Strage via D’Amelio, Di Matteo: “il capo del Sisde di Caltanissetta tra il 1995 e il 1996 frequentava tribunale di Caltanisetta”

 

Il consigliere ANTONINO DI MATTEO del Csm depone al processo sul depistaggio sulle indagini: Fu aperta una indagine molto spinta sui Servizi Segreti, mi concentrai su quella che ritenevo una ipotesi plausibile circa la partecipazione di elementi esterni”

Né io né i miei colleghi Carmelo Petralia e Annamaria Palma abbiamo mai avuto rapporti con i Servizi segreti, e neppure la polizia giudiziaria, però c’era il capo del Sisde di Caltanissetta che in quegli anni, tra il 1995 e il 1996, frequentava gli uffici giudiziari di Caltanissetta, anche i magistrati della giudicante, in particolare una collega“.

 

“Nel 1995 mi occupai della riapertura della indagine per concorso in strage a carico di Bruno Contrada.  Quindi in quel momento devo dire che a parte l’impegno dei dibattimenti che nel frattempo era diventato parossistico, mi concentrai su quella che ritenevo una ipotesi plausibile circa la partecipazione di elementi esterni alla strage di via d’Amelio. In particolare elementi di presenza dei servizi segreti”.

 

 “Mi accorsi nel 1995 credo per la prima volta che il Sisde aveva prodotto, nella immediatezza della strage, una nota approssimativa su fonti confidenziali”.
“Io non ho mai visto uomini del Sisde mi confrontavo spesso con la polizia giudiziaria, in particolare con Mario Bo (uno dei tre imputati del processo, ndr), né ho mai percepito che la Pg del gruppo ‘Falcone e Borsellino’ avessi rapporti con il Sisde o con i servizi.
Ma constatai una cosa che mi diede fastidio.
Ma che non riguardava la polizia giudiziaria, che un soggetto che si presentava ufficialmente come il capocentro della sede di Caltanissetta del Sisde, Rosario Piraino, aveva l’abitudine di frequentare non solo la procura di Caltanissetta, ogni tanto bussava alle porte dei pm amichevolmente.
Io personalmente non gli ho mai dato l’occasione di parlare di inchieste ma aveva una frequentazione con i giudici che seguivano il dibattimento come supplenti, in particolare una collega”.

Indagai a fondo sulla presenza di Bruno Contrada in via D’Amelio dopo la strage. Fui io a riaprire le indagini su di lui sulla base delle dichiarazioni del pentito Elmo che ci aveva detto di averlo visto allontanarsi dal teatro dell’attentato con una borsa, o dei documenti in mano. A quel punto lessi tutto il vecchio fascicolo, acquisii le sue agende.
Vedendo quegli atti mi accorsi che c’era stato un ufficiale del Ros, Sinico, che era andato in procura a Palermo e aveva riferito ad alcuni magistrati di aver saputo che la prima volante accorsa dopo l’esplosione aveva constatato la presenza di Contrada
Fu aperta una indagine molto spinta sui Servizi Segreti.
Io stavo per chiedere il rinvio a giudizio del carabiniere che, poi, si decise a fare il nome della sua fonte che indicò in Roberto Di Legami, funzionario di polizia. Di Legami negò tutto. Fu rinviato a giudizio ma poi fu assolto”.

 Io con Ilda Boccassini non ho mai avuto, né mentre era a Caltanissetta né dopo, la possibilità o la fortuna, l’occasione, di parlare con lei non solo della strage di via D’amelio ma delle indagini. Per me la Boccassini è un magistrato che di fama, ero portato e sono portato a stimarla moltissimo per quello che ha fatto, ma con la quale il momento di conoscenza è stato limitato.
Io non ho mai partecipato a una riunione in cui era presente la Boccassini. Non ho mai parlato con la Boccassini”.
E dice di avere saputo di alcune lettere scritte da Ilda Boccassini, che coordinava le indagini sulla strage, in cui lamentava la poca credibilità di Vincenzo Scarantino.
“Solo nel 2008 quando a Palermo mi occupavo di Gaspare Spatuzza vengo a conoscenza di queste missive tra il 2008 e il 2010 non nell’ottobre del 1994 né prima nè dopo”.

(Fonte: Adnkronos) 3 febbraio 2020