Una morte annunciata
◽️ il prima…
27 marzo 1992 – La STORIA di una foto passata alla STORIA SEGUE
21 maggio 1992, due giorni prima della strage di Capaci e poco meno di due mesi prima di essere ucciso, Paolo Borsellino rilasciò un’intervista ai giornalisti di Canal+ Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi. SEGUE
23 maggio 1992 La STRAGE di CAPACI SEGUE
23 maggio 1992 MANFREDI BORSELLINO: Gli istanti immediatamente successivi la Strage di Capaci «Ero a casa a studiare per l’università e mio padre era andato dal barbiere, a piedi, da solo, eludendo la sorveglianza della sua scorta. Lì ricevette una telefonata da un collega. Poco dopo sentii mio padre bussare alla porta, molto affannato, con delle tracce di schiuma da barba sul viso. Io guardavo la televisione impietrito. Non saprei descrivere l’espressione del suo viso. Si diresse nella sua stanza come se non mi avesse visto. Non gli chiesi nulla, lo vidi cambiarsi. In una situazione del genere non si sarebbe mai presentato vestito male, mi ricordo che indossò una giacca, una camicia, come se stesse andando al lavoro. Trovò soltanto il tempo di dirmi di non muovermi di casa. E uscì in fretta… Mia sorella Lucia lo raggiunse in lacrime al centro di medicina legale. Mio padre la prese fra le braccia: “Non piangere Lucia, non dobbiamo dare spettacolo davanti a tutti ora…”. Il giorno dopo fu aperta la camera ardente in un’aula del tribunale, ho trascorso gran parte della giornata con mio padre lì per vegliare i resti di Falcone, accanto a quelli della moglie e della sua scorta. Mi ricordo che non ho fatto altro che piangere. Vedevo mio padre allontanarsi da noi. La notte, poi, sognavo attentati, autostrade che saltavano in aria, edifici sventrati… La vittima era sempre sconosciuta, e mi svegliavo tutto sudato.
24 maggio 1992: Al pianterreno del tribunale di Palermo é allestita la camera ardente. BORSELLINO é accompagnato da tutta la famiglia: Agnese, Manfredi, Lucia e Fiammetta. Una forte contestazione, al Palazzo di giustizia di Palermo, investe il presidente della Repubblica supplente Giovanni Spadolini ed i due ministri che lo accompagnano: Scotti e Martelli. Quando il corteo entra nel vasto atrio del palazzo, dalle transenne dietro alle quali e´ ammassato un folto pubblico partono fischi e grida: “vergogna”, “fuori”, “andatevene via”, “tornatevene a Roma”. Spadolini ed i ministri riescono comunque a raggiungere la camera ardente dove sono esposte le salme del giudice Falcone e della moglie e dei tre agenti della scorta. Nel pomeriggio BORSELLINO torna in procura.
25 maggio 1992 Paolo Borsellino porta in spalla la bara di Giovanni Falcone, gli restano ancora cinquantacinque giorni. Una pioggia violenta lava Palermo, il carro funebre è già scomparso fra i vicoli che scendono verso il mare. Anche il becchino ha fretta di seppellire il morto. SEGUE
25 maggio 1992 La sera, tornando a casa dopo il funerale BORSELLINO é sconvolto, affranto, rifiuta persino di parlare a suo figlio di quello che ha visto a San Domenico. Ricorda MANFREDI: “Mio padre rimase sotto choc per quello che aveva visto in chiesa quella mattina. La contestazione dei palermitani, le urla, il lancio di monetine contro gli esponenti di governo, la rabbia trattenuta a stento dai cittadini, lo avevano turbato profondamente, a tal punto che la sera, tornando a casa, non volle neanche rispondere alle mie domande.”
25 maggio 1992 OSCAR LUIGI SCALFARO viene eletto Presidente della Repubblica.
26 maggio 1992 SCALFARO incontra gli agenti delle scorte di Palermo durante una visita nel capoluogo siciliano e si impegna in prima persona nel sostenerli nella lotta alla criminalità organizzata.
26 maggio 1992 Paolo Borsellino rilascia un’intervista al quotidiano La Repubblica in cui indica la coincidenza tra l’omicidio di Falcone e la notizia appresa a Napoli pochi giorni prima da alcuni colleghi del CSM che si era formata la maggioranza per approvare la candidatura di Falcone alla guida della DNA. Borsellino sostiene inoltre che le puntate a Palermo di Falcone si sarebbero presto diradate perché la moglie aveva ottenuto la nomina a commissario esaminatore per i concorsi in Magistratura presso il ministero di Grazia e Giustizia a Roma. La notizia era ampiamente nota al Palazzo di giustizia di Palermo. L’omicidio viene fatto a Palermo perché è un omicidio di mafia e come tale va fatto dove la mafia controlla il territorio. Il controllo totale del territorio assicura al mafioso l’impunità. Borsellino afferma tra l’altro che “non si può affrontare la potenza mafiosa quando le si fa un regalo come quello che le è stato fatto con i nuovi strumenti processuali adatti ad un paese che non è l’Italia e certamente non la Sicilia. Il nuovo codice, nel suo aspetto dibattimentale, è uno strumento spuntato nelle mani di chi lo deve usare. Ogni volta, ad esempio, si deve ricominciare da capo e dimostrare che Cosa Nostra esiste”.
26 maggio 1992 Paolo Borsellino rilascia un´intervista anche al Corriere della Sera in cui sottolinea come il nome di Giovanni Falcone fosse circolato nei giorni immediatamente precedenti alla strage di Capaci come possibile candidato per il ministero dell´interno in un governo tecnico. “Ma Giovanni Falcone ne aveva nemici? Perché a giudicare dalle reazioni di questi giorni si direbbe di no” chiede il giornalista. “Io so che nel 1988 doveva prendere il posto di Caponnetto come consigliere istruttore e gli preferirono Meli. Poi tentó d’andare al Csm e non ce la fece. Non voglio parlare di nemici, peró le cose sono andate in questo modo. Tragga lei le conseguenze” la secca risposta di Borsellino. Il giornalista chiede poi al procuratore aggiunto di Palermo la sua opinione sui moventi della strage: “Anche se la domanda puó sembrarle superficiale, Giovanni Falcone é stato ammazzato per quello che aveva fatto o per quello che avrebbe potuto fare? Per le sue indagini o per la Superprocura?”. “Per quello che aveva fatto, sicuro – risponde Borsellino – per la sua capacitá , la sua volontá. Sará pure un’ osservazione elementare ma per il momento io proprio non riesco a fare che osservazioni elementari. Certo per le organizzazioni mafiose c’ era anche qualcos’ altro e di estremamente pericoloso che Falcone poteva fare. Lei sa benissimo che si era parlato di lui come candidato alla Superprocura ma era circolata intensamente anche una voce che lo dava candidato in una soluzione tecnica come ministro dell’ Interno”. Paolo Borsellino sottolinea infine la scelta di Cosa Nostra di colpire Giovanni Falcone in Sicilia: “Che lui sia stato la persona piu’ in grado di condurre indagini penetranti nell’ universo mafioso e che quindi per le organizzazioni criminali sia sempre stato un nemico estremamente pericoloso non ci vuole molto a capirlo. E non ci vuole nemmeno molto a capire perche’ lo abbiano ammazzato ora: con il prossimo trasferimento della moglie a Roma, un lungo trasferimento, le sue abitudini palermitane, che poi consistevano nei viaggi del fine settimana, si sarebbero diradate o almeno fortemente alterate.”
28 maggio 1992 Il centro SISDE di Palermo trasmette alla Direzione centrale l’Informativa (protocollo 1495/z. 3068) avente per oggetto: “Progetto di attentato in persona del dottor Paolo Borsellino”. Sono passati solo cinque giorni dalla Strage di Capaci e il Servizio segreto aveva già la notizia, da “fonte confidenziale” ben informata, che Cosa Nostra aveva in programma di uccidere il procuratore. Fu mai comunicata questa notizia all’autorità giudiziaria?
28 maggio 1992 CALOGERO PULCI, collaboratore di giustizia, ha testimoniato che la sera di quello stesso giorno era a tavola con altri associati all’organizzazione Cosa Nostra quando il TG3 trasmise le immagini di una conferenza stampa in cui Scotti e Martelli esposero la richiesta al CSM di riaprire il concorso per la Superprocura facendo esplicitamente il nome di Paolo Borsellino. All’udire queste parole Madonia esclamò: ”E murì Bursellinu”. La proposta di Scotti e Martelli di riaprire i termini per il concorso alla carica di superprocuratore (ufficializzata da una lettera inviata dal ministro Martelli al vice-presidente del CSM Galloni e sostenuta dai repubblicani) è peraltro destinata a morire prima di nascere. Infatti la legge prevede che i termini del concorso possano essere riaperti solo nel caso in cui i candidati proposti dalla commissione per gli incarichi direttivi del CSM siano bocciati dal plenum. Sono pesantemente rafforzate le misure di sicurezza attorno al PM milanese Antonio Di Pietro in seguito ad alcune attendibili minacce ricevute da lui e dalla sua famiglia.
28 giugno 1992 BORSELLINO scopre casualmente che é arrivato il tritolo destinato a lui SEGUE
28 maggio 1992 Alla presentazione a Roma del libro “Gli uomini del disonore” di Pino Arlacchi al tavolo siedono Vincenzo Parisi, Pino Arlacchi, Vincenzo Scotti, Paolo Borsellino e Leonardo Mondadori. Al termine della presentazione del libro si parla di Falcone e della superprocura, dal pubblico viene una domanda: “Dottor Borsellino, prenderebbe il posto di Falcone?” Borsellino esita alcuni secondi poi replica: … SEGUE NEWS e AUDIO
28 maggio 1992 Quel giorno con Paolo Borsellino SEGUE
28 maggio 1992 CALOGERO PULCI, collaboratore di giustizia, ha testimoniato che la sera di quello stesso giorno era a tavola con altri associati all’organizzazione Cosa Nostra quando il TG3 trasmise le immagini di una conferenza stampa in cui Scotti e Martelli esposero la richiesta al CSM di riaprire il concorso per la Superprocura facendo esplicitamente il nome di Paolo Borsellino. All’udire queste parole Madonia esclamò: ”E murì Bursellinu”. La proposta di Scotti e Martelli di riaprire i termini per il concorso alla carica di superprocuratore (ufficializzata da una lettera inviata dal ministro Martelli al vice-presidente del CSM Galloni e sostenuta dai repubblicani) è peraltro destinata a morire prima di nascere. Infatti la legge prevede che i termini del concorso possano essere riaperti solo nel caso in cui i candidati proposti dalla commissione per gli incarichi direttivi del CSM siano bocciati dal plenum. Sono pesantemente rafforzate le misure di sicurezza attorno al PM milanese Antonio Di Pietro in seguito ad alcune attendibili minacce ricevute da lui e dalla sua famiglia.
28 maggio 1992 Il CSM nomina Procuratore Capo di Caltanissetta il magistrato GIOVANNI TINEBRA.
