416 BIS, “contaminiamo” l’Europa…

 

L’Italia dispone della legislazione antimafia più avanzata. Occorre una direttiva UE che la estenda almeno a livello europeo.
In Europa, i 27 Stati membri hanno altrettanti codici penali diversi tra loro e solo quello italiano prevede una normativa antimafia efficace anche se da adeguare alle ultime metamorfosi mafiose.
Il testo normativo traeva origine da una proposta di legge presentata alla Camera dei deputati il 31 marzo 1980 (Atto Camera n. 1581), che aveva come primo firmatario l’on. Pio La Torre ed alla cui formulazione tecnica collaborarono anche due giovani magistrati della Procura di Palermo, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.



A poco più di 5 mesi dall’omicidio di Pio La Torre e dopo solo 10 giorni dall’assassinio del prefetto Dalla Chiesa, il 13 settembre 1982, viene promulgata la legge n. 646, nota come legge “Rognoni-La Torre”. Per la prima volta nel codice penale viene introdotta la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente introduzione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Il primo rapporto giudiziario di denuncia per il 416 bis venne trasmesso all’Autorità giudiziaria, dalla Sezione Anticrimine e dalla Squadra Mobile di Palermo, l’8 febbraio 1983, con la denuncia di Riccobono Rosario + 39.  Gen. ANGIOLO PELLEGRINI (già stretto collaboratore dei giudici Falcone e Borsellino)

 

Art. 416-bis, codice penale – Associazione di tipo mafioso  Chiunque fa parte di un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da tre a sei anni. Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da quattro a nove anni.
L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per  acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.
Se l’associazione è armata si applica la pena della reclusione da quattro a dieci anni nei casi previsti dal primo comma e da cinque a quindici anni nei casi previsti dal secondo comma.
L’associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la disponibilità, per il conseguimento della finalità dell’associazione, di armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di deposito.
Se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti, le pene stabilite nei commi precedenti sono aumentate da un terzo alla metà.
Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego. Decadono inoltre di diritto le licenze di polizia, di commercio, di commissionario astatore presso i mercati annonari all’ingrosso, le concessioni di acque pubbliche e i diritti ad esse inerenti nonché le iscrizioni agli albi di appaltatori di opere o di forniture pubbliche di cui il condannato fosse titolare.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alla camorra e alle altre associazioni, comunque localmente denominate, che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso.

 


RETI CRIMINALI IN EUROPA –
Europol, l’agenzia di polizia europea con sede a L’Aia, ha elaborato una mappa delle reti criminali presenti nell’Unione europea, analizzando i loro traffici e il loro modus operandi. Sono 821 le reti criminali attive in territorio europeo. C’è la ndrangheta, la mocro-mafia, le mafie russe, cinesi, giapponesi, slave, albanesi, nigeriane, turche, tanto per citare le più rilevanti. I proventi criminali sono investiti in vari paesi europei e sudamericani, principalmente in immobili, ristoranti, supermercati, alberghi e altre attività commerciali.

 

 

LA LOTTA DELLA U.E. ALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA

Reti criminali ad alto rischio

Il 43% dei gruppi della criminalità organizzata nell’UE si articola attorno a un gruppo centrale;
il 40% è strutturato in modo gerarchico;
Il17% è costituito da reti sciolte. È pertanto fondamentale intensificare lo smantellamento delle strutture della criminalità organizzata e prendere di mira sia i gruppi che presentano un rischio più elevato per la sicurezza dell’Europa sia le persone situate nelle gerarchie più alte delle organizzazioni criminali.
Il lavoro svolto dall’UE per contrastare le reti criminali ad alto rischio si concentra in particolare sui gruppi che ricorrono a:

  • corruzione
  • atti di violenza
  • armi da fuoco
  • riciclaggio


Area extra UE

 

La legislazione antimafia in Europa è ancora in fase di sviluppo e non esiste una normativa unica e omogenea come in Italia. Tuttavia, ci sono stati progressi significativi negli ultimi anni per contrastare la criminalità organizzata a livello transnazionale.

