Dal 23 maggio al 19 luglio 1992, i 57 giorni che cambiarono la storia d’Italia

 


23 maggio 1992
La STRAGE di CAPACI SEGUE

 

 

 

 

 

Paolo Borsellino, una morte annunciata

23 maggio 1992 MANFREDI BORSELLINO: Gli istanti immediatamente successivi la Strage di Capaci «Ero a casa a studiare per l’università e mio padre era andato dal barbiere, a piedi, da solo, eludendo la sorveglianza della sua scorta. Lì ricevette una telefonata da un collega. Poco dopo sentii mio padre bussare alla porta, molto affannato, con delle tracce di schiuma da barba sul viso. Io guardavo la televisione impietrito. Non saprei descrivere l’espressione del suo viso. Si diresse nella sua stanza come se non mi avesse visto. Non gli chiesi nulla, lo vidi cambiarsi. In una situazione del genere non si sarebbe mai presentato vestito male, mi ricordo che indossò una giacca, una camicia, come se stesse andando al lavoro. Trovò soltanto il tempo di dirmi di non muovermi di casa. E uscì in fretta… Mia sorella Lucia lo raggiunse in lacrime al centro di medicina legale. Mio padre la prese fra le braccia: “Non piangere Lucia, non dobbiamo dare spettacolo davanti a tutti ora…”. Il giorno dopo fu aperta la camera ardente in un’aula del tribunale, ho trascorso gran parte della giornata con mio padre lì per vegliare i resti di Falcone, accanto a quelli della moglie e della sua scorta. Mi ricordo che non ho fatto altro che piangere. Vedevo mio padre allontanarsi da noi. La notte, poi, sognavo attentati, autostrade che saltavano in aria, edifici sventrati… La vittima era sempre sconosciuta, e mi svegliavo tutto sudato.

23 maggio 1992  Paolo Borsellino accorre all’ospedale civico di Palermo dove è stato portato, in coma, Giovanni Falcone SEGUE

 

PAOLO e MANFREDI BORSELLINO

 

24 maggio 1992: Al pianterreno del tribunale di Palermo é allestita la camera ardente. Borsellino alle 9 entra al Palazzo di Giustizia insieme alla moglie e ai figli. Una forte contestazione, al Palazzo di giustizia di Palermo, investe il presidente della Repubblica supplente Giovanni Spadolini ed i due ministri che lo accompagnano: Scotti e Martelli. Quando il corteo entra nel vasto atrio del palazzo, dalle transenne dietro alle quali e´ ammassato un folto pubblico partono fischi e grida: “vergogna”, “fuori”, “andatevene via”, “tornatevene a Roma”. Spadolini ed i ministri riescono comunque a raggiungere la camera ardente dove sono esposte le salme del giudice Falcone e della moglie e dei tre agenti della scorta. Nel pomeriggio BORSELLINO torna in procura.

24 maggio-19 luglio 1992 I 57 giorni da CAPACI a VIA D’AMELIO SEGUE

◽️Copia dall’AGENDA GRIGIA del dottor Borsellino

 

25 maggio 1992 Paolo Borsellino porta in spalla la bara di Giovanni Falcone, gli restano ancora cinquantacinque giorni. Una pioggia violenta lava Palermo, il carro funebre è già scomparso fra i vicoli che scendono verso il mare. Anche il becchino ha fretta di seppellire il morto. SEGUE 

25 maggio 1992 Mentre a Roma viene eletto a OSCAR LUIGI SCALFARO come Presidente della Repubblica, a Palermo la folla, arrabbiata e disperata, sotto una pioggia battente invade via Roma e la piazza di San Domenico, sede dell’omonima chiesa barocca dove si celebrano i funerali: è la chiesa che celebra gli uomini illustri, importanti per la storia della Sicilia. Borsellino passa a prendere la madre di Francesca Morvillo per portarla al funerale. Per lui Francesca era una di famiglia, è naturale comportarsi con sua madre quasi come un figlio. I politici non entrano dall’ingresso principale della Chiesa per evitare i fischi e le urla. I colleghi degli agenti di scorta rifiutano di entrare in chiesa: è un gesto di contestazione nei confronti di chi dovrebbe proteggerli, per non mescolarsi “alle solite facce di ministri e governanti”, “ai responsabili di quello che è accaduto”, dicono i poliziotti della Squadra Mobile di Palermo. Borsellino ha un tale senso di rispetto delle istituzioni che rimane turbato dalla protesta dei poliziotti. Le cinque bare, poste davanti all’altare, sono avvolte dal tricolore: su quelle di Falcone e della moglie sono piegate le loro toghe, su quelle degli agenti ci sono i cappelli della polizia. Borsellino fa parte del picchetto d’onore che si pone davanti ai feretri e resta lì per tutta la cerimonia. Insieme a Caponnetto, è davanti alla bara di Falcone, pallido e sconvolto. Quando la giovane vedova dell’agente Schifani, Rosaria, pronuncia un discorso di perdono e allo stesso tempo di accusa tra le lacrime, Paolo la abbraccia e le promette che farà giustizia a suo marito e a tutte le vittime della strage. Finita la messa, Borsellino esce dalla chiesa e cerca sotto il temporale la sua auto blindata per riaccompagnare a casa la madre di Francesca. Intanto i politici escono dalla sacrestia e il corteo funebre è accompagnato da due ali di folla immense. La rabbia degli agenti esplode: “Siamo carne da macello”. Dopo il funerale Borsellino ospita a casa Caponnetto, poi la sera lo accompagna all’aeroporto. Il loro saluto è carico di emozione: “Nino, sei sicuro che ci rivediamo?”, “O a Firenze o qui, ci rivediamo senz’altri. Tesi

25 maggio 1992 La sera, tornando a casa dopo il funerale BORSELLINO é sconvolto, affranto, rifiuta persino di parlare a suo figlio di quello che ha visto a San Domenico. Ricorda MANFREDI: “Mio padre rimase sotto choc per quello che aveva visto in chiesa quella mattina. La contestazione dei palermitani, le urla, il lancio di monetine contro gli esponenti di governo, la rabbia trattenuta a stento dai cittadini, lo avevano turbato profondamente, a tal punto che la sera, tornando a casa, non volle neanche rispondere alle mie domande.” 

26 maggio 1992 SCALFARO incontra gli agenti delle scorte di Palermo durante una visita nel capoluogo siciliano e si impegna in prima persona nel sostenerli nella lotta alla criminalità organizzata.

26 maggio 1992 Paolo Borsellino rilascia un’intervista al quotidiano La Repubblica in cui indica la coincidenza tra l’omicidio di Falcone e la notizia appresa a Napoli pochi giorni prima da alcuni colleghi del CSM che si era formata la maggioranza per approvare la candidatura di Falcone alla guida della DNA. Borsellino sostiene inoltre che le puntate a Palermo di Falcone si sarebbero presto diradate perché la moglie aveva ottenuto la nomina a commissario esaminatore per i concorsi in Magistratura presso il ministero di Grazia e Giustizia a Roma. La notizia era ampiamente nota al Palazzo di giustizia di Palermo. L’omicidio viene fatto a Palermo perché è un omicidio di mafia e come tale va fatto dove la mafia controlla il territorio. Il controllo totale del territorio assicura al mafioso l’impunità. Borsellino afferma tra l’altro che “non si può affrontare la potenza mafiosa quando le si fa un regalo come quello che le è stato fatto con i nuovi strumenti processuali adatti ad un paese che non è l’Italia e certamente non la Sicilia. Il nuovo codice, nel suo aspetto dibattimentale, è uno strumento spuntato nelle mani di chi lo deve usare. Ogni volta, ad esempio, si deve ricominciare da capo e dimostrare che Cosa Nostra esiste”. 

26 maggio 1992 Tutti adesso sono consapevoli del pericolo che corre Borsellino. Sotto la casa di via Cilea torna la ronda dei carabinieri e la zona di rimozione delle auto, come durante il maxiprocesso. La famiglia gioisce di ogni rientro a casa del magistrato. Lui ammette la paura per la morte ma la affronta con coraggio: “Temo la fine perché la vedo come una cosa misteriosa, non so quello che succederà nell’aldilà. Ma l’importante è che sia il coraggio a prendere il sopravvento”. La sua più grande sofferenza deriva dal distacco dai suoi cari: “Se non fosse per il dolore di lasciare la mia famiglia, potrei anche morire sereno”. La prefettura studia i movimenti del magistrato e i suoi appuntamenti fissi: Palazzo di Giustizia, la chiesa di Santa Luisa di Marillac e la casa della madre in via D’Amelio. Gli agenti di scorta sollecitano una zona di rimozione sia davanti alla chiesa che in via D’Amelio, ma la ottengono solo per la chiesa.
Borsellino vorrebbe prendere parte alle indagini sulla strage di Capaci e chiede addirittura di essere trasferito a Caltanissetta, sede preposta all’indagine in questione, ma riceve un rifiuto perché coinvolto emotivamente nella faccenda. In un’intervista dichiara: “Confesso che non ho avuto molto tempo per riflettere come avrei voluto su
Capaci. Ciò che è accaduto mi ha toccato personalmente. Ho conosciuto Giovanni che aveva i pantaloni corti. Siamo entrati insieme in magistratura. Per tutta la vita, o quasi, abbiamo lavorato gomito a gomito. Conoscevo sua moglie, Francesca, che era una ragazzina. Ho imparato a fare il magistrato nell’ufficio del padre e ricordo che, dopo il lavoro, l’andavamo a prendere a scuola. […] Purtroppo la procura di Palermo non è titolare delle indagini. Dico ‘purtroppo’ perché se avessi avuto la possibilità di seguire questa indagine avrei trovato un sollievo al mio dolore. […] In ogni caso andrò a Caltanissetta come testimone. Per raccontare piccole cose che possono aiutare l’inchiesta […] Va osservato che c’è una coincidenza tra l’omicidio e una notizia che io avevo appreso qualche giorno fa: Giovanni Falcone aveva ormai nel Csm la maggioranza per essere nominato procuratore nazionale antimafia. […] Nonostante la fortissima opposizione alla sua candidatura, dunque, Giovanni ce l’aveva fatta. Era una sensazione ormai diffusa in questo palazzo. Voglio dire che non so se la notizia che Falcone sarebbe stato il nuovo procuratore antimafia fosse a conoscenza fuori…”. È titolare dell’inchiesta il Procuratore di Caltanissetta Celesti, aiutato dai sostituti Polino, Petralia e Vaccara. Vaccara si stabilisce inizialmente in una stanza del Palazzo di Giustizia di Palermo per seguire da vicino gli accertamenti e Borsellino lo va a trovare quotidianamente, lo invita a cena, insomma, cerca di contribuire. Privatamente indaga, si informa, legge dossier, cerca indizi, tracce. Giura a se stesso di trovare il colpevole della strage.Tesi

26 maggio 1992 Paolo Borsellino rilascia un´intervista anche al Corriere della Sera in cui sottolinea come il nome di Giovanni Falcone fosse circolato nei giorni immediatamente precedenti alla strage di Capaci come possibile candidato per il ministero dell´interno in un governo tecnico. “Ma Giovanni Falcone ne aveva nemici?  SEGUE

28 maggio 1992 Il centro SISDE di Palermo trasmette alla Direzione centrale l’Informativa (protocollo 1495/z. 3068) avente per oggetto: “Progetto di attentato in persona del dottor Paolo Borsellino”. Sono passati solo cinque giorni dalla Strage di Capaci e il Servizio segreto aveva  già la notizia, da “fonte confidenziale” ben informata, che Cosa Nostra aveva in programma di uccidere il procuratore. Fu mai comunicata questa notizia all’autorità giudiziaria?

28 maggio 1992 CALOGERO PULCI, collaboratore di giustizia, ha testimoniato che la sera di quello stesso giorno era a tavola con altri associati all’organizzazione Cosa Nostra quando il TG3 trasmise le immagini di una conferenza stampa in cui Scotti e Martelli esposero la richiesta al CSM di riaprire il concorso per la Superprocura facendo esplicitamente il nome di Paolo Borsellino. All’udire queste parole Madonia esclamò: ”E murì Bursellinu.  La proposta di Scotti e Martelli di riaprire i termini per il concorso alla carica di superprocuratore (ufficializzata da una lettera inviata dal ministro Martelli al vice-presidente del CSM Galloni e sostenuta dai repubblicani) è peraltro destinata a morire prima di nascere. Infatti la legge prevede che i termini del concorso possano essere riaperti solo nel caso in cui i candidati proposti dalla commissione per gli incarichi direttivi del CSM siano bocciati dal plenum. Sono pesantemente rafforzate le misure di sicurezza attorno al PM milanese Antonio Di Pietro in seguito ad alcune attendibili minacce ricevute da lui e dalla sua famiglia.

28 giugno 1992 BORSELLINO scopre casualmente che é arrivato il tritolo destinato a lui SEGUE

28 maggio 1992 Alla presentazione a Roma del libro “Gli uomini del disonore” di Pino Arlacchi al tavolo siedono Vincenzo Parisi, Pino Arlacchi, Vincenzo Scotti, Paolo Borsellino e Leonardo Mondadori. Al termine della presentazione del libro si parla di Falcone e della superprocura, dal pubblico viene una domanda: “Dottor Borsellino, prenderebbe il posto di Falcone?” Borsellino esita alcuni secondi poi replica: … SEGUE NEWS e AUDIO

28 maggio 1992 Quel giorno con Paolo Borsellino  SEGUE

28 maggio 1992  CALOGERO PULCI, collaboratore di giustizia, ha testimoniato che la sera di quello stesso giorno era a tavola con altri associati all’organizzazione Cosa Nostra quando il TG3 trasmise le immagini di una conferenza stampa in cui Scotti e Martelli esposero la richiesta al CSM di riaprire il concorso per la Superprocura facendo esplicitamente il nome di Paolo Borsellino. All’udire queste parole Madonia esclamò: ”E murì Bursellinu”La proposta di Scotti e Martelli di riaprire i termini per il concorso alla carica di superprocuratore (ufficializzata da una lettera inviata dal ministro Martelli al vice-presidente del CSM Galloni e sostenuta dai repubblicani) è peraltro destinata a morire prima di nascere. Infatti la legge prevede che i termini del concorso possano essere riaperti solo nel caso in cui i candidati proposti dalla commissione per gli incarichi direttivi del CSM siano bocciati dal plenum. Sono pesantemente rafforzate le misure di sicurezza attorno al PM milanese Antonio Di Pietro in seguito ad alcune attendibili minacce ricevute da lui e dalla sua famiglia.

28 maggio 1992 Il CSM nomina Procuratore Capo di Caltanissetta il magistrato GIOVANNI TINEBRA.

 

◽️Copia dall’AGENDA GRIGIA del dottor Borsellino

 

29 maggio 1992 BORSELLINO riguardo alla sua possibile candidatura alla guida della DNA dichiara: ”Nessuno ha chiesto la mia disponibilità.”I colleghi della Procura di Palermo che gli sono più vicini invitano Borsellino a respingere l’offerta fattagli dal ministro perché SEGUE

30 maggio 1992 In un comunicato diffuso dagli uffici di Via Arenula si afferma che “il Ministro Martelli non ha mai avanzato la candidatura del procuratore Borsellino a capo della DNA. Il guardasigilli ha solo chiesto la riapertura dei termini per il concorso a quell’incarico e si rifiuta categoricamente di fare candidature.”  La Commissione incarichi direttivi del CSM boccia la proposta Scotti-Martelli di riaprire i termini per il concorso alla carica di superprocuratore della DNA. La decisione verrá trasmessa al plenum del CSM che delibererá in maniera definitiva.

