FABIO TRIZZINO 2022

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Un viaggio attraverso venticinque anni d’inchieste, processi, clamorosi colpi di scena e mistificazioni giudiziarie dopo la stagione delle stragi. Un viaggio che si legge come un romanzo ma che ha l’accuratezza e la precisione di un reportage giornalistico per scandagliare le piste alternative alla (assai) presunta trattativa che sono state troppo presto abbandonate dagli investigatori. Perché fu ucciso Paolo Borsellino? Che cosa c’entra l’esplosiva indagine su mafia e appalti su cui stavano lavorando in gran segreto prima Giovanni Falcone e poi il giudice ammazzato in via D’Amelio, e che fu poi insabbiata? Questa è la storia degli eroi che volevano arrestare i sanguinari boss corleonesi Riina e Provenzano durante le pagine più buie della nostra Repubblica.

 

 

STRAGI del ’92: Vincenzo Zurlo presenta il suo libro “Oltre la Trattativa”

 

In uno mondo pieno di misteri, intrighi e colpi di scena come quello di cosa nostra, i contorni delle vicende e degli uomini che ne fanno parte sono sempre sfumati e poco chiari.
Dalle stragi del ’92 ad oggi, magistrati, uomini di legge e dello Stato, politici, giornalisti, scrittori e registi hanno scoperchiato dei vasi di Pandora, ma molte situazioni rimangono nell’ombra ed è così che proliferano tesi e prospettive diverse, che permettono di dare una visione d’insieme più completa o di aggiungere un tassello in più alla verità dei fatti. Ed è proprio questo che ha voluto fare Vincenzo Zurlo con il suo libro dal titolo “Oltre la Trattativa”, presentato negli Antichi Lavatoi di Brancaccio a Palermo e moderato da Cristina Riggio, alla presenza Fabio Trizzino, avvocato della famiglia Borsellino, e Alessandro Bafumo, vice presidente di “Culturiamo Insieme”.

La controinchiesta

L’autore ha portato avanti una inchiesta che si distacca dal contesto della Trattativa Stato-Mafia e attribuisce l’accelerazione del piano stragista all’indagine su mafia e appalti che Falcone prima e Borsellino poi stavano portando avanti.
«Questa inchiesta, ben prima della tangentopoli milanese, portava alla luce la tangentopoli siciliana, in cui oltre al classico comitato d’affari con tutta una serie di aziende anche nazionali, c’è un partner in più, ovvero la mafia – precisa Zurlo – Durante un convegno al Castel Utveggio di Palermo, Giovanni Falcone ha dichiarato che la mafia era quotata in borsa facendo proprio riferimento alle aziende che erano state rilevate direttamente da Totò Riina.
Il 20 luglio 1992, due giorni dopo la morte di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta, l’allora procuratore di Palermo, Pietro Giammanco, ha chiesto al Gip l’archiviazione del procedimento penale 2789/90, cioè il dossier mafia-appalti, approntato proprio dai Ros dei Carabinieri sotto la direzione di Giovanni Falcone.
L’archiviazione arriverà il 14 agosto 1992. Mi pare chiaro che ci sia un collegamento, per altro ciò è stato cristallizzato in alcune sentenze, come quella di Caltanissetta nella quale si dichiara che Borsellino è morto per le indagini su mafia e appalti, stesso movente della strage di Capaci.
Che Falcone e Borsellino fossero già messi a morte da cosa nostra è ovvio, che Riina avesse perso il controllo dopo le condanne del maxiprocesso è un altro dato certo, però, al netto di queste cose, c’è stata un’accelerazione sulla fase stragista a causa del dossier sugli appalti».

