VIA D’amelio – 1992 cronologia – il DOPO

 

DOCUMENTAZIONE

 

E’ un massacro. 

Via D’Amelio 19/21 0re 16.58 del 19 luglio 1992, una Fiat 126 targata PA 878659 rubata alcuni giorni prima da Gaspare Spatuzza, imbottita con 90 chilogrammi di Semtex-Hdie e parcheggiata a pochi metri dall’ingresso dell’abitazione della mamma del dottor Paolo Borsellino esplode causando la morte del magistrato e dei suoi cinque agenti di scorta. Unico sopravvissuto alla strage l’agente Antonio Vullo. Da tempo Borsellino aveva maturato la piena consapevolezza di essere nel mirino di Cosa nostra. Ancor di più dopo l’uccisione del suo amico e collega Giovanni Falcone. Illuminanti, in tal senso,  le testimonianze rese in proposito dai suoi famigliari. Nonostante la circostanza fosse certamente nota anche ai soggetti istituzionali preposti alla sua sicurezza, non furono poste in essere le necessarie misure preventive. La più banale: l’istituzione di una zona rimozione nell’area adiacente all’ingresso di quel civico 19/21

Il primo lancio dell’agenzia ANSA è delle 17.16  SEGUE

  •  Ore  17.30: il TG4 é il primo Tg nazionale a dare la notizia dell’attentato. Seguono il Tg3 alle ore 17.35, il Tg2 alle ore 17.36, il Tg1 alle ore 17.38.
  • La moglie e due figli (Manfredi e Lucia) di Paolo Borsellino apprendono la notizia di un attentato a Palermo mentre sono alla casa al mare di Villagrazia di Carini in compagnia dell´amico Giuseppe Tricoli, il quale ricorda di aver udito la notizia mezz´ora dopo l´attentato dalla tv: “Quando ho sentito che c´era stata un´esplosione a Palermo – dice Tricoli – mi si é gelato il sangue. Fino all´ultimo ho sperato. Agnese ed i due figli erano in giardino con mia moglie, io non sapevo che fare. Poi é entrata un´amica: “C´é stato un attentato”. Agnese é trasalita, s´é alzata di scatto. Ha chiesto a mia moglie di accompagnarla dalla suocera. Aveva capito tutto.” 
  • Ore 17.33: l´agenzia Reuters, citando l´ANSA, informa dell´attentato ricordando l´uccisione del giudice Falcone.
  • Ore 17.47 (Ansa): nell’attentato di Palermo è rimasto ferito, secondo le prime notizie fornite dalla polizia, il giudice Paolo Borsellino. Nella violenta esplosione di un’automobile imbottita di tritolo, sono rimaste coinvolte l’autovettura del magistrato e le due blindate della scorta.
  • Ore 17.48: L’agenzia Afp rilancia la notizia dell’attentato affermando che “un magistrato sarebbe rimasto ferito”. L’agenzia Reuters indica in Paolo Borsellino l’obiettivo dell’esplosione.
  •  Ore 17.53: il Tg5 condotto da Enrico Mentana é il primo telegiornale nazionale a dare come certa la morte di Paolo Borsellino a causa dell´attentato.
  • Ore 17.57: l´agenzia Afp conferma, citando “fonti di polizia, il ferimento di Borsellino.” 
  • Ore 17.58 (Ansa): l´attentato al giudice Paolo Borsellino ed alla sua scorta é avvenuto in via Mariano D´Amelio. L´esplosione é stata violenta ed oltre all´auto del giudice Borsellino, sono rimaste coinvolte le due auto della scorta ed un´altra decina autovetture posteggiate lungo la strada. Il manto stradale é stato sconvolto per una lunghezza di duecento metri. L’edificio vicino la quale é avvenuta la deflagrazione dell’auto bomba é rimasto danneggiato: muri lesionati, alcune parti crollate, infissi di balconi e finestre divelti fino al quinto piano. L´autobomba, una Fiat 600 imbottita presumibilmente di tritolo, era stata parcheggiata davanti al civico 21 di via D´Amelio, dove abitano la madre e la sorella del giudice Borsellino. Nella deflagrazione l´autobomba si é disintegrata ed alcuni rottami, dopo un volo di oltre cinquanta metri, sono andati a finire in un giardino dietro ad un muretto.
  • Ore 18.00: l´agenzia Reuter rilancia la notizia del ferimento di Paolo Borsellino.
  • Ore 18.14 (Ansa): Il giudice Paolo Borsellino é rimasto ucciso nell´attentato. Il suo corpo, completamente carbonizzato con il braccio destro troncato di netto, si trova nel cortile del palazzo dove abitano la madre e la sorella. Non é stato ancora riconosciuto ufficialmente, ma alcuni suoi colleghi, fra i primi ad accorrere sul luogo dell´attentato, hanno asserito che é “certamente” lui. Fra le vittime c´é anche una donna, un´agente di polizia che faceva parte della scorta del magistrato. Il suo corpo é stato trovato nel giardino di un appartamento al pianterreno dell´edificio. L´esplosione dell´autobomba ha provocato danni visibili all´edificio fino all´undicesimo piano. Due coniugi, Mauro e Donata Bartolotta, che abitano al pianterreno dell´edificio davanti al quale é avvenuta la strage, hanno reso questa testimonianza: “C´e´ stato un boato terrificante che ci ha sbattuti a terra; sembrava un fortissimo terremoto; non ci siamo resi conto di quello che era accaduto se non subito dopo quando siamo fuggiti da casa. Ci siamo salvati perché in quel momento eravamo in cucina, nella parte retrostante all´appartamento. Abbiamo visto persone che in preda al panico si lanciavano dalle finestre del primo e del secondo piano. Sulla strada c´erano molte automobili in fiamme, c´era un fumo denso, molta confusione, grida, feriti e morti.” Oltre al giudice Borsellino, nella strage sarebbero rimaste uccise altre cinque persone. La notizia é stata data sul luogo dellattentato da un capitano dei vigili urbani in servizio nella zona per regolare il traffico. Secondo le prime indiscrezioni, i feriti sarebbero quattordici civili, alcuni dei quali in gravi condizioni, e un agente.
  • Ore 18.16: il Tg1 annuncia la notizia della morte di Paolo Borsellino.
  • Ore 18.19 (Ansa): fra le vittime c’è anche una donna, un’agente di polizia che faceva parte della scorta del magistrato. Il suo corpo è stato trovato nel giardino di un appartamento al piano terreno dell’edificio.
  • Ore 18.20: l’agenzia Afp dá la notizia dell’uccisione di Paolo Borsellino citando l´agenzia ANSA come fonte.
  • Ore 18.22: l´agenzia Reuters dá la notizia dell´uccisione di Paolo Borsellino citando l´agenzia Ansa come fonte.
  • Ore 19.00: il canale televisivo Cnn colloca la notizia dell´attentato senza immagini nei titoli di apertura.
  • Il radiogiornale Deutschlandfunk ed il secondo canale televisivo Zdf tedeschi danno la notizia dellattentato.
  • Ore 19.08 (Ansa): Il ministro degli interni Nicola Mancino, ed il ministro di grazia e giustizia, Caludio Martelli, sono attesi in serata a Palermo. Il figlio del giudice Borsellino, Manfredi, vent’anni, e´stato notato aggirarsi sul luogo della strage, tenendosi a distanza, nel timore di dover apprendere la terribile notizia. Lo ha visto Carmelo Conti, ex presidente della corte di appello, che lo ha stretto al petto senza peró profferire parola. Nessuno ancora gli ha detto la veritá. In via Mariano D´Amelio é anche giunto il suocero di Borsellino, Angelo Piraino Leto, magistrato in pensione che a Palermo é stato presidente della corte d´appello. Lo accompagna, sorreggendolo affettuosamente, il giudice Salvatore Scaduto. L´anziano magistrato cammina lentamente fra le carcasse carbonizzate delle automobili coinvolte nell´esplosione sussurrando: “Voglio andare da Paolo, voglio vedere Paolo, portatemi da Paolo.” La moglie di Borsellino, Agnese é nella sua casa di via Cilea, in preda a malore. Continua a chiedere a coloro che le stanno vicino notizie di Paolo, ma nessuno finora ha avuto la forza di dirle la veritá.
  • Ore 19.21 (Ansa): nella strage, oltre al giudice Paolo Borsellino, sono rimasti uccisi cinque agenti della scorta. Sono: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. I feriti sono quindici, uno dei quali é l´agente di polizia Antonio Vullo.
  • Ore 19.30: il telegiornale inglese del primo canale della Bbc dá la notizia dell´attentato come seconda fra i titoli della giornata, subito dopo quella della tregua in Bosnia. Viene proiettato un filmato da Palermo e lo speaker attribuisce l´attentato alla mafia.
  • Ore 19.58: Con due telefonate alle redazioni Ansa di Torino e Roma, una persona che ha detto di parlare a nome della Falange armata, ha rivendicato la strage di Palermo. L´uomo ha parlato senza la minima inflessione ed ha lasciato un codice di riconoscimento numerico. Ha dichiarato che la Falange armata “rivendica la responsabilitá politica e la paternitá morale di quanto accaduto in via Autonomia siciliana a Palermo, dove é stato ucciso il giudice Paolo Borsellino.”
  • Ore 20.05 (Ansa): i feriti ricoverati all´ospedale di Villa Sofia sono finora diciotto. Gran parte di loro sono inquilini dello stabile dal quale Borsellino stava entrando, compreso un agente della scorta del magistrato.
  • Questo l´elenco: Maria Teresa Lo Balbo, 43 anni; Antonia Greco, 79; Francesca Nacci, 85; Giuseppe camarda, 34; Elvira Fenech, 27; Gianluca Puleo, 15; Claudio Bellanca, 44; Antonina Mercanti, 51; Filippo Mercanti, 79; Rosalia Mercanti, 83; Gioacchina Garbo, 59; Maria Moscuzza, 62; salvatore Augello, 38; Ivan Trevis, 18; Maria Rosa Cataldo, 65; e l´agente di polizia Antonio Vullo, 32 anni. In molti casi i referti individuali ipotizzano prognosi varianti fra i cinque giorni e gli otto giorni, mentre in altri non c´é alcun parere clinico sul decorso.
  • Ore 22.53 (Ansa – riepilogo): La potenza strategica e militare della mafia ha dato oggi a Palermo l’ennesimo saggio di sangue massacrando, con tecnica ormai collaudata, l’esplosione di un’autobomba,  il Procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, fra cui una donna.  L’attentato è stato compiuto alle 17.00 in punto in via Mariano D’Amelio, vicino alla Fiera del Mediterraneo, alle falde del Monte Pellegrino, davanti al civico 19. Quando l’artificiere di Cosa Nostra ha attivato il radiocomando che ha fatto scoppiare l’automobile imbottita di esplosivo, parcheggiata proprio davanti al portone d’ingresso, il magistrato stava andando a visitare l’anziana madre e la sorella. La deflagrazione, di una violenza inaudita, è stata avvertita in gran parte della città. Quando, sull’eco del boato, hanno cominciato a convergere mezzi delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e autoambulanze, quanti sono arrivati per primi sl posto non hanno creduto ai propri occhi. L’edificio in cui era diretto il magistrato è sventrato alla base e i segni di lesioni consistenti e infissi divelti fino al quinto piano. Una ventina di automobili che bruciavano, cadaveri e resti umani sull’asfalto.