29 maggio 1992 BORSELLINO riguardo alla sua possibile candidatura alla guida della DNA dichiara: ”Nessuno ha chiesto la mia disponibilità.”I colleghi della Procura di Palermo che gli sono più vicini invitano Borsellino a respingere l’offerta fattagli dal ministro perché SEGUE
30 maggio 1992 In un comunicato diffuso dagli uffici di Via Arenula si afferma che “il Ministro Martelli non ha mai avanzato la candidatura del procuratore Borsellino a capo della DNA. Il guardasigilli ha solo chiesto la riapertura dei termini per il concorso a quell’incarico e si rifiuta categoricamente di fare candidature.” La Commissione incarichi direttivi del CSM boccia la proposta Scotti-Martelli di riaprire i termini per il concorso alla carica di superprocuratore della DNA. La decisione verrá trasmessa al plenum del CSM che delibererá in maniera definitiva
31 maggio 1992 BORSELLINO, dopo essersi consultato con il suocero ANGELO PIRAINO LETO, ex presidente del tribunale, con fama di insigne giurista, scrive una lettera privata al Ministro Scotti in cui rifiuta in modo cortese ma fermo la candidatura a superprocuratore nazionale antimafia. Lascia poi al Ministro la decisione se divulgare oppure no la notizia ed i contenuti della missiva: Onorevole signor ministro SEGUE
2 giugno 1992 Per BORSELLINO, all’indomani della strage di Capaci, scatta un nuovo “piano di protezione”. In prefettura si studiano le abitudini del magistrato e si registra che durante la settimana ha tre appuntamenti fissi: il Palazzo di giustizia, la chiesa di Santa Luisa di Marillac e la visita all’anziana madre.
4 giugno 1992 Dopo l’uccisione dell’eurodeputato SALVO LIMA, per “capire”, per esplorare le informazioni di coloro che all´interno di Cosa Nostra hanno vissuto per anni, la Procura della repubblica di Palermo decide di interrogare negli Stati Uniti i pentiti SEGUE
5 giugno 1992 Sono giorni plumbei, BORSELLINO li trascorre con il cuore in pena, sempre alla ricerca di tracce che possano portarlo sulla pista più vicina alla verità della strage di Capaci. SEGUE
8 giugno 1992 Il Consiglio dei ministri approva il Decreto antimafia Scotti-Martelli che prevede SEGUE
8 giugno 1992 Si insedia a Caltanissetta il pool di magistrati che collaborera’ alle indagini sulla strage di Capaci. Si tratta dei sostituti Paolo Giordano e Carmelo Petralia, provenienti dalla Procura della Repubblica di Catania, e di Pietro Vaccaro, che prestava servizio in quella di Messina: affiancheranno il collega Francesco Polino, unico sostituto rimasto a Caltanissetta, sotto le direttive del Procuratore Salvatore Celesti, titolare dell’ inchiesta. Uno dei sostituti sara’ inviato a Palermo per seguire da vicino gli sviluppi dell’ indagine.
12 giugno 1992 BORSELLINO incontra il collega VITTORIO ALIQUO´, anche lui procuratore aggiunto a Palermo, fuori dall´orario di lavoro, alle 20.30, e soprattutto fuori dall´ufficio SEGUE
13 giugno 1992 Ore 17 (Cossiga) AGNESE BORSELLINO non ricorda bene cosa accadde quel pomeriggio di sabato. SEGUE
19 giugno 1992 Il generale dei carabinieri ANTONIO SUBRANNI, comandante del ROS, invia un rapporto al comando generale dei carabinieri in cui si riporta che numerose fonti, mafiose e non, hanno parlato di una decisione di Cosa Nostra di eliminare fisicamente Paolo Borsellino. SEGUE
20 giugno 1992 Gli appunti integrali di BORSELLINO che hanno dato origine al celebre discorso “La bellezza del Fresco Profumo di Libertà”, pronunciato nella Chiesa di San Domenico il 20 giugno 1992, a Palermo. SEGUE
20 giugno 1992 “FALCONE È VIVO! di PAOLO BORSELLINO SEGUE
20 giugno 1992 BORSELLINO partecipa alla veglia in ricordo di Giovanni Falcone SEGUE
22 giugno 1992 quando Borsellino pianse: “Un amico mi ha tradito” La deposizione di Alessandra Camassa (20 maggio 2014 – AUDIO) al processo di Caltanissetta: “Era molto turbato, voleva indagare su Capaci” Paolo Borsellino non riuscì a trattenere le lacrime quando, davanti a due colleghi, disse “non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire”. Il magistrato ucciso in via D’Amelio si sfogò così con i suoi colleghi Alessandra Camassa e Massimo Russo. L’episodio, noto, è stato ancora una volta confermato dalla Camassa, che ha deposto a Caltanissetta oggi nel processo Borsellino quater. “Ricordo che il giudice Borsellino si alzò dalla sedia si distese sul divano manifestando stanchezza e avvilimento, iniziò a lacrimare in modo evidente. E ci disse: ‘Non posso credere, non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire’. Io e il collega Massimo Russo siamo rimasti sorpresi. Questo pianto all’epoca mi impressionò, non avevo mai visto Borsellino piangere. Paolo era particolarmente turbato in quel periodo. Questo avvenne prima del 4 luglio 92. Solo anni dopo capii che quel particolare poteva avere un interesse investigativo”. SEGUE
24 giugno 1992 La penultima intervista di Paolo Borsellino SEGUE
25 giugno 1992 BORSELLINO incontra in in via riservata presso la caserma dei Carabinieri il capitano GIUSEPPE DE DONNO ed il colonnello MARIO MORI, autori di un voluminoso rapporto sul tema mafia-appalti in Sicilia. Questo rapporto essi lo avevano già consegnato al procuratore GIAMMANCO il 20 febbraio 1991, ma gli sviluppi investigativi erano stati scarsi. “La convocazione segreta – ricorda il PM LUCA TESCAROLI – era dovuta al fatto che il magistrato voleva mantenere il massimo riserbo, ad ulteriore dimostrazione della situazione di disagio e tensione che già caratterizzava i suoi rapporti con GIAMMANCO. Ai due ufficiali Borsellino propose la costituzione presso il ROS di un gruppo coordinato da De Donno, che avrebbe dovuto riferire unicamente a lui. L´incontro alla caserma Carini di Palermo verrá descritto dagli ufficiali Mori e De Donno il 27 marzo 1999 durante un´udienza del processo “Borsellino Ter”. SEGUE
◽️Copia dall’AGENDA GRIGIA del dottor Borsellino
25 giugno 1992 Alla biblioteca comunale di Palermo si svolge in serata un pubblico dibattito organizzato dalla rivista MICROMEGA a cui partecipa anche BORSELLINO: “Io sono venuto questa sera soprattutto per ascoltare. Purtroppo ragioni di lavoro mi hanno costretto ad arrivare in ritardo e forse mi costringeranno ad allontanarmi SEGUE
26 giugno 1992 Dopo la denuncia della biblioteca, BORSELLINO si rituffa nelle indagini che per l’area ristretta delle sue competenze sono quelle delle cosche di Trapani ed Agrigento. “In quei giorni accade una cosa mai verificatasi a casa nostra – racconta la signora AGNESE BORSELLINO – Paolo non riesce a trovare il tempo per occuparsi della famiglia. Carte, solo. carte. Finisce in ufficio e torna a casa con la borsa piena di documenti da leggere, telefonate SEGUE
27 giugno 1992 Palermo chiama Italia. Una grande manifestazione unitaria “Italia parte civile” vedrà sfilare a Palermo, per la prima volta, oltre 100 mila persone contro la mafia e per la legalità SEGUE
28 giugno 1992 Di ritorno da Bari, a Fiumicino, BORSELLINO con la moglie AGNESE e LILIANA FERRARO aspettano di imabarcarsi per Palermo. Ad un tratto, arriva il ministro della difesa SALVO ANDÓ, socialista, che lo saluta, gli si avvicina e gli dice che deve parlargli. BORSELLINO si allontana e si apparta con ANDÒ , che subito gli racconta preoccupato dell´informativa del ROS, stavolta spedita alla procura di Palermo, che li indica entrambi come possibili bersagli di un attentato mafioso. Un terzo obiettivo indicato dal Ros é il pm di Milano Antonio Di Pietro. Andó gli chiede informazioni ulteriori, pareri, consigli. Borsellino é imbarazzato e confessa ad Andó di essere totalmente all´oscuro dell´informativa. Il procuratore Pietro Giammanco, destinatario ufficiale della nota riservata del Ros, non gli ha comunicato niente
29 giugno 1992 Appena arrivato a Palermo, BORSELLINO si precipita nell´ufficio di GIAMMANCO, e protesta: “Lo so bene che da una minaccia ci si puó difendere poco, ma é mio conoscere tutte le notizie che mi riguardano.” Urla, si indigna. SEGUE
30 giugno 1992 In un appartamento segreto a Roma Paolo Borsellino, Vittorio Aliquò ed Antonio Manganelli iniziano a stilare un verbale delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Leonardo Messina. Questi illustra la centralità degli appalti pubblici nel sistema che lega in Sicilia i mafiosi, i politici e gli imprenditori. In questo settore un ruolo chiave è rivestito da Angelo Siino, detto “il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra”. Inoltre Messina cita esplicitamente il gruppo Ferruzzi come uno dei punti referenti imprenditoriali di Cosa Nostra: “Riina è interessato alla Calcestruzzi spa, che agisce in campo nazionale.”
30 giugno 1992 BORSELLINO concede al giornalista LAMBERTO SPOSINI l’ultima intervista filmata della sua vita. Afferma tra le altre cose che le misure di sicurezza per lui e per la sua famiglia sono state notevolmente appesantite a causa del grave pericolo che lui corre. o ritrovato la rabbia per continuarlo a fare. Posso chiederle se lei si sente un sopravvissuto? Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo. Mi disse: “Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano”. Nonostante tutto Borsellino conferma la sua determinazione nel proseguire il proprio lavoro, anche se ha la certezza che il prezzo da pagare sarà molto alto. VIDEO e NEWS
30 giugno /2-3-6-7-8-9-10-11 luglio 1992 BORSELLINO si reca ripetutamente a Roma per interrogare il collaboratore LEONARDO MESSINA SEGUE
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1 luglio 1992 Vittorio Aliquò e Paolo Borsellino, entrambi procuratori aggiunti a Palermo, si recano a Roma per interrogare Gaspare Mutolo. SEGUE
2 luglio 1992 BORSELLINO incontra in via informale nella sua casa di via Cilea il giornalista del Corriere della Sera LUCA ROSSI che, passando da Palermo, decide di fare visita al magistrato. SEGUE
4 luglio 1992 BORSELLINO si reca al Palazzo di Giustizia di Marsala per la cerimonia di saluto che era già stata rinviata altre volte dopo il trasferimento a Palermo.
Dai suoi colleghi e collaboratori riceverà una lettera che il magistrato incornicerà e conserverà nello studio della sua abitazione palermitana. SEGUE
Un giorno della seconda settimana di luglio 1992 ROSARIA SCHIFANI, vedova dell´agente di scorta Vito Schifani ucciso nella strage di Capaci, visita in serata Paolo Borsellino e la sua famiglia. Nel corso dell´incontro il magistrato dice a Rosaria: “Ti staremo vicini Rosaria cara, avrai il nostro affetto e faremo giustizia per il tuo Vito”. All´incontro sono presenti la moglie di Paolo, Agnese, e i tre figli Manfredi, Fiammetta e Lucia. Rosaria é piena di dubbi e chiede a Borsellino: “Giudice io sono utile?” “Rosaria, tu sei molto utile” risponde il magistrato. E la signora Agnese la ringrazia. “Di che cosa?”, chiede Rosaria. “Del coraggio che ci dai…”, é la risposta. Rosaria é molto turbata dal dubbio se partire e lasciare la Sicilia o se rimanere a Palermo. Borsellino la incoraggia: “Non bisogna abbandonare la Sicilia perche’ questa terra diventera’ bellissima”. Nello studio del giudice quella sera parlano delle speranze, del perdono e dei pentiti. Borsellino le descrive la conversione di Vincenzo Sinagra: “É cambiato. Era una belva ed e’ diventato un essere umano”. Quando per un po’ si trovano soli, Rosaria chiede: “Ha paura?”. Ed il magistrato, fumando nervoso, risponde: “Non ho paura”. Poi, fermandosi un attimo, aggiunge: “Ma ho paura per mia moglie, per i miei figli”.
