La nuova criminalità organizzata e le altre forme gravi di criminalità esistenti in Europa per essere sconfitte hanno bisogno di un cambio di mentalità della classe politica europea. Ne parliamo con il giurista antimafia Vincenzo Musacchio
Lei spesso ha affermato che occorre combattere le nuove mafie a livello transnazionale. In ambito europeo in questo momento dove occorrerebbe operare maggiormente? A mio parere due riforme sarebbero urgenti. La prima, dovrebbe riguardare nuove e più efficaci norme contro la corruzione, la seconda, una legge adeguata sui collaboratori di giustizia. Sarebbe un buon punto di partenza di cui in questo momento ha bisogno l’Europa per combattere la moderna criminalità organizzata. Personalmente potenzierei anche la normativa contro il riciclaggio di denaro sporco e il sistema normativo delle intercettazioni.
Professore, secondo lei fino ad oggi, in ambito europeo, cosa è stato fatto contro la criminalità organizzata? Escludendo la direttiva per l’individuazione, il sequestro e le confische dei beni della criminalità, credo si sia fatto ancora poco. Finalmente dopo anni si sono introdotti due tipi di confisca nuovi a livello europeo: una senza condanna (per ragioni di morte o di prescrizione del reato) e l’altra è la confisca del patrimonio ingiustificato collegato ad attività criminali, simile alle misure di prevenzione italiane. C’è poi il pacchetto normativo sull’antiriciclaggio che andrebbe ancora perfezionato. Apprezzabile anche la direttiva sui crimini ambientali che colpisce le ecomafie. Occorre, tuttavia, fare ancora tanto, la strada da percorrere per sconfiggere le nuove mafie è ancora lunga.
Che cosa prevede quest’ultima normativa? Uno step, atteso da qualche tempo, riguarda l’introduzione del delitto di ecocidio. I delitti ambientali finalmente assurgono a lesioni di beni di rilievo costituzionale ponendo l’accento sulla rilevanza del danno all’ambiente, agli esseri umani e agli animali. Anche questa normativa, tuttavia, è perfettibile, ma rappresenta comunque un importante passo in avanti.
La nuova Procura europea (Eppo) sta funzionando nella lotta al crimine organizzato? Per i cosiddetti reati spia forse può agire in qualche modo, ma giudiziariamente non ha alcuna competenza in materia di criminalità organizzata.
Nelle ultime relazioni di Europol e di Eurojust aumentano le frodi per ottenere fondi europei, le mafie c’entrano qualcosa? C’entrano eccome e il nostro Paese lo sa bene. L’Italia, con oltre 200 miliardi di euro stanziati, è il maggior beneficiario dei fondi europei. Siamo sempre stati grandi beneficiari di aiuti finanziari anche nell’ambito dell’agricoltura. È abbastanza evidente che le organizzazioni mafiose in questo mare magnum di denaro trovino un’opportunità per accaparrarsi una buona parte di queste erogazioni pubbliche. Non esiste mafioso, degno di questo nome, che non sia attratto dai miliardi di euro stanziati dall’Unione europea. Le tecniche utilizzate per assicurarsi queste risorse sono tra le più raffinate possibili e per tali scopi sono utilizzati i migliori professionisti del settore. Queste nuove forme di criminalità organizzata sono molto sofisticate. Ritengo non siamo ancora preparati ad affrontarle, così come siamo impreparati rispetto al cyber-crime e tutti i reati di natura digitale.
Lei ha più volte proposto di istituire una Commissione antimafia europea permanente, come mai non si riesce ad attuarla? La nascita di questa Commissione a mio parere certificherebbe un impegno specifico e continuo che da tanto tempo è richiesto ai parlamentari europei di tutti gli Stati membri aderenti all’Unione europea. Questa necessità l’ho ripetuta più volte, anche in audizione, presso il Parlamento europeo e dopo molti consensi da qualsiasi parte politica, il tutto purtroppo è rimasto lettera morta. Il perché onestamente non saprei dirlo. Sicuramente siamo di fronte ad una lacuna di matrice politica che pesa nella lotta alle nuove mafie in Europa.
