Così Csm e Cassazione affossarono l’inchiesta su Borsellino, la rivelazione nel libro di Palamara

Possiamo parlare di lobby di magistrati che gestiscono i pentiti?  Certamente sono dei mondi chiusi e ben difesi da chi li abita. Un pentito vale oro, purtroppo anche quando mente come nel caso di Vincenzo Scarantino.

Vincenzo Scarantino, classe 1965, mafioso di basso livello, viene arrestato per spaccio di droga il 29 settembre 1992. Due mesi dopo si dichiara pentito e inizia a collaborare sostenendo che il suo clan riforniva di droga Silvio Berlusconi, un’accusa incredibile subito scartata. Nel giugno del 1994 il colpo di scena: si autoaccusa della strage in cui morì il giudice Borsellino e fa i nomi dei complici. Al processo, iniziato nel 1999, il tribunale di Caltanissetta emetterà nove sentenze di ergastolo e una a diciotto anni per Scarantino. Ma c’è un problema: non era vero nulla, ma proprio nulla. Lo si scopre nel 2008 quando un altro pentito, Gaspare Spatuzza, sbugiarda Scarantino e racconta tutt’altra storia. Di fronte all’evidenza lo stesso Scarantino ammetterà di essersi inventato tutto.  È sicuramente una delle pagine più buie e vergognose della giustizia italiana. Che Scarantino non fosse attendibile se ne era accorta all’epoca dei fatti Ilda Boccassini, che per questo lasciò la procura di Caltanissetta dove era approdata dopo gli attentati a Falcone e Borsellino proprio per partecipare alla caccia ai colpevoli. «Fregnacce pericolose», aveva bollato le parole di Scarantino, ma nonostante questo la macchina infernale della giustizia impazzita continuò la sua corsa, guidata dai procuratori Giovanni Tinebra – quello che di recente, in un altro contesto, il faccendiere Amara indicherà come il capo della loggia Ungheria –, Carmelo Petralia e Annamaria Palma, coadiuvati da un giovane pm, quel Nino Di Matteo che diventerà poi una star della magistratura e che ora siede al Csm.

Anni dopo, nel 2017, la procura generale di Catania, annunciando la revisione delle ingiuste condanne dirà: «Quali rappresentanti dello Stato, ci sentiamo di dover chiedere scusa, nonostante non siano nostre le responsabilità, per le condanne inflitte nell’ambito del processo per la strage di via D’Amelio». Lei si è fatto un’idea di che diavolo è accaduto: mania di protagonismo, imperizia, depistaggio? Scarantino sostiene di essere stato indotto a dire quello che ha detto dai poliziotti che lo tenevano in custodia. A proposito, c’è una sua frase terribile: «Ero un ragazzo. E se non combaciavano le cose che dovevo dire, loro mi dicevano di non preoccuparmi. Io andavo dai magistrati in aula e ripetevo, quando ci riuscivo, quello che mi facevano studiare». Io in questa storia mi sono imbattuto sia da presidente dell’Associazione nazionale magistrati sia da membro del Csm. Volevo capire, ma come adesso le racconterò non era facile.

In che modo se ne occupò? Per questo scandalo finiscono nei guai le persone che avevano gestito il pentimento di Scarantino. L’allora questore di Palermo, Arnaldo La Barbera, morto nel 2002, che farà poi una carriera fulminante: questore di Napoli, di Roma, capo del dipartimento antiterrorismo della Polizia, caduto in disgrazia sui fatti della scuola Diaz al G8 di Genova. Poi ci sono i suoi tre poliziotti – Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei – che gestirono materialmente Scarantino. Oltre ovviamente ai quattro magistrati, Tinebra, Petralia, Palma e Di Matteo, quest’ultimo coinvolto solo come testimone. Ci sono due fronti, uno penale e uno disciplinare al Csm.

Partiamo dal penale. La Barbera e Tinebra, come detto, sono nel frattempo morti. Il 2 febbraio 2021, cioè quasi trent’anni dopo i fatti e dodici dopo la scoperta della messa in scena, il tribunale di Messina ha archiviato l’inchiesta nei confronti dei magistrati Petralia e Palma perché non è stato possibile accertare «le evidenti anomalie» del caso Scarantino. I tre poliziotti sono tuttora sotto processo a Caltanissetta. Dimenticavo: Scarantino è tornato in libertà per decadenza dei termini di custodia. E aggiungo anche che Petralia, oggi in pensione, il 29 settembre 2021 è stato condannato dai colleghi di Messina a un anno per aver omesso di indagare su un amico imprenditore.