 

19 luglio 1992 Edizioni straordinarie

19 luglio 1992 VIA D’AMELIO –Video dei Vigili del Fuoco

19 luglio 1992 VIDEO – Via D’Amelio dopo la Strage

 

Leggi l’articolo

 

19 luglio 1992 GALLERIA FOTOGRAFICA  

19 luglio 1992 Prima Relazione di Servizio della QUESTURA di Palermo redatta da VINCENZO ALBERGHINA (audio della sua deposizione al “Borsellino Uno”)

19 luglio 1992 Quegli uomini in giacca e cravatta nell’inferno di Via D’Amelio. La testimonianza dei poliziotti MAGGI e GAROFALO SEGUE

19 luglio 1992 I poliziotti MAGGI e VALENTI: i servizi segreti in Via D’Amelio subito dopo l’esplosione SEGUE

19 luglio 1992 Elenco danni a persone e cose SEGUE

19 luglio 1992 Le conversazioni della Polizia, subito dopo la strage tra i poliziotti arrivati sul posto e la centrale operativa, nei momenti immediatamente successivi alla strage. Voci drammatiche e concitate. VIDEO

19 luglio 1992 VIDEO di un vigile del fuoco in Via D’Amelio

19 luglio 1992 In ordine agli effetti provocati dalla strage e sullo stato dei luoghi nell’immediatezza dell’esplosione, la Dott. MARGHERITA PLUCHINO, Dirigente del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo nell’udienza del 15.11.1994, ha riferito che, dopo avere isolato la zona da sottoporre agli accertamenti – pur con le difficoltà conseguenti all’esigenza di consentire comunque l’accesso a mezzi di soccorso e il transito degli inquilini dei palazzi interessati dall’esplosione – assieme a collaboratori giunti da altre città siciliane e anche da Roma, gli agenti della Polizia Scientifica avevano compiuto una prima ispezione dei luoghi, effettuando anche riprese fotografiche e televisive, sia da un elicottero che da terra.
P.M. PALMA: Ma questi resti, sia umani che di macchine, li avete rinvenuti anche a notevole distanza dal luogo?
TESTE PLUCHINO: Sì, a molta distanza dal luogo…
P.M. PALMA: Anche sugli appartamenti? Anche sui tetti?
TESTE PLUCHINO: Sono stati rinvenuti al primo piano, al secondo piano e c’è stato un arto, mi pare che fosse stata una mano, che è stato rinvenuto… praticamente ha fatto un salto di dodici piani ed è stato rinvenuto dietro il palazzo dov’era avvenuto lo scoppio. Sono stati trovati, diciamo, nei giorni immediatamente successivi, in più di una occasione sono stati trovati parti di corpo umano, membra che non si capiva cosa fossero, però si capiva soltanto che erano resti umani.
Prima di passare a sintetizzare i primi atti d’indagine compiuti, a partire dall’ispezione dei luoghi e dall’inventario e catalogazione degli oggetti rinvenuti nella zona interessata dall’esplosione, appare opportuno riferire in questa sede i risultati degli accertamenti effettuati dai consulenti medico-legali sui cadaveri delle vittime. FONTE: Sentenza “Borsellino Ter”

 


19 luglio 1992
LUCIA (in foto), giunge sul luogo della strage. MANFREDI BORSELLINO: Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre“ .