La trattativa secondo la famiglia Borsellino

«La trattativa fu un’azione info-investigativa dei Ros che, a nostro giudizio, aveva come finalità quella di costringere Ciancimino a collaborare, perché lui aveva delle necessità sue contingenti, infatti, aveva dei processi che stavano andando avanti – ha dichiarato Fabio Trizzino, avvocato della famiglia Borsellino e marito di Lucia-. Che poi questa sia stata definita “trattativa” a noi non interessa, ma ci sono degli elementi processualmente consolidati che avrebbero dovuto spingere gli inquirenti alla valorizzazione di quanto emerso con riferimento alla gestione del dossier mafia-appalti, da cui Borsellino venne escluso appositamente e per cui ci fu un’archiviazione anomala.
Quindi, noi riteniamo giusto che il Paese sappia che la nostra insistenza è fondata anche su aspetti documentali e oggettivi.
Abbiamo trovato singolare continuare a parlare solo di Trattativa quasi come vi fosse la necessità di trascurare altri argomenti. La tesi portata avanti da Zurlo é stata tralasciata a favore di una polarizzazione eccessiva sul tema della Trattativa. Ciò perché la gestione di quel dossier rimanda ad una analisi più approfondita di quello che Paolo Borsellino stesso definì un “nido di vipere”».

Il quadro generale: misteri e intrighi

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino portavano avanti la lotta alla criminalità organizzata su tutti i fronti e le motivazioni per cui cosa nostra li voleva morti erano senza dubbio molteplici, ma come si è detto più volte anche altri gruppi hanno voluto isolarli, perché erano pericolosi anche per tante altre persone, che a vario titolo hanno concorso alle stragi, in modo diretto o indiretto.
«Nel libro segnalo, inoltre, il comportamento anomalo della Procura in determinate situazioni.
Infatti, non solo l’indagine sugli appalti viene archiviata con il sangue di Borsellino ancora fresco e prima dei funerali, una circostanza già molto strana di suo, ma la stessa informativa Giammanco la manda in giro per i palazzi romani in modo assolutamente anomalo e lui non verrà mai indagato, non è stato aperto nemmeno un procedimento disciplinare del Csm per questa rivelazione di segreto istruttorio.
Su quella Procura ci sono delle ombre lunghissime, così come ci sono delle ombre lunghissime su Giammanco – dichiara infine Zurlo – Nell’agenda rossa c’era proprio l’indagine parallela che Borsellino stava conducendo dalla strage di Capaci in poi. Lì annotava tutte le anomalie sull’indagine “mafia e appalti”, questi sono dati che ci ha fornito Liliana Ferraro, magistrato e braccio destro di Falcone agli affari penali. Questo aspetto lei l’ha sempre sottolineato in tutti i processi».  Sonia Sabatino QDS 30.11.2022 


Cosa accadde davvero nei 57 giorni che separano la strage di Capaci da quella di via D’Amelio? Un libro prova a fare luce tra omissioni, errori, silenzi, connivenze e depistaggi

Foto Luigi Buonincontro per concessione Tablò©
 

E proprio il libro di Ceruso è stato al centro di un doppio appuntamento, nella nostra città: presso l’Università Federico II, nell’Aula Rascio del Dipartimento di Giurisprudenza,  dove è stato l’occasione per discutere delle prospettive del sistema penale italiano alla luce degli insegnamenti dei due grandi magistrati, e presso la Comunità di Sant’Egidio, nella Chiesa di San Pietro Martire. Con l’autore anche il legale della famiglia Borsellino, Fabio Trizzino, e il giornalista d’inchiesta Antonio Mattone.  NAPOLI TODAY


5.10.2022 –  DI CAPACI E VIA D’AMELIO / INCONTRO DELLA MEMORIA ALLA FEDERICO II DI NAPOLI 

 


 
 
 

