CAPORALATO nella VIGILANZA a Como

caporalato

 

19.7.2023 COMMISSARIATA SOC.MONDIALPOL

 

 

 

VIDEO – Servizio TG ETV


 


24.6.2023 – COMO UIL – Caporalato nella vigilanza –  LA PROVINCIA


La cooperativa comasca accusata di caporalato, le voci dei lavoratori

“La mia paga oraria corrispondeva a circa 5,50 euro lordi. Da contratto dovevo svolgere 40 ore settimanali, ripartite su 6 giorni. In realtà lavoravo almeno 8 ore al giorno, più almeno 40 ore mensili di straordinario. Per gli straordinari la maggiorazione oraria era di 80 centesimi lordi”. “Era impossibile coprire i turni senza gli straordinari e comunque non potevo rifiutarmi di farli”. “Nonostante le 60-80 ore mensili di straordinario non ho mai percepito uno stipendio superiore a 1.400 euro netti”. “Non mi sono reso conto che mi stavano assumendo come socio lavoratore della cooperativa”. “Gli orari di lavoro erano imposti dai miei responsabili, compresi eventuali straordinari”.
Sono solo alcune delle voci delle decine di lavoratori della Società Cooperativa, con sede a Como, sentiti dalle fiamme gialle nell’ambito dell’indagine sfociata nel provvedimento di controllo giudiziario per la cooperativa.
L’ipotesi dell’accusa è di sfruttamento del lavoro per la società, leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata.

Como, accusa di caporalato per la cooperativa Servizi Fiduciari (gruppo Sicuritalia) che finisce sotto controllo giudiziario

 

Le indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della finanza di Como. Paga oraria per i vigilanti di 5,37 euro lordi, 650 euro netti al mese. Ma anche minacce, intimidazioni e condizioni igieniche carenti 

Paga oraria per i vigilantes di 5,37 euro lordi, 650 euro netti al mese, minacce, intimidazioni e condizioni igieniche carenti. L’accusa di caporalato ha portato  al provvedimento di controllo giudiziario per la società cooperativa Servizi Fiduciari, che fa parte del grande gruppo Sicuritalia.

L’inchiesta è stata condotta dalla guardia di finanza di Como, coordinata dal magistrato milanese Paolo Storari. Il giudice delle indagini preliminari di Milano Domenico Santoro, alla luce di quanto emerso dalle indagini delle fiamme gialle ha disposto il controllo giudiziario.
Le indagini del nucleo di polizia economico-finanziaria della finanza di Como hanno permesso di accertare che «la società cooperativa, al fine di proporsi sul mercato con prezzi oltremodo competitivi, ha effettuato azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità dei suoi attuali oltre 9.000 lavoratori». Per raggiungere uno stipendio che garantisse un livello minimo di sopravvivenza, «la quasi totalità dei dipendenti avrebbe dovuto accettare prestazioni straordinarie di lavoro in quantità abnorme».  
Accertate anche minacce di licenziamento o di trasferimento in sedi lontane dalla residenza, intimidazioni e condizioni lavorative precarie, «carenze igienico-sanitarie, insalubrità o pericolosità intrinseche». I soci lavoratori della cooperativa, secondo l’accusa non partecipavano alla direzione, che sarebbe stata controllata solo «dai vertici della principale società committente».
Dal 2016, il fatturato dell’azienda è raddoppiato. Secondo gli investigatori, a fare da volano sarebbe stato proprio «lo sfruttamento dei lavoratori».  
Il giudice ha riconosciuto «la gravità ed il perdurare delle situazioni accertate, nonché le imponenti dimensioni aziendali in termini di fatturato e lavoratori impiegati». Condizioni che hanno portato alla nomina di un amministratore giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per il delitto di caporalato nella gestione dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative la cui violazione costituisce indice di sfruttamento. I lavoratori dovranno essere regolarizzati.

di Anna Campaniello Corriere della Sera 22.6.2023


Perquisizioni a Como. Vigilantes pagati 5 euro lordi l’accusa di caporalato per una cooperativa del gruppo Sicuritalia