Molti Stati membri dell’Unione europea non vedono un pericolo grave nell’avanzare delle nuove forme della criminalità organizzata, lei cosa ne pensa? È una certezza ormai il fatto che le nuove mafie rappresentino un rischio gravissimo per l’economia e per gli assetti democratici del territorio dove si insediano. Per avere un quadro più chiaro basti pensare alle violazioni dello Stato di diritto nei vari Paesi dell’Unione europea (in passato ad esempio Polonia e Ungheria). L’opinione pubblica e una parte della classe politica europea si pongono il problema mafia solo quando questa spara e lascia rivoli di sangue sulle strade. Per fare un esempio concreto, i tedeschi hanno preso piena coscienza della mafia calabrese in Germania solo dopo la strage di Duisburg (2007).
Per migliorare la percezione della criminalità organizzata, soprattutto, in questi Paesi, cosa si potrebbe fare? L’Unione europea si dovrebbe adoperare per dotare gli Stati membri di strumenti migliori per combattere le moderne forme di criminalità organizzata. Si dovrebbe verificare periodicamente l’attuazione delle regole europee all’interno di ciascuno Stato ed eventualmente sanzionare la mancata, incompleta o inefficiente attuazione. Sarebbe opportuno che tutti gli Stati membri rendessero EMPACT (piattaforma multidisciplinare europea di lotta alle minacce della criminalità) uno strumento permanente nella lotta alla criminalità organizzata e alle forme gravi di criminalità. Stati membri, agenzie e altri partner dell’Unione europea dovrebbero collaborare strettamente nell’ambito dell’EMPACT per far fronte a importanti minacce criminali mediante azioni operative congiunte volte a smantellare le reti criminali, le loro strutture e i loro modelli economico-finanziari. Occorre poi una capillare azione di prevenzione nelle scuole e efficaci politiche sociali a livello europeo.
Se lei fosse un parlamentare europeo o un consulente dell’Unione europea cosa farebbe nell’immediato per provare a incidere in maniera più profonda nella lotta alla criminalità organizzata? L’ho detto all’inizio dell’intervista: subito una nuova legge contro la corruzione efficace in tutti gli Stati membri e immediatamente dopo una legge moderna sui collaboratori di giustizia. La corruzione è diventata oggi l’arma più potente nelle mani delle organizzazioni criminali di stampo mafioso non combatterla efficacemente significa agevolare e non poco le nuove mafie.
A questo proposito cosa ne pensa dei crimini dei colletti bianchi e dello scandalo denominato “Qatar-gate”? C’è un rischio di corruzione, scarsa trasparenza e strapotere delle lobby nelle istituzioni europee? Il rischio c’è, è evidente e lo testimonia proprio l’inchiesta di cui lei ha appena accennato. La normativa che regola le lobby è apparentemente rigorosa, ma ci sono purtroppo anche molte vie di fuga per aggirarla. Sappiamo bene che le lobbies sono gruppi di pressione che, in nome d’interessi economici specifici o cause politiche generali, cercano di influenzare dall’esterno le deliberazioni delle istituzioni pubbliche. Nulla può escludere che dietro queste lobbies ci possano essere anche gli interessi delle organizzazioni mafiose. La disciplina va raffinata è migliorata nella sua attuazione pratica.