Immaginate di avere due archiviazioni anomale del giugno 1992, dopo Capaci, e nel luglio/ 1992 con i funerali del Giudice Borsellino ancora da fare! 
Immaginate poi un collaboratore come SIINO che riferisce le parole di Pino Lipari sul fatto che con l’approdo di Borsellino dal gennaio 1992 è finita la pace per quel santo cristiano di Giammanco!
Immaginate che entrambe le archiviazioni salvano Buscemi Antonino!
Immaginate ancora che quest’ultimo era in affari per conto di Riina con Raul Gardini! Immaginate che Lipera racconta a Catania nel Giugno 1992 di come era stato gestito quel dossier a Palermo!
Immaginate ciò che emerge dai verbali del Csm del 1992!
Immaginate la telefonata di Giammanco del 19 luglio 1992 e tanto altro ancora caro Attilio Bolzoni, come ad esempio che tutto è consacrato in sentenze definitive come il Borsellino ter e quater!
FABIO TRIZZINO
Legale di parte civile di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino 
30 settembre 2022

Strage via D’Amelio, la famiglia Borsellino contro i pm: «Senza di loro depistaggio non poteva esserci»

 

 

Trizzino toga

Commento dell’avvocato Fabio Trizzino all’intervento di Bolzoni

Per finire, ecco un commento dell’avvocato Fabio Trizzino all’intervento di Bolzoni. «Attilio Bolzoni anziché scrivere le solite corbellerie e citarmi, se vuole può anche consultarmi così da smontare molte delle sue tesi minimaliste su mafia appalti. Ma del resto da uno che difese, giornalisticamente parlando, Scarantino non può pretendersi altro che il perseverare nelle proprie tesi di difensore ad oltranza della teoria della Minaccia a corpo politico et cetera. Nessun mea culpa ho sentito da lui in questi anni. Così come NON L’HO MAI VISTO A CALTANISSETTA NEL AL QUATER NE’ TANTOMENO AL PROCESSO DEPISTAGGIO. Le vere trattative le fanno loro con certi pm per pubblicare cose a questi ultimi gradite!!! Anche lui, come tanti ben pensanti, sarà condannato dalla Storia, il cui giudizio implacabilmente cadrà sul suo sterile pensiero da sedicente intellettuale delle cose di mafia!». Abbiamo superato i limiti per una ragionevole e ragionata lettura.

 


18.8.2022 Vespaio Giustizia

 

Continua a  far discutere il tema giustizia, o per meglio dire quello della magistratura che pare poco abbia a che fare con la parola “giustizia”.
Dopo il caso Palamara, la scandalosa vicenda della nomina del procuratore di Roma che ha visto silurato – inspiegabilmente e immotivatamente l’allora procuratore generale di Firenze Marcello Viola – tutti avevamo creduto, e sperato, in un cambio di rotta che portasse …


12.8.2022 FABIO TRIZZINO legale di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino

“Vorrei ricordare un dato assolutamente rilevante: le archiviazioni anomale da parte della Procura di Giammanco, nel Giugno 1992, furono Due.
La prima una settimana dopo la morte di Falcone, la seconda subito dopo la morte di Borsellino.
In entrambe campeggiava la figura di BUSCEMI ANTONINO, uomo di Salvatore Riina nella Calcestruzzi s.p.a. di Ravenna di Raul Gardini.
La prima archiviazione fu anomala anche in considerazione del fatto che furono disposte la smagnetizzazione dei dischetti e la distruzione dei brogliacci.
Perché? Ovviamente ho tutti gli atti a sostegno di tali affermazioni. Episteme e non doxa per l’appunto!”


8.8.2022 Ricerca verità giudiziaria su via d’Amelio è paragonabile alla scalata del monte Everest

 

12.8.2022 FABIO TRIZZINO legale di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino

“Vorrei ricordare un dato assolutamente rilevante: le archiviazioni anomale da parte della Procura di Giammanco, nel Giugno 1992, furono Due.

La prima una settimana dopo la morte di Falcone, la seconda subito dopo la morte di Borsellino.