Ecco alcuni punti chiave:

  1. Regolamento UE 2018/1805: Questo regolamento, entrato in vigore il 19 dicembre 2020, permette il riconoscimento e l’applicazione dei provvedimenti di congelamento e confisca dei beni mafiosi emessi dall’autorità giudiziaria di un Paese membro in tutti gli Stati dell’Unione Europea

  2. Procura Europea (EPPO): La Procura Europea, operativa dal 2021, si occupa dei reati che colpiscono gli interessi finanziari dell’Unione Europea, inclusi quelli commessi dalla criminalità organizzata. Tuttavia, la sua incidenza diretta sulla criminalità organizzata è ancora limitata.

  3. Agenzia europea antiriciclaggio: È stata proposta la creazione di un’Agenzia europea antiriciclaggio per migliorare il coordinamento e la cooperazione tra gli Stati membri nella lotta contro il riciclaggio di denaro e la criminalità organizzata.

Nonostante questi progressi, c’è ancora molta strada da fare per armonizzare le leggi antimafia tra i vari Paesi membri e rendere più efficace la lotta contro le mafie a livello europeo.


La crisi e le sue potenziali ricadute economiche e sociali minacciano di creare le condizioni ideali per la diffusione della criminalità organizzata nella Ue”, spiega Europol.

Due esempi emergono dal rapporto europeo: l’infiltrazione della criminalità organizzata nello smaltimento illecito di rifiuti sanitari, scoperta in Spagna, e nel commercio di prodotti sanitari anti-Covid contraffatti e illegali, che ha coinvolto anche l’Italia.
Dallo scoppio della pandemia, Europol ha individuato la potenziale crescita del trattamento e dello smaltimento illecito dei rifiuti sanitari, il loro stoccaggio, scarico e spedizione come un nuovo business per le mafie europee.
Il 25 settembre 2020, una maxioperazione sovranazionale ha scoperto e rimosso dal web 123 account di social media e 36 siti che vendono prodotti contraffatti, sequestrando merci illegali e contraffatte per quasi 28 milioni, con 10 persone arrestate in Grecia e altre 37 denunciate in Grecia, Italia e Portogallo.
L’indagine ha portato al sequestro, tra l’altro, di apparecchiature mediche contraffatte e non conformi, tra cui 27 milioni di mascherine scoperte in Italia dalla Guardia di Finanza. 


26.10.2016 Mafie in Europa, ok del Parlamento Ue alla risoluzione. Ferrara (M5s): “Più vicino (???) il reato comune di associazione mafiosa”  Via libera a Strasburgo al documento che chiede ai ventotto Paesi l’adozione di un Piano d’azione condiviso per combattere criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio. Obiettivo, superare le differenze fra le normative nazionali che indeboliscono il contrasto ai boss e ai loro interessi economici. Tra i punti, la confisca a scopo preventivo, la tutela dei whistleblower e l’incandidabilità dei condannati. La relatrice: “La piaga riguarda tutta l’Unione. Ora speriamo in una proposta di legge della Commissione”  “La criminalità organizzata è una piaga che riguarda tutta l’Europa, non solo l’Italia. Bisogna contrastarla con linee guida comuni. E con questo voto l’introduzione nella legislazione europea del reato di associazione mafiosa è più vicina”. Con 545 , 91 no e 61 astensioni, gli eurodeputati riuniti in plenaria a Strasburgo hanno dato il via libera alla risoluzione che chiede ai ventotto Paesi l’adozione di un Piano d’azione europeo per combattere criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio.


Ue Parlamento estendere reato associazione mafiosa in Europa Commissione ad hoc approva rapporto finale, misure comuni. 