Lei, assieme al giornalista Peter De Vries, propose nel 2020 un’idea di Stati Uniti d’Europa per combattere con maggiore efficacia mafie e corruzione, ci spiega brevemente in cosa consisteva il progetto? Gli strumenti normativi e strategici con la realizzazione del progetto degli Stati Uniti d’Europa sarebbero dovuti diventare più adeguati, rinnovati ed efficaci proprio allo scopo di serrare i ranghi e vedere su quali forze si potesse contare realmente per condurre in maniera vincente una nuova azione di contrasto contro le mafie. Il progetto puntava a formare le nuove generazioni e chiamare a raccolta le migliori risorse umane dei vari Stati membri dell’Unione europea. La lotta alla mafia non può essere un problema delegato soltanto magistrati e polizia, ma deve coinvolgere le forze politiche, economiche, sociali e ogni singolo cittadino. Come ho ripetuto più volte, in vari consessi europei, la lotta alle mafie deve essere una priorità dell’agenda politica nazionale e di quella dell’Unione europea. Sono passati cinque anni dalla proposta degli “Stati Uniti d’Europa contro le mafie”. Peter De Vries nel frattempo è stato barbaramente ucciso dalle mafie del narcotraffico internazionale e io continuo la battaglia poiché ritengo il progetto ancora oggi valido per rivitalizzare un’efficace lotta alle mafie in Unione europea. RAI NEWS 2.2.2025
A poco più di 5 mesi dall’omicidio di Pio La Torre e dopo solo 10 giorni dall’assassinio del prefetto Dalla Chiesa, il 13 settembre 1982, viene promulgata la legge n. 646, nota come legge “Rognoni-La Torre”. Per la prima volta nel codice penale viene introdotta la previsione del reato di “associazione di tipo mafioso” (art. 416 bis) e la conseguente introduzione di misure patrimoniali applicabili all’accumulazione illecita di capitali. Il primo rapporto giudiziario di denuncia per il 416 bis venne trasmesso all’Autorità giudiziaria, dalla Sezione Anticrimine e dalla Squadra Mobile di Palermo, l’8 febbraio 1983, con la denuncia di Riccobono Rosario + 39. Gen. ANGIOLO PELLEGRINI (già stretto collaboratore dei giudici Falcone e Borsellino)
Art. 416-bis, codice penale – Associazione di tipo mafioso Chiunque fa parte di un’associazione di tipo mafioso formata da tre o più persone, è punito con la reclusione da tre a sei anni. Coloro che promuovono, dirigono o organizzano l’associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da quattro a nove anni.
L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri.
Se l’associazione è armata si applica la pena della reclusione da quattro a dieci anni nei casi previsti dal primo comma e da cinque a quindici anni nei casi previsti dal secondo comma.
L’associazione si considera armata quando i partecipanti hanno la disponibilità, per il conseguimento della finalità dell’associazione, di armi o materie esplodenti, anche se occultate o tenute in luogo di deposito.
Se le attività economiche di cui gli associati intendono assumere o mantenere il controllo sono finanziate in tutto o in parte con il prezzo, il prodotto, o il profitto di delitti, le pene stabilite nei commi precedenti sono aumentate da un terzo alla metà.
Nei confronti del condannato è sempre obbligatoria la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e delle cose che ne sono il prezzo, il prodotto, il profitto o che ne costituiscono l’impiego. Decadono inoltre di diritto le licenze di polizia, di commercio, di commissionario astatore presso i mercati annonari all’ingrosso, le concessioni di acque pubbliche e i diritti ad esse inerenti nonché le iscrizioni agli albi di appaltatori di opere o di forniture pubbliche di cui il condannato fosse titolare.
Le disposizioni del presente articolo si applicano anche alla camorra e alle altre associazioni, comunque localmente denominate, che valendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo perseguono scopi corrispondenti a quelli delle associazioni di tipo mafioso.
RETI CRIMINALI IN EUROPA – Europol, l’agenzia di polizia europea con sede a L’Aia, ha elaborato una mappa delle reti criminali presenti nell’Unione europea, analizzando i loro traffici e il loro modus operandi. Sono 821 le reti criminali attive in territorio europeo. C’è la ndrangheta, la mocro-mafia, le mafie russe, cinesi, giapponesi, slave, albanesi, nigeriane, turche, tanto per citare le più rilevanti. I proventi criminali sono investiti in vari paesi europei e sudamericani, principalmente in immobili, ristoranti, supermercati, alberghi e altre attività commerciali.