19 luglio 1992 Quando MARIA PIA LEPANTO la madre di Paolo Borsellino, sentì l’esplosione, in cuor suo sapeva che quella era la bomba destinata al figlio. Ma si volle convincere che si trattava di una fuga di gas e si affrettò per quattro rampe di scale per andare fuori. Superò i corpi di suo figlio e delle guardie del corpo, ma più tardi disse, al vigile del fuoco che la portò in ospedale, di non averli visti. Non vide nessun segno del massacro. LUCIA, la figlia di Borsellino, che stava studiando a casa di un amico, sentì il boato dell’esplosione a una certa distanza da li. Arrivò presto in via D’Amelio. Un lenzuolo che copriva il corpo di suo padre fu sollevato per permetterle di vederlo; Lucia tenne la sua testa tra le braccia. A terra, davanti al sedile posteriore c’era la valigetta di pelle di Borsellino: era intatta. All’interno, la polizia trovò le sue chiavi di casa, un pacchetto di sigarette e un costume da bagno bianco ancora umido. Ma non c’era traccia di una grande agenda rilegata in pelle rossa sulla quale scriveva regolarmente e che non aveva mai fatto leggere a nessuno.  (John Follain -I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia)

19 luglio 1992 Dall’auto del dottor Borsellino viene prelevata la sua borsa contenente l’AGENDA ROSSA che non verrà mai più ritrovata. SEGUE

19 luglio 1992 Le molteplici versioni dell’on. GIUSEPPE AYALA sulla sparizione dell’agenda rossa SEGUE

19 luglio 1992 Nella notte i parà della Folgore penetrano nei bracci del carcere dell’Ucciardone e caricano sugli elicotteri i boss detenuti per trasportarli nelle carceri di Pianosa e dell’Asinara.

19 luglio 1992 Alle ore 23.25 il Maggiore DIEGO MINNELLA della Sezione di P.G. della Procura di Palermo e il dottor ANDREA GRASSI aggregato alla Squadra Mobile di Palermo, alla presenza dei Sostituti procuratori CARMELO PETRALIA, PAOLO GIORDANO E FRANCESCO POLINO appongono i sigilli all’ufficio del dottor Borsellino presso il Tribunale di Palermo

19 luglio 1992 Il racconto di FRANCO LANNINO, il primo fotoreporter arrivato sul posto L’esplosione io l’ho vista SEGUE

19 luglio 1992 Testimonianze riportate dalla sentenza “Borsellino Ter”. Per ricostruire lo svolgersi di quei terribili momenti, che precedettero e seguirono l’esplosione vengono acquisite le testimonianze degli abitanti della via D’Amelio.   SEGUE

19 luglio 1992 La testimonianza dell’agente di scorta sopravvissuto ANTONIO VULLO SEGUE 

19 luglio 1992 L’avvocato di Fiammetta, Lucia e Mafredi, nochè genero del magistrato, FABIO TRIZZINO: Il Procuratore GIAMMANCO, il quale la sera del 19 luglio 1992 venne allontanato con il giusto rispetto ma comunque allontanato da via Cilea dalla famiglia ed in particolare dal grande Presidente Angelo Piraino Leto, la mattina del 20 luglio si incrocio’ in ascensore con Claudio Martelli, il quale a muso duro gli disse che avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni immediatamente. Ovvio che si trattava di una richiesta non ricevibile sotto il profilo dello stretto diritto, dal momento che la Costituzione e la legge sull’ordinamento giudiziario ha sempre garantito la autonomia e la indipendenza della magistratura. Era una richiesta, quella di Martelli dettata dall’emotivita’ del momento e, soprattutto, dalla conoscenza dell’ostracismo del Procuratore verso Falcone prima e Borsellino dopo. Ebbene cosa pensa di fare in Procura il 20 luglio il dott. Giammanco: un giro di telefonate per indire una riunione per vedere di stilare un documento di solidarietà dei sostituti per rispondere così a chi chiedeva le sue dimissioni. Quella riunione fu di fatto sabotata e ad essa, qualche giorno dopo, segui’ la lettera degli otto sostituti che, adducendo principalmente motivi di sicurezza, decisero loro di dimettersi. Seguirono le audizioni del Csm della fine di luglio 1992 all’esito delle quali Giammanco ottiene il Commodus discessus di continuare a lavorare in Cassazione. Di queste audizioni noi fino all’anno scorso non sapevamo nulla. Il dott. Giammanco non fu mai sentito, fino credo al 2017, sulle ragioni del suo contegno nei confronti di Falcone e Borsellino, di fatto ostacolati in ogni modo dentro a quella Procura retta proprio da Giammanco. Egli era ormai malato e non in grado di ricordare nulla.(Giugno 2023)

 

20 luglio 1992 La RELAZIONE tecnica autoptica Alle ore 00.25 del 20 luglio 1992 il Pubblico Ministero di Caltanissetta in persona dei dott. Giovanni TINEBRA, Francesco Paolo GIORDANO e Francesco POLINO, ai sensi dell’art. 360 C.P.P., affidano l’incarico di consulenza tecnica autoptica sui cadaveri delle vittime della strage a un collegio di esperti medici legali, costituito dal dott. Paolo PROCACCIANTE (rectius Procaccianti: n.d.e.), Direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Palermo, e dai dott. Livio MILONE e Antonina ARGO, assistenti nel predetto Istituto. L’ispezione esterna dei cadaveri e l’esame autoptico dei medesimi, per la determinazione delle cause della morte, sono stati effettuati nell’immediatezza del conferimento dell’incarico, come appare dai relativi verbali e relazioni autoptiche.

20 luglio 2020  Il RAPPORTO della SQUADRA MOBILE Questura di Palermo

20 luglio 1992 Il VERBALE dellaudizione dell’agente di scorta superstite ANTONINO VULLO NEWS

20 luglio 1992 La Polizia Scientifica, alle direttive del colonnello VASSALE, inzia il setacciamento dell’area interessata coinvolta nell’attentato e procede al recupero del materiale ritenuto interessante. Dall’’ispettore PAOLO EGIDI viene rinvenuta la carcassa di un motore, da subito ritenuta utile perché non ricollegabile ad alcuna auto presente sul luogo. Successivamente all’intervento di un tecnico Fiat viene individuata come un motore bicilindrico montato sulla Fiat 126 presente sul luogo della strage.

