(…) Va premesso che c’è stata una svolta nell’atteggiamento della chiesa cattolica nei confronti della mafia. Ricordo il cardinale Pappalardo all’epoca del generale Dalla Chiesa, o il discorso di Giovanni Paolo II che chiese ai mafiosi di convertirsi.
Ci fu da allora una chiara presa di posizione.
Quanto all’importanza dell’esempio di certi uomini, basti pensare che padre Puglisi ha colpito così tanto le coscienze che dopo la sua morte ha provocato una reazione di coscienza persino nei suoi due killer, che sono diventati in tempi diversi importantissimi collaboratori di giustizia.
Spatuzza racconta come fosse già sul punto di pentirsi, poiché in preda ad una crisi di coscienza, ma fu nella Pasqua del 2008, quando gli fu distribuito un santino con una preghiera e l’immagine di padre Puglisi che mi fece chiamare chiedendo di vuotare il sacco.
Ebbi il privilegio di raccogliere le prime dichiarazioni, che permisero tra le altre cose di scoprire l’enorme depistaggio sulla strage di via D’Amelio.
- Non a caso qualcuno si precipitò a mettere in dubbio l’attendibilitĂ di Spatuzza.Â
Andava a toccare troppi nervi scoperti.
Fu osteggiato.
Ci volle più di un anno perché potesse godere appieno del programma per i pentiti e per riuscirci fu necessario un ricorso al Tar.
Su via D’Amelio, poi, si fece credere che volesse favorire qualcuno.Â
- Quando capì che era sincero?
Mi fu chiaro che fosse l’autore del furto della Fiat 126 utilizzata poi come autobomba perché Spatuzza disse che fu necessario cambiare i freni di quella macchina, poiché non più funzionanti.
Nonostante l’inferno che fu creato dall’esplosione, una perizia permise di verificare che era vero: i freni erano stati sostituiti da poco.
Si capi perciò che il pentito raccontava fatti realmente accaduti.Â
Tratto dall’intervista pubblicata da VALORI
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Gaspare Spatuzza non doveva essere protetto. Le incredibili affermazioni di Nino Di Matteo
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