- In che modo l’UE combatte la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità
- Risultati della lotta dell’UE alla criminalità
- Priorità dell’UE in materia di lotta alla criminalità per il periodo 2022-2025
- Diritti delle vittime
- Aggressione militare russa nei confronti dell’Ucraina
- Cos’è l’EMPACT?
- Valutazioni reciproche
Reti criminali ad alto rischio
Il 43% dei gruppi della criminalità organizzata nell’UE si articola attorno a un gruppo centrale;
il 40% è strutturato in modo gerarchico;
Il17% è costituito da reti sciolte. È pertanto fondamentale intensificare lo smantellamento delle strutture della criminalità organizzata e prendere di mira sia i gruppi che presentano un rischio più elevato per la sicurezza dell’Europa sia le persone situate nelle gerarchie più alte delle organizzazioni criminali.
Il lavoro svolto dall’UE per contrastare le reti criminali ad alto rischio si concentra in particolare sui gruppi che ricorrono a:
- corruzione
- atti di violenza
- armi da fuoco
- riciclaggio
- ANTIMAFIA, SERVONO NORME EUROPEE – Vincenzo Musacchio
- MAFIA E UNIONE EUROPEA
- LOTTA CONTRO LA CORRUZIONE – Risoluzione Parlamento Europeo
- LOTTA ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA ATTRAVERSO LEGGI SPECIFICHE – Risoluzione Parlamento europeo
- 3.7.2024 La lotta alle mafie passa anche attraverso la legislazione europea- Vincenzo Musacchio
- 416 BIS IN EUROPA – Vincenzo Musacchio
- La legge antimafia italiana ha fatto scuola in tutta Europa. – Marcello Viola
- Mafie unite d’Europa: tutti i “buchi” nella lotta al crimine in Ue.
- APPALTI PUBBLICI IN EUROPA
- ONU: approvata all’unanimità la “CONVENZIONE di PALERMO” contro la criminalità transnazionale
- CONFERENZA DI PALERMO 2000 – testo
- LA CONVENZIONE DI PALERMO di Leonardo Guarnotta
- All’estero l’antimafia c’è, pensare il contrario è dannoso, sostiene la studiosa Anna Sergi
- Le mafie italiane in Francia
- MAFIA E GERMANIA
- Le mafie italiane in Germania
- L’espansione dalla ‘Ndrangheta in Germania
- ‘Ndrangheta in Germania: colonizzazione e affermazione economica delle ‘ndrine calabresi
- I tentacoli della mafia italiana in Spagna
- Paesi Bassi, snodo perfetto per le mafie. La ‘ndrangheta nel mercato dei fiori
Area extra UE
La legislazione antimafia in Europa è ancora in fase di sviluppo e non esiste una normativa unica e omogenea come in Italia. Tuttavia, ci sono stati progressi significativi negli ultimi anni per contrastare la criminalità organizzata a livello transnazionale.
Ecco alcuni punti chiave:
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Regolamento UE 2018/1805: Questo regolamento, entrato in vigore il 19 dicembre 2020, permette il riconoscimento e l’applicazione dei provvedimenti di congelamento e confisca dei beni mafiosi emessi dall’autorità giudiziaria di un Paese membro in tutti gli Stati dell’Unione Europea
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Procura Europea (EPPO): La Procura Europea, operativa dal 2021, si occupa dei reati che colpiscono gli interessi finanziari dell’Unione Europea, inclusi quelli commessi dalla criminalità organizzata. Tuttavia, la sua incidenza diretta sulla criminalità organizzata è ancora limitata.
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Agenzia europea antiriciclaggio: È stata proposta la creazione di un’Agenzia europea antiriciclaggio per migliorare il coordinamento e la cooperazione tra gli Stati membri nella lotta contro il riciclaggio di denaro e la criminalità organizzata.
