GIAMMANCO: Le “AMNESIE” di un PROCURATORE… 🟥 L’interrogatorio di due ore e mezza e un verbale di tre paginette.

 

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RAI NEWS – Intercettazioni clamorose tra ex Pm Natoli e senatore Scarpinato su inchiesta Mafia e Appalti


 

📌  Presso la Stazione dei Carabinieri di Cinisi, a distanza di “soli” 25 anni dalla strage, due pm di Caltanisetta, Lia Sava e Gabriele Paci interrogano il Procuratore della Repubblica di allora, PIETRO GIAMMANCO.
La notizia e il verbale dell’interrogatorio del 2017 rimangono sconosciuti per altri 7 anni.  Solo grazie a un servizio del TGR SICILIA ora se ne conoscono i clamorosi particolari.
Tre paginette di verbale per riassumere 2 ore e mezza di escussione (interrogatorio) sono comunque pochine per capire il quadro complessivo descritto dall’ex Procuratore di Palermo, Pietro Giammanco.
Tre paginette che, pur nella loro sinteticità, contengono comunque clamorose rivelazioni: 

  • la smentita di aver telefonato la mattina di domenica 19 luglio 1992  al dottor Borsellino 
  • la smentita di aver ricevuto dal dottor Borsellino una vibrata protesta per non essere stato informato dell’arrivo dell’esplosivo destinato a lui comunicata a Giammanco dai Carabinieri
  • la smentita che fra lui e il dottor Borsellino non intercorressero buoni rapporti

ed altro ancora…

Resta poi da capire come mai solo ora, pur a conoscenza di vari soggetti, sia stato possibile venire a conoscenza di un documento di tale rilievo.

 


Il verbale mai depositato: Giammanco, Borsellino e le ombre sulla Palermo che tace


 

La misteriosa (e negata) telefonata di GIAMMANCO a BORSELLINO la mattina della strage

 

 

🟥 16.8.2017 PIETRO GIAMMANCO interrogato smentisce di aver telefonato a BORSELLINO la domenica mattina del 19 luglio 1992

 

 

🟥 AGNESE PIRAINO, moglie del dottor Borsellino in sede processuale riferisce in ordine alla telefonata ricevuta dal marito la mattina del 19 luglio 1992.

  • TESTE PIRAINO A.: Mio marito si è alzato molto presto la mattina, lui era molto mattiniero, e ha ricevuto una strana telefonata alle 7.00 del mattino. Il Procuratore Giammanco l’aveva chiamato perché la notte non aveva potuto dormire pensando che la mattina doveva dare la delega per interessarsi lui dei processi di mafia riguardanti Palermo. La telefonata ha turbato (Paolo Borsellino, ndr) moltissimo, non ne era proprio entusiasta.
    Il Procuratore Giammanco ha detto: «Così la partita è chiusa»; lui ha ripetuto: «La partita è aperta». E ha cominciato a passeggiare su e giù per il corridoio. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: Per chiarire alla Corte il significato di questa telefonata, ci vuole spiegare che significa mafia di Palermo?
  • TESTE PIRAINO: Ecco, mio marito da febbraio si trovava a Palermo, era stato trasferito a Palermo… era venuto in città ma era convinto di non essere bene accetto e il Procuratore Giammanco non era entusiasta della sua presenza presso la Procura… e quando si è istituita la PNA il Procuratore ha dato la delega a lui per i processi di mafia di Trapani e di Agrigento, però assolutamente non voleva che si occupasse della mafia di Palermo.
  • P.M. dott.ssa PALMA: Quindi suo marito lavorava sulla mafia di Agrigento e di Trapani.
  • TESTE PIRAINO:Sì, però mi diceva: “Ho la situazione esatta di quello che accade a Palermo tramite i processi che io faccio, che istruisco su Trapani e Agrigento. Però sono delegittimato”, perché il Procuratore non aveva dato questa delega a lui per trattare i processi di Palermo. Poi, quella domenica mattina, alle sette… Giammanco non era mai solito telefonare a quell’ora, non c’erano rapporti…
  • TESTE PIRAINO: No, no, mai.