«Lavoratori che percepivano una paga oraria di 5,37 euro lordi, pari a una retribuzione mensile di circa 930 euro lordi e 650 netti». Per l’accusa di caporalato il gip di Milano Domenico Santoro, in un’inchiesta della Gdf di Como, coordinata dal pm milanese Paolo Storari, ha disposto il “controllo giudiziario” per la società cooperativa Servizi Fiduciari, che fa parte del grande gruppo Sicuritalia, «leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata». Sono stati accertati anche «atti di violenza (specialmente verbale), minacce e intimidazioni» ai danni dei lavoratori.
Condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Como, le indagini nei confronti della cooperativa sono state mirate ad accertare che la «società cooperativa, al fine di proporsi sul mercato con prezzi oltremodo competitivi, abbia effettuato azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità dei suoi attuali oltre 9.000 lavoratori».

  • Stipendi bassissimi
  • A seguito delle indagini, il gip di Milano ha infatti emesso un decreto per l’ipotesi di reato di «sfruttamento del lavoro». I finanzieri del comando provinciale di Como hanno potuto constatare che la cooperativa proponeva ai suoi dipendenti una remunerazione di poco più di cinque euro l’ora, per uno stipendio mensile di 650 euro netti.
    Questo avrebbe costretto migliaia di lavoratori ad accettare «prestazioni straordinarie di lavoro per raggiungere uno stipendio che potesse garantire loro un livello minimo di sopravvivenza». Non solo, la stessa società è indagata per altri illeciti commessi sul posto di lavoro nei confronti dei dipendenti: si va da «atti di violenza, specialmente verbale», come minacce e intimidazioni, a «carenze igienico-sanitarie» nonché «insalubrità o pericolosità intrinseche».
  • Il fatturato dal 2016 a oggi è raddoppiato
  • È emersa anche, spiegano gli investigatori, «la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa e la sua eterodirezione da parte dei vertici della principale società committente». E le condizioni di sfruttamento dei lavoratori «hanno svolto una funzione di volano per gli introiti di quest’ultima, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 ad oggi e l’ha collocata tra le aziende leader in Italia nel settore».
    Così il gip, data «la gravità ed il perdurare delle situazioni accertate, nonché le imponenti dimensioni aziendali in termini di fatturato e lavoratori impiegati, ha ritenuto necessaria la nomina di un Amministratore Giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per il delitto di caporalato» nella gestione «dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative la cui violazione costituisce indice di sfruttamento lavorativo e procederà alla regolarizzazione dei lavoratori» LA PROVINCIA 22.6.2023


  • Vigilanza privata, paga oraria di 5 euro lordi e minacce. Cooperativa accusata di caporalato

     
    Vigilanti pagati 5 euro lordi all’ora. Secondo le indagini svolte si configura il reato di caporalato. Per questo i finanzieri del Comando Provinciale Como hanno dato esecuzione a un provvedimento emesso dal tribunale di Milano, su richiesta della Procura, con il quale è stato disposto il controllo giudiziario nei confronti di una società leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata.

    Il decreto emesso per l’ipotesi di reato di sfruttamento del lavoro

    Il decreto emesso per l’ipotesi di reato di sfruttamento del lavoro. In base alle verifiche svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è stato possibile accertare come una società cooperativa, per proporsi sul mercato con prezzi competitivi, abbia effettuato azioni di sfruttamento del lavoro. A fronte dello stato di necessità dei suoi attuali oltre 9.000 lavoratori.
    In particolare, da quanto è emerso, la paga oraria si attestava a 5,37 euro lordi, pari a una retribuzione mensile di circa 930 lordi euro, vale a dire 650 euro netti. In un simile contesto, quasi tutti i dipendenti si sono resi disponibili ad accettare prestazioni straordinarie di lavoro in grande quantità per raggiungere uno stipendio che potesse garantire il livello minimo di sopravvivenza. Oltre alla sproporzione retributiva, rilevati inoltre, nei confronti dei lavoratori, atti di violenza (specialmente verbale). Minacce e intimidazioni, per lo più legate alla perdita del posto di lavoro o all’assegnazione a postazioni molto lontane dal luogo di residenza e connotate da condizioni di precarietà.
    Le indagini hanno anche consentito di rilevare la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa e la direzione da parte dei vertici della principale società committente. Le condizioni di sfruttamento dei lavoratori – sempre in base a quanto ricostruito dalla Finanza – hanno svolto una funzione di volano per gli introiti di quest’ultima, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 ad oggi e l’ha collocata tra le aziende leader in Italia nel settore.

