MATTEO MESSINA DENARO – I covi

 

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15.4.2023 Messina Denaro ha vissuto a Palermo: caccia al covo segreto

Capitava, però, che suonasse qualche campanello di allarme. Le operazioni si sono susseguite. Decine e decine di arresti. Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto definisce “incredibile” il fatto che Messina Denaro non sia stato arrestato prima. Desta addirittura “sconcerto”.

Il padrino e la maestra Bonafade conducevano una vita (quasi) normale. A volte però sentivano la pressione. Lui, ad esempio, nel 2013, in occasione dell’arresto della sorella Patrizia e del nipote Francesco Guttadauro, usava parole rabbiose contro lo Stato. Si sentiva un “perseguitato”.

Lei ce l’aveva con “i nemici” in divisa. Gli “sbirri mi stanno addosso”, Castelvetrano era il “posto più controllato della nazione”. Nel 2017, quando subì una perquisizione, la donna avrebbe passato il testimone ai tre cugini, i due omonimi Andrea Bonafede e ad Emanuele Bonafede, divenuti centrali nella schiera dei favoreggiatori.

Anche a Palermo ci sono tracce ripetute della sua presenza. Si parla di incontri, feste e bische clandestine. Molte cose sono frutto di un passaparola malsano, altre no. Sono vere e concrete.

I carabinieri del Ros stanno ricostruendo i suoi spostamenti, analizzando le celle telefoniche agganciate dal suo cellulare a Palermo (ne aveva addosso due al momento dell’arresto). E non solo: ci sono altri indizi top secret che spostano indietro nel tempo la scia palermitana.

L’esistenza di altri covi appare scontata anche seguendo l’evoluzione delle indagini. “Ma la cura quasi maniacale del latitante nella annotazione di qualsiasi accadimento della sua vita, nella tenuta di diari e quaderni in cui trascriveva anche commenti e nella elencazione delle spese personali – scrive il gip – quale risulta dai documenti in atto rinvenuti, non può fare dubitare dell’esistenza di materiale documentale di ben altra importanza sugli affari criminali di Messina Denaro Matteo (oltre che sulle fonti dei suoi ingenti guadagni ovviamente di sicura provenienza delittuosa) custodito in altri covi non ancora individuati”. La ricerca continua ed ha già portato dritto a Palermo. Riccardo Lo Verso



23.3.2023 Messina Denaro, ultimo mistero: “Chiavi di una casa clandestina”


2.2.2023 Nel covo di Messina Denaro si scava anche sotto il pavimento: così i carabinieri cercano i nascondigli segreti

Nulla viene lasciato per intentato nelle verifiche che da giorni i carabinieri del Ros stanno svolgendo nei covi di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara. In particolare nell’appartamento di vico San Vito, i militari hanno analizzato ogni angolo della casa in cerca di possibili nascondigli e intercapedini sospetti. Come emerge dall’ultimo filmato diffuso dal Ros, nella casa i carabinieri stanno usando uno scanner che analizza quel che possono nascondere muri e pavimento, passando poi all’azione con seghe circolari per sezionare i muri, oltre che un martello pneumatico per aprire varchi nel pavimento. Già in un precedente sopralluogo in via Maggiore Toselli 34, i carabinieri avevano trovato una camera blindata nascosta dietro un armadio. La scoperta era avvenuta nella casa di Errico Risalvato, sospettato di aver favorito la latitanza del boss. In quella camera segreta protetta da una porta blindata erano stati trovati alcuni gioielli come collane, bracciali e pietre preziose. E poi documenti riposti in ordine nelle custodie su uno scaffale di metallo. Ma anche contenitori vuoti, che avevano fatto sospettare che qualcuno potesse aver ripulito quel covo prima dell’arrivo dei militari. OPEN


28.1.2023 – Campobello, 5 le false carte d’identità trovate nel covo di Messina Denaro

Sono cinque le carte di identità contraffatte trovate nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, in cui ha trascorso l’ultimo periodo della latitanza il boss Matteo Messina Denaro. I documenti, tutti con la foto tessera del capomafia, sono intestati ad altrettante persone in vita e incensurate, delle quali il boss ha usato le identità per un periodo lunghissimo: circa 15 anni. A consentire al boss di restare libero sfruttando le generalità altrui, dunque, non è stato solo Andrea Bonafede, il geometra che ha messo a disposizione di Messina Denaro i suoi documenti consentendogli di usarli nelle strutture sanitarie in cui è stato operato e si è curato. Gli investigatori stanno tentando di accertare se gli altri alias fossero a conoscenza della contraffazione. GDS


27.1.2022 Messina Denaro aveva usato altre identità: nel covo trovati diversi documenti


Le mille identità del superboss: trovati nel covo di Messina Denaro altri documenti contraffatti

Non solo Andrea Bonafede. Tra le carte del capomafia, gli inquirenti hanno trovato anche carte d’identità coi nomi e i dati di persone realmente esistenti. Diverse sono le foto tessera presenti nel nascondiglio del padrino di Castelvetrano

Il boss Matteo Messina Denaro avrebbe utilizzato negli anni le generalità di diversi fiancheggiatori. Lo sospettano gli inquirenti che nel covo di vicolo San Vito a Campobello di Mazara, come riporta l’Ansa.it, tra le carte del capomafia hanno trovato documenti di identità contraffatti coi nomi e i dati di persone realmente esistenti. Non è ancora chiaro se i documenti siano stati contraffati dallo stesso capomafia o se qualcuno glieli abbia forniti precompilati e lui abbia soltanto apposto la sua foto. Diverse peraltro sono le foto tessera trovate al padrino di Castelvetrano. Prima di assumere l’identità del geometra Bonafede, utilizzata a partire almeno dal 2020, quando venne operato di cancro all’ospedale di Mazara del Vallo e utilizzò il codice fiscale e la carta di identità del suo complice, il boss avrebbe dunque fatto uso dei documenti di altre persone. E con le generalità di altri favoreggiatori avrebbe viaggiato e concluso affari. Piste che gli inquirenti, che stanno tentando di andare a ritroso per ricostruite la latitanza del capomafia, ora approfondiranno.  PALERMO TODAY


