NOIsiamoLORO

                  

 

CANTÙ Piazza Garibaldi  dal 25 al 31 ottobre 2021

PROGRAMMA

La Città di Cantù, in provincia di Como, dal 25 al 31 ottobre ospiterà  la teca contenente i resti della Fiat Croma  in cui persero la vita Antonio Montinaro, Rocco Dicillo,Vito Schifani dell’equipaggio del QUARTO SAVONA 15, vittima di COSA NOSTRA che quel tragico 23 maggio 1992 scortava il giudice Giovanni Falcone.  La vettura, distrutta dalla deflagrazione di oltre 500 chili di tritolo, giunge in Piazza Garibaldi da Palermo,quale silenziosa testimone della forza della legalità tenendo viva la memoria della strage e di tutte le vittime di mafia.  L’esposizione della Teca, visitabile da tutti i cittadini, verrà accompagnata da un percorso fotografico realizzato collaborazione con Centro Studi Sociali contro le mafie “Progetto San Francesco”  Si darà vita ad una ricca settimana di eventi (si allega programma) dedicati alla lotta contro ogni tipo di mafia,dal titolo Noi Siamo Loro – «Gli uomini passano, le idee restano e camminano sulle gambe di altri uomini».  Una titolazione esplicita, che sottolinea l’importanza del passaggio generazionale e il profondo valore educativo del progetto.

Da parte del Comune di Cantù, è inoltre in programma l’intitolazione ai giudici  Giovanni Falcone e Paolo Borsellino del parco pubblico una volta concluse le procedure di approvazione e  l’avvenuto restyling.    leggi articolo


 

CANTU’, I RESTI DELL’AUTO DI SCORTA DI FALCONE IN PIAZZA: SIMBOLO DELLA LOTTA ALLA MAFIA –  Una teca esposta in piazza Garibaldi, in pieno centro a Cantù, mostra ciò che resta della Quarto Savona 15. Ovvero, la Fiat Croma marrone sulla quale il 23 maggio 1992, all’altezza del chilometro 5 dell’autostrada Palermo-Mazara del Vallo, alle 17,58 persero la vita gli agenti Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. Scortavano i magistrati Giovanni Falcone e la moglie Francesca Morvillo, che a loro volta morirono in seguito alla deflagrazione di 500 chili di tritolo, nascosti sotto un canale di scolo nei pressi di Capaci, fatti esplodere dal mafioso Giovanni Brusca.Portando in piazza questo simbolo di lotta contro la mafia, la cittadina in provincia di Como ha inaugurato ieri una settimana di eventi sulla legalità. E ad aprire la kermesse, dal titolo ‘Noi siamo loro’ (in riferimento a tutte le vittime di mafia), è stato lo svelamento del contenuto della teca, insieme all’esposizione di oltre 60 fotografie storiche sul tragico evento. “È la prima volta dall’inaugurazione della nuova teca, avvenuta lo scorso maggio alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che la macchina lascia il capoluogo siciliano per raggiungere la Lombardia – racconta Maurizio Cattaneo, assessore alla Sicurezza e Legalità di Cantù -. Dal 2019 portiamo avanti iniziative su questi temi, come il ‘Caffè contro le mafie’, soprattutto in seguito alle indagini che hanno fatto emergere infiltrazioni sul nostro territorio di alcune famiglie calabresi legate alla ‘ndrangheta”. Infatti “la scelta del luogo dove esporre quello che resta della Quarto Savona 15 non è casuale – sottolinea la sindaca di Cantù, Alice Galbiati -. La nostra piazza vuole essere simbolo di legalità, tenendo viva la memoria di questi eroi nei quali dobbiamo riconoscerci per voltare definitivamente pagina rispetto ai fatti del passato”. Quella che si svolgerà fino a domenica 31 ottobre è la prima edizione del festival, che verrà riproposto ogni anno e che vedrà alternarsi nel corso della settimana dibattiti e convegni. Durante la cerimonia inaugurale, tra gli altri, è intervenuta anche Tina Montinaro, vedova del capo della scorta del giudice Falcone: “Grazie alla sua testimonianza e alla presenza dei sindaci del comprensorio abbiamo lanciato un messaggio chiaro a favore della legalità e della cultura antimafia, che coinvolgerà anche gli studenti delle scuole di Cantù attraverso il contributo delle forze dell’ordine, della coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano, Alessandra Dolci, e del Pubblico Ministero, Sara Ombra – spiega Cattaneo -. E il nostro impegno non finirà qui, perché parlare di antimafia è fondamentale in questo momento storico, in cui le difficoltà economiche affrontate dalla popolazione a seguito della pandemia rischiano di essere terreno fertile per le organizzazioni criminali che sfruttano, senza alcuno scrupolo, momenti di fragilità”. Nei prossimi mesi, ad esempio, il Comune intitolerà ai magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone il parco di villa Argenti: “Non poseremo solo una targa, ma riqualificheremo l’area verde che, oltre alla nuova illuminazione e all’eliminazione delle barriere architettoniche, accoglierà gli arredi urbani in legno a tema legalità progettati dagli alunni dell’Enaip Lombardia – aggiunge l’assessore -. Nulla, però, sarebbe stato possibile senza la collaborazione con Benedetto Madonia, presidente della Consulta sulla Sicurezza Urbana e Legalità, Claudio Ramaccini, direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie e Nicola Molteni, sottosegretario al Ministero dell’Interno”. LA REPUBBLICA 27.10.2021

