Dall’audizione della dottoressa Lucia Borsellino in Commissione Parlamentare Antimafia
(…) L’agenda rossa era contenuta all’interno della borsa perché io sono stata una testimone oculare dell’utilizzo di questa agenda da parte di mio padre la mattina del 19 luglio.
Così come mio zio, Bruno Lepanto, è stato testimone del fatto che mio padre avesse aggiornato l’agenda, la rubrica proprio quella mattina del 19 luglio.
Lui era solito alzarsi molto presto e in particolare quella mattina si era alzato prima delle cinque perché alle cinque aveva avuto un appuntamento telefonico con mia sorella, prima che poi venisse chiamato alle sette dal procuratore Giammanco.
Perché io fui testimone di quelle ore, che papà trascorse a lavorare?
Perché visto che la mia camera da letto era occupata dagli zii che dormivano da noi in quei giorni, io dormivo quella notte nel divano che vi era proprio in prossimità della sua scrivania.
Quindi io fui svegliata dalle telefonate, a partire da quella delle cinque del mattino, per cui poi mi trattenni nel letto, senza dormire chiaramente, in dormiveglia, fino poi a svegliarmi completamente, guardando tutto quello che papà aveva fatto prima di andare via.
Tra l’altro lui partì da casa intorno alle nove e mezza, dieci, se non vado errata, e quindi fino a quel momento aveva continuato a lavorare. Si era poi ritagliato questo spazio della mattina, fino al primo pomeriggio, per stare con la sua famiglia a Villa Grazia.
Io stetti proprio a stretto contatto con lui perché fino all’ultimo voleva convincermi ad andare con lui la mattina.
Convinse mia cugina di dodici anni, che mise con lui in macchina.
Quindi se mio padre fosse stato sicuro di morire quel giorno, e mi risulta che c’era stato un tentativo di far brillare l’ordigno la mattina stessa, mio padre avrebbe portato a morte anche me e mia cugina Silvia di dodici anni. Quindi questo dimostra che mio padre fino all’ultimo ha creduto nella possibilità che lo Stato potesse proteggerlo.
Questo lo dico a gran voce.
Poi per un puro caso io non fui con lui perché appunto l’indomani dovevo sostenere un esame all’università, che poi fa rimandato di una settimana perché fu proclamato il lutto cittadino, e quindi poi non lo vidi più dalle dieci meno un quarto in poi perché appunto si apprestò ad andare alla casa del mare.
Quindi l’agenda rossa era contenuta nella borsa insieme con l’agenda marrone di cui vi ho parlato, contenente la rubrica, vi era un costume da bagno, le chiavi di casa, le sigarette che ci sono state restituite con il pacchetto, tutto era integro, perché la borsa ovviamente ha subìto una trasformazione nell’esplosione a livello esteriore, ma non ha assolutamente compromesso il contenuto.
Per questo io mi sono particolarmente arrabbiata quando il capo della squadra mobile, il dottor Arnaldo La Barbera, ci ha consegnato la borsa e non ci ha dato l’agenda, perché io ero certa che fosse contenuta all’interno di quella borsa.
Lo dimostra il fatto, e questo lo dice il maresciallo Canale più volte, e anche il suo collega di Salerno Diego Cavaliero, che quando mio papà si trovò lì a Salerno per il battesimo del figlio del collega Diego Cavaliero, per un attimo dimenticò l’agenda rossa in albergo e fece di tutto per riuscire a recuperarla, sebbene poi sarebbe ritornato in albergo e quindi l’avrebbe naturalmente ritrovata, ma anche quelle due ore di permanenza dell’agenda in albergo a lui destava preoccupazione.
Quindi questo a dimostrazione del fatto che l’ha portata con sé, e sono certa di questo, per averla vista inserire all’interno della borsa, come risulta anche dai miei verbali di deposizione innanzi all’autorità giudiziaria presso la procura di Caltanissetta.
Escludo la possibilità che lui l’abbia minimamente lasciata, per esempio, nella casa del mare, pur avendola utilizzata, o in altri luoghi, perché appunto non se ne separava mai e avrebbe fatto di tutto per ritornare nel luogo dove l’aveva dimenticata.
Quand’anche nella malaugurata ipotesi l’avesse lasciata a Villa Grazia di Carini e non gli sarebbe stato dato il tempo di ritornare, perché nel frattempo è stato ucciso, a Villa Grazia di Carini noi abbiamo subìto un furto, che abbiamo regolarmente denunciato, nel quale per altro non ci sono state forzature e che ha messo a soqquadro soltanto lo studio di mio padre, senza rubare nulla che fosse importante, almeno non abbiamo rinvenuto la sottrazione di alcun oggetto che potesse essere di valore.
(…) La borsa di mio padre, a detta del carabiniere Arcangioli che l’aveva prelevata, uno dei tanti che l’aveva prelevata e del quale si è riusciti, grazie anche al movimento delle Agende Rosse – io non nego i meriti a chi ce li ha – a mettere a fuoco tutti questi fotogrammi che avevano poi identificato nel carabiniere Arcangioli uno di coloro che aveva preso in mano materialmente la borsa, lui o Maggi, una delle altre persone che l’aveva presa prima di lui, ricordano che la borsa era pesante e piena.
Quella borsa ci è stata restituita solo con il costume di mio padre, le chiavi di casa, un pacchetto di Dunhill e un’agenda marrone.
Noi sappiamo per certo, da quello che abbiamo acquisito successivamente, che la borsa di mio padre conteneva, oltre all’agenda rossa, anche il fascicolo di Mutolo, così come ha dichiarato il dottor Aliquò nelle audizioni innanzi al CSM nel 1992.
Mio padre non avrebbe mai portato con sé la borsa da lavoro solo per metterci il costume da bagno.
Ebbene, di questa borsa noi non abbiamo mai avuto un verbale né di acquisizione né di consegna.
Anzi prego questa Commissione di cercarlo vivamente e di rendercene edotti nel caso in cui fosse possibile – e in questo sono sicura che riuscirete più di noi – acquisirne copia.
Ma quello che è ancora più grave, quand’anche ci fosse una repertazione … Perché così dice il dottor Cardella, tra i testi che sono stati sentiti, che sembrerebbe avere dovuto repertare quella borsa che è stata per oltre cinque mesi abbandonata sul divanetto della stanza dell’allora capo della squadra mobile dottor Arnaldo La Barbera come un oggetto qualunque.
Come se, invece, anche per decoroso rispetto nei confronti del deceduto, questo non fosse un effetto personale, di cui in ogni caso avere cura, anche se non aveva rilevanza ai fini investigativi.
Perché questo è stato detto, che la borsa e il suo contenuto non avevano alcuna rilevanza ai fini investigativi.
Ebbene, anche in questa presunta repertazione che è stata riferita dal dottor Cardella lui ammette di non avere repertato l’agenda marrone, perché all’interno della borsa c’era anche un’agenda legale di color marrone che conteneva una rubrica telefonica.