30 maggio 1992 E BORSELLINO ora attende SEGUE

31 maggio 1992 BORSELLINO, dopo essersi consultato con il suocero ANGELO PIRAINO LETO, ex presidente del tribunale, con fama di insigne giurista, scrive una lettera privata al Ministro Scotti in cui rifiuta in modo cortese ma fermo la candidatura a superprocuratore nazionale antimafia. Lascia poi al Ministro la decisione se divulgare oppure no la notizia ed i contenuti della missiva: Onorevole signor ministro SEGUE

1 giugno 1992. Alla sera qualcuno suona al campanello della casa di Paolo Borsellino in via Cilea a Palermo. È una processione di carabinieri e poliziotti che vogliono chiedere al giudice una “raccomandazione” per essere annessi alla sua scorta. Ad aprire la porta di casa è Lucia, mentre Borsellino è ancora al lavoro in ufficio. Lucia fa accomodare tutti in salotto. Quando il giudice torna a casa ha però una reazione inaspettata: vede questi estranei in casa, chiama i familiari nella stanza più lontana e comincia a gridare contro di loro perché colpevoli di aver fatto entrare queste persone, non sopporta di vedere gente in casa, è stanchissimo. Solo dopo qualche minuto i familiari riescono a spiegargli il perché di quella inconsueta visita. Borsellino fa in tempo a bloccare il gruppo che, capita l’antifona, sta per andarsene. Il giudice chiede scusa e dà appuntamento per l’indomani in procura: “Parliamone lì ragazzi”, acconsente. Tratto dal libro Agende Rosse  dal film PAOLO BORSELLINO
 
1 giugno 1992 al Tg1 va in onda un’intervista a Borsellino. Il magistrato dice: “Io voglio decisamente credere che la morte di Falcone sia un fatto così dirompente, così drammatico, che bandendo ogni sofisma, ogni ipocrisia, ogni situazione di compromesso, il potere politico riesca finalmente ad avere la forza di prendere una serie di decisioni ordinarie ma drastiche perché i magistrati non debbano sempre lavorare quasi nonostante le norme. Talvolta alcune di esse sembrano essere fatte apposta per difficultare il lavoro. Se non si pone rimedio a questa dicotomia tra molto che si conosce e poco che si riesce a condannare… altrimenti verrebbe quasi voglia di
 alzare le braccia”.
 
2 giugno 1992 Per BORSELLINO, all’indomani della strage di Capaci, scatta un nuovo “piano di protezione”. In prefettura si studiano le abitudini del magistrato e si registra che durante la settimana ha tre appuntamenti fissi: il Palazzo di giustizia, la chiesa di Santa Luisa di Marillac e la visita all’anziana madre. 

4 giugno 1992 Dopo l’uccisione dell’eurodeputato SALVO LIMA, per “capire”, per esplorare le informazioni di coloro che all´interno di Cosa Nostra hanno vissuto per anni, la Procura della repubblica di Palermo decide di interrogare negli Stati Uniti i pentiti SEGUE

5 giugno 1992 Sono giorni plumbei, BORSELLINO li trascorre con il cuore in pena, sempre alla ricerca di tracce che possano portarlo sulla pista più vicina alla verità della strage di Capaci. SEGUE

5 giugno 1992 IL PIANTO DEL CUOCO Borsellino si trova a una cena in un ristorante di Terrasini organizzata dai carabinieri. Una cena che Borsellino ricorderà come ‘la cena degli onesti’. Ingroia ricorda: “Si parlava di Falcone, delle indagini su Capaci, dei nuovi equilibri dentro Cosa Nostra. Terminiamo di cenare, ed il proprietario del locale si avvicina a Paolo, gli sussurra in un orecchio che il cuoco vorrebbe conoscerlo, nulla di più. Paolo mi sembra imbarazzato dalla insolita richiesta, ma dice di si. Si alza, va incontro al cuoco, un uomo anziano, dal viso buono. Appena gli stringe la mano, questi si mette a piangere come un bambino. Paolo resta pietrificato per pochi secondi. Poi, commosso, lo abbraccia. I due escono dal ristorante, cominciano a passeggiare parlando fitto fitto, come vecchi amici, in palermitano stretto. ‘Sai Antonio’, mi racconta in auto mentre rientriamo a Palermo, ‘stavo per mettermi a piangere anch’io. Ha voluto dirmi che i palermitani onesti, i padri di famiglia, sono al nostro fianco’. SEGUE

8 giugno 1992 Il Consiglio dei ministri approva il Decreto antimafia Scotti-Martelli che prevede SEGUE

8 giugno 1992 Si insedia a Caltanissetta il pool di magistrati che collaborera’ alle indagini sulla strage di Capaci. Si tratta dei sostituti Paolo Giordano e Carmelo Petralia, provenienti dalla Procura della Repubblica di Catania, e di Pietro Vaccaro, che prestava servizio in quella di Messina: affiancheranno il collega Francesco Polino, unico sostituto rimasto a Caltanissetta, sotto le direttive del Procuratore Salvatore Celesti, titolare dell’ inchiesta. Uno dei sostituti sara’ inviato a Palermo per seguire da vicino gli sviluppi dell’ indagine.

 

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9 giugno 1992 BORSELLINO vola a Roma per incontri alla DIA e con Alto Commissario

10 giugno 1992 BORSELLINO alla AGESCI

12 giugno 1992 BORSELLINO incontra il collega VITTORIO ALIQUÒ, anche lui procuratore aggiunto a Palermo, fuori dall´orario di lavoro, alle 20.30, e soprattutto fuori dall´ufficio SEGUE

13 giugno 1992  Ore 17  (Cossiga) AGNESE BORSELLINO non ricorda bene cosa accadde quel pomeriggio di sabato. SEGUE

17 giugno 1992ANTONINO CAPONNETTO: “Salvai Falcone e Borsellino mandandoli all’Asinara SEGUE 

19 giugno 1992 Il generale dei carabinieri ANTONIO SUBRANNI, comandante del ROS, invia un rapporto al comando generale dei carabinieri in cui si riporta che numerose fonti, mafiose e non, hanno parlato di una decisione di Cosa Nostra di eliminare fisicamente Paolo Borsellino. SEGUE

20 giugno 1992 Gli appunti  integrali di BORSELLINO che hanno dato origine al celebre discorso  “La bellezza del Fresco Profumo di Libertà, pronunciato nella Chiesa di San Domenico il 20 giugno 1992, a Palermo. SEGUE

 

 

20 giugno 1992  “FALCONE È VIVO! di PAOLO BORSELLINO SEGUE

20 giugno 1992 Il discorso di PAOLO BORSELLINO alla Veglia per GIOVANNI FALCONE  – VIDEO INTEGRALE


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20 giugno 1992 BORSELLINO partecipa alla veglia in ricordo di Giovanni Falcone SEGUE

 

 

 

22 giugno 1992 quando Borsellino pianse: “Un amico mi ha tradito” La deposizione di Alessandra Camassa (20 maggio 2014 – AUDIO) al processo di Caltanissetta: “Era molto turbato, voleva indagare su Capaci” Paolo Borsellino non riuscì a trattenere le lacrime quando, davanti a due colleghi, disse “non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire”. Il magistrato ucciso in via D’Amelio si sfogò così con i suoi colleghi Alessandra Camassa e Massimo Russo. L’episodio, noto, è stato ancora una volta confermato dalla Camassa, che ha deposto a Caltanissetta oggi nel processo Borsellino quater.  “Ricordo che il giudice Borsellino si alzò dalla sedia si distese sul divano manifestando stanchezza e avvilimento, iniziò a lacrimare in modo evidente. E ci disse: ‘Non posso credere, non posso credere che un amico mi abbia potuto tradire’. Io e il collega Massimo Russo siamo rimasti sorpresi.  Questo pianto all’epoca mi impressionò, non avevo mai visto Borsellino piangere. Paolo era particolarmente turbato in quel periodo. Questo avvenne prima del 4 luglio 92. Solo anni dopo capii che quel particolare poteva avere un interesse investigativo”. SEGUE

CAMASSA: “Ci disse, un amico mi ha tradito” – VIDEO

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23 giugno 1992 – PAOLO BORSELLINO: il mio ricordo di Giovanni Falcone SEGUE

23 giugno 1992 È il trigesimo dalla strage di Capaci. Viene organizzata una catena umana che alle 17.30 porta migliaia di persone a percorrere il tratto di strada che unisce il Palazzo di Giustizia alla casa di Falcone in via Notarbartolo. Alle 17.56 il minuto di silenzio, alla fine del quale si leva un grido: “Falcone vive!”. Le comunità parrocchiali del solidum hanno preparato per la sera una veglia di preghiera nella Chiesa palermitana di S. Ernesto. Borsellino gradisce e appoggia l’iniziativa e ne prende parte. Si presentano migliaia di
persone, la chiesa non riesce a contenerle tutte e molte restano fuori. Quando arriva il momento di parlare, Borsellino viene accolto da un applauso interminabile di sette minuti. 

24 giugno 1992  La penultima intervista di Paolo Borsellino SEGUE

24 giugno 1992 Il Sole 24 Ore pubblica un articolo a firma di Liana Milella in cui viene riportato il contenuto di alcune pagine del diario di  GIOVANNI FALCONE SEGUE

25 giugno 1992 BORSELLINO incontra in in via riservata presso la caserma dei Carabinieri  il capitano GIUSEPPE DE DONNO ed il colonnello MARIO MORI, autori di un voluminoso rapporto sul tema mafia-appalti in Sicilia. Questo rapporto essi lo avevano già consegnato al procuratore GIAMMANCO il 20 febbraio 1991, ma gli sviluppi investigativi erano stati scarsi. “La convocazione segreta – ricorda il PM LUCA TESCAROLI era dovuta al fatto che il magistrato voleva mantenere il massimo riserbo, ad ulteriore dimostrazione della situazione di disagio e tensione che già caratterizzava i suoi rapporti con GIAMMANCO. Ai due ufficiali Borsellino propose la costituzione presso il ROS di un gruppo coordinato da De Donno, che avrebbe dovuto riferire unicamente a lui. L´incontro alla caserma Carini di Palermo verrá descritto dagli ufficiali Mori e De Donno il 27 marzo 1999 durante un´udienza del processo “Borsellino Ter”. SEGUE

 

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25 giugno 1992 Carabinieri di Palermo apprendono che “negli ambienti carcerari si dà il dottor Borsellino per morto”. Informano il giudice che risponde di esserne a conoscenza ma che preferisce concentrare su di sé tutti i rischi per evitare che si diffondano anche alla sua famiglia.

25 giugno 1992 Alla biblioteca comunale di Palermo si svolge in serata un pubblico dibattito organizzato dalla rivista MICROMEGA a cui partecipa anche BORSELLINO. La sera torna stanchissimo a casa, si cambia e stremato finalmente si mette a tavola. Squilla il telefono: è Alfredo Galasso, ex membro del Csm e caro amico di Paolo. Galasso gli ricorda l’appuntamento che si sarebbe tenuto dopo poco: un pubblico dibattito organizzato dalla rivista MicroMega a cui Borsellino aveva promesso di partecipare. Se ne era dimenticato, ma non vuole deludere l’amico e, dopo aver chiesto scusa ai famigliari, si veste ed esce. Arriva nell’atrio dell’ex convento dei Gesuiti, ora Biblioteca Comunale di Casa Professa, che il dibattito è già iniziato. Lo spazio è gremito, c’è gente seduta anche in terra. Tutti accolgono l’arrivo di Borsellino con un grande applauso. Quando Borsellino inizia a parlare le sue parole sono stanche e sofferenti. Il volto non nasconde la tensione e la fatica di quei giorni. Non ha preparato un discorso, parla di getto. È il suo ultimo discorso pronunciato in pubblico. SEGUE  

25 giugno 1992 Il maggiore UMBERTO SINICO e il maresciallo ANTONIO LOMBARDO si recano nel carcere di Fossombrone per ascoltare GEROLMO D’ANNA, capomafia di Terrasini, storico contatto del maresciallo, suo concittadino e capostazione dei carabinieri locali. Questi, che è “in confidenza” con il maresciallo, gli annuncia che “è arrivato il tritolo per Borsellino”.SEGUE

26 giugno 1992 Dopo la denuncia della biblioteca, BORSELLINO si rituffa nelle indagini che per l’area ristretta delle sue competenze sono quelle delle cosche di Trapani ed Agrigento. “In quei giorni accade una cosa mai verificatasi a casa nostra – racconta la signora AGNESE BORSELLINO – Paolo non riesce a trovare il tempo per occuparsi della famiglia. “Carte, solo. carte. Finisce in ufficio e torna a casa con la borsa piena di documenti da leggere, telefonate SEGUE

 

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26 e sabato 27 giugno 1992
 Borsellino si trova a Giovinazzo, in provincia di Bari, per un convegno di Magistratura indipendente. Alcuni giornalisti chiedono a Borsellino un parere sui diari di Falcone. Il giudice conferma l’esistenza di questi scritti ma esclude che siano diari simili a quello di Chinnici. Il 27 viene pubblicato un’intervista a Borsellino su “Il Mattino” intitolata Sono nel mirino come Falcone: “Con la paura ormai ci convivo. È inutile nascondere le apprensioni quotidiane per la mia incolumità e la sopravvivenza fisica. Il problema è quello di far convivere la paura con il coraggio”.

26 giugno 1992 La corsa contro il tempo di PAOLO BORSELLINO SEGUE

27 giugno 1992 Palermo chiama Italia. Una grande manifestazione unitaria “Italia parte civile” vedrà sfilare a Palermo, per la prima volta, oltre 150 mila persone contro la mafia e per la legalità SEGUE  A Palermo si svolge una grande manifestazione antimafia alla quale partecipano centomila persone. La manifestazione é promossa dai sindacati Cgil, Cisl e Uil. Nella sua cronaca dalla manifestazione Corrado Stajano scrive: É una giornata di sole e sembra persino bella, Palermo, un tempo chiamata Felicissima. Ma guardando e mirando con attenzione il mare e Monte Pellegrino ci si rende conto della gigantesca colata di cemento della speculazione edilizia e della mafia che dalla fine degli anni Cinquanta in avanti ha calcificato e sconciato la citta’ , basta guardare i blocchi delle case oltre via Liberta’ , dalla parte di viale Lazio e giu’ giu’ verso l’ aeroporto. Un cemento impastato di sangue. A ogni nome, a ogni targa stradale corrisponde infatti un morto ammazzato. Non solo morti qualunque – quelli sono centinaia ogni anno – ma morti di rango. Perche’ non c’ e’ citta’ in Europa, neppure nel mondo, forse in Colombia, dove in pochi anni sono stati assassinati tutti, proprio tutti gli uomini dello Stato, il presidente della Regione, il capo dell’opposizione, il consigliere istruttore, il procuratore della Repubblica, il prefetto, il capo della mobile, i magistrati, i commissari, i medici legali, i poliziotti, i carabinieri. Ecco, l’elicottero che lascia la sua ombra proprio sulla via Carini dove dieci anni fa furono uccisi il generale Dalla Chiesa, sua moglie, l’agente di scorta. Ecco l’elicottero che lascia la sua ombra sulla via Cavour dove davanti alla bancarella di libri fu assassinato il procuratore della Repubblica Costa.