 


MAURIZIO CATTANEO  Assessore alla Legalità e Sicurezza Comune di Cantù  – 
Dopo una settimana indimenticabile voglio fare dei ringraziamenti, sperando di non dimenticare nessuno, tante sono le persone, le associazioni civili e religiose e gli istituti scolastici che devo ringraziare. Inizio subito dal Sindaco, Alice Galbiati. Con Lei da subito appena insediati abbiamo voluto dare una svolta riguardo le iniziative di sensibilizzazione su temi di legalità e contrasto alle mafie; i numerosi eventi che si stanno susseguendo, ogni volta sempre più importanti e più partecipati sono li a dimostrare che siamo sulla strada giusta. Un ringraziamento speciale a Nicola Molteni. Senza il suo prezioso aiuto tutto questo non sarebbe mai potuto trasformarsi in realtà. Grazie alla sua attenzione verso Cantù e tutto il territorio canturino e grazie per la sua instancabile disponibilità! Ringrazio il vicesindaco Giuseppe MolteniIsabella Girgi e tutta la giunta, il consiglio comunale, la commissione regionale Antimafia, il sottosegretario Fabrizio Turba, tutti i sindaci del territorio e soprattutto tutte le forze dell’ordine! Carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco, in particolar modo la polizia di stato, che con il Questore di Como Giuseppe De Angelis ci ha dato una grossa mano. La questura di Palermo che si è fatta carico del trasporto fino a noi della Quarto Savona 15. Grazie alla Protezione Civile Citta’ di Cantu’, agli Alpini e all’Associazione Nazionale Carabinieri Cantù. Un enorme grazie va ai Lavori Pubblici, all’ufficio Istruzione ma soprattutto ai nostri uomini di Polizia Locale. Sapevo di poter contare su un comando riconosciuto a livello regionale come un eccellenza. Ma ogni volta riescono a stupirmi. Un controllo e una presenza 24 ore su 24 per tutta la permanenza della quarto Savona. Dico sempre che siete il nostro orgoglio. Questo orgoglio lo fate crescere ogni giorno di più! Il Signor Prefetto Andrea Polichetti, la dottoressa Alessandra Dolci, la dottoressa Monica Forte, il Pm Sara Ombra, e tutti i relatori che ci hanno pregiato della loro presenza. La consulta sicurezza e legalità del comune di Cantù. Abbiamo insistito sapendo che tramite la Consulta si sarebbe potuto lavorare benissimo grazie alla più ampia partecipazione da parte di tutte le varie componenti della società canturina. Così è stato. È proprio grazie a loro, ma soprattutto grazie al nostro presidenteBenny Madonia se questa settimana è diventata realtà! Grazie Benny, a te, a tutta la tua determinazione e la tua voglia di fare. Sono sicuro che la nostra collaborazione che si è trasformata in una sincera amicizia, ci darà la possibilità di organizzare ancora molti eventi.