Chiunque direbbe: non è possibile. C’è stato un clamoroso depistaggio dentro lo Stato sull’omicidio del magistrato simbolo della lotta alla mafia, ci sono otto persone che hanno fatto da innocenti anni in galera, ma questa è una delle verità, a proposito di logge che sovraintendono al potere, che non si possono accertare. E bisogna credere alla favola che tre poliziotti infedeli si siano inventati da soli, tanto per giocare, un simile complotto senza che nessuno se ne accorgesse.

Be’, al Csm sarà andata meglio, ovviamente, perché dalla casa della giustizia italiana le logge restano fuori. Mi vergogno, perché io c’ero e non faccio parte di nessuna loggia, ma devo deluderla. A noi la questione arriva nel 2017 dopo la sentenza del processo Borsellino quater, il processo che di fatto certifica l’imbroglio del caso Scarantino. È anche l’anno del venticinquesimo anniversario dell’uccisione di Borsellino e la figlia del giudice, Fiammetta, scrive una lettera nella quale ci chiede di fare chiarezza anche all’interno della magistratura. In altre parole ci chiede di prendere l’iniziativa.

Ricordo bene, un grido di aiuto e una denuncia al tempo stesso: «Fino a ora il nostro silenzio è stato dettato dal rigore e da una necessità di sopravvivenza. Noi denunciamo anomalie che hanno caratterizzato la condotta di politici e magistrati dei processi Borsellino. Anomalie condotte da uomini delle istituzioni. Parlo di verbalizzazioni, interrogatori e sopralluoghi non corretti. Le mie denunce non sono un mero dibattito tra me e il procuratore Di Matteo, questa è una semplificazione che fa molto comodo a chi sta nascosto nell’ombra. È una semplificazione che toglie l’attenzione dal nostro fine che è quello di addivenire alla verità. Il nostro è un urlo di dolore. È vero che si può tornare ad aprire un processo, ma la procura di Caltanissetta ha uomini e mezzi per farlo? Mio padre si meritava questo dopo venticinque anni? Quasi tutto è compromesso». Il messaggio era chiaro: a noi non ce ne frega niente che voi commemoriate mio padre, noi abbiamo bisogno di fatti e risposte.

Voi che strada prendete? Acquisiamo gli atti del Borsellino quater e apriamo una discussione in prima commissione, quella che si occupa dei procedimenti disciplinari. Fu una discussione molto accesa, ma detto in onestà non ci fu mai l’intenzione di andare fino in fondo. Primo perché era passato troppo tempo per poter accertare una verità oggettiva, secondo perché sulla vicenda aleggiava il nome di Nino Di Matteo, in quel momento tra i più potenti e protetti magistrati italiani.

Insomma non avete fatto nulla. Abbiamo fatto ammuina, come si dice a Napoli. Non abbiamo neppure convocato, almeno per dare un segnale alla famiglia Borsellino e al Paese, i magistrati che gestirono quel depistaggio. Tantomeno Di Matteo che, ascoltato come testimone al processo di Caltanissetta contro i tre poliziotti coinvolti, confermò che in un primo tempo aveva creduto alle dichiarazioni di Scarantino e che solo dopo gli vennero dei dubbi. Versione che non spiega come mai il processo non venne fermato.

Si disse: all’epoca Di Matteo era un giovane magistrato. Non è mai facile gestire un pentito, o presunto tale, a maggior ragione per un giovane magistrato e anche per questo sono da comprendere le parole di Fiammetta Borsellino: «C’è da indignarsi se per mio padre la giustizia è stata affidata a un ragazzino alle prime armi». Ma c’è una cosa che nessuno ha mai saputo.

Prego.
Nel 2018 sia Fiammetta sia la sorella Lucia Borsellino si recano nell’ufficio del procuratore generale Riccardo Fuzio, in quel momento la massima autorità giudiziaria italiana, fornendo elementi che a loro dire avrebbero potuto dare avvio a un’istruttoria, a un’azione di accertamento delle responsabilità sul piano disciplinare dei magistrati coinvolti. Vengono sentite, raccontano fatti, vicende e situazioni circostanziate.