26.1.2023 – Nel covo di Matteo Messina Denaro trovata anche una parrucca da donna A CAMPOBELLO DI MAZARA.  Nel covo del boss Matteo Messina Denaro, in vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, è stata trovata anche una parrucca da donna. Gli investigatori escludono che sia stata utilizzata dall’ex latitante per travestimenti. L’ipotesi più probabile è che a indossarla siano state donne che nel tempo hanno frequentato il padrino di Castelvetrano.


26.1.2023 Messina Denaro nascondeva anche una pistola: nel covo ritrovato un revolver con matricola abrasa


23.1.2023 – Messina Denaro, nel primo covo trovati anche abiti femminili

La scoperta nell’appartamento di vicolo San Vito a Campobello di Mazara conferma che il capomafia aveva una relazione negli ultimi anni della latitanza. È caccia all’identità della donna Abiti femminili e segni di una presenza non occasionale di una donna. È quello che sarebbe emerso secondo quanto si apprende dopo le perquisizioni del primo covo a vicolo San Vito (ex via Cb31) del latitante Matteo Messina Denaro, arrestato lunedì scorso. Questo ritrovamento fa pensare che il capomafia potrebbe avere avuto una relazione con una donna, che probabilmente ha vissuto con lui a Campobello di Mazara in questi ultimi anni della sua latitanza.L Adesso si cerca di risalire all’identità della donna. D’altronde era già state rinvenute delle pillole per aumentare le prestazioni sessuali e dei profilattici. L’ex latitante avrebbe vissuto per almeno sei mesi-un anno nell’ultimo covo di vicolo San Vito. Gli investigatori sono al lavoro anche sull’auto, una Giulietta, usata dal boss e trovata nel garage del figlio di Giovanni Luppino, l’autista del boss arrestato con lui. E a Campobello di Mazara, si apre anche la caccia ad altri possibili bunker segreti del boss. CORRIERE DELLA SERA


23.1.2023 Matteo Messina Denaro viveva a Campobello da 4 anni. Spuntano un figlio segreto e l’amante


22.1.2023 Il covo, la soffiata e la donna: Messina Denaro, nuove piste


La stanza segreta dietro l’armadio: nel terzo covo del boss Messina Denaro, gioielli per milioni

 

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Video dei finanzieri del Gico: il bunker dietro una parete a scorrimento, all’interno pietre preziose, quadri: il giallo degli scatoloni per documenti, vuoti. A 48 ore dalla scoperta del primo covo, dalla stanza blindata è stato portato via materiale

Il blitz della Guardia di Finanza all’interno del terzo covo ritenuto appartenere al boss di mafia Matteo Messina Denaro. Nell’esclusiva del Tg1, il video dell’ingresso delle forze speciali del Gico, che scoprono una parete di legno a scorrimento dietro un’armadio: all’interno stanze blindate, gioielli, pietre preziose, quadri: ma è un giallo su degli scatoloni per documenti, totalmente vuoti.  A 48 ore dalla scoperta del primo covo, dalla stanza blindata è stato portato materiale forse importantissimo per gli investigatori.
Nel paese “covo diffuso” del boss L’abitazione – dove si trova il bunker – appartiene ad Enrico Risalvato, ex Consigliere Comunale di Campobello di Mazara. Mentre continuano senza sosta perquisizioni in tutto il paese, dopo il ritrovamento dei tre covi e la perquisizione della casa della madre di Andrea Bonafede, il geometra che avrebbe prestato la sua identità all’ormai ex superlatitante, è stata ispezionata anche l’abitazione di un avvocato, in Via Scuderi, che dista circa 800 metri dal terzo covo, e quella di fronte all’abitazione del fratello del boss. Ispezioni vengono eseguite anche in altre abitazioni di Campobello di Mazara.


 

23.1.2023 Matteo Messina Denaro, l’ossessione del boss per Il Padrino. Nel covo la copia di un quadro di Guttuso e sul frigo i magneti del cartone Masha e Orso


23.1.2023 – Nel covo di Messina Denaro: la calamita “Il padrino sono io” e la Vucciria di Guttuso


22.1.2023 – Messina Denaro, l’uomo che ha indicato il covo adesso ha paura. Il cognato di Bonafede: «Devono arrestarlo»


22.1.2023 Matteo Messina Denaro, covi e identità diverse


Gli investigatori continuano a setacciare i covi dove per anni si è nascosto il boss mafioso Matteo Messina Denaro, portando a galla elementi che non cessano di incuriosire. Nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, il primo rifugio scoperto del capomafia, sono stati infatti ritrovati scontrini e biglietti aerei con destinazioni varie, tra cui Inghilterra e Sud America (molto probabilmente Venezuela). Sarebbero, secondo quanto riporta il Fatto Quotidiano, intestati ad «Andrea Bonafede». Tra gli oggetti reperiti sul posto, figurerebbero anche molti libri di storia e di filosofia, da Senofonte a Platone. Tra le decine di volumi sugli argomenti più disparati, è spuntata anche una biografia del leader russo Vladimir Putin.

