3 gennaio 1994 La procura di Caltanissetta chiede il rinvio a giudizio delle quattro persone ritenute responsabili di avere partecipato alla strage di via D’Amelio: SALVATORE PROFETA, suo cognato VINCENZO SCARANTINO, PIETRO SCOTTO e VINCENZO OROFINO. A condurre l’indagine è ARNALDO LA BARBERA del Servizio Centrale Operativo della polizia, coordinata dal procuratore di Caltanissetta GIOVANNI TINEBRA e dai sostituti Paolo Giordano, Ilda Boccassini, Carmelo Petralia e Fausto Cardella. Dall’arresto di Scarantino gli investigatori sono risaliti al cognato Salvatore Profeta, (arrestato il 9 ottobre 1993, indicato come vice capo della famiglia di Santa Maria di Gesù), a Pietro Scotto e a Vincenzo Orofino. Profeta, secondo l’accusa, sarebbe stato il “coordinatore” della strage; Scotto, impiegato in una azienda telefonica, avrebbe allestito una “sala d’ascolto” in un appartamento vicino all’abitazione della madre del magistrato ucciso, intercettando una telefonata del giudice Borsellino che quel giorno preannunciava una sua visita; Giuseppe Orofino avrebbe invece tenuto in custodia la Fiat 126 nella sua officina dove venne imbottita di esplosivo. Siamo solo alle prime battute dell’inchiesta eppure, incredibilmente, il procuratore Tenebra si sbilancia fino a dire: “Questa parte dell’inchiesta ci sembra definita ed a nostro giudizio è abbastanza solida da reggere al dibattimento”.
23 gennaio 1994 Fallisce l’attentato dinamitardo allo STADIO OLIMPICO organizzato da Cosa nostra, con l’esplosione di un’autobomba in viale dei Gladiatori a Roma, all’uscita dello stadio. SEGUE
27 gennaio 1994 A Milano vengono arrestati i fratelli FILIPPO e GIUSEPPE GRAVIANO accusati di essere coinvolti nella strage di Via D’Amelio SEGUE
2 febbraio 1994 Colloquio investigativo LA BARBERA/SCARANTINO
11 febbraio 1994 I familiari di SCARANTINO rinnovano la loro protesta, questa volta davanti al palazzo di Giustizia di Palermo. Secondo loro, le dure condizioni carcerarie cui è sottoposto a Pianosa il loro congiunto (che ha già tentato il suicidio) servirebbero ad indurlo a “pentirsi”. SEGUE
18 febbraio 1994 Approvata la RELAZIONE CONCLUSIVA della Commissione Parlamentare Antimafia SEGUE
24 giugno 1994 VINCENZO SCARANTINO decide di “collaborare” quasi due anni dopo essere stato arrestato e formalmente accusato d’aver partecipato all’organizzazione della strage di via D’Amelio.
VERBALE (non depositato) interrogatorio di SCARANTINO colloquio investigativo nel carcere di Pianosa con ARNALDO LA BARBERA, I magistrati presenti a quel suo primo verbale da “collaboratore” sono CARMELO PETRALIA e ILDA BOCCASSINI. A partire da quella notte l’indagine colleziona un’imbarazzante serie di forzature investigative procedurali, tutte collegate alla gestione del collaboratore Scarantino. Che si possono riassumere come segue:
perché furono autorizzati colloqui investigativi con Scarantino dopo l’inizio della sua collaborazione?
perché Scarantino non venne affidato al servizio centrale di protezione ma ai poliziotti del gruppo “Falcone-Borsellino” diretto da La Barbera?
perché i pm di Caltanissetta non depositarono nel Borsellino Uno i verbali del confronto fra il presunto pentito Scarantino e i collaboratori di giustizia
Cancemi, Di Matteo e La Barbera che lo smentivano palesemente?
perché i pm di Caltanissetta, e successivamente i giudici, non tennero in alcuna considerazione le due ritrattazioni di Scarantino?
perché non fu mai redatto un verbale del sopralluogo della polizia assieme a Scarantino nel garage dove sosteneva di aver trasportato la 126 poi trasformata in autobomba?
chi è l’ispiratore dei verbali, con a margine delle annotazioni a penna, consegnati a Scarantino prima dei suoi interrogatori?