6 luglio 1992 L’ultima foto di Borsellino:”Sapeva che sarebbe morto” SEGUE
7 e 8 luglio 1992 Paolo Borsellino, il tenente Carmelo Canale ed il sostituto Teresa Principato si recano a Manheim in Germania per interrogare Gioacchino Schembri SEGUE
8 luglio 1992 In via Bartolomeo Sirillo GASPARE SPATUZZA e VITTORIO TUTINO rubano la Fiat 126 che sarà imbottita di esplosivo SEGUE
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9 luglio 1992 BORSELLINO rientra dalla Germania insieme al maresciallo Canale ed al sostituto Teresa Principato. Sotto la scaletta dell’aereo c’è una sola auto di scorta. Quando Borsellino rientra dalla Germania dovrebbe incontrare la figlia Fiammetta all’aeroporto di Fiumicino. Infatti Fiammetta è in partenza per Bangkok insieme ad alcuni cari amici di famiglia: il ginecologo Alfio Lo Presti, la moglie Donatella Falzone, i figli Giorgia e Salvatore, compagni inseparabili di Fiammetta.
Purtroppo l’aereo del magistrato atterra a Ciampino per una variazione di programma. Borsellino e la figlia non si vedranno più. Quello stesso pomeriggio Borsellino va direttamente alla sede dell’Alto Commissariato per la lotta alla mafia per interrogare Leonardo Messina, il pentito di San Cataldo (Caltanissetta), che sa tutto della mafia nissena, che aprirá uno squarcio di luce sulle trame segrete della massoneria in combutta con la mafia e l´alta finanza di riciclatori. Messina parla di guerre sanguinarie tra i clan, descrive omicidi e sparatorie, agguati e massacri, poi chiede: “Dottore, una cortesia, me lo fa un autografo?”. Borsellino resta di stucco: “Un autografo?”. “Si – risponde il pentito – é per i miei figli, me l´hanno chiesto loro, la conoscono, la vedono in tv.” Borsellino, al successivo incontro, si presenta con una cartolina: “In ricordo delle lunghe giornate trascorse con vostro padre. Paolo Borsellino.” In quei giorni Borsellino e Messina si incontreranno almeno un’altra volta. “Il decreto antimafia va bene cosí com´é, se modifiche ci saranno esse dovrebbero riguardare solo le norme processuali”: cosí Martelli risponde ai giornalisti, lasciando la commissione giustizia del senato, dove si sta esaminando il decreto anticriminalitá, varato l´8 giugno scorso, che dovrebbe andare in aula mercoledí 15 luglio. Anche se appare ormai improbabile che il decreto possa essere trasformato in legge in tempo utile. Scadra’ l’8 agosto e il governo sara’ costretto a ripresentarlo.
10 luglio 1992 L´interrogatorio di LEONARDO MESSINA é appena concluso, Borsellino e Canale decidono di andare a cena, da soli. Scelgono una trattoria all´aperto, si siedono. Borsellino ordina “olive e sarde salate per antipasto”. E parla, parla tutta la sera. Parla dei suoi figli. Gli é dispiaciuto non incontrare Fiammetta all´aeroporto, spera che si diverta in vacanza. É felice che Lucia abbia deciso di laurearsi in Farmacia. “Ho sempre avuto nelle narici l´odore dei medicinali di un tempo, mio padre li teneva nei contenitori di ceramica poggiati sugli scaffali del retrobottega della farmacia. Chissá come sarebbe stata la mia vita, se avessi fatto quel mestiere.” É orgoglioso di Manfredi, dei suoi studi di Giurisprudenza. “Quando lo guardo mi rivedo ragazzo.” Canale ricorda che Borsellino, quella sera, “era felice.” Scherzando gli confida persino che, se potesse rinascere, vorrebbe fare il portiere di un palazzo. In divisa. “Potrei vendere l´uovo fresco agli inquilini, ritirare al posta, pagare le bollette della luce e del telefono.” E perché? Per potersi permettere tanti, tantissimi rapporti umani, senza dover sempre considerare il rischio di trovarsi coinvolti in amicizie imbarazzanti. Non sa, allora, Borsellino, che anche il suo fidato maresciallo Canale, anni dopo, sará coinvolto in un processo per collusioni con Cosa Nostra dal quale uscirá assolto con il dubbio.
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11 luglio 1992 Iniziano i preparativi dell’attentato al dottor Borsellino. Salvatore Biondino ed i suoi uomini (Giovan Battista Ferrante ed i due Salvatore Biondo, “il lungo” ed “il corto”), effettuavano la prova del telecomando alle Case Ferreri. Nei giorni successivi SEGUE I PREPARATIVI della STRAGE attraverso i racconti dei pentiti FABIO TRANCHINA e GASPARE SPATUZZA SEGUE
12 luglio 1992 “Sono le sei del mattino, quando mi sveglio” ricorda il tenente CARMELO CANALE. “Nella camera d´albergo che condividiamo, il procuratore é giá al lavoro. Lo vedo scrivere su questa agenda rossa. Gli chiedo: ma che fa? Vuol diventare pentito pure lei? Non stará prendendo nota su cosa abbia mangiato ieri sera a cena e chi c´era con noi?” La sera precedente, a cena, erano in quattro: con Borsellino e Canale, c´erano DIEGO CAVALIERO ed il sostituto procuratore Alfredo Greco. “Carmelo – risponde gelido Borsellino – per me é finito il tempo di parlare. Sono successi troppi fatti in questi mesi, anch´io ho le mie cose da scrivere. E qua dentro ce n´é anche per lei.”
12 luglio 1992 PAOLO BORSELLINO a Salerno al battesimo del figlio dell’amico e collega, DIEGO CAVALIERO. Cavaliero desidera che Borsellino faccia da padrino di battesimo al suo bambino, Massimo. La risposta è immediata: «Ne sono felice, così tolgo questo bambino dalle mani di un miscredente come te». Il battesimo è fissato a Salerno per il 12 luglio, domenica. «Ma non è Paolo quello che ho di fronte è completamente assente». Tranne per un momento, quando prende il suo nuovo figlioccio sulle gambe e sorride. Probabilmente è l’ultima fotografia, appena sette giorni prima della strage. SEGUE
13 luglio 1992 Il ROS di Palermo comunica ai vertici della Procura e delle forze dell’ordine che è stato segnalato da attendibili fonti confidenziali l’arrivo di un carico di esplosivo in città. SEGUE
13 luglio 1992 Disse all’amico: “E’ arrivato il tritolo per me “ SEGUE
14 luglio 1992 GIACOMO UBALDO LAURO, calabrese già appartenente alla ‘ndrangheta rifugiatosi in un paese del Nord Europa, avverte il console italiano del luogo che si sta tramando un attentato a Palermo contro BORSELLINO. Comunicata a Roma l’informazione il giorno stesso, essa verrà trasmessa a Palermo solo il 25 luglio, cinque giorni dopo la strage di Via D’Amelio. Nel giro di 24 ore scompaiono nei dintorni di Alcamo in provincia di Trapani Vincenzo Milazzo e la sua compagna Antonella Bonomo. Il Milazzo era ritenuto un uomo di vertice del mandamento alcamese di Cosa Nostra (solo nel 1996 grazie alla collaborazione di Gioacchino La Barbera si saprá che il Milazzo e la Bonomo vengono uccisi da un commando di Cosa Nostra quello stesso giorno a poche ore di distanza uno dall’altro).
15 luglio 1992, AGNESE BORSELLINO “Verso sera, conversando con mio marito in balcone lo vidi sconvolto», «Mi disse testualmente: “Ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che il generale Subranni era punciutu (affiliato a Cosa Nostra, ndr)”. Tre giorni dopo, durante una passeggiata sul lungomare di Carini, mi disse che a ucciderlo non sarebbe stata la mafia, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere».
15 luglio 1992 CARLA DEL PONTE, giudice svizzero e collaboratrice di Falcone, rilascia un’intervista in cui afferma di sentirsi minacciata e di non SEGUE
Un giorno fra il 15 ed il 19 luglio 1992 BORSELLINO incarica il tenente CANALE di ripescare dall’archivio della sezione anticrimine un rapporto sulla Duomo Connection, inchiesta sui tentacoli della mafia a Milano. Paolo Borsellino confida al maresciallo Canale che entro l’estate avrebbe arrestato il Procuratore GIAMMANCO, perché doveva raccontare quanto di sua conoscenza sull’omicidio LIMA.
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16 e 17 luglio 1992 BORSELLINO si reca a Roma per interrogare il pentito GASPARE MUTOLO ed altri collaboratori. L’interrogatorio dura parecchie ore. Il pentito accetta di verbalizzare le accuse su Contrada e Signorino. Ma non si fa in tempo, se ne riparlerá lunedí prossimo. É tardi. Borsellino chiude il verbale senza neppure una parola, sempre piú incupito. Saluta Mutolo, ed é l´ultima volta che lo vede.Un confidente dei carabinieri di Milano rivela che si sta preparando un attentato ad Antonio Di Pietro e a Paolo Borsellino. La fonte è ritenuta altamente attendibile ed il raggruppamento ROS di Milano invia un rapporto alla Procura di Milano ed a quella di Palermo. L’informativa è inviata per posta ordinaria ed arriverà a Palermo dopo la strage di Via D’Amelio. In seguito a questa notizia viene pesantemente rafforzata la scorta a Di Pietro ed alla sua famiglia, il PM milanese non dorme neppure a casa sua. Il maresciallo Cava del ROS di Milano tenta anche di mettersi in contatto diretto con la Procura palermitana ma senza risultato.