Perché noi siamo loro è solo alla prima edizione! Grazie quindi al Progetto San Francesco e a Claudio Ramaccini. Tra tutti i ringraziamenti, però, ce n’è uno speciale che ci tengo a fare. Devo ringraziare a nome di tutta la città di Cantù la signora Tina Montinaro. Una testimonianza unica di una persona unica, con una forza, una volontà, un coraggio incredibile e una voglia di raccontare la sua tragica esperienza a noi ma soprattutto ai ragazzi delle scuole che sono intervenuti a migliaia. Rimarrà l’eco delle sue parole nella città di Cantù per molti anni! Ho avuto l’onore di poterla ospitare nella nostra città e questo sarà un ricordo indelebile che mi porterò per sempre nel cuore. Infine il ringraziamento va alla città, alla comunità che ha risposto al di sopra di ogni più rosea aspettativa! Solo nella giornata di ieri 3000 persone sono venute a visitare la quarto Savona 15. Nei prossimi giorni avremo certezza dei numeri ufficiali della settimana ma dico fin da ora senza timore di smentita che abbiamo superato di gran lunga le 15.000 presenze! Tutti gli occhi lucidi che ho visto in questi giorni sui volti delle persone che uscivano dopo aver visitato la mostra fotografica e la teca ci ripagano di ogni sforzo. Quindi grazie davvero di cuore a tutti. Noi siamo loro, Cantù dice No alle mafie! Grazie.


NICOLA MOLTENI, Sottosegretario Ministero dell’Interno– “Una scelta importante, coraggiosa che testimonia la sensibilità della nostra città nei confronti di chi ha sacrificato la propria vita per i valori della legalità e del senso del dovere nei confronti dello Stato – ha commentato il sottosegretario canturino Nicola Molteni – In quella occasione ribadiremo che la lotta alle mafie e a tutte le forme di criminalità è un dovere della comunità e di ogni singolo individuo. Sono orgoglioso che la mia città, simbolo da sempre di lavoro, operatività e creatività diventi un modello virtuoso di legalità e di impegno civico e civile verso le nuove generazioni”.


‘NDRANGHETA A CANTÙ, L’ASSESSORE CATTANEO:«MAFIE AGISCONO SILENTI MA INESORABILI»


ALICE GALBIATI, Sindaco di Cantù,“A partire dal Caffè contro le mafie di marzo 2019, la nostra Amministrazione è costantemente impegnata a dimostrare il proprio dissenso contro ogni forma di mafia e a sensibilizzare sul tema i propri cittadini. È quindi un onore, oltre che una grande soddisfazione, poter ospitare nella nostra Cantù la Quarto Savona 15”. 

Conferenza Stampa – in foto Benedetto Madonia, Alice Galbiati, Maurizio Cattaneo

VOCI di CAPACI 

GALLERIA FOTOGRAFICA


VIDEO

RASSEGNA STAMPA

“No mafia” in piazza Garibaldi Arriva l’auto della scorta di Falcone Lunedì sarà esposta in piazza Garibaldi l’auto della scorta del magistrato Giovanni Falcone, esplosa nella strage di Capaci: una tenda, nel cuore della città, renderà l’installazione più intima. Sarà l’inizio di una settimana dedicata alla legalità e alla lotta alla mafia.  «Noi siamo Loro. Gli uomini passano, le idee restano e camminano sulle gambe degli uomini», è l’iniziativa voluta da Comune, Centro Studi Progetto San Francesco e Consulta sulla Sicurezza Urbana e Legalità. A partire proprio dalla piazza dove qualche anno fa avvennero i pestaggi di ’ndrangheta: le accuse sono state confermate anche in Appello. 

