Copia 15.9.98 STRAGE VIA D’AMELIO. A Como VINCENZO SCARANTINO confessa di aver mentito ma non viene creduto e 7 innocenti restano in carcere



15.9.98 STRAGE VIA D’AMELIO. A Como VINCENZO SCARANTINO confessa di aver mentito ma non viene creduto e 11 innocenti restano in carcere 
IL PIÙ GRANDE DEPISTAGGIO DELLA STORIA GIUDIZIARIA ITALIANA: una storia di falsi pentiti e “stragisti” innocenti, di complici e di colpevoli.

Palermo domenica 19 luglio 1992, il dottor Borsellino si reca dalla anziana madre per accompagnarla dal cardiologo. Fra le varie auto parcheggiate in via D’Amelio, dove risiede la signora Agnese, vi é anche una Fiat 126 rosso amaranto. Via D’Amelio non è una strada sicura in quanto difficile da “bonificare”. Al riguardo il giudice Antonino Caponnetto, su sollecitazione del  Servizio scorte, all’indomani della strage di Capaci, chiede alle autorità competenti di Palermo di vietare il parcheggio nei pressi dell’ingresso dell’abitazione della signora Borsellino ma la richiesta rimane  senza alcun seguito. 
Alle 16 e 58, mentre il magistrato suona il citofono per avvertire del suo arrivo, con un telecomando a distanza viene fatta detonare la bomba: 90 chilogrammi di esplosivo nascosti all’interno di quella 126 in sosta davanti al numero civico 21.
Con lui, nell’esplosione perdono la vita i cinque agenti di scorta Claudio Traina, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Agostino Catalano ed Emanuela Loi, la prima donna a far parte di una scorta, purtroppo anche la prima a cadere in servizio. Antonino Vullo, unico agente sopravvissuto all’attentato, descriverà quel momento così: “Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l’auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l’inferno”. In quell’inferno ha inizio il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana.
I giorni seguenti la strage sono carichi di tensione e angoscia. I magistrati e i poliziotti di Palermo protestano, i familiari di Paolo Borsellino rifiutano i funerali di Stato, la sensazione diffusa è che la mafia possa tutto. Del resto, in quella calda domenica d’estate, si realizza quella che anche lo stesso magistrato considerava da tempo una morte annunciata.
La strage segna uno spartiacque rispetto al passato: i siciliani e non solo sono sotto shock e reagisce come mai in precedenza era accaduto. Vi é “la necessità” di dare al più presto qualcuno in pasto all’opinione pubblica, un colpevole contro cui scaricare la rabbia.
Le indagini vengono assegnate al “gruppo Falcone-Borsellino”  agli ordini di
ARNALDO LA BARBERA, capo della Squadra Mobile di Palermo già a libro paga dei Servizi segreti con tanto di nome in codice: Rutilius
Le prime indagini sono una carrellata impietosa di errori, omissioni e iniziative grottesche, quale quella di riempire 56 sacchi neri di detriti dell’esplosione e di spedirli a Roma per farli esaminare dall’FBI. Per tre mesi e mezzo non si saprà nulla della borsa del magistrato, come non si sa ancora oggi nulla sulla sparizione dell’agenda rossa che il giudice portava sempre con sé e di cui i familiari denunciano fin da subito la scomparsa.
Il 29 settembre 1992 viene presentato al pubblico il “colpevole”:ha 27 anni, si chiama VINCENZO SCARANTINO ed è accusato da un pregiudicato, tale SALVATORE CANDURA arrestato  un mese prima per violenza sessuale.
Il procuratore di Caltanissetta e titolare dell’inchiesta GIOVANNI TINEBRA annuncia l’arresto di Scarantino esaltando il “lavoro meticoloso e di gruppo, con la partecipazione di magistrati, tecnici e investigatori, che hanno lavorato in sintonia, a conseguire un risultato importante quale l’arresto di uno degli esecutori della strage di via D’Amelio”.
Semianalfabeta e delinquente rionale di bassissimo lignaggio criminale, dedito allo spaccio di droga ed al contrabbando di sigarette e imparentato con un mafioso. Un profilo ritenuto sufficientemente idoneo per imbastire a tavolino una “verità” che solo dopo molti anni si rivelerà invece un clamoroso falso ma che tuttavia reggerà nei tre gradi di giudizio e che causerà la condanna di 11 persone di cui 7 all’ergastolo, nell’ambito dei processi Borsellino-uno e Borsellino-bis.
Il 3 gennaio 1994 la procura di Caltanissetta chiede il rinvio a giudizio delle quattro persone a suo dire responsabili di avere partecipato alla strage di via D’Amelio: Vincenzo Scarantino, suo cognato Salvatore Profeta, Pietro Scotto e Vincenzo Orofino.
Sei mesi dopo, arriva la notizia del