    Nominato un amministratore giudiziario

    Il Tribunale di Milano, vista la gravità, le situazioni accertate, e le imponenti dimensioni dell’azienda in termini di fatturato e lavoratori impiegati, ha ritenuto necessaria la nomina di un amministratore giudiziario. Figura che affiancherà l’imprenditore indagato per il reato di caporalato nella gestione dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni e procederà alla regolarizzazione dei lavoratori.Michela Vitale ESPANSIONE TV 23.5.2023


  • Como, caporalato nel settore della vigilanza privata: indagini della Finanza
  • Stipendi sotto la soglia di povertà e turni straordinari massacranti. Coinvolte una cooperativa comasca e una società leader
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  • Su provvedimento emesso dal tribunale di Milano è stato disposto il controllo giudiziario nei confronti di una società leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata. Il decreto è stato emesso per l’ipotesi di reato di sfruttamento del lavoroa seguito delle indagini, svolte dal nucleo di polizia economico-finanziaria di Como, che hanno consentito di accertare come una società cooperativa, al fine di proporsi sul mercato con prezzi oltremodo competitivi, abbia effettuato azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità dei suoi attuali oltre 9mila lavoratori.
  • Stipendi sotto la soglia di povertà

In particolare, si legge nel comunicato stampa inviato dal comando della guardia di finanza di Como, ai lavoratori verrebbe “corrisposta una remunerazione oraria di 5,37 euro lordi, pari a una retribuzione mensile di circa 930 euro lordi e 650 euro netti”.
Le indagini avrebbero svelato anche che “la quasi totalità dei dipendenti si rende disponibile ad accettare prestazioni straordinarie di lavoro in quantità abnorme per il raggiungimento di uno stipendio che possa garantire il livello minimo di sopravvivenza. Oltre alla sproporzione retributiva, sono stati inoltre rilevati, nei confronti dei lavoratori, atti di violenza (specialmente verbale), minacce e intimidazioni, per lo più correlate alla perdita del posto di lavoro o all’assegnazione a postazioni molto lontane dal luogo di residenza, nonché a postazioni lavorative connotate da condizioni di precarietà, quali carenze igienico-sanitarie, insalubrità o pericolosità intrinseche”. Le indagini hanno inoltre consentito di rilevare la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa e la sua eterodirezione da parte dei vertici della principale società committente; le condizioni di sfruttamento dei lavoratori hanno svolto una funzione di volano per gli introiti di quest’ultima, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 ad oggi e l’ha collocata tra le aziende leader in Italia nel settore. Il tribunale di Milano, stante la gravità ed il perdurare delle situazioni accertate, nonché le imponenti dimensioni aziendali in termini di fatturato e lavoratori impiegati, ha ritenuto necessaria la nomina di un amministratore giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per il delitto di caporalato nella gestione dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative la cui violazione costituisce indice di sfruttamento lavorativo e procederà alla regolarizzazione dei lavoratori. QUI COMO


“5 euro lordi l’ora e minacce”. L’accusa di caporalato per il colosso Sicuritalia, la Gdf: “Fatturati raddoppiati con lo sfruttamento”

