AUDIO
Il 21 gennaio 2014, in occasione della sua deposizione al processo BORSELLINO QUATER. quasi a voler ridimensionare le responsabilità delle forze dell’ordine coinvolte nelle indagini riguardanti le stragi di CAPACI e VIA D’AMELIO, la dottoressa ILDA BOCCASSINI afferma e ribadisce con decisione che “𝗜𝗹 𝗱𝗼𝗺𝗶𝗻𝘂𝘀 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗶𝗻𝗱𝗮𝗴𝗶𝗻𝗶 è 𝗶𝗹 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗼 𝗺𝗶𝗻𝗶𝘀𝘁𝗲𝗿𝗼” e che Carabinieri e poliziotti sono collaboratori.
Malgrado questa rigida gerarchia nella scala delle responsabilità, sul banco degli imputati per il “grande depistaggio” sono tuttavia finiti solo dei poliziotti. Evidentemente non avevano correttamente eseguito le direttive dagli inquirenti da cui dipendevano per le indagini dal momento che nessuno di quest’ultimi è stato processato.
Il procedimento riguardante gli unici due magistrati sfiorati in proposito e che hanno rischiato un processo è stato infatti archiviato il 4 febbraio 2021. L’indagine riguardava il depistaggio della strage di via D’Amelio a carico degli ex pm Carmelo Petralia ed Annamaria Palma, accusati del reato di concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa nostra è stata archiviata. L’archiviazione era stata chiesta dalla stessa Procura di Messina nonostante l’opposizione dei legali delle persone offese dal reato. “La corposa attività d’indagine svolta dalla Procura non ha consentito di individuare alcuna condotta penalmente rilevante a carico dei magistrati indagati che fosse volta a indurre, consapevolmente, Scarantino a rendere false dichiarazioni e a incolpare ingiustamente qualcuno”, scrisse il gip di Messina. Secondo l’accusa, i due pm con tre poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo – avrebbero invece depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio imbeccando tre falsi pentiti, tra cui Vincenzo Scarantino, e suggerendo loro di accusare dell’attentato persone ad esso estranee.
La falsa verità, a cui per anni i giudici che se ne sono occupati hanno creduto, è costata la condanna all’ergastolo a 7 persone: Cosimo Vernengo, Gaetano La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso e Natale Gambino. I sette, ora persone offese dal reato, si erano opposti alla richiesta di archiviazione presentata dai pm. A Palma e Petralia si contestava, oltre all’aggravante di avere favorito Cosa nostra, anche quella che deriva dal fatto che dalla calunnia è seguita una condanna a una pena maggiore di 20 anni.
La gip di Messina Simona Finocchiaro rilevò che “ci furono molteplici irregolarità e anomalie nella gestione del collaboratore Scarantino”, ma che tuttavia non era stata “individuata alcuna condotta penalmente rilevante a carico dei magistrati”.
Un’archiviazione che provocò però la severa reazione in particolare di Fiammetta, figlia minore del dottor Borsellino: “È una giustizia malata quella che ad oggi non ha saputo trovare una delle verità sui tanti enigmi che hanno caratterizzato il depistaggio per via D’Amelio e il falso pentito Scarantino. Questa non è l’idea di giustizia che sognava mio padre”. “Non è quello che ci aspettavamo, un’archiviazione. Chi ha lavorato male, permettendo che certe nefandezze accadessero, potrà sfuggire alla giustizia, ma non ai conti con la propria coscienza”.
Torniamo al ‘94. Il 19 luglio il Procuratore della Repubblica di Caltanisetta GIOVANNI TINEBRA convoca una conferenza stampa per fare il punto sulle indagini e comunicare, il “grande passo avanti nelle indagini” sulla strage di Via D’Amelio e la collaborazione di Vincenzo Scarantino: “Abbiamo una piena confessione e 15 chiamate di correità e siamo solo agli inizi”.
