BORSELLINO – Cronologia 1992

 

 

19 luglio 1992  La Strage di Via D’Amelio La bomba esplode alle 16.58. Il primo lancio dell’agenzia Ansa è delle 17.16.

19 luglio 1992 Le conversazioni via radio della Polizia subito dopo l’attentato – AUDIO

19 luglio 1992 Il coraggio di  LUCIA, agli esami universitari dopo aver ricomposto i resti del padre  a poche ore dalla  strage. 
MANFREDI BORSELLINO: Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre“ .

19 luglio 1992 Quando MARIA la madre di Paolo Borsellino, sentì l’esplosione, in cuor suo sapeva che quella era la bomba destinata al figlio. Ma si volle convincere che si trattava di una fuga di gas e si affrettò per quattro rampe di scale per andare fuori. Superò i corpi di suo figlio e delle guardie del corpo, ma più tardi disse, al vigile del fuoco che la portò in ospedale, di non averli visti. Non vide nessun segno del massacro. Lucia, la figlia di Borsellino, che stava studiando a casa di un amico, sentì il boato dell’esplosione a una certa distanza da li. Arrivò presto in via D’Amelio. Un lenzuolo che copriva il corpo di suo padre fu sollevato per permetterle di vederlo; Lucia tenne la sua testa tra le braccia.  A terra, davanti al sedile posteriore c’era la valigetta di pelle di Borsellino: era intatta. All’interno, la polizia trovò le sue chiavi di casa, un pacchetto di sigarette e un costume da bagno bianco ancora umido. Ma non c’era traccia di una grande agenda rilegata in pelle rossa sulla quale scriveva regolarmente e che non aveva mai fatto leggere a nessuno.  (John Follain -I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia-)

19 luglio 1992 Le molteplici versioni dell’on. AYALA sulla sparizione dell’agenda rossa

19 luglio 1992 Quegli uomini in giacca e cravatta nell’inferno di Via D’Amelio. La testimonianza dei poliziotti MAGGI e GAROFALO

19 luglio 1992 Edizione straordinaria TG1

19 luglio 1992 Nella notte  i parà della Folgore penetrano nei bracci dell’Ucciardone e caricano sugli elicotteri i boss detenuti per trasportarli nelle carceri di Pianosa e dell’Asinara.

20 luglio 1992 FABIO TRIZZINO:  Il Procuratore Giammanco, il quale la sera del 19 luglio 1992 venne allontanato con il giusto rispetto ma comunque allontanato da via Cilea dalla famiglia ed in particolare dal grande Presidente Angelo Piraino Leto, la mattina del 20 luglio si incrocio’ in ascensore con Claudio Martelli, il quale a muso duro gli disse che avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni immediatamente. Ovvio che si trattava di una richiesta non ricevibile sotto il profilo dello stretto diritto, dal momento che la Costituzione e la legge sull’ordinamento giudiziario ha sempre garantito la autonomia e la indipendenza della magistratura. Era una richiesta, quella di Martelli dettata dall’emotivita’del momento e, soprattutto, dalla conoscenza dell’ostracismo del Procuratore verso Falcone prima e Borsellino dopo.
Ebbene cosa pensa di fare in Procura il 20 luglio il dott. Giammanco: un giro di telefonate per indire una riunione per vedere di stilare un documento di solidarietà dei sostituti per rispondere così a chi chiedeva le sue dimissioni.
Quella riunione fu di fatto sabotata e ad essa, qualche giorno dopo, segui’ la lettera degli otto sostituti che, adducendo principalmente motivi di sicurezza, decisero loro di dimettersi.
Seguirono le audizioni del Csm della fine di luglio 1992 all’esito delle quali Giammanco ottiene il Commodus discessus di continuare a lavorare in Cassazione. Di queste audizioni noi fino all’anno scorso non sapevamo nulla. Il dott. Giammanco non fu mai sentito, fino credo al 2017, sulle ragioni del suo contegno nei confronti di Falcone e Borsellino, di fatto ostacolati in ogni modo dentro a quella Procura retta proprio da Giammanco. Egli era ormai malato e non in grado di ricordare nulla.