Un lettore vorace

Una passione, quella per la letteratura, che secondo i racconti dei suoi amici d’infanzia sarebbe stata innata nel boss: «Matteo era di livello superiore. Era di un’eleganza, di uno stile per noi inarrivabile. E poi è un uomo colto. Leggeva Nietzsche, libri di romanzieri importanti, scrittori sudamericani. A volte faceva citazioni per noi incomprensibili. In 30 anni di solitudine chissà quanti libri avrà letto». Ulteriori conferme della sua sete di conoscenza arrivano dal suo carteggio con l’ex sindaco Antonino Vaccarino, utilizzato dai servizi segreti per arrivare alla cattura del boss. Messina Denaro, soprannome Alessio, nel febbraio 2005 citava infatti lo scrittore brasiliano Jorge Amado: «Amado diceva che non c’è cosa più infima della giustizia quando va a braccetto con la politica ed io sono d’accordissimo con lui». Parlava anche del rimpianto di non aver studiato: «è stato uno dei più grandi errori della mia vita, la mia rabbia maggiore era che ero un bravo studente. Solo che mi sono distratto con altro» 


Al momento sono tre i covi di Matteo Messino Denaro, individuati a pochi chilometri di distanza. Il primo, in vicolo San Vito (ex via CB 31), un appartamento che il boss avrebbe utilizzato negli ultimi sei mesi. Nella casa intestata ad Andrea Bonafede, all’ingresso di Campobello di Mazara, i Carabinieri del Ros hanno rinvenuto profumi costosi, scarpe di marca, vestiti di lusso, un frigo pieno di vivande e tante ricevute e scontrini. Insieme ai diversi oggetti, c’erano anche cartelle cliniche, referti medici e un’agenda in cui appuntava date, pensieri e riflessioni indirizzate alla figlia Lorenza. Tra gli oggetti ritrovati anche un libro mastro contenente numeri con entrate e uscite, ma anche con sigle tutte da decifrare. Il secondo covo, in via Maggiore Toselli 34, a 300 metri dal primo è di proprietà di Errico Risalvato e sarebbe stato utilizzato dal Boss poco prima di trasferirsi in vicolo San Vito. Si tratta di una stanza blindata

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Il terzo covo è stato rinvenuto in via San Giovanni 260, a circa 300 metri dalla prima abitazione. L’appartamento, in vendita, era vuoto

Un anziano signore apre la porta del terzo covo del boss Matteo Messina Denaro

Davanti alle telecamere, la Polizia individua il nuovo nascondiglio dell’ex latitante

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20.1.2023 Un poster di Joker e la frase “C’è sempre una via d’uscita, se non la trovi sfonda tutto” nel covo di Messina Denaro

 

Il mistero dei tre immobili sequestrati: ed è ancora caccia all’archivio segreto. Mesi per decifrare i pizzini e i post-it finora recuperati. L’ipotesi che nell’ultimo anno, per colpa della malattia, l’ex capomafia abbia abbassato la guardia commettendo degli errori Si cerca ancora. Perché il fantomatico tesoro, quell’archivio dei misteri e segreti che il boss Totò Riina gli avrebbe lasciato in eredità, fatto sparire dal covo mai perquisito in cui il padrino corleonese venne arrestato, finora non è stato trovato. Nei due nascondigli in cui Messina Denaro avrebbe trascorso l’ultimo anno e nel bunker occultato dietro un armadio, ricavato nella casa di un fedelissimo (dove su una parete erano appesi due poster: uno più grande raffigurante Joker, l’inquietante personaggio dei fumetti americani, contraltare di Batman; e uno più piccolo, proprio sotto, con una frase addebitata proprio allo stesso eroe cattivo, al centro anche di una recente versione cinematografica : «C’è sempre una via d’uscita, ma se non la trovi sfonda tutto»), i documenti, le carte che da 30 anni gli inquirenti cercano non c’erano.C’erano i pizzini, post-it con nomi e sigle, gioielli, argenteria, un’agenda con riflessioni sull’amore, sulla famiglia e sulla vita, i mitici Ray Ban a goccia che tanto ama, scarpe griffate, pagine con cifre segnate forse per ricordare spese e investimenti. Ma il tesoro di Riina, quello no.
Il materiale scoperto darà da lavorare a lungo al procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e al suo aggiunto Paolo Guido, i magistrati che hanno messo fine alla trentennale latitanza dell’ex primula rossa di Cosa nostra. E sarà utile a ricostruire la rete dei fiancheggiatori che hanno coperto la fuga del padrino, gli affari criminali che certamente Messina Denaro ha continuato a fare fino all’ultimo. e che gli hanno consentito un tenore di vita altissimo, le complicità esterne a Cosa nostra. Ma se vorranno mettere le mani su quello che, raccontano i pentiti, fu fatto sparire dal covo di Riina a cominciare dalla cassaforte smurata e portata via, gli inquirenti dovranno continuare a cercare. Anche a Campobello di Mazara, il paese del trapanese in cui il boss ha passato l’ultimo anno cambiando due case — quella intestata al suo alias, il geometra Andrea Bonafede, e quella scoperta ieri ma svuotata di tutto e di nuovo in vendita – e facendosi costruire un bunker segreto in una terza abitazione. Dal giorno della cattura gli immobili perquisiti sono stati decine: appartamenti di favoreggiatori, di familiari di favoreggiatori, di parenti del capomafia, come il fratello Salvatore. Stamane sono stati controllati anche l’abitazione di un legale, l’avvocato Antonio Messina, che si trova in via Selinunte, di fronte la casa di Salvatore Messina Denaro, fratello del boss, già perquisita lunedì scorso. n’azione a tappeto per arrivare al tesoro, ma anche per ricostruire più possibile della fuga del capomafia. Un uomo molto malato che, spiegano gli inquirenti, da un anno a questa parte avrebbe cominciato a commettere errori. Depresso,certo di non avere una lunga vita davanti avrebbe cominciato ad abbassare la guardia. Lui, che è sempre stato considerato un maniaco di prudenza, ridotto a farsi selfie con i medici che lo avevano in cura o a chattare con altri pazienti. Segno di una stanchezza, che nulla ha comunque a che fare con la resa dicono gli investigatori, e del desiderio di vivere il tempo che gli resta come un uomo qualunque.  di Lara Sirignano Corriere della Sera