La Gdf è entrata anche nelle sedi milanesi del gruppo Sicuritalia. Al centro della vicenda gli oltre 9.000 addetti alla vigilanza non armata, “gli omini disarmati che presidiano le reception e i cantieri”, come li ha definiti qualche anno fa il proprietario e amministratore delegato del Gruppo Sicuritalia, Lorenzo Manca, dal 1994 alla guida dell’azienda di famiglia. Oggi l’inchiesta condotte dal nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Como rivela che gli omini sono sottopagati e vittime di violenze e minacce. Si tratta dei dipendenti della cooperativa Servizi Fiduciari, oggetto dell’indagine “per accertare che la società cooperativa, al fine di proporsi sul mercato con prezzi oltremodo competitivi, abbia effettuato azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità dei suoi attuali oltre 9.000 lavoratori”.
Il gip ha firmato un decreto in cui l’ipotesi di reato è “sfruttamento del lavoro“. 
Per l’accusa di caporalato e data “la gravità ed il perdurare delle situazioni accertate, nonché le imponenti dimensioni aziendali in termini di fatturato e lavoratori impiegati, ha ritenuto necessaria la nomina di un Amministratore giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per il delitto di caporalato” nella gestione “dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative la cui violazione costituisce indice di sfruttamento lavorativo e procederà alla regolarizzazione dei lavoratori”, riporta la Provincia di Como.

Come già scritto da ilfattoquotidiano.it, il gruppo Sicuritalia ha registrato fatturati e personale in crescita anche durante la pandemia. Oggi ha più di 100mila clienti e ricavi per oltre 700 milioni e più di 17 mila dipendenti. Ma ha sempre avuto da lamentarsi dei conti della sua cooperativa, la Servizi Fiduciari per la quale lavorano gli addetti alla vigilanza, anche questi sempre aumentati negli anni.
Lamentele che per un decennio hanno giustificato l’applicazione in deroga del già misero contratto collettivo nazionale, il famigerato ccnl Servizi fiduciari, più volte dichiarato incostituzionali per i bassi livelli salariali, incompatibili con l’articolo 36 della Carta.
I sindacati hanno spesso denunciato le prassi assembleari della cooperativa. Denunce che trovano conferma nelle indagini della Gdf dalle quali sarebbe emersa “la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa e la sua eterodirezione da parte dei vertici della principale società committente”.
“Con l’obiettivo di far emergere un settore, nel 2013 il ccnl Servizi fiduciari nasce già con un elemento di dumping e un significativo risparmio per le aziende”, spiega Stefano Franzoni, segretario nazionale Uiltucs. “Ma Sicuritalia ha fatto di più: usando la cooperativa e la più favorevole normativa connessa ha sistematicamente derogato a quel contratto già povero, drogando il mercatodei suoi stessi concorrenti, diventando un gigante che ha comprato altre aziende del settore in Italia e all’estero”. 
A peggiorare il loro contratto ci pensavano gli stessi soci lavoratori della cooperativa, che anno dopo anno hanno approvato deroghe giustificate da continue crisi, rinviando l’adeguamento al ccnl perché, diceva l’azienda, “avrebbe portato al dissesto economico-finanziario della cooperativa e a ripercussioni sui livelli occupazionali”.
In sostanza, migliaia di lavoratori hanno approvato o meglio, hanno accettato di approvare condizioni ancora peggiori. Tanto da essere costretti ad accettare, dicono gli inquirenti, “prestazioni straordinarie di lavoro per raggiungere uno stipendio che potesse garantire loro un livello minimo di sopravvivenza“.
Proprio le condizioni di sfruttamento dei lavoratori si ritiene abbiano svolto “una funzione di volano per gli introiti di quest’ultima, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 ad oggi e l’ha collocata tra le aziende leader in Italia nel settore”.
“Il raddoppio del fatturato Sicuritalia l’ha fatto col giochino del gruppo in salute e la cooperativa in crisi, derogando a un contratto già penalizzante”, commenta Franzoni di Uiltucs. Scaduto da oltre otto anni, proprio di recente il ccnl Servizi fiduciari sembra essere finalmente arrivato all’accordo per il rinnovo. Ma si tratterebbe di appena 140 euro spalmati in 4 anni, addirittura sotto la soglia dell’adeguamento Istat. Un rinnovo tardivo e misero per un contratto già povero. Oggi, forse, se ne comprendono alcune ragioni.