20 luglio 1992 Primo RAPPORTO Squadra Mobile Questura di Palermo

20 luglio 1992 VERBALE audizione dell’agente di scorta superstite ANTONINO VULLO

20 luglio 1992 La consulenza tecnica autoptica 

20 luglio 1992: La situazione alla procura di Palermo é molto tesa: alcuni magistrati si riuniscono per decidere se presentare le dimissioni o chiedere quelle del procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco il quale a sua volta annuncia l’intenzione di dimettersi a patto di ricevere una lettera di solidarietà da parte dei colleghi. Questi i commenti di alcuni magistrati palermitani: segue

20 luglio 1992  CAMERA DEI DEPUTATI – Assassinio del giudice Borsellino e di cinque agenti della sua scorta – AUDIO

20 luglio 1992 Il giorno dopo la strage di Via D’Amelio il  ministro della Giustizia Claudio Martelli firma il primo provvedimento di applicazione del 41 Bis nei confronti di 37 detenuti

20 luglio 1992 Sacerdoti di un trono di sangue. Quanti morti occorreranno per rendersi conto che siamo in guerra? Chi mandare allo sbaraglio? Che fare? di  ENZO BIAGI

21 luglio 1992 FBI in via D’Amelio

21 luglio 1992  Forti tensioni ai funerali degli agenti di scorta di Paolo Borsellino 

21 luglio 1992 NATOLI interroga MUTOLO e GIAMMANCO replica alle critiche

21 luglio 1992 Milano ricorda Borsellino e il Senato accademico Università di Palermo minaccia dimissioni di massa se governo non cambia registro.

21 luglio 1992 In via D´Amelio movimenti “strani” nel palazzo di fronte a quello della famiglia Borsellino

21 luglio 1992 Edizione de LA REPUBBLICA 

22 luglio 1992 “FIAMMETTA ha saputo, domani torna”

22 luglio 1992 VERBALE Consiglio Superiore della Magistratura 

23  luglio 1992  I suoi funerali,  avranno forma privata. Lo dice MANFREDI BORSELLINO
LA SUA LA MORTE PIU’ ANNUNCIATA’ ma non abbastanza’, forse quella più annunciata” tra le molte volute dalla mafia, i suoi funerali, però, avranno forma privata per rispettare la volontà del giudice ucciso, non per polemica contro lo Stato. Lo dice Manfredi Borsellino, figlio ventenne del magistrato, in un’intervista pubblicata oggi sull’ ”Osservatore romano” nella quale invita anche a ”non gettare la spugna”. ”Abbiamo rinviato i funerali  non solo per aspettare mia sorella Fiammetta, ma anche perchè non volevamo che mio padre fosse sottoposto a una ‘cerimonia’ come quella riservata a Giovanni Falcone, alla moglie e alle vittime della sua scorta. Quel giorno papà rimase profondamente scosso dal chiasso, dalle urla, dall’ atmosfera nella quale si celebrava un rito per i defunti”. ”Non è vero quanto abbiamo letto, visto e sentito attraverso giornali, radio e tv, che noi siamo in polemica con le istituzioni. Non abbiamo recriminazioni, anzi, dopo la strage di Capaci mio padre ebbe una protezione persino superiore a quella di Falcone. I funerali privati sono una scelta nostra che rispetta il suo desiderio, la sua schiettezza, la sua religiosità”’. ANSA 

23 luglio 1992 La rivolta dei pm di Palermo contro il procuratore capo GIAMMANCO

23 luglio 1992 Il Senato approva definitivamente il testo del DECRETO ANTIMAFIA  presentato dal governo

23 luglio 1992 Metronotte di Palermo arrestato per favoreggiamento

24 luglio 1992 Nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, si svolgono i funerali in forma privata di PAOLO BORSELLINO.