E cosa accade? La magistratura in quel momento è concentrata su altri problemi che sono nell’aria: di lì a poco verrà travolta – anche lo stesso Fuzio – dal caso Palamara. Così l’anno dopo, siamo nel luglio 2019, l’ultimo atto che Fuzio compie prima di andare a dimettersi è scrivere una lettera alle sorelle Borsellino, lettera che qui leggiamo per la prima volta: «Gentilissima signora Fiammetta Borsellino e Lucia, le scrivo per rappresentarle che ho continuato ad acquisire e a leggere atti, compresa la sua memoria dell’aprile scorso, perché volevo perseguire quella ricerca della verità che giustamente rivendica come diritto alla verità da parte dello Stato italiano. Al di là della valutazione su quanto sin qui emerso in corso in varie sedi, compresa quella penale, era mia intenzione affrontare il vostro grido di verità in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario o in altra manifestazione pubblica con una forte richiesta nella mia qualità di compiere un ulteriore sforzo di questo faticoso percorso. Nella stessa occasione avrei voluto rivolgere le scuse del Paese, mai sinora rivolte alla vostra famiglia. Purtroppo, gli ultimi eventi – quelli dell’Hotel Champagne – me lo impediscono. Su questi eventi non voglio nemmeno dirle una parola. Li richiamo solo per dirle che sono rammaricato, perché avrei voluto continuare ad assecondare la ricerca di verità della vostra famiglia sempre nel mio stile. Anche quest’anno non sarei venuto a pavoneggiarmi a Palermo. Esprimo a lei e a tutta la famiglia la mia sincera vicinanza per questo ennesimo 19 luglio ancora senza chiarezza. La seguirò da semplice cittadino».

È un atto di resa delle istituzioni. Se non può fare nulla il primo magistrato d’Italia… Le promesse di giustizia, o almeno di chiarezza, non sono state mantenute. E le assicuro, perché io come le ho detto ero lì, non per dimenticanza ma per mancanza di volontà. Un’inchiesta nata nella palude dell’intreccio tra mafia, pentiti e servizi segreti muore nella palude del Csm e della Corte di Cassazione. La risposta, anche questa inedita, che le sorelle Borsellino fanno avere a Fuzio è una coltellata al cuore. Da quest’anno in poi andrebbe letta pubblicamente a ogni ricorrenza delle stragi di quel 1992. Leggiamola.
«Gentile dottor Fuzio, non riesco a comprendere la sua lettera per una totale assenza di concretezza. Un anno fa io e mia sorella siamo venute presso gli uffici della procura generale della Corte di Cassazione con elementi importanti sul piano disciplinare. Non mi risulta che a oggi codesta procura abbia prodotto atti concreti conseguenziali a quell’incontro. Per me e per la nostra famiglia parole come “ricerca della verità” e “avrei voluto ma non ho potuto” a distanza di un anno da quella verbalizzazione non hanno alcun significato se non quello di avanzare false scuse di fronte a quello che per noi costituisce una inadempienza.
Mi sorprende che dopo un anno e l’evidenza di comportamenti gravissimi Lei parli ancora di leggere memorie e acquisire atti. L’unica cosa evidente è che nessun atto è stato prodotto né si è addivenuti a una evoluzione dell’istruttoria.
Non abbiamo bisogno di proclami in occasione di inaugurazioni di anni giudiziari o celebrazione di anniversari. Cordiali saluti».

Da il RIFORMISTA 9 Febbraio 2022

Fine seconda parte – La prima puntata è stata pubblicata sul numero di ieri


Libro Palamara: Di Matteo, “Falsita’, scuse o querelo’”  “Mi auguro che Palamara e Sallusti intendano presentarmi le loro scuse per le evidenti, e facilmente dimostrabili, falsita’ scritte sul mio conto nel loro libro. Diversamente mi vedrei costretto a querelarli”. Lo dichiara il togato del Csm Nino Di Matteo, ricordando che, nel nuovo libro-intervista “Lobby e logge” con Alessandro Sallusti, “Palamara afferma che io mi sarei ‘messo a capo della pattuglia schierata per cacciare Davigo dal Csm’ dopo che erano usciti ‘i nomi dei magistrati affiliati alla presunta Loggia Ungheria’. Sallusti replica: ‘Guerra per bande verrebbe da dire’”. I fatti, prosegue Di Matteo, “pero’ hanno la testa dura. Avevo gia’ votato per la decadenza di Davigo dal Csm nell’ottobre del 2020. Quindi molti mesi prima di apprendere (nelle circostanze che per primo ho denunciato pubblicamente al plenum del Csm) delle dichiarazioni di Amara sulla loggia Ungheria e sull’asserita appartenenza di magistrati alla stessa. E’ una circostanza questa che, peraltro, Palamara e Sallusti non possono non conoscere. La ‘guerra per bande’ – conclude Di Matteo – la lascio ad altri”. STAMPA LIBERA 8.2.2022