Perché non si tennero in alcuna considerazione le note critiche trasmesse dalla Boccassini e da Sajeva al pool di Caltanissetta?
12 aprile 1994 Presentazione RELAZIONE CONCLUSIVA COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA presieduta da Luciano Violante SEGUE
24 giugno 1994 VERBALE (non depositato) interrogatorio SCARANTINO colloquio investigativo nel carcere di Pianosa con Arnaldo La Barbera, SCARANTINO dichiara di voler collaborare con la giustizia e afferma di aver contribuito all’organizzazione della strage di via D’Amelio. I magistrati presenti a quel suo primo verbale da “collaboratore” furono Carmelo Petralia e Ilda Boccassini.24 giugno 1994 SCARANTINO interrogato da BOCCASSINI, PETRALIA e LA BARBERA.SEGUE
24 giugno 1994 dall’interrogatorio davanti al Pubblico Ministero rappresentato dalla dott.ssa Ilda BOCCASSINI e dal dott. Carmelo PETRALIA e al dirigente della Polizia di Stato dott. Arnaldo LA BARBERA.
Vincenzo SCARANTINO ha detto di essere “uomo d’onore” e di essere stato “combinato” circa due anni prima di venire arrestato; la sua affiliazione venne tenuta riservata, per ragioni di cautela.
P.M.: Precisi quando è stato combinato chi era presente e che cosa è avvenuto.
SCARANTINO: Due anni prima del mio arresto c’era Pietro AGLIERI, Carlo GRECO, Pino LA MATTINA, Natale GAMBINO, mio cognato Salvatore PROFETA, Pinuzzo GAMBINO, eh… Tanino… MORANA… c’era pure, poi chi c’era? E altri che non mi ricordo, in questo momento non mi ricordo… eh… siamo andati nella sala di Pasquale TRANCHINA, in via Villagrazia, in una sala, ed abbiamo fatto una cerimonia, abbiamo mangiato, ‘Enzino è uomo d’onore, Enzino è uomo d’onore’… tutte queste cose… dopo abbiamo finito di mangiare, ci siamo baciati tutti, auguri, auguri, auguri e ce ne siamo andati dalla sala ed io, diciamo, ero uomo d’onore!
(…) SCARANTINO: Poi abbiamo finito di mangiare siamo andati via, ognuno per i fatti suoi, e a me m’hanno messo ‘riservato’ per non essere a occhio della polizia e degli altri uomini d’onore al di fuori della famiglia, non mi presentavano a nessuno, ero uno riservato che andavo negli appuntamenti che faceva Pietro AGLIERI con mio cognato, per decidere sugli omicidi e di altre cose…
24 giugno 1994 L’avv. PAOLO PETRONIO, legale di SCARANTINO denuncia: “L’atteggiamento a dir poco ambiguo, nonché di scarsa considerazione del ruolo del difensore”. SEGUE
29 giugno 1994 Nel corso dell’interrogatorio era stato espressamente richiesto al collaboratore (SCARANTINO) di spiegare le motivazioni per le quali non aveva personalmente provveduto a rubare l’autovettura richiestagli dal Profeta, mettendo a disposizione quella fornitagli in precedenza dal Candura. L’esigenza dello Scarantino era infatti quella di non rivelare che aveva commissionato al Candura specificamente il furto di quell’auto impiegata nella strage: questo era del resto il suo cruccio anche perchè dalla immediata prossimità temporale fra il furto e l’evento strage erano derivati i sospetti del Candura e la causa di tutti i suoi problemi. La messa a disposizione di un’altra auto, parimenti rubata dal Candura, ma in epoca precedente e per altre finalità, appariva allo Scarantino come un’imprudenza maggiormente giustificabile, in quanto rendeva meno agevole il collegamento fra l’auto rubata e l’evento strage che si era verificato. (Dalla Sentenza “Borsellino Uno”)
29 giugno 1994 SCARANTINO viene interrogato da Giovanni Tinebra, Carmelo Petralia, Ilda Boccassini e Roberto Saieva, alla presenza di Arnaldo La Barbera.