Como, coop della società di vigilanza privata sotto controllo giudiziario: 5.37 euro all’ora, minacce, intimidazioni

I Finanzieri del Comando Provinciale Como, in queste ore, stanno eseguendo il controllo giudiziario nei confronti di una società leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata.
Il Decreto è stato emesso per l’ipotesi di reato di sfruttamento del lavoro dopo le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Como, che hanno accertare come una società cooperativa, per proporsi sul mercato con prezzi oltremodo competitivi, abbia effettuato azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità dei suoi attuali oltre 9mila lavoratori. In particolare, veniva corrisposta una remunerazione oraria di 5,37 € lordi, pari a una retribuzione mensile di circa € 930 lordi e 650 € netti.
L’operazione da esecuzione a un provvedimento emesso dal Tribunale di Milano, ufficio del Gip, su richiesta della Procura della Repubblica di Milano. La quasi totalità dei dipendenti si rendeva disponibile ad accettare prestazioni straordinarie di lavoro in quantità abnorme per il raggiungimento di uno stipendio che potesse garantire il livello minimo di sopravvivenza. Oltre alla sproporzione retributiva, sono stati inoltre rilevati, nei confronti dei lavoratori, atti di violenza (specialmente verbale), minacce e intimidazioni, per lo più legate alla perdita del posto di lavoro o all’assegnazione a postazioni molto lontane dal luogo di residenza, nonché a postazioni lavorative connotate con carenze igienico-sanitarie, insalubrità o pericolosità intrinseche.
Le indagini hanno inoltre consentito di rilevare la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa e la sua eterodirezione da parte dei vertici della principale società committente; le condizioni di sfruttamento dei lavoratori hanno svolto una funzione di volano per gli introiti di quest’ultima, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 ad oggi e l’ha collocata tra le aziende leader in Italia nel settore.
Il Tribunale di Milano, stante la gravità ed il perdurare delle situazioni accertate, nonché le imponenti dimensioni aziendali in termini di fatturato e lavoratori impiegati, ha ritenuto necessaria la nomina di un Amministratore Giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per il delitto di caporalato (fatta salva la presunzione di innocenza delle persone sottoposte ad indagini preliminari, nonché la possibilità per le medesime di far valere, in ogni fase del procedimento, la propria estraneità ai reati per cui si procede) nella gestione dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative la cui violazione costituisce indice di sfruttamento lavorativo e procederà alla regolarizzazione dei lavoratori. COMO ZERO

  • Lavoratori minacciati e sfruttati per pochi euro: società di vigilanza finisce in amministrazione giudiziaria

     

    L’indagine della Guardia di finanza di Como e della Procura di Milano ha coinvolto la cooperativa Servizi Fiduciari, che fa parte del gruppo Sicuritalia

    Controllo giudiziario nei confronti di una delle principali società di vigilanza privata: il provvedimento è stata eseguito in queste ore dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di finanza di Como, su disposizione del Gip di Milano, con l’ipotesi di sfruttamento del lavoro. Le indagini, allo stato attuale, hanno consentito di accertare come la società cooperativa Servizi Fiduciari, che fa parte del grande gruppo Sicuritalia, “leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata”, per proporsi sul mercato con prezzi particolarmente competitivi,abbia svolto azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità dei suoi attuali 9.000 lavoratori, con una remunerazione di 5,37 euro all’ora lordi, pari a una retribuzione mensile di circa 930 euro lordi e 650 netti. “In tale contesto – spiega la Gdf in una nota –  la quasi totalità dei dipendenti si rende disponibile ad accettare prestazioni straordinarie di lavoro in quantità abnorme per il raggiungimento di uno stipendio che possa garantire il livello minimo di sopravvivenza”. Oltre alla sproporzione retributiva, sono stati rilevati, nei confronti dei lavoratori, “atti di violenza, specialmente verbale, minacce e intimidazioni, per lo più correlate alla perdita del posto di lavoro o all’assegnazione a postazioni molto lontane dal luogo di residenza, nonché a postazioni lavorative connotate da condizioni di precarietà, quali carenze igienico-sanitarie, insalubrità o pericolosità intrinseche”. Le indagini hanno inoltre consentito di rilevare la sostanziale inesistenza della partecipazione dei soci lavoratori alla direzione della cooperativa. Le condizioni di sfruttamento dei lavoratori hanno svolto una funzione incremento degli introiti, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 ad oggi e l’ha collocata tra le aziende leader in Italia nel settore. Il Tribunale di Milano ha dunque ritenuto necessaria la nomina di un Amministratore Giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per il delitto di caporalato nella gestione dell’azienda, e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative. IL GIORNO 22.6.2023

