Individuati gli hotel dove la mafia voleva coinvolgere la ‘ndrangheta nella strategia stragista

Vibo Valentia, sigilli all’Hotel Sayonara: «Ospitò il conclave tra i boss di  ‘Ndrangheta e  Cosa Nostra per pianificare le stragi del 1994»

 

Il villaggio turistico sequestrato per il summit ‘Ndrangheta-Cosa Nostra 

 

– Dopo gli attentati in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, esponenti siciliani di Cosa nostra avrebbero proposto alla ‘ndrangheta calabrese l’adesione alla cosiddetta “strategia stragista” portata avanti in quel periodo. E uno o più di questi incontri, secondo quanto testimoniato nel corso degli anni da diversi collaboratori di giustizia, sarebbero avvenuti negli alberghi sequestrati stamane dalla Guardia di finanza di Catanzaro.
In particolare gli incontri sarebbero avvenuti in un complesso alberghiero del Vibonese.
L’operazione ha portato al fermo di 4 persone e al sequestro di beni per un valore complessivo di 11 milioni e mezzo di euro. Una circostanza che, sottolinea la procura del capoluogo calabrese, conferma indirettamente “la rilevanza delle aziende sequestrate”. 
7 luglio 2023 AGI

 

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Vibo Valentia, sigilli all’Hotel Sayonara: «Ospitò il conclave tra i boss di ‘Ndrangheta e Cosa Nostra per pianificare le stragi del 1994»

 

La Guardia di Finanza di Catanzaro ha messo i sigilli al Sayonara Hotel, il villaggio turistico di Nicotera (Vibo Valentia), dove si sarebbe svolto uno dei summit tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra per pianificare il disegno stragista messo in atto, in Italia, tra il 1990 e il 1994, per volontà di Totò Riina.
Secondo alcuni pentiti esponenti di Cosa Nostra e ‘ndrangheta si sarebbero incontrati in Calabria dopo gli attentati in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Uno di questi summit — come hanno raccontato i magistrati della Dda di Reggio Calabria nelle carte dell’inchiesta denominata «’Ndrangheta stragista» — si sarebbe tenuto al Sayonara. Sarebbe stato organizzato dalla famiglia Mancuso di Limbadi, vicina a quella dei Piromalli, egemone nella piana di Gioia Tauro.

Il tema dell’incontro, in quella sede — così come ha riferito il pentito Franco Pino —, si svolse nell’estate del 1992 al Sayonara e lui stesso disse di essere stato invitato dal padrone di casa, il boss Luigi Mancuso che, all’apparenza, quell’incontro l’avrebbe organizzato «per far conoscere agli amici Franco Coco Trovato».
Ci sarebbe stato un vero e proprio conclave con tutti i capi delle consorterie criminali calabresi.
«C’erano state persone di Palermo – aggiunse Pino – che avevano invitato personaggi della ‘ndrangheta calabrese a unirsi a loro per perpetrare degli attentati a obiettivi istituzionali».
L’inchiesta della Procura di Catanzaro ha portato, oltre che al Sayonara, al sequestro di altri beni immobili e mobili per un valore di 11 milioni e mezzo di euro: fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali ed autoveicoli.  

CORRIERE DELLA SERA


6 luglio 2023  – Villaggi turistici controllati dalla ‘ndrangheta, 4 fermi

Sequestrati beni per 11,5 milioni nel Vibonese. 06 luglio 2023 ANSA

 