GASPARE MUTOLO: “Nell’ultimo interrogatorio Borsellino era molto preoccupato” VERBALE e NEWS
17 luglio 1992 LEONARDO MESSINA, collaboratore di giustizia: “ SEGUE
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17 luglio 1992 In mattinata BORSELLINO incontra a Roma il capo della polizia VINCENZO PARISI per rivolgergli SEGUE
17 luglio 1992 Don CESARE ROTTOBALLI: «Mi disse: confessami, mi sto preparando». Il venerdì mattina precedente il suo eccidio, due giorni prima andai alla procura del Tribunale di Palermo, nel suo ufficio. Parlammo della situazione che si era creata dopo la strage di Capaci, della testimonianza che portavo assieme alla moglie di mio cugino, la signora Rosaria Costa SEGUE
17 luglio 1992. Un po’ d’aria. – Borsellino arriva in famiglia nel tardo pomeriggio, teso, nervoso. A casa, però, trova spazio per un momento di ottimismo. Dice a Manfredi: «Sento che il cerchio attorno a Riina sta per chiudersi, stavolta lo prendiamo». Non fa il nome di Mutolo, non può farlo, ma confida a suo figlio che c’è un nuovo pentito, uno che sa tante cose, che ha fatto rivelazioni su uomini d’onore vicini a Riina. Ma c’è di più, anche se quel di più Manfredi lo verrà a sapere solo dopo: il giorno precedente, Mutolo ha promesso di verbalizzare le accuse su Contrada e Signorino. Ecco perché Borsellino è così nervoso. A un tratto propone ad Agnese: «Andiamo a Villagrazia, ho bisogno di un po’ d’aria, ma senza scorta, da soli». Agnese è stupita. «Da soli? Paolo, cosa c’è? È successo qualcosa?». «Andiamo», ordina. La moglie lo conosce, lo segue. In macchina, in silenzio, mentre cala la sera, Agnese lo guarda, capisce che è tormentato da mille angosce, mille dubbi. Riesce a fargli ammettere che qualcosa è successo: Mutolo ha parlato, ha detto cose gravissime, ha accusato personaggi al di sopra di ogni sospetto. Paolo è sconvolto, confida ad Agnese che alla fine dell’interrogatorio era cosi traumatizzato da avere addirittura vomitato. «Stavo malissimo» dice. Anni dopo, Agnese, sentita come teste nel processo Borsellino ter, ricorda: «Mutolo gli aveva annunciato che avrebbe dovuto parlare di Signorino, però mio marito ha detto pure: “Se ne riparla la prossima settimana, perché è tardi e dobbiamo […] abbiamo chiuso già il verbale, dunque se ne riparlerà lunedì”». La moglie di Borsellino afferma che Paolo quella sera non fa altri nomi. E lei non insiste con le domande, cogliendo il suo profondo turbamento. «Non gli ho fatto altre domande, sapevo che avrebbe significato ferirlo ancora di più. Capivo che dentro di lui provava un dolore immenso». Che ha detto di così sconvolgente Mutolo a Borsellino? Ha parlato solo di Contrada e Signorino? Ha parlato d’altro. da “L’Agenda Rossa di Paolo Borsellino” di Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco
18 luglio 1992 BORSELLINO lavora in procura la mattina in procura. Prima di rincasare BORSELLINO si ferma all´hotel Astoria Palace, in via Monte Pellegrino. Lí incontra DAVID MONTI, il Pm di Aosta in vacanza in cittá che gli aveva telefonato per incontrarlo e salutarlo. Monti é il magistrato che condurrá a metá degli anni novanta l´inchiesta Phoney Money, su un giro di miliardi riciclati nel quale sono coinvolti faccendieri italiani in rapporti molto stretti con i servizi segreti americani. Tornando a casa, Borsellino saluta il suo portiere, don Ciccio, lo abbraccia e lo bacia. Anche in questo caso sono effusioni insolite, atipiche, mai manifestate prima. Il portinaio del palazzone di via Cilea le riferirá, commosso, ai familiari del giudice, nei giorni successivi alla strage.
18 luglio 1992 AGNESE BORSELLINO “Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta. In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non \ aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere.”
Estratto dal VERBALE del 18 agosto 2009 della deposizione signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO presso la Procura della Repubblica di Caltanisetta.18 luglio 1992 Il dottor BORSELLINO preleva dall’archivio del tribunale di Palermo il “Il fascicolo n. 5261-90 riguardante l’omicidio dell’imprenditore LUIGI RANIERI (avvenuto il 14 dicembre 1988) lasciando al suo posto una sua annotazione di prelievo. Il movente dell’omicidio é da ricondursi al diniego del Ranieri di scendere a patti con Cosa nostra rispetto alla gestione degli appalti che lo riguardano. Nel verbale del primo luglio 1992, Leonardo Messina parla a Borsellino dell’omicidio Ranieri aggiungendo che “Riina era il maggior interessato alla Calcestruzzi Spa”. Il Rapporto MAFIA e APPALTI di Mori e De Donno del ’91 riportava inoltre un altro passo del rapporto di Polizia del 1990 sull’omicidio Ranieri, ove “si legge che questi ‘era stato in rapporti sufficientemente continui con i Greco di Ciaculli’.
18 luglio 1992 LEONARDO GUARNOTTA “Perché sei venuto a trovarmi, Paolo? Era solo una visita di cortesia oppure volevi mettermi al corrente di qualcosa di importante?” SEGUE
18 luglio 1992 BORSELLINO chiama al telefono il cardiologo della madre: Il teste PIETRO DI PASQUALE il 18 gennaio 1995 riferisce di essere stato amico di Paolo BORSELLINO e anche il cardiologo di fiducia di sua madre, la signora Maria LEPANTO. Egli soleva visitarla quando era necessario, alcune volte a casa propria, più spesso in via D’Amelio o nell’abitazione della figlia Adele. Riferisce inoltre che alle 13.00 di sabato 18 luglio BORSELLINO lo chiamò all’ospedale – dopo avere telefonato a casa e parlato con sua moglie e gli disse che la madre non si sentiva bene e che vi era bisogno che la visitasse. DI PASQUALE gli propose di visitare la signora LEPANTO il lunedì successivo, 20 luglio, ma il magistrato gli rispose che per quel giorno aveva già un impegno fuori Palermo; rimasero d’accordo che si sarebbero risentiti telefonicamente quello stesso pomeriggio, per mettersi d’accordo. Il teste ha proseguito riferendo che, quel pomeriggio, andò al mare e che poi fece rientro a casa più tardi del previsto, perché la sua auto ebbe un guasto. Allora, chiamò il dott. BORSELLINO a casa sua intorno alle 19.30: questi gli disse che stava per uscire da casa, perché aveva un appuntamento alle 20.00 all’hotel “Astoria” e che forse sarebbe passato a prenderlo a casa sua per portarlo da sua madre; in caso contrario, poiché il teste per la domenica mattina aveva già programmato una gita al mare con la famiglia, BORSELLINO gli disse che sarebbe venuto da lui domenica pomeriggio. Dopo quella telefonata, non vide e non sentì più l’amico BORSELLINO.
19 luglio 1992 La LETTERA testamento di PAOLO BORSELLINO al Liceo di Padova SEGUE
19 luglio 1992 Alle 5 di mattina Borsellino riceve una telefonata dall’altra parte del mondo, sono Fiammetta e l’amico Alfio Lo Presti che gli telefonano per sentire come sta e per parlare con lui.
19 luglio 1992 Alle 7.00, squilla nuovamente il telefono. A quell’ora, é una chiamata insolita. Agnese si preoccupa, si alza dal letto, raggiunge lo studio, ascolta. La conversazione dura pochi minuti. Agnese sente Paolo replicare infuriato: “No, la partita é aperta.” Poi il rumore della cornetta sbattuta sul telefono. “Che succede?” Borsellino alza gli occhi, si accorge di averla svegliata, ma é troppo arrabbiato persino per scusarsi: “Lo sai chi era? Quel… Era GIAMMANCO” Poi, congestionato per la rabbia, le racconta che il procuratore l´ha chiamato dicendogli che per tutta la notte non ha chiuso occhio, al pensiero di quella delega sulle indagini di mafia a Palermo, al pensiero delle polemiche sugli interrogatori di Mutolo. I tempi sono maturi, gli annuncia Giammanco, perché finalmente questa delega gli venga conferita. Il capo la firmerá domani mattina, in ufficio, e gliela conferirá prima della sua partenza per la Germania. Si, ma perché lo chiama di domenica? A quell´ora? “Ma perché tanta fretta?” chiede Agnese. Quella delega la aspetta da mesi. Eppure Borsellino, piuttosto che contento é turbato, arrabbiato. Passeggia, si agita, fa su e giú per il corridoio di casa. Riferisce alla moglie: “Lo sai che mi ha detto? Cosí la partita é chiusa.” “La partita? E tu?” Borsellino alza ancora la voce: “E io? Non l´hai sentito? Gli ho urlato: la partita é aperta.” Altro che chiusa, sono comportamenti di cui Giammanco dovrá rendere conto al momento e nella sede piú opportuna, spiega Borsellino alla moglie. Poi si accorge che nello studio é arrivata pure Lucia. “Oh Lucia, pure tu ti sei svegliata? Mi dispiace… Senti, gioia, vuoi venire con noi a Villagrazia? Magari riusciró a vederti un po´abbronzata.” Borsellino ora sorride, programma all´istante la giornata: subito a Villagrazia a prendere il sole, poi insieme a Lucia a prendere la nonna per portarla dal cardiologo, infine ritorno a casa: la ragazza a studiare, lui a lavorare. Ma Lucia é irremovibile. “Non posso, mi dispiace, lo sai che domani ho un esame.” Neanche Manfredi, quella domenica, accetta di accompagnare papá al mare, nel villino estivo, in un orario cosí mattiniero. “La sera prima – ricorda Manfredi – avevo fatto tardi, volevo prendermela comoda, cosí gli dissi: vai avanti, papá, poi ti raggiungo.” Né Lucia né Manfredi lo accompagnano. Borsellino é un po´ seccato, ma non cambia i suoi programmi. Agnese esce di casa per prima, quella mattina, si avvia a Villagrazia con un cugino, il marito la raggiungerá verso le dieci. Quando piú tardi anche Manfredi arriva a Villagrazia, sono giá le undici, ed il ragazzo trova davanti al villino gli agenti della scorta. Lo informano: “Suo padre é uscito in barca, con l´amico Vincenzo Barone, é andato a fare un bagno al largo.” Dopo il bagno, con il motoscafo i due amici vanno a Marina Longa, si intrufolano in un condominio privato in cui si entra dal mare. Lí c´é un ristrante dove Agnese é andata a comprare del pesce, con un´amica. Il giudice spera di incontrarla per tornare in barca, insieme a lei. Ma non la vede. La moglie, infatti, é appena rincasata a piedi. Quando torna a casa, Borsellino si affretta verso il villino di Pippo e Mirella Tricoli, vecchi amici di famiglia, per pranzare con loro. C´é un vassoio di panelle e crocchette, il pesce, i dolci. Il pranzo é disteso, sereno. Eppure Pippo Tricoli, testimonierá che quel giorno, senza farsi sentire dai familiari, Borsellino, preoccupatissimo, gli confida i suoi timori: “É arrivato il tritolo per me.” É l´ultimo segnale di allarme lanciato da un uomo ormai consapevole di essere rimasto solo. All´improvviso squilla il cellulare: é Antonio Manganelli, dirigente del servizio centrale operativo della polizia. Gli comunica i dettagli sulla partenza per la Germania, e Borsellino tira subito fuori l´agenda rossa, per annotare gli spostamenti previsti.
Quando il pranzo si conclude Borsellino si sposta davanti alla tv per seguire la sua antica passione, il ciclismo. Quel giorno c´é un´altra tappa del tour de France. Poi saluta gli amici, per un piccolo riposo pomeridiano. “Vado a dormire un po´”, dice, e torna al suo villino, da solo. Si distende sul letto, ma non chiude occhio. Agnese troverá sul comodino il posacenere pieno di cicche di sigarette. Ne ha fumate cinque in poco piú di un´ora. Quando Borsellino torna in giardino, Lacoste azzurra, jeans, mocassini leggeri Tod’s, regalo di Lucia, sono le 16.30. Ha con sé la borsa portadocumenti dove ha la sciato scivolare le sue carte, l´inseparabile pacchetto di Dunhill, il costume bianco, ancora un poco umido. E dove ha riposto la sua agenda rossa, fresca degli ultimi appunti della giornata. Passa dal villino degli amici, affianco al suo, saluta tutti, abbraccia e bacia Pippo Tricoli, con uno slancio inusuale, che lascia stupito l´amico, poi Manfredi e Vincenzo Barone lo accompagnano allo slargo davanti al cancello, dove sostano le auto blindate. “Ciao a tutti” si congeda. “Vado a prendere mia madre, devo portarla dal dottore.” Apre lo sportello posteriore della Croma blindata, e lí posa la sua borsa. Un ultimo saluto. L´auto parte sgommando verso l´autostrada che conduce a Palermo. Comincia il viaggio, l´ultimo viaggio di Paolo Borsellino. Manfredi Borsellino ha ricordato il commiato del padre con queste parole: “Il ricordo che piú mi é rimasto impresso di mio padre é quando il 19 luglio ci ha salutati al villino al mare e si é allontanato per andare in via D´Amelio. Mi ricordo che ci ha salutati come se veramente fosse un po´ l´ultimo saluto. Mi ricordo che comunque, nonostante tutto, abbia sorriso fino all´ultimo.” Il corteo composto da tre auto si dirige rapidamente verso Palermo ed arriva in Via D’Amelio dove abita la madre del magistrato. Borsellino scende insieme a 5 agenti di scorta, suona il campanello. 19luglio1992.it
19 luglio 1992 Il mistero di quella telefonata di GIAMMANCO SEGUE
19 luglio 1992 LUCIA BORSELLINO: quella telefonata a mio padre dal Procuratore GIAMMANCO alle sette di mattina del 19 luglio…SEGUE
19 luglio 1992 MANFREDI BORSELLINO: “La mattina del 19 luglio, complice il fatto… che si trattava di una domenica ed ero oramai libero da impegni universitari, mi alzai abbastanza tardi, perlomeno rispetto all’orario in cui solitamente si alzava mio padre che amava dire che si alzava ogni giorno (compresa la domenica) alle 5 del mattino per “fottere” il mondo con due ore di anticipo. SEGUE
DOCUMENTAZIONE
◽️ il dopo…
E’ un massacro.
