FURTO DATI ANCHE NEL COMASCO

 

 


Il caso. Segreti, affari, indagati eccellenti: tutto sul furto dalle banche dati

 

«Tutte le ex cariche di un certo livello entrano nel cda di qualcosa. E noi…spaziando dai carabinieri alla polizia all’esercito…abbiamo un ventaglio di ex cariche che diventano nostri clienti. In poche parole». Quelle di Nunzio Samuele Calamucci, socio di una società di investigazione privata intercettato nell’inchiesta della Dda di Milano che avrebbe scoperto un’associazione a delinquere specializzatasi nel fabbricare report con dati riservati, ottenuti violando le più importanti banche dati statali: quelle delle forze dell’ordine, dell’agenzia delle entrate, l’anagrafe nazionale, il casellario giudiziario. Parole che valgono più di un trattato sociologico: chi comanda spia. Chi ne ambisce il posto anche.
L’informazione è potere, ed è un mercato dove tutti sono potenzialmente spiati: «Innumerevoli accessi abusivi», secondo quanto hanno detto il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il capo della procura di Milano Marcello Viola, che ha coordinato le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Varese.
Banche, manager di grandi imprese, studi legali, esponenti delle forze delle forze dell’ordine ad alto li vello erano nel portafoglio clienti della «Equalize», la creatura di Carmine Gallo, il superpoliziotto in pensione che si occupò del caso Gucci e del sequestro Sgarella, e di Enrico Pazzali, il presidente di Fiera Milano che è socio di maggioranza della stessa società fabbrica-dossier. Pazzagli che, pur non gestendo direttamente il Grande Fratello fruiva «egli per primo, dei servizi della società» per»ottenere informazioni su persone di suo interesse».
Lo sottolinea il gip di Milano, Fabrizio Filice nell’ordinanza, respingendo la richiesta di misure cautelari per il presidente di Fondazione Fiera Milano. Provvedimento contro il quale la Procura farà ricorso. Quattro arrestati ai domiciliari e due misure interdittive per associazione a delinquere finalizzate alla commissione di reati informatici e di corruzione. Una sessantina gli indagati a vario titolo. Tra gli organizzatori dell’associazione e delinquere, secondo la procura ci sarebbero Gallo, l’ex poliziotto, Calamucci, l’hacker, socio di un’agenzia di investigazioni che vanta contatti con Anonymous («con loro, che sono più o meno 3 mila persone condividiamo, se c’è qualche rottura di palle… oppure vuole i dati da qualche parte…per dire… abbiamo trovato 30 account violati a chi interessano?»), Giulio Cornelli, che redigeva i dossier, un altro investigatore privato e due tecnici informatici.
Poi c’erano i tre “ganci”, equamente distribuiti nelle forze dell’ordine: un agente di polizia al commissariato di Rho, un carabiniere del Ros di Milano e un Finanziere in servizio presso la Dia di Lecce. I tre rappresentanti delle forze dell’ordine erano gli insider, che avevano accesso allo Sdi, la banca dati del Viminale che è utilizzata dalla pattuglie per i controlli sul territorio e che contiene informazioni sui provvedimenti di polizia e sulle mappe della criminalità organizzata, nonché agli archivi con le informazioni fiscali e patrimoniali. Gli altri archivi, anagrafe, previdenza, camera di commercio, li hackeravano direttamente.