pentimento di Vincenzo Scarantino, che è possibile datare al 24 giugno 1994. Un falso dopo l’altro che diventa verità
Il 19 luglio 1994 si tiene la Conferenza Stampa indetta dalla Procura di Caltanisetta per “fare il punto sulle indagini e comunicare, il grande passo avanti nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio: la collaborazione di Vincenzo Scarantino uomo d’onore riservato” “non è uomo di manovalanza”(???).
È il gennaio del 1995 quando SCARANTINO viene messo a confronto con tre boss chiamati in causa dallo stesso falso pentito, secondo cui avrebbero partecipato a un summit per l’eliminazione di Paolo Borsellino. I tre lo smentiscono e dichiarano che lo SCARANTINO é «totalmente estraneo a Cosa Nostra». Il verbale d’esordio dello SCARANTINO era stato firmato il 24 giugno del 1994, sei mesi prima, e risulta già pieno di annotazioni a margine da parte del poliziotto incaricato della sua tutela, il quale dirà però di aver scritto sotto richiesta dello stesso pentito che aveva difficoltà a leggere i verbali.  
Il 26 luglio 1995 il “pentito” viene rintracciato da un giornalista di Studio Aperto a cui dichiara di aver “deciso di dire tutta la verità e di non collaborare più, perché ho detto tutte bugie. Non è vero niente, sono tutti articoli che ho letto nei giornali e ho montato tutta questa cosa”. Alla domanda del giornalista se “quindi sono tutti innocenti quelli che lei ha nominato?”, Scarantino risponde: “Tutti innocenti, me ne vado in carcere e lo so che mi faranno orinare sangue e mi faranno morire in carcere. Però morirò con la coscienza a posto”.
Il giorno dopo, Scarantino fa marcia indietro:È stato solo un momento di sconforto, confermo la mia volontà di collaborare con la giustizia”. Lo dice al pubblico ministero di Caltanissetta CARMELO PETRALIA.
Una pista, quella SCARANTINO, imboccata senza riserve dagli investigatori che però non convince successivamente i magistrati BOCCASSINI e SAIEVA. I due firmano una nota in cui rilevavano l’inattendibilità dello SCARANTINO, dato che a un mese dal primo verbale ritrattò la dinamica del furto della 126.  Ma quella nota resta lettera morta e la “fabbrica” del pentito prosegue fino alla sentenza definitiva della Cassazione.
Per il pubblico ministero ANNAMARIA PALMA le ritrattazioni di Scarantino sono «opera della mafia», la Corte del Borsellino-bis, ritiene poi Scarantino «incapace di mentire credibilmente»
A COMO il 15 settembre 1998 si svolge una sessione in trasferta del processo Borsellino bis. Nel corso di un confronto con il fratello Rosario, SCARANTINO ammette di non essere a conoscenza dei fatti del processo, aggiunge di aver subito minacce e vessazioni in carcere. Il principale teste d’accusa di quella strage dichiara di non sapere nulla di aver detto solo bugie costruite assieme alla polizia :«Su via D’Amelio inventai tutto. Avevo paura e volevo uscire di cella” Pesante come un macigno, arriva l’ultima «verità» di SCARANTINO: l’accusa a poliziotti e magistrati di comportamenti più che discutibili. Ancora una volta però non viene creduto.
Il 15 dicembre 1998 ANTONINO DI MATTEO, il pm che condusse la requisitoria al processo Borsellino-Bis, afferma che le ritrattazioni dell’imputato sono “tecniche di Cosa Nostra che conosciamo bene”, che “la ritrattazione dello Scarantino ha finito per avvalorare ancor di più le sue precedenti dichiarazioni”. Poco importa che dopo aver interrogato Scarantino per un altro caso, il procuratore di Palermo Sabella lo avesse invece ritenuto “fasullo dalla testa ai piedi”.
Anni dopo, sul tema, la procura di Caltanissetta sentirà ILDA BOCCASSINI, che dichiarerà: «non condividevo l’impostazione degli interrogatori e la relativa gestione dei collaboratori di giustizia». La prova regina del fatto che Vincenzo Scarantino era un mentitore era già nel suo pentimento, nel suo background criminale. Scarantino diceva cose assurde, raccontava ‘fregnacce’. 
Nonostante i dubbi  il 27 gennaio 1996 arriva la prima sentenza per la strage di via D’Amelio: ergastolo per Orofino, Scotto e Profeta. Vincenzo Scarantino viene condannato a 18 anni di reclusione.  
Con ordinanza separata, la Corte concede la scarcerazione di SCARANTINO, già da tempo detenuto in una struttura extra-carceraria, osservando che con “la sua scelta di collaborare ha rotto ogni legame con gli ambienti criminali”.
La libertà per coloro che sono stati ingiustamente condannati alla pena dell’ergastolo arriverà molti anni dopo solo grazie alle rivelazioni del pentito GASPARE SPATUZZA che confermerá la piena validità della ritrattazione dello SCARANTINO. Ritrattazione fino a quel momento non ritenuta attendibile dai magistrati inquirenti e giudicanti.
