PREMESSA
«La mafia dà pane e morte», diceva il titolo della prima grande inchiesta antimafia condotta, nel 1958, da un coraggioso giornale siciliano, L’Ora. Quattro soldi per un pane stentato, precario, di persone umiliate dal «caporalato» del lavoro irregolare. E morte diffusa. Da allora lo Stato ha fatto la sua parte, e ha combattuto la mafia sottraendole ricchezza e accumulando un immenso patrimonio.
‘NDRANGHETA in LOMBARDIA Risultano operative 25 Locali (cioè cosche). Si tratta di nuclei che agiscono in modo autonomo tra loro – ma non rispetto alle rispettive “case madri calabresi” –, coordinate a livello locale da un organo chiamato “La Lombardia”.
Una ‘ndrangheta in piena salute, quindi, nonostante l’imponente attività di contrasto portata avanti dalla Dia da una parte e dalla DDA, Direzione Distrettuale Antimafia, dall’altra.
Un dato per tutti spiega la situazione: la Lombardia è al quarto posto per numero di immobili confiscati (dopo Sicilia, Campania e Calabria) e al quinto per il numero di aziende confiscate (dopo Sicilia, Campania; Lazio e Calabria).
“Allo stato attuale, in Lombardia, sono in corso le procedure per la gestione di 1.796 immobili confiscati, mentre altri 1.141 risultano già destinati. Sono, altresì, in atto le procedure per la gestione di 269 aziende, a fronte delle 83 già definite”.
Tra questi troviamo alberghi, ristoranti, attività immobiliari, commercio all’ingrosso, attività manifatturiere ed edili, terreni agricoli, appartamenti, ville, fabbricati industriali, negozi (dati dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata).
Per gli investigatori, oggi, “la penetrazione del sistema imprenditoriale lombardo appare sempre più marcata da parte dei sodalizi calabresi, ma anche le mafie di estrazione siciliana e campana si mostrano in grado di esprimere la stessa minaccia”, mentre appare “meno significativa” la
criminalità organizzata pugliese, “che si manifesta episodicamente, nella quasi totalità dei casi per reati connessi al traffico di sostanze stupefacenti e contro il patrimonio”.
L’attività investigativa ha dimostrato “una tendenza sempre maggiore di tentativi di infiltrazione nel settore degli appalti pubblici e nel rilascio delle autorizzazioni, licenze e concessioni pubbliche. In particolare, i settori commerciali con più provvedimenti prefettizi, risultano quelli della ristorazione, giochi e scommesse, costruzioni, autotrasporto di merci, autodemolizioni, commercio auto”.
Diversi studi sulla criminalità organizzata hanno poi evidenziato come la sfida alle mafie debba puntare ad individuare gli obiettivi “imprenditoriali” delle organizzazioni in una visione internazionale, cercando di combatterle con una strategia sinergica condivisa tra tutti i Paesi anche al di fuori dell’Unione Europea. Passando, più nello specifico, alla mappatura criminale del territorio lombardo, l’azione di contrasto di Magistratura e polizia giudiziaria ha registrato, nel corso degli anni, l’operatività di 25 locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro – Legnano), Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Brescia (locale di Lumezzane), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Lonate Pozzolo). Sebbene meno visibile nel territorio regionale, la criminalità organizzata siciliana non è da ritenersi meno influente di quella calabrese, per importanza e per capacità di penetrazione. Analoghe considerazioni valgono per la criminalità organizzata campana nel territorio lombardo; quella pugliese, invece, che in Lombardia manifesta di ‘ndrangheta denominata “La Lombardia”.
L’azione di contrasto di Magistratura e polizia giudiziaria, anche di natura patrimoniale, ha confermato l’operatività, nelle province lombarde. Pur restando sempre elevato l’interesse delle cosche verso il narcotraffico, le indagini degli ultimi anni continuino a dar conto della spiccata vocazione ad infiltrare il mondo imprenditoriale.
In provincia di Como, secondo i dati a suo tempo diffusi dalla Procura della Repubblica, ben 150 imprese e aziende hanno subito incendi, danneggiamenti, aggressioni patrimoniali, atti intimidatori con vittime imprenditori, professionisti anche pubblici amministratori.