A un centro punto però il sistema messo a punto per raccogliere e rivendere dati è stato evoluto in un software, che poteva fare a meno dell’intervento umano, ovvero del poliziotto, carabiniere, finanziere infiltrato. «Il progetto della commercializzazione della piattaforma Beyond – scrive il gip – nasce, su idea di Gallo e di Calamucci, proprio per sfruttare al massimo le potenzialità commerciali di questo sistema.
Quello che essi vogliono realizzare è, infatti, una piattaforma digitale ad abbonamento (apparentemente una delle tante banche dati con motore di ricerca a cui è possibile abbonarsi pagando un canone), mediante la quale il cliente possa effettuare direttamente la ricerca nominativa della persona sulla quale vuole un report reputazionale».
Si tratta di un aggregatore di dati riservati, ed è la svolta. La fabbrica dei dossier diventa anche la fabbrica dei soldi: «…tutta Italia inc…amo, esci fuori con un bando a venticinque euro e se compri mille crediti te lo facciamo a venti.., e tu vai avanti. Otto mesi, facendo un botto di grano…al nono mese gli hai recuperati!… Tu vedi che questo posto viaggia giorno e notte», dice Calamucci a Gallo.
Il denaro non dorme mai per loro era realtà. E se devi rischiare di andare in galera, tanto vale farlo per un buon affare: «Ti fai la galera? Dopo un milione e un euro, allora inizio a parlare di qualcosa che può non essere completamente legale.
Noi facciamo un conteggio… con due milioni per uno, non riusciamo a sparire?… Perché poi devi sparire! Dici sì, va boh, lo faccio… consapevole che lo stai facendo, ma mica per trecentomila euro». Questi invece è Cornelli, l’uomo dei report, ad essere intercettato.
Report che venivano fatti figurare come notizie raccolte da fonti aperte, da articoli di giornale. In altri casi ai clienti che chiedevano, se fosse legale il materiale raccolto, veniva detto che la società aveva degli accrediti con i ministeri che permettevano l’accesso ai dati riservati. E gli utenti si sentivano perlopiù liberi di crederci.
Nel portafoglio clienti che si sarebbero avvalsi dei servizi della società c’erano, tra gli altri il banchiere Matteo Arpe e Leonardo Del Vecchio Junior di Luxottica (indagati), manager di Erg e della Heineken, un responsabile sicurezza della Barilla. Tra i servizi offerti dalla Equalize c’era anche il monitoraggio del traffico dati dei dipendenti delle società, il phishing attraverso falsi profili Facebook, il controllo e la diffusione di notizie create ad arte per condizionare asset societari. Gli spiati sarebbero centinaia di migliaia. Tra i nomi illustri random: Letizia Moratti, Alex Britti, il presidente del Milan Paolo Scaroni, l’ex presidente di fiera Milano Giovanni Gorno Tempini.
Ad un certo punto il giochino era diventato così potente che suoi gestori hanno dovuto mettere il parental control al loro socio di maggioranza, lo stesso Pazzali, che chiedeva solo per sé migliaia di report: «Non lo deve sapere», che ora si può entrare nello Sdi della polizia come se fosse Google Chrome «e non lo saprà mai… perché se sa lo Sdi siamo f…i perché quello te lo chiede ogni… giorno». AVVENIRE