La SVOLTA che non dá la SVOLTA avviene il 15 ottobre 2008: diventa ufficiale il pentimento di GASPARE SPATUZZA killer del gruppo di fuoco dei fratelli GRAVIANO. SPATUZZA fa una rivelazione che spiazza e sbugiarda definitivamente SCARANTINO: “Fui io a rubare la 126 usata come autobomba per la strage di Via D’Amelio (nella notte fra il 9 e il 10 luglio). A commissionarmi il furto furono i fratelli Graviano”.   Le sue dichiarazioni trovano totale riscontro su tutti i punti che riguardano la strage. SCARANTINO è un falso “pentito” a cui in troppi hanno incredibilmente creduto.
SPATUZZA continua a fornire prove, indirizzi, particolari completamente diversi da quelli che fino ad allora una schiera di magistrati aveva valutato “perfettamente riscontrati” con l’“attendibilissimo” pentito SCARANTINO e apre delle profonde crepe sul processo che in teoria è già concluso definitivamente in merito a mandanti ed esecutori della strage.
Pur nell’imbarazzo generale, la Procura di Caltanissetta decide quindi di riaprire le indagini sulla strage di via d’Amelio: nel 2009 gli ex collaboratori di giustizia Scarantino, Candura e Andriotta avevano dichiarato ai magistrati di essere stati costretti a collaborare dal questore Arnaldo La   Barbera e dal suo gruppo investigativo, che li avevano sottoposti a forti pressioni psicologiche, maltrattamenti e minacce per spingerli a dichiarare il falso.  Gli ergastolani ingiustamente condannati vengono quindi scarcerati.
Nel 2013 si apre un nuovo processo per la strage di via d’Amelio, denominato “Borsellino Quater”.  Il 13 luglio 2017 si è conclude  con l’assoluzione di tutti gli imputati. La sentenza della Corte di Assise definisce quello sulla strage di via D’Amelio “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”.
La Corte scrive in sentenza: Un insieme di fattori avrebbe logicamente consigliato un atteggiamento di particolare cautela e rigore nella valutazione delle dichiarazioni di SCARANTINO, con una minuziosa ricerca di tutti gli elementi di riscontro, secondo le migliori esperienze maturate nel contrasto alla criminalità organizzata”.
Per questo oggi, dopo 31 anni, accusati di depistaggio, a giudizio (in Appello), sono tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di depistaggio.  
A prescindere di come si concluderà questo ennesimo iter giudiziario, é tuttavia un dato ormai consolidato che soggetti appartenenti ad apparati istituzionali sono intervenuti prima per fare sparire l’agenda rossa del magistrato e successivamente per deviare le indagini attraverso la grossolana costruzione di falsi collaboratori di giustizia.
E ancora, qualcuno chiese realmente a SALVATORE RIINA di accelerare l’uccisione di Borsellino organizzando la strage in pochissimo tempo? La domanda sorge spontanea dopo l’ascolto delle intercettazioni ambientali realizzate presse il carcere di Opera a Milano allorché Riina il 6 agosto 2013 confida al suo compagno di detenzione ALBERTO LORUSSO che mentre la strage di Capaci era stata studiata da mesi, quella di via D’Amelio fu invece “studiata alla giornata”. Un ulteriore particolare che viene intercettato in una successiva  conversazione del 20 agosto completa la precedente rivelazione: Arriva chiddu, ma subito… subito… Eh ..Ma rici ..macara u secunnu? E Vabbè, poi ci pensu io..rammi un poco di tempo ca..” Sarebbe arrivato qualcuno che gli avrebbe detto che bisognava fare “subito, subito” e  lui gli chiede di dargli un poco di tempo.
Circa l’arco temporale che separò la decisione dalla esecuzione dell’attentato, é tuttavia da considerare anche quanto descritto nella sentenza del BORSELLINO QUATER: già nel corso del mese di giugno del 1992, Vittorio Tutino sapeva che si doveva realizzare qualcosa di molto eclatante, proprio in via Mariano D’Amelio, e per tale motivo faceva in modo che i suoi cognati non frequentassero più, come facevano d’abitudine, prima d’allora, il parcheggio gestito dai Galatolo, ad appena 100/200 metri, in linea d’aria, dal luogo dell’esplosione.
Alla vigilia del 31º Anniversario della strage, questo e molti altri interrogativi sono ancora in attesa di  una risposta che qualora non dovesse arrivare dal versante giudiziario è auspicabile che sia possibile ottenere da quello della ricostruzione storica attualmente affidata alla Commissione Parlamentare Antimafia.