A condurre la conferenza stampa oltre TINEBRA la sostituta procuratrice ILDA BOCCASSINI. “Noi oggi qui celebriamo il secondo anniversario dell’eccidio di via d’Amelio ed abbiamo la profonda, commossa, consapevole soddisfazione di celebrarlo nel modo giusto, cioè in maniera fattiva. Ieri, infatti, ha proseguito TINEBRA, abbiamo chiesto ed ottenuto sedici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di alcuni dei mandanti e degli esecutori materiali della strage.(…)
Io credo di poter dire finalmente che questa Direzione Distrettuale Antimafia ha onorato i suoi impegni. (…) Abbiamo una piena confessione con quindici chiamate in correità e siamo solo agli inizi. (📌 del grande depistaggio) Abbiamo modo di affermare sul campo e con i fatti che anche questa strage fu ordinata da Totò Riina, il quale ebbe una riunione, con taluni pezzi della cupola, esattamente i capi dei mandamenti interessati sotto un profilo esecuzionale, vale a dire i mandamenti della Guadagna, Pietro Aglieri e Carlo Greco, e del Brancaccio, uno dei fratelli Graviano in rappresentanza degli altri. Scarantino – secondo la procura è uno degli uomini d’onore riservati.
19.7.1994 – AUDIO e TRASCRIZIONE della CONFERENZA STAMPA TINEBRA/BOCCASSINI
📌 Il 12 ottobre 1994 la dottoressa BOCCASSINI, a distanza di soli tre mesi dalla conferenza stampa, modificherà radicalmente la propria posizione e con il collega ROBERTO SAIEVA sottoscriverà una nota in cui viene evidenziata l’inattendibilità dello SCARANTINO .
📌 20.2.1994 BOCCASSINI: “Non credo che tutti i colleghi rimasti abbiano preso a cuore l’andazzo un po’ leggero di Tinebra C’era un clima troppo accondiscendente nei riguardi di Scarantino, per questo la famosa lettera la mandammo anche a Palermo, se nel 2008 non arrivava Spatuzza forse delle due relazioni ne restava solo un mio ricordo. Quello che è successo dal ’94 in poi l’ho leggiucchiato dai giornali, ero impegnata a Milano in ben altre vicende“.
📌 Nel 2009 la dottoressa Ilda Boccassini viene convocata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta come persona informata sui fatti. Siamo agli inizi della collaborazione di GASPRE SPATUZZA. Dopo un primo rifiuto per legittima impossibilità a presenziare per impegni d’Ufficio e una rinnovata richiesta da parte dei Pm, Boccassini si presentò davanti ai magistrati nisseni il 9 giugno 2009.
📌 20.2.2020 BOCCASSINI: “Se non avessi fatto le relazioni in cui manifestavo le mie perplessità sulla genuinità del pentimento di Scarantino e non ne avessi per altro conservato copia, oggi mi avrebbero addossato tutte le responsabilità e le colpe, chissà… magari per me avrebbero riaperto Pianosa, anche se io preferisco l’Asinara. Menomale che ne avevo una copia“.
20.2.2020 – Via D’Amelio, parla Boccassini:| “Scarantino diceva schiocchezze”
📌 21.1.2014 Il dottor SAIEVA, in occasione della deposizione al “Borsellino Quater” in proposito dichiarerà che la nota ebbe origine da una divisione all’interno del pool dei magistrati coinvolti nelle indagini fra chi come lui e la dottoressa Boccassini non credevano allo SCARANTINO e gli altri colleghi che erano di parere opposto. Contrasto che al “processo depistaggio” definirà aspro.
📌 20.2.2020 ILDA BOCCASSINI “Tutti potevano capire che diceva sciocchezze” Vincenzo Scarantino?
…”Non era credibile
…”i dubbi c’erano fin dall’inizio“
…”era un mentitore“
…”si doveva capire subito che era inattendibile“
…”era un poveraccio“.
