PAOLO BORSELLINO – 2011 cronologia

11 febbraio 2011 Un giudice veneziano teste a Palermo Il giudice STEFANO MANDUZIO, sentito a palermo dal Tribunale ha sostenuto che nel 1992 Paolo Borsellino, da lui conosciuto quando era pubblico ministero ad Agrigento, si confidò con lui parlandogli della propria difficoltà ad operare con l’allora procuratore Pietro Giammanco e spiegò che molti dei contrasti interni alla Procura palermitana nelle inchieste per mafia dipendevano dal rapporto su Cosa Nostra e appalti presentato dal Ros dei carabinieri. «Borsellino mi disse pure che questa frattura tra i pm e il Ros doveva essere sanata», ha infine affermato il giudice veneziano (è presidente di uno dei due collegi del Tribunale penale lagunare).  E’ stato chiamato come testimone perchè avrebbe avuto uno degli ultimi colloqui sostenuti da Paolo Borsellino prima di essere ucciso da un attentato in via D’Amelio: il processo è quello nei confronti dell’allora capo del Ros Mario Mori, poi diventato direttore del servizio segreto civile, e del colonnello dell’Arma Mario Obinu, imputati di favoreggiamento per aver evitato di arrestare Bernardo Provenzano pur sapendo, grazie ad un confidente, dove si nascondeva. E questo per far procedere la trattativa Stato-mafia in modo da far cessare la stagione delle stragi in cambio di concessioni.  Al centro dell’udienza di ieri a Palermo la questione del carcere duro (il 41 bis) per i boss siciliani, che nel 1993 il ministro della Giustizia di allora Giovanni Conso abrogò per trecento di loro. AUDIO deposizione

16 e 22 febbraio 2011 Rapporto mafia e Appalti/Paolo Borsellino – Audizione di LILIANA FERRARO in Commissione Parlamentare Antimafia. In questa audizione la dottoressa Liliana Ferraro riferisce dell’invio irrituale  di un atto giudiziario fatto da parte di Giammanco. Per ragioni tutt’oggi ignote, il Procuratore di Palermo inoltrò al ministero della Giustizia Martelli (ed ad altri organi dello Stato) l’informativa  mafia appalti coperta da segreto istruttorio, che era stata depositata il 16 febbraio 1991 in procura dal Ros. Giovanni Falcone, dispose che  tale documentazione fosse immediatamente restituita alla Procura di Palermo con una lettera di accompagnamento firmata dal ministro. E altra audizione 22 febbraio 2011Ripeto, De Donno non mi disse di essere lı` a nome di Mori o di Subranni.” SEGUE

17 febbraio 2011 La LETTERA  di SCARANTINO all’avvocato ROSALBA DI  GREGORIO

Aprile 2011 FABIO TRANCHINA (ex uomo di fiducia di Giuseppe Graviano) inizia a collaborare con la giustizia, confermando le dichiarazioni di Spatuzza: Tranchina riferisce che una settimana prima della strage aveva compiuto due appostamenti in via d’Amelio insieme a Graviano SEGUE

16 aprile 2011 VERBALE interrogatorio FABIO TRANCHINA

21 aprile 2011 VERBALE interrogatorio FABIO TRANCHINA 

22 aprile 2011 VERBALE interrogatorio FABIO TRANCHINA

26 aprile 2011 Anche FABIO TRANCHINA ex uomo di fiducia di GIUSEPPE GRAVIANO inizia a collaborare con la giustizia, confermando le dichiarazioni di SPATUZZA.  TRANCHINA riferisce che una settimana prima della strage aveva compiuto due appostamenti in via d’Amelio insieme a GRAVIANO. Le accuse di TRANCHINA ai GRAVIANO.

3 maggio 2011 VERBALE interrogatorio di GASPARE SPATUZZA e parla di Fabio Tranchina

3 maggio 2011 VERBALE interrogatorio FABIO TRANCHINA

9 giugno 2011 VERBALE (non depositato) interrogatorio di VINCENZO SCARANTINO  … In parte, io non sono stato un mafioso e non lo sono stato mai, è vero che io avevo

 


19 luglio 2011
La lettera di MANFREDI BORSELLINO al padre Paolo SEGUE

Settembre 2011 GASPARE SPATUZZA  viene ammesso nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Nel dicembre 2011 Spatuzza, accompagnato dagli inquirenti, ripercorre i luoghi di Palermo in cui vent’anni prima fu protagonista nel rubare e preparare (col concorso di altri) l’auto 126 Fiat che sarebbe diventata l’ordigno deflagrato in via D’Amelio uccidendo il magistrato Borsellino con la sua scorta.

19 settembre 2011 Viene assassinato il boss GIUSEPPE CALASCIBETTA. Era stato condannato a dieci anni per la strage di via D’Amelio SEGUE

 

  L’ordinanza


13 ottobre 2011
il TRIBUNALE DI CALTANISSETTA SEZIONE dei GIUDICI per le INDAGINI PRELIMINARI ORDINANZA CAUTELARE Il Giudice dott.ssa Alessandra Bonaventura Giunta, esaminata la richiesta del Pubblico Ministero, depositata in data 23.6.2011, di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nel procedimento nei confronti di:

  • MADONIA Salvatore Mario
  • TUTINO Vittorio
  • VITALE Salvatore
  • SPATUZZA Gaspare
  • COSTA Maurizio
  • PULCI Calogero

 

 


13 ottobre 2011  
A seguito delle rivelazioni di SPATUZZA, che smentiscono le testimonianze rese da SCARANTINO, viene richiesta la sospensione della pena per i condannati a seguito delle predette mendaci testimonianze. SEGUE

27 ottobre 2011 Viene liberato GAETANO MURANA dopo 18 anni (di cui 16 in 41 Bis) di ingiusta carcerazione a causa delle false accuse di SCARANTINO SEGUE

27 ottobre 2011 Strage Borsellino, liberi sei ergastolani pena sospesa anche per il falso pentito. SEGUE

2 novembre 2011 SCARANTINO prima fugge dal convento poi ricompare Scarcerato dopo la decisione della Corte d’Appello di Catania di sospendere la pena, fa perdere le sue tracce per alcune ore. L’uomo, che era stato accolto da religiosi in Piemonte, si è rimesso in contatto con gli uomini della Dia SEGUE

9 novembre 2011  Verbale non depositato interrogatorio SCARANTINO SEGUE

26 novembre 2011 Processo strage Borsellino, ROBERTO SCARPINATO “A  insabbiare il dossier mafia-appalti fu il RosSEGUE

Dicembre 2011 SPATUZZA, accompagnato dagli inquirenti, ripercorre i luoghi di Palermo in cui vent’anni prima fu protagonista nel rubare e preparare (col concorso di altri) l’auto 126 Fiat che sarebbe diventata l’ordigno deflagrato in via D’Amelio uccidendo il magistrato Borsellino con la sua scorta.

 


Dicembre 2011
Inquietante il ricordo che la signora AGNESE BORSELLINO, la vedova di Paolo, racconta al settimanale “Left”: “Alla fine del 2011, un mese prima di morire,  mi chiamò l’ex presidente della Repubblica FRANCESCO COSSIGA . In quella telefonata mi disse: ‘La storia di via D’Amelio è da colpo di stato’. Poi chiuse il telefono senza dirmi nient’altro”.

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