24 luglio 1992  Giorno del funerale: non tutti appesero lenzuola bianche alle finestre. Quel giorno, secondo quanto riportato dai quotidiani dell’epoca che ben raccontarono quel 24 luglio, diversi palermitani riempirono il proprio portafoglio affittando finestre e balconi  segue

24 luglio 1992 “La preghiera laica” di ANTONINO CAPONNETTO al funerale di Paolo Borsellino

26 luglio 1992 RITA ATRIA, la settima vittima di Via D’Amelio

27 giugno 1992 Palermo chiama Italia – Una grande manifestazione unitaria “Italia parte civile” vedrà sfilare a Palermo, per la prima volta, oltre 100 mila persone contro la mafia e per la legalità

28 luglio 1992 Il procuratore di Palermo GIAMMANCO chiede il trasferimento 

29 luglio 1992 AUDIZIONE di DOMENICO GOZZO al CSM

29 luglio 1992 AUDIZIONE di ROBERTO SCARPINATO al CSM

30 luglio 1992 MARIA FALCONE: “Quello che mi disse PAOLO BORSELLINO dopo CAPACI” –  Audizione, presso il CSM, della signora MARIA FALCONE. Estratto  VERBALE

2 agosto 1992 Fiori e preghiere in via D’Amelio, sul luogo della strage di due domeniche fa nella quale sono rimasti uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque dei sei agenti della sua scorta. La prima a giungere davanti all’edificio danneggiato dall’esplosione dell’autobomba è stata la fidanzata di uno degli agenti morti la quale ha deposto proprio sul cratere provocato dalla deflagrazione un mazzo di fiori, si è inginocchiata ed è rimasta alcuni minuti in raccoglimento, mentre altre persone si univano alle preghiere, visibilmente commosse da quel gesto. Ieri intanto sono tornati a Palermo, completate le loro deposizioni al Csm e dopo l’incontro con il ministro dell’Interno Nicola Mancino, gli otto magistrati della procura della Repubblica che si sono dimessi dalla direzione distrettuale antimafia. [Ansa]

5 agosto 1992 Il presidente della Repubblica conferisce a Paolo Borsellino  la Medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione: “Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo, esercitava la propria missione con profondo impegno e grande coraggio, dedicando ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la proterva sfida lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Nonostante le continue e gravi minacce, proseguiva con zelo ed eroica determinazione il suo duro lavoro di investigatore, ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio dei più alti ideali di giustizia e delle Istituzioni. Palermo, 19 luglio 1992.”

Agosto 1992  Dopo una serie di intercettazioni telefoniche effettuate sulla linea fissa di Pietrina Valenti, la donna a cui era stata rubata la Fiat 126 rossa usata per l’attentato, viene arrestato un piccolo criminale, Vincenzo Scarantino. La Valenti, in una telefonata, aveva accusato un certo Salvatore Candura di averle rubato l’auto. Interrogato dagli uomini di La Barbera, e cioè dal cosiddetto gruppo Falcone-Borsellino che indaga sulla strage, Candura ammette il furto e dice che gli era stato commissionato da Scarantino dietro compenso di 500mila lire. Sia Scarantino che Candura avevano precedenti per spaccio di droga, violenza sessuale e furto

13 settembre 1992 Appunto RISERVATO del SISDE

17 settembre 1992 Omicidio dell’esattore IGNAZIO SALVO

29 settembre 1992 Viene arrestato VINCENZO SCARANTINO con l’accusa, in  concorso con altri, di strage e di furto aggravato. La prima accusa è collegata a quella di concorso nel furto aggravato della Fiat 126 che gli artificieri di Cosa nostra imbottirono con 80 chili di plastico