Al programma, sotto il logo realizzato in collaborazione con le scuole “No mafia Cantù”, hanno lavorato per un anno l’assessore alla sicurezza Maurizio Cattaneo e Benedetto Madonia, presidente sia della stessa Consulta che del Centro, e Claudio Ramaccini, direttore del Centro. Per un’iniziativa che ha visto anche il sindaco Alice Galbiati sottolineare il no alle mafie.

Lunedì, alle 10, al Teatro San Teodoro di Cantù, ci sarà un incontro pubblico con Tina Montinaro, vedova del capo scorta e presidente dell’associazione “Quarto Savona Quindici”, la Fiat Croma marrone sulla quale persero la vita Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Dicillo. La scorta, appunto, del magistrato Giovanni Falcone, morto sull’auto che seguì, la Croma bianca, insieme a sua moglie, il magistrato Francesca Morvillo.  A ricordare quel 23 maggio 1992 e non solo, ci saranno anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, la coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Alessandra Dolci, la presidente della Commissione Antimafia di Regione Lombardia Monica Forte, il vicesindaco Giuseppe Molteni, l’assessore Cattaneo e il presidente Madonia. Alle 12, l’inaugurazione e il taglio del nastro della teca che contiene i resti dell’auto.  Mercoledì, alle 10, al Teatro San Teodoro, “Contrasto alle Mafie. Le tecniche investigative”, con i rappresentanti delle forze dell’ordine: Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza. Venerdì 29 ottobre, sempre al Teatro San Teodoro, “Silenzio e indifferenza. I nemici della legalità”, con Sara Ombra, magistrato della Dda, pm al processo dei pestaggi in piazza Garibaldi, e Monica Forte. A coordinare, Alessandro Galimberti, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.  Domenica 31 ottobre, alle 12 a piazza Garibaldi, la partenza della Quarto Savona Quindici.  La vettura giunge in piazza Garibaldi dalla Sicilia quale testimone della forza della legalità. Per sottolineare che la piazza vuole essere simbolo di legalità: un percorso di dissenso iniziato nel marzo 2019 con il caffè antimafia.  Alla presentazione della settimana, era stato riferito che l’esposizione della teca, visitabile da tutti, sarà accompagnata da un percorso fotografico. Si punta molto su scuole e famiglie. Per una settimana che è anche occasione di riflettere sull’attualità, oltre che sulla memoria. E sul sacrificio estremo di chi è morto per lottare contro le mafie.  LA PROVINCIA 22.10.2021