20 luglio 1992 Vengono  rinvenute due schede elettroniche non riconducibili ad altri dispositivi presenti sul luogo. Su entrambe le schede era presente il logo “ST” SEGUE

 

20 luglio 1992 Sul luogo dell’esplosione viene rinvenuta anche la targa di un’altra Fiat 126 intestata ad ANNAMARIA SFERRAZZA, il cui furto era stato denunciato la mattina del 20 luglio da GIUSEPPE OROFINO, titolare della carrozzeria dove l’auto della signora era stata lasciata in riparazione. L’auto non era stata rubata, ma lo erano stati i documenti e la targa. Gli investigatori decidono  quindi di intercettare l’utenza telefonica di SIMONA FUNARI, marito di PIETRINA VALENTI, la signora che aveva denunciato il furto della Fiat 126 che invece si sospettava contenesse l’esplosivo. Dall’ascolto delle telefonate gli investigatori scoprono un episodio di violenza carnale commesso su Cinzia Angiuli da parte di LUCIANO VALENTI, fratello di Pietrina, nonché da ROBERTO VALENTI e da SALVATORE CANDURA: quest’ultimo, interrogato dagli inquirenti, confessa di essere l’autore del furto della Fiat 126, su commissione di VINCENZO SCARANTINO, che insieme ai fratelli gestiva diversi traffici illeciti nella zona della Guadagna ed era cognato di SALVATORE PROFETA, membro della cosca di PIETRO AGLIERI, già implicato nel Maxiprocesso di Palermo.

Il BLOCCO MOTORE della Fiat 126


20 luglio 1992
Come disposto dal Sost. Proc. Dr. Polino, la moglie del Magistrato ucciso è stata informata che nulla nell’abitazione doveva essere toccato, poichè a disposizione dell’A.G. procedente.”  Fonte Rapporto Squadra Mobile Palermo SEGUE

20 luglio 1992 Il maresciallo dei Carabinieri CARMELO CANALE, stretto collaboratore di BORSELLINO, viene trasferito. SEGUE

20 luglio 1992 ARNALDO LA BARBERA dispone un sopralluogo alla carrozzeria di GIUSEPPE OROFINO che solo due ore prima aveva denunciato il furto di una targa. (?) SEGUE

20 luglio 1992 All’ordine del giorno dei lavori della CAMERA dei DEPUTATI la strage di Via D’Amelio SEGUE

20 luglio 1992   AGNESE BORSELLINO: “La polizia investigativa entra dentro l’ufficio di Paolo, ci vanno anche i miei figli Lucia e Manfredi: entrano e si accorgono che tutti i suoi cassetti erano stati svuotati, non c’erano né carte e né tantomeno i suoi appunti!”. SEGUE

 

 

20 luglio 1992 Alle 10.30 il Procuratore di Palermo GIOVANNI TINEBRA e i sostituti PIETRO MARIA VACCARA, FRANCESCO PAOLO GIORDANO, il maggiore dei Carabinieri DIEGO MINALIA, il maresciallo capo della Polizia Giudiziaria CARMELO CRISAFULLI, alla presenza dei figli del dottor Borsellino, Lucia e Manfredi e del collaboratore del magistrato il maresciallo dei Carabinieri CARMELO CANALE, eseguono la ricognizione di quanto trovasi presso l’Ufficio del dottor Borsellino  in Procura. Rispetto al personal computer Olivetti mod.M.250 E. con matricola n.6368438, il maresciallo CANALE dichiara che il dottor Borsellino non lo utilizzava e che quindi si deve ritenere privo di memoria. Viene disposto che detto computer venga sigillato.

20 luglio 1992 Perchè nessuno indaga sulla casa di Via D’Amelio 46? SEGUE …“Si allega infine relazione di servizio relativa ad ulteriore controllo effettuato al civico 46 di via nr Amelio.(All.70)” dal Rapporto Squadra Mobile di Palermo

20 luglio 1992 Segnalazioni e telefonate anonime dal Rapporto della Squadra Mobile di Palermo. SEGUE

20 luglio 1992 Secondo un appunto a firma di ARNALDO LA BARBERA e ritrovato 31 anni dopo, la borsa e l’agenda del del magistrato sarebbero state prese in consegna dal Procuratore di Caltanisetta TINEBRA SEGUE

20 luglio 1992 Secondo il procuratore di Milano FRANCESCO SAVERIO BORRELLI  c’e’ un collegamento, sia pure indiretto, fra la strage di Palermo e l’inchiesta milanese Mani Pulite sulle tangenti. “Se potessimo concederci il lusso di uno spunto di ottimismo si potrebbe dire che queste stragi sono gli estremi guizzi che la Piovra esibisce, forse proprio perche’ si sente tallonata. “

20 luglio 1992 – Mille braccia sorreggono AGNESE BORSELLINO SEGUE

20 luglio 1992 In Cattedrale a Palermo, si svolgono i funerali dei cinque agenti di scorta uccisi, caratterizzati da feroci proteste. Sono stati mobilitati 4000 agenti  per mantenere l’ordine. La folla li contesta poiché impediscono l’accesso alla Cattedrale e, al grido “Fuori la mafia dallo Stato”, non sono risparmiati nemmeno i rappresentanti dello Stato presenti, compreso il neopresidente della Repubblica Italiana OSCAR LUIGI SCALFARO, costretto a uscire da una porta secondaria al termine della messa tra spintoni, calci e pugni, mentre il Capo della polizia VINCENZO PARISI viene colpito da uno schiaffo. SEGUE

20 luglio 1992 – La rabbia delle scorte travolge il Capo della Polizia PARISI  SEGUE

20 luglio 992 «Ero con lui un’ora prima della morte»  Il racconto dell’amico GIUSEPPE TRICOLI, che ha pranzato con Borsellino  «Le intimidazioni non gli avevano tolto il buonumore» «La moglie ha capito da un grido che Paolo era morto» SEGUE
 
20 luglio 1992 BORSELLINO: «Noi giudici non siamo al sicuro»  Così accusava dopo la strage di Capaci Questa è l’intervista che Borsellino rilasciò al nostro inviato dopo la morte di Falcone. SEGUE
 
20 luglio 1992 “Borsellino, ucciso l’ultimo simbolo dell’antimafia” SEGUE
 
20-21 luglio 2024 Periti e consulenti sul luogo della strage SEGUE
21 luglio 1992 La figlia FIAMMETTA non sa ancora nulla ARTICOLO

21 luglio 1992 Ammazzato a un passo dalla veritá. Indagava su collusioni tra mafia e magistrati, la bomba gli ha tranciato gambe e braccia Ammazzato a un passo dalla verità Borsellino doveva andare in Germania da un pentito. «Devo faro in fretta. La mia è una lotta contro il tempo». Paolo Borsellino si era buttato a capofìtto nel lavoro. SEGUE

21 luglio 1992 Le risultanze della consulenza espletata dai tecnici dell’F.B.I. SEGUE

