AGNESE BORSELLINO: «Paolo, un uomo scomodo»

«Lotto con un nemico invisibile» 

 
Tutt’Italia ha ricordato con emozione le sei vittime della strage del 19 luglio 1992 in via D’Amelio a Palermo. Agnese Borsellino, la vedova del magistrato assassinato con cinque dei sei agenti della scorta, ha fatto leggere da una ragazza un messaggio durante una liturgia della parola celebrata all’aperto in serata nella piazza davanti al Palazzo di giustizia presenti oltre duemila persone.
«La violenza non è espressione di forza, ma di debolezza, non crea nulla, produce solo distruzione, orrore e smarrimento» è detto fra l’altro nel messaggio in cui la vedova definisce «scomodo» Borsellino e afferma che dopo la strage con la morte anche degli angeli custodi «ho avuto la sensazione di subire impotente una guerra combattuta da un nemico senza una precisa identità».
E ancora ha rivolto un «pensiero particolare» a quei magistrati che cercano la verità con rigore morale, non per esercitare un potere». «A questi uomini giusti – ha aggiunto – va la mia riconoscenza.
C’è un mal di vivere che si manifesta o sfogando in chiacchiere sterili o peggio sfuggendo alle proprie responsabilità, ma è bene ricordare che chi tradisce lo Stato tradisce se stesso e perde la sua identità». Scalfaro ha parlato del sacrificio delle vittime ricordando «il debito morale che l’intera collettività nazionale ha contratto con questi servitori integerrimi, vittime di una strategia criminale» come ha precisato in un messaggio inviato alla signora Borsellino.
A Montecitorio i deputati hanno ascoltato in piedi un discorso di Irene Pivetti secondo la quale «lo Stato non è morto, non ha abbandonato la Sicilia, non ha mandato al massacro delle perso- ne inconsapevoli ma ha versato il suo stesso sangue».
E il presidente del Senato Scognamiglio ha definito Falcone e Borsellino «eroi che hanno sacrificato la vita per salvare l’Italia dalla mafia».
A Roma nella chiesa di San Lorenzo i ministri Alfredo Biondi e Roberto Maroni non si sono guardati in faccia alla Messa in suffragio delle vittime e gelo c’è stato a Palermo nel palazzo della Provincia dove Biondi ha disertato la commemorazione a causa delle polemiche sul decreto per la custodia cautelare. Aveva saputo che Agnese Borsellino stessa non sarebbe stata presente e ha dichiarato allora che non sarebbe venuto a Palermo «per non consentire di trasformare una solenne circostanza di unione e solidarietà in occasione di polemica politica».
Il presidente della Provincia Francesco Musotto, di Forza Italia, ha sottolineato che «è fuori luogo ogni polemica e divisione».
In Comune Leoluca Orlando ha organizzato un’altra commemorazione e il Consiglio in seduta straordinaria ha approvato ordini del giorno contro la mafia.
Il padre dell’agente Agostino Catalano, uno degli uccisi, si è lamentato: «Sono stati due anni di chiacchiere, abbiamo pagato milioni per acquistare un lotto di terreno al cimitero, ma il Comune non ci dà la licenza per costruire le tombe e i nostri cari sono ancora nei loculi a muro». Un’altra commemorazione è stata fatta a Palazzo di giustizia dai magistrati, presenti i membri del Csm Libertino Alberto Russo e Sergio Lari e il procuratore della Repubblica Gian Carlo Caselli ha dichiarato alla Radio Vaticana che la mafia «è un’organizzazione criminale capace di cicatrizzare le sue ferite e rigenerare i tessuti colpiti». Caselli ha ammonito: «Bisogna al più presto recuperare unità di intenti».
 
20.7.1994 LA STAMPA