19 gennaio 1997 Intervento di AGNESE BORSELLINO in occasione della visita a Palermo del Presidente della Repubblica OSCAR LUIGI SCALFARO AUDIO
6 febbraio 1997 All’udienza del “Borsellino Uno”, GIOVAN BATTISTA FERRANTE dichiara che tra le varie ragioni della sua scelta di collaborare vi é stata anche la confessione di innocenza di PIETRO SCOTTO, che con cui condivideva la cella. Scotto é accusato in primis da Scarantino e successivamente riconosciuto in foto dai parenti di Borsellino, di essere il tecnico dell’impianto telefonico del condominio della famiglia Fiore-Borsellino che avrebbe effettuato un’intercettazione abusiva sull’utenza della famiglia Fiore, così da sapere i movimenti del giudice. Il collaboratore riferisce inoltre che disponevano di cinque telecomandi (tra cui quello utilizzato per via D’Amelio) custoditi nella casa di Piazza Maio e acquistati da GIUSEPPE BIONDO su richiesta di SALVATORE BIONDINO e che il sabato prima della strage, lui, Biondino e Salvatore Biondo andarono in zona “Case Ferreri” e testarono uno dei telecomandi.
18 febbraio 1997 Audizione in Commissione Parlamentare Antimafia del Procuratore di Palermo TINEBRA e del suo aggiunto GIORDANO VERBALE
5 marzo 1997 CALOGERO GANCI depone al “Borsellino Bis”AUDIO
6 marzo 1997 CALOGERO GANCI depone al “Borsellino Bis” AUDIO
7 marzo 1997 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIO
8 marzo 1997 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIO
17 marzo 1997 Il GUP del Tribunale di Caltanissetta rinvia a giudizio, nel terzo troncone d’inchiesta (che riguarda i mandanti e gli esecutori per così dire minori), 26 persone. SEGUE
12-15 maggio 1997 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIO
7 e 8 marzo –12, 13, 14 e 15 maggio 1997. SCARANTINO: Tali ulteriori verbali di esame rappresentano sostanzialmente il prodotto delle stratificazioni di tutte le precedenti dichiarazioni rese nel corso delle indagini SEGUE
27 maggio 1997 Gli avvocati impegnati nella difesa dei 18 imputati al “Borsellino bis”, nel corso di una conferenza stampa dichiarano che “I pm hanno tenuto nel cassetto confronti discordanti tra pentiti”. Gli avvocati ribadiscono che i pm Anna Palma e Antonino Di Matteo avrebbero depositato con anni di ritardo il testo dei confronti tra il “pentito” Vincenzo Scarantino ed altri tre collaboratori (Salvatore Cancemi, Gioacchino La Barbera e Santo Di Matteo) nel corso dei quali il teste-chiave del processo viene smentito in molti punti. In particolare sulla presunta riunione in cui i boss avrebbero deciso la strage. Secondo i legali, i verbali dei confronti, svolti nel gennaio del ’95, non vennero depositati all’udienza preliminare del ’96: “Se il Gip li avesse letti – dice l’avv. Scozzola – avrebbe potuto o dovuto concludere in maniera diversa”. Il mancato deposito di quei confronti avrebbe impedito di chiarire la posizione di alcuni soggetti imputati e detenuti con il regime del 41 bis per i quali “si aveva la sola accusa di Scarantino”.
2 giugno 1997 Il collaboratore di giustizia PAOLO ANZELMO depone al “Borsellino Bis” SEGUE
2 giugno 1997 Viene interrogato l’imputato COSIMO VERNENGO al “Borsellino Bis” SEGUE
4 giugno 1997 SALVATORE CANCEMI depone al “Borsellino Uno” AUDIO Entrato in Cosa Nostra nel 1976, Salvatore Cancemi diventò componente della famiglia SEGUE
4 giugno 1997 Viene interrogato l’imputato CARLO GRECO al “Borsellino Bis” AUDIO
6 giugno 1997 In un covo di Bagheria ricolmo di crocifissi, madonne e immagini sacre viene catturato PIETRO AGLIERI, “’U signorino”. Alle 9.30 il boss della Guadagna finisce in manette. È accusato da SCARANTINO di aver premuto il telecomando per la strage di via d’Amelio.
1 luglio 1997 Viene arrestato GASPARE SPATUZZA
11 luglio 1997 Inizia ufficialmente la collaborazione di ANGELO SIINO, dopo il suo arresto avvenuto il 9 luglio 1997 su ordinanza di custodia cautelare dell’a.g. di Palermo, e la seconda fase della collaborazione di BRUSCA.