Le relazioni semestrali della DIA contengono un’analisi confermata anche dalla coordinatrice della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano Alessandra Dolci sul come la ‘ndrangheta stia cambiando pelle.
«I sodalizi criminali più evoluti prediligono ormai da tempo una strategia “di basso profilo”, raramente palesando connotazioni “militari” ed utilizzando la violenza solo come risorsa aggiuntiva. Questa diventa, infatti, funzionale più al mantenimento delle posizioni economiche acquisite che al controllo del territorio e all’assoggettamento delle vittime». Potrebbe sembrare una buona notizia, e invece no, perché questo «forte mimetismo» fa sì che la ‘ndrangheta, e le mafie in generale, siano «ancor più pericolose».
Principali terminali dei clan gli imprenditori e i professionisti. Ai primi «l’associazione mafiosa si mostra come un’allettante opportunità imprenditoriale», i secondi invece spesso sono «compiacenti, asserviti nel nome di convergenze affaristico-criminali».
Benché alla ricerca di mimetizzazione, i clan calabresi nel Nord Italia «hanno saputo brillantemente replicare i modelli di origine tanto da determinare elevati livelli di omertà anche in territori sensibilmente lontani, come testimoniano le recenti vicende registrate nel Comune di Cantù, relative ad una serie di eclatanti atti criminali, quali gambizzazioni, spari con armi da fuoco in pieno centro abitato e lanci di bottiglie incendiarie».
Infine da sottolineare il coinvolgimento della nostra provincia anche in inchieste sul traffico illecito di rifiuti con due distinte inchieste. Una che ha portato all’arresto di 11 persone «responsabili di aver smaltito illegalmente 14mila tonnellate di rifiuti» con perquisizioni in «impianti di trattamento rifiuti nella provincia di Como» e l’altra che ha portato all’arresto a Erba di «uno dei promotori» di un traffico «illecito di rifiuti ed inquinamento ambientali».
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MAFIA IN LOMBARDIA: Milano, Monza e Como le più contaminate
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LA LOMBARDIA COLONIZZATA DALLE MAFIE
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LA MAFIA IN LOMBARDIA. TRA PASSATO E PRESENTE
Esercitare “L’ANTIMAFIA SOCIALE” – Praticare legalità per costruire giustizia sociale
IL PROGETTO SAN FRANCESCO
PRESIDENTE
Benedetto Madonia
DIRETTORE
Claudio Ramaccini
CONSIGLIERI
Gerardo Larghi
Mercuri Francesco
Mercuri Michele
COLLEGIO SINDACI REVISORI DEI CONTI
Marco Ceccherini – Presidente
Bianchi Rita
Pietro Larghi
SOCI ONORARI
Fiammetta Borsellino
CERMENATE (CO) via Di Vittorio 10
centrostudipsf@gmail.com
Il 19 ottobre 2022 abbiamo “festeggiato” il decennale del Progetto San Francesco. Dieci anni non sono molti ma nemmeno pochi se “vissuti”, come pensiamo di averlo fatto, cercando di dare piena concretezza a quanto ci prefiggemmo in quel dì del 2012 nello studio di un notaio milanese sottoscrivendo l’atto costitutivo del Centro Studi con il quale si formalizzò un’attività peraltro già in essere da due anni. Progetto San Francesco” nasce infatti nel 2010 per fornire un contributo alla promozione della cultura della legalità nei luoghi di lavoro e nella società, contro il progresso pervasivo delle organizzazioni criminali, a tutela dei lavoratori e delle comunità.
La criminalità organizzata, le mafie in particolare, costituiscono sempre più un’emergenza nazionale e, come visto in premessa, in misura preoccupante anche sui nostri territori. Esse rappresentano il principale freno allo sviluppo economico e al progresso civile del Paese. Riconosciuto il valore della cultura della legalità come primo strumento civile per ostacolare le organizzazioni mafiose. In ogni settore produttivo del Paese la crisi ha esposto imprese e lavoratori a nuovi rischi: fra tutti preoccupa il radicamento delle organizzazioni criminali, capaci di ricattare e sfrutta re ogni ambito di sviluppo economico. Il Progetto San Francesco, è inoltre presente nell’ambito scolastico, attraverso la partecipazione a molteplici incontri con gli studenti delle scuole primarie e superiore, la promozione della cultura della legalità e della denuncia. Con tale azioni il PSF si propone di fornire un utile supporto culturale ai giovani prima che gli stessi entrino nel mondo del lavoro. Il Progetto San Francesco si propone inoltre di fornire un supporto alle associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro nei settori maggiormente esposti all’infiltrazione malavitosa (credito, edilizia, servizi, riciclo dei rifiuti ecc.) anche attraverso l’intervento diretto del medesimo presso Magistratura e Forze dell’Ordine per quanto attiene gli interventi ritenuti necessari. La conoscenza del fenomeno criminale e mafioso è il solo modo per difendersi da chi ogni giorno impone regole distorte e propone affari sporchi.