19.1.2023 Nel primo covo trovato il poster de “Il Padrino”

Nel primo covo di Matteo Messina Denaro perquisito dal Ros, a Campobello di Mazara, i carabinieri hanno trovato anche un poster con il volto de “Il padrino”, quello interpretato nell’omonimo film di Marlon Brando. L’immagine è una stampa con il primo piano del padrino, che indossa il papillon e una rosa rossa alla sua destra, molto simile alla locandina del film di Francis Ford Coppola in cui il protagonista interpreta il personaggio di don Vito Corleone. 


19.1.2023  In un “taccuino mastro” rete relazioni dal 2016. Trovato terzo covo

Tra i reperti sequestrati in uno dei rifugi utilizzati da Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara c’è anche un “taccuino mastro”, da cui emergerebbe una fitta rete di relazioni, anche sentimentali, che avrebbe intrattenuto negli ultimi mesi. Ma alcuni risalirebbero anche al 2016. E la Polizia ha scoperto anche un terzo luogo in cui avrebbe vissuto il boss: si tratta di un appartamento che si trova sempre a Campobello di Mazara, il paese cui sono stati individuati gli altri due rifugi del capomafia. Il covo sarebbe vuoto e l’appartamento in vendita, gli inquirenti stanno accertando chi sia il proprietario.Intanto Messina Denaro ha rinunciato a collegarsi in videoconferenza dal carcere de L’Aquila, dov’è detenuto, con l’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta, dove si sta svolgendo il processo in cui è imputato come mandante delle stragi di Capaci e via D’Amelio. Lo ha comunicato il presidente della Corte d’Assise d’appello. Sarebbe stata la prima volta in un’aula giudiziaria dell’ex latitante L’udienza è stata poi rinviata al 9 marzo “per consentire al difensore di essere presente”: uno dei due difensori d’ufficio del boss, l’avvocato Salvatore Baglio, ha comunicato di avere ricevuto una delega orale dal difensore di fiducia nominato da Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro (CHI È), e ha chiesto i termini a difesa. “Che collabori lo speriamo tutti, ma nessuno di noi può saperlo. È depositario di conoscenze sulla stagione stragista del ’92 e ’94 ancora oggi non sondate e sconosciute da altri collaboratori”, ha detto il procuratore generale di Caltanissetta, Antonino Patti, al termine dell’udienza.
 

19.1.2023 Matteo Messina Denaro, cosa è stato trovato nel secondo covo: l’ipotesi è che sia stato ripulito velocemente

Perquisito quello che si crede sia stato il secondo covo di Matteo Messina Denaro: cosa è trapelato

Continuano le indagini nella camera blindata scoperta ieri in un appartamento del centro di Campobello di Mazara, distante soltanto qualche centinaia di metri dalla casa in cui ha dimorato Matteo Messina Denaro negli ultimi mesi. Secondo chi lavora al caso potrebbe essere un altro suo covo.

Il secondo covo, si attende l’esame delle impronte digitali

Per chiarire definitivamente se quel rifugio è effettivamente stato un altro luogo frequentato dal boss, bisogna attendere l’esito delle impronte digitali. I carabinieri del Ris sono al lavoro. Se dovesse emergere che non c’è traccia delle impronte del ‘Padrino’, rimarrebbero comunque da studiare diversi dettagli dell’appartamento.

Nell’abitazione di via Maggiore Toselli, celato dietro il fondo scorrevole di un armadio a parete di una stanza, è stato scoperto un piccolo bunker. Non è invece stato trovato il tanto ambito tesoro di Matteo Messina Denaro.

Matteo Messina Denaro, cosa è stato trovato nel secondo covo

Secondo quanto riferito dal Corriere della Sera, non sarebbero stati rinvenuti nemmeno i tradizionali pizzini mafiosi e tantomeno l’archivio di Totò Riinache, secondo alcuni pentiti, sarebbe finito nelle mani di Messina Denaro.
Dunque? Cosa è stato trovato? Qualche carta ancora da decifrare, dei monili e delle pietre apparentemente preziose, oggetti di argenteria, custodie di gioielli e scatole vuote.
La Guardia di Finanza si è diretta subito in quel piccolo bunker in quanto, in base alle indagini, nutre la certezza che in quella camera segreta Matteo Messina Denaro ci abbia messo piede più volte di recente.

L’ipotesi del ‘covo’ ripulito prima dell’arrivo degli agenti

Poco prima dell’ora di pranzo gli investigatori del Gico e del Ros sono andati a colpo sicuro nell’anonima palazzina a due piani tra i vicoli del paese, di proprietà di Errico Risalvato, 71 anni, originario di Castelvetrano come Messina Denaro e già finito in manette nel 1998, coimputato del boss insieme ad altri presunti complici, processato e assolto nel 2001.
Risalvato è finito anche nel mirino di un’indagine nel 2019, venendo perquisito in una maxi-operazione della polizia contro una rete di presunti favoreggiatori dell’ex latitante.
Nelle scorse ore, quando le Fiamme Gialle e i Carabinieri sono giunti nel ‘secondo covo’, Risalvato ha immediatamente consegnato la chiave della porta blindata protetta dall’armadio a muro, affermando che quella stanza segreta altro non sia che un ripostiglio sicuro da lui utilizzato. Nessun accenno a Matteo Messina Denaro.
Non si esclude nemmeno l’ipotesi che in quel covo il boss avrebbe potuto tenere documenti scottanti e dei tesori ma che il tutto sia stato fatto sparire rapidamente dopo la notizia del suo arresto. I misteri attorno al ‘Padrino’ di Castelvetrano continuano ad essere tanti e, al momento, impenetrabili.