Beni mobili ed immobili per un valore di 11 milioni e mezzo di euro, tra cui alcuni villaggi turistici nella cosiddetta “Costa degli Dei”, in provincia di Vibo Valentia, sono stati posti sotto sequestro dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione che ha portato all’esecuzione di quattro fermi emessi dalla Dda di Catanzaro.
Nel provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza é compresa una serie di fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali ed autoveicoli.
Le persone indagate nell’inchiesta sono, complessivamente, 14.
In uno dei complessi alberghieri della “Costa degli Dei”, nel Vibonese, sequestrati dalla Guardia di Finanza nel corso dell’operazione condotta stamattina, si sarebbero svolti alcuni incontri tra esponenti di Cosa nostra siciliana e della ‘ndrangheta finalizzati all’attuazione della cosiddetta “strategia stragista”. Nel corso degli incontri, che si sarebbero tenuti dopo gli omicidi dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i rappresentanti della mafia siciliana, secondo quanto hanno riferito alcuni pentiti, avrebbero proposto a quelli della ‘ndrangheta di aderire alla strategia stragista portata avanti in quel periodo.
L’operazione é stata coordinata dalla Dda di Catanzaro ed é stata condotta dal Comando provinciale di Catanzaro della Guardia di Finanza, con la collaborazione dello Scico.I quattro fermi sono stati fatti in esecuzione di un decreto emesso dalla Procura antimafia di Catanzaro e rappresentano l’epilogo, riferiscono gli investigatori, di una complessa indagine svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria-Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro. Le persone fermate sono accusate di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento della latitanza.  Il controllo delle strutture turistico-alberghiere avrebbe consentito alla cosca di ‘ndrangheta coinvolta di condizionarne la gestione, soprattutto nell’ individuazione dei fornitori di beni e servizi e del personale da assumere. Nell’operazione sono stati impiegati oltre 100 finanzieri, con l’ausilio di unità antiterrorismo e pronto Impiego e della componente aerea del Corpo.


Summit tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra negli alberghi del Vibonese, 48 indagati

 

Tra gli immobili sequestrati hotel dove si sono tenuti i summit tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio

 

Sono 48 in totale gli indagati finiti nel mirino nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro, nome in codice Imperium, che oggi ha portato la Guardia di Finanza a notificare 4 decreti di fermo. L’operazione ha determinato il sequestro di beni per un valore di oltre 11 milioni di euro. Tra gli immobili ai quali sono stati apposti i sigilli appaiono hotel e strutture turistiche del Vibonese dove, secondo quanto riferito da diversi collaboratori di giustizia, si sarebbero tenuti i summit tra ‘ndrangheta e Cosa Nostra dopo gli attentati in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Gli incontri erano finalizzati a “convincere” i clan calabresi ad aderire alla strategia stragista posta in essere in quegli anni dalla mafia siciliana. CALABRIA 7


Arresti e sequestri in Calabria: “In quell’hotel i summit dove Cosa Nostra chiese aiuto alla ‘Ndrangheta per le stragi del ’93”

La Dda di Catanzaro ha sequestrato il villaggio turistico Sayonara, uno dei complessi alberghieri della “Costa degli Dei”, a Nicotera, diventato famoso perché era il luogo dove Cosa Nostra chiese l’aiuto della ‘Ndrangheta per le stragi. È quanto emerge dall’operazione “Imperium” della Guardia di finanza che, in provincia di Vibo Valentia, giovedì mattina ha arrestato 4 personeindagate, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento alla latitanza.

In manette sono finiti: Assunto Natale Megna, Domenico Capitò, Francesco Mancuso e Paolo Mercuri. Contestualmente le fiamme gialle hanno eseguito un decreto di sequestro beni per oltre 11 milioni di euro. Su richiesta del procuratore Nicola Gratteri e dei sostituti della Dda Antonio De Bernardo,Annamaria Frustaci e Andrea Buzzelli, i sigilli sono stati applicati anche al “Sayonara”, lo stesso locale citato più volte negli atti del processo “’Ndrangheta stragista” che, in appello a Reggio Calabria, si è concluso nei mesi scorsi con la condanna all’ergastolo del boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e di Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione della cosca Piromalli.

Erano gli anni novanta quando proprio al Sayonara, struttura ricettiva della cosca Mancuso, si sarebbero tenuti i summit nel corso dei quali i rappresentanti della mafia siciliana, secondo quanto hanno riferito alcuni pentiti, avrebbero proposto a quelli della ‘Ndrangheta di aderire alla “strategia stragista” voluta da Riina e dai corleonesi. Alcuni incontri si tennero lì già nel 1991 ed altri subito dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. “Per interloquire con Cosa Nostra – c’è scritto nelle carte dell’operazione Imperium – furono chiamati a partecipare tutti i capi delle varie famiglie di ‘ndrangheta, da Cosenza a Reggio Calabria. Sulla scorta delle risultanze investigative sino ad oggi note, la posizione di Luigi Mancuso, quale esponente apicale della cosca, fu quella di non aderire apertamente alla politica stragista dei Corleonesi, per non attirare l’attenzione istituzionale”.