30 giugno 1994 Il Parlamento approva la legge n. 430 che istituisce la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia e sulle altre associazioni criminali similari
1 luglio 1994 Nel 2023 grazie ad un trasloco, dopo 31 anni, spunta un’annotazione d’indagine sconosciutaSEGUE
Tra il 4 e il 13 luglio 1994, nel carcere di Pianosa, si effettuano 10 colloqui investigativi tra SCARANTINO e gli uomini del gruppo Falcone-Borsellino diretti da ARNALDO LA BARBERA. I magistrati che firmano l’autorizzazione per quei colloqui sono ILDA BOCCASSINI e ROBERTO SAIEVA SEGUE
8 luglio 1994 MARGHERITA PULCHINO, Polizia di Stato, depone al “Processo Contrada” AUDIO
15 luglio 1994 SCARANTINO viene interrogato da ILDA BOCCASSINI, alla presenza di ARNALDO LA BARBERA presso la casa di reclusione di Pianosa. Oltre a fornire una prima motivazione del suo “pentimento” SEGUE
16 luglio 1994 Il GIP di Caltanissetta, affida VINCENZO SCARANTINO alle “cure” del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino”. Una scelta che estromette di fatto e per un lungo periodo, il personale del Servizio Centroe di Protezione da qualsiasi contatto diretto con Scarantino. SEGUE
18 luglio 1994 SCARANTINO: ECCO PERCHE’ UCCISI BORSELLINO’ Nell’estate del ‘ 92, secondo Scarantino, stava per scoppiare una nuova sanguinosa guerra di mafia. Poi però ci fu il chiarimento tra Riina e le famiglie palermitane. Rivelazioni del tutto nuove, anche perché la fedeltà di AGLIERI al capo dei capi non era stata mai messa in discussione da altri collaboratori della giustizia. ” Scarantino indica tutti i responsabili di quell’ attentato: Già prima di “pentirsi” SCARANTINO si rivelava un “collaboratore importantissimo” per i giudici siciliani.
Viene messo in cella con FRANCESCO ANDRIOTTA, uomo d’onore, al quale racconta le fasi della strage di via D’Amelio. Quando Andriotta decide di collaborare con la giustizia riferisce quelle confidenze ai magistrati. Fu la “svolta” (negativa) alle indagini: uno dopo l’altro vengono arrestati Vincenzo Scotto, Pietro Orofino e Salvatore Profeta. SEGUE
18 luglio 1994 Viene arrestato GAETANO MURANA accusato da SCARANTINO e condannato all’ergastolo. Verrà scarcerato dopo 18 anni di detenzione perché totalmente estraneo alla strage di Via D’Amelio SEGUE
18 luglio 1994 Per l’uccisione di Borsellino firmati sedici mandati di cattura. «Fuga di notizie un aiuto ai killer» SEGUE
19 luglio 1994 “Abbiamo una piena confessione e 15 chiamate di correità e siamo solo agli inizi”. Conferenza Stampa della Procura di Caltanisetta per fare il punto sulle indagini e comunicare, il grande passo avanti nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio: la collaborazione di Vincenzo Scarantino. A condurre la conferenza stampa il Procuratore capo GIOVANNI TINEBRA e la sostituta procuratrice ILDA BOCCASSINI. “Noi oggi qui celebriamo il secondo anniversario dell’eccidio di via d’Amelio ed abbiamo la profonda, commossa, consapevole soddisfazione di celebrarlo nel modo giusto, cioè in maniera fattiva. Ieri infatti abbiamo chiesto ed ottenuto sedici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di alcuni dei mandanti e degli esecutori materiali della strage.