28 giugno 1992 Di ritorno da Bari, a Fiumicino, BORSELLINO con la moglie AGNESE e LILIANA FERRARO aspettano di imabarcarsi per Palermo.  Ad un tratto, arriva il ministro della difesa SALVO ANDÓ, socialista, che lo saluta, gli si avvicina e gli dice che deve parlargli. BORSELLINO si allontana e si apparta con ANDÒ , che subito gli racconta preoccupato dell´informativa del ROS, stavolta spedita alla procura di Palermo, che li indica entrambi come possibili bersagli di un attentato mafioso. Un terzo obiettivo indicato dal Ros é il pm di Milano Antonio Di Pietro. Andó gli chiede informazioni ulteriori, pareri, consigli. Borsellino é imbarazzato e confessa ad Andó di essere totalmente all´oscuro dell´informativa. Il procuratore Pietro Giammanco, destinatario ufficiale della nota riservata del Ros, non gli ha comunicato niente

29 giugno 1992 Appena arrivato a Palermo, BORSELLINO si precipita nell´ufficio di GIAMMANCO, e protesta: “Lo so bene che da una minaccia ci si puó difendere poco, ma é mio  conoscere tutte le notizie che mi riguardano.” Urla, si indigna. SEGUE

30 giugno 1992 In un appartamento segreto a Roma Paolo Borsellino, Vittorio Aliquò ed Antonio Manganelli iniziano a stilare un verbale delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Leonardo Messina. Questi illustra la centralità degli appalti pubblici nel sistema che lega in Sicilia i mafiosi, i politici e gli imprenditori. In questo settore un ruolo chiave è rivestito da Angelo Siino, detto “il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra”. Inoltre Messina cita esplicitamente il gruppo Ferruzzi come uno dei punti referenti imprenditoriali di Cosa Nostra: “Riina è interessato alla Calcestruzzi spa, che agisce in campo nazionale.” 

30 giugno 1992  BORSELLINO concede al giornalista LAMBERTO SPOSINI l’ultima intervista filmata della sua vita. Afferma tra le altre cose che le misure di sicurezza per lui e per la sua famiglia sono state notevolmente appesantite a causa del grave pericolo che lui corre. o ritrovato la rabbia per continuarlo a fare. Posso chiederle se lei si sente un sopravvissuto?  Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo. Mi disse: “Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano”. Nonostante tutto Borsellino conferma la sua determinazione nel proseguire il proprio lavoro, anche se ha la certezza che il prezzo da pagare sarà molto alto. VIDEO e NEWS

30 giugno /2-3-6-7-8-9-10-11 luglio 1992 BORSELLINO si reca ripetutamente a Roma per interrogare il collaboratore LEONARDO MESSINA SEGUE

 

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1 luglio 1992  VITTORIO ALIQUÓ e PAOLO BORSELLINO
, entrambi procuratori aggiunti a Palermo, si recano a Roma per interrogare GASPERO MUTOLO .NEWS e VERBALE

2 luglio 1992 BORSELLINO incontra in via informale nella sua casa di via Cilea il giornalista del Corriere della Sera LUCA ROSSI che, passando da Palermo, decide di fare visita al magistrato. SEGUE

 

 

4 luglio 1992 BORSELLINO si reca al Palazzo di Giustizia di Marsala per la cerimonia di saluto che era già stata rinviata altre volte dopo il trasferimento a Palermo.

 

Dai  suoi colleghi e collaboratori riceverà una lettera che il magistrato incornicerà e conserverà nello studio della sua abitazione palermitana. SEGUE


Un giorno della seconda settimana di luglio 1992
  ROSARIA SCHIFANI, vedova dell´agente di scorta Vito Schifani ucciso nella strage di Capaci, visita in serata Paolo Borsellino e la sua famiglia. Nel corso dell´incontro il magistrato dice a Rosaria: “Ti staremo vicini Rosaria cara, avrai il nostro affetto e faremo giustizia per il tuo Vito”. All´incontro sono presenti la moglie di Paolo, Agnese, e i tre figli Manfredi, Fiammetta e Lucia. Rosaria é piena di dubbi e chiede a Borsellino: “Giudice io sono utile?” “Rosaria, tu sei molto utile” risponde il magistrato. E la signora Agnese la ringrazia. “Di che cosa?”, chiede Rosaria. “Del coraggio che ci dai…”, é la risposta. Rosaria é molto turbata dal dubbio se partire e lasciare la Sicilia o se rimanere a Palermo. Borsellino la incoraggia: “Non bisogna abbandonare la Sicilia perche’ questa terra diventera’ bellissima”. Nello studio del giudice quella sera parlano delle speranze, del perdono e dei pentiti. Borsellino le descrive la conversione di Vincenzo Sinagra: “É cambiato. Era una belva ed e’ diventato un essere umano”. Quando per un po’ si trovano soli, Rosaria chiede: “Ha paura?”. Ed il magistrato, fumando nervoso, risponde: “Non ho paura”. Poi, fermandosi un attimo, aggiunge: “Ma ho paura per mia moglie, per i miei figli”.

 


6 luglio 1992
L’ultima foto di Borsellino:”Sapeva che sarebbe mortoSEGUE

6 luglio 1992 SICUREZZA ZERO LA VISITA ISTITUZIONALE LASCIA UNA CODA IN PROCURA. PARISI FA IL GIRO DEGLI UFFICI E SCOPRE la vulnerabilità di Borsellino. Persino il capo della polizia ne resta sconvolto. Ecco il ricordo della signora AGNESE, nella sua testimonianza al processo “Borsellino Ter” «Dieci giorni prima che mio marito morisse, il capo della polizia è arrivato a Palermo, ha fatto un giro in procura e si è accorto che alle spalle di mio marito c’era un vetro normale e allora lui si è lamentato come mai nessuno si fosse accorto che c’era questo vetro, enorme ma un vetro normale, e allora subito ha fatto mettere il vetro blindato nella stanza di mio marito. C’era la scrivania con la poltrona che dava le spalle a questo vetro, dunque era anche quello un punto vulnerabile. E poi, che io sappia, gli addetti ai lavori, il Comitato di sicurezza non lo so che cosa abbiano deciso, questo sarà scritto nei verbali, sotto i miei occhi non ho visto niente di particolare, insomma non si sono prese delle precauzioni e dei provvedimenti che potessero ostacolare il preannunciato progetto criminale. A me non risulta nient’altro, ecco. Soltanto ricordo che mio marito era più sicuro o si sentiva più sicuro quando era fuori la città di Palermo che quando si trovava in città. Era molto preoccupato per la sua incolumità e la nostra. Ed era anche disposto a sottoporsi a qualsiasi sacrificio pur di salvarsi, pur di salvare gli uomini della sua scorta, pur di salvare la nostra famiglia».

7 e 8 luglio 1992 Paolo Borsellino, il tenente Carmelo Canale ed il sostituto Teresa Principato si recano a Manheim in Germania per interrogare Gioacchino Schembri SEGUE

8 luglio 1992 In via Bartolomeo Sirillo GASPARE SPATUZZA e VITTORIO TUTINO rubano la Fiat 126 che sarà imbottita di esplosivo SEGUE

 

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9 luglio 1992 BORSELLINO rientra dalla Germania insieme al maresciallo Canale ed al sostituto Teresa Principato. Sotto la scaletta dell’aereo c’è una sola auto di scorta. Quando Borsellino rientra dalla Germania dovrebbe incontrare la figlia FIAMMETTA  all’aeroporto di Fiumicino. Infatti Fiammetta è in partenza per Bangkok insieme ad alcuni cari amici di famiglia: il ginecologo Alfio Lo Presti, la moglie Donatella Falzone, i figli Giorgia e Salvatore, compagni inseparabili di Fiammetta. Purtroppo l’aereo del magistrato atterra a Ciampino per una variazione di programma. Borsellino e la figlia non si vedranno più.

9 luglio 1992 Nel pomeriggio BORSELLINO va alla sede dell’Alto Commissariato per la lotta alla mafia per interrogare LEONARDO MESSINA, il pentito di San Cataldo (Caltanissetta), che sa tutto della mafia nissena, che aprirá uno squarcio di luce sulle trame segrete della massoneria in combutta con la mafia e l´alta finanza di riciclatori. Messina parla di guerre sanguinarie tra i clan, descrive omicidi e sparatorie, agguati e massacri, poi chiede: Dottore, una cortesia, me lo fa un autografo?”. Borsellino resta di stucco: “Un autografo?”. “Si – risponde il pentito – é per i miei figli, me l´hanno chiesto loro, la conoscono, la vedono in tv.” Borsellino, al successivo incontro, si presenta con una cartolina: “In ricordo delle lunghe giornate trascorse con vostro padre. Paolo Borsellino.” In quei giorni Borsellino e Messina si incontreranno almeno un’altra volta. “Il decreto antimafia va bene cosí com´é, se modifiche ci saranno esse dovrebbero riguardare solo le norme processuali”: cosí Martelli risponde ai giornalisti, lasciando la commissione giustizia del senato, dove si sta esaminando il decreto anticriminalitá, varato l´8 giugno scorso, che dovrebbe andare in aula mercoledí 15 luglio. Anche se appare ormai improbabile che il decreto possa essere trasformato in legge in tempo utile. Scadra’ l’8 agosto e il governo sara’ costretto a ripresentarlo.

10 luglio 1992 L´interrogatorio di LEONARDO MESSINA é appena concluso, Borsellino e Canale decidono di andare a cena, da soli. Scelgono una trattoria all´aperto, si siedono. Borsellino ordina “olive e sarde salate per antipasto”. E parla, parla tutta la sera. Parla dei suoi figli. Gli é dispiaciuto non incontrare FIAMMETTA all´aeroporto, spera che si diverta in vacanza. É felice che LUCIA abbia deciso di laurearsi in Farmacia. “Ho sempre avuto nelle narici l´odore dei medicinali di un tempo, mio padre li teneva nei contenitori di ceramica poggiati sugli scaffali del retrobottega della farmacia. Chissá come sarebbe stata la mia vita, se avessi fatto quel mestiere.” É orgoglioso di MANFREDI, dei suoi studi di Giurisprudenza. “Quando lo guardo mi rivedo ragazzo.” E infine la piccola di casa, Fiammetta, che ama leggere libri su libri, proprio come il padre. Poi ricorda tutti i dispiaceri e le amarezze che il suo mestiere gli ha portato. Canale ricorda che Borsellino, quella sera, “era felice.” Scherzando gli confida persino che, se potesse rinascere, vorrebbe fare il portiere di un palazzo. In divisa. “Potrei vendere l´uovo fresco agli inquilini, ritirare al posta, pagare le bollette della luce e del telefono.” E perché? Per potersi permettere tanti, tantissimi rapporti umani, senza dover sempre considerare il rischio di trovarsi coinvolti in amicizie imbarazzanti. Non sa, allora, Borsellino, che anche il suo fidato maresciallo Canale, anni dopo, sará coinvolto in un processo per collusioni con Cosa Nostra dal quale uscirá assolto con il dubbio.

 

 

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11 luglio 1992 Iniziano i preparativi dell’attentato al dottor Borsellino. Salvatore Biondino ed i suoi uomini (Giovan Battista Ferrante ed i due Salvatore Biondo, “il lungo” ed “il corto”), effettuavano la prova del telecomando alle Case Ferreri. Nei giorni successivi SEGUE I PREPARATIVI della STRAGE attraverso i racconti dei pentiti FABIO TRANCHINA e GASPARE SPATUZZA SEGUE

12 luglio 1992 “Sono le sei del mattino, quando mi sveglio” ricorda il tenente CARMELO CANALE. “Nella camera d´albergo che condividiamo, il procuratore é giá al lavoro. Lo vedo scrivere su questa agenda rossa. Gli chiedo: ma che fa? Vuol diventare pentito pure lei? Non stará prendendo nota su cosa abbia mangiato ieri sera a cena e chi c´era con noi?” La sera precedente, a cena, erano in quattro: con Borsellino e Canale, c´erano DIEGO CAVALIERO ed il sostituto procuratore Alfredo Greco. “Carmelo – risponde gelido Borsellino – per me é finito il tempo di parlare. Sono successi troppi fatti in questi mesi, anch´io ho le mie cose da scrivere. E qua dentro ce n´é anche per lei.“Il mio problema è il tempo”. Sente scivolare via i giorni, le 24 ore di un giorno sono troppo poche per la mole di lavoro enorme che vuole portare avanti. Intanto aspetta di essere sentito in merito alla strage di Capaci a Caltanissetta ma la chiamata non arriva. CAPONNETTO lo chiama spesso ed è preoccupato: lo sente stanco e insoddisfatto a causa delle molte difficoltà che sta trovando. “Mi ritrovo più o meno nella stessa situazione in cui si trovava Giovanni”, gli dice. Condizioni di lavoro difficili, ostacoli all’interno della Procura. Caponnetto chiede ad Ayala di controllare Borsellino, è veramente preoccupato. Borsellino, davanti alle richieste di lavorare meno formulate da Ayala, risponde: “Giuseppe, non posso lavorare meno. Mi resta poco tempo. Ad essere preoccupato per lui è anche uno dei suoi più cari amici, Alfio Lo Presti, che un giorno gli propone di essere prudente, di lasciare perdere e andare via da Palermo, il pericolo è troppo alto. “Allora tu pensi che col mio lavoro non ho concluso niente, che i miei anni da magistrato sono stati inutili. Certo, il male è sempre diffuso, ma come sarebbe stato se io non avessi dato il mio contributo, se io ogni volta fossi fuggito? Non hai rispetto per i miei sentimenti, per tutte le mie scelte di questi anni, non mi sei amico se mi consigli così”, Borsellino si offende e si arrabbia terribilmente e a fatica l’amico riesce a fargli capire quanto la sua sia solo una supplica all’attenzione. Tesi

12 luglio 1992 PAOLO BORSELLINO a Salerno al battesimo del figlio dell’amico e collega, DIEGO CAVALIERO. Cavaliero desidera che Borsellino faccia da padrino di battesimo al suo bambino, Massimo. La risposta è immediata: «Ne sono felice, così tolgo questo bambino dalle mani di un miscredente come te».  Il battesimo è fissato a Salerno per il 12 luglio, domenica. «Ma non è Paolo quello che ho di fronte è completamente assente». Tranne per un momento, quando prende il suo nuovo figlioccio sulle gambe e sorride. Probabilmente è l’ultima fotografia, appena sette giorni prima della strage.  SEGUE

13 luglio 1992 RAFFAELE GANCI  sonda la disponibilità di suo nipote, ANTONINO GALLIANO ad effettuare, per la domenica successiva, il pedinamento del dott. Borsellino;
in un arco di tempo compreso tra il martedì 14 luglio ed il successivo giovedì 16 luglio, Gaspare Spatuzza viene convocato da Giuseppe Graviano, per ricevere le sue direttive sul furto delle targhe da apporre all’autobomba. Nell’occasione, il capo mandamento raccomandava espressamente di rubare le targhe il sabato pomeriggio, in orario di chiusura degli autosaloni e delle officine, senza operare alcuna effrazione.

13 luglio 1992 Il ROS di Palermo comunica ai vertici della Procura e delle forze dell’ordine che è stato segnalato da attendibili fonti confidenziali l’arrivo di un carico di esplosivo in città. SEGUE

13 luglio 1992 Disse all’amico: “E’ arrivato il tritolo per me SEGUE 

14 luglio 1992 GIACOMO UBALDO LAURO, calabrese già appartenente alla ‘ndrangheta rifugiatosi in un paese del Nord Europa, avverte il console italiano del luogo che si sta tramando un attentato a Palermo contro BORSELLINO. Comunicata a Roma l’informazione il giorno stesso, essa verrà trasmessa a Palermo solo il 25 luglio, cinque giorni dopo la strage di Via D’Amelio. Nel giro di 24 ore scompaiono nei dintorni di Alcamo in provincia di Trapani Vincenzo Milazzo e la sua compagna Antonella Bonomo. Il Milazzo era ritenuto un uomo di vertice del mandamento alcamese di Cosa Nostra  (solo nel 1996 grazie alla collaborazione di Gioacchino La Barbera si saprá che il Milazzo e la Bonomo vengono uccisi da un commando di Cosa Nostra quello stesso giorno a poche ore di distanza uno dall’altro).