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LA STRAGE DI VIA D’AMELIO E IL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI

 

 

IL PUPO VESTITO DA MAFIOSO


Nelle motivazioni della sentenza del suddetto Borsellino Bis primo grado si legge fra l’altro:

 

🔹…Le suddette considerazioni inducono a ritenere che la decisione di Scarantino Vincenzo di ritrattare le precedenti dichiarazioni, accusando di oscuri ed incomprensibili complotti gli organi inquirenti, sia stata una scelta necessitata, imposta dalla minuziosità e concordanza delle prime dichiarazioni, che difficilmente potevano essere smentite solo in parte e tantomeno da un soggetto, sicuramente furbo, ma dotato di scarse capacità intellettive come Scarantino Vincenzo.

🔹Addirittura ridicole appaiono, poi, le dichiarazioni di Scarantino sull’attività di depistaggio ed inquinamento probatorio, che sarebbe stata svolta con la partecipazione anche del dott. Arnaldo La Barbera, all’epoca capo della squadra mobile della Questura di Palermo

🔹Altrettanto incoerenti e prive di senso logico appaiono le accuse mosse nei confronti dei magistrati del Pubblico Ministero

🔹Una contrattazione come quella che ha preceduto la ritrattazione di Scarantino Vincenzo paradossalmente poteva persino apparire umanamente comprensibile se avesse avuto ad oggetto solamente garanzie di sicurezza per i familiari. La stessa, invece, ha certamente avuto un ignobile contenuto patrimoniale che la rende assolutamente scellerata, poiché risulta dalla deposizione di Don Neri che Scarantino Vincenzo come prezzo della sua ritrattazione ha preteso di rientrare in possesso di valori e beni precedentemente acquisiti attraverso la sua pregressa attività criminale.

