La piazza della discordia a Corfinio

 

Scontro e referendum sulla piazza di Corfinio dedicata a Falcone e Borsellino

 

È scontro istituzionale sulla piazza intitolata ai magistrati Falcone e Borsellino a Corfinio un borgo di 971 abitanti in provincia dell’Aquila.

Da una parte la giunta comunale con un comitato di cittadini che ha raccolto 300 firme per abrogare la piazza intitolata ai martiri di Cosa nostra; dall’altra la Soprintendenza Belle Arti e la Prefettura dell’Aquila si oppongono a tale richiesta. Il Comune così ha deciso di fare ricorso al Tar. Il vicesindaco Francesco Di Nisio dichiara a L’Identità: “Se il Tribunale amministrativo regionale ci boccia il ricorso, si va alla guerra con un referendum popolare abrogativo”.

La vicenda risale al 2017 quando la vecchia giunta ha approvato all’unanimità in consiglio comunale di intitolare la piazza principale della cittadina, chiamata piazza Corfinio, in piazza Falcone e Borsellino. Nel marzo scorso si costituisce il comitato civico che raccoglie oltre 300 firme a favore del cambio di denominazione della piazza Falcone e Borsellino, visto che si trova su un’importante sito archeologico che ospitava il Teatro Italico, simbolo dell’antica storia della città e che questa nuova intitolazione avrebbe creato “malessere” e “grave disagio sociale” ai residenti. Il 27 aprile, la giunta comunale delibera di revocare i nomi di Falcone e Borsellino della piazza principale di Corfinio, in piazza Corfinium, e di destinare un’altra area cittadina di fronte a un plesso scolastico ai due martiri della mafia.

Ma il 19 giugno la Soprintendenza Belle Arti per le Province di L’Aquila e Teramo nega il consenso e il Prefetto dell’Aquila, Giancarlo Di Vincenzo, respinge la richiesta del Comune di cambio di denominazione della piazza dando ragione alla Soprintendenza, che aveva scritto che l’istanza “non è adeguatamente motivata e in considerazione del fatto che l’attuale denominazione è ormai radicata nella tradizione locale”.
Il Comitato dei cittadini in rivolta scrive ad agosto, al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. La piazza “deve ricordare piuttosto il fatto che in epoca antica Corfinio fu abitata dai Peligni e durante la guerra sociale del 91-88 a.C. divenne capitale della Lega italica, venendo ribattezzata Italica” e che “la cittadinanza non ha accolto con estremo favore lo ‘sfratto’ dell’antica denominazione e il malessere, che pian piano si è venuto ad incrementare negli animi dei cittadini che ha indotto questo comitato ad agire per eliminare questo grave disagio sociale”, scrive il comitato che chiede anche le dimissioni del funzionario della Soprintendenza che “non ha voluto tener conto del volere popolare espresso con più di 300 firme”.

Il Comune, nel frattempo non perde tempo e sempre ad agosto impugna il provvedimento del Prefetto dell’Aquila, stanzia quasi 4.886 euro per presentare il ricorso al Tar, mentre la piazza diventa une Affaire nazionale, che finisce persino sul tavolo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiamato in causa dal sindaco di Corfinio, Romeo Contestabile.

Il parroco della cittadina, don Vincenzo Paura, interpellato per un parere su questa imbarazzante e sgradevole vicenda, spiega il suo punto di vista: “non mi schiero e non mi esprimo. Se dovessi dire la mia opinione, scontenterei metà popolazione” e salutandomi attacca il telefono. Riprovo a chiamarlo per capire il tessuto socio-culturale del borgo e il contesto sul quale è maturato un no alla piazza Falcone e Borsellino, ma il suo cellulare squilla invano.

Raggiunto il vicesindaco Francesco Di Nisio, il quale sbotta: “Voglio che esca fuori la verità! I cittadini sono veramente arrabbiati. Qui abbiamo la piazza più famosa d’Italia e nessuno ha chiesto alla comunità se era d’accordo nel cambiargli il nome”.
Ma è intitolata a Falcone e Borsellino, dovrebbe essere un grande onore.
“Lo è. Ma possiamo anche destinare loro un’altra area cittadina di fronte a un edificio scolastico affinché la loro memoria sia presente anche nelle nuove generazioni.
È dedicata a loro dal 2017.
Vi è una delibera del consiglio comunale approvata. Ma è stata addirittura negata la parola alla minoranza e la maggioranza era per metà assente. Può venire alla luce questo grande consenso popolare?

È stata deliberata. In un borgo di nemmeno mille anime, c’è una rivolta su una piazza a Falcone e Borsellino.
Ho vissuto con emozione e disperazione le stragi di Capaci e via D’Amelio e tutti i cittadini hanno un enorme rispetto per questi eroi della legalità e della giustizia. Il problema è di natura storica oltre che di democrazia. Mi spiego meglio: qui nascono i diritti umani. L’inclusione. Corfinio conserva nel suo centro storico, un museo civico archeologico, oltre al Lapidarum e due parchi archeologici, anche un teatro sotterraneo di 4200 posti. È come una piccola Pompei. Corfinio è la protagonista nella creazione della città-stato, denominata ‘Italia’ nel 90 a.C. e della prima lotta per il diritto di cittadinanza tra il 91 e 88 a.C., e proprio qui era la metropoli dei Peligni. Anche tutta la nostra toponomastica è intessuta della storia dei valorosi italici. Sul piano politico, non è stata coinvolta la popolazione. Ovvero il consenso popolare ha un peso o no?
La democrazia si è espressa nella delibera del consiglio comunale del 2017 votata all’unanimità. Falcone e Borsellino sono Storia contemporanea e i loro insegnamenti e principi sono da monito per tutti noi.
Perché a casa nostra non possiamo essere liberi di decidere di intitolare la propria piazza alla nostra città? Come mai a Foggia hanno titolato a Falcone e Borsellino uno spazio verde anziché ‘piazza Italia’? Perché a Napoli hanno dedicato a Falcone e Borsellino la piazza Cenni anziché ‘piazza del Plebiscito’? A Chieti, la piazza dei terminal dei bus è dedicata a loro. Come mai a Palermo hanno titolato a Falcone e Borsellino, la piazza Matteo Maria Boiardo, invece di ‘piazza Pretoria’, chiamata anche ‘piazza della vergogna’? Cosa ha di diverso Corfinio? Forse è stata liberata dalla mafia e non ce ne siamo resi conto?

La Soprintendenza e il Prefetto vi hanno detto ‘no’.
Abbiamo impugnato il provvedimento contro il Prefetto al Tar. Stiamo aspettando la decisione. Se il tribunale amministrativo regionale lo boccia, faremo la guerra con un referendum popolare abrogativo.
Il sindaco ha scritto al Capo dello Stato. Vi ha risposto?
No. Penso che Mattarella sia in imbarazzo perché ha avuto il fratello ucciso dalla mafia.
Cenni da parte del ministero della Cultura?
Nessuno. Noi continuiamo ad andare avanti. C’è in ballo la nostra storia. La democrazia.
Chi può farvi desistere in questo scontro istituzionale imbarazzante?
Il dottor Gianni Letta.
Cosa c’entra Gianni Letta?
Un’associazione antimafia, Progetto San Francesco, molto attiva e impegnata socialmente ha scritto molteplici lettere di protesta nei nostri confronti. Tra cui una indirizzata a Gianni Letta, nostro cittadino onorario. Lui è dalla nostra parte. Se però dovesse chiederci un passo indietro, allora molliamo tutto.