A.D.R. Quando nell’agenda Paolo segnava l’annotazione “C” voleva indicare “casa” e si riferiva
indifferentemente alla casa di Palermo e a quella di Carini, ma occorre tenere conto che nell’ estate del
1992 noi non ci recammo, come al solito, a villeggiare presso l’abitazione in questione e quindi
l’annotazione “C” si riferiva alla casa di Palermo.
AD.R. L’annotazione “PR” stava per “Procura” mentre il cerchio con la freccia indicava colloqui o
incontri con la madre. Quando Paolo segnava sotto la lettera “C” nominativi di persone, voleva far
riferimento ad incontri avvenuti presso una delle due abitazioni sopra citate.
Posso escludere che annotasse le telefonate, poiché ne riceveva moltissime nell’arco di una giornata.
AD.R. Mio marito vantava numerose amicizie tra Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri, con i quali aveva
anche frequenti rapporti di tipo professionale, nutrendo egli una vera e propria ammirazione verso l’Arma
dei Carabinieri.
AD.R. Circa i rapporti tra mio marito ed il Generale SUBRANNI, di cui mi chiedono le SS.LL., posso
dire che Paolo ebbe modo di conoscerlo quando lo stesso era Comandante della Regione Sicilia ed ebbe
occasione di frequentarlo sporadicamente. I rapporti tra i due erano, quindi, solo di tipo professionale.
Prendo atto che le SS. LL. mi rappresentano che la dott.ssa Alessandra CAMASSA ed il dotto Massimo
RUSSO hanno riferito di essere stati testimoni di uno sfogo di Paolo, il quale, piangendo, disse di essere
stato tradito da un amico.
Ignoro a chi si riferisse mio marito e, pertanto, non posso affermare che si trattasse del Generale
SUBRANNI. Tuttavia ricordo un episodio che all’epoca mi colpì moltissimo e del quale finora non ho
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presso il Tribunale di Caltanissetta
Direzione Distrettuale Antimafia
foglio nr. 353
mai parlato nel timore di recare pregiudizio all’immagine dell’ Arma dei Carabinieri, alla quale mi legano
rapporti di stima ed ammirazione.
Mi riferisco ad una vicenda che ebbe luogo mercoledi 15 luglio 1992; ricordo la data perché, come si
evince dalla copia fotostatica dell’agenda grigia che le SS. LL. mi mostrano, il giorno 16 luglio 1992 mio
marito si recò a Roma per motivi di lavoro ed ho memoria del fatto che la vicenda in questione si colloca
proprio il giorno prima di tale partenza.
Mi trovavo a casa con mio marito, verso sera, alle ore 19.00, e, conversando con lo stesso nel balcone
della nostra abitazione, notai Paolo sconvolto e, nell’occasione, mi disse testualmente “ho visto la mafia in
diretta, perché mi hanno detto che il Generale SUBRANNI era “pungiutu”. Non chiesi, tuttavia, a Paolo
da chi avesse ricevuto tale confidenza, anche se non potei fare a meno di rammentare che, in quei giorni,
egli stava sentendo i collaboratori Gaspare MUTOLO, Leonardo MESSINA e Gioacchino SCHEMBRI.
L’Ufficio chiede alla signora Borsellino se il marito ebbe mai uno sfogo con la stessa nel periodo tra la
strage di Capaci e quella di via D’Amelio.
AD.R. Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul
lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta.
In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non aveva
paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere.
In quel momento era allo stesso tempo sconfortato, ma certo di quello che mi stava dicendo.
Non mi fece alcun nome, malgrado io gli avessi chiesto ulteriori spiegazioni, ciò anche per non rendermi
depositaria di confidenze che avrebbero potuto mettere a repentaglio la mia incolumità; infatti la
confidenza su SUBRANNI costituisce un’eccezione a questa regola.
Comunque non posso negare che quando Paolo si riferì ai colleghi non potei fare a meno di pensare ai
contrasti che egli aveva in quel momento con l’allora Procuratore GIAMMANCO.
A D.R. Confermo quanto ho già dichiarato in passato a proposito dell’agenda rossa su cui Paolo annotava
gli spostamenti, le persone che doveva incontrare e, comunque, tutto ciò che atteneva al suo lavoro.
Paolo teneva due agende, una delle quali, come è noto, si trovava a casa mia quando fu eseguito
l’attentato ed era di colore grigio, mentre l’altra, di colore rosso, gli era stata regalata dai Carabinieri per
le festività natalizie dell’anno precedente.
In effetti, Paolo normalmente utilizzava una sola agenda, ma cominciò ad usarle entrambe subito dopo la
strage di Capaci. Infatti, ritengo che Paolo in quel periodo pensasse di avere poco tempo a disposizione
per approfondire le piste investigative che stava seguendo e, pertanto, annotava tutto nell’ agenda
rossa per evitare, non soltanto che potessero sfuggirgli elementi utili al suo lavoro, ma anche per annotare
quelle riflessioni o notizie che temeva di non poter comunicare ad altri ed in particolare alla Procura di
Caltanissetta prima di essere ucciso.
Ed infatti, mio marito era perfettamente consapevole, come ho già dichiarato in altre occasioni, che il suo
destino era segnato, tanto da avermi riferito in più circostanze che il suo tempo stava per scadere. Prova
ne sia che, pochi giorni prima di essere ucciso, si confessò e fece la comunione.
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foglio nr. 354
L’Ufficio chiede alla signora Borsellino se il marito ebbe mai a confidarle di essere venuto a conoscenza
di una trattativa tra appartenenti al ROS dei Carabinieri e Vito CIANCIMINO o altri soggetti appartenenti
a cosa nostra o a servizi segreti “deviati”.
A D.R. Non ho mai ricevuto tale tipo di confidenza da Paolo, che mai mi riferì di trattative in atto tra cosa
nostra ed appartenenti al ROS dei Carabinieri o ai servizi segreti “deviati”.
Non posso, tuttavia, escludere che egli fosse venuto a conoscenza di una vicenda del genere e non me
l’avesse riferita, in quanto, come ho già detto, era in genere una persona estremamente riservata,
soprattutto con i propri familiari che intendeva tutelare da possibili pericoli.
L’Ufficio chiede quali persone, al di là dell’ambito familiare, fossero a conoscenza del fatto che il marito
facesse delle annotazioni del tipo di quelle descritte sull’agenda rossa.
A.D.R. Sicuramente dell’esistenza dell’agenda rossa erano a conoscenza l’allora maresciallo Carmelo
CANALE e Diego CAVALIERO, collega ed amico di Paolo; dato il tempo trascorso non
sono in grado di fare altri nominativi, ma posso comunque dire che Paolo portava sempre con sé l’agenda
anche in ufficio e, pertanto, potevano essere in molti tra i suoi collaboratori o conoscenti o, addirittura,
giornalisti ad averne notato la presenza sulla sua scrivania.
Mio marito non mi manifestò mai dubbi sulla fedeltà del maresciallo CANALE che continuò a
frequentare fino al giorno prima della sua morte.
Dopo circa un anno da queste terribili dichiarazioni, alla luce delle nuove prove