….”la prova regina della non credibilità di Vincenzo Scarantino proviene dalla sua collaborazione perché man mano che si andava avanti negli interrogatori si vedeva che stava dicendo delle sciocchezze“.
…”Quando Scarantino arrivava in procura a Caltanissetta, si chiudeva in una stanza da solo con il Procuratore Tinebra. Non so il tempo preciso ma per un bel po’. Poi Tinebra apriva le porte e si entrava a fare l’interrogatorio. Alla luce di questo, di tutti i miei tentativi di cambiare metodi e atteggiamenti, dei colleghi che non vedevano l’ora che me ne andassi, scrissi una seconda relazione. Tutti sapevano, tutti conoscevano questa relazione, dove mettevo per iscritto che secondo me si dovevano rispettare i codici“.
…“La dottoressa Palma e il dottor Petralia erano più propensi a credergli (a Scarantino) o meglio, meno propensi a una critica, Giordano invece faceva l’aggiunto e quindi sapeva e non sapeva. La sorpresa, per me e Saieva, furono gli interrogatori in nostra assenza. Anche per i sopralluoghi e il riconoscimento da parte di Scarantino dell’autocarrozzeria Orofino, io ho saputo queste. cose dai giornali, che poi bisogna vedere anche se è vero“.
…”con i colleghi già a luglio c’erano state discussioni precise, c’erano due parti contrapposte: una di queste riteneva di andarci coi piedi di piombo perché lui appariva debole e poco credibile, anche se a luglio gli abbiamo dato comunque una possibilità considerando che magari avesse paura, che avesse il pensiero alla famiglia a Palermo, cose normali di cui si tiene conto coi collaboratori“.
📌 20.2.2020 BOCCASSINI: Io, purtroppo, non ho svolto un ruolo, nelle indagini sulla strage di via D’Amelio“. Esattamente l’opposto di quanto sostenuto in udienza dal pm Carmelo Petralia. Quest’ultimo aveva affermato che il ruolo della Boccassini era stato “preminente nelle indagini su via d’Amelio“ e con “un ruolo attivo sia per gli aspetti di valorizzazione degli elementi gravemente indiziari su Scarantino che per la genesi della sua collaborazione”
🟥 12.10.1994 AUDIO dalla deposizione di Roberto Saieva
Il 9 dicembre 2019 ROBERTO SAIEVA al “processo depistaggio” dichiarerà: la lettera che scrissi con la Boccassini in cui si mostravano delle perplessità sulla collaborazione di Vincenzo Scarantino irritò molto Tinebra.
- “Per la dottoressa Boccassini e per me era abbastanza palese l’inattendibilità di Vincenzo Scarantino mentre la posizione di Tinebra, Giordano e Petralia era diversa. Decidemmo quindi con la Boccassini di mettere tutto nero su bianco. La lettera risale al 12 ottobre 1994”..
- “Scarantino come è noto coinvolge dei soggetti come presenti alla nota riunione in casa Calascibetta, in particolare i collaboratori Cancemi, La Barbera, Di Matteo e Ganci. Ma in sede di ricognizione fotografica, pur avendo affermato di aver già incontrato questi soggetti, non fu in grado di riconoscere né La Barbera né Di Matteo. E aveva anche fornito delle descrizioni sbagliate su Cancemi. E quindi si rassegnò come un dichiarante da valutare con estrema attenzione. Emerse in buona sostanza un giudizio quanto meno parziale di inattendibilità”.
- “Tutte le dichiarazioni da lui rese furono contestate in modo fermo e deciso da Cancemi, La Barbera e da Di Matteo. Ciò determinò il convincimento che era necessario fare un passo avanti e sottoporre a confronto Scarantino con i tre accusati ma emersero delle incongruenze”.