Con questo presupposto è nato a suo tempo il Progetto San Francesco. Nel territorio lombardo e comasco in particolare, la presenza delle organizzazioni criminali è quasi sempre stata silente e comunque assai poco percepita e tantomeno ammessa.
Nonostante i processi tenutisi nelle aule di tribunale di Como, la cittadinanza a tutti i livelli non ha saputo/voluto pienamente avvertire il pericolo della sempre più crescente infiltrazione mafiosa e, negli anni, il suo progressivo radicamento.
Ciò che sta emergendo sempre più, è comunque il massiccio coinvolgimento di professionisti ed esponenti del mondo politico ed imprenditoriale, che in particolare la ‘ndrangheta sa sfruttare a proprio vantaggio, arricchendosi e facendo affari, inquinando la nostra economia e la nostra democrazia.
Il bisogno di informazioni e di strumenti in continuo aggiornamento per contrastare i fenomeni mafiosi è infatti funzionale allo sviluppo di una cultura della legalità necessaria per esercitare la cittadinanza attiva di soggetti responsabili nell’assetto sociale e territoriale.
Nell’ambito delle proprie attività istituzionali, il Centro studi ha proposto e ottenuto dal Comune di Como la piantumazione (5 marzo 2011) di un Albero in ricordo della STRAGE DI CAPACI e l’intitolazione (8 aprile 2019) della Biblioteca comunale al Dottor Paolo Borsellino e di istituire, contestualmente, la SETTIMANA della LEGALITA’ con cadenza annuale ed iniziative rivolte alle scuole ed alla cittadinanza da tenersi presso la Biblioteca.
Quest’anno ricorre il TRENTENNALE delle STRAGI di CAPACI e VIA D’AMELIO dove persero la vita i Giudici GIOVANNI FALCONE, PAOLO BORSELLINO e i loro “Angeli custodi” ed è per tale ragione che insieme all’Amministrazione Provinciale abbiamo invitato le Amministrazioni comunali a dedicare un luogo pubblico alle vittime della criminalità organizzata
EVENTI
- COMO ricorda CAPACI
- COMO ricorda VIA D’AMELIO
- NOIsiamoLORO
- Trasmettiamo la memoria
- La coppola e la cravatta della legalità
- Festival della Fiducia
- Percorso della Legalità
FILONI DI INTERVENTO E DI LAVORO
- Promozione della cultura della legalità e della responsabilità sociale
- Codice appalti/Sblocca cantieri
- Usura
- Truffe agli anziani
- Azzardopatia
- Cyber bullismo
- Riciclaggio denaro
- Immigrazione clandestina
- Lavoro nero
- Caporalato
PERIMETRO TERRITORIALE PREVALENTE D’AZIONE
- Provincia di Como
SETTORI MERCEOLOGICI SEGUITI
- Credito e finanza
- Edilizia
- Logistica
- Servizi
- Istruzione
- Trasporti
- Autonomie locali e Sanità
- Agro-alimentare-florovivaistico
- Ciclo dei rifiuti
- Industria
INTERLOCUTORI ISTITUZIONALI E ASSOCIATIVI DEL PSF
- Direzione Distrettuale Antimafia Milano
- Prefettura di Como
- Procura della Repubblica di Como
- Questura di Como
- Comando Provinciale Carabinieri
- Comando Provinciale Guardia di Finanza
- DIA
- Sindaci della provincia di Como
- Diocesi di Como, Milano e Palermo
- Tavolo della Legalità Comune di Como
- Commissione Legalità Comune di Cantù
- Commissione Antimafia Regione Lombardia
- Amministrazione Provinciale di Como
- Dirigenti scolastici provincia di Como
- Associazioni di rappresentanza lavoro e datoriale di Como
- Ordini professionali di Como
- Parlamentari e Consiglieri regionali del Territorio
7 MAGGIO 2011 – A CERMENATE ASSEGNATA AL PROGETTO SAN FRANCESCO E A JUS VITAE LA VILLA CONFISCATA ALLA ‘NDRANGHETA NEL 2007.