 


Niente documenti nel bunker di Messina Denaro, sequestrata la casa del vero Andrea Bonafede

Continua la caccia a covi e nascondigli che il superboss ha potuto utilizzare durante la sua trentennale latitanza. Nella stanza blindata di via Toselli individuata ieri scoperti anche gioielli. Al setaccio i due telefonini del mafioso e anche l’agenda trovata nella casa in cui ha vissuto negli ultimi mesi

Potrebbe essere soltanto uno dei tanti nascondigli utilizzati negli anni della sua lunga latitanza dal boss Matteo Messina Denaro, quello scoperto ieri dal Gico della guardia di finanza e dal Ros dei carabinieri in via Maggiore Toselli, 34, a Campobello di Mazara, a circa un chilometro dal covo di via San Vito, dove il capomafia di Castelvetrano ha vissuto negli ultimi mesi. Nell’immobile vive la famiglia di Errico Risalvati, ex consigliere comunale di Castelvetrano, sfiorato da due inchieste per mafia, proprio per i presunti contatti con l’ex superlatitante. E’ finita sotto sequestro anche la casa di Andrea Bonfede, l’uomo che ha prestato l’identità al mafioso e indagato per mafia, dove in via Cusmano, 78, sempre a Campobello, vive con la madre.
Al bunker scoperto ieri – che si ipotizza possa essere stato ripulito, in quanto all’interno, oltre a gioielli e quadri, sono state ritrovate diverse scatole vuote – si è arrivati anche attraverso indagini (compiute in tempi record) di tipo catastale e su i lavori di ristrutturazione che erano stati compiuti recentemente nel palazzo. Gli inquirenti non hanno trovato documenti. Utili sono stati anche la rilettura di atti giudiziari e del materiale raccolto in altre indagini che, alla luce della cattura, assumono altri contorni. Risalvati, inoltre, era un personaggio già noto agli investigatori.
La stanza segreta, nascosta dietro ad un armadio dal fondo scorrevole, si trova al piano terra dell’abitazione a più piani. All’interno non c’erano letti o altri mobili. Sarebbe stata usata quindi soltanto per custodire oggetti e forse carte scottanti e al massimo tenuta in considerazione da Messina Denaro per nascondersi in caso di emergenza. Al primo piano dell’immobile vive invece la famiglia Risalvati. Proprio il fatto che la casa sia stata abitata e che sono trascorse 48 ore tra il ritrovamento del bunker e l’arresto del boss fa ipotizzare agli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, che qualcosa possa essere stato portato via prima del blitz di ieri pomeriggio.
A Messina Denaro sono stati sequestrati anche due cellulari, oltre ad un’agenda ritrovata nel covo di vicolo San Vito. Ed è anche da questo materiale che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire la rete di relazione, contatti e protezione, che ha già fatto finire sotto inchiesta proprio Andrea Bonafede, il geometra di 59 anni, due medici che lo hanno avuto in cura, Alfonso Tumbarello, e l’oncologo Filippo Zerilli, e l’autista Giovanni Luppino, che è stato bloccato con lui lunedì scorso alla clinica Maddalena.


La Guardia di finanza scopre dietro un armadio un secondo covo di Messina Denaro: è un bunker dentro una casa di Campobello.

Oltre all’appartamento di vicolo San Vito, scoperto ieri, Messina Denaro avrebbe utilizzato anche una sorta di bunker, realizzato dentro un’abitazione di via Maggiore Toselli, pure questa nel cuore di Campobello di Mazara e nella disponibilità di Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato l’identità al superlatitante. Il procuratore aggiunto Paolo Guido ha fatto scattare una nuova perquisizione dopo una segnalazione del Gico del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo, che indagava su un altro filone d’indagine. Una perquisizione in corso, effettuata da finanzieri e carabinieri, alla presenza del magistrato.

Il nuovo covo è una stanza nascosta all’interno di un immobile al piano terra. Ci si accede spostando il fondo scorrevole di un armadio. Dalle prime indiscrezioni, sarebbe una stanza vissuta, con tracce anche recenti. Sono stati sequestrati oggetti e documenti, mentre in azione ci sono anche i carabinieri del Ris, a caccia di tracce biologiche. Gli investigatori hanno accertato che è di Errico Risalvato, indagato e poi assolto, nel 2001, dall’accusa di associazione mafiosa, la casa di via Maggiore Toselli. Errico è fratello di Giovanni Risalvato, condannato a 14 anni per mafia, ora libero, imprenditore del calcestruzzi.