- “C’era la paura che a Caltanissetta la lettera firmata da me e dalla Boccassini non venisse protocollata, una paura che nasceva dal contrasto, piuttosto aspro, che era nato con gli altri colleghi. Volevamo che rimanesse traccia sul fatto che avevamo espresso posizioni diverse. Il dottore Tinebra si era irritato perché secondo lui e altri si doveva fare di tutto persalvare la collaborazione di Scarantino superando gli elementi di criticità. Secondo loro c’era nelle dichiarazioni di Scarantino un nucleo centrale sul quale bisognava puntare”.
La LETTERA
🟧 Sempre in tema di depistaggi, dal 4 novembre 2025 sul banco degli imputati siedono altri quattro poliziotti ex appartenenti al gruppo di indagine “Falcone-Borsellino”, ai quali viene contestato dalla Procura di Caltanissetta di aver reso false dichiarazioni nelle loro deposizioni nel processo sul depistaggio dell’inchiesta sulla strage di Via D’Amelio.
Le iniziali indagini della PROCURA di CALTANISETTA sulle STRAGI di CAPACI e VIA D’AMELIO
📌 All’epoca, quella di Caltanissetta era una piccola procura con il ruolo del procuratore vacante e un organico inadeguato a gestire la complessità prima della strage di Capaci, poi di quella di via D’Amelio avvenuta a soli 57 giorni di distanza.
Tre magistrati, Paolo Giordano, Carmelo Petralia e Pietro Vaccara si trasferirono lì da altre procure della Sicilia all’indomani della strage di Capaci, Fausto Cardella e Ilda Boccassini arrivarono da Perugia e da Milano nel novembre del 1992, grazie all’istituto dell’applicazione temporanea che poteva durare per legge non più di due anni: Cardella restò un anno, Boccassini due.
Nel frattempo al vertice della procura nissena era stato nominato Giovanni Tinebra, un massone appartenente alla loggia “Victoria” di Nicosia, in provincia di Enna, dove fu procuratore capo dal 1969 al 1992.Faceva parte di una loggia massonica segreta e irregolare, definita dagli inquirenti «una nuova P2».
Altri magistrati, tra cui prime nomine, innesti dalla Dna, e altri trasferiti, sarebbero arrivati man mano (tra loro):Roberto Sajeva, Annamaria Palma, Nino Di Matteo, Luca Tescaroli un fatto non trascurabile, perché ha fatto sì che i due enormi fascicoli (8 armadi di carte) dei procedimenti sulle stragi, siano passati nel corso dei procedimenti e poi dei processi, a staffetta, già dalle fasi del primo grado in diverse mani, con la complicazione dei passaggi di consegne che si può immaginare, data la mole delle carte.
V’è di più: la direzione distrettuale antimafia era appena nata, i suoi meccanismi con la Procura Nazionale antimafia non ancora rodati. La sentenza definitiva del maxiprocesso – il primo in cui sono stati gestiti collaboratori di giustizia provenienti da cosa nostra – risaliva a pochi mesi prima (30 gennaio 1992).
La prima legge sui collaboratori di giustizia aveva appena compiuto un anno. Il codice di Procedura penale, che stabiliva la dipendenza funzionale della Polizia giudiziaria dal Pm, ne aveva appena tre, troppo pochi per essere già stato messo alla prova di un procedimento per mafia dall’indagine alla sentenza definitiva.
Tutto questo, ovviamente non spiega, men che meno giustifica incongruenze, opacità, punti oscuri, errori o depistaggi di un procedimento che ne ha avuti molti, ma può aiutare a meglio contestualizzare la situazione o quantomeno a non incorrere nella distorsione cognitiva che porta a trasferire automaticamente all’epoca un bagaglio d’esperienze, di automatismi, di sapere acquisito che è scontato quasi trent’anni dopo, ma che poteva non esserlo all’epoca. Tratto da Via D’Amelio, storia del processo Borsellino, un mosaico con tante tessere mancanti Elisa Chiari FAMIGLIA CRISTIANA 5.12.2025
7 luglio 2022 FIAMMETTA BORSELLINO: la Boccassini “ non avrebbe dovuto limitarsi a una “letterina”.