Nonostante questi progressi, c’è ancora molta strada da fare per armonizzare le leggi antimafia tra i vari Paesi membri e rendere più efficace la lotta contro le mafie a livello europeo.
La crisi e le sue potenziali ricadute economiche e sociali minacciano di creare le condizioni ideali per la diffusione della criminalità organizzata nella Ue”, spiega Europol.
Il 25 settembre 2020, una maxioperazione sovranazionale ha scoperto e rimosso dal web 123 account di social media e 36 siti che vendono prodotti contraffatti, sequestrando merci illegali e contraffatte per quasi 28 milioni, con 10 persone arrestate in Grecia e altre 37 denunciate in Grecia, Italia e Portogallo.
L’indagine ha portato al sequestro, tra l’altro, di apparecchiature mediche contraffatte e non conformi, tra cui 27 milioni di mascherine scoperte in Italia dalla Guardia di Finanza.
26.10.2016 Mafie in Europa, ok del Parlamento Ue alla risoluzione. Ferrara (M5s): “Più vicino (???) il reato comune di associazione mafiosa” Via libera a Strasburgo al documento che chiede ai ventotto Paesi l’adozione di un Piano d’azione condiviso per combattere criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio. Obiettivo, superare le differenze fra le normative nazionali che indeboliscono il contrasto ai boss e ai loro interessi economici. Tra i punti, la confisca a scopo preventivo, la tutela dei whistleblower e l’incandidabilità dei condannati. La relatrice: “La piaga riguarda tutta l’Unione. Ora speriamo in una proposta di legge della Commissione” “La criminalità organizzata è una piaga che riguarda tutta l’Europa, non solo l’Italia. Bisogna contrastarla con linee guida comuni. E con questo voto l’introduzione nella legislazione europea del reato di associazione mafiosa è più vicina”. Con 545 sì, 91 no e 61 astensioni, gli eurodeputati riuniti in plenaria a Strasburgo hanno dato il via libera alla risoluzione che chiede ai ventotto Paesi l’adozione di un Piano d’azione europeo per combattere criminalità organizzata, corruzione e riciclaggio.
Ue Parlamento estendere reato associazione mafiosa in Europa Commissione ad hoc approva rapporto finale, misure comuni.
Estendere la fattispecie di ”associazione mafiosa” ed armonizzare la definizione di criminalità organizzata in tutti i 28 Stati membri della Ue. Lo ha chiesto la Commissione speciale sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro (Crim) del Parlamento Ue approvando, con 29 sì e 7 astensioni, la relazione finale firmata da Salvatore Iacolino di Grande Sud. Il testo verrà votato il prossimo 22 ottobre dalla plenaria di Strasburgo, ma non è vincolante. ”Disciplinare giuridicamente la fattispecie mafiosa è fondamentale – commenta Iacolino subito dopo il voto – se la mafia non è riconosciuta, i provvedimenti di contrasto e di confisca non sono applicabili. Da questo riconoscimento nasce nella Ue una nuova forte cooperazione giudiziaria”. La relazione chiede inoltre a governi e istituzioni Ue l’abolizione del segreto bancario e dei paradisi fiscali, li invita a contrastare il traffico di esseri umani, ad ampliare la nozione di ”voto di scambio” anche ad ”altri benefici” non in denaro e ad escludere da tutte le gare di appalto le imprese con sentenze in giudicato per mafia e criminalità organizzata.
Particolare attenzione anche al fenomeno del match fixing, con la richiesta di approvare in tutta la Ue ”il reato di manipolazione sportiva” con conseguenze penali per chi vende le partite.
“Questo non è un testo che resterà nel cassetto – ha sottolineato l’europarlamentare Sonia Alfano, presidente della commissione Crim – chi sarà eletto nella prossima legislatura avrà il compito di portare avanti la nostra battaglia”.