Via D’Amelio 19/21 0re 16.58 del 19 luglio 1992, una Fiat 126 targata PA 878659 rubata alcuni giorni prima da Gaspare Spatuzza, imbottita con 90 chilogrammi di Semtex-Hdie e parcheggiata a pochi metri dall’ingresso dell’abitazione della mamma del dottor Paolo Borsellino esplode causando la morte del magistrato e dei suoi cinque agenti di scorta. Unico sopravvissuto alla strage l’agente Antonio Vullo. Da tempo Borsellino aveva maturato la piena consapevolezza di essere nel mirino di Cosa nostra. Ancor di più dopo l’uccisione del suo amico e collega Giovanni Falcone. Illuminanti, in tal senso, le testimonianze rese in proposito dai suoi famigliari. Nonostante la circostanza fosse certamente nota anche ai soggetti istituzionali preposti alla sua sicurezza, non furono poste in essere le necessarie misure preventive. La più banale: l’istituzione di una zona rimozione nell’area adiacente all’ingresso di quel civico 19/21
Il primo lancio dell’agenzia ANSA è delle 17.16 SEGUE
- Ore 17.30: il TG4 é il primo Tg nazionale a dare la notizia dell’attentato. Seguono il Tg3 alle ore 17.35, il Tg2 alle ore 17.36, il Tg1 alle ore 17.38.
- La moglie e due figli (Manfredi e Lucia) di Paolo Borsellino apprendono la notizia di un attentato a Palermo mentre sono alla casa al mare di Villagrazia di Carini in compagnia dell´amico Giuseppe Tricoli, il quale ricorda di aver udito la notizia mezz´ora dopo l´attentato dalla tv: “Quando ho sentito che c´era stata un´esplosione a Palermo – dice Tricoli – mi si é gelato il sangue. Fino all´ultimo ho sperato. Agnese ed i due figli erano in giardino con mia moglie, io non sapevo che fare. Poi é entrata un´amica: “C´é stato un attentato”. Agnese é trasalita, s´é alzata di scatto. Ha chiesto a mia moglie di accompagnarla dalla suocera. Aveva capito tutto.”
- Ore 17.33: l´agenzia Reuters, citando l´ANSA, informa dell´attentato ricordando l´uccisione del giudice Falcone.
- Ore 17.47 (Ansa): nell’attentato di Palermo è rimasto ferito, secondo le prime notizie fornite dalla polizia, il giudice Paolo Borsellino. Nella violenta esplosione di un’automobile imbottita di tritolo, sono rimaste coinvolte l’autovettura del magistrato e le due blindate della scorta.
- Ore 17.48: L’agenzia Afp rilancia la notizia dell’attentato affermando che “un magistrato sarebbe rimasto ferito”. L’agenzia Reuters indica in Paolo Borsellino l’obiettivo dell’esplosione.
- Ore 17.53: il Tg5 condotto da Enrico Mentana é il primo telegiornale nazionale a dare come certa la morte di Paolo Borsellino a causa dell´attentato.
- Ore 17.57: l´agenzia Afp conferma, citando “fonti di polizia, il ferimento di Borsellino.”
- Ore 17.58 (Ansa): l´attentato al giudice Paolo Borsellino ed alla sua scorta é avvenuto in via Mariano D´Amelio. L´esplosione é stata violenta ed oltre all´auto del giudice Borsellino, sono rimaste coinvolte le due auto della scorta ed un´altra decina autovetture posteggiate lungo la strada. Il manto stradale é stato sconvolto per una lunghezza di duecento metri. L’edificio vicino la quale é avvenuta la deflagrazione dell’auto bomba é rimasto danneggiato: muri lesionati, alcune parti crollate, infissi di balconi e finestre divelti fino al quinto piano. L´autobomba, una Fiat 600 imbottita presumibilmente di tritolo, era stata parcheggiata davanti al civico 21 di via D´Amelio, dove abitano la madre e la sorella del giudice Borsellino. Nella deflagrazione l´autobomba si é disintegrata ed alcuni rottami, dopo un volo di oltre cinquanta metri, sono andati a finire in un giardino dietro ad un muretto.
- Ore 18.00: l´agenzia Reuter rilancia la notizia del ferimento di Paolo Borsellino.
- Ore 18.14 (Ansa): Il giudice Paolo Borsellino é rimasto ucciso nell´attentato. Il suo corpo, completamente carbonizzato con il braccio destro troncato di netto, si trova nel cortile del palazzo dove abitano la madre e la sorella. Non é stato ancora riconosciuto ufficialmente, ma alcuni suoi colleghi, fra i primi ad accorrere sul luogo dell´attentato, hanno asserito che é “certamente” lui. Fra le vittime c´é anche una donna, un´agente di polizia che faceva parte della scorta del magistrato. Il suo corpo é stato trovato nel giardino di un appartamento al pianterreno dell´edificio. L´esplosione dell´autobomba ha provocato danni visibili all´edificio fino all´undicesimo piano. Due coniugi, Mauro e Donata Bartolotta, che abitano al pianterreno dell´edificio davanti al quale é avvenuta la strage, hanno reso questa testimonianza: “C´e´ stato un boato terrificante che ci ha sbattuti a terra; sembrava un fortissimo terremoto; non ci siamo resi conto di quello che era accaduto se non subito dopo quando siamo fuggiti da casa. Ci siamo salvati perché in quel momento eravamo in cucina, nella parte retrostante all´appartamento. Abbiamo visto persone che in preda al panico si lanciavano dalle finestre del primo e del secondo piano. Sulla strada c´erano molte automobili in fiamme, c´era un fumo denso, molta confusione, grida, feriti e morti.” Oltre al giudice Borsellino, nella strage sarebbero rimaste uccise altre cinque persone. La notizia é stata data sul luogo dellattentato da un capitano dei vigili urbani in servizio nella zona per regolare il traffico. Secondo le prime indiscrezioni, i feriti sarebbero quattordici civili, alcuni dei quali in gravi condizioni, e un agente.
- Ore 18.16: il Tg1 annuncia la notizia della morte di Paolo Borsellino.
- Ore 18.19 (Ansa): fra le vittime c’è anche una donna, un’agente di polizia che faceva parte della scorta del magistrato. Il suo corpo è stato trovato nel giardino di un appartamento al piano terreno dell’edificio.
- Ore 18.20: l’agenzia Afp dá la notizia dell’uccisione di Paolo Borsellino citando l´agenzia ANSA come fonte.
- Ore 18.22: l´agenzia Reuters dá la notizia dell´uccisione di Paolo Borsellino citando l´agenzia Ansa come fonte.
- Ore 19.00: il canale televisivo Cnn colloca la notizia dell´attentato senza immagini nei titoli di apertura.
- Il radiogiornale Deutschlandfunk ed il secondo canale televisivo Zdf tedeschi danno la notizia dellattentato.
- Ore 19.08 (Ansa): Il ministro degli interni Nicola Mancino, ed il ministro di grazia e giustizia, Caludio Martelli, sono attesi in serata a Palermo. Il figlio del giudice Borsellino, Manfredi, vent’anni, e´stato notato aggirarsi sul luogo della strage, tenendosi a distanza, nel timore di dover apprendere la terribile notizia. Lo ha visto Carmelo Conti, ex presidente della corte di appello, che lo ha stretto al petto senza peró profferire parola. Nessuno ancora gli ha detto la veritá. In via Mariano D´Amelio é anche giunto il suocero di Borsellino, Angelo Piraino Leto, magistrato in pensione che a Palermo é stato presidente della corte d´appello. Lo accompagna, sorreggendolo affettuosamente, il giudice Salvatore Scaduto. L´anziano magistrato cammina lentamente fra le carcasse carbonizzate delle automobili coinvolte nell´esplosione sussurrando: “Voglio andare da Paolo, voglio vedere Paolo, portatemi da Paolo.” La moglie di Borsellino, Agnese é nella sua casa di via Cilea, in preda a malore. Continua a chiedere a coloro che le stanno vicino notizie di Paolo, ma nessuno finora ha avuto la forza di dirle la veritá.
- Ore 19.21 (Ansa): nella strage, oltre al giudice Paolo Borsellino, sono rimasti uccisi cinque agenti della scorta. Sono: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. I feriti sono quindici, uno dei quali é l´agente di polizia Antonio Vullo.
- Ore 19.30: il telegiornale inglese del primo canale della Bbc dá la notizia dell´attentato come seconda fra i titoli della giornata, subito dopo quella della tregua in Bosnia. Viene proiettato un filmato da Palermo e lo speaker attribuisce l´attentato alla mafia.
- Ore 19.58: Con due telefonate alle redazioni Ansa di Torino e Roma, una persona che ha detto di parlare a nome della Falange armata, ha rivendicato la strage di Palermo. L´uomo ha parlato senza la minima inflessione ed ha lasciato un codice di riconoscimento numerico. Ha dichiarato che la Falange armata “rivendica la responsabilitá politica e la paternitá morale di quanto accaduto in via Autonomia siciliana a Palermo, dove é stato ucciso il giudice Paolo Borsellino.”
- Ore 20.05 (Ansa): i feriti ricoverati all´ospedale di Villa Sofia sono finora diciotto. Gran parte di loro sono inquilini dello stabile dal quale Borsellino stava entrando, compreso un agente della scorta del magistrato.
- Questo l´elenco: Maria Teresa Lo Balbo, 43 anni; Antonia Greco, 79; Francesca Nacci, 85; Giuseppe camarda, 34; Elvira Fenech, 27; Gianluca Puleo, 15; Claudio Bellanca, 44; Antonina Mercanti, 51; Filippo Mercanti, 79; Rosalia Mercanti, 83; Gioacchina Garbo, 59; Maria Moscuzza, 62; salvatore Augello, 38; Ivan Trevis, 18; Maria Rosa Cataldo, 65; e l´agente di polizia Antonio Vullo, 32 anni. In molti casi i referti individuali ipotizzano prognosi varianti fra i cinque giorni e gli otto giorni, mentre in altri non c´é alcun parere clinico sul decorso.