    La piaga del caporalato Vigilantes sottopagati violenze e minacce Coop commissariata

     

    Como, in un tale contesto i dipendenti si vedevano costretti ad accettare stipendi da fame e a rinunciare anche a periodi di assenza dal lavoro prescritti dal medico per non perdere il posto.

    Lavoratori sottopagati e minacciati e amministrazione giudiziaria per la cooperativa Servizi fiduciari, che fa capo al gruppo Sicuritalia, una delle principali società di vigilanza privata: il provvedimento è stato eseguito ieri dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di finanza di Como, nell’ambito di un’indagine per caporalato coordinata dal sostituto procuratore di Milano Paolo Storari. L’ipotesi di sfruttamento del lavoro che viene contestata in questa fase, nasce dagli accertamenti svolti sulla cooperativa che, per proporsi sul mercato con prezzi particolarmente competitivi, avrebbe svolto azioni di sfruttamento del lavoro approfittando dello stato di necessità di circa 9000 lavoratori, le cui remunerazioni arrivavano a 5,37 euro all’ora lordi, pari a una retribuzione mensile di circa 930 euro lordi e 650 netti.Oltre alla sproporzione retributiva, “sono stati rilevati, nei confronti dei lavoratori – spiega la Gdf – atti di violenza, specialmente verbale, minacce e intimidazioni”. La frase più ricorrente negli atti è “Se non ti sta bene, stai a casa”, utilizzata per intimidire i dipendenti e minacciarli di licenziamento o di trasferimento in sedi lontane da casa, come emerge dalle decine di testimonianze contenute nel decreto con cui il Gip del tribunale di Milano, Domenico Santoro, ha commissariato la società. Come la lavoratrice impiegata in una stazione di servizio fino a inizio 2020, con uno stipendio da 400 euro al mese netti, che diventavano 800 con gli straordinari, che doveva aprire le cisterne e misurare le quantità giacenti senza mascherine e guanti. Fino ad avere “problemi di salute consistenti in gravi forme allergiche provocate dall’esposizione agli idrocarburi”. Ma la responsabile, le rispose che “se non rientravo sul posto di lavoro, avrei potuto rimanere a casa”. Costringendola a rinunciare al periodo di malattia prescritto dal medico. “In tale contesto – spiega la Gdf – la quasi totalità dei dipendenti si rendeva disponibile ad accettare prestazioni straordinarie di lavoro in quantità abnorme per uno stipendio che possa garantire il livello minimo di sopravvivenza”. Le condizioni di sfruttamento dei lavoratori avrebbero svolto una funzione di incremento degli introiti, il cui fatturato è raddoppiato dal 2016 a oggi, collocandola tra le aziende leader in Italia nel settore. Il Tribunale di Milano ha dunque ritenuto necessaria la nomina di un Amministratore Giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per caporalato nella gestione dell’azienda, e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative. di Paola Pioppi IL GIORNO 23.6.2023


    23.6.2023 Cooperativa accusata di caporalato, “vigilantes al lavoro fino a 20 ore al giorno”

    Fino a 230mila ore di straordinari in un mese, pari all’attività che avrebbero potuto svolgere ulteriori 1.332 vigilantes a tempo pieno. Dipendenti che effettuavano fino a 20 ore di servizio in un giorno. Numeri che emergono dalle indagini della guardia di finanza di Como sfociate nel provvedimento di controllo giudiziario per una cooperativa con sede a Como.

