PAOLO BORSELLINO, l’uomo e il magistrato


“La forza del magistrato è l’indipendenza da qualsiasi ideologia politica, è la lontananza da simpatie e amicizie che lo indurrebbero a compromessi. Il magistrato è chiamato a raccogliere prove che consentano di giudicare senza esitazioni e perplessità. È necessario che il percorso dei processi sia più veloce, che scompaiano le figure di don Abbondio e di Ponzio Pilato, che ciascuno abbia il coraggio di assumersi le proprie responsabilità”.
PAOLO BORSELLINO 

VISTO DA VICINO

 

BIOGRAFIA

 


PAOLO BORSELLINO NELLE TESI DI LAUREA

 

IMMAGINI

MEDAGLIA D’ORO AL VALOR CIVILE

 

«Procuratore Aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo, esercitava la propria missione con profondo impegno e grande coraggio, dedicando ogni sua energia a respingere con rigorosa coerenza la proterva sfida lanciata dalle organizzazioni mafiose allo Stato democratico. Nonostante le continue e gravi minacce, proseguiva con zelo ed eroica determinazione il suo duro lavoro di investigatore, ma veniva barbaramente trucidato in un vile agguato, tesogli con efferata ferocia, sacrificando la propria esistenza, vissuta al servizio dei più alti ideali di giustizia e delle Istituzioni.”

 

 

PAOLO BORSELLINO


…Mio padre mi ha insegnato prima di ogni altra cosa l’umiltà e la riservatezza, due doti che cerco ogni giorno di applicare al mio lavoro di Commissario di Polizia qui a Palermo. Leggendo alcuni di questi suoi scritti ho avuto la conferma di quanto fosse umano ed insieme intransigente, del valore assoluto del suo rigore morale.

 

L’esempio che ha dato a noi figli è stato di un padre molto premuroso ed incredibilmente innamorato del suo lavoro; era felice come
un bambino quando di buon mattino si preparava per andare in Procura, quasi impaziente di cominciare, era come si suole dire un uomo decisamente realizzato; eppure sapeva godersi la vita.
Era un gran lavoratore ma non trascurava affatto i suoi hobby tra i quali spiccava il mare; ed il mare per lui significava scorrazzare
con la sua barchetta lungo tutta la costa palermitana, significava fare lunghissime nuotate, a volte sott’acqua, lui che era un fumatore
incallito ed irredimibile, il mare era la sua vera valvola di sfogo. Ma non l’unica. Si dilettava con la bicicletta, era un maestro nell’uso del barbecue e poi adorava i bambini, mai l’ho visto felice come quando aveva in braccio un bambino.
Oggi mi ritrovo ad avere le sue medesime passioni che, se possibile, ho ulteriormente intensificato.
Mi preme sottolineare che per quanto mio padre mi manchi tantissimo e manchi – ad ognuno in modo diverso – a mia madre ed alle
mie sorelle, egli è vivo. È vivo nei nostri cuori poiché una persona come lui non può mai scomparire, è indistruttibile ed invincibile e la
sua battaglia l’ha vinta, ha risvegliato tante coscienze addormentate della sua amata Palermo.
Manfredi Borsellino
 

 LEGGI:

  • Le giornate di Paolo Borsellino sono pressoché tutte identiche: sveglia alle ore cinque, arrivo in procura alle ore sette
  • Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione
  • Porta in spalla la bara di Giovanni Falcone, gli restano ancora cinquantacinque giorni.    
  • Ci sapeva fare con i mafiosi pentiti
  • Le giornate di Paolo Borsellino sono pressoché tutte identiche: sveglia alle ore cinque, arrivo in procura alle ore sette.

UOMINI SOLI di Attilio Bolzoni

 

  • Paolo Borsellino, un uomo solo
  • Cresciuto alla Kalsa, il giudice recitava Goethe a memoria in tedesco
  • La bomba annunciata del 19 luglio
  • A Monreale le lacrime per il capitano Emanuele Basile
  • Un processo simbolo della giustizia “aggiustata” nella Sicilia mafiosa
  • Boss e “talpe“, una finta rivolta all’Ucciardone nella Palermo collusa
  • Primo magistrato siciliano con la scorta e la “mania” delle indagini
  • Un giudice nel mirino, così Cosa Nostra ha trovato il suo bersaglio
  • Stanza numero 63 e stanza numero 64, una grande amicizia in tribunale
  • L’estate di fuoco e il soggiorno “sicuro” nel carcere dell’Asinara
  • Dal pool antimafia di Palermo alle misteriose terre trapanesi
  • Invidie, sentenze cassate e tanti veleni nel palazzo di Giustizia
  • Paolo Borsellino è a Marsala e scopre una mafia sconosciuta
  • «I professionisti dell’Antimafia», l’attacco di Sciascia contro Borsellino
  • Quell’articolo sul Corriere, le polemiche e una ferita che sanguina sempre
  • La denuncia della fine del pool antimafia, così esplode il “caso Palermo”

Il suo cell. 0337 896345


23 maggio 1992 – dall’AGENDA GRIGIA di PAOLO BORSELLINO


Il ricordo del Presidente della Repubblica SERGIO MATTARELLA: “La strage di Via D’Amelio ha segnato profondamente la nostra storia”

 

«L’attentato di via D’Amelio, venne concepito e messo in atto con brutale disumanità. Paolo Borsellino pagò con la vita la propria rettitudine e la coerenza di uomo delle istituzioni. Con lui morirono gli agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Claudio Traina.
La memoria di quella strage, che ha segnato così profondamente la storia repubblicana, suscita tuttora una immutata commozione, e insieme rinnova la consapevolezza della necessità dell’impegno comune per sradicare le mafie, per contrastare l’illegalità, per spezzare connivenze e complicità che favoriscono la presenza criminale”. Il 23 maggio del 2022 nell’aula bunker di Palermo per l’anniversario della strage di Capaci, il Presidente della Repubblica e aveva scandito: “O si sta contro la mafia o si è complici, non ci sono alternative”.
“Paolo Borsellino, e come lui Giovanni Falcone, sapevano bene che la lotta alla mafia richiede una forte collaborazione tra Istituzioni e società. Per questo si sono spesi con ogni energia”. Ma i due magistrati inventarono un modo nuovo di indagare la mafia: “Hanno espresso altissime qualità professionali.
Hanno intrapreso strade nuove, più efficaci, nelle indagini e nei processi. Hanno testimoniato, da uomini dello Stato, come le mafie possono essere sconfitte, hanno dimostrato che la loro organizzazione, i loro piani possono essere svelati e che i loro capi e i loro sicari possono essere assicurati alla giustizia. Per questo sono stati uccisi”. Non si sono mai rassegnati e si sono battuti per la dignità della nostra vita civile. Sono stati e saranno sempre un esempio per i cittadini e per i giovani. Tanti importanti risultati nella lotta alle mafie si sono ottenuti negli anni grazie al lavoro di Borsellino e Falcone”.
La Repubblica è vicina ai familiari di Borsellino e ai familiari dei servitori dello Stato, la cui vita è stata crudelmente spezzata per colpire le libertà di tutti. Onorare quei sacrifici, promuovendo la legalità e la civiltà, è un dovere morale che avvertiamo nelle nostre coscienze».



In pochi giorni mi sento invecchiato di almeno 10 anni, non solo perché ho perso un grande amico, ma anche perché ho perso il mio scudo. Mi sento solo. 
Paolo Borsellino