- Ore 22.53 (Ansa – riepilogo): La potenza strategica e militare della mafia ha dato oggi a Palermo l’ennesimo saggio di sangue massacrando, con tecnica ormai collaudata, l’esplosione di un’autobomba, il Procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, fra cui una donna. L’attentato è stato compiuto alle 17.00 in punto in via Mariano D’Amelio, vicino alla Fiera del Mediterraneo, alle falde del Monte Pellegrino, davanti al civico 19. Quando l’artificiere di Cosa Nostra ha attivato il radiocomando che ha fatto scoppiare l’automobile imbottita di esplosivo, parcheggiata proprio davanti al portone d’ingresso, il magistrato stava andando a visitare l’anziana madre e la sorella. La deflagrazione, di una violenza inaudita, è stata avvertita in gran parte della città. Quando, sull’eco del boato, hanno cominciato a convergere mezzi delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e autoambulanze, quanti sono arrivati per primi sl posto non hanno creduto ai propri occhi. L’edificio in cui era diretto il magistrato è sventrato alla base e i segni di lesioni consistenti e infissi divelti fino al quinto piano. Una ventina di automobili che bruciavano, cadaveri e resti umani sull’asfalto.
19 luglio 1992 Edizioni straordinarie
19 luglio 1992 VIA D’AMELIO –Video dei Vigili del Fuoco
19 luglio 1992 VIDEO – Via D’Amelio dopo la Strage
- VIA D’AMELIO – Archivio storico de LA STAMPA dal 20 al 29 luglio 1992
- VIA D’AMELIO – Archivio storico de L’AVANTI
- VIA D’AMELIO – Edizione straordinaria de LA REPUBBLICA
- VIA D’AMELIO – Edizione straordinaria de L’UNITÀ
- VIA D’AMELIO – Edizione straordinaria di EPOCA
19 luglio 1992 GALLERIA FOTOGRAFICA
19 luglio 1992 Prima Relazione di Servizio della QUESTURA di Palermo
19 luglio 1992 Quegli uomini in giacca e cravatta nell’inferno di Via D’Amelio. La testimonianza dei poliziotti MAGGI e GAROFALO SEGUE
19 luglio 1992 I poliziotti MAGGI e VALENTI: i servizi segreti in Via D’Amelio subito dopo l’esplosione SEGUE
19 luglio 1992 Elenco danni a persone e cose SEGUE
19 luglio 1992 Le conversazioni della Polizia, subito dopo la strage tra i poliziotti arrivati sul posto e la centrale operativa, nei momenti immediatamente successivi alla strage. Voci drammatiche e concitate. VIDEO
19 luglio 1992 In ordine agli effetti provocati dalla strage e sullo stato dei luoghi nell’immediatezza dell’esplosione, la Dott. MARGHERITA PLUCHINO, Dirigente del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo nell’udienza del 15.11.1994, ha riferito che, dopo avere isolato la zona da sottoporre agli accertamenti – pur con le difficoltà conseguenti all’esigenza di consentire comunque l’accesso a mezzi di soccorso e il transito degli inquilini dei palazzi interessati dall’esplosione – assieme a collaboratori giunti da altre città siciliane e anche da Roma, gli agenti della Polizia Scientifica avevano compiuto una prima ispezione dei luoghi, effettuando anche riprese fotografiche e televisive, sia da un elicottero che da terra.
P.M. PALMA: Ma questi resti, sia umani che di macchine, li avete rinvenuti anche a notevole distanza dal luogo?
TESTE PLUCHINO: Sì, a molta distanza dal luogo…
P.M. PALMA: Anche sugli appartamenti? Anche sui tetti?
TESTE PLUCHINO: Sono stati rinvenuti al primo piano, al secondo piano e c’è stato un arto, mi pare che fosse stata una mano, che è stato rinvenuto… praticamente ha fatto un salto di dodici piani ed è stato rinvenuto dietro il palazzo dov’era avvenuto lo scoppio. Sono stati trovati, diciamo, nei giorni immediatamente successivi, in più di una occasione sono stati trovati parti di corpo umano, membra che non si capiva cosa fossero, però si capiva soltanto che erano resti umani.
Prima di passare a sintetizzare i primi atti d’indagine compiuti, a partire dall’ispezione dei luoghi e dall’inventario e catalogazione degli oggetti rinvenuti nella zona interessata dall’esplosione, appare opportuno riferire in questa sede i risultati degli accertamenti effettuati dai consulenti medico-legali sui cadaveri delle vittime. FONTE: Sentenza “Borsellino Ter”
19 luglio 1992 LUCIA (in foto), giunge sul luogo della strage . MANFREDI BORSELLINO: Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre“ .
19 luglio 1992 Dall’auto del dottor Borsellino viene prelevata la sua borsa contenente l’AGENDA ROSSA che non verrà mai più ritrovata. SEGUE
19 luglio 1992 Le molteplici versioni dell’on. GIUSEPPE AYALA sulla sparizione dell’agenda rossa SEGUE
19 luglio 1992 Nella notte i parà della Folgore penetrano nei bracci del carcere dell’Ucciardone e caricano sugli elicotteri i boss detenuti per trasportarli nelle carceri di Pianosa e dell’Asinara.
19 luglio 1992 Alle ore 23.25 il Maggiore DIEGO MINNELLA della Sezione di P.G. della Procura di Palermo e il dottor ANDREA GRASSI aggregato alla Squadra Mobile di Palermo, alla presenza dei Sostituti procuratori CARMELO PETRALIA, PAOLO GIORDANO E FRANCESCO POLINO appongono i sigilli all’ufficio del dottor Borsellino presso il Tribunale di Palermo
19 luglio 1992 Il racconto di FRANCO LANNINO, il primo fotoreporter arrivato sul posto L’esplosione io l’ho vista SEGUE
19 luglio 1992 Testimonianze riportate dalla sentenza “Borsellino Ter”. Per ricostruire lo svolgersi di quei terribili momenti, che precedettero e seguirono l’esplosione vengono acquisite le testimonianze degli abitanti della via D’Amelio. SEGUE
19 luglio 1992 La testimonianza dell’agente di scorta sopravvissuto ANTONIO VULLO SEGUE
19 luglio 1992 L’avvocato di Fiammetta, Lucia e Mafredi, nochè genero del magistrato, FABIO TRIZZINO: Il Procuratore GIAMMANCO, il quale la sera del 19 luglio 1992 venne allontanato con il giusto rispetto ma comunque allontanato da via Cilea dalla famiglia ed in particolare dal grande Presidente Angelo Piraino Leto, la mattina del 20 luglio si incrocio’ in ascensore con Claudio Martelli, il quale a muso duro gli disse che avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni immediatamente. Ovvio che si trattava di una richiesta non ricevibile sotto il profilo dello stretto diritto, dal momento che la Costituzione e la legge sull’ordinamento giudiziario ha sempre garantito la autonomia e la indipendenza della magistratura. Era una richiesta, quella di Martelli dettata dall’emotivita’ del momento e, soprattutto, dalla conoscenza dell’ostracismo del Procuratore verso Falcone prima e Borsellino dopo. Ebbene cosa pensa di fare in Procura il 20 luglio il dott. Giammanco: un giro di telefonate per indire una riunione per vedere di stilare un documento di solidarietà dei sostituti per rispondere così a chi chiedeva le sue dimissioni. Quella riunione fu di fatto sabotata e ad essa, qualche giorno dopo, segui’ la lettera degli otto sostituti che, adducendo principalmente motivi di sicurezza, decisero loro di dimettersi. Seguirono le audizioni del Csm della fine di luglio 1992 all’esito delle quali Giammanco ottiene il Commodus discessus di continuare a lavorare in Cassazione. Di queste audizioni noi fino all’anno scorso non sapevamo nulla. Il dott. Giammanco non fu mai sentito, fino credo al 2017, sulle ragioni del suo contegno nei confronti di Falcone e Borsellino, di fatto ostacolati in ogni modo dentro a quella Procura retta proprio da Giammanco. Egli era ormai malato e non in grado di ricordare nulla.(Giugno 2023)
20 luglio 2020 Il RAPPORTO della SQUADRA MOBILE Questura di Palermo
20 luglio 1992 Il VERBALE dell’audizione dell’agente di scorta superstite ANTONINO VULLO NEWS
20 luglio 1992 La Polizia Scientifica, alle direttive del colonnello VASSALE, inzia il setacciamento dell’area interessata coinvolta nell’attentato e procede al recupero del materiale ritenuto interessante. Dall’’ispettore PAOLO EGIDI viene rinvenuta la carcassa di un motore, da subito ritenuta utile perché non ricollegabile ad alcuna auto presente sul luogo. Successivamente all’intervento di un tecnico Fiat viene individuata come un motore bicilindrico montato sulla Fiat 126 presente sul luogo della strage.
20 luglio 1992 Vengono rinvenute due schede elettroniche non riconducibili ad altri dispositivi presenti sul luogo. Su entrambe le schede era presente il logo “ST” SEGUE
20 luglio 1992 Sul luogo dell’esplosione viene rinvenuta anche la targa di un’altra Fiat 126 intestata ad ANNAMARIA SFERRAZZA, il cui furto era stato denunciato la mattina del 20 luglio da GIUSEPPE OROFINO, titolare della carrozzeria dove l’auto della signora era stata lasciata in riparazione. L’auto non era stata rubata, ma lo erano stati i documenti e la targa. Gli investigatori decidono quindi di intercettare l’utenza telefonica di SIMONA FUNARI, marito di PIETRINA VALENTI, la signora che aveva denunciato il furto della Fiat 126 che invece si sospettava contenesse l’esplosivo. Dall’ascolto delle telefonate gli investigatori scoprono un episodio di violenza carnale commesso su Cinzia Angiuli da parte di LUCIANO VALENTI, fratello di Pietrina, nonché da ROBERTO VALENTI e da SALVATORE CANDURA: quest’ultimo, interrogato dagli inquirenti, confessa di essere l’autore del furto della Fiat 126, su commissione di VINCENZO SCARANTINO, che insieme ai fratelli gestiva diversi traffici illeciti nella zona della Guadagna ed era cognato di SALVATORE PROFETA, membro della cosca di PIETRO AGLIERI, già implicato nel Maxiprocesso di Palermo.
Il BLOCCO MOTORE della Fiat 126
20 luglio 1992 “Come disposto dal Sost. Proc. Dr. Polino, la moglie del Magistrato ucciso è stata informata che nulla nell’abitazione doveva essere toccato, poichè a disposizione dell’A.G. procedente.” Fonte Rapporto Squadra Mobile Palermo SEGUE
20 luglio 1992 Il maresciallo dei Carabinieri CARMELO CANALE, stretto collaboratore di BORSELLINO, viene trasferito. SEGUE
20 luglio 1992 ARNALDO LA BARBERA dispone un sopralluogo alla carrozzeria di GIUSEPPE OROFINO che solo due ore prima aveva denunciato il furto di una targa. (?) SEGUE
20 luglio 1992 All’ordine del giorno dei lavori della CAMERA dei DEPUTATI la strage di Via D’Amelio SEGUE
20 luglio 1992 AGNESE BORSELLINO: “La polizia investigativa entra dentro l’ufficio di Paolo, ci vanno anche i miei figli Lucia e Manfredi: entrano e si accorgono che tutti i suoi cassetti erano stati svuotati, non c’erano né carte e né tantomeno i suoi appunti!”. SEGUE
20 luglio 1992 Alle 10.30 il Procuratore di Palermo GIOVANNI TINEBRA e i sostituti PIETRO MARIA VACCARA, FRANCESCO PAOLO GIORDANO, il maggiore dei Carabinieri DIEGO MINALIA, il maresciallo capo della Polizia Giudiziaria CARMELO CRISAFULLI, alla presenza dei figli del dottor Borsellino, Lucia e Manfredi e del collaboratore del magistrato il maresciallo dei Carabinieri CARMELO CANALE, eseguono la ricognizione di quanto trovasi presso l’Ufficio del dottor Borsellino in Procura. Rispetto al personal computer Olivetti mod.M.250 E. con matricola n.6368438, il maresciallo CANALE dichiara che il dottor Borsellino non lo utilizzava e che quindi si deve ritenere privo di memoria. Viene disposto che detto computer venga sigillato.