🔹Ciò che conferma, comunque, l’assoluta mendacità della ritrattazione di Scarantino Vincenzo è l’acquisizione nel presente dibattimento di prove certe della concreta attuazione di una concertata e laboriosa preparazione di detta ritrattazione, con l’intervento di diversi soggetti che hanno realizzato una deplorevole opera di inquinamento probatorio che, fortunatamente, è stata scoperta prima della definizione del presente giudizio e che dovrà formare oggetto di attenta valutazione in separata sede per accertare eventuali responsabilità a vario livello.

🔹Alla luce delle considerazioni sin qui svolte la ritrattazione operata da Scarantino Vincenzo, come si è anticipato all’inizio della presente esposizione, deve essere ritenuta del tutto inattendibile in quanto illogica, incoerente con altre autonome acquisizioni probatorie e frutto di una inaccettabile concertazione che appare particolarmente inquietante ove si consideri non solo la rilevata simmetria con il tentativo di indurre alla ritrattazione un’altra importante fonte come Andriotta Francesco,


➡️ UN BALORDO PER DEPISTARE – Rai Play


Quello che segue é il sintetico e cronologico racconto di quello che é stato definito il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana che si concretizza a partire dal 5 settembre 1992 

 

1992

5 settembre ’1992  Viene arrestato SALVATORE CANDURA per violenza sessuale.  Il CANDURA accusa VINCENZO SCARANTINO di avergli commissionato il furto della Fiat 126 che sarà utilizzata  per la Strage di via D’Amelio. É l’inizio della fase “formale” del depistaggio. 

29 settembre 1992 Viene arrestato VINCENZO SCARANTINO con l’accusa, in  concorso con altri, di strage e di furto aggravato. La prima accusa è collegata a quella di concorso nel furto aggravato della Fiat 126 utilizzata per compiere la strage.

26 settembre 1992 Sulla base delle dichiarazioni fornite dal CANDURA, positivamente riscontrate dagli esiti dell’attività investigativa svolta, é stata emessa ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Vincenzo Scarantino in ordine ai delitti di strage, concorso in furto aggravato ed altro. Il P.M. delineava poi il profilo criminale dello Scarantino Vincenzo, sulla base dei precedenti penali e giudiziari del medesimo, nonchè delle dichiarazioni sul suo conto rese dai collaboratori della giustizia Figlia Sinibaldo, Candura Salvatore ed Augello Salvatore, sottolineando in particolare che lo Scarantino Vincenzo apparteneva ad un nucleo familiare notoriamente inserito nel contesto criminale operante nella zona territoriale della “Guadagna” e che il prestigio, la supremazia territoriale acquisiti dall’imputato in quel contesto, così come tutta la sua attività criminale erano stati resi possibili e realizzati in virtù del rapporto di affinità che lo legava a Profeta Salvatore (quest’ultimo era cognato dello Scarantino, avendo sposato la di lui sorella Ignazia), uomo d’onore di grande rilievo e diretto committente, oltre che supervisore, controllore e beneficiario delle azioni illecite. Fonte: Sentenza Borsellino Uno

1 ottobre 1992 SCARANTINO: Non sono il killer di Borsellino». Il suo avvocato: i giudici sono stati traditi dalla fretta «Non sono il killer di Borsellino» Si difende per ore il giovane accusato di strage. «Si sono inventati tutto».

2 ottobre 1992 Si svolge a Palermo una manifestazione a favore della innocenza di  SCARANTINO

  • 21 novembre 1992 Un altro pentito fa i nomi. ESALVATORE AUGELLO, 37 anni. Accusa una quantità di persone, due delle quali implicate nel delitto Lima e nella strage in via D’Amelio. SEGUE
  • 26 novembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella
  • 13 dicembre 1992 Nuove accuse per SCARANTINO, 27 anni, unico indiziato della strage mafiosa di via D’Amelio è accusato anche di detenzione e traffico di cocaina.  Con il fratello maggiore Umberto, avrebbe organizzato una centrale per lo smistamento della droga nella borgata «Guadagna». Il gip di Palermo Giuseppe Di Lello emette contro i due fratelli Scarantino un ordine di custodia cautelare.  Anche Umberto Scarantino è dietro le sbarre: arrestato quattro mesi prima per spaccio di droga.  Il questore Matteo Cinque, polemicamente, in un comunicato precisa “che la pericolosità sociale di Vincenzo Scarantino «fu messa in dubbio dopo il suo arresto da persone certamente pilotate».  Le indagini di questi mesi, secondo la polizia, hanno dimostrato l’infondatezza di quei dubbi.”
  • 15 dicembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella
  • 23 dicembre 1992 ARNALDO LA BARBERA viene trasferito