NOI siamo LORO. In esposizione la Quarto Savona Quindici   Lunedì 25 ottobre 2021 verrà inaugurata lesposizione della teca contenente i resti della Quarto Savona Quindici, la Fiat Croma sulla quale persero la vita gli agenti Antonio MontinaroVito Schifani Rocco Dicillo, di scorta al magistrato Giovanni Falcone e alla moglie, Francesca Morvillo, proprio quel lontano 23 maggio 1992, giorno della Strage di Capaci. Soddisfazione per il risultato raggiunto ribadita anche dall’Assessore alla Sicurezza, Maurizio Cattaneo: “è con estremo orgoglio che possiamo presentare il risultato di oltre unanno di lavoro in collaborazione con la Consulta e il Centro StudiProgetto San Francesco”. Obiettivo centrato anche per Benedetto Madonia, Presidente della Consulta sulla Sicurezza Urbana e Legalità e del Centro Studi Sociali contro le mafie “Progetto San Francesco”, che dichiara “Dal mio insediamento come Presidente della Consulta, ho presentato nel programma questa iniziativa, accolta favorevolmente da tutti i componenti. Nonostante la pandemia, dopo un anno di lavoro in concerto con Maurizio Cattaneo e Claudio Ramaccini, direttore del Centro Studi Progetto San Francesco, siamo riusciti ad ottenere questo importante traguardo” La vettura, distrutta dalla deflagrazione di oltre 500 chili di tritolo, giunge in Piazza Garibaldi da Palermo, quale silenziosa testimone della forza della legalità tenendo viva la memoria della strage e di tutte le vittime di mafia. La scelta di esporre ciò che resta della Quarto Savona 15 in Piazza Garibaldi non è affatto casuale – continua il Sindaco Galbiati – La nostra piazza vuole essere simbolo di legalità, voltando definitivamente pagina”. L’esposizione della Teca, visitabile da tutti i cittadini, verrà accompagnata da un percorso fotografico realizzato in collaborazione con Centro Studi Sociali contro le mafie “Progetto San Francesco”. “Grazie alla mostra fotografica, creeremo un percorso capace di trasmettere tutto il peso e la drammaticitàdelle conseguenze che azioni di criminalità organizzata di qualunque tipo hanno sull’intera comunità”, spiega Madonia. Il viaggio della Quarto Savona Quindici trova spazio all’interno del programma di educazione alla legalità promosso dallAmministrazione Comunale e dalla Consulta Permanente sulla Sicurezza Urbana e Legalità che da anni coinvolge i ragazzi delle scuole canturine. “Abbiamo voluto coinvolgere in prima battuta le scuole per un semplice motivo – continua Madonia – una cultura della legalità è possibile solo attraverso l’educazione delle nuove generazioni; educazione che avviene nel tempo e con il tempo. In quest’ottica, l’esposizione della teca della Quarto Savona 15 non è punto di arrivo, ma di partenza di un programma d’azione pluriennale e proiettato nel futuro che per essere efficace deve avere, come principali interlocutori, gli studenti, ovvero gli adulti di domani”. Per l’occasione, si darà vita ad una ricca settimana di eventi dedicati alla lotta contro ogni tipo di mafia, dal titolo Noi Siamo Loro – «Gli uomini passano, le idee restano e camminano sulle gambe di altri uomini». Una titolazione esplicita, che sottolinea l’importanza del passaggio generazionale e il profondo valore educativo del progetto. “C’è stata sin da subito grande disponibilità nell’organizzazione ed entusiasmo nell’adesione all’iniziativa da parte di tutti i soggetti interessati, anche grazie al forte impegno della nostra Città nel contrasto ad ogni tipo di infiltrazione mafiosa – dichiara l’Assessore Cattaneo – Parlare di antimafia e ricordare limportanza della lotta è fondamentale in questo momento storico, in cui le difficoltà economiche affrontate dalla popolazione a seguito dell’epidemia rischiano di essere terreno fertile per le organizzazioni criminali che sfruttano, senza alcuno scrupolo, momenti di fragilità”. Tra gli eventi della rassegna NOI Siamo LORO, menzione particolare meritano la testimonianza della sig.ra Tina Mortinaro, vedova del capo scorta Antonio Mortinaro, le conferenze che vedranno la partecipazione della dott.ssa Alessandra Dolciresponsabile della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, della dott.ssa Monica FortePresidente della Commissione Antimafia di Regione Lombardia, e dott.ssa Sara OmbraPubblico Ministero DDA. Di particolare interesse, inoltre, il convegno che vedrà la partecipazione congiunta della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

Ringrazio Maurizio CattaneoAssessore alla Sicurezza,Benedetto Madonia, Presidente della Consulta Permanente sulla Sicurezza Urbana e Legalità e ClaudioRamaccini, direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco” per limpegno profuso nellorganizzazione dellevento, reso possibile grazie alla preziosa disponibilità dell’onorevole Nicola MolteniSottosegretario al Ministero dellInterno.Cantù dice NO alle mafie, senza se e senza ma”, conclude il Sindaco Galbiati. Ringraziamenti condivisi, per il grande impegno, anche dall’Assessore Cattaneo.  A breve il programma della rassegna.UFFICIO STAMPA COMUNE DI CANTU’

 

RACCOLTA ALBUM IMMAGINI

Chi erano Antonio Montinaro Rocco DicilloVito Schifani

 