Trovato un secondo covo di Messina Denaro: è a Campobello di Mazara, vicino al primo


Messina Denaro, trovato il  covo: è a Campobello di Mazara nel trapanese


Bonafede ammette: «Ho comprato io il covo per Messina Denaro» – Il documento firmato dal prestanome

«Conosco Messina Denaro fin da quando eravamo ragazzini. La casa in cui viveva l’ho comprata io con i suoi soldi». Sarebbero queste le parole rivolte da Andrea Bonafede, prestanome di Matteo Messina Denaro, agli inquirenti. Il boss mafioso ha usato per anni lo pseudonimo prestatogli dall’amico – indagato per associazione mafiosa – e le sue generalità per ogni esigenza. Così conoscevano il boss anche nella clinica La Maddalena, dove è avvenuto l’arresto dopo trent’anni di latitanza. Ed è proprio di Bonafede, quello vero, la firma sull’atto di compravendita della casa divenuta il Covo del mafioso. Una dimora di media grandezza a Campobello di Mazara, provincia di Trapani e a ottanta chilometri da Palermo; quattro vani più le cosiddette «pertinenze», acquistata sei mesi fa da una coppia residente nella stessa zona (nell’atto che pubblichiamo abbiamo oscurato le generalità). Non è chiaro da quanto tempo il boss vivesse nella palazzina di via Cb Trentuno, ma ha effettivamente comprato l’appartamento il 15 giugno scorso. Secondo le prime indiscrezioni seguite alla perquisizione, all’interno i carabinieri hanno trovato profumi, abiti di lusso, viagra e preservativi, ma non armi. Non è chiaro se ci sia traccia del famoso archivio di Totò Riina, sparito quando, trent’anni or sono, dopo la cattura il suo covo non fu perquisito.


Viagra, abiti e sneakers di lusso e ricevute di ristoranti nel covo di Messina Denaro. Il proprietario è Andrea Bonafede

 

 


Il covo era un appartamento in centro

E’ uno dei tanti punti da chiarire sulla latitanza di “Iddu”, di cui adesso gli investigatori cercano i segreti, a partire dal cosiddetto archivio di Totò Riinache Messina Denaro sarebbe riuscito a portare via dopo l’arresto del “capo dei capi”. Per questo scovarne il covo è stato fin da subito obiettivo numero uno e lotta contro il tempo.

Troppe volte in passato nascondigli di grandi boss sono stati trovati desolatamente vuoti dopo la cattura, ma a quello di Matteo Messina Denaro i carabinieri del Ros e la procura di Palermo sono arrivati subito. 

A meno di ventiquattro ore dall’arresto  del boss Messina Denaro  alla clinica Maddalena di Palermo è stato individuato l’appartamento in cui si sarebbe nascosto nell’ultima parte della sua latitanza. A indicarlo è stato Andreas Bonafede, quello vero, che al momento non sembra avere intenzione di collaborare. Interrogato dai carabinieri però ha raccontato di aver comprato l’immobile tempo fa per poi cederlo in uso a Matteo Messina Denaro. “Riteniamo che sia un’abitazione utilizzata con continuità nell’ultimo periodo, un’abitazione di stabile occupazione al cui interno pensiamo di trovare elementi significativi”, ha detto il capo del Ros, generale Pasquale Angelosanto.


Campobello di Mazara, diecimila anime ma nessuno lo conosceva

La casa si trova nel paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia e a un passo dalla Castelvetrano che di Messina Denaro è sempre stato il feudo. E forse anche per questo si è potuto nascondere in bella vista. Individuata a tarda sera, subito è stata piantonata e setacciata da cima a fondo con perquisizione, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa nostra e ieri sera era sul posto, che è andata avanti per tutta la notte. L’edificio è stato setacciato palmo a palmo. “Non faceva una vita monastica, in stile Provenzano cosi’ per fare un esempio”, conferma il procuratore aggiunto Paolo Guido. Secondo quanto filtra, avrebbe anche avuto diverse frequentazioni con donne, oltre a girare “indisturbato” per locali e ristoranti. In paese però tutti si mostrano stupiti.

“Non lo conoscevo, non sapevo chi fosse, perché avrei dovuto sospettare. Per me era un signore che diceva ‘buongiorno e buonasera’, salutava sempre”, dice un vicino. Alza barricate il sindaco Giuseppe Castiglione, negando che il boss girasse per il paese. “Io stesso non l’ho mai visto – sottolinea il primo cittadino – Se lo avessi incrociato, lo avrei subito denunciato.Dubito che girasse indisturbato per le vie della città. Immagino, invece, si sia mosso dentro le auto con persone che lo hanno aiutato e affiancato”. E ai suoi concittadini dice “Chiunque ha visto qualcosa o sa qualcosa che può essere utile alle indagini non nasconda la testa sotto la sabbia, aiuti gli investigatori a chiudere il cerchio. Dobbiamo affidarci allo Stato e non certo ai mafiosi”.

De Lucia: “Non aveva paura di essere scoperto. E’ il detentore di parte dei segreti delle stragi”

Il covo è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dai colleghi del comando provinciale di Trapani che stanno conducendo l’indagine assieme alla procura di procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia. “Abbiamo le nostre riserve sul fatto che possa essere passato inosservato a Campobello di Mazara – spiega il magistrato – Non c’é molta differenza tra le immagini che avevamo a nostra disposizione e l’uomo che abbiamo individuato e poi arrestato. Ma non abbiamo ricevuto alcun segnale dal territorio, del resto non ci aspettavano gare in questo senso”. E non si può certo dire che il boss ci abbia tenuto a tenere un basso profilo. “Riteneva che il rischio di essere scoperto fosse limitato. Era vanitoso, si curava molto, ama le buone relazioni con la gente… altri latitanti erano lontanissimi dal farsi fotografare, lui no, ma i profili del carattere hanno inciso”. E per il ruolo che ricopriva, protezioni ne aveva eccome. “E’ sicuramente il punto di riferimento di Cosa nostra trapanese, ma é anche il detentore di una significativa parte dei segreti dell’organizzazione, é a conoscenza di una serie di dinamiche di alto livello, con specifico riferimento agli eventi stragisti di cui é stato assolutamente protagonista”.