 

CSM e VIA D’AMELIO: la denuncia della famiglia Borsellino

 

Famiglia Borsellino: “Molto amareggiati per rivelazioni Palamara su CSM

Se quanto dice Luca Palamara nel suo libro fosse vero, sarebbe il modo peggiore per ricordare i giudici Falcone e Borsellino nel trentesimo anniversario delle stragi”.
A parlare in una intervista all’Adnkronos è Fabio Trizzino, marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del giudice Borsellino, che parla “a nome della famiglia” delle rivelazioni fatte dall’ex consigliere del Csm Luca Palamara nel nuovo libro ‘Lobby e logge’, scritto con il giornalista Alessandro Sallusti.
Palamara ricorda la lettera-denuncia fatta dai tre figli di Borsellino, in occasione dei 25 anni dalla strage, al Consiglio superiore della magistratura. “Una lettera nella quale Fiammetta – scrive Palamara – ci chiede di fare chiarezza anche all’interno della magistratura. In altre parole ci chiede di prendere l’iniziativa”. Ma come spiega lo stesso ex magistrato, oggi radiato dall’ordine giudiziario, pur avendo acquisito gli atti del processo ‘Borsellino quater’ e avere aperto “una discussione in prima commissione, quella che si occupa dei procedimenti disciplinari”, si fece solo “ammuina, come si dice a Napoli”. “Fu una discussione molto accesa ma detto in onestà non ci fu mai l’intenzione di andare fino in fondo”.

E ricorda che nel 2018 Fiammetta e Lucia Borsellino “si recano nell’ufficio del Procuratore generale Riccardo Fuzio fornendo elemento che a loro dire avrebbero potuto dare avvio a una istruttoria, a un’azione di accertamento delle responsabilità sul piano disciplinare dei magistrati coinvolti. Vengono sentite, raccontano fatti, vicende circostanziati”. Ma “la magistratura in quel momento è concentrata su altri problemi che sono nell’aria: il caso Palanara”. Così nel 2019 Fuzio scrive una lettera alle sorelle Borsellino in cui si dice “rammaricato”. E Palamara scrive anche la risposta delle sorelle Borsellino in cui ribadiscono che dopo un anno “nessun atto è stato prodotto né si è addivenuti a una evoluzione dell’istruttoria”.

‘Confermo il contenuto delle lettere di cui parla Palamara’

“Confermo il contenuto di entrambe le lettere, sia quella scritta da Riccardo Fuzio a mia moglie che a Fiammetta Borsellino – dice ancora Fabio Trizzino – sia la risposta di Fiammetta Borsellino, quelle sono documentate”. E poi ribadisce che la famiglia ha “sempre espresso delle preoccupazioni” su quella vicenda. “La famiglia ha avuto il sospetto che si facesse melina e che non si volessero affrontare le problematiche oggetto della denuncia – dice ancora Trizzino all’Adnkronos – Certo, vedere quanto accaduto, se il racconto di Palamara corrisponde a verità, ci lascia davvero l’amaro in bocca. Il modo peggiore per ricordare Paolo Borsellino a 30 anni dalla sua morte”.