“Durante questi lunghi mesi di lavoro abbiamo acceso i riflettori sulla dimensione internazionale della mafia e della corruzione per trovare gli strumenti per contrastare questi fenomeni. Ora spetta alla Commissione Ue assicurare che le misure che abbiamo raccomandato vengano messe in pratica. Il Parlamento europeo continuerà a fare pressione per questo”. ANSA
Una prospettiva per il domaniI corpi investigativi comuni, i magistrati di collegamento, gli accordi per l’utilizzazione di tecniche investigative speciali nelle indagini sulla criminalità transnazionale, la valorizzazione del ruolo della Convenzione di Palermo nel contrasto alle forme nuove ed emergenti di criminalità, come il cybercrime e i reati ambientali, la strategia delle indagini finanziarie di contrasto a criminalità organizzata, corruzione, riciclaggio e finanziamento del terrorismo fino all’utilizzo e il rafforzamento di strumenti come il portale “Sherloc” (acronimo di Sharing electronic resources and laws on crime): sono solo alcuni dei punti al centro del rafforzamento di una cooperazione internazionale più che mai necessaria e capace di informarsi e formarsi su fenomeni in continua evoluzione. Una conferenza che si chiude con una sfida tanto ambiziosa quanto complessa, mettendo al centro una Convenzione nata venti anni fa e che oggi ha bisogno di ritrovare linfa vitale sia nelle politiche di contrasto di ogni Paese, sia in quelle che ne rafforzano le maglie democratiche, a partire dalla promozione di misure di welfare, istruzione e sanità. Per approfondire: The promise of Palermo. A political history of the UN Convention against Transnational Organized Crime LA VIA LIBERA 20.10.2020
Le mafie in Europa, il prof francese Fabrice Rizzoli: “Anche gli altri Paesi devono adottare gli strumenti legislativi antimafia italiani”
Quanto è difficile parlare di mafia in Europa? Il ruolo delle istituzioni, i diversi approcci legislativi e anche il differente coinvolgimento dell’opinione pubblica di fronte alle mafie nei diversi Paesi europei. Si è discusso di questo in un panel della seconda giornata del Festival internazionale dell’antimafia “L’impegno di tutti”, organizzato da Wikimafia all’Anteo Palazzo del Cinema di Milano. A intervenire Fabrice Rizzoli, docente di Geopolitica della criminalità alla Sciences Po, istituto di studi politici di Parigi, e l’avvocato e dottorando Lums Andrea Matttarella. Rizzoli ha raccontato l’impegno in Francia della sua associazione Crim’Halt, che dopo tanti anni di battaglie e campagne di sensibilizzazione ha raggiunto l’obiettivo di dotare il Paese di una legge per l’uso sociale dei beni confiscati alla mafia. Una conquista ispirata alla legislazione italiana e portata avanti dal basso dagli attivisti dell’associazione. Ma l’impegno continua per sensibilizzare sempre più l’opinione pubblica – con tanto di visite in Italia nelle varie realtà antimafia – e per chiedere al governo francese sempre più interventi per provare ad allineare la legislazione antimafia della Francia a quella italiana.
Un fenomeno, quello mafioso, spesso sottovalutato sia dalla politica che dall’opinione pubblica di molti paesi dell’Unione europea per questo l’avvocato Andrea Matttarella ha puntato i riflettori sulla necessità di adeguare gli strumenti normativi europei seguendo l’esempio italiano per affrontare in maniera organica la criminalità organizzata sempre più internazionale e globalizzata. di Salvatore Frequente| 12 Aprile 2024 FQ
GIOVANNI FALCONE Il 13 settembre 1982 il Parlamento italiano approva la legge 646/92 e introduce l’art.416 bis nel codice penale. Essere mafiosi è finalmente reato. La Legge Rognoni La Torre rappresenta una grande conquista dello Stato nella lotta alla mafia la legge ma che si lascia alle spalle un prezzo troppo caro. Prima il sangue di Pio La Torre promotore della legge, il 30 aprile 1982, poi quello del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il 3 settembre 1982. “Questo particolare la dice tutta sull’impegno “schizofrenico” dello Stato nella lotta alla mafia: prima di avere le leggi giuste e i poteri giusti per combatterla sono sempre serviti i morti “eccellenti”.