21 luglio 1992 La pentita «Sono rimasta davvero sola»  «Ora posso dire che veramente sono rimasta sola». GIACOMA FILIPPELLO ex convivente del capomafia NATALE D’ALA, così ha sintetizzato i suoi sentimenti all’indomani dell’uccisione di Borsellino: «C’eravamo sentiti una settimana dopo la morte di Falcone e gli avevo detto che avevo scritto una poesia per l’amico. Lui mi ha detto: “Sono felice che lei lo abbia ricordato nella maniera che solo lei sa fare, dedicandogli la poesia che mi sta leggendo’. Poi, con un nodo alla gola, per rianimarmi disse: “Speriamo che non debba scriverne una anche per me”». La Filippello ha aggiunto: «Borsellino mi diceva sempre che le cose che dicevo io si verificavano puntualmente; che come dicevo io, la mafia è come la matematica, precisa». «Ecco – ha concluso – ho un ricordo bellissimo di lui, sempre sorridente, in cerca sempre della verità e della giustizia». (Ansa)
 
 
 

 

21 luglio 1992 Alle ore 18.15, presso lo studio nell’abitazione di via Cilea 97 del dottor Borsellino, viene eseguita la verbalizzazione della documentazione ivi presente. Alla presenza del figlio MANFREDI e del maresciallo dei ROS CARMELO CANALE esegue  tale adempimento il sostituto procuratore della Repubblica  PIETRO MARIA VACCARA assistito dal brigadiere CC PASQUALE SITO.

21 luglio 1992  Forti tensioni ai funerali degli agenti di scorta di Paolo Borsellino SEGUE

21 luglio 1992 GIOACCHINO NATOLI interroga MUTOLO e GIAMMANCO replica alle critiche SEGUE

21 luglio 1992 Milano ricorda Borsellino e il Senato accademico Università di Palermo minaccia dimissioni di massa se governo non cambia registro. SEGUE

21 luglio 1992 In via D´Amelio movimenti “strani” nel palazzo di fronte a quello della famiglia Borsellino SEGUE

21 luglio 1992 LUCIA BORSELLINO al TG5: “C’é una frase che papà ci ripeteva sempreSEGUE

21 luglio 1992 L’ITALIA in TRINCEA  – Speciale de La Repubblica  SEGUE

22 luglio 1992 La figlia FIAMMETTA ha saputo, domani torna dall’Indonesia ARTICOLO

22 luglio 1992 Il VERBALE della seduta straordinaria del Consiglio Superiore della Magistratura

23  luglio 1992  MANFREDI BORSELLINO: “I suoi funerali si svolgeranno in forma privata.” SEGUE

23 luglio 1992 FIAMMETTA BORSELLINO atterra nella notte all’aereoporto di Francoforte di ritorno da Giakarta in Indonesia. Poi si imbarca su un aereo messo a disposizione dalla Presidenza del Consiglio e rientra a Palermo alle cinque di mattina.

23 luglio 1992 La rivolta dei pm di Palermo contro il procuratore capo PIETRO GIAMMANCO  SEGUE

23 luglio 1992 Il Senato approva definitivamente il testo del DECRETO ANTIMAFIA  presentato dal governo SEGUE

23 luglio 1992 Il Secolo XIX dá notizia dell´informativa del Ros dei carabinieri di Milano del 16 luglio 1992 in cui si affermava che Paolo Borsellino ed ANTONIO DI PIETRO potevano essere gli obiettivi di un attentato. Curiosamente la notizia su queste minacce filtra sulla stampa in un modo alquanto strano: viene infatti pubblicata sul Secolo XIX insieme ad altre due notizie false: un presunto incontro di Falcone e Di Pietro prima della strage di Capaci (incontro subito smentito dallo stesso Di Pietro e dal Procuratore Borrelli) ed alcune indiscrezioni sulla possibile collaborazione del boss Tanino Fidanzati. Anche questa notizia si rileverà un falso, mentre il rapporto dei ROS verrà confermato.

23 luglio 1992 Metronotte di Palermo arrestato per favoreggiamento SEGUE

23 luglio 1992 L´Osservatore Romano pubblica un´intervista a MANFREDI, figlio di Paolo Borsellino, che verrá rilanciata dal Corriere della Sera il giorno successivo. SEGUE

23 luglio 1992 Il procuratore capo di Palermo PIETRO GIAMMANCO non si presenta in ufficio e si mette in malattia. magistrato Sarebbe affetto da coliche ed attacchi di ulcera.

23 luglio 1992 Il CSM avvia un’ indagine conoscitiva affidata al “gruppo di lavoro per i provvedimenti di competenza del Csm sulle regioni ad alto tasso di criminalita’ organizzata”, cioe’ il vecchio comitato antimafia, per cercare di fare chiarezza sulla situazione degli uffici giudiziari palermitani. Entro il 4 agosto, l’organismo dovra’ riferire le sue conclusioni alla prima commissione che valutera’ se aprire o meno un’inchiesta vera e propria. Ad uno ad uno, dal Procuratore generale della Corte d’appello Bruno Siclari, al Procuratore capo Pietro Giammanco fino ai sostituti, tutti saranno ascoltati a Palazzo dei Merescialli tra martedì e giovedì della prossima settimana. C’e’ un esposto che formalmente motiva l’apertura dell’indagine, una paginetta di resoconto, inviato al comitato di presidenza del Csm, il 3 luglio dal consigliere “verde” Antonio Condorelli a cui allega allega le copie di due articoli di giornale con stralci dei diari del magistrato assassinato a Capaci. Falcone spiegava che aveva abbandonato Palermo per i contrasti con il Procuratore Giammanco.

23 luglio 1992 Palermo, via all’epurazione? SEGUE

23 luglio 1992 Cade la prima tasta, il questore. Arriva una squadra dell’Fbi per collaborare alle indagini, sull’auto 80 chili di plastico Nel pomeriggio aveva detto: «Dimettermi per quel che è accaduto ai funerali? Proprio no». Ma poche ore dopo VITO PIANTONE, questore di Palermo nella bufera per la rissa dell’altro ieri in cattedrale, è stato sollevato dall’incarico dal ministro dell’Intèrno. Al suo posto arriverà MATTEO CINQUE. Ma non è finita: adesso, forse, stessa sorte toccherà al prefetto, Iovine, accusato di aver sottovalutato alcuni rapporti che davano in perìcolo di vita Borsellino. Si fanno già i nomi dei possibili successori: Impiota e Sica primi fra tutti. A Palermo non si parla che di dimissioni. Il procuratore Giammanco, asserragliato in ufficio, manda a dire: «Dimettermi? Sarebbe una vittoria dei clan». E sul «caso Giammanco» si scatena la guerra tra i giudici. Intanto, per le indagini, e a Palermo una squadra di agenti dell’Fbi. LA STAMPA

23 luglio 1992 Al Senato inizia la discussione sul decreto antimafia sul quale il governo ha deciso di chiedere la fiducia. In aula interviene il ministro di grazia e giustizia Claudio Martelli: “Cattureremo i latitanti, processeremo mandanti ed esecutori, smaschereremo i complici, puniremo i collusi e i corrotti, proteggeremo i testimoni, premieremo i pentiti  SEGUE

24 luglio 1992 Esplode la rabbia dei palermitani VIDEO ARTICOLI archivio L’UNITÁ

 

 

24 luglio 1992 L’ultimo saluto. La FAMIGLIA BORSELLINO rifiuta i funerali di Stato SEGUE

24 luglio 1992 Nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, si svolgono i funerali in forma privata di  PAOLO BORSELLINO. All’esterno oltre 10 mila palermitani partecipano al dolore della famiglia Borsellino. SEGUE  Quel giorno, secondo quanto riportato dai quotidiani, diversi palermitani riempirono però il proprio portafoglio affittando a emittenti televisive i balconi.