    I casi limite

    L’ipotesi dell’accusa è di sfruttamento del lavoro per la società, leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata. La paga oraria, secondo quanto accertato dai finanzieri del nucleo di polizia economico Finanziaria, si attestava a 5,37 euro lordi, pari a una retribuzione mensile di circa 930 euro lordi, 650 euro netti. Quasi obbligatorio, “per raggiungere uno stipendio che potesse garantire il livello minimo di sopravvivenza”, accettare servizi straordinari.
    Una quantità abnorme, secondo l’accusa. I casi limite indicati dalla finanza parlano di dipendenti che, nel mese di settembre 2017, hanno lavorato fino a 369 ore complessivamente. “Nei casi estremi, molto numerosi – emerge dall’indagine – i lavoratori svolgono attività per 12-14 ore al giorno, arrivando a lavorare addirittura 20 ore”

    Gli straordinari

    Nel solo anno 2021, in base a quanto ricostruito dalle fiamme gialle, le ore di straordinario denunciate sono state 2 milioni e 247mila. Tradotto, avrebbero potuto assumere ulteriori 12.990 lavoratori a tempo pieno. Il personale, per l’accusa avrebbe subito anche minacce e intimidazioni, per lo più legate alla perdita del posto di lavoro o all’assegnazione a postazioni molto lontane dal luogo di residenza.
    Il Tribunale di Milano, vista la gravità, le situazioni accertate, e le imponenti dimensioni dell’azienda in termini di fatturato e lavoratori impiegati, ha ritenuto necessaria la nomina di un amministratore giudiziario. Figura che affiancherà l’imprenditore indagato per il reato di caporalato nella gestione dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni e procederà alla regolarizzazione dei lavoratori.

    La Uil

    “L’obiettivo di tutti dovrebbe essere quello della buona occupazione – commenta dopo la notizia dell’indagine Dario Esposito, Uil del Lario – In un mercato del lavoro come quello lariano in cui si lamenta una carenza di manodopera diventa non solo auspicabile ma necessario per la tenuta e sopravvivenza dell’intero sistema economico. Non possiamo né vogliamo cedere neppure un centimetro sul sentiero che conduce ad una maggiore dignità dei lavoratori”.  


    Como, caporalato nel settore della vigilanza privata: paga oraria di 5 euro (lordi) e minacce

    Un’inchiesta della guardia di finanza di Como ha portato a galla violenze psicologiche, minacce, intimidazioni e stipendi da fame che sarebbero stati messi in atto in una società cooperativa che fa parte del grande gruppo Sicuritalia, considerato un leader nel mercato della sicurezza e della vigilanza privata. I lavoratori percepivano una paga oraria di 5,37 euro lordi, nonché una retribuzione mensile di circa 930 euro lordi e 650 netti. Il gip di Milano ha sollevato l’accusa di caporalato e ha disposto il controllo giudiziario per la società. Quest’ultima, secondo l’accusa, avrebbe sfruttato 9mila lavoratori approfittando del loro stato di necessità e con l’obiettivo di proporsi sul mercato con prezzi competitivi. Il fatturato dell’azienda è infatti raddoppiato dal 2016 ad oggi.
    Secondo quanto riferiscono le fiamme gialle, «quasi la totalità dei dipendenti avrebbe dovuto accettare prestazioni straordinarie di lavoro in quantità abnorme per il raggiungimento di uno stipendio che potesse garantire un livello minimo di sopravvivenza». Il tutto accompagnato dalla minaccia di perdere il posto di lavoro o di essere assegnati a postazioni molto lontane dal luogo di residenza o a posti con condizioni con carenze igienico-sanitarie, insalubrità o pericolosità. Il gip ha, inoltre, ritenuto necessaria la nomina di un Amministratore Giudiziario che affiancherà l’imprenditore indagato per caporalato nella gestione dell’azienda e controllerà il rispetto delle norme e delle condizioni lavorative. OPEN 22.6.2023