20 luglio 1992 Perchè nessuno indaga sulla casa di Via D’Amelio 46? SEGUE …“Si allega infine relazione di servizio relativa ad ulteriore controllo effettuato al civico 46 di via nr Amelio.(All.70)” dal Rapporto Squadra Mobile di Palermo
20 luglio 1992 Segnalazioni e telefonate anonime dal Rapporto della Squadra Mobile di Palermo. SEGUE
20 luglio 1992 Secondo un appunto a firma di ARNALDO LA BARBERA e ritrovato 31 anni dopo, la borsa e l’agenda del del magistrato sarebbero state prese in consegna dal Procuratore di Caltanisetta TINEBRA SEGUE
20 luglio 1992 – Mille braccia sorreggono AGNESE BORSELLINO SEGUE
20 luglio 1992 In Cattedrale a Palermo, si svolgono i funerali dei cinque agenti di scorta uccisi, caratterizzati da feroci proteste. Sono stati mobilitati 4000 agenti per mantenere l’ordine. La folla li contesta poiché impediscono l’accesso alla Cattedrale e, al grido “Fuori la mafia dallo Stato”, non sono risparmiati nemmeno i rappresentanti dello Stato presenti, compreso il neopresidente della Repubblica Italiana OSCAR LUIGI SCALFARO, costretto a uscire da una porta secondaria al termine della messa tra spintoni, calci e pugni, mentre il Capo della polizia VINCENZO PARISI viene colpito da uno schiaffo. SEGUE
20 luglio 1992 – La rabbia delle scorte travolge il Capo della Polizia PARISI SEGUE
21 luglio 1992 Ammazzato a un passo dalla veritá. Indagava su collusioni tra mafia e magistrati, la bomba gli ha tranciato gambe e braccia Ammazzato a un passo dalla verità Borsellino doveva andare in Germania da un pentito. «Devo faro in fretta. La mia è una lotta contro il tempo». Paolo Borsellino si era buttato a capofìtto nel lavoro. SEGUE
21 luglio 1992Le risultanze della consulenza espletata dai tecnici dell’F.B.I. SEGUE
21 luglio 1992 Alle ore 18.15, presso lo studio nell’abitazione di via Cilea 97 del dottor Borsellino, viene eseguita la verbalizzazione della documentazione ivi presente. Alla presenza del figlio Manfredi e del maresciallo dei ROS Carmelo Canale esegue tale adempimento il sostituto procuratore della Repubblica PIETRO MARIA VACCARA assistito dal brigadiere CC PASQUALE SITO.
21 luglio 1992 Forti tensioni ai funerali degli agenti di scorta di Paolo Borsellino SEGUE
21 luglio 1992 GIOACCHINO NATOLI interroga MUTOLO e GIAMMANCO replica alle critiche SEGUE
21 luglio 1992 Milano ricorda Borsellino e il Senato accademico Università di Palermo minaccia dimissioni di massa se governo non cambia registro. SEGUE
21 luglio 1992 In via D´Amelio movimenti “strani” nel palazzo di fronte a quello della famiglia Borsellino SEGUE
21 luglio 1992 LUCIA BORSELLINO al TG5: “C’é una frase che papà ci ripeteva sempre…” SEGUE
22 luglio 1992 FIAMMETTA ha saputo, domani torna dall’Indonesia ARTICOLO
22 luglio 1992 Il VERBALE della seduta straordinaria del Consiglio Superiore della Magistratura
23 luglio 1992 MANFREDI BORSELLINO: “I suoi funerali si svolgeranno in forma privata.” SEGUE
23 luglio 1992 FIAMMETTA BORSELLINO atterra nella notte all’aereoporto di Francoforte di ritorno da Giakarta in Indonesia. Poi si imbarca su un aereo messo a disposizione dalla presidenza del consiglio e rientra a Palermo alle cinque di mattina.
23 luglio 1992 La rivolta dei pm di Palermo contro il procuratore capo PIETRO GIANMARCO SEGUE
23 luglio 1992 Il Senato approva definitivamente il testo del DECRETO ANTIMAFIA presentato dal governo SEGUE
23 luglio 1992 Il Secolo XIX dá notizia dell´informativa del Ros dei carabinieri di Milano del 16 luglio 1992 in cui si affermava che Paolo Borsellino ed Antonio di Pietro potevano essere gli obiettivi di un attentato. Curiosamente la notizia su queste minacce filtra sulla stampa in un modo alquanto strano: viene infatti pubblicata sul Secolo XIX insieme ad altre due notizie false: un presunto incontro di Falcone e Di Pietro prima della strage di Capaci (incontro subito smentito dallo stesso Di Pietro e dal Procuratore Borrelli) ed alcune indiscrezioni sulla possibile collaborazione del boss Tanino Fidanzati. Anche questa notizia si rileverà un falso, mentre il rapporto dei ROS verrà confermato.
23 luglio 1992 Metronotte di Palermo” arrestato per favoreggiamento SEGUE
23 luglio 1992 L´Osservatore Romano pubblica un´intervista di Massimo Carrara a Manfredi, figlio di Paolo Borsellino, che verrá rilanciata dal Corriere della Sera il giorno successivo. SEGUE
23 luglio 1992 Il procuratore capo di Palermo PIETRO GIAMMANCO si mette in malattia e non si presenta in ufficio. Il magistrato sarebbe affetto da coliche ed attacchi di ulcera.
23 luglio 1992 Il Csm avvia un’ indagine conoscitiva affidata al “gruppo di lavoro per i provvedimenti di competenza del Csm sulle regioni ad alto tasso di criminalita’ organizzata”, cioe’ il vecchio comitato antimafia, per cercare di fare chiarezza sulla situazione degli uffici giudiziari palermitani. Entro il 4 agosto, l’organismo dovra’ riferire le sue conclusioni alla prima commissione che valutera’ se aprire o meno un’inchiesta vera e propria. Ad uno ad uno, dal Procuratore generale della Corte d’appello Bruno Siclari, al Procuratore capo Pietro Giammanco fino ai sostituti, tutti saranno ascoltati a Palazzo dei Merescialli tra martedì e giovedì della prossima settimana. C’e’ un esposto che formalmente motiva l’apertura dell’indagine, una paginetta di resoconto, inviato al comitato di presidenza del Csm, il 3 luglio scorso, dal consigliere “verde” Antonio Condorelli. In allegato, le fotocopie di due articoli di giornale con stralci dei diari del magistrato assassinato a Capaci. Falcone spiegava perche’ aveva abbandonato Palermo: per i contrasti con il Procuratore Giammanco di cui era il vice.
23 luglio Al senato inizia in mattinata la discussione sul decreto antimafia sul quale il governo ha deciso di chiedere la fiducia. In aula interviene il ministro di grazia e giustizia Claudio Martelli: “Cattureremo i latitanti, processeremo mandanti ed esecutori, smaschereremo i complici, puniremo i collusi e i corrotti, proteggeremo i testimoni, premieremo i pentiti SEGUE
24 luglio 1992 Esplode la rabbia dei palermitani VIDEO – ARTICOLI archivio L’UNITÁ
24 luglio 1992 L’ultimo saluto. La FAMIGLIA BORSELLINO rifiuta i funerali di Stato SEGUE
24 luglio 1992 Nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, si svolgono i funerali in forma privata di PAOLO BORSELLINO. All’esterno oltre 10 mila palermitani partecipano al dolore della famiglia Borsellino. SEGUE Quel giorno, secondo quanto riportato dai quotidiani, diversi palermitani riempirono però il proprio portafoglio affittando a emittenti televisive i balconi.
24 luglio 1992 Ai funerali di Paolo Borsellino presso la chiesa di Santa Maria di Marillac a Palermo. Gli unici rappresentanti delle Istituzioni ai quali la famiglia estende l´invito a partecipare alla funzione sono il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il ministro della giustizia Claudio Martelli, il capo della polizia Vincenzo Parisi ed il segretario del Msi Gianfranco Fini. Il funerale si chiude con la preghiera laica di Antonino Caponnetto: SEGUE
24 luglio 1992 Il SENATO approva definitivamente il testo del decreto antimafia presentato dal governo. Il testo del provvedimento, modificato, e’ approvato con 163 voti favorevoli e 106 contrari. Sul piano politico va registrato il “si” del Pri, che rimarca, pero’, come il consenso sia al provvedimento e non al governo. I parlamentari del Pds, invece, non se la sono sentita di votare “si” con la sola eccezione del senatore Greco. Ecco i punti salienti: SEGUE
24 luglio 1992 Ignazio Sanna, 37 anni, metronotte dell’istituto privato di vigilanza “Citta’ di Palermo”, viene arrestato per favoreggiamento. Sarebbe caduto in numerose contraddizioni, mostrandosi reticente sulle “sequenze” dell’eccidio di via D´Amelio. Attraverso le telecamere a circuito chiuso Sanna avrebbe potuto osservare gli artificieri della mafia al lavoro. Uno degli occhi elettronici che controllano l’esterno e’ infatti puntato su via d’Amelio. Ma non basta: un testimone ha raccontato di aver visto, subito dopo l’esplosione, un uomo con una pistola in mano che fuggiva proprio davanti allo scivolo posteriore dell’esattoria comunale. Invece il metronotte ha continuato a ripetere di non aver visto nulla. La sua posizione e’ ora al vaglio del Gip, che dovra’ decidere entro dopodomani se convalidare l’arresto.
25 luglio 1992 Il Corriere della Sera pubblica un´intervista al capo dell´ufficio Istruzione negli anni ottanta, ANTONINO CAPONNETTO SEGUE
26 luglio 1992 Si uccide a Roma la testimone di giustizia RITA ATRIA. La ragazza aveva deciso di collaborare con la Giustizia rivolgendosi proprio a Paolo Borsellino, dal quale aveva ricevuto un grande aiuto SEGUE La “picciridda di Borsellino” é la “settima vittima” di Via D’Amelio SEGUE
26 luglio 1992 Alcune centinaia di cittadini partecipano a Palermo ad una “marcia della speranza” dalla parrocchia di Don Orione, quartiere Monte Pellegrino, sino al luogo dell’attentato a PAOLO BORSELLINO e agli uomini della scorta. Il corteo si muove in silenzio alle ore 16.57, la stessa ora della strage, e dopo aver percorso un chilometro, depone un fiore in via D’Amelio. Il parroco Salvatore Caione recita lo stesso augurio che Borsellino pronuncio’ in occasione del trigesimo dell’attentato a Falcone alla fiaccolata degli scout.
26 luglio 1992 Il Corriere della Sera intervista GIUSI AGNELLO, dirigente del commissariato di Palma di Montechiaro (Agrigento), che sabato ha ricevuto l’ordine di trasferirsi entro 48 ore a Roma, alla Dia, senza che nessuno pensasse alla sostituzione. Il commissario aveva lavorato a Palma per due anni e mezzo ed aveva collaborato con PAOLO BORSELLINO all´Operazione “Gattopardo”: “In tre mesi con lui, non appena ha funzionato la Dda, la Direzione distrettuale antimafia, siamo riusciti a fare quel che non era stato possibile in due anni. Lavorando senza concorrenza, noi e i carabinieri finalmente avevamo trovato un interlocutore che, in poco tempo, ci ha consentito di mettere tanti tasselli del mosaico a posto. E’ quel che stavamo facendo e che bisogna continuare a fare”.