La MEMORIA in MARCIA – QUARTO SAVONA QUINDICI – Pagina FB  / Sito Internet

 L’Associazione Quarto Savona Quindici, che prende il nome dall’equipaggio che scortava il giudice Falcone,  è nata grazie all’iniziativa di Tina, vedova di Antonio Montinaro, capo scorta di Giovanni Falcone, con l’obiettivo mantenere viva la memoria della strage di Capaci del 1992, “trasformando il dolore in azioni concrete”. L’associazione non ha scopi di lucro, non ha connotazioni politiche né partitiche. “Non coltiviamo altre ambizioni, se non quella di ricordare i nostri morti che non sono solo di alcuni ma patrimonio di tutta l’Italia. “Vogliamo continuare a lavorare, ogni giorno, perché tutto questo sangue non sia stato versato invano” spiega Tina Montinaro. Dell’associazione fanno parte studenti, docenti, imprenditori, professionisti, impiegati, dipendenti pubblici, giornalisti, appartenenti alle forze dell’Ordine. Soggetti eterogenei che, in prima persona e senza alcuna velleità speculativa, si impegnano quotidianamente per tenere vivo il ricordo della strage di Capaci e consegnarlo alle nuove generazioni, come paradigma di una Sicilia che non vogliamo e che non deve mai più ritornare.

 

 

 

“La mafia c’è e spetta a ciascuno di noi combatterla“Due donne interpreti della lotta alla criminalità organizzata in provincia di Varese: la moglie del caposcorta di Falcone Tina Montinaro e la procuratrice della Dda Alessandra Dolci

 

”La paura è qualcosa che tutti abbiamo. E’ la vigliaccheria che non si capisce.  Io, come tutti gli uomini, ho paura ma non sono un vigliacco”.  Antonio Montinaro

 

TINA MONTINARO, 29 ANNI DOPO: “DECISI DI RESTARE A PALERMO, SONO I MAFIOSI CHE SE NE DEVONO ANDARE…”   La vedova di Antonio, caposcorta del giudice Giovanni Falcone, parla agli alunni di una scuola di Avellino: “Continuo a andare in giro per l’Italia a parlare di mio marito. Con la sua morte ha dato l’esempio al mondo” “Un esercito di insegnanti può combattere la mafia”. Così Tina Montinaro, moglie di Antonio Montinaro, caposcorta di Giovanni Falcone ucciso nella strage di Capaci, ha esordito nel suo intervento con gli alunni delle classi quinte delle primaria e delle terze della secondaria dell’Istituto Comprensivo Perna di Avellino. Per più di un’ora gli allievi hanno posto una serie di domande a Tina Montinaro che ha il compito per la polizia di Stato di mantenere costante la memoria dei caduti per mano della mafia nei settori più attivi della società civile, tra cui scuola, sport , mondo giovanile e associazionismo. Entusiasmo e curiosità da parte dei giovanissimi, ma anche da parte degli insegnanti e del dirigente scolastico Attilio Lieto:” La legalità è libertà, il nostro compito si fonda su valori importanti per la crescita delle giovani generazioni”.

 

di Tina Montinaro

Caro Antonio, marito mio, questa è una lettera per te.

…Beh, vuoi sapere cosa è successo in questi ultimi venticinque anni? Non è proprio semplice da spiegare e sinceramente credo ci vorrebbero 100 lettere e 1000 pagine per poterlo raccontare, ma cercherò di darti un’idea.

É cambiato tanto, non c’è dubbio; dopo quella tragica data, la coscienza dei palermitani sembra essersi risvegliata. Ci volevano le due stragi per portare migliaia di persone giù in strada? Non lo so, non riesco a capirlo, ma è un dato di fatto: da quelle date si è cominciata a sviluppare una genuina coscienza antimafia che però ahimè, ti devo confessare, credo che negli ultimi anni si sia persa. I familiari delle vittime vanno nelle scuole, parlano a ragazzi che in quegli anni non erano ancora nati, ma ti sembra giusto che la difesa della memoria tocchi a tutti noi che già così crudelmente siamo stati colpiti?