1993

  • 12 gennaio 1993 Audizione Capo Servizi Segreti  Direttore Sisde ANGELO FINOCCHIARO
  • 15 gennaio 1993 Viene arrestato il capo di Cosa nostra TOTÒ RIINA
  • 15 gennaio 1993 Insieme a TOTÒ RIINA viene arrestato SALVATORE BIONDINO che verrà poi  condannato all’ergastolo per la strage di Capaci e quella di via D’Amelio e a 26 anni di reclusione per il fallito attentato dell’Addaura.
  • 9 febbraio 1993 AUDIZIONE  di GASPARE MUTOLO in Commissione parlamentare Antimafia. Cronaca dell’ultimo interrogatorio di Paolo Borsellino
  • 28 maggio 1993 Avrebbe manomesso la centralina collegata alla casa dei familiari del giudice e poi avvertito i boss Tecnico dei telefoni controllava Borsellino  Tecnico di una società che si occupa di impianti telefonici, fratello di un presunto mafioso: l’ideale per dare via libera ai mafiosi incaricati della strage in via D’Amelio a Palermo. E’ Pietro Scotto, 43 anni, fermato su ordine dei giudici di Caltanissetta per concorso nella strage. SEGUE
  • 4 giugno 1993 SANTINO DI MATTEO viene arrestato il 4 giugno 1993. Accusato di 10 omicidi mafiosi decide di collaborare con la giustizia.  Il 23 novembre dello stesso anno suo figlio Giuseppe viene rapito per le rivelazioni del padre sulla strage di Capaci e sull’uccisione dell’esattore IGNAZIO SALVO.
  • 26 novembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dal PM Fausto Cardella
  • 22 luglio 1993 Il boss SALVATORE CANCEMI, coinvolto nelle stragi di Capaci e Via D’Amelio si consegna ai Carabinieri
  • 31 luglio 1993 Per via D’Amelio fermato un sospettato Una persona sarebbe stata fermata ieri nell’ambito dell’inchiesta sulla strage del 19 luglio  SEGUE
  • 1 agosto 1993 Quei «trovarobe» di cosa nostra Così sembra di capire dai risultati delle indagini sulla strage di via D’Amelio che – dopo aver incastrato Vincenzo Scarantino, l’uomo a cui la mafia aveva affidato il compito di trovare l’auto da imbottire di tritoloieri hanno aggiunto un tassello, con l’arresto del carrozziere indicato come il «fornitore» delle targhe false.  SEGUE

14 settembre 1993 La “collaborazione” di FRANCESCO ANDRIOTTA  per la strage di via Mariano D’Amelio,  aprirà  la strada in maniera determinante a quella successiva di  SCARANTINO 

  • 9 ottobre 1993 PRESO L’ UOMO DELLA STRAGE  (?)
  • 3 novembre 1993  SCARANTINO  viene processato per spaccio di droga e venti giorni dopo condannato a nove anni di detenzione.
  • 25 novembre 1993 In occasione dell’interrogatorio FRANCESCO ANDRIOTTA  rende ulteriori dichiarazioni SEGUE  
  • 2o-22 dicembre 1993 Colloquio investigativo LA BARBERA/SCARANTINO