28 luglio 1992 Al termine di un’audizione a Roma di fronte al Csm sullo stato della giustizia palermitana il procuratore PIETRO GIAMMANCO legge una lettera con cui chiede ufficialmente di essere trasferito ad altro incarico. Durante l´audizione Giammanco sottolinea il pieno accordo che e’ sempre esistito sia con Giovanni Falcone (con lui qualche piccolo screzio dovuto alla differenza di temperamento, e giudicando semplici sfoghi le accuse contenute nel suo diario), da lui difeso proprio davanti al Csm, sia con Paolo Borsellino, al quale concedeva una delega ben piu’ ampia del dovuto e sul conto del quale proprio il giorno prima della strage si era espresso in termini lusinghieri, proponendolo per incarichi direttivi superiori. Giammanco rivendica la sua assoluta indipendenza dai partiti politici, esibendo le sue “medaglie antimafia” (“ho fatto perquisire immediatamente studi e abitazioni dell’europarlamentare Salvo Lima dopo la sua uccisione”) e giudica “un prodotto dell’ emotivita’ ” il documento degli otto sostituti palermitani dimissionari che definisce opportunisti e strumentalizzati politicamente.
28 luglio 1992 Audizione al CSM del Procuratore generale BRUNO SICLARI: “Consigliai GIAMMANCO di utilizzare BORSELLINO perchè persona con una esperienza tale che è veramente un delitto non utilizzarlo per Palermo” SEGUE
28 luglio 1992 Il Procuratore PIETRO GIAMMANCO e il “pentito” MUTOLO che voleva parlare solo con BORSELLINO SEGUE
28 luglio 1992 CSM l’audizione Sostituti Procuratori Alfredo Morvillo (vds. pagg. 163-277) Ambrogio Cartosi (vds pag. 279-290) e Claudio Corselli (vds. pagg 292-301).
29 luglio 1992 CSM l’audizione dei Sostituti procuratori Maurizio Conte (vds. pagg. 9-28) e Lorenzo Matassa (vds. pagg. 30-46) nonchè dell’Avvocato Generale presso la Corte di appello di Palermo Gaetano Martorana (vds. pagg. 48-71) prima di riprendere le audizioni dei Sostituti Procuratori Francesco Lo Voi (vds. pagg. 73-123), Ignazio De Francisci (vds. pagg. 125-157), Roberto Scarpinato (vds. pagg.162-215) Egidio La Neve (vds. pagg. 218-225) Giovanni Ilarda (vds. pagg. 227-265) e Domenico Gozzo(vds. pagg. 267-286). L”audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Vittorio Aliquò viene ritenuta dal Gruppo di lavoro, meritevole di particolare riservatezza. (vds pagg.17-28 delle parti riservate).
29 luglio 1992 Audizione del magistrato VITTORIO ALIQUÒ al CSM: nella borsa Borsellino c’era anche il “FASCICOLO MUTOLO” SEGUE
29 luglio 1992 Viene conferito a GIOACCHINO GENCHI l’incarico di consulenza volto a verificare se l’utenza telefonica in uso alla famiglia Fiore-Borsellino fosse stata oggetto di interventi finalizzati ad un ascolto clandestino delle telefonate.
30 luglio 1992 Audizione del magistrato TERESA PRINCIPATO al CSM “ Si faceva il toto Borsellino, era veramente una situazione che vivevamo con angoscia.” SEGUE
30 luglio 1992 MARIA FALCONE viene ascoltata dal Csm riguardo al contenuto dei diari di suo fratello ed al clima di isolamento che egli aveva vissuto prima di chiedere il trasferimento a Roma. Maria Falcone conferma che Giammanco ostacolava pesantemente il lavoro di Giovanni Falcone tanto da sottrargli anche atti d’indagine dei quali era titolare in quanto componente del coordinamento antimafia della procura.
30 luglio 1992 CSM l’audizione dei i Sostituti Procuratori Giuseppe Pignatone (vds. pagg. 4-92) e Gioacchino Natoli (vds. pagg. 154.220). La seduta pomeridiana del Gruppo di lavoro si apre con l’audizione della sig.ra Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone (vds.pagg. 225-261) per poi proseguire con le testimonianze dei Sostituti Procuratori Guido Lo Forte (vds pagg. 263-305), Antonella Consiglio (vds. pagg. 307-321), Annamaria Palma (vds. pagg. 323-332), Antonio Napoli (vds. pagg. 334-376), Vincenza Sabatino (vds. pagg. 378-437) e Salvatore Pilato (vds. pagg. 439-464)
31 luglio 1992 CSM l’audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Elio Spallitta (vds. pagg. 5-30) e a quella dei Sostituti Procuratori Maria Vittoria Randazzo (vds. pagg. 32-53) Agata Consoli (vds.pagg.55-69), Luigi Patronaggio (vds. pagg. 70-98), Maurizio De Lucia (vds. pagg. 100-109), Salvatore De Luca (vds. pagg. 111-126) Vittorio Teresi (vds. pagg. 127-182) e Antonio Ingroia (vds. 188-282)
31 luglio 1992 Il governo cambia i vertici dei servizi segreti. Al SISDE Angelo Finocchiaro, giá Alto commissario “per il coordinamento della lotta alla delinquenza mafiosa”, succede ad Alessandro Voci, al SISMI Cesare Pucci sostituisce Luigi Ramponi. Il prefetto di Palermo Mario Iovine viene trasferito con le stesse funzioni a Firenze. Prima di lasciare il suo posto Iovine rilascia una breve dichiarazione alla stampa: “Nessuno segnalò la pericolosità di Via D’Amelio. Io ho la coscienza a posto, ho fatto tutto il possibile per proteggere i magistrati, ma Palermo è diventata come Beirut. Dico che nulla è stato tralasciato, siamo stati sopraffatti da eventi di tipo bellico.” L’affermazione riguardo alla mancata segnalazione della pericolosità di Via D’Amelio è palesemente falsa.In un’altra nota Iovine afferma: ”Spero solo che questo movimento di prefetti non venga interpretato da nessuno come un mio allontanamento per colpa. Spero di lasciare un buon ricordo nei cittadini palermitani per i cinque anni in cui ho svolto qui la mia attività, prima da questore e poi da prefetto. Credo di aver agito sempre secondo coscienza al meglio delle mie possibilità, con professionalià e zelo.”
4 agosto del 1992, Il SISDE trasmette alla magistratura una dettagliata segnalazione (protocollo 2214/z.3068) con la quale ipotizza – su base di mere congetture – il coinvolgimento del clan Madonia nelle stragi Falcone e Borsellino, anche questa nota é firmate da BRUNO CONTRADA, il coordinatore del gruppo d’indagine dei Servizi sulle stragi che pochi mesi dopo sarà arrestato per concorso in associazione mafiosa.
5 agosto 1992 Da parte della SQUADRA MOBILE viene richiesta l’intercettazione telefonica urgente a carico di VALENTI LUCIANO e PACE FRANCESCA.
13 agosto 1992 Appunto RISERVATO SERVIZIO SEGRETO SISDE di Palermo (protocollo 2298/z. 3068), con il quale annuncia alla direzione imminenti novità “circa gli autori del furto della macchina ed il luogo ove la stessa sarebbe stata custodita prima di essere utilizzata nell’attentato”. È la vicenda del falso pentito Enzo Scarantino, l’uomo che si è autoaccusato della strage di via D’Amelio trascinando con sé una mezza dozzina di innocenti.
“In sede di contatti informali con inquirenti impegnati nelle indagini inerenti alle recenti note stragi perpetrate in questo territorio, si è appreso in via ufficiosa che la locale Polizia di Stato avrebbe acquisito significativi elementi informativi in merito all’autobomba parcheggiata in via D’Amelio”.
19 agosto 1992 Le INDAGINI ad un mese dalla strage.
5 settembre ’1992 Viene arrestato SALVATORE CANDURA per violenza sessuale. Il CANDURA accusa VINCENZO SCARANTINO di avergli commissionato il furto della Fiat 126 da utilizzare per compiere la Strage di via D’Amelio. É l’inizio della fase “formale” del depistaggio.
26 settembre 1992 Sulla base delle dichiarazioni fornite dal CANDURA, positivamente riscontrate dagli esiti dell’attività investigativa svolta, viene emessa dal GIP una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di VincenzoScarantino in ordine ai delitti di strage, concorso in furto aggravato ed altro. Il P.M. delineava poi il profilo criminale dello Scarantino Vincenzo, sulla base dei precedenti penali e giudiziari del medesimo, nonchè delle dichiarazioni sul suo conto rese dai collaboratori della giustizia FIGLI SINIBALDO, CANDURA SALVATORE ed AUGELLO SALVATORE, sottolineando in particolare che lo Scarantino Vincenzo apparteneva ad un nucleo familiare notoriamente inserito nel contesto criminale operante nella zona territoriale della “Guadagna” e che il prestigio, la supremazia territoriale acquisiti dall’imputato in quel contesto, così come tutta la sua attività criminale erano stati resi possibili e realizzati in virtù del rapporto di affinità che lo legava a Profeta Salvatore (quest’ultimo era cognato dello Scarantino, avendo sposato la di lui sorella Ignazia), uomo d’onore di grande rilievo e diretto committente, oltre che supervisore, controllore e beneficiario delle azioni illecite. Fonte: Sentenza Borsellino Uno
29 settembre 1992 Viene arrestato VINCENZO SCARANTINO, 27 anni, con l’accusa, in concorso con altri, di strage e di furto aggravato. La prima accusa è collegata a quella di concorso nel furto aggravato della Fiat 126 utilizzata per compiere la strage. SEGUE
1 ottobre 1992 SCARANTINO: “Non sono il killer di Borsellino». Il suo avvocato: i giudici sono stati traditi dalla fretta. Si difende per ore il giovane accusato di strage. «Si sono inventati tutto». SEGUE
2 ottobre 1992 Si svolge a Palermo una manifestazione a favore della innocenza di SCARANTINO SEGUE
19 ottobre 1992 Con nota 2929/z. 3068 di protocollo il centro SISDE di Palermo informa non solo Roma ma anche la Questura di Caltanissetta sulle parentele mafiose “importanti” di Scarantino.
21 novembre 1992 Un altro pentito fa i nomi. E’ SALVATORE AUGELLO, 37 anni. Accusa una quantità di persone, due delle quali implicate nel delitto Lima e nella strage in via D’Amelio. SEGUE
26 novembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella SEGUE
13 dicembre 1992 Nuove accuse per SCARANTINO, unico indiziato della strage mafiosa di via D’Amelio è accusato anche di detenzione e traffico di cocaina. Con il fratello maggiore Umberto, avrebbe organizzato una centrale per lo smistamento della droga nella borgata «Guadagna». Il gip di Palermo Giuseppe Di Lello emette contro i due fratelli Scarantino un ordine di custodia cautelare. Anche Umberto Scarantino è dietro le sbarre: arrestato quattro mesi prima per spaccio di droga.
Il questore Matteo Cinque, polemicamente, in un comunicato precisa “che la pericolosità sociale di Vincenzo Scarantino «fu messa in dubbio dopo il suo arresto da persone certamente pilotate». Le indagini di questi mesi, secondo la polizia, hanno dimostrato l’infondatezza di quei dubbi.” Per Matteo Cinque, il questore di Palermo, SCARANTINO «è uno che sta nella fascia mediana tra delinquenza comune e mafia», insomma uno delle migliaia di killer che con un pugno di soldi o la promessa di lavoro i boss arruolano in qualunque momento e per qualunque delitto.
15 dicembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella SEGUE