BORSELLINO, la scorta e il computer

 

 

LE PAROLE AMARE DI BORSELLINO 

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LA SCORTA e il COMPUTER che c’è e non c’é


“Non vedo che senso ha perdere la libertà la mattina per essere libero di essere ucciso la sera”. E’ un Paolo Borsellino stanco, preoccupato ma al tempo stesso forte e battagliero quello che viene ascoltato dalla Commissione parlamentare antimafia nel maggio 1984 e che con parole semplici racconta a deputati e senatori di allora quanto sia diventato difficile lavorare ad alcuni processi senza computer, con scarso personale negli uffici giudiziari e scorte che proteggono di giorno ma poi sono insufficienti la sera, per cui lui stesso prende la propria auto il pomeriggio per tornare in tribunale e rientra a casa da solo e senza alcuna protezione verso le 22 ogni sera.
“Con la gestione di alcuni processi che hanno una mole incredibile di lavoro – spiega il magistrato, all’epoca giudice istruttore a Palermo – è diventato indispensabile l’uso di attrezzature più moderne, come i computer … quanto al personale – prosegue – non si tratta solo di dattilografi e segretari di cui avremmo bisogno di aver garantita la presenza per tutta la giornata, non solo per la mattinata; ma mi riferisco anche agli autisti giudiziari: la mattina con strombazzamento di sirene la gran parte di noi viene accompagnata in ufficio dalle scorte ma il pomeriggio c’è una sola macchina blindata e io sistematicamente vado in ufficio con la mia auto pe

 

PAOLO BORSELLINO in COMMISSIONE ANTIMAFIA