14 luglio 1992 Borsellino non fa vita, lavora anche nei giorni della festa di santa Rosalia, la patrona di Palermo, in un Palazzo di Giustizia deserto. Allontana completamente la famiglia, con grande sofferenza. La moglie racconta che Borsellino non vuole essere baciato né da lei né dai figli. Si isola, per proteggerli e per prepararli al distacco. Al collega Ingroia chiede di non andare in ferie per lavorare insieme a lui, c’è molto da fare. Quando Ingroia rifiuta, legge sul volto di Borsellino un misto di rabbia e delusione. Il giorno seguente Ingroia ritorna nel Palazzo semideserto per informare Borsellino che sarebbe stato fuori soltanto il fine settimana, il lunedì sarebbe stato di nuovo con lui a lavoro. Il giudice torna sereno e lo abbraccia. Tesi

15 luglio 1992, AGNESE BORSELLINOVerso  sera, conversando con mio marito in balcone lo vidi sconvolto», «Mi disse testualmente: “Ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che il generale Subranni era punciutu (affiliato a Cosa Nostra, ndr)”. Tre giorni dopo, durante una passeggiata sul lungomare di Carini, mi disse che a ucciderlo non sarebbe stata la mafia, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere».

15 luglio 1992 CARLA DEL PONTE, giudice svizzero e collaboratrice di Falcone, rilascia un’intervista in cui afferma di sentirsi minacciata e di non SEGUE

Un giorno fra il 15 ed il 19 luglio 1992 BORSELLINO incarica il tenente CANALE di ripescare dall’archivio della sezione anticrimine un rapporto sulla Duomo Connection, inchiesta sui tentacoli della mafia a Milano. Paolo Borsellino confida al maresciallo Canale che entro l’estate avrebbe arrestato il Procuratore GIAMMANCO, perché doveva raccontare quanto di sua conoscenza sull’omicidio LIMA.

 

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16 luglio 1992 SALVATORE BIONDINO  (in compagnia di Giuseppe Graviano e di Carlo Greco) dice a Giovanni Brusca che erano “sotto lavoro” e che non avevano bisogno di alcun aiuto, da parte sua (confermando che, in quel preciso momento, la macchina organizzativa della strage era già ben definita);
– lo stesso giovedì 16 luglio oppure l’indomani, Salvatore Biondino avvisa Giovan Battista Ferrante di non andare in barca la domenica successiva e di tenersi a disposizione, perché ci sarebbe stato “del daffare”;
– nello stesso arco di tempo, fra il 16 giovedì ed il venerdì 17 luglio, Raffaele Ganci informa Salvatore Cancemi che la domenica ci sarebbe stato l’attentato con l’esplosivo, contro Paolo Borsellino, durante una visita del Magistrato alla madre e che Salvatore Biondino aveva già messo a punto ogni dettaglio per l’esecuzione.

16 e 17 luglio 1992 BORSELLINO si reca a Roma per interrogare il pentito GASPARE MUTOLO ed altri collaboratori. L’interrogatorio dura parecchie ore. Il pentito accetta di verbalizzare le accuse su Contrada e Signorino. Ma non si fa in tempo, se ne riparlerá lunedí prossimo. É tardi. Borsellino chiude il verbale senza neppure una parola, sempre piú incupito. Saluta Mutolo, ed é l´ultima volta che lo vede.Un confidente dei carabinieri di Milano rivela che si sta preparando un attentato ad Antonio Di Pietro e a Paolo Borsellino. La fonte è ritenuta altamente attendibile ed il raggruppamento ROS di Milano invia un rapporto alla Procura di Milano ed a quella di Palermo. L’informativa è inviata per posta ordinaria ed arriverà a Palermo dopo la strage di Via D’Amelio. In seguito a questa notizia viene pesantemente rafforzata la scorta a Di Pietro ed alla sua famiglia, il PM milanese non dorme neppure a casa sua. Il maresciallo Cava del ROS di Milano tenta anche di mettersi in contatto diretto con la Procura palermitana ma senza risultato.
GASPARE MUTOLO: “Nell’ultimo interrogatorio Borsellino era molto preoccupatoVERBALE e NEWS

17 luglio 1992, alle ore 17.58, GASPARE SPATUZZA telefona all’utenza intestata a Cristofaro Cannella […];

17 luglio 1992 LEONARDO MESSINA, collaboratore di giustizia: SEGUE  

 

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17 luglio 1992 In mattinata BORSELLINO incontra a Roma il capo della polizia VINCENZO PARISI  per rivolgergli SEGUE

 

 


17 luglio 1992
Don CESARE ROTTOBALLI: «Mi disse: confessami, mi sto preparando». Il venerdì precedente il suo eccidio, due giorni prima andai alla procura del Tribunale di Palermo, nel suo ufficio. Parlammo della situazione che si era creata dopo la strage di Capaci, della testimonianza che portavo assieme alla moglie di mio cugino, la signora Rosaria Costa
SEGUE

17-19 luglio 1992 Le ore che precedettero la sua morte di BORSELLINO dalla  SENTENZA del  “BORSELLINO BIS” SEGUE

17 luglio 1992 BORSELLINO rientra a Palermo. Nel pomeriggio è in Procura. Prima del rientro a casa, compie un gesto insolito. Saluta uno ad uno i colleghi che incontra, abbracciandoli. Tra questi ci sono Vittorio Teresi, Teresa Principato e Ignazio de Francisci. Stupiti gli chiedono il motivo di questo saluto. Borsellino, sorridendo appena e nascondendo la preoccupazione, dice: “E perché vi stupite? Non vi posso salutare?”.  Torna a casa nel tardo pomeriggio. Manfredi racconta: “Mio padre è teso, nervosissimo. In troppi, e di questo ne è amareggiato, sanno che Mutolo ha deciso di collaborare; qualcuno ha violato un segreto che dovrebbe essere mantenuto, soprattutto nella fase iniziale di un pentimento”; “Papà riesce a trovare spazio per l’ottimismo anche in quell’occasione:
‘Sento che il cerchio attorno a Riina sta per chiudersi, stavolta lo prendiamo’, commenta a casa, confidandoci che c’è un nuovo boss che s’è pentito. Non ci fa il suo nome: ‘Vi dico solo che è un uomo d’onore vicinissimo per anni a Totò u curtu, gli ha fatto persino da autista’”. Poi Borsellino si rivolge alla moglie: “Andiamo a Villagrazia, ho bisogno di un po’ di aria di mare. Ma senza scorta, da soli”. La signora Agnese ha paura, è pericoloso senza scorta, ma il marito non accetta contestazioni. La sua decisione è ferma. In macchina Borsellino resta silenzioso. La moglie ricorda:Riesco a fatica a fargli ammettere qualcosa: un pentito, un mafioso, ha lanciato accuse contro un magistrato, lo ha definito colluso. Ora capisco. Paolo non ha mai avuto una diffidenza gratuita verso i colleghi. Li disapprova se si accorge che lavorano senza passione, se sono pavidi, se usano la toga solo per far carriera e assecondare la voglia di protagonismo delle mogli e degli amici. Ma non è disposto ad accettare l’idea che qualcuno possa essere corrotto. Quel pomeriggio a Villagrazia incontrammo un amico, che ci offrì una birra. Poi Paolo volle fare una passeggiata in riva al mare. Il cielo era di un colore bellissimo. Mi prese per mano, come la nostra prima volta al Foro Italico, quella mattina che c’eravamo incontrati per caso in via Maqueda. Ma a Villagrazia le sue mani erano sudate. E non c’erano sorrisi sul volto di Paolo, solo tanta amarezza. Mi disse: ‘Per me è finita’. Io gli sussurravo: ‘Paolo, restiamo a Villagrazia’. Ma lui ripeteva: ‘Agnese, non facciamo programmi. Viviamo alla giornata’. Mi disse soprattutto che non sarebbe stata la mafia a decidere la sua uccisione, la mafia che non gli faceva paura, ma sarebbero stati alcuni suoi colleghi e altri a permettere che ciò potesse accadere”. Ma c’è di più  SEGUE

18 luglio 1992 BORSELLINO  lavora in procura la mattina in procura. Prima di rincasare BORSELLINO si ferma all´hotel Astoria Palace, in via Monte Pellegrino. Lí incontra DAVIDE CONTI il Pm di Aosta in vacanza in cittá che gli aveva telefonato per incontrarlo e salutarlo. Monti é il magistrato che condurrá a metá degli anni novanta l´inchiesta Phoney Money, su un giro di miliardi riciclati nel quale sono coinvolti faccendieri italiani in rapporti molto stretti con i servizi segreti americani. Tornando a casa, Borsellino saluta il suo portiere, don Ciccio, lo abbraccia e lo bacia. Anche in questo caso sono effusioni insolite, atipiche, mai manifestate prima. Il portinaio del palazzone di via Cilea le riferirá, commosso, ai familiari del giudice, nei giorni successivi alla strage.

18 luglio 1992, nella tarda mattina, GASPARE SPATUZZA e VITTORIO TUTINO recuperano da un elettrauto di Corso dei Mille, due batterie per autovettura, necessarie, assieme all’antennino procurato dall’imputato, a far esplodere l’autobomba; successivamente, Spatuzza porta la Fiat 126 in un garage seminterrato, a meno di un chilometro di distanza dalla via D’Amelio, scortato da Nino Mangano e Fifetto Cannella; nello stesso pomeriggio, Spatuzza e Tutino rubano anche le targhe da un’altra Fiat 126, nella carrozzeria di Giuseppe Orofino e, successivamente, Spatuzza consegna dette targhe a Giuseppe Graviano, presso il maneggio dei fratelli Vitale (come da precedenti accordi);  Giovan Battista Ferrante incontra Salvatore Biondino, che – dandogli appuntamento per le sette dell’indomani mattina – gli consegna un biglietto con scritto il numero di un’utenza mobile (quella intestata a Cristofaro Cannella) che doveva chiamare, l’indomani, appena avvistato il convoglio di automobili della scorta di Paolo Borsellino;

18 luglio 1992 AGNESE BORSELLINO “Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta. In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non \ aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere.”
Estratto dal VERBALE del 18 agosto 2009 della deposizione signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO presso la Procura della Repubblica di Caltanisetta.

18 luglio 1992 Il dottor BORSELLINO preleva dall’archivio del tribunale di Palermo il  “Il fascicolo n. 5261-90  riguardante l’omicidio dell’imprenditore LUIGI RANIERI (avvenuto  il 14 dicembre 1988) lasciando al suo posto una sua annotazione di prelievo. Il movente dell’omicidio é da ricondursi al diniego del Ranieri di scendere a patti con Cosa nostra rispetto alla gestione degli appalti che lo riguardano. Nel verbale del primo luglio 1992, LEONARDO MESSINA parla a Borsellino dell’omicidio Ranieri aggiungendo che “Riina era il maggior interessato alla Calcestruzzi Spa”. Il Rapporto MAFIA e APPALTI di Mori e De Donno del ’91 riportava inoltre un altro passo del rapporto di Polizia del 1990 sull’omicidio Ranieri, ove “si legge che questi ‘era stato in rapporti sufficientemente continui con i Greco di Ciaculli’.

18 luglio 1992 LEONARDO GUARNOTTA “Perché sei venuto a trovarmi, Paolo? Era solo una visita di cortesia oppure volevi mettermi al corrente di qualcosa di importante?” SEGUE

18 luglio 1992 BORSELLINO chiama al telefono il cardiologo della madre: Il teste PIETRO DI PASQUALE il 18 gennaio 1995 riferisce di essere stato amico di Paolo BORSELLINO e anche il cardiologo di fiducia di sua madre, la signora Maria LEPANTO. Egli soleva visitarla quando era necessario, alcune volte a casa propria, più spesso in via D’Amelio o nell’abitazione della figlia Adele. Riferisce inoltre che  alle 13.00 di sabato 18 luglio BORSELLINO lo chiamò all’ospedale – dopo avere telefonato a casa e parlato con sua moglie e gli disse che la madre non si sentiva bene e che vi era bisogno che la visitasse. DI PASQUALE gli propose di visitare la signora LEPANTO il lunedì successivo, 20 luglio, ma il magistrato gli rispose che per quel giorno aveva già un impegno fuori Palermo; rimasero d’accordo che si sarebbero risentiti telefonicamente quello stesso pomeriggio, per mettersi d’accordo. Il teste ha proseguito riferendo che, quel pomeriggio, andò al mare e che poi fece rientro a casa più tardi del previsto, perché la sua auto ebbe un guasto. Allora, chiamò il dott. BORSELLINO a casa sua intorno alle 19.30: questi gli disse che stava per uscire da casa, perché aveva un appuntamento alle 20.00 all’hotel “Astoria” e che forse sarebbe passato a prenderlo a casa sua per portarlo da sua madre; in caso contrario, poiché il teste per la domenica mattina aveva già programmato una gita al mare con la famiglia, BORSELLINO gli disse che sarebbe venuto da lui domenica pomeriggio. Dopo quella telefonata, non vide e non sentì più l’amico BORSELLINO.

18 luglio 1992 Le ultime 24 ore del dottor Borsellino e le telefonate a madre e sorella SEGUE

19 luglio 1992 La LETTERA testamento di PAOLO BORSELLINO al Liceo di Padova SEGUE

 

 

19 luglio 1992 Alle 5 di mattina Borsellino riceve una telefonata dall’altra parte del mondo, sono Fiammetta e l’amico Alfio Lo Presti che gli telefonano per sentire come sta e per parlare con lui. 