E auspica: “Questo dovrebbe aprire ormai una riflessione indifferibile sul Consiglio superiore della magistratura. Perché, sempre se quanto dichiarato da Palamara dovesse risultare riscontrato e corrispondente alla realtà sulla gestione della denuncia, siamo di fronte a un odioso diritto disciplinare del privilegio, che non possiamo assolutamente accettare”. “Poi Trizzino ricorda: “Basti pensare a come fu solerte il Csm, prima nei confronti di Giovanni Falcone e poi nei confronti di Paolo Borsellino, per questioni davvero irrilevanti e pretestuose. Sicuramente non gravi come quelle oggetto della denuncia di Lucia, Fiammetta e Manfredi Borsellino. Qui, invece, il Csm ha fatto melina, per anni…”. ADNKRONOS 8.2.2022


Omicidio di Paolo Borsellino, un complotto lungo trenta anni  IL RIFORMISTA 10.2.2022


 

ASSASSINIO BORSELLINO– E’ tornato di tutta attualità,“grazie” alle nuove rivelazioni(se non smentite) dell’ex presidente ANM Luca Palamara (raccolte da Alessandro Sallusti), il ruolo del CSMrispetto alla necessità di fare chiarezza sulla gestione delle indagini condotte dalla magistratura. Ciò, nonostante l’Organo costituzionale abilitato fosse stato vigorosamente e ripetutamente sollecitato in tal senso dalla Famiglia Borsellinocome dimostrato anche dalla sequenza cronologica che segue:


19 luglio 2017  News e Video

  • FIAMMETTA BORSELLINO ascoltata a Palermo dalla Commissione Parlamentare Antimafia 
  • FIAMMETTA BORSELLINO al 25º della Strage 
  • FIAMMETTA BORSELLINO: “Chiedo scusa per gli innocenti condannati” 
  • FIAMMETTA BORSELLINO dura sui magistrati che avallarono il falso pentito del processo sulla strage
  • FIAMMETTA BORSELLINO: «LE INDAGINI A CALTANISSETTA? Era. una procura massonica».
  • FIAMMETTA BORSELLINO: “25 anni di buchi neri”
  • Il Presidente della Repubblica SERGIO MATTARELLA incontra LUCIA BORSELLINO  
  • Intervento LUCIA BORSELLINO al CSM 
  • ‘Sue parole Vangelo’ il commento di RITA BORSELLINO alle  accuse di FIAMMETTA BORSELLINO: “Dopo intervista in cui parla di’ 25 anni di schifezze e menzogne’: 
  • MANFREDI BORSELLINO: “Abbiamo assistito alla morte di un uomo lasciato solo”

19 luglio 2017 FIAMMETTA BORSELLINO: “Ai magistrati in servizio dopo la strage di Capaci rimprovero di non aver sentito mio padre nonostante avesse detto di voler parlare con loro. Dopo via D’Amelio riconsegnata dal questore La Barbera la borsa di mio padre pur senza l’agenda rossa, non« hanno nemmeno disposto l’esame del DNA. Non furono adottate le più elementari procedure sulla scena del crimine. Il dovere di chi investigava era di non alterare i luoghi del delitto. Ma su via D’Amelio passò la mandria di bufali.»
La zia
RITA BORSELLINO ribadisce l’autorevolezza di queste affermazioni dicendo: «Fiammetta ha l’autorevolezza per dire queste cose, anche perché fino adesso non ha mai detto niente, per cui quello che dice è Vangelo. La ricerca della verità si fa sempre. “

19 luglio 2017 FIAMMETTA BORSELLINO a Felice Cavallaro del “Corriere della Sera”, confida: “Consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D’Amelio…Questo abbiamo avuto: un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo…Mio padre fu lasciato solo in vita e dopo. Dovrebbe essere l’intero Paese a sentire il bisogno di una restituzione della verità. Mi sembra un paese che preferisce nascondere verità inconfessabili…Nessuno si fa vivo con noi. Non ci frequenta più nessuno. Non un magistrato. No un poliziotto. Si sono dileguati tutti. Le persone oggi a noi vicine le abbiamo incontrate dopo il ’92. Nessuno di quelli che si professavano amici ha ritenuto di darci spiegazioni anche dal punto di vista morale”.

28 luglio 2017 FIAMMETTA BORSELLINO e l’ultima icona dell’Antimafia

9 agosto 2017 Manifestazione di solidarietà della Carovana della Giustizi a FIAMMETTA BORSELLINO 

20 settembre 2017 FIAMMETTA BORSELLINO denuncia le anomalie delle indagini e dei processi: “Finti pentiti e vere omissioni”

24 settembre 2017 BORSELLINO, i figli scrivono al Csm:“Anomalie nelle condotte dei magistrati che si occuparono di SCARANTINO

24 settembre 2017  FIAMMETTA BORSELLINO torna a denunciare le anomalie e CSM apre un’indagine 

26 settembre 2017 Nuova denuncia di FIAMMETTA BORSELLINO 

26 settembre 2017 CSM apre un fascicolo sui magistrati del depistaggio..