(…) Scarantino. Io credo di poter dire finalmente che questa Direzione Distrettuale Antimafia ha onorato i suoi impegni. (…) Abbiamo una piena confessione con quindici chiamate in correità e siamo solo agli inizi. Abbiamo modo di affermare sul campo e con i fatti che anche questa strage fu ordinata da Totò Riina, il quale ebbe una riunione, con taluni pezzi della cupola, esattamente i capi dei mandamenti interessati sotto un profilo esecuzionale, vale a dire i mandamenti della Guadagna, Pietro Aglieri e Carlo Greco, e del Brancaccio, uno dei fratelli Graviano in rappresentanza degli altri” Scarantino è uno degli uomini d’onore riservati. (Giovanni Tinebra). AUDIO e TRASCRIZIONE
19 luglio 1994 AGNESE BORSELLINO sfida il ministro ALFREDO BIONDI SEGUE
19 luglio 1992 AGNESE BORSELLINO «Paolo, un uomo scomodo» La vedova del giudice Borsellino «Lotto con un nemico invisibile» SEGUE
20 luglio 1994 ARNALDO LA BARBERA: «Ecco come siamo riusciti ad incastrare la Cupola. La nostra carta vincente? Aver potuto contare su una squadra che si occupasse esclusivamente delle indagini sulle stragi di Capaci e via D’Amelio. Trentotto uomini. Nessun Rambo, al contrario tutti “normalissimi” investigatori dotati di molto cervello e pochi muscoli. Gente abituata a stare davanti al computer, a soffrire ma a resistere, a non innervosirsi se il “risultato” tarda ad arrivare”.
23 luglio 1994 A seguito delle polemiche sorte su un “pentimento” troppo annunciato, il procuratore di Caltanissetta TINEBRA è costretto a precisare che “Scarantino non ha subito nessun tipo di violenza o di imposizione. Si è autonomamente deciso a collaborare e ciò ha fatto in maniera che ci ha pienamente convinti”. Nel frattempo, le dichiarazioni di Scarantino causano l’emissione di 16 nuovi ordini di custodia cautelare per la strage di via D’Amelio.
28 luglio 1994 SCARANTINO è interrogato da Ilda Boccassini e Roberto Saieva, alla presenza di Vincenzo Ricciardi (Polizia di Stato). In particolare già nell’interrogatorio del reso in locali della Polizia di Stato, ed alla presenza di agenti del servizio centrale operativo e del gruppo investigativo Falcone e Borsellino, continua a non riconoscere in fotografia Ganci Raffaele ed esclude la partecipazione di Graviano Giuseppe alla preparazione dell’autobomba, precisando di essersi sicuramente confuso al riguardo in occasione del secondo interrogatorio. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
23 luglio 1994 SCARANTINO costretto a pentirsi SEGUE
9 agosto 1994 Nuovo intervento pubblico della procura di Caltanissetta, questa volta affidata al sostituto CARMELO PETRALIA : ha avuto un contatto con un ufficiale di polizia giudiziaria, “E’ una decisione che è andata maturando… di tanto in tanto tramite canali assolutamente legittimi ed istituzionali Scarantino chiedeva, per esempio, di essere interrogato dai magistrati della procura di Caltanissetta. Grazie all’uso dell’istituto del colloquio investigativo (…) Scarantino ha avuto un contatto con un ufficiale di polizia giudiziaria, Arnaldo La Barbera, ed ha potuto probabilmente maturare in modo più sereno il suo proposito di collaborare con la giustizia”. SEGUE
11 agosto 1994 SCARANTINO è interrogato da Giovanni Tinebra, Anna Maria Palma e Carmelo Petralia.