19 luglio 1992
Alle 7.00, squilla nuovamente il telefono. A quell’ora, é una chiamata insolita.
Agnese si preoccupa, si alza dal letto, raggiunge lo studio, ascolta. La conversazione dura pochi minuti. Agnese sente Paolo replicare infuriato: “No, la partita é aperta.” Poi il rumore della cornetta sbattuta sul telefono. “Che succede?” Borsellino alza gli occhi, si accorge di averla svegliata, ma é troppo arrabbiato persino per scusarsi: “Lo sai chi era? Quel… Era GIAMMANCO” Poi, congestionato per la rabbia, le racconta che il procuratore l´ha chiamato dicendogli che per tutta la notte non ha chiuso occhio, al pensiero di quella delega sulle indagini di mafia a Palermo, al pensiero delle polemiche sugli interrogatori di Mutolo. I tempi sono maturi, gli annuncia Giammanco, perché finalmente questa delega gli venga conferita. Il capo la firmerá domani mattina, in ufficio, e gliela conferirá prima della sua partenza per la Germania. Si, ma perché lo chiama di domenica? A quell´ora? “Ma perché tanta fretta?” chiede Agnese. Quella delega la aspetta da mesi. Eppure Borsellino, piuttosto che contento é turbato, arrabbiato. Passeggia, si agita, fa su e giú per il corridoio di casa. Riferisce alla moglie: “Lo sai che mi ha detto? Cosí la partita é chiusa.” “La partita? E tu?” Borsellino alza ancora la voce: “E io? Non l´hai sentito? Gli ho urlato: la partita é aperta.” Altro che chiusa, sono comportamenti di cui Giammanco dovrá rendere conto al momento e nella sede piú opportuna, spiega Borsellino alla moglie. Poi si accorge che nello studio é arrivata pure Lucia. Oh Lucia, pure tu ti sei svegliata? Mi dispiace… Senti, gioia, vuoi venire con noi a Villagrazia? Magari riusciró a vederti un po´abbronzata.” Borsellino ora sorride, programma all´istante la giornata: subito a Villagrazia a prendere il sole, poi insieme a Lucia a prendere la nonna per portarla dal cardiologo, infine ritorno a casa: la ragazza a studiare, lui a lavorare. Ma Lucia é irremovibile. “Non posso, mi dispiace, lo sai che domani ho un esame.” Neanche Manfredi, quella domenica, accetta di accompagnare papá al mare, nel villino estivo, in un orario cosí mattiniero. “La sera prima – ricorda Manfredi – avevo fatto tardi, volevo prendermela comoda, cosí  gli dissi: vai avanti, papá, poi ti raggiungo.” Né Lucia né Manfredi lo accompagnano. Borsellino é un po´ seccato, ma non cambia i suoi programmi. Agnese esce di casa per prima, quella mattina, si avvia a Villagrazia con un cugino, il marito la raggiungerá verso le dieci. Quando piú tardi anche Manfredi arriva a Villagrazia, sono giá le undici, ed il ragazzo trova davanti al villino gli agenti della scorta. Lo informano: “Suo padre é uscito in barca, con l´amico Vincenzo Barone, é andato a fare un bagno al largo.” Dopo il bagno, con il motoscafo i due amici vanno a Marina Longa, si intrufolano in un condominio privato in cui si entra dal mare. Lí c´é un ristrante dove Agnese é andata a comprare del pesce, con un´amica. Il giudice spera di incontrarla per tornare in barca, insieme a lei. Ma non la vede. La moglie, infatti, é appena rincasata a piedi. Quando torna a casa, Borsellino si affretta verso il villino di Pippo e Mirella Tricoli, vecchi amici di famiglia, per pranzare con loro. C´é un vassoio di panelle e crocchette, il pesce, i dolci. Il pranzo é disteso, sereno. Eppure Pippo Tricoli, testimonierá che quel giorno, senza farsi sentire dai familiari, Borsellino, preoccupatissimo, gli confida i suoi timori: “É arrivato il tritolo per me.” É l´ultimo segnale di allarme lanciato da un uomo ormai consapevole di essere rimasto solo. All´improvviso squilla il cellulare: é Antonio Manganelli, dirigente del servizio centrale operativo della polizia. Gli comunica i dettagli sulla partenza per la Germania, e Borsellino tira subito fuori l´agenda rossa, per annotare gli spostamenti previsti.
Quando il pranzo si conclude Borsellino si sposta davanti alla tv per seguire la sua antica passione, il ciclismo. Quel giorno c´é un´altra tappa del tour de France. Poi saluta gli amici, per un piccolo riposo pomeridiano. “Vado a dormire un po´”, dice, e torna al suo villino, da solo. Si distende sul letto, ma non chiude occhio. Agnese troverá sul comodino il posacenere pieno di cicche di sigarette. Ne ha fumate cinque in poco piú di un´ora. Quando Borsellino torna in giardino, Lacoste azzurra, jeans, mocassini leggeri Tod’s, regalo di Lucia, sono le 16.30. Ha con sé la borsa portadocumenti dove ha la sciato scivolare le sue carte, l´inseparabile pacchetto di Dunhill, il costume bianco, ancora un poco umido. E dove ha riposto la sua agenda rossa, fresca degli ultimi appunti della giornata. Passa dal villino degli amici, affianco al suo, saluta tutti, abbraccia e bacia Pippo Tricoli, con uno slancio inusuale, che lascia stupito l´amico, poi Manfredi e Vincenzo Barone lo accompagnano allo slargo davanti al cancello, dove sostano le auto blindate. “Ciao a tutti” si congeda. “Vado a prendere mia madre, devo portarla dal dottore.” Apre lo sportello posteriore della Croma blindata, e lí posa la sua borsa. Un ultimo saluto. L´auto parte sgommando verso l´autostrada che conduce a Palermo. Comincia il viaggio, l´ultimo viaggio di Paolo Borsellino. Manfredi Borsellino ha ricordato il commiato del padre con queste parole: “Il ricordo che piú mi é rimasto impresso di mio padre é quando il 19 luglio ci ha salutati al villino al mare e si é allontanato per andare in via D´Amelio. Mi ricordo che ci ha salutati come se veramente fosse un po´ l´ultimo saluto. Mi ricordo che comunque, nonostante tutto, abbia sorriso fino all´ultimo.” Il corteo composto da tre auto si dirige rapidamente verso Palermo ed arriva in Via D’Amelio dove abita la madre del magistrato. Borsellino scende insieme a 5 agenti di scorta, suona il campanello. 19luglio1992.it

19 luglio 1992 Il mistero di quella telefonata di GIAMMANCO SEGUE

19 luglio 1992 LUCIA BORSELLINO: quella telefonata a mio padre dal Procuratore GIAMMANCO alle sette di mattina del 19 luglio…SEGUE

 

19 luglio 1992 MANFREDI BORSELLINO: “La mattina del 19 luglio, complice il fatto… che si trattava di una domenica ed ero oramai libero da impegni universitari, mi alzai abbastanza tardi, perlomeno rispetto all’orario in cui solitamente si alzava mio padre che amava dire che si alzava ogni giorno (compresa la domenica) alle 5 del mattino per “fottere” il mondo con due ore di anticipo. SEGUE

19 luglio 2024 L’ordine di servizio alla “QUARTO SAVONA 15”  per il servizio di scorta al dottor Borsellino

 

Fonti: agenda grigia del dottor Borsellino, rassegne stampa, verbali, sentenze, L’Agenda Rossa di Paolo Borsellino (Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza), sito 19luglio1992.com, testimonianze.

 

 

 

DOCUMENTAZIONE

 

E’ un massacro. 

Via D’Amelio 19/21 0re 16.58 del 19 luglio 1992, una Fiat 126 targata PA 878659 rubata alcuni giorni prima da Gaspare Spatuzza, imbottita con 90 chilogrammi di Semtex-Hdie e parcheggiata a pochi metri dall’ingresso dell’abitazione della mamma del dottor Paolo Borsellino esplode causando la morte del magistrato e dei suoi cinque agenti di scorta. Unico sopravvissuto alla strage l’agente Antonio Vullo. Da tempo Borsellino aveva maturato la piena consapevolezza di essere nel mirino di Cosa nostra. Ancor di più dopo l’uccisione del suo amico e collega Giovanni Falcone. Illuminanti, in tal senso,  le testimonianze rese in proposito dai suoi famigliari. Nonostante la circostanza fosse certamente nota anche ai soggetti istituzionali preposti alla sua sicurezza, non furono poste in essere le necessarie misure preventive. La più banale: l’istituzione di una zona rimozione nell’area adiacente all’ingresso di quel civico 19/21

Il primo lancio dell’agenzia ANSA è delle 17.16  SEGUE

  • Ore  17.30: il TG4 é il primo Tg nazionale a dare la notizia dell’attentato. Seguono il Tg3 alle ore 17.35, il Tg2 alle ore 17.36, il Tg1 alle ore 17.38.
  • La moglie e due figli (Manfredi e Lucia) di Paolo Borsellino apprendono la notizia di un attentato a Palermo mentre sono alla casa al mare di Villagrazia di Carini in compagnia dell´amico Giuseppe Tricoli, il quale ricorda di aver udito la notizia mezz´ora dopo l´attentato dalla tv: “Quando ho sentito che c´era stata un´esplosione a Palermo – dice Tricoli – mi si é gelato il sangue. Fino all´ultimo ho sperato. Agnese ed i due figli erano in giardino con mia moglie, io non sapevo che fare. Poi é entrata un´amica: “C´é stato un attentato”. Agnese é trasalita, s´é alzata di scatto. Ha chiesto a mia moglie di accompagnarla dalla suocera. Aveva capito tutto.” 
  • Ore 17.33: l´agenzia Reuters, citando l´ANSA, informa dell´attentato ricordando l´uccisione del giudice Falcone.
  • Ore 17.47 (Ansa): nell’attentato di Palermo è rimasto ferito, secondo le prime notizie fornite dalla polizia, il giudice Paolo Borsellino. Nella violenta esplosione di un’automobile imbottita di tritolo, sono rimaste coinvolte l’autovettura del magistrato e le due blindate della scorta.
  • Ore 17.48: L’agenzia Afp rilancia la notizia dell’attentato affermando che “un magistrato sarebbe rimasto ferito”. L’agenzia Reuters indica in Paolo Borsellino l’obiettivo dell’esplosione.
  •  Ore 17.53: il Tg5 condotto da Enrico Mentana é il primo telegiornale nazionale a dare come certa la morte di Paolo Borsellino a causa dell´attentato.
  • Ore 17.57: l´agenzia Afp conferma, citando “fonti di polizia, il ferimento di Borsellino.” 
  • Ore 17.58 (Ansa): l´attentato al giudice Paolo Borsellino ed alla sua scorta é avvenuto in via Mariano D´Amelio. L´esplosione é stata violenta ed oltre all´auto del giudice Borsellino, sono rimaste coinvolte le due auto della scorta ed un´altra decina autovetture posteggiate lungo la strada. Il manto stradale é stato sconvolto per una lunghezza di duecento metri. L’edificio vicino la quale é avvenuta la deflagrazione dell’auto bomba é rimasto danneggiato: muri lesionati, alcune parti crollate, infissi di balconi e finestre divelti fino al quinto piano. L´autobomba, una Fiat 600 imbottita presumibilmente di tritolo, era stata parcheggiata davanti al civico 21 di via D´Amelio, dove abitano la madre e la sorella del giudice Borsellino. Nella deflagrazione l´autobomba si é disintegrata ed alcuni rottami, dopo un volo di oltre cinquanta metri, sono andati a finire in un giardino dietro ad un muretto.
  • Ore 18.00: l´agenzia Reuter rilancia la notizia del ferimento di Paolo Borsellino.
  • Ore 18.14 (Ansa): Il giudice Paolo Borsellino é rimasto ucciso nell´attentato. Il suo corpo, completamente carbonizzato con il braccio destro troncato di netto, si trova nel cortile del palazzo dove abitano la madre e la sorella. Non é stato ancora riconosciuto ufficialmente, ma alcuni suoi colleghi, fra i primi ad accorrere sul luogo dell´attentato, hanno asserito che é “certamente” lui. Fra le vittime c´é anche una donna, un´agente di polizia che faceva parte della scorta del magistrato. Il suo corpo é stato trovato nel giardino di un appartamento al pianterreno dell´edificio. L´esplosione dell´autobomba ha provocato danni visibili all´edificio fino all´undicesimo piano. Due coniugi, Mauro e Donata Bartolotta, che abitano al pianterreno dell´edificio davanti al quale é avvenuta la strage, hanno reso questa testimonianza: “C´e´ stato un boato terrificante che ci ha sbattuti a terra; sembrava un fortissimo terremoto; non ci siamo resi conto di quello che era accaduto se non subito dopo quando siamo fuggiti da casa. Ci siamo salvati perché in quel momento eravamo in cucina, nella parte retrostante all´appartamento. Abbiamo visto persone che in preda al panico si lanciavano dalle finestre del primo e del secondo piano. Sulla strada c´erano molte automobili in fiamme, c´era un fumo denso, molta confusione, grida, feriti e morti.” Oltre al giudice Borsellino, nella strage sarebbero rimaste uccise altre cinque persone. La notizia é stata data sul luogo dellattentato da un capitano dei vigili urbani in servizio nella zona per regolare il traffico. Secondo le prime indiscrezioni, i feriti sarebbero quattordici civili, alcuni dei quali in gravi condizioni, e un agente.
  • Ore 18.16: il Tg1 annuncia la notizia della morte di Paolo Borsellino.
  • Ore 18.19 (Ansa): fra le vittime c’è anche una donna, un’agente di polizia che faceva parte della scorta del magistrato. Il suo corpo è stato trovato nel giardino di un appartamento al piano terreno dell’edificio.
  • Ore 18.20: l’agenzia Afp dá la notizia dell’uccisione di Paolo Borsellino citando l´agenzia ANSA come fonte.
  • Ore 18.22: l´agenzia Reuters dá la notizia dell´uccisione di Paolo Borsellino citando l´agenzia Ansa come fonte.
  • Ore 19.00: il canale televisivo Cnn colloca la notizia dell´attentato senza immagini nei titoli di apertura.
  • Il radiogiornale Deutschlandfunk ed il secondo canale televisivo Zdf tedeschi danno la notizia dellattentato.
  • Ore 19.08 (Ansa): Il ministro degli interni Nicola Mancino, ed il ministro di grazia e giustizia, Caludio Martelli, sono attesi in serata a Palermo. Il figlio del giudice Borsellino, Manfredi, vent’anni, e´stato notato aggirarsi sul luogo della strage, tenendosi a distanza, nel timore di dover apprendere la terribile notizia. Lo ha visto Carmelo Conti, ex presidente della corte di appello, che lo ha stretto al petto senza peró profferire parola. Nessuno ancora gli ha detto la veritá. In via Mariano D´Amelio é anche giunto il suocero di Borsellino, Angelo Piraino Leto, magistrato in pensione che a Palermo é stato presidente della corte d´appello. Lo accompagna, sorreggendolo affettuosamente, il giudice Salvatore Scaduto. L´anziano magistrato cammina lentamente fra le carcasse carbonizzate delle automobili coinvolte nell´esplosione sussurrando: “Voglio andare da Paolo, voglio vedere Paolo, portatemi da Paolo.” La moglie di Borsellino, Agnese é nella sua casa di via Cilea, in preda a malore. Continua a chiedere a coloro che le stanno vicino notizie di Paolo, ma nessuno finora ha avuto la forza di dirle la veritá.
  • Ore 19.21 (Ansa): nella strage, oltre al giudice Paolo Borsellino, sono rimasti uccisi cinque agenti della scorta. Sono: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. I feriti sono quindici, uno dei quali é l´agente di polizia Antonio Vullo.
  • Ore 19.30: il telegiornale inglese del primo canale della Bbc dá la notizia dell´attentato come seconda fra i titoli della giornata, subito dopo quella della tregua in Bosnia. Viene proiettato un filmato da Palermo e lo speaker attribuisce l´attentato alla mafia.
  • Ore 19.58: Con due telefonate alle redazioni Ansa di Torino e Roma, una persona che ha detto di parlare a nome della Falange armata, ha rivendicato la strage di Palermo. L´uomo ha parlato senza la minima inflessione ed ha lasciato un codice di riconoscimento numerico. Ha dichiarato che la Falange armata “rivendica la responsabilitá politica e la paternitá morale di quanto accaduto in via Autonomia siciliana a Palermo, dove é stato ucciso il giudice Paolo Borsellino.”
  • Ore 20.05 (Ansa): i feriti ricoverati all´ospedale di Villa Sofia sono finora diciotto. Gran parte di loro sono inquilini dello stabile dal quale Borsellino stava entrando, compreso un agente della scorta del magistrato.
  • Questo l´elenco: Maria Teresa Lo Balbo, 43 anni; Antonia Greco, 79; Francesca Nacci, 85; Giuseppe camarda, 34; Elvira Fenech, 27; Gianluca Puleo, 15; Claudio Bellanca, 44; Antonina Mercanti, 51; Filippo Mercanti, 79; Rosalia Mercanti, 83; Gioacchina Garbo, 59; Maria Moscuzza, 62; salvatore Augello, 38; Ivan Trevis, 18; Maria Rosa Cataldo, 65; e l´agente di polizia Antonio Vullo, 32 anni. In molti casi i referti individuali ipotizzano prognosi varianti fra i cinque giorni e gli otto giorni, mentre in altri non c´é alcun parere clinico sul decorso.
  • Ore 22.53 (Ansa – riepilogo): La potenza strategica e militare della mafia ha dato oggi a Palermo l’ennesimo saggio di sangue massacrando, con tecnica ormai collaudata, l’esplosione di un’autobomba,  il Procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta, fra cui una donna.  L’attentato è stato compiuto alle 17.00 in punto in via Mariano D’Amelio, vicino alla Fiera del Mediterraneo, alle falde del Monte Pellegrino, davanti al civico 19. Quando l’artificiere di Cosa Nostra ha attivato il radiocomando che ha fatto scoppiare l’automobile imbottita di esplosivo, parcheggiata proprio davanti al portone d’ingresso, il magistrato stava andando a visitare l’anziana madre e la sorella. La deflagrazione, di una violenza inaudita, è stata avvertita in gran parte della città. Quando, sull’eco del boato, hanno cominciato a convergere mezzi delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco e autoambulanze, quanti sono arrivati per primi sl posto non hanno creduto ai propri occhi. L’edificio in cui era diretto il magistrato è sventrato alla base e i segni di lesioni consistenti e infissi divelti fino al quinto piano. Una ventina di automobili che bruciavano, cadaveri e resti umani sull’asfalto.