 

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24 luglio 1992 Ai funerali di Paolo Borsellino presso la chiesa di Santa Maria di Marillac a Palermo. Gli unici rappresentanti delle Istituzioni ai quali la famiglia estende l´invito a partecipare alla funzione sono il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il ministro della giustizia Claudio Martelli, il capo della polizia Vincenzo Parisi ed il segretario del Msi Gianfranco Fini. Il funerale si chiude con la preghiera laica di Antonino Caponnetto: SEGUE

24 luglio 1992 Registrazione audio della manifestazione “I funerali del Giudice Paolo Borsellino” Sono intervenuti con il Dottor Antonino Caponnetto e il Cardinale Salvatore Pappalardo. SEGUE

24 luglio 1992 Folla inferocita contro i politici ai funerali di Borsellino VIDEO

 

 


24 luglio 1992 Il SENATO approva definitivamente il testo del decreto antimafia presentato dal governo.
Il testo del provvedimento, modificato, e’ approvato con 163 voti favorevoli e 106 contrari. Sul piano politico va registrato il “si” del Pri, che rimarca, pero’, come il consenso sia al provvedimento e non al governo. I parlamentari del Pds, invece, non se la sono sentita di votare “si” con la sola eccezione del senatore Greco. Ecco i punti salienti: SEGUE

24 luglio 1992 IGNAZIO SANNA, 37 anni, metronotte dell’istituto privato di vigilanza “Citta’ di Palermo”, viene arrestato per favoreggiamento. Sarebbe caduto in numerose contraddizioni, mostrandosi reticente sulle “sequenze” dell’eccidio di via D´Amelio. Attraverso le telecamere a circuito chiuso Sanna avrebbe potuto osservare gli artificieri della mafia al lavoro. Uno degli occhi elettronici che controllano l’esterno e’ infatti puntato su via d’Amelio. Ma non basta: un testimone ha raccontato di aver visto, subito dopo l’esplosione, un uomo con una pistola in mano che fuggiva proprio davanti allo scivolo posteriore dell’esattoria comunale. Invece il metronotte ha continuato a ripetere di non aver visto nulla. La sua posizione e’ ora al vaglio del Gip, che dovra’ decidere se convalidare l’arresto.

25 luglio 1992 Il Corriere della Sera pubblica un´intervista al capo dell´ufficio Istruzione negli anni ottanta, ANTONINO CAPONNETTO  SEGUE

 

26 luglio 1992  Si uccide a Roma la testimone di giustizia RITA ATRIA. La ragazza aveva deciso di collaborare con la Giustizia rivolgendosi proprio a Paolo Borsellino, dal quale aveva ricevuto un grande aiuto SEGUE La “picciridda di Borsellino” é la “settima vittima” di Via D’Amelio SEGUE

 


26 luglio 1992
Alcune centinaia di cittadini partecipano a Palermo ad una “marcia della speranza” dalla parrocchia di Don Orione, quartiere Monte Pellegrino, sino al luogo dell’attentato a PAOLO BORSELLINO e agli uomini della scorta. Il corteo si muove in silenzio alle ore 16.57, la stessa ora della strage, e dopo aver percorso un chilometro, depone un fiore in via D’Amelio. Il parroco Salvatore Caione recita lo stesso augurio che Borsellino pronuncio’ in occasione del trigesimo dell’attentato a Falcone alla fiaccolata degli scout.

26 luglio 1992  Il Corriere della Sera intervista GIUSI AGNELLO, dirigente del commissariato di Palma di Montechiaro (Agrigento), che sabato ha ricevuto l’ordine di trasferirsi entro 48 ore a Roma, alla Dia, senza che nessuno pensasse alla sostituzione. Il commissario aveva lavorato a Palma per due anni e mezzo ed aveva collaborato con PAOLO BORSELLINO all´Operazione “Gattopardo”: “In tre mesi con lui, non appena ha funzionato la Dda, la Direzione distrettuale antimafia, siamo riusciti a fare quel che non era stato possibile in due anni. Lavorando senza concorrenza, noi e i carabinieri finalmente avevamo trovato un interlocutore che, in poco tempo, ci ha consentito di mettere tanti tasselli del mosaico a posto. E’ quel che stavamo facendo e che bisogna continuare a fare”

27 luglio 1992 A Catania viene assassinato GIOVANNI LIZZIO, 47 anni ispettore capo della Squadra mobile della questura di Catania responsabile della sezione anti-racket.

27 luglio 1992 La verità di Giammanco Da domani i veleni si spostano a Roma. Cominciano infatti lo audizioni di tutti i magistrati della procura, davanti al Comitato antimafia del Csm. Tocca subito a Pietro Giammanco, procuratore capo, Bruno Siclari, procuratore generale, e al sostituto Roberto Scarpinalo. L’accertamento, si sa, dovrà trovare una soluzione al problema posto dagli otto sostituti che si sono dimessi, con un documento, dalla Dda. Nella nota sono riportate anche valutazioni critiche sulla direzione dell’ufficio, che non garantirebbe una «guida autorevole». I magistrati dimissionari osservano, nel documento ora all’esame del Csm, che «divergenze e spaccature erano divenute ormai di pubblico dominio dopo la strage di Capaci» e che la situazione, anziché migliorare, è peggiorata: do po la strage di via D’Amelio, le tensioni sono di veniate ancora più acute. Ma gli otto giudici che hanno presentato le dimissioni dalla procura distrettuale antimafia hanno annunciato anche che chiederanno un incontro con il Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, e con il ministro del l’Interno, Nicola Mancino.  Da LA STAMPA

27 luglio 1992  AGNESE BORSELLINO
«Paolo, un uomo scomodo» La vedova del giudice Borsellino SEGUE
 

28 luglio 1992 Il Procuratore di Palermo PIETRO GIAMMANCO viene audito dal CSM SEGUE


28 luglio 1992 
Al termine di un’audizione a Roma di fronte al Csm sullo stato della giustizia palermitana il procuratore PIETRO GIAMMANCO legge una lettera con cui chiede ufficialmente di essere trasferito ad altro incarico. Durante l´audizione Giammanco sottolinea il pieno accordo che e’ sempre esistito sia con Giovanni Falcone (con lui qualche piccolo screzio dovuto alla differenza di temperamento, e giudicando semplici sfoghi le accuse contenute nel suo diario), da lui difeso proprio davanti al Csm, sia con Paolo Borsellino, al quale concedeva una delega ben piu’ ampia del dovuto e sul conto del quale proprio il giorno prima della strage si era espresso in termini lusinghieri, proponendolo per incarichi direttivi superiori. Giammanco rivendica la sua assoluta indipendenza dai partiti politici, esibendo le sue “medaglie antimafia” (“ho fatto perquisire immediatamente studi e abitazioni dell’europarlamentare Salvo Lima dopo la sua uccisione”) e giudica “un prodotto dell’ emotivita’ ” il documento degli otto sostituti palermitani dimissionari che definisce opportunisti e strumentalizzati politicamente.

