RELAZIONE D.I.A – 2º semestre 2022

RELAZIONE SEMESTRALE


 

 

MAFIA e ANTIMAFIA  in PROVINCIA di COMO – Rassegna stampa


In LOMBARDIA (da pag. 257 della Rel. DIA) risulterebbero operative 25 locali di ‘ndrangheta nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro e Legnano), Como (locali di Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco – Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Brescia (locale di Lumezzane), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Lonate Pozzolo). Tale mappatura in considerazione delle caratteristiche dei gruppi criminali che operano in Lombardia deve ritenersi solo indicativa poiché le consorterie che operano nella regione non sempre replicano il modello di controllo del territorio tipico delle organizzazioni di riferimento  dell’area d’origine.


La città metropolitana di Milano e le province di Monza e della Brianza e Como continuano ad essere caratterizzate dalla marcata presenza di diverse forme di criminalità organizzata, nazionale e straniera, che si manifestano attraverso attività illecite tradizionali (estorsioni, usura, stupefacenti, sfruttamento prostituzione, armi, contraffazione, immigrazione clande- stina) e non (reati fiscali, infiltrazione negli appalti, riciclaggio, reati ambientali, corruzione). Sul fronte dell’attività preventiva svolta dalle Prefetture e che hanno riguardato le province in argomento si segnalano i sei provvedimenti106 interdittivi emessi dall’UTG di Milano che hanno riguardato imprese in contesti di criminalità organizzata calabrese e tre di criminalità organizzata campana, quattro i provvedimenti107 adottati dalla Prefettura di Como tutti in un… segue da pag.   XXXII allegato


…. L’8 luglio 2021 i Carabinieri del Reparto Operativo di Como con il coordinamento della DDA di Milano126 hanno eseguito, nelle province di Como e Milano, un’o- perazione di contrasto al fenomeno dell’inquinamento ambientale e traffico illecito di rifiuti che ha portato all’arresto di 6 soggetti e al sequestro di autocarri, macchine da scavo e terreni. Gli arrestati sono stati indiziati di aver sversato ingenti quantità di rifiuti in un’area agrico- la nei pressi di Cantù (CO) sottoposta a doppio vincolo ambientale e paesaggistico compro- mettendo l’ecosistema dove si snodano importanti falde acquifere. In particolare gli indagati servendosi della struttura organizzativa (mezzi, autocarri, personale) di un’azienda con sede legale a Fino Mornasco (CO) ed attiva nel settore della costruzione e ristrutturazione di im- mobili127 avrebbero ceduto, ricevuto e trasportato abusivamente terre e rocce da scavo. Tra gli arrestati sottoposti alla misura cautelare in carcere spicca la figura di un referente dell’impresa edile, noto pregiudicato già arrestato per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti nel 1994 nell’ambito dell’operazione antimafia della DDA di Milano denominata “La notte dei Fiori di San Vito” e affiliato di rilievo della locale di ‘ndrangheta di FINO MORNASCO (CO).

Sempre nel medesimo ambito del contrasto al fenomeno dell’inquinamento ambientale e al traffico illecito di rifiuti l’11 ottobre 2021 i Carabinieri di Turate (CO) e la Guardia di finanza di Olgiate Comasco (CO) con il coordinamento della DDA di Milano128 hanno eseguito un’operazione – denominata “Terre fantasma” – con indizi di colpevolezza nei confronti di 4 soggetti indagati per smaltimento e riutilizzo illecito di rifiuti supportato da emissione di fatture per operazioni inesistenti. Questi avrebbero costituito un sito abusivo (ove erano stati ammassati 16.500 mc. di rifiuti speciali non pericolosi recuperati da cantieri di diverse province lombarde) e smaltito i rifiuti attraverso la loro rivendita come materiale edile successivamente utilizzato nei cantieri per la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Garbagnate Milanese (MI), per un parco pubblico, per il centro sportivo comunale di Cislago (VA) e per altre opere di edilizia a Ceriano Laghetto (MB). Le operazioni dell’illecito smaltimento e riutilizzo dei rifiuti speciali sarebbero state coperte con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti. segue da pag.XXXVI allegato


Secondo uno studio della Banca d’Italia

i volumi di affari legati alle attività illegali –attraverso le quali la criminalità organizzata si finanzia e si arricchisce- sono ingenti e si può stimare che rappresentino oltre il 2 per cento del PIL italiano. A tali valori occorre poi aggiungere i proventi delle mafie ottenuti attraverso l’infiltrazione nell’economia legale”. È nota la tendenza delle consorterie mafiose a rivolgere le proprie mire di espansione imprenditoriale verso quelle Regioni con un PIL pro capite più elevato e una maggiore dipendenza dell’economia locale dalla spesa pubblica e quindi verso territori con maggiori opportunità di investimento, di profitto e di estrazione di rendite. Anche il livello di corruzione della pubblica amministrazione è positivamente associato alla presenza mafiosa, indicando una maggiore vulnerabilità al potere corruttivo delle mafie.

“…le province che sono state oggetto di una più significativa penetrazione mafiosa hanno registrato negli ultimi cinquanta anni un tasso di crescita del valore aggiunto significativamente più basso”.

“… si può calcolare che un azzeramento dell’indice di presenza mafiosa nel Mezzogiorno si assocerebbe ad un aumento del tasso di crescita annuo del PIL dell’area di 5 decimi di punti percentuali (circa il doppio rispetto all’analogo esercizio per il Centro Nord)”.

“…incide sulla qualità della forza lavoro e sull’accumulazione di capitale umano. Un mercato del lavoro depresso dalla presenza delle mafie e la possibilità di perseguire carriere criminali può scoraggiare l’investimento in istruzione e incentivare i giovani più capaci ad emigrare”

“…il fattore critico di successo delle mafie capace di distinguerle da altre forme di criminalità organizzata è il cosiddetto capitale sociale, ovvero l’insieme delle relazioni con il mondo esterno. Ciò che distingue la criminalità comune da quella mafiosa è proprio la capacità di quest’ultima di “fare sistema”, creando un medesimo blocco sociale con esponenti della classe dirigente locale, rapporti tra le classi sociali e costruendo legami di reciproca convenienza”.

“…è possibile evidenziare una convergenza di interessi delle tre principali organizzazioni criminali di stampo mafioso nelle attività di riciclaggio, facenti capo ad un’unica “cabina di regia”.
La presenza di collegamenti tra le tre organizzazioni è stata resa possibile, come emerso mediante le indagini della Direzione, dalla presenza di figure di “uomini cerniera” che si pongono come intermediari tra i diversi gruppi criminali nonché di vere e proprie strutture criminali che intercettano le risorse dei tre principali gruppi criminali, facendole confluire in investimenti in attività apparentemente lecite.
Tale sistema finalizzato al riciclaggio risulta particolarmente allarmante in quanto permette la creazione e il successivo consolidamento di reti criminali “trasversali”, estendendo il raggio d’azione criminale anche su contesti territoriali nuovi ovvero fino a quel momento scevri dalla presenza mafiosa.”.

Fonte: DIA


PROVINCIA 4.10.2022



La CRIMINALITA’ ORGANIZZATA


‘ndrangheta a fianco dei Narcos in America Latina

 



a cura di Claudio Ramaccini – Direttore  Centro Studi Sociali contro la mafia – PSF