(…) FIAMMETTA BORSELLINO non assolve nemmeno l’ex pm “antimafia” Ilda Boccassini, la prima tra i magistrati che operarono in quegli anni in Sicilia (fu applicata per due anni a Caltanissetta, dopo le stragi di mafia, dal 1992 al 1994) ad avanzare dubbi sulla genuinità delle parole di Scarantino.
Aveva lasciato una relazione scritta al procuratore capo Tinebra, prima di tornare a Milano.
A Fiammetta Borsellino questo non basta: “Io dico che se la Boccassini aveva qualche dubbio sul falso pentito Scarantino doveva fare una denuncia pubblica, così è troppo comodo. La Boccassini è quello stesso magistrato che ha autorizzato dieci colloqui investigativi di Scarantino a Pianosa e poi si è saputo che servivano a fare dire il falso a Scarantino con torture e minacce”. La ex pm non avrebbe dovuto limitarsi a una “letterina”. Perché avrebbe potuto far esplodere il caso. Forse. O forse no, visti i tempi. Già, i tempi.
La fila delle responsabilità è lunga, dovrebbe partire da quegli agenti di polizia penitenziaria che fisicamente furono addosso tra il 1992 e il 1993 ai detenuti, mafiosi e non, deportati nelle carceri speciali di Pianosa e Asinara.
E poi quegli altri che tramite i colloqui investigativi si attivavano per costruire il “pentitificio” che avrebbe consentito a questori, capi di polizia, magistrati e governi di risolvere i “casi” delle stragi di Cosa Nostra. Le uccisioni di Falcone e Borsellino e tutte le altre, in modo da chiudere in bellezza (si fa per dire) un’intera storia.
Con le leggi speciali, i colloqui investigativi senza controlli e qualche capro espiatorio da tenere in galera a vita.
Non Totò Riina e gli altri boss, perché erano tutti latitanti. da IL RIFORMISTA 7 luglio 2022
- 26.9.1992 Viene arrestato Vincenzo Scarantino
- 24.6.1994 Inizio della collaborazione di Scarantino. Dopo l’arresto Scarantino sistiene numerosi colloqui investigativi con appartenenti al gruppo investigativo della Polizia di Stato “Falcone-Borsellino” e interrogatori con alcuni magistrati della Procura di Caltanissetta (Giovanni Tinebra, Ilda Boccassini, Carmelo Petralia, Fausto Cardella, Francesco Paolo Giordano), alla presenza di personale del gruppo “Falcone-Borsellino” (in particolare Arnaldo La Barbera).
- 3 gennaio 1994, La Procura di Caltanissetta, al processo Borsellino Uno, chiede il rinvio a giudizio per quattro indagati (Vincenzo Scarantino, Salvatore Profeta, Pietro Scotto e Giuseppe Orofino) per il reato di concorso nella strage di via d’Amelio.
- 4 ottobre 1994 Inizia il processo “Borsellino Uno”. Pm Carmelo Petralia e Anna Maria Palma (che entrerà nel gruppo stragi nell’agosto del 1994).
- 24 giugno 1994, dopo molti colloqui investigativi, nel carcere di Pianosa, Vincenzo Scarantino dichiara di voler collaborare con la giustizia, affermando di aver contribuito all’organizzazione della strage di via d’Amelio. I magistrati presenti a quel suo primo verbale da “collaboratore” furono Carmelo Petralia e Ilda Boccassini.
- 29 giugno 1994 Scarantino viene interrogato dai magistrati Giovanni Tinebra, Carmelo Petralia, Ilda Boccassini e Roberto Saieva, alla presenza di Arnaldo La Barbera.
- Tra il 4 e il 13 luglio 1994, nel carcere di Pianosa, viene effettuata una serie di colloqui investigativi tra Vincenzo Scarantino e gli uomini del gruppo Falcone-Borsellino diretti da La Barbera, I magistrati che gli autorizzarono furono Ilda Boccassini e Roberto Saieva.