1994

  • 2 febbraio 1994 Colloquio investigativo LA BARBERA/SCARANTINO

24 giugno 1994 VINCENZO SCARANTINO decide di “collaborare” quasi due anni dopo essere stato arrestato e formalmente accusato d’aver partecipato all’organizzazione della strage di via D’Amelio. VERBALE (non depositato) interrogatorio SCARANTINO colloquio investigativo nel carcere di Pianosa con Arnaldo La Barbera, I magistrati presenti a quel suo primo verbale da “collaboratore” furono Carmelo Petralia e Ilda Boccassini.  A partire da quella notte (e da un “pentimento” a lungo precedentemente costruito) l’indagine colleziona un’imbarazzante serie di forzature investigative procedurali, tutte collegate alla gestione del collaboratore Scarantino. Che si possono riassumere come segue:

 perché furono autorizzati colloqui investigativi con Scarantino dopo l’inizio della sua collaborazione?
 perché Scarantino non venne affidato al servizio centrale di protezione ma ai poliziotti del gruppo “Falcone-Borsellino” diretto da La Barbera?
 perché i pm di Caltanissetta non depositarono nel Borsellino 1 i verbali del confronto fra il presunto pentito Scarantino e i collaboratori di giustizia
Cancemi, Di Matteo e La Barbera che lo smentivano palesemente?
 perché i pm di Caltanissetta, e successivamente i giudici, non tennero in alcuna considerazione le due ritrattazioni di Scarantino?
 perché non fu mai redatto un verbale del sopralluogo della polizia assieme a Scarantino nel garage dove sosteneva di aver trasportato la 126 poi trasformata in autobomba?
 chi è l’ispiratore dei verbali, con a margine delle annotazioni a penna, consegnati a Scarantino prima dei suoi interrogatori?
 Perché non si tennero in alcuna considerazione le note critiche trasmesse dalla Boccassini e da Sajeva al pool di Caltanissetta?

  • 4 /13 luglio 1994, nel carcere di Pianosa, si effettuano 10 colloqui investigativi tra Vincenzo Scarantino e gli uomini del gruppo Falcone-Borsellino diretti da La Barbera. I magistrati che firmano l’autorizzazione per quei colloqui sono Ilda Boccassini e Roberto Saieva  
  • 15 luglio 1994 SCARANTINO viene interrogato da  Ilda Ilda Boccassini, alla presenza di Arnaldo La Barbera presso la casa di reclusione di Pianosa. Oltre a fornire una prima motivazione del suo “pentimento” SEGUE  
  • 16 luglio 1994  Il GIP di Caltanissetta, affida Vincenzo Scarantino alle “cure” del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino”. Una scelta che estromette di fatto e per un lungo periodo, il personale del Servizio Centroe di Protezione da qualsiasi contatto diretto con Scarantino.
  • 18 luglio 1994  SCARANTINO: ECCO PERCHE’ UCCISI BORSELLINO’ Nell’estate del ‘ 92, secondo Scarantino, stava per scoppiare una nuova sanguinosa guerra di mafia. Poi però ci fu il chiarimento tra Riina e le famiglie palermitane. Rivelazioni del tutto nuove, anche perché la fedeltà di Aglieri al capo dei capi non era stata mai messa in discussione da altri collaboratori della giustizia. ” Scarantino ha indicato tutti i responsabili di quell’ attentato: Già prima di pentirsi, Vincenzo Scarantino si era rivelato un collaboratore importantissimo per i giudici siciliani. Venne messo in cella con Francesco Andriotta, un altro uomo d’onore al quale raccontò le fasi della strage di via D’ Amelio. Poi Andriotta decise di collaborare con la giustizia e ai magistrati riferì quelle confessioni. Fu la svolta alle indagini: uno dopo l’ altro vennero arrestati Vincenzo Scotto, Pietro Orofino e Salvatore Profeta.

19 luglio 1994 Conferenza Stampa della Procura di Caltanisetta per fare il punto sulle indagini e comunicare, il grande passo avanti nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio: la collaborazione di Vincenzo Scarantino. A condurre la conferenza stampa il Procuratore capo Giovanni Tinebra e la sostituta procuratrice Ilda Boccassini.  “Noi oggi qui celebriamo il secondo anniversario dell’eccidio di via d’Amelio ed abbiamo la profonda, commossa, consapevole soddisfazione di celebrarlo nel modo giusto, cioè in maniera fattiva. Ieri infatti abbiamo chiesto ed ottenuto sedici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di alcuni dei mandanti e degli esecutori materiali della strage.(…) Scarantino. Io credo di poter dire finalmente che questa Direzione Distrettuale Antimafia ha onorato i suoi impegni. (…) Abbiamo una piena confessione con quindici chiamate in correità e siamo solo agli inizi. Abbiamo modo di affermare sul campo e con i fatti che anche questa strage fu ordinata da Totò Riina, il quale ebbe una riunione, con taluni pezzi della cupola, esattamente i capi dei mandamenti interessati sotto un profilo esecuzionale, vale a dire i mandamenti della Guadagna, Pietro Aglieri e Carlo Greco, e del Brancaccio, uno dei fratelli Graviano in rappresentanza degli altriScarantino è uno degli uomini d’onore riservati. (Giovanni Tinebra).  – AUDIO e TRASCRIZIONE  

