad alcuni documenti che Giovanni Falcone custodiva nel suo ufficio al ministero della Giustizia dove aveva iniziato a lavorare (guardasigilli, all’epoca, Claudio Martelli). Osserva l’ex procuratore generale di Palermo: “Dopo la strage di Capaci, nella stanza di Falcone entrano alcuni sconosciuti che accendono il pc del magistrato e guardano alcuni file. Dalla perizia fatta si vide che furono aperti solo i documenti relativi all’omicidio Mattarella e a Gladio”.

Scarpinato rammenta un dialogo avuto con Falcone, nel corso del quale gli disse che “se avesse fatto il procuratore nazionale Antimafia avrebbe fatto cose che nessuno si aspettava grazie a nuove collaborazioni che stavano maturando”.

Sulla decisione di anticipare la strage di via D’Amelio, Scarpinato la motiva con il fatto che Totò Riina “aveva preso accordi con soggetti esterni”.

Osserva ancora: “Negli omicidi Dalla Chiesa, La Torre e Mattarella la mafia è il braccio armato di altri che hanno usato la causale mafiosa per occultare causali politiche che se svelate avrebbero destabilizzato il sistema”.

“Borsellino venne travolto dal grande gioco, ma quello che mi angoscia è ciò che continua ad accadere e che mi fa pensare che la storia continui ancora”.

Entrando ancor più nel vivo, Scarpinato sottolinea che “Paolo Borsellino forse aveva capito che c’erano dei pezzi esterni a Cosa Nostra invischiati nella strage di Capaci. Lui capisce che sarà la mafia a ucciderlo, ma che al contempo ci sono entità superiori che lo decideranno prima. Borsellino è inquieto, sua moglie ricorda che aveva dei conati di vomito. Acquisisce altre notizie con cui capisce che c’era un continuo colloquio tra mafia e parti infedeli dello Stato”.

“Prima della strage di via D’Amelio c’è la morte di Vincenzo Milazzo, che evidenzia la costante presenza di soggetti appartenenti a settori deviati in tutta la stagione stragista. Sono soggetti che portano interessi convergenti all’organizzazione. Ma nella strage di via D’Amelio questi interessi sembrano addirittura sovrapporsi a quelli mafiosi. Riina dice che non può aspettare 19 giorni e che la strage va eseguita prima. Riina non dà spiegazioni che siano coerenti con gli interessi di Cosa Nostra, taglia corto e dice di assumersi la responsabilità. Viene ritenuto pazzo dai suoi, ma la verità è che aveva preso un impegno con soggetti esterni e stava sacrificando gli interessi della sua organizzazione. Ma la vera domanda è: cosa poteva fare Borsellino in 19 giorni di così pericoloso tanto da far sacrificare a Riina gli interessi di Cosa Nostra?”.

La strage di via D’Amelio – secondo Scarpinato – “continua ad essere un affare di Stato, un war games. La storia di via D’Amelio non è finita, è ancora tra noi, il depistaggio continua, anche mettendo in giro falsità. La sparizione dell’agenda rossa è stato il colpo da maestro che dimostra che c’è un apparato che si muove. Il depistaggio parte da là. E ciò che è avvenuto e continua ad avvenire sono i silenzi”.

Una solo domanda. Come mai, nella sua lunga ricostruzione, Scarpinato – a quanto pare – non ha fatto alcun cenno ad una delle piste più credibili come movente per le stragi, quella “Mafia-Appalti” sempre indicata, per fare un solo nome, da Fiammetta Borsellino, l’indomita figlia di Paolo che continua a puntare l’indice contro i magistrati incaricati delle indagini durate tanti anni e che hanno portato al processo farsa costato 16 anni di condanna a degli innocenti? E come mai nessun componente della commissione Antimafia regionale ha pensato bene di chiedere qualcosa in proposito a Scarpinato? Giugno 2021 di: PAOLO SPIGA – voci delle voci

 

Aidone. Giornata della Legalità alla scuola media con Fiammetta Borsellino “Tocca a me, la bellezza del fresco profumo di libertà”: il progetto di Educazione alla Legalità ha visto protagonista Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo, nell’incontro, all’auditorium della scuola media, con gli studenti della scuola secondaria di primo grado dell’Ic Cordova Capuana, a conclusione del progetto curato dalla prof. Rori Restivo. Significative letture, con ampia bibliografia, visione di film e approfondimento di diverse figure, hanno accompagnato, per tutto l’anno, gli studenti delle terze classi mentre gli alunni delle prime (nella fase del “maggio della lettura”), hanno sviluppato poesie dedicate ai tanti martiri della legalità.
Centrale è stata la figura di Paolo Borsellino, per la ricchezza di valori e per l’eredità lasciata, che i suoi figli portano avanti con dignità e riservatezza. La scuola, per l’occasione, è stata inondata di opere artistiche, pittoriche, realizzate con/su materiale di riciclo, di sagome gigantesche di Borsellino, Falcone, Chinnici e altri, a testimoniare la loro presenza sempre “viva” nei ragazzi, di un grande striscione con la scritta:“le idee di questi giusti possano camminare sulle nostre gambe”, di radioline da cui uscivano le “belle parole”. Accoglienza con gli interventi musicali degli studenti che hanno suonato, da soli, e, per alcuni brani, insieme ai prof. di strumento. I ragazzi hanno letto stralci di discorsi di Borsellino e hanno fatto dono delle loro poesie a Fiammetta che ha ascoltato ed ha risposto entusiasta ad ogni singola domanda ed ha portato la sua testimonianza di grande forza, di valori per cui suo padre ha dato la vita. Presenti il dirigente scolastico Fernando Cipriano, il sindaco di Aidone Nuccio Chiarenza, l’assessore al Patrimonio culturale Serena Raffiotta e le forze dell’ordine. Rori Restivo, coordinatrice del progetto ha dichiarato:”Tanto entusiasmo e il lavoro di squadra, con il coinvolgimento dell’indirizzo musicale, che ha suonato in ensemble coordinato dal prof. Francesco Cultreri, della prof. di Arte Mingoia per le installazioni artistiche, della prof. Fronte per le poesie e, a vario titolo, tutti gli altri prof., ha consentito questa bellissima Giornata. A Fiammetta è stata fatta dono di una targa raffigurante lei da piccola sulle spalle del padre, motivo come logo della Giornata, che vuole rappresentare idealmente tutti i ragazzi portati sulle spalle di Paolo. “Abbiamo voluto ricordare – ha concluso Restivo- Borsellino, non come eroe ma come un uomo giusto, che non si è tirato indietro, di fronte al senso del dovere, fino alla fine”. Angela Rita Palermo