Una strategia raffinata che, stando a quanto emerso nel processo celebrato a Reggio Calabria contro Graviano, in realtà vide la partecipazione dei calabresi nelle stragi. In relazione a quegli anni, un capitolo del decreto di fermo è stato dedicato al ruolo del boss Luigi Mancuso detto “il Supremo” e ai suoi rapporti con Cosa nostra. Agli atti ci sono pure i verbali del pentito Andrea Mantella: ai pm il collaboratore di giustizia “riferisce che Luigi Mancuso, – riassume la Dda – evidentemente in rapporti con Cosa nostra, proprio per il suo ruolo apicale nella ‘ndrangheta, era così influente anche fuori dalla provincia di Vibo Valentia e della Calabria, che esponenti dell’ala oltranzista dell’organizzazione mafiosa siciliana avrebbero sentito la necessità di rapportarsi con lui per discutere del noto progetto stragista”.

Nel provvedimento di sequestro, la Dda ricostruisce la storia recente del Sayonara la cui proprietà immobiliare, a conclusione di una procedura fallimentare, viene rilevata dall’indagato Giuseppe Fonti. A lui, nel febbraio 2017, il Tribunale di Vibo Valentia aveva assegnato l’intera proprietà del villaggio per un milione e 473mila euro: “Le risultanze investigative – scrivono i pm – hanno evidenziato come Luigi Mancuso abbia preventivamente avallato l’aggiudicazione dell’immobile in favore del Fonti, interloquendo con l’ex proprietario ‘Tonuccio’ Ranieli (deceduto, ndr) che, nonostante la sentenza dichiarativa di fallimento, continuava ad interessarsi degli esiti dell’asta fallimentare”.

Due mesi più tardi, la gestione del Sayonara è finita in mano ad alcuniimprenditori siciliani, oggi indagati, Agatino Conti e Francesco Rapisarda, “individuati dall’arrestato Assunto Natale Megna – si legge – in esecuzione delle direttive impartite da Luigi Mancuso”. I pm guidati dal procuratore Gratteri non hanno dubbi: da un’intercettazione del 23 novembre 2017 tra il catanese Rapisarda e Giuseppe Fonti (entrambi indagati per concorso esterno), “si ha una conferma che nel 1992, a ridosso delle stragi di Capaci e di via D’Amelio in cui persero la vita i magistrati siciliani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, al Sayonara fu svolto un summit di mafia”.
In particolare, durante quel colloquio registrato all’interno della Mercedes di Fonti, quest’ultimo si dimostra a conoscenza di vicende pregresse riguardanti la struttura Sayonara e racconta che i vecchi proprietari, tra cui Antonio Ranieli, mettevano a disposizione la struttura nelle mani dei Mancuso. In altre parole Fonti si lamentava che, quando è entrato nell’affare del Sayonara, il villaggio turistico avrebbe dovuto ricevere un finanziamento da parte della Regione Calabria: “La pratica con la Regione è stata di sei miliardi (di lire, ndr)… due e quattro glieli hanno dati qua… tutto questo inglobamento che tu vedi… di eternit… Si, due miliardi e quattro glieli hanno dati… non gli avevano dato il resto… Dopo che cosa succede… Joppolo… per rientrare… quattrocento milioni a Gentile, a Pino Gentile (ex assessore regionale non indagato, ndr)… c’ero io quando glieli ha dati… … era una sera nel lontano novanta… novantotto… eravamo in lire… e noi siamo entrati… loro… loro… io non c’entrato niente… quindi ecco perché ero convinto che prendevo i soldi io… hai capito? Lui è entrato nel bando… ha pagato!”.

L’inghippo lo ha intuito subito Rapisarda: “Solo che poi, praticamente a lui gli è uscita l’antimafia, no?”. La conferma di Fonti è stata immediata: “Gli è uscita l’antimafia”. Ma l’imprenditore è andato oltre: “… che a me diceva che era una telefonata… di un certo… ‘Vedi che veniamo a mangiare al Beach’. ‘E c’è bisogno che mi telefoni, fai conto che è il tuo’. Invece non era un cazzo… era per quel fatto del novantadue… che io non ho mai saputo e che dopo me lo ha ammesso”. Il “fatto del novantadue” era proprio il summit in cui Cosa Nostra ha chiesto alla ‘Ndrangheta di aderire alla strategia stragista. di Lucio Musolino| 6 Luglio 2023 FQ