 

19 luglio 1992 Edizioni straordinarie

19 luglio 1992 VIA D’AMELIO –Video dei Vigili del Fuoco

19 luglio 1992 VIDEO – Via D’Amelio dopo la Strage

 

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19 luglio 1992 GALLERIA FOTOGRAFICA  

19 luglio 1992 Prima Relazione di Servizio della QUESTURA di Palermo redatta da VINCENZO ALBERGHINA (audio della sua deposizione al “Borsellino Uno”)

19 luglio 1992 Quegli uomini in giacca e cravatta nell’inferno di Via D’Amelio. La testimonianza dei poliziotti MAGGI e GAROFALO SEGUE

19 luglio 1992 I poliziotti MAGGI e VALENTI: i servizi segreti in Via D’Amelio subito dopo l’esplosione SEGUE

19 luglio 1992 Elenco danni a persone e cose SEGUE

19 luglio 1992 Le conversazioni della Polizia, subito dopo la strage tra i poliziotti arrivati sul posto e la centrale operativa, nei momenti immediatamente successivi alla strage. Voci drammatiche e concitate. VIDEO

19 luglio 1992 VIDEO di un vigile del fuoco in Via D’Amelio

19 luglio 1992 In ordine agli effetti provocati dalla strage e sullo stato dei luoghi nell’immediatezza dell’esplosione, la Dott. MARGHERITA PLUCHINO, Dirigente del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Palermo nell’udienza del 15.11.1994, ha riferito che, dopo avere isolato la zona da sottoporre agli accertamenti – pur con le difficoltà conseguenti all’esigenza di consentire comunque l’accesso a mezzi di soccorso e il transito degli inquilini dei palazzi interessati dall’esplosione – assieme a collaboratori giunti da altre città siciliane e anche da Roma, gli agenti della Polizia Scientifica avevano compiuto una prima ispezione dei luoghi, effettuando anche riprese fotografiche e televisive, sia da un elicottero che da terra.
P.M. PALMA: Ma questi resti, sia umani che di macchine, li avete rinvenuti anche a notevole distanza dal luogo?
TESTE PLUCHINO: Sì, a molta distanza dal luogo…
P.M. PALMA: Anche sugli appartamenti? Anche sui tetti?
TESTE PLUCHINO: Sono stati rinvenuti al primo piano, al secondo piano e c’è stato un arto, mi pare che fosse stata una mano, che è stato rinvenuto… praticamente ha fatto un salto di dodici piani ed è stato rinvenuto dietro il palazzo dov’era avvenuto lo scoppio. Sono stati trovati, diciamo, nei giorni immediatamente successivi, in più di una occasione sono stati trovati parti di corpo umano, membra che non si capiva cosa fossero, però si capiva soltanto che erano resti umani.
Prima di passare a sintetizzare i primi atti d’indagine compiuti, a partire dall’ispezione dei luoghi e dall’inventario e catalogazione degli oggetti rinvenuti nella zona interessata dall’esplosione, appare opportuno riferire in questa sede i risultati degli accertamenti effettuati dai consulenti medico-legali sui cadaveri delle vittime. FONTE: Sentenza “Borsellino Ter”

 


19 luglio 1992
LUCIA (in foto), giunge sul luogo della strage. MANFREDI BORSELLINO: Seppi successivamente che mia sorella Lucia non solo volle vedere ciò che era rimasto di mio padre, ma lo volle anche ricomporre e vestire all’interno della camera mortuaria. Mia sorella Lucia, la stessa che poche ore dopo la morte del padre avrebbe sostenuto un esame universitario lasciando incredula la commissione, ci riferì che nostro padre è morto sorridendo, sotto i suoi baffi affumicati dalla fuliggine dell’esplosione ha intravisto il suo solito ghigno, il suo sorriso di sempre“ .

19 luglio 1992 Quando MARIA PIA LEPANTO la madre di Paolo Borsellino, sentì l’esplosione, in cuor suo sapeva che quella era la bomba destinata al figlio. Ma si volle convincere che si trattava di una fuga di gas e si affrettò per quattro rampe di scale per andare fuori. Superò i corpi di suo figlio e delle guardie del corpo, ma più tardi disse, al vigile del fuoco che la portò in ospedale, di non averli visti. Non vide nessun segno del massacro. LUCIA, la figlia di Borsellino, che stava studiando a casa di un amico, sentì il boato dell’esplosione a una certa distanza da li. Arrivò presto in via D’Amelio. Un lenzuolo che copriva il corpo di suo padre fu sollevato per permetterle di vederlo; Lucia tenne la sua testa tra le braccia. A terra, davanti al sedile posteriore c’era la valigetta di pelle di Borsellino: era intatta. All’interno, la polizia trovò le sue chiavi di casa, un pacchetto di sigarette e un costume da bagno bianco ancora umido. Ma non c’era traccia di una grande agenda rilegata in pelle rossa sulla quale scriveva regolarmente e che non aveva mai fatto leggere a nessuno.  (John Follain -I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia)

19 luglio 1992 Dall’auto del dottor Borsellino viene prelevata la sua borsa contenente l’AGENDA ROSSA che non verrà mai più ritrovata. SEGUE

19 luglio 1992 Le molteplici versioni dell’on. GIUSEPPE AYALA sulla sparizione dell’agenda rossa SEGUE

19 luglio 1992 Nella notte i parà della Folgore penetrano nei bracci del carcere dell’Ucciardone e caricano sugli elicotteri i boss detenuti per trasportarli nelle carceri di Pianosa e dell’Asinara.

19 luglio 1992 Alle ore 23.25 il Maggiore DIEGO MINNELLA della Sezione di P.G. della Procura di Palermo e il dottor ANDREA GRASSI aggregato alla Squadra Mobile di Palermo, alla presenza dei Sostituti procuratori CARMELO PETRALIA, PAOLO GIORDANO E FRANCESCO POLINO appongono i sigilli all’ufficio del dottor Borsellino presso il Tribunale di Palermo

19 luglio 1992 Il racconto di FRANCO LANNINO, il primo fotoreporter arrivato sul posto L’esplosione io l’ho vista SEGUE

19 luglio 1992 Testimonianze riportate dalla sentenza “Borsellino Ter”. Per ricostruire lo svolgersi di quei terribili momenti, che precedettero e seguirono l’esplosione vengono acquisite le testimonianze degli abitanti della via D’Amelio.   SEGUE

19 luglio 1992 La testimonianza dell’agente di scorta sopravvissuto ANTONIO VULLO SEGUE 

19 luglio 1992 L’avvocato di Fiammetta, Lucia e Mafredi, nochè genero del magistrato, FABIO TRIZZINO: Il Procuratore GIAMMANCO, il quale la sera del 19 luglio 1992 venne allontanato con il giusto rispetto ma comunque allontanato da via Cilea dalla famiglia ed in particolare dal grande Presidente Angelo Piraino Leto, la mattina del 20 luglio si incrocio’ in ascensore con Claudio Martelli, il quale a muso duro gli disse che avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni immediatamente. Ovvio che si trattava di una richiesta non ricevibile sotto il profilo dello stretto diritto, dal momento che la Costituzione e la legge sull’ordinamento giudiziario ha sempre garantito la autonomia e la indipendenza della magistratura. Era una richiesta, quella di Martelli dettata dall’emotivita’ del momento e, soprattutto, dalla conoscenza dell’ostracismo del Procuratore verso Falcone prima e Borsellino dopo. Ebbene cosa pensa di fare in Procura il 20 luglio il dott. Giammanco: un giro di telefonate per indire una riunione per vedere di stilare un documento di solidarietà dei sostituti per rispondere così a chi chiedeva le sue dimissioni. Quella riunione fu di fatto sabotata e ad essa, qualche giorno dopo, segui’ la lettera degli otto sostituti che, adducendo principalmente motivi di sicurezza, decisero loro di dimettersi. Seguirono le audizioni del Csm della fine di luglio 1992 all’esito delle quali Giammanco ottiene il Commodus discessus di continuare a lavorare in Cassazione. Di queste audizioni noi fino all’anno scorso non sapevamo nulla. Il dott. Giammanco non fu mai sentito, fino credo al 2017, sulle ragioni del suo contegno nei confronti di Falcone e Borsellino, di fatto ostacolati in ogni modo dentro a quella Procura retta proprio da Giammanco. Egli era ormai malato e non in grado di ricordare nulla.(Giugno 2023)

 

20 luglio 1992 La RELAZIONE tecnica autoptica Alle ore 00.25 del 20 luglio 1992 il Pubblico Ministero di Caltanissetta in persona dei dott. Giovanni TINEBRA, Francesco Paolo GIORDANO e Francesco POLINO, ai sensi dell’art. 360 C.P.P., affidano l’incarico di consulenza tecnica autoptica sui cadaveri delle vittime della strage a un collegio di esperti medici legali, costituito dal dott. Paolo PROCACCIANTE (rectius Procaccianti: n.d.e.), Direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Palermo, e dai dott. Livio MILONE e Antonina ARGO, assistenti nel predetto Istituto. L’ispezione esterna dei cadaveri e l’esame autoptico dei medesimi, per la determinazione delle cause della morte, sono stati effettuati nell’immediatezza del conferimento dell’incarico, come appare dai relativi verbali e relazioni autoptiche.

20 luglio 2020  Il RAPPORTO della SQUADRA MOBILE Questura di Palermo

20 luglio 1992 Il VERBALE dellaudizione dell’agente di scorta superstite ANTONINO VULLO NEWS

20 luglio 1992 La Polizia Scientifica, alle direttive del colonnello VASSALE, inzia il setacciamento dell’area interessata coinvolta nell’attentato e procede al recupero del materiale ritenuto interessante. Dall’’ispettore PAOLO EGIDI viene rinvenuta la carcassa di un motore, da subito ritenuta utile perché non ricollegabile ad alcuna auto presente sul luogo. Successivamente all’intervento di un tecnico Fiat viene individuata come un motore bicilindrico montato sulla Fiat 126 presente sul luogo della strage.

20 luglio 1992 Vengono  rinvenute due schede elettroniche non riconducibili ad altri dispositivi presenti sul luogo. Su entrambe le schede era presente il logo “ST” SEGUE

 

20 luglio 1992 Sul luogo dell’esplosione viene rinvenuta anche la targa di un’altra Fiat 126 intestata ad ANNAMARIA SFERRAZZA, il cui furto era stato denunciato la mattina del 20 luglio da GIUSEPPE OROFINO, titolare della carrozzeria dove l’auto della signora era stata lasciata in riparazione. L’auto non era stata rubata, ma lo erano stati i documenti e la targa. Gli investigatori decidono  quindi di intercettare l’utenza telefonica di SIMONA FUNARI, marito di PIETRINA VALENTI, la signora che aveva denunciato il furto della Fiat 126 che invece si sospettava contenesse l’esplosivo. Dall’ascolto delle telefonate gli investigatori scoprono un episodio di violenza carnale commesso su Cinzia Angiuli da parte di LUCIANO VALENTI, fratello di Pietrina, nonché da ROBERTO VALENTI e da SALVATORE CANDURA: quest’ultimo, interrogato dagli inquirenti, confessa di essere l’autore del furto della Fiat 126, su commissione di VINCENZO SCARANTINO, che insieme ai fratelli gestiva diversi traffici illeciti nella zona della Guadagna ed era cognato di SALVATORE PROFETA, membro della cosca di PIETRO AGLIERI, già implicato nel Maxiprocesso di Palermo.

Il BLOCCO MOTORE della Fiat 126


20 luglio 1992
Come disposto dal Sost. Proc. Dr. Polino, la moglie del Magistrato ucciso è stata informata che nulla nell’abitazione doveva essere toccato, poichè a disposizione dell’A.G. procedente.”  Fonte Rapporto Squadra Mobile Palermo SEGUE

20 luglio 1992 Il maresciallo dei Carabinieri CARMELO CANALE, stretto collaboratore di BORSELLINO, viene trasferito. SEGUE

20 luglio 1992 ARNALDO LA BARBERA dispone un sopralluogo alla carrozzeria di GIUSEPPE OROFINO che solo due ore prima aveva denunciato il furto di una targa. (?) SEGUE

20 luglio 1992 All’ordine del giorno dei lavori della CAMERA dei DEPUTATI la strage di Via D’Amelio SEGUE

20 luglio 1992   AGNESE BORSELLINO: “La polizia investigativa entra dentro l’ufficio di Paolo, ci vanno anche i miei figli Lucia e Manfredi: entrano e si accorgono che tutti i suoi cassetti erano stati svuotati, non c’erano né carte e né tantomeno i suoi appunti!”. SEGUE

 

 

20 luglio 1992 Alle 10.30 il Procuratore di Palermo GIOVANNI TINEBRA e i sostituti PIETRO MARIA VACCARA, FRANCESCO PAOLO GIORDANO, il maggiore dei Carabinieri DIEGO MINALIA, il maresciallo capo della Polizia Giudiziaria CARMELO CRISAFULLI, alla presenza dei figli del dottor Borsellino, Lucia e Manfredi e del collaboratore del magistrato il maresciallo dei Carabinieri CARMELO CANALE, eseguono la ricognizione di quanto trovasi presso l’Ufficio del dottor Borsellino  in Procura. Rispetto al personal computer Olivetti mod.M.250 E. con matricola n.6368438, il maresciallo CANALE dichiara che il dottor Borsellino non lo utilizzava e che quindi si deve ritenere privo di memoria. Viene disposto che detto computer venga sigillato.