12 agosto 1994 SCARANTINO è interrogato da Anna Maria Palma e Carmelo Petralia. Interrogatorio che segue di appena un giorno un interrogatorio in cui Scarantino ribadisce precedenti dichiarazioni confermando sostanzialmente le dichiarazioni nel frattempo rese da Andriotta Francesco, che inizia una progressiva ed inarrestabile opera di “aggiustamento“, correzione e profonda modifica delle originarie dichiarazioni. Invero in detto interrogatorio Scarantino Vincenzo, certamente edotto del contenuto delle dichiarazioni di Andriotta, come si evince dal verbale precedente, conferma che la Fiat 126 gli era stata consegnata in realtà non alla Guadagna bensì in una traversa di via Roma nei pressi di un locale dove opera una prostituta. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
21 agosto 1994 Pentito di mafia sfrattato dai vicini Accolto il ricorso: la donna aveva sparato esasperata da quindici anni di violenze. Coinvolto nella strage di via D’Amelio, era in vacanza con la famiglia… SEGUE
28 agosto 1994 Viene arrestato LORENZO TINNIRELLO, ritenuto uno dei killer di Borsellino. È definitiva la condanna all’ergastolo per Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello nell’ambito del processo “Capaci bis”. Lo ha deciso la Cassazione rigettando i ricorsi dei 4 imputati. SEGUE
6 settembre 1994 SCARANTINO, interrogato da Ilda Boccassini, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma dichiara che nella riunione presso la villa di tale Giuseppe Calascibetta, SEGUE
12 settembre 1994 L’interrogatorio rappresenta un trionfo di illogicità, infatti lo Scarantino, dopo aver precisato che aveva sentito chiamare il La Barbera anche con il nome di “Iachino“, ne da una descrizione assolutamente generica che non contiene l’unico significativo ed insolito carattere somatico del La Barbera costituito dagli occhi azzurri, spiegando che non aveva mai avuto occasione di notarli perché essendo molto timido non era uso guardare in faccia le persone, incorrendo così nell’evidente contraddizione di avere descritto come di colore chiaro gli occhi del Di Matteo Mario Santo. Ma il massimo dell’assurdo è raggiunto dallo Scarantino nei fogli 6 e 7 dello stesso interrogatorio quando cerca di spiegare i precedenti contrasti circa la consegna da parte del Candura della 126 poi utilizzata come autobomba. Le suddette dichiarazioni costituiscono un rompicapo inestricabile, poiché in pochissime righe Scarantino riesce a contraddirsi ripetutamente perdendosi in un discorso totalmente illogico ed irrazionale, che rende del tutto inattendibili le sue dichiarazioni sul punto. Il carattere estremamente inquietante delle ultime dichiarazioni rese dallo Scarantino risulta testimoniato anche dal susseguirsi a partire da questo momento, di un elevatissimo numero di interrogatori cui lo Scarantino viene via via sottoposto da parte dei rappresentanti della Procura della Repubblica di Caltanissetta verosimilmente e comprensibilmente allarmati dalla forza dirompente delle ultime dichiarazioni dello Scarantino, in grado di minare la coerenza, la logicità e la credibilità astratta delle dettagliate dichiarazioni inizialmente rese. Tali ripetute compulsazioni ulteriori della suddetta fonte non riescono tuttavia a fugare i motivi di allarme suscitati dalle ultime dichiarazioni. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
19 settembre 1994 La dottoressa ANNAMARIA PALMA redige una RELAZIONE di SERVIZIO dopo aver interrogato ANDRIOTTA
22 settembre 1994 VERBALE interrogatorio (non depositato) SCARANTINO
23 settembre 1994 VERBALE interrogatorio (non depositato) SCARANTINO
28 settembre 1994 A firma del Procuratore TINEBRA e dei Sostituto PALMA e PETRALIA viene proposta l’adozione programma protezione per SCARANTINO
30 settembre 1994 L’avvocato LUIGI LI GOTTI , rinuncia alla difesa di SCARANTINO per “ragioni di ordine processuale”
