8 maggio 1995 Il pm CARMELO PETRALIA, che all’epoca coordinava l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, parla al telefono con SCARANTINO

 

Siamo tra il 22 dicembre 1994 e il 9 luglio 1995 In una telefonata Petralia dice:“Scarantino, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento… mi sono spiegato, Vincenzo… si sente pronto lei?…”  
Il 5 dicembre 2019 verranno depositate a Caltanissetta le intercettazioni che secondo l’accusa dimostrerebbero la costruzione a tavolino del falso pentito Vincenzo Scarantino, e quindi il depistaggio sulle indagini relative alla strage di via D’Amelio.  Nelle bobine, rimaste fino a oggi misteriose, le registrazioni inedite dei colloqui tra Scarantino e i pm dell’epoca, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma, indagati a Messina con l’accusa di calunnia aggravata. Scarantino parlava anche con ANNAMARIA PALMA, che lo spingeva a collaborare con la procura di Palermo. “E’ importante che lei faccia questo interrogatorio”. Ma poi i magistrati di Palermo bocciarono senza alcuna riserva quel piccolo pregiudicato trasformato dai colleghi di Caltanissetta in un provetto Buscetta. In un’altra occasione, Annamaria Palma fece una sorta di mini interrogatorio al telefono con Scarantino. Anticipandogli una domanda che avrebbe poi fatto nel corso di un’audizione ufficiale. Stranezze, irregolarità, misteri. In quei giorni di maggio 1995, il falso pentito disse alla moglie di voler tornare in carcere. Ma poi cambiò idea. Qualcuno lo convinse?  
«Sicuramente ci sarà anche il dottor Tinebradice Petralia a Scarantino riferendosi all’allora procuratore di Caltanissetta – quindi tutto lo staff delle persone che lei conosce. E lei potrà parlare con Tinebra, con La Barbera di tutti i suoi problemi, così li affrontiamo in modo completo». Poco prima Petralia dice a Scarantino, come si legge nelle trascrizioni delle bobine depositate: «Ci dobbiamo tenere molto forti perché siamo alla vigilia della deposizione» In una altra trascrizione appare la telefonata con la pm Annamaria Palma. «Mi hanno detto che io sono un collaboratore della polizia non della magistratura», le dice. Ma il magistrato, che ha coordinato le prime indagini sulla strage di via D’Amelio, rassicura Scarantino: «No, no. Lei è un collaboratore con tanto di programma di protezione, già disposto dal ministero. Quindi, dalla Commissione speciale, per cui questo suo discorso è sbagliato». Ma Scarantino ribatte: «non è che l’ho detto io, me lo hanno detto». Scarantino disse alla moglie Rosalia Basile, nel corso di un colloquio nel carcere di Pianosa: «Non ce la faccio più a Pianosa. O mi impicco, oppure inizio a collaborare con i magistrati»