26.10.2024 Dati sensibili e segreti rubati, uomini delle forze dell’ordine nella banda: spiati anche i politici

 

Dossieraggio, un mercato nero di dati riservati da milioni di euro: “Quadro allarmante”

In tutto sei le misure cautelari: quattro persone agli arresti domiciliari, fra cui l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, con il braccialetto elettronico e due misure interdittive

Un vero e proprio “gigantesco mercato nero delle informazioni riservate”. Così il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo ha definito quanto emerso dalla maxi inchiesta della Dda sul dossieraggio nel mondo dell’imprenditoria italiana. Lo ha detto in una conferenza stampa, tenutasi sabato mattina 26 ottobre negli uffici della Procura di Milano, dopo la serie di perquisizioni e misure di custodia cautelari scattate nella serata di venerdì da parte dei carabinieri di Varese. In tutto sei persone fermate: quattro agli arresti domiciliari, fra cui l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, con il braccialetto elettronico e due misure interdittive.

Associazione per delinquere e affari milionari

Così gli investigatori hanno bloccato quella che sono convinti essere un’associazione per delinquere che, dal 2020, ha ottenuto profitti per almeno centinaia di migliaia di euro. Come? Di fatto spiando persone influenti e potenti dell’imprenditoria italiana per conto di clienti facoltosi che avanzano richieste precise. Per questi clienti, avere informazioni sui grandi nomi dell’economia italiana, poteva essere un grande vantaggio, soprattutto competitivo sul mercato globale. Per questi pagavano i membri del gruppo per carpire qualsiasi informazioni sensibile, di fatto hackerando banche dati istituzionali e non, ma anche attraverso intercettazioni e bonifiche ambientali completamente illegali a danno delle vittime.  
Le accuse mosse dalla Procura di Milano, coordinata dal numero uno Marcello Viola, che ha diretto le indagini, sono di associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati, fra cui accesso abusivo sistema telematico, atti di corruzione, intercettazione illecita, detenzione illecita di apparecchi per le intercettazioni.

Gli hacker dalla Svizzera e poliziotti infedeli

Di fatto le intercettazioni avvenivano con sistemi complessissimi di tipo telematico. Per il gruppo erano fondamentali due cose. Da una parte avere persone con competenze informatiche altissime, dunque veri e propri hacker che si trovavano in Svizzera e che erano capaci di entrare in qualsiasi sistema. Dall’altra però c’erano banche dati, da penetrare con solo dei semplici accessi digitali. E qui entravano in ballo i funzionari di polizia infedeli, che, per lavoro o per il lavoro fatto in passato, avevano tutte le credenziali necessarie per consegnare ai presunti spioni tutte le informazioni su chiunque.
Qui, secondo le indagini, sarebbe entrato in gioco l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo, per anni tra i volti in prima linea della Squadra Mobile di Milano. L’indagine poi ruota anche intorno all’agenzia di investigazione privata Equalize, la cui sede si trova in piazza Fontana, a pochi passi dal Duomo, di cui è socio di maggioranza il presidente di Fondazione Fiera Milano (ente totalmente estraneo) Enrico Pazzali, tra gli indagati, e che vede invece l’ex poliziotto come socio di minoranza.
“Il quadro che emerge è allarmante – ha ribadito Melillo – ed esige prudenza perché ci vorrà ancora molto tempo e fatica per delineare i contorni di questa vicenda, che preoccupa sia per dimensione sia per il livello imprenditoriale dei dati personali e riservati. Davvero stiamo appena cominciando a capire come funziona questo mercato clandestino delle informazioni riservare”. Si tratta infatti di migliaia di accessi a informazioni riservatissime nel corso degli ultimi anni e che potrebbero aver messo “a nudo” la vita di un numero imprecisato di personalità dell’economia italiana, a favore di chi sarebbe stato disposto a pagare profumatamente per quelle informazioni. Così l’antimafia e la Procura di Milano potrebbero aver scoperto un nuovo fronte di maxi profitti, quello dei dati riservati, di fronte al quale si sta ancora ragionando come difendersi. MILANO TODAY 



Maxi inchiesta della Dda: sei misure cautelari e società sequestrate. Al centro dell’indagine una banda accusata di rubare dati sensibili. Indagato anche il manager di Fiera Milano, Enrico Pazzali, e un magistrato

Dati rubati e rivenduti. Con politici e uomini d’affari coinvolti. I carabinieri del nucleo investigativo di Varese – con il coordinamento della procura di Milano, della direzione distrettuale antimafia e della direzione nazionale antimafia – hanno eseguito venerdì pomeriggio un’ordinanza di applicazione di sei misure cautelari personali e di sequestro di società emessa dal Gip meneghino. 

I sei – quattro ai domiciliari e due colpiti da due misure interdittive – sono accusati di essere parte, si legge in una nota del procuratore Marcello Viola, di “un’organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni sensibili e segrete”. 

I dati rubati sarebbero stati “conservati nelle banche dati strategiche nazionali”, tra cui lo Sdi utilizzato dalle forze dell’ordine per verificare i precedenti, il sistema Serpico dell’agenzia delle entrate, il software dell’Inps, il registro Anpr – una sorta di anagrafe centrale del ministero dell’Interno, e il Siva, che contiene informazioni su possibili operazioni finanziarie sospette.