28 luglio 1992 Audizione al CSM del Procuratore generale BRUNO SICLARI: “Consigliai GIAMMANCO di utilizzare BORSELLINO  perchè persona con una esperienza tale che è veramente un delitto non utilizzarlo per Palermo”  SEGUE

28 luglio 1992 Il Procuratore PIETRO GIAMMANCO e il “pentito” MUTOLO che voleva parlare solo con BORSELLINO SEGUE

28 luglio 1992 CSM l’audizione dei Sostituti Procuratori Alfredo Morvillo (vds. pagg. 163-277) Ambrogio Cartosi (vds pag. 279-290) e Claudio Corselli (vds. pagg 292-301).

29 luglio 1992 CSM l’audizione dei Sostituti procuratori Maurizio Conte (vds. pagg. 9-28) e Lorenzo Matassa (vds. pagg. 30-46) nonchè dell’Avvocato Generale presso la Corte di appello di Palermo Gaetano Martorana (vds. pagg. 48-71) prima di riprendere le audizioni dei Sostituti Procuratori Francesco Lo Voi (vds. pagg. 73-123), Ignazio De Francisci (vds. pagg. 125-157), Roberto Scarpinato (vds. pagg.162-215) Egidio La Neve (vds. pagg. 218-225) Giovanni Ilarda (vds. pagg. 227-265) e Domenico Gozzo(vds. pagg. 267-286). L”audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Vittorio Aliquò viene ritenuta dal Gruppo di lavoro, meritevole di particolare riservatezza. (vds pagg.17-28 delle parti riservate).

29 luglio 1992 CSM, audizione del magistrato VITTORIO ALIQUÒ: nella borsa Borsellino c’era anche il “FASCICOLO MUTOLO” SEGUE

29 luglio 1992 Viene conferito a GIOACCHINO GENCHI l’incarico di consulenza volto a verificare se l’utenza telefonica in uso alla famiglia Fiore-Borsellino fosse stata oggetto di interventi finalizzati ad un ascolto clandestino delle telefonate.

29 luglio 1992 Una talpa in questura? Oppure la telefonata con cui Paolo Borsellino avvertì madre e sorella del suo prossimo arrivo in via Mariano D’Amelio fu intercettata dalla mafia? Su questo interrogativo scivola uno dei filoni dell’inchiesta sulla strage del 19 luglio. Il procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra ha deciso di ascoltare la vedova e la sorella del procuratore aggiunto di Palermo. E vuole interrogare molte altre persone, a cominciare dai giudici della Dda. Intanto è stato nominato un collegio di periti formato da quattro esperti del Cis, il Centro di investigazioni scientifiche dei carabinieri, e da altri dcll’Fbi che hanno accettato di rispondere a otto quesiti ritenuti «essenziali» dagli inquirenti e fra i quali la precisazione circa la qualità dell’esplosivo utilizzato e la sua modalità d’impiego. Sono gli stessi esperti incaricati di pronunciarsi su analoghi quesiti in relazione all’uccisione di Falcone. E intanto è ancora più nei guai il metronotte Ignazio Sanna, diventato «muto», sospettato di aver visto portare in via D’Amelio la Fiat 126 fatta poi esplodere dagli attentatori. A suo carico il gip Leone ieri ha emesso ordine di custodia cautelare per favoreggiamento di persone ignote. E per precauzione il «vigilante» è stato trasferito in un carcere di massima sicurezza fuori della Sicilia. Una misura che tende a tenerlo al riparo da azioni dei boss che non si sa fino a che punto lo considerino davvero «muto». LA STAMPA

30 luglio 1992 CSM, del magistrato TERESA PRINCIPATIO “ Si faceva il toto Borsellino, era veramente una situazione che vivevamo con angoscia.” SEGUE

30 luglio 1992 la dottoressa TERESA PRINCIPATO viene audita dal CSM SEGUE

30 luglio 1992 MARIA FALCONE viene ascoltata dal CSM riguardo al contenuto dei diari di suo fratello ed al clima di isolamento che egli aveva vissuto prima di chiedere il trasferimento a Roma. Maria Falcone conferma che Giammanco ostacolava pesantemente il lavoro di Giovanni Falcone tanto da sottrargli anche atti d’indagine dei quali era titolare in quanto componente del coordinamento antimafia della procura.  CSM l’audizione (vds.pagg. 225-261)

30 luglio 1992 CSM l’audizione dei i Sostituti Procuratori Giuseppe Pignatone (vds. pagg. 4-92) e Gioacchino Natoli (vds. pagg. 154.220). Guido Lo Forte (vds pagg. 263-305), Antonella Consiglio (vds. pagg. 307-321), Annamaria Palma (vds. pagg. 323-332), Antonio Napoli (vds. pagg. 334-376), Vincenza Sabatino (vds. pagg. 378-437) e Salvatore Pilato (vds. pagg. 439-464) 

31 luglio 1992 CSM l’audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Elio Spallitta (vds. pagg. 5-30) e a quella dei Sostituti Procuratori Maria Vittoria Randazzo (vds. pagg. 32-53) Agata Consoli (vds.pagg.55-69), Luigi Patronaggio (vds. pagg. 70-98), Maurizio De Lucia  (vds. pagg. 100-109), Salvatore De Luca (vds. pagg. 111-126) Vittorio Teresi (vds. pagg. 127-182) e Antonio Ingroia (vds. 188-282)

31 luglio 1992 Il governo cambia i vertici dei servizi segreti. Al SISDE Angelo Finocchiaro, giá Alto commissario “per il coordinamento della lotta alla delinquenza mafiosa”, succede ad Alessandro Voci, al SISMI Cesare Pucci sostituisce Luigi Ramponi. Il prefetto di Palermo Mario Iovine viene trasferito con le stesse funzioni a Firenze. Prima di lasciare il suo posto Iovine rilascia una breve dichiarazione alla stampaNessuno segnalò la pericolosità di Via D’Amelio. Io ho la coscienza a posto, ho fatto tutto il possibile per proteggere i magistrati, ma Palermo è diventata come Beirut. Dico che nulla è stato tralasciato, siamo stati sopraffatti da eventi di tipo bellico.” L’affermazione riguardo alla mancata segnalazione della pericolosità di Via D’Amelio è palesemente falsa.In un’altra nota Iovine afferma: ”Spero solo che questo movimento di prefetti non venga interpretato da nessuno come un mio allontanamento per colpa. Spero di lasciare un buon ricordo nei cittadini palermitani per i cinque anni in cui ho svolto qui la mia attività, prima da questore e poi da prefetto. Credo di aver agito sempre secondo coscienza al meglio delle mie possibilità, con professionalià e zelo.” 