Ottobre 1994 Una evidente anomalia è riscontrabile pure nelle condotte poste in essere da alcuni degli appartenenti al “Gruppo Falcone-Borsellino” della Polizia di Stato, i quali, mentre erano addetti alla protezione dello Scarantino nel periodo in cui egli dimorava a San Bartolomeo a Mare con la sua famiglia, dall’ottobre 1994 al maggio 1995, si prestarono ad aiutarlo nello studio dei verbali di interrogatorio, redigendo una serie di appunti che erano chiaramente finalizzati a rimuovere le contraddizioni presenti nelle dichiarazioni del collaborante, il quale sarebbe stato sottoposto ad esame dibattimentale nei giorni 24 e 25 maggio 1995 nel processo c.d. “Borsellino uno”. Tali appunti sono stati riconosciuti come propri dall’Ispettore Fabrizio Mattei, escusso all’udienza del 27 settembre 2013, il quale ha sostenuto di essersi basato sulle indicazioni dello Scarantino. Risulta però del tutto inverosimile che lo Scarantino, da un lato, avesse un tasso di scolarizzazione così basso da necessitare di un aiuto per la scrittura, e, dall’altro, potesse rendersi conto da solo delle contraddizioni suscettibili di inficiare la credibilità delle sue dichiarazioni in sede processuale. (Dal “Borsellino Quater”)
4 ottobre 1994 Inizia il processo di primo grado presso la Corte d’Assise di Caltanissetta. Le prove derivanti dagli accertamenti sui reperti prelevati in via D’Amelio, dai rilievi balistici, dai dati dei tecnici dell’FBI, dalle testimonianze degli abitanti e dalle dichiarazione del collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantinoportarono ad individuare come imputati, oltre allo stesso Scarantino, Pietro Scotto, Giuseppe Orofino e Salvatore Profeta. SEGUE
5 ottobre 1994 Interrogato, lo SCARANTINO, nel confermare le accuse nei confronti di Ganci Raffaele, asserisce di potersi essere sbagliato nell’indicare i collaboratori Cancemi, Di Matteo e La Barbera, persino per avere sentito parlare soltanto dal La Mattina soltanto di tali “Santineddu “ e “ Iachino “ e per avere visto soltanto di profilo le persone partecipanti alla riunione e da lui non immediatamente indicate, riportando l’impressione che si trattasse proprio dei nominati collaboratori di giustizia allorchè gli vennero mostrate le fotografie, precisando di averne parlato con Andriotta solo come esponenti di cosa nostra e non come partecipi alla riunione. Nei successivi interrogatori, in occasione dei confronti sostenuti con i suddetti collaboratori di giustizia e persino nell’esame dibattimentale reso innanzi a questa Corte d’Assise è tornato ad accusare i suddetti collaboratori di giustizia, senza tuttavia superare le manifeste incongruenze sopra evidenziate con riferimento alle suddette chiamate in correità. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
12 ottobre 1994 I pm BOCCASSINI e SAIEVA comunicano di ritenere SCARANTINO un teste inaffidabile “Il fatto che SCARANTINO mentisse in maniera grossolana” ha detto BOCCASSINI alla Procura di Messina “ era percepibile il primo o secondo interrogatorio”. SEGUE
12 ottobre 1994 ILDA BOCCASSINI e ROBERTO SAIEVA scrivono un “promemoria” “Appunti di lavoro per la riunione della D.D.A. del 13.10.94”. Nell’introduzione si legge: “…si sottopone all’attenzione dei colleghi il seguente promemoria corredato di specifiche proposte operative”; al suo interno, vennero esposte le perplessità sulla affidabilità del pentito Scarantino. Del suddetto promemoria, mancante delle firme dei due magistrati, non verrà trovata traccia negli archivi della Procura di Caltanissetta. Della sua esistenza si avrà contezza soltanto grazie al Procuratore di Palermo di allora, Francesco Messineo, che, dopo averlo ritrovato negli archivi della Procura di Palermo, lo inviò alla Procura nissena. Nulla si sa se e chi, della Procura di Caltanissetta, ricevette l’appunto nel 1994. BOCCASSINI e SAIEVA comunicano di ritenere SCARANTINO teste inaffidabile “Il fatto che SCARANTINO mentisse in maniera grossolana” ha detto BOCCASSINI alla Procura di Messina “ era percepibile il primo o secondo interrogatorio”. SEGUE
14 ottobre 1994, finito il periodo di applicazione, ILDA BOCCASSINI e ROBERTO SAIEVA lasciano la Procura di Caltanissetta.