20 luglio 1992 Perchè nessuno indaga sulla casa di Via D’Amelio 46? SEGUE …“Si allega infine relazione di servizio relativa ad ulteriore controllo effettuato al civico 46 di via nr Amelio.(All.70)” dal Rapporto Squadra Mobile di Palermo

20 luglio 1992 Segnalazioni e telefonate anonime dal Rapporto della Squadra Mobile di Palermo. SEGUE

20 luglio 1992 Secondo un appunto a firma di ARNALDO LA BARBERA e ritrovato 31 anni dopo, la borsa e l’agenda del del magistrato sarebbero state prese in consegna dal Procuratore di Caltanisetta TINEBRA SEGUE

20 luglio 1992 Secondo il procuratore di Milano FRANCESCO SAVERIO BORRELLI  c’e’ un collegamento, sia pure indiretto, fra la strage di Palermo e l’inchiesta milanese Mani Pulite sulle tangenti. “Se potessimo concederci il lusso di uno spunto di ottimismo si potrebbe dire che queste stragi sono gli estremi guizzi che la Piovra esibisce, forse proprio perche’ si sente tallonata. “

20 luglio 1992 – Mille braccia sorreggono AGNESE BORSELLINO SEGUE

20 luglio 1992 In Cattedrale a Palermo, si svolgono i funerali dei cinque agenti di scorta uccisi, caratterizzati da feroci proteste. Sono stati mobilitati 4000 agenti  per mantenere l’ordine. La folla li contesta poiché impediscono l’accesso alla Cattedrale e, al grido “Fuori la mafia dallo Stato”, non sono risparmiati nemmeno i rappresentanti dello Stato presenti, compreso il neopresidente della Repubblica Italiana OSCAR LUIGI SCALFARO, costretto a uscire da una porta secondaria al termine della messa tra spintoni, calci e pugni, mentre il Capo della polizia VINCENZO PARISI viene colpito da uno schiaffo. SEGUE

20 luglio 1992 – La rabbia delle scorte travolge il Capo della Polizia PARISI  SEGUE

20 luglio 992 «Ero con lui un’ora prima della morte»  Il racconto dell’amico GIUSEPPE TRICOLI, che ha pranzato con Borsellino  «Le intimidazioni non gli avevano tolto il buonumore» «La moglie ha capito da un grido che Paolo era morto» SEGUE
 
20 luglio 1992 BORSELLINO: «Noi giudici non siamo al sicuro»  Così accusava dopo la strage di Capaci Questa è l’intervista che Borsellino rilasciò al nostro inviato dopo la morte di Falcone. SEGUE
 
20 luglio 1992 “Borsellino, ucciso l’ultimo simbolo dell’antimafia” SEGUE
 
20-21 luglio 2024 Periti e consulenti sul luogo della strage SEGUE
21 luglio 1992 La figlia FIAMMETTA non sa ancora nulla ARTICOLO

21 luglio 1992 Ammazzato a un passo dalla veritá. Indagava su collusioni tra mafia e magistrati, la bomba gli ha tranciato gambe e braccia Ammazzato a un passo dalla verità Borsellino doveva andare in Germania da un pentito. «Devo faro in fretta. La mia è una lotta contro il tempo». Paolo Borsellino si era buttato a capofìtto nel lavoro. SEGUE

21 luglio 1992 Le risultanze della consulenza espletata dai tecnici dell’F.B.I. SEGUE

21 luglio 1992 La pentita «Sono rimasta davvero sola»  «Ora posso dire che veramente sono rimasta sola». GIACOMA FILIPPELLO ex convivente del capomafia NATALE D’ALA, così ha sintetizzato i suoi sentimenti all’indomani dell’uccisione di Borsellino: «C’eravamo sentiti una settimana dopo la morte di Falcone e gli avevo detto che avevo scritto una poesia per l’amico. Lui mi ha detto: “Sono felice che lei lo abbia ricordato nella maniera che solo lei sa fare, dedicandogli la poesia che mi sta leggendo’. Poi, con un nodo alla gola, per rianimarmi disse: “Speriamo che non debba scriverne una anche per me”». La Filippello ha aggiunto: «Borsellino mi diceva sempre che le cose che dicevo io si verificavano puntualmente; che come dicevo io, la mafia è come la matematica, precisa». «Ecco – ha concluso – ho un ricordo bellissimo di lui, sempre sorridente, in cerca sempre della verità e della giustizia». (Ansa)
 
 
 

 

21 luglio 1992 Alle ore 18.15, presso lo studio nell’abitazione di via Cilea 97 del dottor Borsellino, viene eseguita la verbalizzazione della documentazione ivi presente. Alla presenza del figlio MANFREDI e del maresciallo dei ROS CARMELO CANALE esegue  tale adempimento il sostituto procuratore della Repubblica  PIETRO MARIA VACCARA assistito dal brigadiere CC PASQUALE SITO.

21 luglio 1992  Forti tensioni ai funerali degli agenti di scorta di Paolo Borsellino SEGUE

21 luglio 1992 GIOACCHINO NATOLI interroga MUTOLO e GIAMMANCO replica alle critiche SEGUE

21 luglio 1992 Milano ricorda Borsellino e il Senato accademico Università di Palermo minaccia dimissioni di massa se governo non cambia registro. SEGUE

21 luglio 1992 In via D´Amelio movimenti “strani” nel palazzo di fronte a quello della famiglia Borsellino SEGUE

21 luglio 1992 LUCIA BORSELLINO al TG5: “C’é una frase che papà ci ripeteva sempreSEGUE

21 luglio 1992 L’ITALIA in TRINCEA  – Speciale de La Repubblica  SEGUE

22 luglio 1992 La figlia FIAMMETTA ha saputo, domani torna dall’Indonesia ARTICOLO

22 luglio 1992 Il VERBALE della seduta straordinaria del Consiglio Superiore della Magistratura

23  luglio 1992  MANFREDI BORSELLINO: “I suoi funerali si svolgeranno in forma privata.” SEGUE

23 luglio 1992 FIAMMETTA BORSELLINO atterra nella notte all’aereoporto di Francoforte di ritorno da Giakarta in Indonesia. Poi si imbarca su un aereo messo a disposizione dalla Presidenza del Consiglio e rientra a Palermo alle cinque di mattina.

23 luglio 1992 La rivolta dei pm di Palermo contro il procuratore capo PIETRO GIAMMANCO  SEGUE

23 luglio 1992 Il Senato approva definitivamente il testo del DECRETO ANTIMAFIA  presentato dal governo SEGUE

23 luglio 1992 Il Secolo XIX dá notizia dell´informativa del Ros dei carabinieri di Milano del 16 luglio 1992 in cui si affermava che Paolo Borsellino ed ANTONIO DI PIETRO potevano essere gli obiettivi di un attentato. Curiosamente la notizia su queste minacce filtra sulla stampa in un modo alquanto strano: viene infatti pubblicata sul Secolo XIX insieme ad altre due notizie false: un presunto incontro di Falcone e Di Pietro prima della strage di Capaci (incontro subito smentito dallo stesso Di Pietro e dal Procuratore Borrelli) ed alcune indiscrezioni sulla possibile collaborazione del boss Tanino Fidanzati. Anche questa notizia si rileverà un falso, mentre il rapporto dei ROS verrà confermato.

23 luglio 1992 Metronotte di Palermo arrestato per favoreggiamento SEGUE

23 luglio 1992 L´Osservatore Romano pubblica un´intervista a MANFREDI, figlio di Paolo Borsellino, che verrá rilanciata dal Corriere della Sera il giorno successivo. SEGUE

23 luglio 1992 Il procuratore capo di Palermo PIETRO GIAMMANCO non si presenta in ufficio e si mette in malattia. magistrato Sarebbe affetto da coliche ed attacchi di ulcera.

23 luglio 1992 Il CSM avvia un’ indagine conoscitiva affidata al “gruppo di lavoro per i provvedimenti di competenza del Csm sulle regioni ad alto tasso di criminalita’ organizzata”, cioe’ il vecchio comitato antimafia, per cercare di fare chiarezza sulla situazione degli uffici giudiziari palermitani. Entro il 4 agosto, l’organismo dovra’ riferire le sue conclusioni alla prima commissione che valutera’ se aprire o meno un’inchiesta vera e propria. Ad uno ad uno, dal Procuratore generale della Corte d’appello Bruno Siclari, al Procuratore capo Pietro Giammanco fino ai sostituti, tutti saranno ascoltati a Palazzo dei Merescialli tra martedì e giovedì della prossima settimana. C’e’ un esposto che formalmente motiva l’apertura dell’indagine, una paginetta di resoconto, inviato al comitato di presidenza del Csm, il 3 luglio dal consigliere “verde” Antonio Condorelli a cui allega allega le copie di due articoli di giornale con stralci dei diari del magistrato assassinato a Capaci. Falcone spiegava che aveva abbandonato Palermo per i contrasti con il Procuratore Giammanco.

23 luglio 1992 Palermo, via all’epurazione? SEGUE

23 luglio 1992 Cade la prima tasta, il questore. Arriva una squadra dell’Fbi per collaborare alle indagini, sull’auto 80 chili di plastico Nel pomeriggio aveva detto: «Dimettermi per quel che è accaduto ai funerali? Proprio no». Ma poche ore dopo VITO PIANTONE, questore di Palermo nella bufera per la rissa dell’altro ieri in cattedrale, è stato sollevato dall’incarico dal ministro dell’Intèrno. Al suo posto arriverà MATTEO CINQUE. Ma non è finita: adesso, forse, stessa sorte toccherà al prefetto, Iovine, accusato di aver sottovalutato alcuni rapporti che davano in perìcolo di vita Borsellino. Si fanno già i nomi dei possibili successori: Impiota e Sica primi fra tutti. A Palermo non si parla che di dimissioni. Il procuratore Giammanco, asserragliato in ufficio, manda a dire: «Dimettermi? Sarebbe una vittoria dei clan». E sul «caso Giammanco» si scatena la guerra tra i giudici. Intanto, per le indagini, e a Palermo una squadra di agenti dell’Fbi. LA STAMPA

23 luglio 1992 Al Senato inizia la discussione sul decreto antimafia sul quale il governo ha deciso di chiedere la fiducia. In aula interviene il ministro di grazia e giustizia Claudio Martelli: “Cattureremo i latitanti, processeremo mandanti ed esecutori, smaschereremo i complici, puniremo i collusi e i corrotti, proteggeremo i testimoni, premieremo i pentiti  SEGUE

24 luglio 1992 Esplode la rabbia dei palermitani VIDEO ARTICOLI archivio L’UNITÁ

 

 

24 luglio 1992 L’ultimo saluto. La FAMIGLIA BORSELLINO rifiuta i funerali di Stato SEGUE

24 luglio 1992 Nella chiesa di Santa Maria Luisa di Marillac, si svolgono i funerali in forma privata di  PAOLO BORSELLINO. All’esterno oltre 10 mila palermitani partecipano al dolore della famiglia Borsellino. SEGUE  Quel giorno, secondo quanto riportato dai quotidiani, diversi palermitani riempirono però il proprio portafoglio affittando a emittenti televisive i balconi.

 

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24 luglio 1992 Ai funerali di Paolo Borsellino presso la chiesa di Santa Maria di Marillac a Palermo. Gli unici rappresentanti delle Istituzioni ai quali la famiglia estende l´invito a partecipare alla funzione sono il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, il ministro della giustizia Claudio Martelli, il capo della polizia Vincenzo Parisi ed il segretario del Msi Gianfranco Fini. Il funerale si chiude con la preghiera laica di Antonino Caponnetto: SEGUE

24 luglio 1992 Registrazione audio della manifestazione “I funerali del Giudice Paolo Borsellino” Sono intervenuti con il Dottor Antonino Caponnetto e il Cardinale Salvatore Pappalardo. SEGUE

24 luglio 1992 Folla inferocita contro i politici ai funerali di Borsellino VIDEO

 

 


24 luglio 1992 Il SENATO approva definitivamente il testo del decreto antimafia presentato dal governo.
Il testo del provvedimento, modificato, e’ approvato con 163 voti favorevoli e 106 contrari. Sul piano politico va registrato il “si” del Pri, che rimarca, pero’, come il consenso sia al provvedimento e non al governo. I parlamentari del Pds, invece, non se la sono sentita di votare “si” con la sola eccezione del senatore Greco. Ecco i punti salienti: SEGUE

24 luglio 1992 IGNAZIO SANNA, 37 anni, metronotte dell’istituto privato di vigilanza “Citta’ di Palermo”, viene arrestato per favoreggiamento. Sarebbe caduto in numerose contraddizioni, mostrandosi reticente sulle “sequenze” dell’eccidio di via D´Amelio. Attraverso le telecamere a circuito chiuso Sanna avrebbe potuto osservare gli artificieri della mafia al lavoro. Uno degli occhi elettronici che controllano l’esterno e’ infatti puntato su via d’Amelio. Ma non basta: un testimone ha raccontato di aver visto, subito dopo l’esplosione, un uomo con una pistola in mano che fuggiva proprio davanti allo scivolo posteriore dell’esattoria comunale. Invece il metronotte ha continuato a ripetere di non aver visto nulla. La sua posizione e’ ora al vaglio del Gip, che dovra’ decidere se convalidare l’arresto.

25 luglio 1992 Il Corriere della Sera pubblica un´intervista al capo dell´ufficio Istruzione negli anni ottanta, ANTONINO CAPONNETTO  SEGUE

 

26 luglio 1992  Si uccide a Roma la testimone di giustizia RITA ATRIA. La ragazza aveva deciso di collaborare con la Giustizia rivolgendosi proprio a Paolo Borsellino, dal quale aveva ricevuto un grande aiuto SEGUE La “picciridda di Borsellino” é la “settima vittima” di Via D’Amelio SEGUE

 


26 luglio 1992
Alcune centinaia di cittadini partecipano a Palermo ad una “marcia della speranza” dalla parrocchia di Don Orione, quartiere Monte Pellegrino, sino al luogo dell’attentato a PAOLO BORSELLINO e agli uomini della scorta. Il corteo si muove in silenzio alle ore 16.57, la stessa ora della strage, e dopo aver percorso un chilometro, depone un fiore in via D’Amelio. Il parroco Salvatore Caione recita lo stesso augurio che Borsellino pronuncio’ in occasione del trigesimo dell’attentato a Falcone alla fiaccolata degli scout.

26 luglio 1992  Il Corriere della Sera intervista GIUSI AGNELLO, dirigente del commissariato di Palma di Montechiaro (Agrigento), che sabato ha ricevuto l’ordine di trasferirsi entro 48 ore a Roma, alla Dia, senza che nessuno pensasse alla sostituzione. Il commissario aveva lavorato a Palma per due anni e mezzo ed aveva collaborato con PAOLO BORSELLINO all´Operazione “Gattopardo”: “In tre mesi con lui, non appena ha funzionato la Dda, la Direzione distrettuale antimafia, siamo riusciti a fare quel che non era stato possibile in due anni. Lavorando senza concorrenza, noi e i carabinieri finalmente avevamo trovato un interlocutore che, in poco tempo, ci ha consentito di mettere tanti tasselli del mosaico a posto. E’ quel che stavamo facendo e che bisogna continuare a fare”

27 luglio 1992 A Catania viene assassinato GIOVANNI LIZZIO, 47 anni ispettore capo della Squadra mobile della questura di Catania responsabile della sezione anti-racket.

