Nell’inchiesta “Eureka” c’è lo zampino di un agente belga infiltrato, capace di addentrarsi negli ambienti criminali calabresi di Genk. «Le emergenze investigative raccolte – annota la Dda di Reggio – hanno consentito di accertare l’esistenza e l’operatività di una stabile associazione criminale facente capo ad elementi della famiglia Strangio “Fracascia” di San Luca, nelle cui fila operano esponenti delle cosche di ’ndrangheta dei Nirta “Versu” e Strangio “Janchi”, protagoniste della strage di Duisburg, nonché delle ulteriorifamiglie dei Giampaolo “Nardo”, Giorgio “Suppera”, dei cosiddetti “Tranca”, nonché dei Pipicella, quest’ultimi a loro volta legati alla cosca dei Mammoliti “Fischiante”.
Una “mappa” precisa, con ruoli e responsabilità. Nero su bianco le accuse di narcotraffico, basate su una serie di trattative nelle quali è stato coinvolto in prima persona l’infiltrato, persino tra il Sudamerica e l’Ecuador.
Ostentavano origini e legami con San Luca gli indagati. In un’informativa del 2022, i Carabinieri del Ros mettono in fila una serie di episodi grazie sempre al contributo dell’agente belga. Il fil rouge sta negli stretti legami con persone coinvolte nella strage di Duisburg e nella condivisione dei (dis)valori della ’ndrangheta: «Questi non sanno chi è mio padre e chi è dietro di me da San Luca».
Marcello Nirta classe 1966, per il quale «la famiglia è la cosa più importante della vita», si confida con l’agente, spiegandogli che il padre Domenico Antonio classe 1931 lo aveva obbligato «ad aprire la pizzeria» e quindi un’attività legale, per creare copertura alle attività criminali. «Prima devi avere un vero business per fare poi altro», gli avrebbe consigliato stando alle relazioni dell’infiltrato. D’altronde il padre, morto nel 2020, sarebbe stato «l’ultimo dei Nirta in Belgio» e per questo godeva «di molto di rispetto». Per Marcello Nirta, in fondo, «la ’ndrangheta non è una cosa cattiva», perché «la gente vede solo cose negative ma attualmente la ’ndrangheta dà molto aiuto alla povera gente, la gente di ’ndrangheta ha le palle ed è coraggiosa».
Che la visione sia distorta è inutile sottolinearlo, simile a quella di Giuseppe Nirta, che durante il lockdown invita l’insider a pranzo a casa sua. E tra un video su San Luca e la ’ndrangheta ed un altro sulla strage di Duisburg, spiega all’interlocutore che «San Luca è la mamma della ’ndrangheta». L’agente chiede come diventarne membro. «Membri già affiliati garantiscono per te di fronte all’organizzazione». Infine i rituali: «Punto un dito con il sangue viene bagnato un santino della Madonna e poi si dà fuoco al santino. Quando avviene questo, sei affiliato per sempre».
Giuseppe Lo Re GIORNALE DI SICILIA 14 maggio 2023
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