Profumi di lusso, abiti ricercati, arredamento raffinato. Anche durante l’ultima parte della sua latitanza, il boss Matteo Messina Denaro non ha rinunciato allo sfarzo.

All’interno dell’appartamento in cui si è nascosto, individuato nella notte in via Cb31 a Campobello di Mazara dai carabinieri del Ros, gli investigatori hanno trovato l’impronta del boss, che anche da latitante non ha rinunciato a vestiti ricercati e orologi di pregio, come quello da 35mila euro che aveva al polso quando è stato arrestato. I carabinieri hanno trovato anche Sneakers griffate, vestiti di lusso, un frigorifero pieno di cibo, ricevute di ristoranti, pillole per potenziare le prestazioni sessuali e profilattici.
E mentre si procede a catalogare tutto quello che è stato sequestrato inizia ad allungarsi la lista degli indagati: dopo l’autista Giovanni Luppino, finisce sotto inchiesta anche il medico che aveva in cura Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara, Alfonso Tumbarello. Settant’anni, per decenni medico di base del paese, Tumbarello era andato in pensione nel dicembre scorso. Fra i suoi assistiti anche il vero Andrea Bonafede, di cui conosceva perfettamente le sembianze, cui avrebbe prescritto diversi farmaci.
E’ uno dei tanti punti da chiarire sulla latitanza di “Iddu”, di cui adesso gli investigatori cercano i segreti, a partire dal cosiddetto archivio di Totò Riinache Messina Denaro sarebbe riuscito a portare via dopo l’arresto del “capo dei capi”. Per questo scovarne il covo è stato fin da subito obiettivo numero uno e lotta contro il tempo.
Troppe volte in passato nascondigli di grandi boss sono stati trovati desolatamente vuoti dopo la cattura, ma a quello di Matteo Messina Denaro i carabinieri del Ros e la procura di Palermo sono arrivati subito.
A meno di ventiquattro ore dall’arresto  del boss Messina Denaro  alla clinica Maddalena di Palermo è stato individuato l’appartamento in cui si sarebbe nascosto nell’ultima parte della sua latitanza. A indicarlo è stato Andrea Bonafede, quello vero, che al momento non sembra avere intenzione di collaborare. Interrogato dai carabinieri però ha raccontato di aver comprato l’immobile tempo fa per poi cederlo in uso a Matteo Messina Denaro. “Riteniamo che sia un’abitazione utilizzata con continuità nell’ultimo periodo, un’abitazione di stabile occupazione al cui interno pensiamo di trovare elementi significativi”, ha detto il capo del Ros, generale Pasquale Angelosanto.
La casa si trova nel paese del favoreggiatore Giovanni Luppino, finito in manette insieme al capomafia e a un passo dalla Castelvetrano che di Messina Denaro è sempre stato il feudo. E forse anche per questo si è potuto nascondere in bella vista. Individuata a tarda sera, subito è stata piantonata e setacciata da cima a fondo con perquisizione, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Guido che da anni indaga sull’ex latitante di Cosa nostra e ieri sera era sul posto, che è andata avanti per tutta la notte. L’edificio è stato setacciato palmo a palmo.
Il covo è stato scoperto dai carabinieri del Ros e dai colleghi del comando provinciale di Trapani che stanno conducendo l’indagine assieme alla procura di procura di Palermo guidata da Maurizio de Lucia. “Abbiamo le nostre riserve sul fatto che possa essere passato inosservato a Campobello di Mazara – spiega il magistrato – Non c’é molta differenza tra le immagini che avevamo a nostra disposizione e l’uomo che abbiamo individuato e poi arrestato. Ma non abbiamo ricevuto alcun segnale dal territorio, del resto non ci aspettavano gare in questo senso”. E non si può certo dire che il boss ci abbia tenuto a tenere un basso profilo. “Riteneva che il rischio di essere scoperto fosse limitato. Era vanitoso, si curava molto, ama le buone relazioni con la gente… altri latitanti erano lontanissimi dal farsi fotografare, lui no, ma i profili del carattere hanno inciso”. E per il ruolo che ricopriva, protezioni ne aveva eccome. “E’ sicuramente il punto di riferimento di Cosa nostra trapanese, ma é anche il detentore di una significativa parte dei segreti dell’organizzazione, é a conoscenza di una serie di dinamiche di alto livello, con specifico riferimento agli eventi stragisti di cui é stato assolutamente protagonista”. LA REPUBBLICA 17.1.2023

 


Arresto di Matteo Messina Denaro: trovato il covo del boss, si indaga sui fiancheggiatori

Gli inquirenti hanno trovato il nascondiglio del boss di Cosa Nostra a Campobello di Mazara, da dove ieri mattina Messina Denaro era partito per recarsi in clinica È stato trovato a Campobello di Mazara il covo di Matteo Messina Denaro, boss di Cosa Nostra arrestato dopo 30 anni di latitanza, mentre stava per iniziare una seduta di chemioterapia alla clinica Maddalena di Palermo, una delle più note della città. Quando si è reso conto d’essere braccato, ha accennato ad allontanarsi (IL VIDEO ESCLUSIVO DELL’ARRESTO). Non una vera e propria fuga visto che decine di uomini del Ros, armati e col volto coperto, avevano circondato la casa di cura.

