Luca Palamara ricorda la lettera-denuncia fatta dai tre figli di Borsellino, in occasione dei 25 anni dalla strage, al Consiglio superiore della magistratura.
“Una lettera nella quale Fiammetta– scrive Palamara – ci chiede di fare chiarezza anche all’interno della magistratura. In altre parole ci chiede di prendere l’iniziativa”. Ma come spiega lo stesso ex magistrato, oggi radiato dall’ordine giudiziario, pur avendo acquisito gli atti del processo ‘Borsellino quater‘ e avere aperto “una discussione in prima commissione, quella che si occupa dei procedimenti disciplinari”, si fece solo “ammuina, come si dice a Napoli”. “Fu una discussione molto accesa ma detto in onestà non ci fu mai l’intenzione di andare fino in fondo”.

“Abbiamo fatto ammuina, come si dice a Napoli. Non abbiamo neppure convocato, almeno per dare un segnale alla famiglia Borsellino e al Paese, i magistrati che gestirono quel depistaggio. Tantomeno Antonino Di Matteo che, ascoltato come testimone al processo di Caltanissetta contro i tre poliziotti coinvolti, confermò che in un primo tempo aveva creduto alle dichiarazioni di Scarantino e che solo dopo gli vennero dei dubbi. Versione che non spiega come mai il processo non venne fermato”.