4 agosto del 1992  Il SISDE  trasmette alla magistratura una dettagliata segnalazione (protocollo 2214/z.3068) con la quale  ipotizza – su base di mere congetture – il coinvolgimento del clan Madonia nelle stragi Falcone e Borsellino, anche questa nota é firmate da BRUNO CONTRADA, il coordinatore del gruppo d’indagine dei Servizi sulle stragi che pochi mesi dopo sarà arrestato per concorso in associazione mafiosa.

5 agosto 1992 Da parte della SQUADRA MOBILE  viene richiesta l’intercettazione telefonica urgente a carico di VALENTI LUCIANO e PACE FRANCESCA.

13 agosto 1992 Appunto RISERVATO SERVIZIO SEGRETO SISDE di Palermo (protocollo 2298/z. 3068), con il quale annuncia alla direzione imminenti novità “circa gli autori del furto della macchina ed il luogo ove la stessa sarebbe stata custodita prima di essere utilizzata nell’attentato”. È la vicenda del falso pentito Enzo Scarantino, l’uomo che si è autoaccusato della strage di via D’Amelio trascinando con sé una mezza dozzina di innocenti.
In sede di contatti informali con inquirenti impegnati nelle indagini inerenti alle recenti note stragi perpetrate in questo territorio, si è appreso in via ufficiosa che la locale Polizia di Stato avrebbe acquisito significativi elementi informativi in merito all’autobomba parcheggiata in via D’Amelio”. SEGUE

19 agosto 1992  Le INDAGINI ad un mese dalla strage. SEGUE

5 settembre ’1992 Viene arrestato SALVATORE CANDURA per violenza sessuale. Il CANDURA accusa VINCENZO SCARANTINO di avergli commissionato il furto della Fiat 126 da utilizzare  per compiere la Strage di via D’Amelio. É l’inizio della fase “formale” del depistaggio. 

6 settembre 1992 QUEL PENTITO IN PASTO ALLA MAFIA. Arrestato in Germania il 14 aprile scorso, aveva cominciato a parlare già con Paolo Borsellino SEGUE

26 settembre 1992 Sulla base delle dichiarazioni fornite dal CANDURA, positivamente riscontrate dagli esiti dell’attività investigativa svolta, viene emessa dal GIP una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di VincenzoScarantino in ordine ai delitti di strage, concorso in furto aggravato ed altro. Il P.M. delineava poi il profilo criminale dello Scarantino Vincenzo, sulla base dei precedenti penali e giudiziari del medesimo, nonchè delle dichiarazioni sul suo conto rese dai collaboratori della giustizia FIGLI SINIBALDO, CANDURA SALVATORE ed AUGELLO SALVATORE, sottolineando in particolare che lo Scarantino Vincenzo apparteneva  ad un nucleo familiare notoriamente inserito nel contesto criminale operante nella zona territoriale della “Guadagna” e che il prestigio, la supremazia territoriale acquisiti dall’imputato in quel contesto, così come tutta la sua attività criminale erano stati resi possibili e realizzati in virtù del rapporto di affinità che lo legava a Profeta Salvatore (quest’ultimo era cognato dello Scarantino, avendo sposato la di lui sorella Ignazia), uomo d’onore di grande rilievo e diretto committente, oltre che supervisore, controllore e beneficiario delle azioni illecite. Fonte: Sentenza “Borsellino Uno”

29 settembre 1992 Viene arrestato VINCENZO SCARANTINO, 27 anni, con l’accusa, in concorso con altri, di strage e di furto aggravato. La prima accusa è collegata a quella di concorso nel furto aggravato della Fiat 126 utilizzata per compiere la strage. SEGUE

1 ottobre 1992 SCARANTINO: “Non sono il killer di Borsellino». Il suo avvocato: i giudici sono stati traditi dalla fretta. Si difende per ore il giovane accusato di strage. «Si sono inventati tutto». SEGUE

2 ottobre 1992 Si svolge a Palermo una manifestazione a favore della innocenza di SCARANTINO SEGUE

19 ottobre 1992 Con nota 2929/z. 3068 di protocollo il centro SISDE di Palermo informa non solo Roma ma anche la Questura di Caltanissetta sulle parentele mafiose “importanti” di Scarantino.

25 ottobre 1992 Copertina de “L’ESPRESSO” MAFIA, la vera storia delle ultime stragi.

17 novembre 1992 GIOVANNI TINEBRA, Procuratore della Repubblica di Caltanisetta viene audito dalla Commissione Parlamentare Antimafia VERBALE

21 novembre 1992 Un altro pentito fa i nomi. E’ SALVATORE AUGELLO, 37 anni. Accusa una quantità di persone, due delle quali implicate nel delitto Lima e nella strage in via D’Amelio. SEGUE

26 novembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella SEGUE

4 dicembre 1992 Audio integrale dell’audizione del collaboratore di giustizia LEONARDO MESSINA. Una deposizione storica dinanzi alla Commissione Antimafia del pentito che il 30 giugno 1992, iniziava la collaborazione con il giudice PAOLO BORSELLINO, interrotta pochi giorni dopo a seguito della strage di via d’Amelio. L’uomo d’onore della famiglia mafiosa di San Cataldo si sofferma sui legami tra mafia e politica e sui rapporti da lui intrattenuti con il SISDE a partire dal 1986, con particolare riferimento alle indicazioni che dichiara di aver fornito su come catturare gli esponenti della “Commissione mondiale di Cosa Nostra riunita”, ovvero i vertici di Cosa nostra e di alcune sue ramificazioni a livello internazionale.
L’audizione in Commissione Antimafia riprende in qualche modo, nelle forme proprie dell’inchiesta parlamentare, il filo interrotto della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria. AUDIO

7 dicembre 1992 VITTORIO TERESI: “Falcone e Borsellino dissero che Lima fu ucciso per il dossier mafia-appalti» SEGUE

13 dicembre 1992 Nuove accuse per SCARANTINO, unico indiziato della strage mafiosa di via D’Amelio è accusato anche di detenzione e traffico di cocaina.  Con il fratello maggiore Umberto, avrebbe organizzato una centrale per lo smistamento della droga nella borgata «Guadagna». Il gip di Palermo GIUSEPPE DI LELLO emette contro i due fratelli Scarantino un ordine di custodia cautelare.  Anche Umberto Scarantino è dietro le sbarre: arrestato quattro mesi prima per spaccio di droga.  
Il questore MATTEO CINQUE, polemicamente, in un comunicato precisa “che la pericolosità sociale di Vincenzo Scarantino «fu messa in dubbio dopo il suo arresto da persone certamente pilotate».  Le indagini di questi mesi, secondo la polizia, hanno dimostrato l’infondatezza di quei dubbi.” Per Matteo Cinque, il questore di Palermo, SCARANTINO «è uno che sta nella fascia mediana tra delinquenza comune e mafia», insomma uno delle migliaia di killer che con un pugno di soldi o la promessa di lavoro i boss arruolano in qualunque momento e per qualunque delitto. 

15 dicembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella  SEGUE

25 dicembre 1992 – 28 marzo 1994 LETTERE dal carcere di BRUNO CONTRADA

 

CRONOLOGIA