15 luglio 1997 Inizia il processo d’appello del “BORSELLINO UNO” SEGUE
22 luglio 1997 il gip del tribunale di Caltanissetta, GILDA LOFORTI, dispone con due decreti il sequestro preventivo di fotografie, negativi, filmati, identikit e “in ogni caso – si legge nella nota che accompagna i provvedimenti – di tutte le immagini comunque ritraenti il collaboratore di giustizia VINCENZO SCARANTINO” e di sua moglie, ROSALIA BASILE.”
26 agosto 1997 « Procura nel mirino» Caselli: troppe fughe di notizie. Il tenente dei carabinieri CARMELO CANALE, sul quale sono piovute infamanti accuse di «collusione col nemico», è in congedo ordinario. Manca quindi la voce del protagonista al tentativo di decifrare, anche attraverso una lettura necessariamente «di parte», l’ennesimo tornado estivo palermitano. Con cadenza ormai regolare da diversi anni a questa parte il capitolo mafia si arricchisce di velenosi misteri, in estate. Scendono in campo, oltre ai politici, i magistrati e l’Arma. La procura della Repubblica del capoluogo siciliano, con una nota siglata dal capo dell’ufficio Gian Carlo Caselli, si pronuncia a chiare lettere contro quello che reputa un gioco al massacro. «Vengono diffuse notizie incontrollate – si sottolinea – su presunte attività della procura della Repubblica di Palermo: tale diffusione, oltre a pregiudicare l’onorabilità di persone che avrebbero diritto alla riservatezza, rischia in generale di ricadere ingiustamente e negativamente sulla comprovata correttezza della Procura che in ogni caso tiene a rinnovare la propria piena fiducia nei confronti dell’Arma dei carabinieri». Fiducia subito ricambiata dai vertici della Benemerita per bocca di Virgilio Chirieleison, comandante della Regione carabinieri Sicilia, il quale, dopo aver opposto un reciso no comment sulla vicenda Canale-Lombardo (quest’ultimo, sottufficiale dei carabinieri e cognato dell’ex braccio destro di Paolo Borsellino, morto suicida due anni fa) si è detto sicuro che «la magistratura saprà fare chiarezza». Questo versante di riflessioni «istituzionali» era stato preceduto da un vertice a Palazzo di giustizia presieduto dal procuratore aggiunto Luigi Croce, coordinatore dell’inchiesta su Canale, con i sostituti Antonio Ingroia, Gioacchino Natoli e Luigi Patronaggio. Sono i titolari delle indagini scaturite dalle rivelazioni di Angelo Siino, pentito dell’ultima ora e in grado, secondo accreditati addetti ai lavori, di svelare oscure e inconfessabili trame affaristico-pohtico-mafiose. La riunione è rimasta riservata ma in ambienti giudiziari, oltre a esprimere sconcerto e stupore per la pubblicazione di notizie che avrebbero dovuto rimanere riservate anche per non pregiudicare le indagini, sarebbero state commentate negativamente le dichiarazioni del presidente della Commissione stragi, Giuseppe Pellegrino (pds). [g. m.] LA STAMPA
16 settembre 1997 SCARANTINO revoca il mandato al suo legale, l’avv. LUCIA FALZONE. La Falzone aveva assunto la difesa del “pentito” nel settembre del 1994. Al suo posto viene nominato l’avv. ENZO GUARNERA, legale esperto nell’assistenza ai “pentiti”.