Estendere la fattispecie di ”associazione mafiosa” ed armonizzare la definizione di criminalità organizzata in tutti i 28 Stati membri della Ue. Lo ha chiesto la Commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro (Crim) del Parlamento Ue approvando, con 29 sì e 7 astensioni, la relazione finale firmata da Salvatore Iacolino di Grande Sud. Il testo verrà votato il prossimo 22 ottobre dalla plenaria di Strasburgo, ma non è vincolante. ”Disciplinare giuridicamente la fattispecie mafiosa è fondamentale – commenta Iacolino subito dopo il voto – se la mafia non è riconosciuta, i provvedimenti di contrasto e di confisca non sono applicabili. Da questo riconoscimento nasce nella Ue una nuova forte cooperazione giudiziaria”. La relazione chiede inoltre a governi e istituzioni Ue l’abolizione del segreto bancario e dei paradisi fiscali, li invita a contrastare il traffico di esseri umani, ad ampliare la nozione di ”voto di scambio” anche ad ”altri benefici” non in denaro e ad escludere da tutte le gare di appalto le imprese con sentenze in giudicato per mafia e criminalità organizzata.
Particolare attenzione anche al fenomeno del match fixing, con la richiesta di approvare in tutta la Ue ”il reato di manipolazione sportiva” con conseguenze penali per chi vende le partite.
“Questo non è un testo che resterà nel cassetto – ha sottolineato l’europarlamentare Sonia Alfano, presidente della commissione Crim – chi sarà eletto nella prossima legislatura avrà il compito di portare avanti la nostra battaglia”.
“Durante questi lunghi mesi di lavoro abbiamo acceso i riflettori sulla dimensione internazionale della mafia e della corruzione per trovare gli strumenti per contrastare questi fenomeni. Ora spetta alla Commissione Ue assicurare che le misure che abbiamo raccomandato vengano messe in pratica. Il Parlamento europeo continuerà a fare pressione per questo”.  ANSA


Una prospettiva per il domaniI corpi investigativi comuni, i magistrati di collegamento, gli accordi per l’utilizzazione di tecniche investigative speciali nelle indagini sulla criminalità transnazionale, la valorizzazione del ruolo della Convenzione di Palermo nel contrasto alle forme nuove ed emergenti di criminalità, come il cybercrime e i reati ambientali, la strategia delle indagini finanziarie di contrasto a criminalità organizzata, corruzione, riciclaggio e finanziamento del terrorismo fino all’utilizzo e il rafforzamento di strumenti come il portale “Sherloc” (acronimo di Sharing electronic resources and laws on crime): sono solo alcuni dei punti al centro del rafforzamento di una cooperazione internazionale più che mai necessaria e capace di informarsi e formarsi su fenomeni in continua evoluzione. Una conferenza che si chiude con una sfida tanto ambiziosa quanto complessa, mettendo al centro una Convenzione nata venti anni fa e che oggi ha bisogno di ritrovare linfa vitale sia nelle politiche di contrasto di ogni Paese, sia in quelle che ne rafforzano le maglie democratiche, a partire dalla promozione di misure di welfare, istruzione e sanità.  Per approfondire: The promise of Palermo. A political history of the UN Convention against Transnational Organized Crime LA VIA LIBERA 20.10.2020


Le mafie in Europa, il prof francese Fabrice Rizzoli: “Anche gli altri Paesi devono adottare gli strumenti legislativi antimafia italiani”

Quanto è difficile parlare di mafia in Europa? Il ruolo delle istituzioni, i diversi approcci legislativi e anche il differente coinvolgimento dell’opinione pubblica di fronte alle mafie nei diversi Paesi europei. Si è discusso di questo in un panel della seconda giornata del Festival internazionale dell’antimafia “L’impegno di tutti”, organizzato da Wikimafia all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano. A intervenire Fabrice Rizzoli, docente di Geopolitica della criminalità alla Sciences Po, istituto di studi politici di Parigi, e l’avvocato e dottorando Lums Andrea Matttarella. Rizzoli ha raccontato l’impegno in Francia della sua associazione Crim’Halt, che dopo tanti anni di battaglie e campagne di sensibilizzazione ha raggiunto l’obiettivo di dotare il Paese di una legge per l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia. Una conquista ispirata alla legislazione italiana e portata avanti dal basso dagli attivisti dell’associazione. Ma l’impegno continua per sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica – con tanto di visite in Italia nelle varie realtà antimafia – e per chiedere al governo francese sempre più interventi per provare ad allineare la legislazione antimafia della Francia a quella italiana.
Un fenomeno, quello mafioso, spesso sottovalutato sia dalla politica che dall’opinione pubblica di molti paesi dell’Unione europea per questo l’avvocato Andrea Matttarella ha puntato i riflettori sulla necessità di adeguare gli strumenti normativi europei seguendo l’esempio italiano per affrontare in maniera organica la criminalità organizzata sempre più internazionale e globalizzata. di Salvatore Frequente| 12 Aprile 2024 FQ