SEDE DEL CENTRO STUDI DEDICATA A GIORGIO AMBROSOLI – Sono fra gli altri intervenuti:
- MINISTRO DELL’ INTERNO – ROBERTO MARONI
- SINDACO DI CERMENATE – MAURO RONCORONI
- PROCURATORE REPUBBLICA REFGGIO CALABRIA – GIUSEPPE PIGNATONE
- SEGRETARIO NAZIONALE CISL – RAFFAELE BONANNI
- SEGRETARIO NAZIONALE SIULP POLIZIA – FELICE ROMANO
- PRESIDENTE “JUS VITAE” – ANTONIO GARAU
- PREFETTO DI COMO – MICHELE TORTORA
- QUESTORE DI COMO – MASSIMO MAZZA
- PRESIDENTE AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE COMO – LEONARDO CARIONI
- PROCURATORE DELLA REPUBBLICA DI MILANO – BRUTI LIBERATI
- COMANDANTE PROVINCIALE GUARDIA DI FINANZA
- ALESSIO BUTTI – PARLAMENTARE
- CHIARA BRAGA – PARLAMENTARE
- NICOLA MOLTENI – PARLAMENTARE
- ENRICA RIVOLTA – PARLAMENTARE
- SINDACI DI VARI COMUNI
- RPPRESENTANZE DI ASSOCIAZIONI DI VOLONTARIATO
- SEGRETERIE TERRITORIALI E DI CATEGORIA CISL
- UMBERTO AMBROSOLI – AVVOCATO
- 7 MAGGIO 2011– CERIMONIA DI CONSEGNA DELLE CHIAVI
- 29 NOVEMBRE 2012– ACCORDO PSF, ANCE, CNA PER LA RISTRUTTURAZIONE DELLA SEDE DI CERMENATE
- 23 GENNAIO 2013– INIZIANO I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE A CERMENATE
- 10 FEBBRAIO 2013– INCURSIONE NELLA NOTTE
- 17 MAGGIO 2014– APRE LA SEDE DI CERMENATE
- 20 FEBBRAIO 2016– LA ‘NDRANGHETA VOLEVA FAR SALTARE IN ARIA LA VILLETTA
23.1.2013 – Apre il cantiere antimafia a Cermenate – Prefetto, Questore e imprese presenti con il Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco – alle 10.30 a Cermenate, in via di Vittorio 10, aprirà il cantiere per recuperare la villetta confiscata alla ‘ndrangheta e oggi sede del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco. Questa prima fase dei lavori di recupero parte alla presenza del Prefetto di Como Tortora e del Questore Barbato, si concluderà il prima maggio per la festa del lavoro. Il cantiere di Cermenate unisce industriali (ANCE Como) sponsor privati (Italcementi Group), artigiani (CNA Como) e sindacato (diverse Federazioni della Cisl e la Cisl stessa).
29.11.2012 Con ANCE e CNA Como parte il cantiere Coesione e responsabilità sociale per un progetto di sviluppo del lavoro e della legalità – Insieme, esempio di bilateralità allargata e sviluppo territoriale, per il Centro Studi Sociali contro le mafie per il mondo del lavoro dedicato a Giorgio Ambrosoli: federazioni sindacali della Cisl (a partire dai fondatori Filca Cisl, Fiba Cisl e Siulp), Ance Como con Cna Como e il Comune di Cermenate con il Progetto San Francesco. Oggi a Como, nella sede della Associazione Nazionale dei Costruttori Edili lariani, sostenitori sin dal principio di questo progetto di recupero, il Sindaco di Cermenate Mauro Roncoroni con i vertici della Cna locale e il Progetto San Francesco hanno segnato la tabella di marcia per l’apertura del cantiere per la ristrutturazione della villetta sede del Centro Studi Sociali contro le mafie nazionale del PSF. L’impresa di costruzioni Bianchi e Imburgia, in quota Ance Como, insieme agli artigiani comaschi della CNA e all’architetto Caterina Biondi apriranno il cantiere il gennaio prossimo. Questo è possibile per la positiva e solidale convergenza dei protagonisti, che anche economicamente hanno aderito a questo progetto sociale e per il lavoro. Nel periodo del cantiere, fino alla chiusura prevista in coincidenza con la festa del lavoro – sono previste una serie di iniziative pubbliche per promuovere i temi della responsabilità e della legalità che si concorderanno con il Prefetto Tortora e con i vertici delle Istituzioni e del mondo del lavoro.