In entrambe campeggiava la figura di BUSCEMI ANTONINO, uomo di Salvatore Riina nella Calcestruzzi s.p.a. di Ravenna di Raul Gardini.
La prima archiviazione fu anomala anche in considerazione del fatto che furono disposte la smagnetizzazione dei dischetti e la distruzione dei brogliacci.
Perché?
Ovviamente ho tutti gli atti a sostegno di tali affermazioni. Episteme e non doxa per l’appunto!”
 
 

6.8.2022 Fabio Trizzino, legale dei figli di Borsellino: «sempre più vicini alla verità»

Ha affidato ai social il suo commento l’avvocato Fabio Trizzino, legale dei figli del dottor Paolo Borsellino, dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza del “Bagarella e altri”, il c.d. processo sulla trattativa.

A chi mi chiede un commento a caldo sulle motivazioni della sentenza trattativa mi limito a rassegnare le seguenti considerazioni.
La ricerca di una verità giudiziaria su via d’Amelio è paragonabile alla scalata del monte Everest.
Più si va avanti più l’area diventa rarefatta e gli ostacoli più potenti, quasi invincibili.
Eppure oggi siamo a 6mila metri di altezza e, fra mille ostacoli, abbiamo guadagnato il campo base. Bisogna riordinare le idee e riacquistare forza ed energie. La vetta è lì più vicina. La si può quasi toccare. Ma al tempo stesso lontanissima.
Raggiungerla significherebbe guardare dentro a certi santuari, intoccabili che’ a solo tentare di guardarci dentro,si corre il rischio di essere trasformato in una statua di sale.
Il clima all’interno della Procura di Palermo delineato nelle motivazioni contrasta decisamente rispetto alle parole riportate da Alessandra Camassa e Massimo Russo, testi qualificati, circa la definizione che Paolo Borsellino diede al suo ufficio di Palermo definito un NIDO DI VIPERE.
La memoria di um valente Magistrato come Paolo Borsellino ci impone dunque un ultimo sforzo.
E noi non ci sottrarremo, tanto più che il nostro cammino per la Verità, per alcuni, non avrebbe dovuto nemmeno essere iniziato.

 

26.7.2022 – LA VERITA’ SU VIA D’AMELIO DOPO TRENT’ANNI. Se non quella processuale almeno quella storica

“… la collettività deve essere informata e deve cominciare a pretendere comportanti diversi e soprattutto la verità”. “Che non sarà più processuale ma la verità storica che non ha più i vincoli e condizionamenti delle regole del processo, che vanno sempre rispettate. La verità storica si pone al di fuori di ogni altro condizionamento”. 
“Comunque, noi guarderemo con favore alle altre iniziative di tipo processuale che si vorranno mettere in campo ma dobbiamo essere chiari l’esercizio della potestà punitiva deve avvenire in tempo congruo, ogni altri iniziativa rischia di divenire una occasione per non consentire alla famiglia di elaborare questo lutto. Noi questo diritto lo abbiamo”.

Avvocato Fabio Trizzino legale di Fiammetta, Lucia e Manfredi Borsellino

 



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19.7.2022 In occasione del trentennale della strage di via D’Amelio, Fabio Trizzino avvocato di parte civile di Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino parla in esclusiva a ilSicilia.it.
Secondo Trizzino, i processi Borsellino e Borsellino-bis sono stati entrambi  “travolti” e interessati da un istituto straordinario e di rarissima applicazione ovvero la revisione. Trizzino ha anche parlato di verità negate da dati oggettivi. “Vedere due processi di quella portata travolti in questo modo – dice Trizzino è per me, una situazione imbarazzante”.
Borsellino – continua Trizzinoè stato uno dei padri fondatori della seconda Repubblica che è nata anche sul suo sangue e su quello di Giovanni Falcone”.  Oggi, trent’anni dopo la strage di via d’Amelio, sono ancora tanti i misteri irrisolti. Dall’agenda rossa a quell’amara confessione sul suo ufficio di procuratore aggiunto a Palermo, che però considerava «un nido di vipere».


 

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il DANNO ESISTENZIALE da STRAGE