Battuta palmo a palmo la zona tra Campobello e Castelvetrano approfondimento Messina Denaro, il “boss dei boss” tra vecchia e nuova Cosa Nostra

Dopo l’arresto il lavoro degli inquirenti continua senza sosta e questa mattina è stato scoperto il nascondiglio. Ieri mattina Messina Denaro aveva raggiunto Palermo partendo da Campobello di Mazara, paese del favoreggiatore che l’ha accompagnato in clinica, Giovanni Luppino, imprenditore del settore olivicolo praticamente incensurato, e di Andrea Bonafede l’uomo che ha prestato, ancora da capire se consapevolmente o meno, l’identità al capomafia.  La zona tra Campobello e Castelvetrano, paese di Messina Denaro, è stata battuta palmo a palmo. Nelle ricerche i carabinieri hanno impiegato anche delle ruspe. 


 

Messina Denaro ripreso mentre fa la spesa, nell’ultimo covo trovata un’agenda con nomi e numeri

Nell’abitazione nel centro di Campobello di Mazara, che il superlatitante avrebbe acquistato con le false generalità di Andrea Bonafede, è stato ritrovato materiale che gli inquirenti definiscono “molto interessante”. La vita “normale” del boss filmato anche mentre era al supermercato. Chiesta la convalida dell’arresto per l’uomo bloccato con lui

C’è anche un’agenda, con nomi e numeri di telefono, nel covo di vicolo San Vito (ex via CB 31), pieno centro di Campobello di Mazara, in cui avrebbe trascorso l’ultimo periodo della sua trentennale latitanza il boss Matteo Messina Denaro. Non solo vestiti costosi e profumi, dunque, ma anche materiale che viene definito “molto interessante” dagli investigatori. 

La casa in cui viveva il superlatitante sarebbe stata acquistata con la falsa identità utilizzata anche per le cure alla clinica Maddalena, quella di Andrea Bonafede (quello vero è finito sotto inchiesta). Come riferiscono gli inquirenti, l’ultimo dei Corleonesi avrebbe condotto una vita assolutamente “normale”. E’ stato persino ripreso mentre faceva la spesa al supermercato. Impossibile – dicono sempre gli investigatori – che nessuno sapesse della sua presenza a Campobello.

I retroscena della cattura: “Sono Matteo Messina Denaro”

I carabinieri del Ros, coordinati dal procuratore capo Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, stanno naturalmente cercando di inviduare non solo altri fiancheggiatori del capomafia, ma anche altri luoghi in cui in questi anni si è nascosto. Sotto inchiesta è già finito il medico Alfonso Tumbarello, di Campobello di Mazara, che per anni ha avuto in cura “Andrea Bonafede”. Comeha detto ieri sempre il procuratore sono in corso accertamenti anche sul personale in servizio nella clinica palermoitana in cui Messina Denaro è stato operato e arrestato ieri mattina.
Matteo Messina Denaro è stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di L’Aquila, dove potrà anche ricevere le cure oncologiche di cui ha bisogno. Il 41 bis, la cui applicazione è stata richiesta dalla Procura, dovrebbe essere disposto nelle prossime ore dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Nel frattempo l’aggiunto Guido ed i sostituti Pierangelo Padova ed Alfredo Gagliardi stanno chiedendo la convalida dell’arresto di Giovanni Luppino, il “perfetto sconosciuto” (come lo ha definito ieri De Lucia) che è stato bloccato ieri mattina con il boss. L’udienza sarà fissata poi in questi giorni dal gip.  PALERMO TODAY 17.1.2023


La casa a Campobello di Mazara

Abiti di lusso, viagra e preservativi nel covo di Matteo Messina Denaro: “Caccia a incontri e conoscenze femminili”

Presso il covo di Matteo Messina Denaro sono stati ritrovati indumenti e accessori di lusso. E viagra, preservativi, scarpe e abbigliamento di grandi griffe. Zero armi. Si nascondeva ma neanche troppo, viveva – a quanto pare in quell’abitazione da non molto tempo – a Campobello di Mazara, il boss mafioso, latitante dal 1993, “Primula Rossa” di Cosa Nostra arrestato ieri a Palermo presso la clinica La Maddalena, nel quartiere San Lorenzo. A circa otto chilometri dal suo paese d’origine, Castelvetrano, in provincia di Trapani. Sarebbe stato questo l’ultimo nascondiglio del capomafia.

La casa si trova in pieno centro abitato, in un palazzetto a due piani circondato da altri palazzi. L’abitazione a pian terreno era ordinata e pulita, intestata ad Andrea Bonafede, l’uomo che aveva prestato l’identità a Matteo Messina Denaro, la stessa con cui si stava curando presso il centro specializzato a Palermo, tumore al colon. Risulta a nome Andrea Bonafede anche l’acquisto di quell’appartamento lo scorso giugno. Bonafede ha cominciato a rispondere alle domande degli inquirenti della procura di Palermo. Secondo il comandante provinciale dei carabinieri di Trapani, Marco Bottino, il boss ci viveva da circa sei mesi. Il latitante usciva ed entrava, salutava i vicini ignari della sua identità, andava a fare la spesa. La perquisizione è andata avanti per tutta la notte.

Si sapeva amasse il lusso: sono state trovate – riporta Lapresse – all’interno dell’abitazione decine di scarpe Prada e Vuitton. Profumi costosi e occhiali sempre di marca. Aveva dovuto rinunciare ad automobili di lusso, altra sua grande passione, quelle no: presumibilmente per non dare nell’occhio. D’altronde al momento della cattura indossava un orologio Franck Muller da valore di circa 35mila euro e un giubbotto imbottito marca Brunello Cucinelli. I magistrati stanno cercando di capire anche se abbia convissuto o abbia avuto compagnie femminili. All’interno dell’appartamento sono state ritrovati infatti anche preservativi e pillole per potenziare i rapporti sessuali, viagra.  IL RIFORMISTA 

L’arresto di Matteo Messina Denaro