1 ottobre 1992 SCARANTINO «Non sono il killer di Borsellino» Il suo avvocato: i giudici sono stati traditi dalla fretta «Non sono il killer di Borsellino» Si difende per ore il giovane accusato di strage. «Si sono inventati tutto». Così Vincenzo Scarantino, pregiudicato di 27 anni con parentele mafiose, accusato di essere uno dei killer della strage di via D’Amelio, si è difeso ieri per due ore e mezzo. Interrogato nel carcere di San Cataldo, vicino a Caltanissetta, dov’è rinchiuso da domenica, ha negato di aver avuto la benché minima parte nell’esplosione che il 19 luglio massacrò il giudice Paolo Borsellino e cinque dei sei poliziotti della scorta. Ha respinto l’accusa di aver commissionato a tre balordi di borgata, due dei quali poi l’hanno chiamato in causa, il furto della «126» imbottita con settanta chili di tritolo e fatto saltare con un congegno radiocomandato. Ha contrapposto un’irremovibile autodifesa alle contestazione del giudice per le indagini preliminari Sebastiano Bongiorno che l’altro giorno ha convalidato il suo arresto e dei sostituti procuratori Pietro Vaccara, Paolo Giordano e Carmelo Petralia. Al termine nessuna dichiarazione dei magistrati. Uno dei due difensori, l’avvocato Paolo Petronio è stato duro con gli inquirenti: ((Abbiamo l’impressione che ci si sia lasciati prendere la mano dall’impulso di assicurare un colpevole alla giustizia ha detto -. E’ un’ansia comprensibile sul lato umano viste anche le reazioni provocate dalla strage, ma oltre alle parole di due collaboratori della giustizia contro Scarantino non c’è altro. Lui ha un quoziente di intelligenza molto basso ed è un semianalfabeta che lavora saltuariamente come piastrellista e vende sigarette di contrabbando». Viene ormai dato per scontato, al di là del segreto istruttorio, che Scarantino sia stato tirato in ballo da Luciano Valenti e Salvatore Candura di 28 e 31 anni, due dei tre che avrebbero rubato la «126» appartenente a Pietrina Valenti (parente di Luciano) il 18 luglio, il giorno pri¬ ma della strage. E a proposito dei due che con Roberto Valenti, 21 anni, nipote di Luciano, sono accusati di violenza carnale e furto dell’automobile, i giudici hanno escluso che siano «pentiti». Termine in questo caso «improprio e fuorviante» a parere degli investigatori convinti che i tre «picciotti» ignorassero quale uso sarebbe stato poi fatto dell’utilitaria che avrebbero consegnato a Scarantino. Ai tre si risalì dopo che una vetrinista di 26 anni, Cinzia, denunciò che il 29 luglio l’avevano stuprata. Un fratello del presunto killer, Rosario, denunciato tempo fa per cinque omicidi e poi scagionato, alludendo agli accusatori del fratello ieri ha urlato: «Ma chi può credere a quei violentatori, con quale dignità la polizia crede a queste infamità contro Vincenzo. Stanno vestendo il “pupo” e il procuratore di Caltanissetta deve cercare nelle sue tasche i colpevoli senza rovinare la povera gente» LA STAMPA

2 ottobre 1992 Una manifestazione a favore di SCARANTINO

17 novembre 1992 AUDIZIONE di GIOVANNI TINEBRA, Procuratore della Repubblica di Caltanissetta alla Commissione Parlamentare antimafia

13 dicembre 1992 SCARANTINO , nuove accuse. Vincenzo Scarantino, 27 anni, l’unico indiziato della strage mafiosa di via D’Amelio in cui furono assassinati Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, è stato accusato anche di detenzione e traffico di cocaina.  Con il fratello maggiore Umberto, 31 anni, avrebbe organizzato una centrale per lo smistamento della droga nella borgata «Guadagna». Il gip di Palermo Giuseppe Di Lello ha emesso contro i due Scarantino ordine di custodia cautelare.  Anche Umberto Scarantino è dietro le sbarre: è stato arrestato quattro mesi fa sempre per spaccio di droga.  Il questore Matteo Cinque, polemicamente, in un comunicato diffuso ieri pomeriggio ha precisato che la pericolosità sociale di Vincenzo Scarantino «fu messa in dubbio dopo il suo arresto da persone certamente pilotate».  Le indagini di questi mesi, secondo la polizia, hanno dimostrato l’infondatezza di quei dubbi. [LA STAMPA]

16 dicembre 1992 GIOVANNI DRAGO, uno dei killer del clan GRAVIANO decide di collaborare con la Giustizia.

 


VIA D’AMELIO e FIAMMETTA BORSELLINO – Quotidiano La Stampa luglio 1992


La Strage di VIA D’AMELIO attraverso gli articoli apparsi sul quotidiano La Stampa nei dieci giorni successivi.

 

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