Obiettivo ”Mafia-appalti”: l’ombra di Mario Mori dietro la Commissione Antimafia

 

Jamil El Sadi

Anche il senatore Scarpinato nel controdocumento alla Colosimo parla dell’ex generale del Ros

“La commissione Antimafia parte con l’handicap: non si occuperà dei buchi neri delle stragi”. Simona Zecchi, su L’Espresso, nei giorni scorsi ha titolato così un articolo sul lavoro della Commissione parlamentare presieduta da Chiara Colosimo.

Un allarme lanciato dal senatore Roberto Scarpinato, già procuratore generale di Palermo, il quale ai microfoni di ANTIMAFIADuemila durante la festa del “Fatto” ci disse di aver chiesto alla Colosimo di approfondire il ruolo dei servizi segreti (italiani e stranieri) dietro le stragi di mafia e altri misteri come le donne intervenute nella strage di Firenze e di Milano; ma anche gli ignoti che si sono introdotti nella stanza di Falcone al Ministero, hanno acceso il computer per visionare soltanto i file che riguardavano i delitti dell’omicidio Mattarella e Gladio.

Tante richieste, ci disse Scarpinato, dinnanzi alle quali “la presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimo ha anticipato che la Commissione non vuole occuparsi di questo.
Vuol occuparsi soltanto dei profili che possono coinvolgere la responsabilità di magistrati che hanno fatto il processo Trattativa Stato-mafia e altri.
È veramente un commissariamento politico di questa commissione, un’ingiustizia nei confronti di tutti i cittadini italiani, un abuso politico della Commissione e una grave lesione al diritto alla verità dei parenti delle vittime delle stragi
“.


Chiara Colosimo durante la costituzione della Commissione Antimafia

L’avvio dei lavori è imminente e da quanto emerge la Commissione è interessata a concentrare la propria attività solo su via D’Amelio, ovvero sull’eccidio del procuratore aggiunto Paolo Borsellino e dei cinque agenti di scorta, avvenuta il 19 luglio del 1992.

E, in particolare, sulla pista contenuta nel dossier “Mafia-appalti”: il rapporto dei carabinieri del Ros al quale Borsellino intendeva lavorare dopo la morte di Giovanni Falcone, avvenuta il 23 maggio di quell’anno.

Ed è proprio l’ombra dei Carabinieri quella che sembra trasparire dietro la volontà della Colosimo di approfondire “Mafia-appalti”. In particolare, ha scritto L’Espresso, “potrebbe essere Mario Mori, l’ex generale, processato e assolto per la trattativa Stato-mafia che di quel rapporto fu uno degli estensori” ad aver consigliato questa via investigativa”.

Che la Colosimo si fosse incontrata con l’ex generale del Ros dei Carabinieri Mario Mori (assolto ad aprile insieme agli ufficiali dei carabinieri Antonio Subranni e Giuseppe De Donno nel processo Trattativa Stato-mafia) lo aveva annunciato con un comunicato il Partito Radicale in cui scrisse: “‘Con il generale Mario Mori e l’avvocato Fabio Trizzino, avvocato della famiglia del giudice Paolo Borsellino, come delegazione del Partito radicale, abbiamo voluto incontrare la Presidente della Commissione antimafia Chiara Colosimoper esprimergli la nostra solidarietà dopo le critiche sulla sua elezione.
Noi confidiamo molto su un cambio di gestione politica della commissione antimafia che tenga anche conto di alcuni membri che sono in palese conflitto di interessi rispetto ai loro compiti precedenti'”.
Forte fu l’indignazione di Salvatore Borsellino, fratello del giudice.
La presenza di Mario Mori dietro la volontà della Colosimo di concentrarsi su “Mafia-appalti” troverebbe inoltre conferma anche “da fonti interne alla Commissione, a sostenere i nuovi lavori su Via D’Amelio sarà anche l’ex generale Mario Mori forse non in maniera ufficiale, ma comunque in forza al lavoro d’inchiesta parlamentare”, si legge su L’Espresso.


La giornalista Simona Zecchi

Tornando a Scarpinato, il senatore 5S a Simona Zecchi ha parlato chiaramente di una incomprensibile volontà di “vivisezionare” i fatti scollegandoli tra loro. Si tratterebbe, dunque, di un modus operandi con il quale i delitti eccellenti e le stragi non vengono inserite in un contesto più ampio che le unisce. “Come se il biennio 92-94 non fosse figlio di un unico filo conduttore tessuto per convogliare gli interessi di varie provenienze”, ha sottolineato la giornalista.
Di recente Roberto Scarpinato ha presentato un controdocumento di 50 pagine in risposta a Chiara Colosimo che lo scorso 4 settembre ha informato ufficialmente i commissari sulle intenzioni che animeranno la nuova Commissione.Ho cercato di far capire alla Presidente l’importanza di dover mantenere necessariamente uniti, nelle more delle indagini, i fili che collegano la strage di Via D’Amelio e le altre stragi.

Nonché tutti gli eventi che a quegli stessi eccidi sono a loro volta collegati”, ha detto Scarpinato a L’Espresso. “Se il voto dovesse rispecchiare la posizione già espressa – ha aggiunto – bisognerà allora trarre le conclusioni dovute e cioè che il disegno possa essere un altro, nonostante tutte le informazioni ricevute”.
All’interno del documento, l’ex generale Mori è presente per la vicenda che lega Paolo Bellini, condannato come quinto esecutore della strage alla stazione di Bologna, e Antonino Gioè lo stragista di Capaci, anche uomo-cerniera tra servizi e mafia. “Della diretta interlocuzione instaurata da Bellini con gli stragisti, il generale Mori fu informato in tempo reale dal maresciallo dei carabinieri Tempesta che gli consegnò un manoscritto che il Bellini aveva ricevuto dai mafiosi, ma inspiegabilmente Mori di tale vicenda non solo non informò nessuno, non solo distrusse il manoscritto, ma ordinò a Tempesta di non redigere alcuna relazione scritta – si legge nel documento –. La vicenda è ricostruita nella motivazione della sentenza dalla Corte di Appello di Palermo del 23 settembre 2021”, dove non è messa in discussione.
Le chiama “anomalie gestionali” Scarpinato. Fatti che vanno chiariti nei lavori della Commissione. “Pensare di poter trattare i fatti come singoli episodi da chiarire – conclude l’ex magistrato – limitando poi alla sola strage di Via D’Amelio il focus dei lavori parlamentari, è assurdo nel metodo e nella logica. E farlo usando la forza politica dei numeri è poi oltremodo contrario ai principi democratici”.