2 novembre 2017 FIAMMETTA BORSELLINO: “25 anni di omissioni e menzogne” Fiammetta Borsellino chiede verità dopo l’uccisione del padre:  “Il nostro silenzio è stato dettato dal rigore e da una .necessità di sopravvivenza

16 novembre 2017 FIAMMETTA BORSELLINO:“Il depistaggio ha ucciso mio padre per una seconda volta”

23 novembre 2017 Nemo – Nessuno escluso – Borsellino, i processi e le false piste  Video-RaiPlay – Alcuni protagonisti dei processi per la morte di Paolo Borsellino, tra luci e ombre. FIAMMETTA BORSELLINO: “E’ stato uno dei più grandi depistaggi della storia d’Italia“. VINCENZO SCARANTINO: “Io o collaboravo o mi impiccavano”, “Mi hanno arrestato per dire bugie, non perché avevano un sospetto”. 16 anni dopo GASPARE SPATUZZA: racconta come sono andate veramente le cose

20 gennaio 2018 Strage di Via D’Amelio, i giudici d’appello di Caltanissetta: “Si volle accreditare una falsa verità”.

2 luglio 2018 FIAMMETTA BORSELLINO: Intervenga Mattarella

3 luglio 2018 Depistaggi, errori, silenzi. «Ora verità su Borsellino»

18 luglio 2018 “Troppi depistaggi sulla morte di mio padre”. E’ la denuncia che FIAMMETTA BORSELLINO,   attraverso una lettera segue

18 luglio 2018 AUDIZIONE di FIAMMETTA BORSELLINO in Commissione Antimafia Regione Sicilia

Luglio 2018 La telefonata di MATTARELLA a FIAMMETTA BORSELLINO – Fiammetta Borsellino: “A seguito del mio appello, ho ricevuto una telefonata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Da lui ho avuto parole di conforto ma anche di rassicurazione, rivolte non soltanto a noi familiari, ma a tutti gli Italiani circa la volontà di fare piena luce su tutto. Temo tuttavia che dopo tutti questi anni la possibilità di arrivare a una verità concreta sia compromessa per sempre, ma questo non vuol dire abbandonare il dovere morale di chiederla”.

28 settembre 2018 “Via D’Amelio, depistaggio di Stato per favorire i boss”. Processo per i tre poliziotti che costruirono il falso segue

5 ottobre 2018 FIAMMETTA BORSELLINO:«La mafia uccise mio padre. Lo Stato ha depistato e insabbiato i dossier»

5 novembre 2018  Anche a seguito delle sollecitazioni di FIAMMETTA BORSELLINO il Ministero dell’Interno si costituisce parte civile al “Processo depistaggio”.

7 novembre 2018  Procura di Caltanissetta trasmette gli atti per valutare le eventuali responsabilità nella gestione delle indagini su via D’Amelio

3 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO depone al “Processo depistaggio”AUDIO
Via d’Amelio, LUCIA BORSELLINO: “Mio padre attese invano una chiamata dai giudici”
LUCIA BORSELLINO SVELA UN’INCURSIONE NELLA CASA DI VILLAGRAZIA DI CARINI

5 dicembre 2018  Inizia a Caltanisetta il c.d. Processo depistaggio sull’inchiesta strage via D’Amelio

20 gennaio 2019 FIAMMETTA BORSELLINO: “Basta slogan e passerelle e il Viminale apra gli archivi”

12 aprile 2019 FIAMMETTA BORSELLINO: “Il Csm sul piano disciplinare non ha fatto nulla e quando si è mosso non l’ha fatto di sua iniziativa ma solo su input di noi familiari e questo per me è abominevole”.  segue

12 aprile 2019 FIAMMETTA BORSELLINOesplode contro il Csm: “Non ha fatto nulla

5 maggio 2019 FIAMMETTA BORSELLINO: “PERCHE’ I MAGISTRATI NON PARLANO?”

23 maggio 2019 FIAMMETTA BORSELLINO: “Non abbassare la guardia”

19 luglio 2019 FIAMMETTA BORSELLINO «Mi vergogno di questo Stato» 

19 luglio 2019 Procuratore generale  RICARDO FUZIO scrive a FIAMMETTA BORSELLINO. La figlia del giudice: L’ultimo affronto da parte dello Stato”

19 luglio 2019 Pg FUZIO scrive a FIAMMETTA BORSELLINO. La figlia del giudice: “Lettera vergognosa.”