 

 

GIOVANNI FALCONE  Il 13 settembre 1982 il Parlamento italiano approva la legge 646/92 e introduce l’art.416 bis nel codice penale. Essere mafiosi è finalmente reato.  La Legge Rognoni La Torre rappresenta una  grande conquista dello Stato nella lotta alla mafia la legge  ma che si lascia alle spalle un prezzo troppo caro.  Prima il sangue di Pio La Torre promotore della legge, il 30 aprile 1982, poi quello del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il 3 settembre 1982. “Questo particolare la dice tutta sull’impegno “schizofrenico” dello Stato nella lotta alla mafia: prima di avere le leggi giuste e i poteri giusti per combatterla sono sempre serviti i morti “eccellenti”.

 

 

11 dicembre 1986 – Dall’audizione di PAOLO BORSELLINO in Commissione Parlamentare Antimafia


 

IL TESTO DELLA LEGGE 13 settembre 1982 , n. 646 – Disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale ed integrazioni alle leggi 27 dicembre 1956, n. 1423, 10 febbraio 1962, n. 57 e 31 maggio 1965, n. 575. Istituzione di una commissione parlamentare sul fenomeno della mafia.




CODICE ANTIMAFIA – Decreto legislativo del 06/09/2011 n. 159

Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonche’ nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136.


RELAZIONE

Presidenza del Consiglio dei Ministri Ufficio legislativo Commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta, anche patrimoniale, alla criminalità organizzata (DPCM 30.5.2014) Relazione ed Articolato



“Entro in casa e gli taglio il cuore”, “In Svizzera non c’è il 416 bis”: così la ‘ndrangheta si è presa il mercato della coca in Europa Grandi abbuffate e abiti gessati: imprenditori, politici e bassa manovalanza in un mix tra metodi arcaici e nuove frontiere. È la “Nuova Narcos europea” con al vertice la cosca Molè della piana di Gioia Tauro che ha dato il nome all’ultimo maxi blitz, con 104 arresti«Stanno bene in Svizzera… In Svizzera non esiste il 416 bis». Sono gli stessi indagati a parlarne intercettati: i tentacoli della ‘ndrangheta, dalla Calabria non sono più radicati solo nel Nord Italia, a partire dalla Lombardia. Ma hanno raggiunto ben altre latitudini, fino a creare una “locale Europea”, con propaggini soprattutto in Svizzera e in Germania. La “Nuova Narcos europea”, con al vertice la cosca Molè della piana di Gioia Tauro, ha dato il nome all’ultimo maxi blitz, con 104 tra arresti e fermi, e sequestri per oltre due milioni di euro, coordinato dalle Dda di Reggio Calabria, Milano, Firenze, e con la collaborazione delle autorità svizzere.Tratto da LA STAMPA 16.11.2021


Sarebbe un errore colossale pensare che le mafie sono un problema italiano. Non è così. Io mi auguro che gli stati europei non facciano l’errore fatto dalle regioni del Nord Italia dove nel decenni passati prevalse l’idea che la mafia fosse un problema del Mezzogiorno d’Italia. Fu un errore che stiamo pagando ancora adesso. (Enzo Ciconte)

 

 


 

LA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA