VIA D’AMELIO – DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI – Rassegna stampa

 

Al via il processo d’ appello sul “più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana”. 

 

L’ennesimo processo per tentare di fare luce su quanto accadde alle 16.58 di 31 anni fa ma soprattutto nelle ore a seguire.  Cinque processi in trentuno anni, che diventano quattordici se si contano anche gli appelli e le decisioni della Corte di Cassazione.  Oltre trenta giudici si sono espressi su quanto avvenuto in via D’Amelio.

 

Al via davanti alla Corte d’Appello di Caltanissetta, il processo di secondo grado del cosiddetto depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio, in cui furono uccisi, il 19 luglio del 1992, il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
Davanti alla Corte nissena si ritroveranno nuovamente alla sbarra i tre poliziotti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra.
A rappresentare l’accusa sarà il neo Procuratore generale Fabio D’Anna con i sostituti procuratori generali Antonino Patti e Gaetano Bono.
Sarà applicato dalla Procura anche il pm Maurizio Bonaccorso, che ha rappresentato l’accusa in primo grado, dopo l’addio di Stefano Luciani e Gabriele Paci, andati rispettivamente a Roma e Trapani.
Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziottiimputati del processo depistaggio Borsellino: prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto.
Il poliziotto Ribaudo era stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”.
Erano tutti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra. E, in particolare, per aver contribuito a “vestire il pupo”, ovvero a “costruire” il falso pentito Vincenzo Scarantino.
Per Bo il procuratore Salvatore De Luca e i sostituti Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso avevano chiesto 11 anni e 10 mesi di carcere, per gli altri due imputati 9 anni e mezzo.
L’ennesimo processo per tentare di fare luce su quanto accadde alle 16.58 di 31 anni fa ma soprattutto nelle ore a seguire.
Cinque processi in trentuno anni, che diventano quattordici se si contano anche gli appelli e le decisioni della Corte di Cassazione.
Oltre trenta giudici si sono espressi su quanto avvenuto in via D’Amelio.
Sono state emesse condanne, anche all’ergastolo, assoluzioni, e c’è stata una revisione per delle condanne a vita inflitte ad innocenti che nulla c’entravano con la strage in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
A cambiare le sorti dei processo sulla strage di via D’Amelio è stato il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza che ha iniziato a raccontare particolari sull’attentato e a dire, con forza, che Vincenzo Scarantino aveva raccontato ai magistrati solo fandonie.
Perché “non poteva sapere nulla di quella strage”.
Sono state passate così al setaccio le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. Che ha raccontato tanti dettagli, negli anni tutti ritenuti veritieri dai giudici.
I magistrati e gli investigatori della Dia di Caltanissetta iniziarono così a conoscere i retroscena della strage Borsellino, organizzata dal clan mafioso di Brancaccio, diretto dai fratelli Graviano.
Ma con un mistero: chi era l’uomo che il giorno prima della strage avrebbe partecipato alle operazioni di caricamento dell’esplosivo sulla 126, in un garage di via Villasevaglios, a Palermo?
Spatuzza ha sempre detto di non conoscerlo. Forse appartiene, pensano i magistrati, ai servizi segreti. A confermare le parole di Spatuzza sugli esecutori della strage di via D’Amelio è la confessione di chi si era accreditato come collaboratore di giustizia attendibile, depistando le indagini sull’eccidio del 19 luglio 1992.
Soltanto nel 2017, con l’esito del processo Borsellino quater primo grado e quello del processo di revisione, si è conseguita la certezza della “inattendibilità inconfutabile ed irreversibile” di Scarantino, di Andriotta e degli altri collaboratori a loro legati.
Dunque l’incontestabile falsità delle rispettive propalazioni.
La Corte di Cassazione nel processo Borsellino quater scriveva: “La strage di via d’Amelio rappresenta indubbiamente un tragico delitto di mafia, dovuto a una ben precisa strategia del terrore adottata da Cosa Nostra, in quanto stretta dalla paura e da fondati timori per la sua sopravvivenza a causa della risposta giudiziaria data dallo Stato attraverso il ‘maxiprocesso’, potendo le emergenze probatorie relative a quelle ‘zone d’ombra’ indurre, al più, a ritenere che possano esservi stati anche altri soggetti, o gruppi di potere, interessati alla eliminazione del magistrato e degli uomini della sua scorta”.
La Cassazione ha così confermato le condanne all’ergastolo per i boss palermitani Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, condannando per calunnia i falsi collaboratori di giustizia Calogero Pulci e Francesco Andriotta (per quest’ultimo con un lieve sconto di pena di 4 mesi) confermando la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta nel novembre 2019. Nel luglio 2022 è arrivato il quattordicesimo giudizio.
Sul “più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana”.
Nelle motivazioni, i giudici di primo grado hanno ribadito che “non è stata Cosa nostra a fare sparire, dopo la strage di via D’Amelio, l’agenda rossa di Paolo Borsellino”.
Mentre la Procura di Caltanissetta, guidata da Salvatore De Luca, nei motivi di appello, firmati con il pm Maurizio Bonaccorso, ha sottolineato che “Il movente della sottrazione di un reperto così importante” come l’agenda rossa di Paolo Borsellino “da parte di soggetti che per funzioni svolte erano legittimati ad intervenire e operare sul luogo della strage e quindi esterni alla consorteria mafiosa, non può essere altro che quello di sviare le indagini, nel senso di impedire che le investigazioni potessero fuoriuscire dal perimetro delimitato dalla matrice esclusivamente mafiosa dell’attentato di via D’Amelio”.
“I comportamenti tenuti dal dirigente della Squadra mobile” Arnaldo La Barbera “risultano eccessivamente sospetti e inducono ragionevolmente a ipotizzare un ruolo del dottor La Barbera per la sottrazione dell’agenda rossa.
Se realmente la spinta psicologica del dottor La Barbera nell’azione illecita che ha portato alla creazione di tre falsi collaboratori di giustizia – hanno spiegato i pm – fosse stata soltanto quella di ‘potere mantenere e accrescere la propria posizione all’interno della Polizia di Stato’, come ritiene il Tribunale, allora si sarebbe dovuto assistere a iniziative e comportamenti totalmente diversi, con sforzi investigativi orientati a cercare di fare luce anche sul mistero dell’agenda rossa”.
Per la Procura di Caltanissetta “la chiave di lettura alle incomprensibili condotte e reazioni del dottor La Barbera su questa specifica vicenda allora non può essere altra che quella del mantenimento delle indagini all’interno del ‘perimetro’ mafioso della strage”.
Nei motivi di appello del processo depistaggio Borsellino De Luca e il pm Maurizio Bonaccorso hanno poi scritto: “Singolari anomalie in occasione di alcune telefonate effettuate dal falso pentito Vincenzo Scarantino mentre era a San Bartolomeo al Mare dopo avere collaborato con la giustizia”.
E ancora: “A fronte di circa 280 eventi telefonici verso utenze in uso ai familiari e al difensore di Scarantino non vi sono state anomalie nel funzionamento del registratore”, invece “in occasione di due chiamate verso il numero 091-210101” cioè il telefono fisso della Questura di Palermo “si sono verificate due anomalie”.
Così come anomalie si sarebbero riscontrate nella chiamate verso la pm Annamaria Palma.
I pm hanno parlato di “imbarazzante comportamento processuale” degli “appartenenti del gruppo Falcone e Borsellino” in aula.
“Le risultanze probatorie del processo depistaggio Borsellino, hanno scritto nei motivi di appello, “hanno consentito di acclarare con assoluta certezza episodi di indottrinamento posti in essere da Arnaldo La Barbera e da Mario Bo.
In occasione di ciascuno dei due interrogatori del 16 settembre e del 28 ottobre 1994 – hanno detto ancora i pm – risultano documentati accessi del dottor Bo nel carcere di Palliano, dove era detenuto il collaboratore Andriotta”.
E hanno ribadito “il numero elevato di colloqui investigativi con Scarantino” che “evidenziano un costante modus operandi del dottor La Barbera e dei suoi fedelissimi funzionari caratterizzati dall’uso dei colloqui investigativi e degli accessi in strutture carcerarie per istruire i falsi collaboratori”.
Per i giudici di primo grado “a meno di non ipotizzare scenari inverosimili di appartenenti a Cosa nostra che si aggirano in mezzo a decine di appartenenti alle forze dell’ordine, può ritenersi certo che la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile a una attività materiale di Cosa nostra”.
E hanno aggiunto: “Ne discendono due ulteriori logiche conseguenze.
In primo luogo, l’appartenenza istituzionale di chi ebbe a sottrarre materialmente l’agenda.
Gli elementi in capo non consentono l’esatta individuazione della persona fisica che procedette all’asportazione dell’agenda senza cadere nella pletora delle alternative logicamente possibili ma è indubbio che può essersi trattato solo di chi, per funzioni ricoperte, poteva intervenire indisturbato in quel determinato contesto spazio-temporale e per conoscenze pregresse sapeva cosa era necessario e opportuno sottrarre”.
“In secondo luogo – hanno scritto ancora i giudici del processo depistaggio – un intervento così invasivo, tempestivo e purtroppo efficace nell’eliminazione di un elemento probatorio così importante per ricostruire – non oggi ma nel 1992 – il movente dell’eccidio di via D’Amelio certifica la necessità per soggetti esterni a Cosa nostra di intervenire per ‘alterare’ il quadro delle investigazioni evitando che si potesse indagare efficacemente sulle matrici non mafiose della strage e, in ultima analisi, disvelare il loro coinvolgimento nella strage di via d’Amelio”.
Per i giudici di Caltanissetta, “movente della strage e finalità criminale di tutte le iniziative volte allo sviamento delle indagini su via D’Amelio sono intimamente connesse”.
Nelle quasi 1.500 pagine delle motivazioni, i giudici hanno anche parlato poi “della presenza di altri soggetti o gruppi di potere co-interessati all’eliminazione di Paolo Borsellino con un ruolo nella ideazione, preparazione ed esecuzione della strage di via D’Amelio”. 
E, nel frattempo, Lucia Borsellino e il marito, l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia del giudice nei processi, sono stati auditi dalla Commissione nazionale antimafia sul depistaggio.
Parole dure, quelle della figlia maggiore del magistrato.
Ha parlato di “buio istituzionale”, dei “silenzi” e dei “non ricordo” che “non ci hanno consentito di risalire alla verità, ai veri responsabili del depistaggio, ai mandanti occulti e ai responsabili morali della strage” di via D’Amelio, e non ha mancato di fare riferimento alla sparizione dell’agenda rossa di suo padre, il giudice Paolo Borsellino, esprimendo anche delle perplessità sul fatto che non sia stato compiuto “nell’immediatezza dell’attentato l’esame del dna sulla borsa di mio padre”.
Per Lucia Borsellino, quella che è stata consegnata alla sua famiglia, dopo inchieste e processi, diventa così solo “la verità della menzogna”.
“Qualunque ricostruzione dei fatti non può prescindere da riscontri documentali e testimonianze raccolti con assoluto rigore metodologico: è passato troppo tempo – ha affermato Lucia Borsellino– da quella strage, per cui non siamo più disposti ad accettare verità che non rispondano a questo rigore.
Una ricostruzione anche solo sul piano storico delle vicende che hanno caratterizzato prima e dopo la strage di via D’Amelio sconta degli ostacoli che, a nostro avviso, per il tempo trascorso sono divenuti ormai insormontabili, ma – ha aggiunto – spero di essere smentita”.
Mentre per l’avvocato Trizzino “Occorre andare a cercare dentro l’ufficio della Procura di Palermo per vedere se allora si posero in atto condotte che in qualche modo favorirono quel processo di isolamento, delegittimazione, indicazione come target e obiettivo di Paolo Borsellino, che sono quelle condizioni essenziali che hanno sempre proceduto gli omicidi eccellenti a Palermo”.
Parlando delle dichiarazioni rese al Csm dai magistrati della Procura di Palermo subito dopo la strage e “rimasti nei cassetti per 30 anni”, Trizzino ha sottolineato: “È un dolore incommensurabile avere scoperto che già dal luglio del 1992 esistevano dei verbali e delle audizioni dei magistrati della Procura di Palermo in cui vuoi per la vicinanza rispetto alla strage o vuoi perché in quella Procura vi era un malessere che covava da tempo, i magistrati di allora furono sinceri e privi di qualunque freno inibitorio nel racconto delle dinamiche che, messe in atto dal procuratore Pietro Giammanco, resero di fatto impossibile la vita di un magistrato valoroso come Borsellino”. E da domani, si ricomincia. (di Elvira Terranova ADNKRONOS 30.10.2023)

 

 

PROCESSO DEPISTAGGIO – Primo grado
5.4.2023  Depositate le  MOTIVAZIONI
– 

Borsellino, giudici: “Su strage convergenze interessi Cosa nostra e ambienti esterni”

 

Non è stata Cosa nostra a fare sparire, dopo la strage di via D’Amelio, l’agenda rossa di Paolo Borsellino. A metterlo nero su bianco sono i giudici del processo per il depistaggio sulle indagini della strage che uccise, il 19 luglio del 1992, il giudice Borsellino e cinque agenti della scorta, nelle motivazioni della sentenza del processo a carico di tre poliziotti, depositate oggi in cancelleria.
Ecco cosa scrivono i giudici nelle motivazioni visionate dall’Adnkronos: “A meno di non ipotizzare scenari inverosimili di appartenenti a Cosa nostra che si aggirano in mezzo a decine di appartenenti alle forze dell’ordine, può ritenersi certo che la sparizione dell’agenda rossa non è riconducibile a una attività materiale di Cosa nostra”. “Ne discendono due ulteriori logiche conseguenze – scrivono i giudici – In primo luogo, l’appartenenza istituzionale di chi ebbe a sottrarre materialmente l’agenda.
Gli elementi in capo non consentono l’esatta individuazione della persona fisica che procedette all’asportazione dell’agenda senza cadere nella pletora delle alternative logicamente possibili ma è indubbio che può essersi trattato solo di chi, per funzioni ricoperte, poteva intervenire indisturbato in quel determinato contesto spazio-temporale e per conoscenze pregresse sapeva cosa era necessario e opportuno sottrarre”
“In secondo luogo – dicono i giudici del processo depistaggio – un intervento così invasivo, tempestivo e purtroppo efficace nell’eliminazione di un elemento probatorio così importante per ricostruire – non oggi ma nel 1992 – il movente dell’eccidio di via D’Amelio certifica la necessità per soggetti esterni a Cosa nostra di intervenire per ‘alterare’ il quadro delle investigazioni evitando che si potesse indagare efficacemente sulle matrici non mafiose della strage e, in ultima analisi, disvelare il loro coinvolgimento nella strage di via d’Amelio”.
Per i giudici di Caltanissetta, “movente della strage e finalità criminale di tutte le iniziative volte allo sviamento delle indagini su via D’Amelio sono intimamente connesse”.
Nelle quasi 1.500 pagine delle motivazioni, i giudici parlano poi “della presenza di altri soggetti o gruppi di potere co-interessati all’eliminazione di Paolo Borsellino con un ruolo nella ideazione, preparazione ed esecuzione della strage di via D’Amelio”.
I giudici di Caltanissetta parlano di “plurimi elementi che inducono a ritenere prospettabile un ruolo, tanto nella fase ideativa, quando nella esecutiva, svolto da soggetti estranei a Cosa nostra nella strage, vero e proprio punto di svolta nella realizzazione della strategia stragista dei primi anni Novanta”. “Anche senza volere ritenere scontato che si possa parlare di ‘accelerazione’, più o meno repentina, non è aleatorio sostenere che la tempistica della strage di voa D’Amelio rappresenta un elemento di anomalia rispetto al tradizionale contegno di Cosa nostra volto,di regola, a diluire nel tempo le azioni delittuose nel caso di bersagli istituzionali e ciò nella logica di frenare l’attività di reazione delle istituzioni”.
I giudici di Caltanissetta, nelle motivazioni della sentenza del processo sul depistaggio, visionate dall’Adnkronos, parlano poi “di convergenze di interessi nella ideazione della strage di via D’Amelio tra Cosa nostra ed ambienti esterni ad essa”. “Oltre ai tempi della strage, oggettivamente ‘distonici’ rispetto all’interesse di Cosa nostra, vi sono ulteriori elementi che inducono a ritenere asfittica la tesi che si arresta al riconoscimento della ‘paternità mafiosa’ dell’attentato di via D’Amelio e della sua riconducibilità alla strategia stragista deliberata da Cosa nostra, prima di tutto, come ‘risposta’ all’esito del maxiprocesso e ‘resa dei conti’ con i suoi nemici storici”.
Occhi puntati soprattutto sulla sparizione dell’agenda rossa del giudici. “In sintesi – dicono i giudici – alla luce delle testimonianze raccolte non sono emersi nuovi elementi che consentano di dipanare l’intricata vicenda relativa alla scomparsa dell’agenda rossa di Borsellino”. E bacchettano alcuni testimoni sentiti nel corso degli anni che “consegnano in quadro per niente chiaro, fatto di insanabili contraddizioni tra le varie versioni, tra l’altro più volte rivedute e stravolte, rese dai protagonisti della vicenda che non permettono una lettura certa degli eventi aumentando la fallacia di qualsivoglia conclusione tratta sulla sola base della combinazione tra le varie testimonianze”.
In particolare, i giudici nisseni se la prendono con l’ex giudice Giuseppe Ayala.
“Pur comprendendone lo stato emotivo profondamente alterato appare inspiegabile il numero di mutamenti di versione rese nel corso degli anni in ordine alla medesima vicenda”.
Per i giudici “restano insondabili le ragioni di un numero così elevato di cambi di versione, peraltro su plurime circostanze del narrato”. Secondo i giudici nisseni, Paolo Borsellino, “si sentì tradito da un soggetto inserito in un contesto istituzionale”. (di Elvira Terranova ADNKRONOS)


19.5.2023 Depistaggio Borsellino: “Hanno coperto i mandanti esterni”


RASSEGNA STAMPA


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Due dei tre poliziotti indagati intervistati dal  quotidiano  La Stampa, dichiararono  l’assenza di verità nascoste.


12.7.2022 – Depistaggio, quattordici processi in 30 anni ma la verità è lontana

(Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – Cinque processi in trent’anni, che diventano quattordici se si contano anche gli appelli e le decisioni della Corte di Cassazione. Oltre trenta giudici si sono espressi su quanto accaduto alle 16.58 del 19 luglio del 1992 in via D’Amelio. Sono state emesse condanne, anche all’ergastolo, assoluzioni, e pure une revisione per delle condanne a vita a innocenti che nulla c’entravano con la strage in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Una stori lunga, langhissima. Il primo processo, il cosiddetto ‘Borsellino Uno’, ha preso il via derivato dalle dichiarazioni del falso pentito Vincenzo Scarantino. A presiedere la Corte d’assise di Caltanissetta era il giudice Renato Di Natale.
Il 26 gennaio 1996 fu emessa la sentenza con la condannato all’ergastolo per Salvatore Profeta, Giuseppe Orofino e Pietro Scotto e a 18 anni di reclusione per il collaboratore Vincenzo Scarantino, come richiesta della Procura.  
In secondo grado, la Corte d’appello, presieduta da Giovanni Marletta, aveva confermato l’ergastolo solo per Profeta, invece Orofino venne condannato per favoreggiamento a nove anni e Scotto fuo assolto. Nel frattempo Vincenzo Scarantino, l’ex picciotto della Guadagna, aveva già ritrattato le sue accuse. La corte d’assise presieduta da Pietro Falcone, il 13 febbraio 1999, ha emesso la condanna a sette ergastoli (Salvatore Riina, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, Francesco Tagliavia, Salvatore Biondino e Gaetano Scotto) e altre dieci condanne per associazioneg mafiosa.  Passa qualche anno e inizia il processo ‘Borsellino bis’.
Il 18 marzo 2002 la corte d’appello, presieduta da Francesco Caruso, ha modificato la sentenza, aumentando gli ergastoli così da portarli a tredici (Cosimo Vernengo, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Lorenzo Tinnirello, Gaetano Murana e Giuseppe Urso). Dopo la clamorosa ritrattazione, Scarantino ha deciso di tornare sui propri passi. E in parte venne creduto dai giudici. E’ la sentenza che venne poi travolta dalla revisione. Nel frattempo, la Procura generale aveva portato in tribunale anche un nuovo collaboratore di giustizia, Calogero Pulci.
La sentenza del 18 marzo 2002 aveva restituito piena credibilità all’intero racconto del ‘picciotto’ della Guadagna rivalutandone integralmente le dichiarazioni.  
Il 9 dicembre 1999 si concluse il processo Borsellino Ter in primo grado. Il collegio presieduto da Carmelo Zuccaro, l’attuale Procuratore capo di Catania, aveva inflitto 17 ergastoli e 175 anni di reclusione, dieci le assoluzioni. Condanne a vita per Giuseppe Madonia, Nitto Santapaola, Giuseppe Farinella, Raffaele Ganci, Antonino Giuffrè, Filippo Graviano, Michelangelo La Barbera, Giuseppe e Salvatore Montalto, Pippo Calò, Bernardo Brusca, Matteo Motisi, Bernardo Provenzano, Salvatore Biondo, Cristoforo Cannella, Domenico e Stefano Ganci. Ventisei anni per il pentito Salvatore Cancemi, 23 per Giovanbattista Ferrante, 16 a Giovanni Brusca.
In appello, per Cancemi e Ferrante era arrivato uno sconto di pena: la corte presieduta da Giacomo Bodero Maccabeo gli aveva riconosciuto l’attenuante prevista per i collaboratori di giustizia.
Ma dei 22 ergastoli chiesti dalla procura generale, ne furono decretati solo 1.. Non confermati quelli inflitti in primo grado per Stefano Ganci (condannato a 30 anni), per Giuseppe Farinella, Giuseppe Madonia, Nitto Santapaola, Nino Giuffrè, Salvatore Montalto e Matteo Motisi, condannati a 20 anni. La sentenza della Suprema Corte, di annullamento con rinvio di alcune posizioni, ha determinato un nuovo processo d’appello, a Catania.
Nel frattempo irrompe sulla scena un nuovo collaboratore di giustizia. Il suo nome è Gaspare Spatuzza. Inizia a raccontare particolari sulla strage di via D’Amelio e a dire, con forza, che Vincenzo Scarantino ha detto solo fandonie. Perché non poteva sapere nulla di quella strage. Inizia dunque una nuova fase di indagini per la Procura nissena. La Procura di Caltanissetta, diretta da Sergio Lari, ha chiesto, dunque, l’emissione di quattro ordinanze di custodia cautelare, riguardanti il capomafia pluriergastolano Salvino Madonia perché accusato di aver partecipato nel dicembre 1991 alla riunione della Cupola in cui si decise l’avvio della strategia stragista, ma anche i boss Vittorio Tutino e Salvatore Vitale.
Il primo rubò con Spatuzza la 126 per la strage; il secondo abitava nel palazzo della madre di Borsellino, in via d’Amelio, e avrebbe fatto da talpa. Un quarto provvedimento ha riguardato il pentito Calogero Pulci, l’unico in libertà. Per lui l’accusa era di calunnia aggravata, perché con le sue dichiarazioni avrebbe finito per fare da riscontro al falso pentito Vincenzo Scarantino.
Vengono passate al setaccio le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. Che racconta tanti dettagli, tutti veritieri. I magistrati e gli investigatori della Dia di Caltanissetta iniziano a conoscere i retroscena della strage Borsellino, organizzata dal clan mafioso di Brancaccio, diretto dai fratelli Graviano. Ma resta un mistero: chi era l’uomo che il giorno prima della strage avrebbe partecipato alle operazioni di caricamento dell’esplosivo sulla 126, in un garage di via Villasevaglios, a Palermo? Spatuzza ha sempre detto di non conoscerlo. Forse appartiene, pensano i magistrati, ai servizi segreti.
A confermare le parole di Spatuzza sugli esecutori della strage di via d’Amelio è la confessione di chi si era accreditato come collaboratore di giustizia attendibile, depistando le indagini sull’eccidio del 19 luglio 1992.  
Soltanto nel 2017, con l’esito del processo Borsellino quater primo grado (sentenza del 20 aprile) e quello del processo di revisione (sentenza del 13 luglio), si è conseguita la certezza della inattendibilità inconfutabile ed irreversibile di Scarantino, di Andriotta e degli altri collaboratori a loro legati. Dunque l’incontestabile falsità delle rispettive propalazioni. A mettere una pietra tombale sui processi sulla strage di via D’Amelio è la Corte di Cassazione, che nel processo Borsellino quater scrive: “La strage di via d’Amelio rappresenta indubbiamente un tragico delitto di mafia, dovuto a una ben precisa strategia del terrore adottata da Cosa Nostra, in quanto stretta dalla paura e da fondati timori per la sua sopravvivenza a causa della risposta giudiziaria data dallo Stato attraverso il ‘maxiprocesso’, potendo le emergenze probatorie relative a quelle ‘zone d’ombra’ – in parte già acquisite in altri processi, in parte disvelate dal presente processo – indurre, al più, a ritenere che possano esservi stati anche altri soggetti, o gruppi di potere, interessati alla eliminazione del magistrato e degli uomini della sua scorta”.  
La Cassazione ha così confermato le condanne all’ergastolo per i boss palermitani Salvatore Madonia e Vittorio Tutino, condannando per calunnia i falsi collaboratori di giustizia Calogero Pulci e Francesco Andriotta (per quest’ultimo con un lieve sconto di pena di 4 mesi) confermando la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Caltanissetta nel novembre 2019. Per i giudici della quinta sezione penale della Cassazione i “nuovi scenari” che le vicende oggetto del processo “trattativa Stato- mafia” avrebbero disvelato, non incidono in maniera sostanziale sul processo. Gli ermellini infatti hanno sottolineato la “sostanziale neutralità” ai fini dell’accertamento oggetto del presente processo nella ricostruzione della sentenza impugnata (e della conforme sentenza di primo grado). E oggi arriva un altro giudizio, il quattordicesimo. Sul “più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana”. In attesa di capire quanto accadde quel pomeriggio del 19 luglio di 30 anni fa.  

 


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28.6.2022 Borsellino, processo depistaggio: il 12 luglio i giudici in camera di consiglio

Il 12 luglio i giudici del processo sul depistaggio sulla strage Borsellino si ritireranno in camera di consiglio per emettere la sentenza. Lo ha annunciato a fine udienza il presidente Francesco D’Arrigo. SEGUE


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28.6.2022 (Adnkronos) “BORSELLINO: LEGALE FAMIGLIA, ‘PM DI MATTEO E PALMA HANNO DIFESO PERVICACEMENTE  DEPISTAGGIO’– “La corte d’assise del processo Borsellino Ter, quando parla del collaboratore Vincenzo Scarantino è tranciante e dice che “è da prendere e buttare”. Ora io mi chiedo: i pm a cui queste parole vengono rivolte sono i pm Annamaria Palma e Antonino Di Matteo, gli stessi pm del Borsellino bis. SEGUE


9.6.2022 Il legale degli agenti: “Chiedere la condanna è inaccettabile” “Questi imputati hanno un passato, hanno una dignità, sono poliziotti, hanno una loro storia che comprende tantissime azioni svolte per contrastare la criminalità organizzata. Michele Ribaudo era un agente. Noi stiamo parlando di un soggetto che nella scala gerarchica della polizia è l’ultimo gradino assoluto e un altro soggetto che stava un gradino appena sopra, un vicesovrintendente, cioè Fabrizio Mattei. Chiederne la condanna è una cosa inaccettabile”. SEGUE


6.5.2022 Depistaggio Borsellino  Difesa BO: “Scarantino calunniatore”, a luglio la sentenza  Il falso pentito Vincenzo Scarantino è “un calunniatore” che “non è mai stato indottrinato” né “dai poliziotti né dai magistrati”. E’ ancora l’ex pentito, che aveva   SEGUE


30.5.2022 Borsellino, processo per il depistaggio contro tre poliziotti.  Il pm: “Sono passati 30 anni, se c’è stato altro ditelo”  Il processo a coloro che sono ritenuti tra gli autori SEGUE


30.5.2022 – Depistaggio Borsellino, poliziotto imputato: “Sempre fatto il mio dovere”  “Sono assolutamente estraneo ai fatti che mi vengono contestati in questo processo, che già mi ha procurato non pochi danni fisici e morali. La mia unica responsabilità… SEGUE


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26.4.2022 Depistaggio Borsellino, l’atto d’accusa dei pm:  “Alcuni poliziotti hanno mentito in aula, Scarantino subì torture in carcere”  Nell’aula bunker di Caltanissetta, l’inizio della requisitoria nel processo in cui sono imputati tre poliziotti. “Il più grande depistaggio della storia d’Italia”  “In questo processo, ci sono stati testimoni chiamati dalla procura, appartenenti al gruppo d’indagine sulle stragi Falcone e Borsellino, che non hanno fatto onore alla divisa che indossano ... SEGUE


 

 

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FIAMMETTA BORSELLINO: “Il colossale depistaggio che ha tenuto lontana la verità sulla morte di mio padre e dei suoi agenti di scorta continua a non avere responsabili”.

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VIA D’AMELIO: 25 ANNI DOPO SANTINO ANCORA MIUTO STA’


I «FALSI» PENTITI – I tre poliziotti facevano parte del pool investigativo che indagò sulle stragi mafiose del ‘92 di via D’Amelio e di Capaci. Il pool era coordinato da Arnaldo La Barbera (morto nel 2002). Gli investigatori, secondo l’accusa, LEGGI TUTTO

Il Ministero della Giustizia si costituirà parte civile al processo contro i presunti depistatori delle indagini sulla strage di via D’Amelio.


PROCESSO AI POLIZIOTTI ACCUSATI DI DEPISTAGGIO.  Fiammetta Borsellino a CaltanisettaPresso il tribunale di Caltanisetta, lunedì 20 Settembre è stata avviata la procedura l’udienza preliminare riguardante  i tre poliziotti rinviati a giudizio per depistaggio nelle indagini su Via D’Amelio. Presenti  il giornalista Salvo Palazzolo, recentemente denunciato, indagato e perquisito e  Fiammetta Borsellino, che da tempo chiede a gran voce che sia fatta piena luce su mandanti, esecutori e condotta delle Forze dell’Ordine e della magistratura inquirente incaricati dell’inchiesta.
RINVIATA AL  28 SETTEMBRE, l’udienza preliminare nei confronti di tre poliziotti accusati del depistaggio delle indagini sulla strage di via d’Amelio. Davanti al Gup sono comparsi il funzionario Mario Bo e i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia in concorso. Per i tre, la procura nissena, ha contestato l’aggravante secondo la quale, con la loro condotta avrebbero favorito Cosa nostra.
Davanti al Gup sono comparsi il funzionario Mario Bo e i poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia in concorso. Per i tre, la procura nissena, ha contestato l’aggravante secondo la quale, con la loro condotta avrebbero favorito Cosa nostra. All’esterno… SEGUE


FIAMMETTA AVVICINA DUE IMPUTATI. LA FIGLIA MAGISTRATO APPROFITTA DI UNA PAUSA DELL’UDIENZA CALTANISSETTA  In una pausa dell’udienza preliminare a Caltanissetta per il depistaggio … SEGUE


VIA D’AMELIO, I FIGLI DI BORSELLINO PARTE CIVILE CONTRO I TRE POLIZIOTTI ACCUSATI DEL DEPISTAGGIO L’atto d’accusa di Fiammetta: “Lo Stato non c’è, non si è costituito contro gli imputati”. Al via l’udienza preliminare al tribunale di Caltanissetta – Fiammetta Borsellino, la figlia di Paolo e Agnese, arriva di buon mattino al tribunale di Caltanissetta. Nell’aula intitolata a “Gilda Loforti” – una giudice coraggiosa stroncata da … LEGGI TUTTO


FIAMMETTA BORSELLINO, SOLIDALE CON LA PROCURA. La figlia del magistrato“Difficile verità ma barlumi di luce. Sono qui in segno di solidarietà nei confronti di una Procura che si sta impegnando con tenacia a sciogliere un nodo enorme sulla mancata verità che riguarda la strage di via D’Amelio, un nodo compromesso quasi definitivamente dalle attività depistatorie”. Così Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato Paolo, presente in Tribunale a Caltanissetta all’udienza preliminare con tre poliziotti accusati di avere imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino. “Questa Procura a distanza di molti anni con enormi difficoltà sta cercando di fare luce su cose fatte da pm precedenti, perché questi poliziotti non hanno agito da soli, ma sotto la direzione, il controllo e la supervisione di magistrati e di pubblici ministeri”. “Ho fiducia – ha aggiunto – raggiungere una verità è difficile, ma sono convinta del percorso che può portare anche a fare barlumi di luce. E’ importante il segnale che si continui a lottare per esercitare un diritto sancito all’articolo 2 della Costituzione, il diritto alla verità”. ANSA


FAVA A CALTANISSETTA PER AVVIO PROCESSO SU DEPISTAGGIO “Sono qui per un atto di dovuta testimonianza. Sul depistaggio per la strage di via D’Amelio, che oggi conosce dopo 26 anni la prima pagina giudiziaria. La Commissione antimafia ha aperto una propria indagine e daremo il nostro contributo per contribuire a restituire verità sui fatti, sui silenzi, sulle responsabilità che abbiamo collezionato per oltre un quarto di secolo”. Lo ha dichiarato Claudio Fava, Presidente della Commissione regionale antimafia a Caltanissetta, dove stamani si è aperta l’udienza preliminare nei confronti di tre poliziotti accusati del depistaggio delle inchieste sulla strage del 19 luglio del 1992. Il presidente Fava ha anche partecipato al sit-in che si è tenuto fuori dal tribunale in solidarietà al giornalista Salvo Palazzolo cui, nei giorni scorsi, sono stati sequestrati telefoni, pc e altro materiale a causa di alcuni articoli scritti proprio sul depistaggio relativo alla strage di via D’Amelio.

FIAMMETTA BORSELLINO PARLA CON GLI IMPUTATI: “SIATE ONESTI Alla sbarra tre poliziotti, il funzionario Mario Bo’ e gli ispettori Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di avere imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino. La figlia del giudice: “Si spieghi cosa cosa è successo, quale era il clima, da chi probabilmente hanno ricevuto gli ordini”

DEPISTAGGIO VIA D’AMELIO. IL COMUNE DI PALERMO SARÀ PARTE CIVILE Il sindaco Leoluca Orlando ha dato mandato all’avvocatura comunale di procedere alla costituzione di Parte Civile nel processo che a Caltanissetta vede imputati alcuni agenti e funzionari di Polizia per il presunto depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio del luglio del 1992.


LE FALLE DELLA SICUREZZA E LA MANCATA PROTEZIONE DEL PROCURATORE

 SENZA NEANCHE VIGILANZA FISSA
• PROVE DI DEPISTAGGIO, L’AGENDA ROSSA SCOMPARSA E IL FALSO PENTITO
• I SUGGERIMENTI E LE IMBECCATE DEL QUESTORE ARNALDO LA BARBERA
• IL RACCONTO DI VINCENZO PIPINO
• L’AGENDA ROSSA E LE “NUMEROSE CONTRADDIZIONI” DEI TESTIMONI
• APPUNTI E DETTAGLI
• QUEGLI UOMINI IN GIACCA E CRAVATTA NELL’INFERNO DI VIA D’AMELIO
• LA “VOLANTE” 32
• LE DICHIARAZIONI DI MAGGI
• IL MISTERO DEGLI AGENTI “INVISIBILI” SUL LUOGO DELLA STRAGE

NEWS 2022 – Vai alla pagina

  • 9.3.2022 Deposizione ex legale Scarantino: mai notato nulla di anomalo…

NEWS 2021 – Vai alla pagina

  • 16.11.2021 – Ingroia: “Borsellino non si fidava di molti pm”/ “Mi disse ‘Manda tutti in ferie’ e…” 
  • 15.12.2021 Depistaggio Borsellino, Ingroia: 
  • 15.12.2021 – Strage via D’Amelio, Ingroia: ‘Borsellino cominciò a non fidarsi più’. Il processo si svolge a Caltanissetta. “
  • 15.12.2021 – Depistaggio Borsellino, l’ex avvocato di Scarantino: “Pm sconcertati da ritrattazione”
  • 15.12.2021 INGROIA, “PAOLO BORSELLINO NON SI FIDAVA DI MOLTI PM DELLA PROCURA DI PALERMO”
  • 27.11.2021 Pignatone: “Nessun contrasto su mafia-appalti”
  • 27.11.2021 – Scarpinato accusa i carabinieri del Ros
  • 27.11.2021 – Scarpinato: “Falcone voleva indagare anche su Gladio”
  • 26.11. 2021  “Paolo sapeva dell’archiviazione mafia-appalti”, Lo Forte si difende dalle accuse dei Borsellino le testimonianze al processo Depistaggio via D’Amelio L’avv. Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino 
  • In aula anche Pignatone: “nessun contrasto su mafia-appalti” Scarpinato “a insabbiare il dossier mafia-appalti fu il Ros” Oggi il magistrato Guido Lo Forte in aula si difende: “Non nascosi nulla, Borsellino sapeva”.“Gravi anomalie dei Ros su intercettazioni”
  • 26.11.2021 L’OPINIONE DI MARTELLI, MINISTRO DELLA GIUSTIZIA 
  • 17.9.2021 -“Scarantino nella stanza con Tinebra”, nuovi dettagli al processo Depistaggio Borsellino  LA TESTIMONIANZA DI DOMENICO MILITELLO “Il 29 giugno del ’94 Vincenzo Scarantino
  • 21.6.2021 – DEPISTAGGIO STRAGE BORSELLINO, IL DIRETTORE DEL CARCERE DI PIANOSA “NESSUN SOPRUSO A SCARANTINO”
  • 14.5.2021 deposizione del luogotenente DIA: “Nessuno imboccava Scarantino”
  • 24.3.2021 – Depistaggio Borsellino: giallo intercettazioni Scarantino, poliziotta ‘c’erano strane anomalie’
  • 17.3.2021 Ombra dei servizi segreti sul depistaggio
  • 17.3.2021 – Depistaggio Borsellino, il pentito e l’ombra dei servizi segreti 
  • 17.3.2021 DEPISTAGGIO VIA D’AMELIO, AL PROCESSO TENSIONI TRA PARTI CIVILI E POLIZIOTTO SANTORO 
  • 5.2.2021 Depistaggio strage via D’Amelio, il funzionario di polizia, “Non ho mai indagato né conosciuto Scarantino”
  • 5.2.2021–  Via D’Amelio, il poliziotto accusato del depistaggio in lacrime: “Non ho dato suggerimenti a Scarantino”   Lacrime di «coccodrillo» sul sangue di via d’Amelio aspettando la prescrizione che incombe

NEWS 2020 – Vai alla pagina

  • 18.12.2020 Depistaggio Via D’Amelio – Intervista completa all’Avv. Rosalba Di Gregorio
  • 14.12.2020 Depistaggio via d’Amelio, Mancino e la reticenza dei ”non ricordo” L’avvocato Repici chiede la trasmissione in Procura del verbale della testimonianza dell’ex ministro. 
  • 9.10.2020  Depistaggio Borsellino, Fiammetta all’attacco: “Indagini fatte male, archiviazione sui pm prematura”
  • 21.10.2020 DEPISTAGGIO BORSELLINO / PALMA E PETRALIA, SI ARCHIVIA TUTTO?La figlia del giudice trucidato, Fiammetta Borsellino, ha più volte puntato l’indice contro i tre magistrati: Palma, Petralia e Di Matteo. 
  • 12.10.2020 ”LA BORSA DI BORSELLINO FINITA NELLE MANI DI UN UFFICIALE DELL’ARMA”l racconto di Felice Cavallaro: “Ayala diede la borsa a un colonnello o a un maggiore”. Ma precisa: “Non era Arcangioli” 
  • 12.10.2020 Felice Cavallaro: “Ufficiale carabinieri prese borsa giudice”  “Vidi una scena apocalittica. Inciampai anche su resti umani. Alla fine mi ritrovai davanti all’auto blindata del giudice Borsellino 
  • 16.9.2020 “Mafia: famiglia Borsellino diffida ex pentito, “fiducia in Paci” 
  • 16.9.2020 Tre missive scritte da un ex pentito contro i pm Gabriele Paci saranno trasmesse per competenza al Tribunale di Catania. Lo ha disposto la corte d’Assise di Caltanissetta nel processo 
  • 15.09.2020 Via D’Amelio, il palazzo dei Graziano e la relazione sparita
  • 3.07.2020 Teste DIA anomalie su telefonate Scarantino 
  • 11.6.2020 Fiammetta Borsellino sentita a Messina per l’inchiesta depistaggio
  • 28.2.2020 Caltanissetta, depistaggio Borsellino. Ufficiale Dia: “Telefonate Scarantino non registrate”– Le telefonate passate al setaccio dalla Dia 
  • 20.2.2020 Scarantino e le indagini fatte male, i mille dubbi della Boccassini 
  • 3.2.2020 Depistaggio strage via d’Amelio, il duro commento di Fiammetta Borsellino “Nessun vuol fare emergere verità”

NEW 2019 – Vai alla pagina

  • 9.12.2019  Francesco Paolo Giordano (magistrato) : Tinebre doveva incontrare Borsellino dopo il 20 luglio
  •  5.12.2019 Ritrovate le registrazioni delle telefonate tra Magistrati e Scarantino    
  • 13.12.2019 Annamaria Palma: “Io accusata ingiustamente dai famigliari di Paolo Borsellino”. Fiammetta Borsellino in aula.
  • 9.12.2019 Borsellino: su Scarantino Pm divisi Per Saiaeva e Boccassini era inattendibile,non per gli altri. 
  • 1.12.2019 Depositata la lettera di elogio a La Barbera
  • 15.11.2019 A Messina spuntano i verbali inediti di Scarantino – Sono sei fascicoli. Dentro ci sono parecchi fogli, frasi fino ad oggi “inedite” del “falso pentito” Vincenzo Scarantino, frammenti a puntate…
  • 8.11.2019 Borsellino, al processo per il depistaggio un poliziotto cambia versione:pm chiede trasmissione atti in procura
  • 8.11.2019 Il depistaggio dopo via d’Amelio: “Scarantino a Pianosa non denunciò maltrattamenti” 
  • 30.10.2019 L’ultimo mistero del falso pentito Scarantino Alla vigilia del processo voleva svelare il depistaggio. Ecco i brogliacci delle conversazioni con pm e poliziotti, il giallo si infittisce: chi lo convinse a tirarsi indietro?
  • 18.10.2019 Deposizione di Giampiero Valenti della Polizia di Stato:”Mi ordinarono di interrompere la registrazione di Vincenzo Scarantino perché il collaboratore doveva parlare con i magistrati”. 
  • 31.10.2019 Falsi pentiti, telefonate e bugie. Borsellino, una palude giudiziaria Definirle anomalie diventa, giorno dopo giorno, riduttivo. 
  • 17.10.2019 Mafia: depistaggio Borsellino, poliziotti imputati non rispondo ai pm di Messina- Il legale, ”risponderanno davanti al Tribunale di Caltanissetta” 
  • 28.9.2019 Strage via D’Amelio, l’ex questore di Bergamo Ricciardi: “Scarantino inaffidabile”
  • 9.9.2019  Borsellino, agente della scorta rivela: “Scarantino temeva di non essere creduto”-“Una 
  • 12.7.2019  Borsellino, parla un poliziotto:  “Scarantino? Era confusionario” 
  • 29.5.2019 SCARANTINO ritratta le accuse ai PM
  • 16.5.2019 – FIAMMETTA BORSELLINO al processo. Depone Vincenzo Scarantino
  • 14.4.2019 – SCARPINATO: Contrada, Servizi Segreti collaborò alle indagini malgrado fosse vietato
  • 13.4.2019 – FIAMMETTA BORSELLINO: Depistaggio: il CSM sul piano disciplinare non ha fatto nulla – i topi si stanno mangiando i faldoni
  • 13.4.2019 – Furti di verità e depistaggi
  • 1.4.2019 – Difesa Bo: “Palazzo Chigi desecreti atti su stragi Falcone e Borsellino”
  • 14.3.2019 – Il depistaggio di via d’Amelio
  • 22.2.2019 Archiviazione per 4 poliziotti. Resta il processo per calunnia per gli altri 3 colleghi  
  • 22.2.2019 “L’attentato a Borsellino? Un favore”: parla il pentito Francesco Di Carlo –
  • 21.2.2019  A processo per depistaggio l’ex pentito Andriotta tra conferme e “non ricordo”
  • 18.2.2019 Stragi ’92, Genchi racconta le indagini sulle utenze clonate. Il super consulente sentito al processo contro Messina Denaro
  • 7.2.2019  GIOVANNI BRUSCA – L’ex padrino, nel corso del processo sul depistaggio delle indagini della strage di via D’Amelio, del luglio del 1992, ha raccontato il momento della “svolta”. Ovvero il giorno che gli ha cambiato la vita: “Quando ho incontrato Rita Borsellino”
  • 6.2.2019  – Maggiani Chelli: ”Falcone, Borsellino, le stragi del ’93. La trattativa Stato-Mafia e’ stata la condanna a morte dei nostri parenti”
  • 5.2.2019  – Il teste di Stato-mafia: «Parlo per deduzione…» Il pentito Ciro Vara è stato sentito come teste durante il processo che vede imputati tre poliziotti, accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra
  • 5.2.2019 Depistaggi, Spatuzza: «Rubai io auto per strage»
  • 5.2.2019 – IL MOVENTE “MAFIA-APPALTI” & TAV INSABBIATO E LO SPATUZZA DIMENTICATO PER 21 ANNI
  • 4.2.2019 VITO GALATOLO racconta Primo giorno di trasferta a Roma per il collegio del tribunale di Caltanissetta, presieduto 
  • 4.2.2019 – “Ho detto subito che Vincenzo Scarantino aveva detto un sacco di bugie e fesserie sulla strage di Via D’Amelio, da siciliano non capivo cosa dicesse.
  • 17.1.2019 L’ex questore Germanà al processo depistaggio Borsellino: “Io un miracolato e lo ripeto”. 

 


NEWS 2018 – Vai alla  pagina

  • 14.12.2018 Genchi: ”A dicembre 1992 La Barbera mi disse che i carabinieri avrebbero arrestato – Riina  L’ex funzionario di Polizia sentito al processo sul depistaggio di via d’Amelio  “
  • 14.12.2018 Depistaggio via d’Amelio, quella relazione a firma La Barbera con il nome di Candura –
  • 12.12.2018 Accusati di aver depistato le indagini su Borsellino, chiesta archiviazione per 4 poliziotti La Procura di Caltanissetta ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio,8.12.2018 Via d’Amelio, Lucia Borsellino: “Mio padre attese invano una chiamata dai giudici” –3.12.2018 SERVIZIO TG RAI SICILIA – La strage di via D’Amelio. A Caltanissetta lunga deposizione di Lucia Borsellino 3.12.2018 – LA FIGLIA DEL GIUDICE UCCISO DALLA MAFIA RACCONTA PARTICOLARI INEDITI Lucia Borsellino: “Lo studio usato da mio padre messo a soqquadro da ignoti” –
    3.12.2018 – depistaggio, figlia racconta mistero agenda rossa 
    3.12.2018 – Depistaggio sulla strage via D’Amelio, LUCIA Borsellino svela un’incursione nella casa di Villagrazia di Carini
  • 3.12.2018 – tomaselli non era custode dell’autobomba: 777 mila euro agli eredi -027.11.2018 – Depistaggio via d’Amelio, dal 3 dicembre saranno sentiti i primi testi –  
  • 15.11.2018 Strage di Via D’Amelio, Genchi: “La Barbera cercava solo l’appiglio per rendere credibile Scarantino”
  • 7.11.2018 – La Procura di Caltanissetta ha trasmesso gli atti per valutare le eventuali responsabilità nella gestione di Scarantino
  • 5.11.2018 – Avvio delle udienze e costituzione di parte civile anche da parte del Viminale
  • FIAMMETTA BORSELLINO: «La mafia uccise mio padre. Lo Stato ha depistato e insabbiato i dossier»Fiammetta Borsellino denuncia i depistaggi che hanno impedito di scoprire chi e perché ha ucciso suo padre
  • FIAMMETTA BORSELLINO: «Incredibile che il Viminale non sia parte civile al processo depistaggi»«
  • “Grossi pezzi dello Stato implicati, basta omertà”  Tre poliziotti rinviati a giudizio. La figlia del magistrato: “Chi sa la verità parli”
  • FIAMMETTA BORSELLINO:  “Il silenzio degli uomini delle istituzioni peggio dell’omertà dei mafiosi.  Perché tanta omertà? E dov’erano i magistrati quando i poliziotti istruivano Scarantino?”  
  • FIAMMETTA BORSELLINO:”La verità verrà fuori se parlano loro” Al termine dell’udienza preliminare … 
  • DEPISTAGGIO BORSELLINO, quei post-it per istruire Scarantino «Necessari perché imparasse bene versione da raccontare»
  • PARLA ANGELO MANGANO, il giornalista che per primo capì il depistaggio di Via D’Amelio…E’ stato sentito il 4 ottobre scorso dalla Commissione parlamentare antimafia regionale, il giornalista Angelo Mangano.

Nel corso dell’udienza preliminare la procura di Caltanisseta ha chiesto l’applicazione del comma 1 dell’articolo 416 bis per il tre poliziotti accusati di concorso in calunnia per avere creato il falso pentito Vincenzo Scarantino

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13.7.2017  I PROCESSI E I DEPISTAGGIPer la strage di via D’Amelio l’iter giudiziario è stato lunghissimo. Confessioni, falsi pentiti, condanne poi ribaltate. Le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza hanno riaperto le indagini sull’attentato scoprendo il depistaggio che era costato la condanna all’ergastolo a sette innocenti poi scagionati.  SEGUE


 

19.7.1994 Conferenza stampa Tinebra e Boccassini su ruolo di Scarantino 


Speciale DOMANI – Blog Mafie

COMMISSIONE ANTIMAFIA ARS  – IL DEPISTAGGIO SU VIA D’AMELIO

GLI UOMINI DEI SERVIZI SEGRETI 
IL CASO DI GAETANO MURANA
L’AVVENTURA DELL’AMBASCIATORE
MIO CUGINO GIOE’
LE FALLE DELLA SICUREZZA E LA MANCATA PROTEZIONE DEL PROCURATORE
SENZA NEANCHE VIGILANZA FISSA
PROVE DI DEPISTAGGIO, L’AGENDA ROSSA SCOMPARSA E IL FALSO PENTITO
I SUGGERIMENTI E LE IMBECCATE DEL QUESTORE ARNALDO LA BARBERA
IL RACCONTO DI VINCENZO PIPINO
L’AGENDA ROSSA E LE “NUMEROSE CONTRADDIZIONI” DEI TESTIMONI
QUEGLI UOMINI IN GIACCA E CRAVATTA NELL’INFERNO DI VIA D’AMELIO
LA “VOLANTE” 32
LE DICHIARAZIONI DI MAGGI
IL MISTERO DEGLI AGENTI “INVISIBILI” SUL LUOGO DELLA STRAGE
DOPO DICIASSETTE ANNI DI FALSITÀ, GASPARE SPATUZZA SMASCHERA IL PUPO
UNA DIFFICILE COLLABORAZIONE
SPATUZZA CONTRO SCARANTINO
LA DIA SOSPETTA INTERESSI ECONOMICI DIETRO LE STRAGI MA INCASTRANO IL PUPO
INDAGINI, ARCHIVIAZIONI E QUEI NOMI ECCELLENTI CHE “SPUNTANO” CON RITARDO
DUE VERSIONI DELLO STESSO DOSSIER?
IL RICORDO DI SCARPINATO
UN DEPISTAGGIO INIZIATO ANCORA PRIMA DELLA MORTE DI PAOLO BORSELLINO
VENT’ANNI DALLA STRAGE DI CAPACI