Nel gruppo ci sarebbero appartenenti o ex appartenenti alle forze dell’ordine e alcuni hacker. Uno degli indagati ai domiciliari sarebbe un ex poliziotto. Indagato anche il manager di Fiera Milano, Enrico Pazzali, e un magistrato. Tra i documenti “esfiltrati” ci saranno anche alcuni dati e informazioni sensibili di esponenti politici.

I componenti della banda, secondo le prime informazioni apprese, avrebbero agito su commissione di alcuni “clienti” vendendo loro i dati richiesti.
L’ipotesi di reato è di associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico. Nella giornata di venerdì sono state eseguite anche decine di perquisizioni in Italia e all’estero. 
MILANO TODAY


 

Prelevati file da Banche dati strategiche nazionali, quattro arresti

Avrebbero prelevato informazioni sensibili e segrete, anche di esponenti del mondo della politica, contenute nelle banche dati strategiche nazionali, come lo Sdi, Serpico, e il sistema valutario legato alle cosiddette Sos di Bankitalia, per poi rivenderle su commissione di clienti, tra cui ci sarebbero anche alcuni media.

Per questo i Carabinieri del nucleo Investigativo di Varese coordinati dalla Dda di Milano hanno eseguito sei misure cautelari per associazione per delinquere finalizzata all’ accesso abusivo a sistema informatico.

Quattro persone sono ai domiciliari, tra cui un ex poliziotto, due sono state raggiunte da misure interdittive, ossia sono state sospese dal servizio, alcune società sono state poste sotto sequestro e sono state effettuate perquisizioni in tutta Italia.
Tra gli indagati ci sono, da quanto è trapelato, una serie di appartenenti ed ex appartenenti alle forze dell’ordine, consulenti informatici e hacker. E’ quanto ha scoperchiato l’indagine condotta dai pm Francesco De Tommasi, dall’aggiunto Alessandra Dolci e dal Procuratore Marcello Viola, in collaborazione con Antonio Ardituro della Dna, guidata da Gianni Melillo. Si tratta di una inchiesta che ricorda quella in cui Pasquale Striano assieme all’ex pm Antonio Laudati avrebbero scaricato oltre 200 mila atti sbirciando negli affari e nei conti di politici e vip del mondo dello spettacolo e dello sport, ma che è nata da un fascicolo sulla criminalità organizzata.

Come si legge in una nota diffusa in serata dal procuratore Viola, che annuncia per domani una conferenza stampa, si tratterebbe di una “organizzazione dedita principalmente, per finalità di profitto economico e di altra natura, all’esfiltrazione di dati e di informazioni (sensibili e segrete) conservati nelle banche dati strategiche nazionali”: oltre alla Sdi – istituita per consentire alle diverse forze di polizia di svolgere indagini ed attività di pubblica sicurezza-, a Serpico dell’Agenzia delle Entrate e quella dell’Inps, ci sono gli archivi dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente, e il sistema informatico valutario legato alle segnalazioni di operazioni sospette, le sos, trasmesse dall’Unità di informazione finanziaria della Banda d’Italia. L’associazione, in base a quanto ricostruito, avrebbe venduto informazioni “di tutti i generi” e di qualunque tenore sui soggetti più vari, anche esponenti politici e personalità di rilievo, e avrebbe agito su commissione di “clienti”, anche a “fini privatistici”. Al momento nelle ordinanze eseguite nel pomeriggio dall’Arma non vengono contestate le aggravanti di “agevolazione mafiosa”. ANSA


Informazioni sensibili prelevate da banche dati strategiche, 6 arresti. Nel mirino Inps, Agenzia Entrate e politici

 

Sono accusate di aver “esfiltrato” dati e informazioni “sensibili e segrete” conservati nelle “Banche Dati Strategiche Nazionali” Sdi, Serpico, Inps