- 15 luglio 1994 Scarantino viene interrogato da Ilda Boccassini, alla presenza di Arnaldo La Barbera.
- 19 luglio 1994 la Procura di Caltanissetta convoca una conferenza stampa per comunicare, con il grande passo avanti nelle indagini sulla strage di Via d’Amelio: la collaborazione di Vincenzo Scarantino. A condurre la conferenza stampa furono il Procuratore capo Giovanni Tinebra e la sostituta procuratrice Ilda Boccassini (unica ad intervenire, al netto di una breve frase dell’aggiunto Francesco Paolo Giordano).
- 28 luglio 1994 Scarantino è interrogato da Ilda Boccassini e Roberto Saieva, alla presenza di Vincenzo Ricciardi.
11 agosto 1994 Scarantino è interrogato da Giovanni Tinebra, Anna Maria Palma e Carmelo Petralia.
12 agosto 1994 Scarantino è interrogato da Anna Maria Palma e Carmelo Petralia.
Nell’agosto 1994 Anna Maria Palma entra a far parte del pool dei Pubblici ministeri di Caltanissetta che si occupa delle stragi.Nino Di Matteo, ripetiamo, non faceva ancora parte del gruppo stragi. - 6 settembre 1994 Scarantino, innanzi ai magistrati Ilda Boccassini, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma, riferisce che, nella riunione presso la villa di tale Giuseppe Calascibetta, durante la quale Riina avrebbe deciso l’omicidio di Borsellino, sarebbero stati presenti i boss mafiosi Salvatore Cancemi, Mario Santo Di Matteo e Gioacchino La Barbera.
- 12 ottobre 1994 nota di Ilda Boccassini e Roberto Saieva
- 14 ottobre 1994 terminato il periodo di applicazione, Ilda Boccassini e Roberto Saieva lasciano la Procura di Caltanissetta.
- 18,19,21,22 e 25 novembre 1994 Interrogatori di Vincenzo Scarantino a cui partecipano Antonino Di Matteo Anna Maria Palma e Carmelo Petralia
- 13 gennaio 1995 Scarantino viene messo a confronto con i tre boss, che escusero che SCARANTINO potesse aver mai fatto parte di Cosa Nostra. Cancemi addirittura ritiene che vi sia un suggeritore che avrebbe imboccato Scarantino.
- 25 luglio 1995 prima ritrattazione pubblica di Vincenzo Scarantino. Ai microfoni del giornalista di Studio Aperto Angelo Mangano, Scarantino ammette di aver mentito e di non sapere nulla della strage di Via d’Amelio. Nell’intervista Scarantino accusa Arnaldo La Barbera di averlo costretto a mentire
- 26 luglio 1995 Scarantino viene sentito dal Pm Carmelo Petralia e ritratta la ritrattazione. Prima dell’interrogatorio con il Pm, Scarantino aveva ricevuto la visita di alcuni uomini del gruppo investigativo Falcone-Borsellino.
- 15 settembre 1998 A Como al processo bis per Via D’Amelio Scarantino, nel corso di un confronto con il fratello Rosario, ammette di non essere a conoscenza dei fatti del processo, aggiungendo di aver subito minacce e vessazioni in carcere. Ritratta per la seconda volta e accusa i magistrati e poliziotti di averlo costretto a dire bugie. Per quella confessione – che nel 2002 ritrattò una seconda volta – Scarantino viene processato per calunnia ai danni di Anna Maria Palma, Carmelo Petralia e Arnaldo La Barbera, e viene condannato, con sentenza passata in giudicato, ad otto anni di carcere. Al Borsellino Bis, Antonino Di Matteo sostiene l’attendibilità di Vincenzo Scarantino,
- 18 dicembre 1998. Al termine della requisitoria del processo Borsellino Bis, i Pubblici ministeri Anna Maria Palma e Nino Di Matteo chiedono dodici condanne all’ergastolo (per i boss Salvatore Riina, Pietro Aglieri, Salvatore Biondino, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, considerati mandanti, e Francesco Tagliavia, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinnirello, Cosimo Vernengo, Gaetano Scotto, e Giuseppe Urso, ritenuti esecutori materiali). I Pm chiedono l’assoluzione dall’accusa di strage per Gaetano Murana, Giuseppe Calascibetta e Antonio Gambino. Assoluzione da tutti i reati chiesta invece per Giuseppe Romano.
