13.9.2017 -Di Matteo sulla strage di Via d’Amelio: «Mai entrato nelle indagini». 

 


Il sostituto procuratore nazionale antimafia Nino Di Matteo siede alla destra della presidentessa della Commissione parlamentare antimafia di Rosy Bindi. L’audizione è iniziata alle 14.30 in punto ed è la stessa Bindi ad affermare che l’incontro è successivo a quello in cui, a Palermo, Fiammetta Borsellino, aveva affermato che l’indagine sulla morte del padre Paolo era stata all’epoca affidata a magistrati inesperti della procura di Caltanissetta, tra i quali un giovanissimo Di Matteo.
E non è solo alla figlia del giudice che si rivolge Di Matteo, quando, nel ricostruire la storia del suo coinvolgimento nelle indagini successive alla strage di Via d’Amelio, smonta l’assunto secondo il quale sarebbe stato coinvolto a pieno titolo in quelle indagini.
Anzi. Di Matteo dirà subito, con riferimento a quello che poi si rivelerà essere un falso pentito, vale a dire Vincenzo Scarantino, che «quelle indagini mossero da dichiarazioni e indagini precedenti e dunque si tratta di capire chi condusse quelle indagini e quali siano stati eventuali depistaggi volontari. Ed è qui che crolla l’assunto per cui a tutti i costi mi si vuole coinvolgere». Sottinteso: negli errori di valutazione di un soggetto che menerà la Giustizia a largo dalla verità, nei quali lui non poteva essere coinvolto.E spiega perché.
«Scarantino è un soggetto che viene arrestato il 26 settembre 1992 – spiega Di Matteo – e le indagine vennero dunque condotte dal 19 luglio 1992 fino al 26 settembre. All’epoca ero un tirocinante e mi sono occupato di procedimenti ordinari fino al 9 dicembre 1993. Sono entrato nella Dda nissena il 9 dicembre con il compito esclusivo di occuparmi di processi della mafia e della stidda di gela e ho svolto al compito fino al novembre ’94. Nel pool che si occupava delle stragi sono entrato dunque nel novembre 1994, due anni e 4 mesi dopo la strage, 2 anni e 2 mesi dopo l’arresto di Scarantino. Non mi sono mai occupato ad alcun titolo del primo processo a Scarantino, nel secondo solo come pubblica accusa nel procedimento dibattimentale ed entrai solo dal processo Borsellino-ter».
Di Matteo, che ha affermato di voler dare un contributo di verità e di volersi sottoporre ad ogni tipo di domanda, ha anche affermato che «le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Scarantino e Spatuzza per alcuni versi sono coincidenti e questo lascia ipotizzare che alcune informazioni vere erano arrivate ed erano state messe in bocca a Scarantino». 13.9.2017 SOLE 24 ORE