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🟥 LUCIA BORSELLINO depone al processo “BORSELLINO QUATER” e conferma l’arrivo della telefonata di GIAMMANCO il 19 luglio 1992

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🟥 MANFREDI BORSELLINO Luglio 2024 L’atto d’accusa: “Quella strana telefonata di Giammanco”. E nell’inchiesta mafia e appalti spunta un nuovo documento  


 

 

 

 


 

23.3.1995 Processo per la strage di via d’Amelio Corte d’assise di Caltanissetta Audizione di Agnese Piratino Leto

Mio marito intanto non si fidava assolutamente del suo capo; ne aveva rispetto in quanto era il Procuratore della Repubblica, ma non lo stimava, non aveva fiducia in lui, ma il suo referente era, perche’ era il suo capo e dunque doveva riferire tutto, come andava l’evoluzione del processo, etc.

 

 

 

🟧 ARCHIVIO – 23 marzo 1995 « Su Borsellino i veleni di Giammanco » La vedova sfida il procuratore

 

«Non aveva voluto affidargli le inchieste di mafia e sottovalutò le minacce di morte » 

 

Su Borsellino i veleni di Giammanco » La vedova sfida il procuratore
Il verbale di una drammatica deposizione resa nel processo sulla strage di via D’Amelio dalla vedova di Paolo Borsellino in corte d’assise a Caltanissetta è stato inviato dal pm Carmelo Petralia alla procura della Repubblica. Potrebbe essere aperta un’inchiesta sull’ex procuratore di Palermo Piero Giammanco ora consigliere della Cassazione.
«Certamente saranno svolti accertamenti sui nuovi profili emersi oggi», ha detto il pm.
Agnese Borsellino, oltre ad avanzare pesanti riserve sul comportamento di Giammanco nei confronti del marito, ha fatto una rivelazione che ha lasciato tutti di stucco. Eccola: alle 7’del mattino del giorno della strage, domenica 19 luglio 1992, Giammanco telefonò a Borsellino, comunicandogli di aver deciso di affidargli anche le inchieste sulla mafia di Palermo che fino ad allora gli aveva negato malgrado egli fosse il suo procuratore aggiunto.
«Fu una telefonata sorprendente – ha detto la signora – anche perché tra Giammanco e mio marito non c’erano rapporti di confidenza tali da giustificare una telefonata a quell’ora e di domenica». Agnese Borsellino ha pure affermato che Giammanco precisò di «avere riflettuto a lungo» prima di prendere la decisione.
La signora ha poi raccontato altre cose che la procura di Caltanissetta forse approfondirà con lo stesso Giammanco.
Come la vicenda di un rapporto del Ros dei carabinieri che tempo prima della strage aveva segnalato alla procura palermitana la possibilità di attentati contro Borsellino.
Secondo la teste, il rapporto fu consegnato alla procura ma Giammanco gli avrebbe attribuito scarsa o nessuna importanza.


Agnese Borsellino ha dunque riproposto il clima surriscaldato e i veleni del Palazzo di giustizia di Palermo tre anni fa. «Se fossero stati presi provvedimenti seri per proteggere mio marito, oggi non mi troverei in quest’aula», è sbottata ad un certo punto la signora che ha sostenuto che Paolo Borsellino «si sentiva solo».
«Mi dicono – ha pure dichiarato – che prima ancora che mio marito venisse a Palermo non c’era entusiasmo da parte del capo, non era contento che mio marito tornasse a Palermo».
Eppoi: «Mio marito si occupava soltanto delle inchieste di mafia nelle province di Trapani e Agrigento».
Una puntualizzazione, la sua, quasi come a lanciare il sospetto che Giammanco avesse impedito a Borsellino di occuparsi della situazione di Palermo.
La deposizione della vedova di Borsellino è stata commentata, con una nota, da Pietro Giammanco. Il magistrato esprime «dolore e stupore» ma aggiunge che è «necessario ristabilire la verità dei fatti». Giammanco ricorda di avere voluto Borsellino come procuratore aggiunto. «D’intesa con il cons. Stajano che doveva provvedere al trasferimento ho indotto il collega Puglisi, più anziano, a ritirare la domanda». Antonio Ravidà LA STAMPA 24 marzo 1995

 
 

 

 

La misteriosa (e negata) telefonata di GIAMMANCO a BORSELLINO la mattina della strage

 

 

 

La rivolta dei pm di Palermo contro il procuratore capo Pietro Giammanco

 

 


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