27 luglio 1992 La verità di Giammanco Da domani i veleni si spostano a Roma. Cominciano infatti lo audizioni di tutti i magistrati della procura, davanti al Comitato antimafia del Csm. Tocca subito a Pietro Giammanco, procuratore capo, Bruno Siclari, procuratore generale, e al sostituto Roberto Scarpinalo. L’accertamento, si sa, dovrà trovare una soluzione al problema posto dagli otto sostituti che si sono dimessi, con un documento, dalla Dda. Nella nota sono riportate anche valutazioni critiche sulla direzione dell’ufficio, che non garantirebbe una «guida autorevole». I magistrati dimissionari osservano, nel documento ora all’esame del Csm, che «divergenze e spaccature erano divenute ormai di pubblico dominio dopo la strage di Capaci» e che la situazione, anziché migliorare, è peggiorata: do po la strage di via D’Amelio, le tensioni sono di veniate ancora più acute. Ma gli otto giudici che hanno presentato le dimissioni dalla procura distrettuale antimafia hanno annunciato anche che chiederanno un incontro con il Capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro, e con il ministro del l’Interno, Nicola Mancino.  Da LA STAMPA

27 luglio 1992  AGNESE BORSELLINO
«Paolo, un uomo scomodo» La vedova del giudice Borsellino SEGUE
 

28 luglio 1992 Il Procuratore di Palermo PIETRO GIAMMANCO viene audito dal CSM SEGUE


28 luglio 1992 
Al termine di un’audizione a Roma di fronte al Csm sullo stato della giustizia palermitana il procuratore PIETRO GIAMMANCO legge una lettera con cui chiede ufficialmente di essere trasferito ad altro incarico. Durante l´audizione Giammanco sottolinea il pieno accordo che e’ sempre esistito sia con Giovanni Falcone (con lui qualche piccolo screzio dovuto alla differenza di temperamento, e giudicando semplici sfoghi le accuse contenute nel suo diario), da lui difeso proprio davanti al Csm, sia con Paolo Borsellino, al quale concedeva una delega ben piu’ ampia del dovuto e sul conto del quale proprio il giorno prima della strage si era espresso in termini lusinghieri, proponendolo per incarichi direttivi superiori. Giammanco rivendica la sua assoluta indipendenza dai partiti politici, esibendo le sue “medaglie antimafia” (“ho fatto perquisire immediatamente studi e abitazioni dell’europarlamentare Salvo Lima dopo la sua uccisione”) e giudica “un prodotto dell’ emotivita’ ” il documento degli otto sostituti palermitani dimissionari che definisce opportunisti e strumentalizzati politicamente.

28 luglio 1992 Audizione al CSM del Procuratore generale BRUNO SICLARI: “Consigliai GIAMMANCO di utilizzare BORSELLINO  perchè persona con una esperienza tale che è veramente un delitto non utilizzarlo per Palermo”  SEGUE

28 luglio 1992 Il Procuratore PIETRO GIAMMANCO e il “pentito” MUTOLO che voleva parlare solo con BORSELLINO SEGUE

28 luglio 1992 CSM l’audizione dei Sostituti Procuratori Alfredo Morvillo (vds. pagg. 163-277) Ambrogio Cartosi (vds pag. 279-290) e Claudio Corselli (vds. pagg 292-301).

29 luglio 1992 CSM l’audizione dei Sostituti procuratori Maurizio Conte (vds. pagg. 9-28) e Lorenzo Matassa (vds. pagg. 30-46) nonchè dell’Avvocato Generale presso la Corte di appello di Palermo Gaetano Martorana (vds. pagg. 48-71) prima di riprendere le audizioni dei Sostituti Procuratori Francesco Lo Voi (vds. pagg. 73-123), Ignazio De Francisci (vds. pagg. 125-157), Roberto Scarpinato (vds. pagg.162-215) Egidio La Neve (vds. pagg. 218-225) Giovanni Ilarda (vds. pagg. 227-265) e Domenico Gozzo(vds. pagg. 267-286). L”audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Vittorio Aliquò viene ritenuta dal Gruppo di lavoro, meritevole di particolare riservatezza. (vds pagg.17-28 delle parti riservate).

29 luglio 1992 CSM, audizione del magistrato VITTORIO ALIQUÒ: nella borsa Borsellino c’era anche il “FASCICOLO MUTOLO” SEGUE

29 luglio 1992 Viene conferito a GIOACCHINO GENCHI l’incarico di consulenza volto a verificare se l’utenza telefonica in uso alla famiglia Fiore-Borsellino fosse stata oggetto di interventi finalizzati ad un ascolto clandestino delle telefonate.

29 luglio 1992 Una talpa in questura? Oppure la telefonata con cui Paolo Borsellino avvertì madre e sorella del suo prossimo arrivo in via Mariano D’Amelio fu intercettata dalla mafia? Su questo interrogativo scivola uno dei filoni dell’inchiesta sulla strage del 19 luglio. Il procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra ha deciso di ascoltare la vedova e la sorella del procuratore aggiunto di Palermo. E vuole interrogare molte altre persone, a cominciare dai giudici della Dda. Intanto è stato nominato un collegio di periti formato da quattro esperti del Cis, il Centro di investigazioni scientifiche dei carabinieri, e da altri dcll’Fbi che hanno accettato di rispondere a otto quesiti ritenuti «essenziali» dagli inquirenti e fra i quali la precisazione circa la qualità dell’esplosivo utilizzato e la sua modalità d’impiego. Sono gli stessi esperti incaricati di pronunciarsi su analoghi quesiti in relazione all’uccisione di Falcone. E intanto è ancora più nei guai il metronotte Ignazio Sanna, diventato «muto», sospettato di aver visto portare in via D’Amelio la Fiat 126 fatta poi esplodere dagli attentatori. A suo carico il gip Leone ieri ha emesso ordine di custodia cautelare per favoreggiamento di persone ignote. E per precauzione il «vigilante» è stato trasferito in un carcere di massima sicurezza fuori della Sicilia. Una misura che tende a tenerlo al riparo da azioni dei boss che non si sa fino a che punto lo considerino davvero «muto». LA STAMPA

30 luglio 1992 CSM, del magistrato TERESA PRINCIPATIO “ Si faceva il toto Borsellino, era veramente una situazione che vivevamo con angoscia.” SEGUE

30 luglio 1992 la dottoressa TERESA PRINCIPATO viene audita dal CSM SEGUE

30 luglio 1992 MARIA FALCONE viene ascoltata dal CSM riguardo al contenuto dei diari di suo fratello ed al clima di isolamento che egli aveva vissuto prima di chiedere il trasferimento a Roma. Maria Falcone conferma che Giammanco ostacolava pesantemente il lavoro di Giovanni Falcone tanto da sottrargli anche atti d’indagine dei quali era titolare in quanto componente del coordinamento antimafia della procura.  CSM l’audizione (vds.pagg. 225-261)

30 luglio 1992 CSM l’audizione dei i Sostituti Procuratori Giuseppe Pignatone (vds. pagg. 4-92) e Gioacchino Natoli (vds. pagg. 154.220). Guido Lo Forte (vds pagg. 263-305), Antonella Consiglio (vds. pagg. 307-321), Annamaria Palma (vds. pagg. 323-332), Antonio Napoli (vds. pagg. 334-376), Vincenza Sabatino (vds. pagg. 378-437) e Salvatore Pilato (vds. pagg. 439-464) 

31 luglio 1992 CSM l’audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Elio Spallitta (vds. pagg. 5-30) e a quella dei Sostituti Procuratori Maria Vittoria Randazzo (vds. pagg. 32-53) Agata Consoli (vds.pagg.55-69), Luigi Patronaggio (vds. pagg. 70-98), Maurizio De Lucia  (vds. pagg. 100-109), Salvatore De Luca (vds. pagg. 111-126) Vittorio Teresi (vds. pagg. 127-182) e Antonio Ingroia (vds. 188-282)

31 luglio 1992 Il governo cambia i vertici dei servizi segreti. Al SISDE Angelo Finocchiaro, giá Alto commissario “per il coordinamento della lotta alla delinquenza mafiosa”, succede ad Alessandro Voci, al SISMI Cesare Pucci sostituisce Luigi Ramponi. Il prefetto di Palermo Mario Iovine viene trasferito con le stesse funzioni a Firenze. Prima di lasciare il suo posto Iovine rilascia una breve dichiarazione alla stampaNessuno segnalò la pericolosità di Via D’Amelio. Io ho la coscienza a posto, ho fatto tutto il possibile per proteggere i magistrati, ma Palermo è diventata come Beirut. Dico che nulla è stato tralasciato, siamo stati sopraffatti da eventi di tipo bellico.” L’affermazione riguardo alla mancata segnalazione della pericolosità di Via D’Amelio è palesemente falsa.In un’altra nota Iovine afferma: ”Spero solo che questo movimento di prefetti non venga interpretato da nessuno come un mio allontanamento per colpa. Spero di lasciare un buon ricordo nei cittadini palermitani per i cinque anni in cui ho svolto qui la mia attività, prima da questore e poi da prefetto. Credo di aver agito sempre secondo coscienza al meglio delle mie possibilità, con professionalià e zelo.” 

4 agosto del 1992  Il SISDE  trasmette alla magistratura una dettagliata segnalazione (protocollo 2214/z.3068) con la quale  ipotizza – su base di mere congetture – il coinvolgimento del clan Madonia nelle stragi Falcone e Borsellino, anche questa nota é firmate da BRUNO CONTRADA, il coordinatore del gruppo d’indagine dei Servizi sulle stragi che pochi mesi dopo sarà arrestato per concorso in associazione mafiosa.

5 agosto 1992 Da parte della SQUADRA MOBILE  viene richiesta l’intercettazione telefonica urgente a carico di VALENTI LUCIANO e PACE FRANCESCA.

13 agosto 1992 Appunto RISERVATO SERVIZIO SEGRETO SISDE di Palermo (protocollo 2298/z. 3068), con il quale annuncia alla direzione imminenti novità “circa gli autori del furto della macchina ed il luogo ove la stessa sarebbe stata custodita prima di essere utilizzata nell’attentato”. È la vicenda del falso pentito Enzo Scarantino, l’uomo che si è autoaccusato della strage di via D’Amelio trascinando con sé una mezza dozzina di innocenti.
In sede di contatti informali con inquirenti impegnati nelle indagini inerenti alle recenti note stragi perpetrate in questo territorio, si è appreso in via ufficiosa che la locale Polizia di Stato avrebbe acquisito significativi elementi informativi in merito all’autobomba parcheggiata in via D’Amelio”. SEGUE

19 agosto 1992  Le INDAGINI ad un mese dalla strage. SEGUE

5 settembre ’1992 Viene arrestato SALVATORE CANDURA per violenza sessuale. Il CANDURA accusa VINCENZO SCARANTINO di avergli commissionato il furto della Fiat 126 da utilizzare  per compiere la Strage di via D’Amelio. É l’inizio della fase “formale” del depistaggio. 

6 settembre 1992 QUEL PENTITO IN PASTO ALLA MAFIA. Arrestato in Germania il 14 aprile scorso, aveva cominciato a parlare già con Paolo Borsellino SEGUE

26 settembre 1992 Sulla base delle dichiarazioni fornite dal CANDURA, positivamente riscontrate dagli esiti dell’attività investigativa svolta, viene emessa dal GIP una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di VincenzoScarantino in ordine ai delitti di strage, concorso in furto aggravato ed altro. Il P.M. delineava poi il profilo criminale dello Scarantino Vincenzo, sulla base dei precedenti penali e giudiziari del medesimo, nonchè delle dichiarazioni sul suo conto rese dai collaboratori della giustizia FIGLI SINIBALDO, CANDURA SALVATORE ed AUGELLO SALVATORE, sottolineando in particolare che lo Scarantino Vincenzo apparteneva  ad un nucleo familiare notoriamente inserito nel contesto criminale operante nella zona territoriale della “Guadagna” e che il prestigio, la supremazia territoriale acquisiti dall’imputato in quel contesto, così come tutta la sua attività criminale erano stati resi possibili e realizzati in virtù del rapporto di affinità che lo legava a Profeta Salvatore (quest’ultimo era cognato dello Scarantino, avendo sposato la di lui sorella Ignazia), uomo d’onore di grande rilievo e diretto committente, oltre che supervisore, controllore e beneficiario delle azioni illecite. Fonte: Sentenza “Borsellino Uno”

29 settembre 1992 Viene arrestato VINCENZO SCARANTINO, 27 anni, con l’accusa, in concorso con altri, di strage e di furto aggravato. La prima accusa è collegata a quella di concorso nel furto aggravato della Fiat 126 utilizzata per compiere la strage. SEGUE

1 ottobre 1992 SCARANTINO: “Non sono il killer di Borsellino». Il suo avvocato: i giudici sono stati traditi dalla fretta. Si difende per ore il giovane accusato di strage. «Si sono inventati tutto». SEGUE

2 ottobre 1992 Si svolge a Palermo una manifestazione a favore della innocenza di SCARANTINO SEGUE

19 ottobre 1992 Con nota 2929/z. 3068 di protocollo il centro SISDE di Palermo informa non solo Roma ma anche la Questura di Caltanissetta sulle parentele mafiose “importanti” di Scarantino.

25 ottobre 1992 Copertina de “L’ESPRESSO” MAFIA, la vera storia delle ultime stragi.

17 novembre 1992 GIOVANNI TINEBRA, Procuratore della Repubblica di Caltanisetta viene audito dalla Commissione Parlamentare Antimafia VERBALE

21 novembre 1992 Un altro pentito fa i nomi. E’ SALVATORE AUGELLO, 37 anni. Accusa una quantità di persone, due delle quali implicate nel delitto Lima e nella strage in via D’Amelio. SEGUE

26 novembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella SEGUE

4 dicembre 1992 Audio integrale dell’audizione del collaboratore di giustizia LEONARDO MESSINA. Una deposizione storica dinanzi alla Commissione Antimafia del pentito che il 30 giugno 1992, iniziava la collaborazione con il giudice PAOLO BORSELLINO, interrotta pochi giorni dopo a seguito della strage di via d’Amelio. L’uomo d’onore della famiglia mafiosa di San Cataldo si sofferma sui legami tra mafia e politica e sui rapporti da lui intrattenuti con il SISDE a partire dal 1986, con particolare riferimento alle indicazioni che dichiara di aver fornito su come catturare gli esponenti della “Commissione mondiale di Cosa Nostra riunita”, ovvero i vertici di Cosa nostra e di alcune sue ramificazioni a livello internazionale.
L’audizione in Commissione Antimafia riprende in qualche modo, nelle forme proprie dell’inchiesta parlamentare, il filo interrotto della collaborazione con l’Autorità Giudiziaria. AUDIO

7 dicembre 1992 VITTORIO TERESI: “Falcone e Borsellino dissero che Lima fu ucciso per il dossier mafia-appalti» SEGUE

13 dicembre 1992 Nuove accuse per SCARANTINO, unico indiziato della strage mafiosa di via D’Amelio è accusato anche di detenzione e traffico di cocaina.  Con il fratello maggiore Umberto, avrebbe organizzato una centrale per lo smistamento della droga nella borgata «Guadagna». Il gip di Palermo GIUSEPPE DI LELLO emette contro i due fratelli Scarantino un ordine di custodia cautelare.  Anche Umberto Scarantino è dietro le sbarre: arrestato quattro mesi prima per spaccio di droga.  
Il questore MATTEO CINQUE, polemicamente, in un comunicato precisa “che la pericolosità sociale di Vincenzo Scarantino «fu messa in dubbio dopo il suo arresto da persone certamente pilotate».  Le indagini di questi mesi, secondo la polizia, hanno dimostrato l’infondatezza di quei dubbi.” Per Matteo Cinque, il questore di Palermo, SCARANTINO «è uno che sta nella fascia mediana tra delinquenza comune e mafia», insomma uno delle migliaia di killer che con un pugno di soldi o la promessa di lavoro i boss arruolano in qualunque momento e per qualunque delitto. 

15 dicembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella  SEGUE

25 dicembre 1992 – 28 marzo 1994 LETTERE dal carcere di BRUNO CONTRADA

SEGUE la CRONISTORIA 

 

 

 

🟧 PREFAZIONE di Fiammetta e Lucia Borsellino

🟧 PREMESSA di Claudio Ramaccini

🟥 PAOLO BORSELLINO, il coraggio della solitudine

🟥 L’ATTENTATO, le INDAGINI, i PROCESSI

🟥 CRONISTORIA DEL DEPISTAGGIO dal 1992 ad oggi

🟥 La DENUNCIA di FIAMMETTA BORSELLINO

🟥 BORSELLINO e FALCONE, dalla KALSA alla TOGA uniti dal medesimo destino

🟥 ed ALTRO ANCORA 

🟥 DOCUMENTAZIONE