Certo, oggi raramente si sente di uccisioni o regolamenti di conti mafiosi, la strategia stragista è rientrata, ma non credo di poterti rassicurare sul fatto che tutto questo sia sinonimo di una vittoria sulla mafia. A  mio avviso la mafia c’è ancora ed è presente più che mai; certo,  è cambiata, camaleonticamente si è adattata alle circostanze, ha compreso che il terrore non paga e si è inabissata nuovamente nei luoghi più profondi della società.

Paradossalmente oggi, il rischio più grande è quello di rivivere i momenti precedenti alla strategia del terrore, quei momenti in cui tutto sembrava normale, quando invece di normale non c’era nulla. Ecco perché oggi giro l’Italia in lungo e in largo, mi dovresti vedere, ho fatto dell’Italia civile la nuova Quarto Savona 15 – così si chiamava la tua squadra – e naturalmente, adesso sono io il caposcorta. Ecco perché voglio parlare ai giovani, è necessario che loro sappiano, che loro conoscano, per non lasciarsi sopraffare dalla stessa indifferenza che ci ha portato a quei tanto devastati tempi.

No, non è stato facile in questi venticinque anni, oggi Gaetano e Giovanni sono grandi, lavorano ed hanno la loro vita, ma come dimenticare i tempi della scuola, le domande sul loro papà e l’assenza in famiglia, i silenzi ed i pianti senza farmi vedere.

No, non è stato facile, certo, ho trovato tante persone per bene sul mio cammino, gente che mi è stata e mi sta accanto e mi aiuta in questa lotta senza quartiere, però, i conti con me stessa, quelli, li ho dovuto fare da sola, senza l’aiuto di nessuno.

Vuoi sapere quale è la mia più grande paura? Forse sorriderai, ma la mia più grande paura, Antonio mio bello, è che un giorno, quando ci rivedremo, tu non mi riconosca. Sei rimasto giovane e bello, i tuoi ventinove anni sono diventati eterni, mentre i miei hanno continuato inesorabilmente a scorrere, ogni ruga sul mio viso è una sofferenza che ho vissuto sulla mia pelle e solo tu, un giorno, potrai lenire e porre fine a quell’urlo che in me, da venticinque anni, non ha mai smesso di farsi sentire.

Ti bacio Antonio, marito mio.

Tua per sempre, Tina

 

“Non è stato facile in questi ventinove anni. Una delle prime scelte che feci fu quella di rimanere a Palermo dopo la strage di Capaci, il 23 maggio 1992. Anche senza parlare, la mia presenza a Palermo la devono sentire. E poi, semmai, sono i mafiosi che se ne devono andare da questa bella città, sono loro che si devono vergognare. Io sono la moglie di Antonio, continuo a andare in giro per l’Italia a parlare di Antonio, di quello che ha fatto per la mia famiglia, della sua onestà e del suo senso dello Stato. E ne parlo anche con i miei figli. Ancora oggi Antonio mi riempie la vita. Con la sua morte, ha dato l’esempio al mondo. La strage di Capaci appartiene a tutta l’Italia, la storia di Antonio non appartiene solo a me e ai miei figli. Tutti devono sapere di mio marito e degli altri due agenti della scorta, Vito Schifani e Rocco Dicillo, e del loro rapporto con Falcone. Io racconto queste storie”.  PALERMO TODAY 27 APRILE 2021 – Foto ANSA

 

VIDEO

VOCI DI CAPACI – Polizia di Stato e le comunicazioni via radio di quei minuti

 

Gli agenti di scorta SOPRAVVISSUTI  Giuseppe Peppino CostanzaAngelo Corbo, Gaspare Cervello, Paolo Capuzza.

 


QUARTO SAVONA QUINDICI

 EROI MINORI di Antonello Venditti

 

IMMAGINI

FILMOLOGIA

 

3 maggio 1992, ore 17.58: la strage di Capaci nel video della Procura. Il video ricostruisce il momento in cui 400 kg di esplosivo, piazzati da Cosa Nostra in un tunnel di scolo per l’acqua sotto il tratto di autostrada che va dall’aeroporto di Punta Raisi a Palermo, esplodono uccidendo il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre uomini della scorta. Sono le 17.58: un boato terribile, un intero lembo di autostrada che si solleva, una nube nera altissima, il muro di asfalto e cemento. L’istituto nazionale di geofisica registra l’esplosione.