4 settembre 1997 Nell’udienza “Borsellino Uno” GIOVAN BATTISTA FERRANTE racconta di aver partecipato il 19 luglio al “pattugliamento” della zona con il compito di comunicare l’arrivo del corteo di auto dal suo telefono cellulare. Poco dopo il boato raggiunse una villa in via Regione Siciliana dove potè confermare la presenza di dieci persone, tra cui Salvatore Cancemi, Domenico e Raffaele Ganci, Salvatore Biondo e Salvatore Biondino
18 settembre 1997 «BRUSCA non è un vero pentito» «Noi non gli crediamo nella maniera più assoluta». Vuole arrivare alla revisione del maxi-processo? /pm di Caltanissetta: è solo un abile depistatore. La procura di Caltanissetta boccia il «dichiarante» Giovanni Brusca. Nell’udienza preliminare del processo Borsellino-ter – che s’è conclusa con il rinvio a giudizio di ventisei imputati, compreso Brusca, accusati di aver deliberato ed eseguito la strage – i pm Carmelo Petralia, Nino Di Matteo e Anna Palma hanno definitivamente espresso il loro parere negativo sull’aspirante pentito considerato solo un abile «depistante. SEGUE
24 settembre 1997 Gravemente ammalata da alcuni mesi, all’età di 87 anni, muore MARIA PIA LEPANTO, madre di Paolo Borsellino. «Dopo cinque anni è andata a raggiungere il suo Paolo…», hanno scritto nel necrologio sul «Giornale di Sicilia» i suoi figli, i nipoti, gli altri parenti. Intervista alla signora Maria Pia – archivio2 ottobre 1997 Intervento di AGNESE BORSELLINO al Convegno della Comunità Incontro ”Il volontariato cattolico” AUDIO
13 novembre 1997 Interrogato il capo dei Ros. Caso-Lo Forte.Il comandante del Ros dei carabinieri, colonnello MARIO MORI, è stato sentito lunedì scorso a Roma dal pubblico ministero di Caltanissetta Luca Tescaroli che indaga sull’ennesimo «caso Palermo», l’intrigo Siino-De Donno-Lo Forte. L’urgenza dell’atto istruttorio denota come la Procura nissena, guidata da Gianni Tinebra, stia lavorando a pieno ritmo nell’indagine che vede coinvolto il procuratore aggiunto di Palermo Guido Lo Forte, il più stretto collaboratore di Gian Carlo Caselli. Nulla è trapelato sul contenuto delle dichiarazioni del capo dei Ros. Si sa soltanto che la deposizione di Mori, ascoltato in qualità di persona informata sui fatti, è durata parecchie ore e si è protratta fino a tarda sera. «Sul merito del colloquio – si è limitato a dichiarare il p.m. Tescaroli – non intendo fornire alcuna indicazione. Si tratta di temi particolari e delicatissimi che meritano i necessari approfondimenti investigativi per i quali occorre tempo». Non è escluso, però, che il pubblico ministero abbia voluto verificare la «tenuta» delle dichiarazioni rese dal capitano del Ros Giuseppe De Donno, il quale ai magistrati di Caltanissetta ha rivelato che Angelo Siino, nel periodo in cui era detenuto e dunque prima di diventare un pentito – gli confidò di aver ricevuto informazioni riservate sull’inchiesta mafia-appalti dall’allora procuratore di Palermo Pietro Giammanco e dai sostituti Giuseppe Pignatone e Guido Lo Forte. Del tutto diverso il racconto di Siino che, ormai pentito, ha rivelato ai magistrati di Palermo come il capitano De Donno avrebbe esercitato pressioni nei suoi confronti perché indicasse Lo Forte come un magistrato colluso con la mafia. Il «giallo» è ancora tutto da risolvere. E Siino, intanto, continua a parlare. Per due giorni, ieri e l’altro ieri, il collaboratore è stato sottoposto – in una località segreta – ad un vero e proprio bombardamento di domande da patte dei magistrati di Caltanissetta. «Per eliminare Falcone – ha detto martedì – Cosa nostra voleva utilizzare un missile terra-terra». Ricostruendo alcuni retroscena della strage di Capaci, il pentito ha rivelato al p.m. Luca Tescaroli che nel ’91, poco prima di essere arrestato, venne avvicinato da due esponenti di Cosa nostra che gli chiesero una «consulenza» su alcune armi. In particolare, i due mafiosi gli chiesero spiegazioni relative all’uso dei missili terra-terra, che dissero di voler impiegare per eliminare Falcone in un attentato che avesse le caratteristiche di un attacco terroristico. [s. riz.] LA STAMPA
29 novembre 1997 CASELLI e TINEBRA fanne pace da VIGNA. Armistizio dopo le frizioni sul caso De Donno hanno fatto la pace, e l’annunciano in pompa magna, nella sede della Direzione nazionale antimafia, sotto la supervisione di Piero Luigi Vigna che li aveva convocati per vedere di metterli d’accordo. Dopo tre ore di riunione Gian Carlo Caselli, procuratore di Palermo, e Giovanni Tinebra, procuratore di Caltanissetta SEGUE
30 novembre 1997 FALCONE e BORSELLINO «Uccisi dalla mafia degli appalti». SEGUE
1 dicembre 1997 SALVATORE CANDURA depone al “Borsellino Bis” AUDIO e NEWS
16 dicembre 1997 FRANCESCO ANDRIOTTA depone al “Borsellino Bis” SEGUE