- Il sogno di GIOVANNI FALCONE: l’alleanza degli Stati contro la criminalità organizzata transnazionale
- LA CONVENZIONE DI PALERMO. di GIOVANNI FALCONE: l’alleanza degli Stati contro la criminalità organizzata transnazionale”
11 dicembre 1986 – Dall’audizione di PAOLO BORSELLINO in Commissione Parlamentare Antimafia
IL TESTO DELLA LEGGE 13 settembre 1982 , n. 646 – Disposizioni in materia di misure di prevenzione di carattere patrimoniale ed integrazioni alle leggi 27 dicembre 1956, n. 1423, 10 febbraio 1962, n. 57 e 31 maggio 1965, n. 575. Istituzione di una commissione parlamentare sul fenomeno della mafia.
- SCAMBIO ELETTORALE POLITICO-MAFIOSO
- 416 TER – SCAMBIO ELETTORALE
- CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA
- LA CASSAZIONE
- LA CASSAZIONE PROPONE “screening di mafiosità”
- La legislazione antimafia – Cenni storici
- Cosa si intende per associazione mafiosa? Il 416 bis c.p.
- La 416 BIS – Treccani
- Per conoscere le differenze con l’art. 416 c.p.
- L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA
- SCHEDA
- Associazione a delinquere e associazione mafiosa
- Il delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso 416 bis c.p. tra “Littera legis” e giurisprudenza giuscreatrice.
- «BENI CONFISCATI ALLA MAFIA, C’È CHI TENTA DI SMANTELLARE LA LEGGE: UN SEGNALE PREOCCUPANTE»
- 416 Bis Associazione di tipo mafioso…
- ANCI – Per una moderna politica antimafia
- Il 416-bis va modificato, adeguato ai tempi e utilizzato in Europa
CODICE ANTIMAFIA – Decreto legislativo del 06/09/2011 n. 159
Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonche’ nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 13 agosto 2010, n. 136.
RELAZIONE
Presidenza del Consiglio dei Ministri Ufficio legislativo Commissione per l’elaborazione di proposte normative in tema di lotta, anche patrimoniale, alla criminalità organizzata (DPCM 30.5.2014) Relazione ed Articolato
“Entro in casa e gli taglio il cuore”, “In Svizzera non c’è il 416 bis”: così la ‘ndrangheta si è presa il mercato della coca in Europa Grandi abbuffate e abiti gessati: imprenditori, politici e bassa manovalanza in un mix tra metodi arcaici e nuove frontiere. È la “Nuova Narcos europea” con al vertice la cosca Molè della piana di Gioia Tauro che ha dato il nome all’ultimo maxi blitz, con 104 arresti«Stanno bene in Svizzera… In Svizzera non esiste il 416 bis». Sono gli stessi indagati a parlarne intercettati: i tentacoli della ‘ndrangheta, dalla Calabria non sono più radicati solo nel Nord Italia, a partire dalla Lombardia. Ma hanno raggiunto ben altre latitudini, fino a creare una “locale Europea”, con propaggini soprattutto in Svizzera e in Germania. La “Nuova Narcos europea”, con al vertice la cosca Molè della piana di Gioia Tauro, ha dato il nome all’ultimo maxi blitz, con 104 tra arresti e fermi, e sequestri per oltre due milioni di euro, coordinato dalle Dda di Reggio Calabria, Milano, Firenze, e con la collaborazione delle autorità svizzere.Tratto da LA STAMPA 16.11.2021
Sarebbe un errore colossale pensare che le mafie sono un problema italiano. Non è così. Io mi auguro che gli stati europei non facciano l’errore fatto dalle regioni del Nord Italia dove nel decenni passati prevalse l’idea che la mafia fosse un problema del Mezzogiorno d’Italia. Fu un errore che stiamo pagando ancora adesso. (Enzo Ciconte)
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