- 13 febbraio 1999 la Corte d’assise del processo Borsellino Bis condanna all’ergastolo Salvatore Riina, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, Francesco Tagliavia, Salvatore Biondino e Gaetano Scotto e altre dieci persone per associazione mafiosa. Furono invece assolti Natalee Antonino Gambino, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinnirello, Cosimo Vernengo, Giuseppe Urso, Giuseppe Calascibetta e Gaetano Murana(per il reato di strage).
- 16 novembre 1999 prima ancora che Scarantino ritrattasse la seconda ritrattazione (cosa che avvenne nel 2002), i procuratori generali di Caltanissetta Maria Giovanna Romeo e Dolcino Favi, nell’ambito del processo Borsellino Bis, presentano appello contro le assoluzioni di Gaetano Murana, Natale e Antonino Gambino, Giuseppe Calascibetta, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinirello, Giuseppe Urso e Cosimo Vernengo. Medesima richiesta viene presentata nei confronti di Salvatore Vitale e Salvatore Tomaselli, condannati solo per associazione mafiosa, e nei confronti di Giuseppe Romano, assolto in primo grado per associazione mafiosa.
- 7 marzo 2001 Sulla scena compare un nuovo falso pentito. Si tratta di Calogero Pulci, ex mafioso della provincia di Caltanissetta, durante il suo esame dibattimentale al processo Bis, accusò Gaetano Murano di avergli confidato di aver preso parte alla strage, fornendo così un riscontro alle dichiarazioni di Scarantino.
- 1° febbraio 2002 Vincenzo Scarantino ritratta la ritrattazione del 15 settembre 1998.
- 18 marzo 2002 la Corte d’appello di Caltanissetta, nel processo Borsellino Bis, inasprisce il verdetto del primo grado, condannando tredici imputati all’ergastolo, tra cui Cosimo Vernengo, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinnirello, Gaetano Murana e Giuseppe Urso.
4.6.2024 Depistaggio VIA D’AMELIO, prescrizione per i poliziotti. TRIZZINO:”La sentenza amplia la loro responsabilità.”
5.6.2024 𝗦𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗮𝗰𝗰𝘂𝘀𝗮 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝟰 𝗽𝗼𝗹𝗶𝘇𝗶𝗼𝘁𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗶𝗲𝘀𝘁𝗼 𝘂𝗻 𝗻𝘂𝗼𝘃𝗼 𝗽𝗿𝗼𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼 “𝗛𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗺𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗼 𝗶𝗻 𝗮𝘂𝗹𝗮”
CRONISTORIA del GRANDE DEPISTAGGIO dal 1992 ad OGGI
La Conferenza stampa del 19 luglio 1994 – TINEBRA: VIA D’AMELIO “Abbiamo una piena confessione e 15 chiamate di correità e siamo solo agli inizi” 📌 del grande depistaggio
Ilda Boccassini: «Ecco quello che avveniva nelle procure siciliane»
Rivelazione Boccassini: ”Tinebra ore in stanza con Scarantino prima degli interrogatori”
ARCHIVIO 19.10.1994 🟧 Così BOCCASSINI denunciò il depistaggio.
SCARANTINO interrogato da BOCCASSINI, PETRALIA e LA BARBERA.
ILDA BOCCASSINI / IL J’ACCUSE SUL TAROCCAMENTO DI SCARANTINO PER VIA D’AMELIO




