Fiammetta Borsellino contro la procura «massonica» di Caltanissetta

In un’intervista al Corriere la figlia di Paolo ha accusato i pubblici ministeri che hanno indagato sull’attentato costato la vita al padre. Puntando il dito anche contro Nino Di Matteo

In un’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera l’ultimogenita di Paolo Borsellino, Fiammetta, ha criticato aspramente le indagini condotte dalla procura di Caltanissetta sulla morte del padre e in particolare Gianni Tinebra e Nino Di Matteo.

Fiammetta Borsellino contro la procura «massonica» di Caltanissetta

Oggi ricorre il 25simo anniversario della strage mafiosa, su cui ancora non si conosce tutta la verità, e questa mattina il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli è stata  in via D’Amelio per partecipare alle manifestazioni. Anche la commissione Antimafia guidata da Rosi Bindi è stata a Palermo e ha ascoltato le testimonianze del superstite della strage Antonio Vullo e della figlia del giudice, Fiammetta.  La Borsellino al Corriere ha detto che ci sono state manovre per occultare la verità sulla strage di via D’Amelio e se l’è presa con la procura, definita “massonica” e con il pubblico ministero Nino Di Matteo, definito “alle prime armi”:

Cosa dirà alla commissione presieduta da Rosi Bindi?
«Più che dire consegnerò inconfutabili atti processuali dai quali si evincono le manovre per occultare la verità sulla trama di via D’Amelio»
Si riferisce ai quattro processi di Caltanissetta?
«Questo abbiamo avuto: un balordo della Guadagna come pentito fasullo e una Procura massonica guidata all’epoca da Gianni Tinebra che è morto, ma dove c’erano Annamaria Palma, Carmelo Petralia, Nino Di Matteo,altri…».
Sottovalutazione generale?
«Chiamarla così è un complimento. Mio padre fu lasciato solo in vita e dopo. Dovrebbe essere l’intero Paese a sentire il bisogno di una restituzione della verità. Ma sembra un Paese che preferisce nascondere verità inconfessabili».

Di Matteo, il pm della «trattativa»,era giovane allora.
«So che dal 1994 c’è stato pure lui, insieme a quell’efficientissimo team di magistrati. Io non so se era alle prime armi. E comunque mio padre non si meritava giudici alle prime armi, che sia chiaro».
Che cosa rimprovera?
«Ai magistrati in servizio al momento della strage di Capaci di non avere mai sentito mio padre, nonostante avesse detto di volere parlare con loro».
E poi?
«Dopo via D’Amelio, riconsegnata dal questore La Barbera la borsa di mio padre pur senza l’agenda rossa, non hanno nemmeno disposto l’esame del Dna. Non furono adottate le più elementari procedure sulla scena del crimine. Il dovere di chi investigava era di non alterare i luoghi del delitto. Ma su via D’Amelio passò la mandria dei bufali

Le parole di Fiammetta e la politica

“Prendiamo molto sul serio le parole della figlia del giudice Borsellino, Fiammetta. Tanto che oggi l’ascolteremo come commissione Antimafia, come in passato abbiamo sentito la sorella Lucia e i fratelli del magistrato, Rita e Salvatore”, ha detto la presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, ai giornalisti che le chiedevano un commento all’intervista al Corsera in cui Fiammetta Borsellino parla di responsabilità di magistrati nel mancato accertamento della verità sulla strage di via D’Amelio. “Non posso commentare le sue parole – ha aggiunto -. Aspettiamo di sentirla. Oggi ci consegnerà anche documenti processuali. Abbiamo il dovere di dare risposte alla richiesta di verità dei familiari di Borsellino. Da questo ad accertare le loro affermazioni c’è di mezzo il lavoro che la commissione antimafia dovrà svolgere”.
su Facebook il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, ha ricordato il magistrato ucciso con la sua scorta il 19 luglio 1992, applaudendo quanto detto da Fiammetta al Corriere: “Ancora oggi alla sua famiglia, e ad un Paese intero, è negata la verità sulla terribile strage di quel 19 luglio del 1992. Impossibile non sentirsi colpiti dalle parole pronunciate dalla figlia del giudice, Fiammetta Borsellino, che denuncia ’25 anni di schifezze e menzogne’. Queste parole siano un monito per tutti noi, per la politica, per le istituzioni e per l’Italia intera: un Paese che si rassegna e che abdica alla ricerca della verità è un Paese che ha già perso”. Eppure proprio Nino Di Matteo è stato indicato come probabile ministro dell’Interno del governo M5S in preparazione.
Nino Di Matteo ha rilasciato una nota stampa sulla vicenda: “Bisogna sempre rispettare, questo e’ il valore piu’ importante, la memoria di Paolo Borsellino. E bisogna rispettare e comprendere il dolore dei familiari. Io so, ma tante altre persone sanno – all’interno e fuori dalle istituzioni, all’interno e fuori dalla mafia – chi in questi 20 anni ha continuato comunque, sempre, a cercare la verita’ sulla strage e si e’ esposto e ha esposto la propria famiglia a rischi gravissimi. Ha sacrificato la propria liberta’ e la propria carriera. Credo che questo sia giusto ricordarlo per evitare che certe parole possano essere strumentalizzate da chi non vuole che si vada avanti nel completare il percorso di verita’ sulle stragi. Che in questo momento deve essere completato anche cercando di capire, con gli elementi nuovi che sono stati scoperti in questi anni, chi eventualmente assieme agli uomini di Cosa nostra ha ucciso Paolo Borsellino”

CORRIERE DELLA SERA 19.7.017