Il “COMITATO 5 DICEMBRE” per una comunità attiva e reattiva
Il 18 novembre 2014 nell’ambito dell’indagine “Insubria” (riguardante la presenza della ‘ndrangheta nel comasco e nel lecchese) la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano in collaborazione con il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri e le Forze dell’ordine delle province interessate arrestò 40 persone per associazione mafiosa, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi. Sedici di queste persone erano residenti nel comasco e precisamente nei comuni di Cadorago, Bregnano, Bulgarograsso, Cermenate, Cantù, Carimate, Fino Mornasco, Guanzate, Lomazzo e Olgiate Comasco. Furono ricostruiti decine di episodi di intimidazione ed estorsione ai danni di imprenditori, commercianti e politici tra Como e Lecco, filmando numerosi incontri nei quali gli appartenenti ai varie “locali” di ‘ndrangheta affiliavano nuove persone, discutevano le strategie da adottare per incassare i soldi delle estorsioni e si preoccupavano di come evitare di essere intercettati dagli inquirenti. Vennero coinvolti anche due imprenditori che si servivano degli esponenti del gruppo criminale per recuperare crediti nei confronti di altri imprenditori. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Milano, Simone Luerti, che emise l’ordinanza di custodia cautelare affermò: “Si è superata la logica dell’infiltrazione e ad essa è subentrato il radicamento”. Scossi per gli ennesimi arresti effettuati sul territorio, ma soprattutto impressionati dalla rilevanza numerica raggiunta, sia come numero di persone coinvolte, sia come quantità di paesi contaminati, molti sindaci e assessori dei comuni della zona si riunirono a Cermenate nella sede del Progetto San Francesco, su invito dello stesso, insieme al quale decisero di dare vita al “Comitato dei sindaci della bassa comasca 5 dicembre 2014”, lasciando nel nome la memoria del giorno di quell’incontro.
Gli anni seguenti hanno visto sorgere iniziative formative e manifestazioni culturali in diverse località e il Comitato ha costantemente richiamato l’attenzione verso questo fenomeno criminale mafioso, divenuto da tempo stanziale anche sul nostro territorio.
Il Progetto San Francesco è stato il promotore e l’animatore di queste iniziative ed ha maturato in sé la convinzione che su questi temi non possono esserci divisioni o fratture, le Amministrazioni comunali vanno sostenute con proposte e partecipazione. Questo è il valore aggiunto del Comitato 5 dicembre: fare fronte comune è determinante, la chiave di volta è la comunità.
Premio Internazionale Falcone al PSF
Al Progetto San Francesco è stato conferito il Premio Giovanni Falcone, istituito dal Consiglio d’Europa e promosso dal Forum mondiale per la Democrazia, per il valore di coesione sociale di cultura della democrazia in Europa.
Strasburgo, Forum Mondiale per la Democrazia. In questo contesto internazionale il Premio Giovanni Falcone è stato conferito al Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco, importante riconoscimento del Consiglio d’Europa ricevuto ex aequo alla Carovana Antimafia.
Il tema dell’edizione 2014, in un quadro generale correlato agli obiettivi di sostenibilità del millennio pubblicati dall’ONU, è la necessità di una nuova influenza della società civile nelle scelte di programmazione politica dell’Unione. Responsabilità sociale, nuova economia, influenza e partecipazione, lotta alla corruzione incorniciano gli impegni del Forum, tanto da far riconoscere anche nel PSF un partner affidabile per il lavoro nei territori europei.