19 luglio 2019 FIAMMETTA BORSELLINO risponde a FUZIO

19 luglio 2019  Intervista a FIAMMETTA BORSELLINO:NON ABBASSARE LA GUARDIA”

03 febbraio 2020 ANTONINO DI MATTEO depone al “Processo depistaggio”DEPISTAGGIO STRAGE VIA D’AMELIO, IL DURO COMMENTO DIFIAMMETTA BORSELLINONESSUN VUOL FARE EMERGERE VERITÀ”  

L’accusa di FIAMMETTA BORSELLINO: “Delusa dalla deposizione del pm DI MATTEO. Penso ci sia una enorme difficoltà a fare emergere la verità
NINO DI MATTEO / TUTTE LE BUFALE SUL DEPISTAGGIO BORSELLINO E IL J’ACCUSE DI FIAMMETTA BORSELLINO
DEPISTAGGIO: DI MATTEO non convince FIAMMETTA BORSELLINO

20 febbraio 2020 ILDA BOCCASSINIal “Processo depistaggio” VINCENZO SCARANTINO? “Non era credibile“; “i dubbi c’erano fin dall’inizio“; “era un mentitore“, “si doveva capire subito che era inattendibile“, “era un poveraccio

14 maggio 2020 Richiesta di archiviazione procedimento contro pm PALMA e PETRALIA

11 giugno 2020 FIAMMETTA BORSELLINO SENTITA A MESSINA PER L’INCHIESTA DEPISTAGGI  STRAGI

20 giugno 2020 Depistaggio Borsellino: i dubbi di FIAMMETTA sui pm PALMA e DI MATTEO

3 luglio 2020 ANTONINO DI MATTEO depone al “Processo depistaggio” – La delusione di FIAMMETTA BORSELLINO 

10 dicembre 2020 Depistaggio Borsellino, FIAMMETTA BORSELLINOall’attacco: “Indagini fatte male, archiviazione sui pm prematura”L’ira di FIAMMETTA BORSELLINO: “Giustizia malata”

11 dicembre  2020 L’amarezza diFIAMMETTA BORSELLINO: Un Paese senza verità non può avere futuro

19 dicembre 2020 “Tante anomalie sui pm PALMA, PETRALIA e DI MATTEO”  L’AVV. DI GREGORIO ATTACCA I MAGISTRATI CHE SEGUIRONO SCARANTINO

Febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO:depistaggio e complicità 

20 febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO:“COSÌ MAGISTRATI E POLIZIOTTI HANNO IMPEDITO DI SAPERE PERCHÉ HANNO UCCISO MIO PADRE”

20 febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO: DEPISTAGGI E COMPLICITÀ DI MAGISTRATI E POLIZIOTTI HA IMPEDITO LA VERITÀ SULL’UCCISIONE DI MIO PADRE”

24 febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO: Eredi di mio padre ? Adesso basta! 
24 febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO: Nessuna fiducia nei pm antimafia e nel CSM che hanno depistato.”
24 febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO:”DI MATTEO? Distantissimo da mio padre.”

26 febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO:Ci hanno preso in giro”

18 aprile 2021 FABRIZIO MATTEI depone al processo d’appello del “Borsellino Bis” AUDIO

28 aprile 2021 FIAMMETTA BORSELLINO a La7  “Le anomalie sulle indagini e i processi di Via D’Amelio sono la più grande offesa per il popolo italiano” VIDEO
FIAMMETTA BORSELLINO  che fine ha fatto il dossier Mori, i dubbi sulla Procura di Palermo
FIAMMETTA BORSELLINO ha parlato del dossier “mafia-appalti”, contestualizzando fatti e testimonianze.: “Sulla strage di via D’Amelio nient’altro che la verità

23 maggio 2021 Stragi di mafia, MANFREDI BORSELLINO: “C’è chi ai vertici della polizia non ha onorato la divisa che indosso, prima e dopo gli attentati” Manfredi Borsellino, figlio del giudice ucciso in via D’Amelio, riapre segue

23 settembre 2021 FIAMMETTA BORSELLINO ‘Trattativa? Sempre avuto dubbi, i pm scorretti’

25 settembre 2021 Trattativa Stato mafia, FIAMMETTA BORSELLINO:Sotto accusa chi aiutò mio padre”. Difende i carabinieri, attacca i pm

6 ottobre 2021 “In 30 anni si è guardato ovunque. Non all’interno delle toghe” Colloquio con FABIO TRIZZINO, legale della famiglia del magistrato, all’indomani della Cassazione sul Borsellino quater.

6 ottobre 2021 Borsellino quater. Le “scuse” del pg Cassazione, depistaggio è “una pagina vergognosa”

5 novembre 2018 “Processo depistaggio”, a seguito la sollecitazione di FIAMMETTA BORSELLINO il Ministero dell’Interno  si costituisce parte civile al processo.

8 novembre 2021  FAMIGLIA BORSELLINO: ‘abnorme inquinamento delle prove, alti livelli di cointeressenze’ “L’uccisione di Paolo Borsellino e il depistaggio sulla strage sono legati”. Lo ha detto l’avvocato FABIO TRIZZINO, legale della famiglia Borsellino e marito di Lucia Borsellino, commentando segue

20 dicembre 2021 FIAMMETTA BORSELLINO: “Sulle stragi CSM omissivo e l’ANTIMAFIA non deve servire per far carrieraTESTO e VIDEO

FIAMMETTA BORSELLINO: “via D’Amelio ancora una ferita aperta” – TESTO e VIDEO

8 febbraio 2022 Strage via D’AmelioFAMIGLIA BORSELLINO: necessaria riflessione sul CSM se…

20 settembre 2017 FIAMMETTA BORSELLINO denuncia le anomalie delle indagini e dei processi: “Finti pentiti e vere omissioni”


 

ARCHIVIO…

Di Matteo: “Csm condizionato da cordate polizia giudiziaria” “Palamara? Una pedina” L’attacco di Nino Di Matteo a magistratura e politica: “cordate di polizia giudiziaria per condizionare il Csm. Metodi mafiosi” Io temo che, soprattutto negli ultimi anni, si siano formate anche al di fuori o trasversalmente alle correnti, delle cordate attorno a un procuratore o a un magistrato particolarmente autorevole, composte da ufficiali di polizia giudiziaria e da esponenti estranei alla magistratura che pretendono, come fanno le correnti, di condizionare l’attività del Consiglio superiore della magistratura e dell’intera magistratura»; a dichiararlo è il togato del Csm Nino Di Matteo, magistrato ed ex pm del processo per la presunta “Trattativa Stato-Mafia”, intervistato ieri sera da Andrea Purgatori per “Atlantide” su La7.

Le “cordate” di cui parla Di Matteo da un lato tutelano i vari togati, dall’altro però – qui l’accusa più grave – arrivano a condizionare le operazioni dello stesso Consiglio Superiore di Magistratura. «Vieni tutelato nei momenti di difficoltà, la tua attività viene promossa, vieni sostenuto anche nelle tue ambizioni di carriera e l’avversario diventa un corpo estraneo da marginalizzare, da contenere, se possibile da danneggiare», aggiunge il magistrato.

LE ACCUSE DI DI MATTEO: “PALAMARA? SOLO UNA PEDINA”  Di Matteo la chiama “logica della appartenenza” e la descrive come molto simile, addirittura, alle “logiche mafiose”: «è il metodo mafioso che ha inquinato i poteri, non solo la magistratura», attacca ancora il componente Csm ad “Atlantide”. Secondo l’ex pm del processo “Trattativa”, il sistema delle correnti denunciato da Luca Palamara negli scorsi mesi vedeva nell’ex n.1 Anm una «mera pedina»: per Di Matteo proprio quel “sistema” è uno «schiaffo al sacrificio dei 28 magistrati uccisi dalla criminalità organizzata e dal terrorismo come Falcone e Borsellino, che gli stessi appartenenti al ‘sistema’ fingono di onorare e utilizzano la loro tragica morte per attaccare i magistrati vivi». Da ultimo, Di Matteo lancia un attacco concentrato anche alla politica, considerata alla stessa stregua della magistratura: «la politica ha rinunciato alle sue responsabilità per usare i magistrati come alibi e sta discutendo una pessima riforma della Giustizia presentata dalla ministra Marta Cartabia, che rischia di mandare in fumo tanti processi». 15.11.2021  SUSSIDIARIO