20 ottobre 1994 Alcune anticipazioni sulle prime dichiarazioni del neo “pentito” rese a ILDA BOCCASSINI. “Mi sono macchiato di crimini orrendi e di orrendi omicidi…” SEGUE
21 ottobre 1994 Scarantino Vincenzo accenna alle pressioni ricevute dal suo precedente difensore avv. Petronio dopo l’arresto di Profeta Salvatore, e dell’intento, da lui comunicato al suddetto difensore, di fare il “falso pentito“ dopo avere accennato alla possibilità che durante la comune detenzione presso il carcere di Busto Arsizio l’Andriotta avesse capito qualche cosa circa i fatti relativi alla strage di via D’Amelio. Lo Scarantino si dilunga successivamente in una accurata ricostruzione della sua lunga carriera criminale e si preoccupa di arricchire di particolari l’episodio della sua affiliazione citando per esempio il richiamo alle regole di cosa nostra ed ai doveri che incombono sugli uomini d’onore che Pietro Aglieri gli avrebbe esposto subito dopo la sua affiliazione come uomo d’onore. Appare significativo altresì ricordare, per potere cogliere appieno lo stato psicologico in cui lo Scarantino rende questo gruppo di interrogatori. Da Sentenza “Borsellino Bis”
21 ottobre 1994 SCARANTINO: «Facevo morire nell’acido i nemici di Cosa Nostra»SEGUE
10 novembre 1994 PIETRO SCOTTO depone al “Borsellino Uno” AUDIO
10 novembre 1994 VITO LO FORTE depone al “Borsellino Uno” AUDIO
10 novembre 1994 SINIBALDO FIGLIA, collab. di giustizia depone al “Borsellino Uno” AUDIO
16 novembre 1994 deposizione al “”Borsellino Uno”di VINCENZO ALBERGHINA, AUDIOautore della Prima Relazione di Servizio della QUESTURA di Palermo
16 novembre 1994 deposizione al “”Borsellino Uno”di FRANCESCO LOTÀ capo scorta il 18 e 19 luglio 1992 AUDIO e NEWS
17 novembre 1994 VERBALE (non depositato) interrogatorio di SCARANTINO
18-19-21-22-25 novembre 1994 SCARANTINO viene interrogato da ANTONINO DI MATTEO, ANNA MARIA PALMA e CARMELO PETRALIA SEGUE
22 novembre 1994 ANTONIO VULLO, agente di polizia superstite in Via D’Amelio depone al “Borsellino Uno” AUDIO e NEWS
24 novembre 1994 I periti ROBERTO VASSALE, RENZO CABRINO, PAOLO EGIDI e GIOVANNI DELOGU depongono al “Borsellino Uno” AUDIO
24 novembre 1994 teste CRISTINA SONIA depone al “Borsellino Uno” AUDIO
14 dicembre 1994 SALVATORE CANDURA depone al “Borsellino Uno” AUDIO
14 dicembre 1994 BUSCETTA – VIA D’AMELIO la mafia uccise su commissione SEGUE
15 dicembre 1994 SALVATORE PROFETA depone al “Borsellino Uno” AUDIO
15 dicembre 1994 SALVATORE AUGELLO depone al “Borsellino Uno” AUDIO e NEWS
20 dicembre 1994 PIETRO SCOTTO depone al “Borsellino Uno” AUDIO