 

LA PAURA: INTERVISTA AD ANTONIO MONTINARO POCO TEMPO PRIMA DELLA STRAGE DI CAPACI:Chiunque fa questa attività ha la capacità di scegliere tra la paura e la vigliaccheria. La paura è qualche cosa che tutti abbiamo: chi ha paura sogna, chi ha paura ama, chi ha paura piange, è un sentimento umano, è la vigliaccheria che non si capisce e non deve rientrare nell’ottica umana. Io come tutti gli uomini ho paura indubbiamente, non sono vigliacco, me ne sarei già andato. Beh nella mia posizione la paura è magari lasciare i bambini soli. Per uno scapolo è diverso. Per uno sposato si gestisce in virtù della propria famiglia: si ha paura di lasciarli soli, si ha paura di non avere la capacità di morire per una ragione valida. Io scorto un uomo ad altissimo rischio, un uomo che ha dato la possibilità a molti di credere. Non lo scorterei sicuramente se non avessi la massima fiducia nei suoi confronti; ho messo la mia vita a rischio per lui. Perché probabilmente è uno dei pochi di cui io forse ho tracciato una tale identità antimafia che mi permette di stare bene con me stesso, lo scorto perché credo che sia onesto, sennò non lo scorterei. Se un personaggio decide di combattere un fenomeno come la mafia e non ha l’aiuto della società, è normale che bisogna scortarlo. Se qualcuno decide di ammazzare un personaggio lo fa a prescindere da quanti uomini ci siano di scorta. Però io pecco di presunzione: io dico che attualmente siamo nelle condizioni, noi di questo apparato di sicurezza, se vengono nel contesto di autobomba va bene e li si è persi, li siamo sconfitti, la bomba fa il danno e tutto… Ma se dovessero venire nel contesto dell’attentato fatto ad un uomo cioè con l’uso di armi leggere o mitragliatrici, beh lì abbiamo la presunzione di lanciarne qualcuno a terra anche noi. La faccia della mafia è la faccia della gente che vede uccidere un uomo e non testimonia, ecco ci sono mille facce, mille momenti che vengono fuori quando la gente ha paura. La mafia è forte proprio perché la gente ha paura, e la paura nasce dalla volontà di non credere in chi potrebbe rappresentare, cioè la gente crede di non poter avere fiducia nello stato. Si sconfigge la mafia con un solo modo secondo me: facendo capire ai cittadini che i tempi del rivolgersi ad un “Peppino” o ad un “Zu Cicio” sono terminati, esiste uno stato, esistono dei rappresentanti e sono loro che devono risolvere i problemi, il vicino di casa non li può risolvere, può risolvere l’ascensore quando si è rotto…”

 

PROGETTO SAN FRANCESCO A PALERMO CON MARIA FALCONE AL XX ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI CAPACI – 23 MAGGIO 2012

Fototeca eventi a Palermo

Il Centro Studi sociali contro le mafie – Progetto San Francesco,  a Palermo per ricordare il lavoro giudiziario e culturale di Giovanni Falcone       e il sacrificio dei suoi uomini di scorta. Nel giorno del ventesimo anniversario della strage di Capaci il Progetto San Francesco ha incontrato Maria Falcone (in foto con Claudio Ramaccini, Benedetto Madonia e il segretario generale della Cisl di Como, Gerardo Larghi) all’arrivo delle navi della legalità. ” Avervi qui a Pelermo, insieme a tutti questi ragazzi, con questi giovani scout genovesi è per noi la prosecuzione di un percorso comune iniziato a Como, proseguito a Milano e che certamente ci vedrà uniti in tutt’Italia” Così Maria Falcone alla squadra del Progetto San Francesco, ricordando anche gli atti vandalici a danno della targa posta sul lungo lago lariano.

 

A CURA DI CLAUDIO RAMACCINI DIRETTORE CENTRO STUDI SOCIALI CONTRO LE MAFIE – PSF