  • 20 luglio 1994  ARNALDO LA BARBERA «Ecco come siamo riusciti ad incastrare la Cupola. La nostra carta vincente? Aver potuto contare su una squadra che si occupasse esclusivamente delle indagini sulle stragi di Capaci e via D’Amelio. Trentotto uomini.  Nessun Rambo, al contrario tutti “normalissimi” investigatori dotati di molto cervello e pochi muscoli. Gente abituata a stare davanti al computer, a soffrire ma a resistere, a non innervosirsi se il “risultato” tarda ad arrivare”. SEGUE
  • 28 luglio 1994 SCARANTINO  è interrogato da Ilda Boccassini e Roberto Saieva, alla presenza di Vincenzo Ricciardi.  
  • 9 agosto  1994 Nuovo intervento pubblico della procura di Caltanissetta, questa volta affidata al sostituto CARMELO PETRALIA : ha avuto un contatto con un ufficiale di polizia giudiziaria, Arnaldo La Barbera, ed ha potuto probabilmente maturare in modo più sereno il suo proposito di collaborare con la giustizia”.
  • 11 agosto 1994  SCARANTINO è interrogato da Giovanni Tinebra, Anna Maria Palma e Carmelo Petralia.
  • 12 agosto 1994 SCARANTINO è interrogato da Anna Maria Palma e Carmelo Petralia
  • 21 agosto 1994 Pentito di mafia sfrattato dai vicini Accolto il ricorso: la donna aveva sparato esasperata da quindici anni di violenze. Coinvolto nella strage di via D’Amelio, era in vacanza con la famiglia… SEGUE
  • 28 agosto 1994  Viene arrestato  TINNIRELLO, uno dei killer di Borsellino. È definitiva la condanna all’ergastolo per Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello nell’ambito del processo Capaci bis. Lo ha deciso la Cassazione rigettando i ricorsi dei 4 imputati. SEGUE
  • 6 settembre 1994  SCARANTINO interrogato da Ilda Boccassini, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma dichiara che nella  riunione presso la villa di tale Giuseppe Calascibetta, durante la quale Riina avrebbe deciso l’omicidio di Borsellino, sarebbero stati presenti  Salvatore Cancemi, Mario Santo Di Matteo e Gioacchino La Barbera.
  • 22 settembre 1994 VERBALE interrogatorio (non depositato) SCARANTINO
  • 23 settembre 1994 VERBALEinterrogatorio (non depositato) SCARANTINO 
  • 4 ottobre 1994  Strage di Via D’Amelio – Inizia il processo di primo grado

12 ottobre 1994 I pm BOCCASSINI e SAIEVA comunicano di ritenere SCARANTINO un teste inaffidabile “Il fatto che SCARANTINO mentisse in maniera grossolana”  ha detto BOCCASSINI alla Procura di Messina “ era percepibile il primo o secondo interrogatorio”.  

1995

  • Gennaio 1995, SCARANTINO  viene messo a confronto con tre boss (Salvatore Cancemi, Gioacchino La Barbera e Santino Di Matteo) chiamati in causa dallo stesso pentito, secondo cui avrebbero partecipato a un summit per l’eliminazione di Paolo Borsellino. I tre lo smentiscono e sostengono che lo Scarantino sia personaggio «totalmente estraneo a Cosa Nostra». Il verbale d’esordio dello Scarantino era stato firmato il 24 giugno del 1994, sei mesi prima, e risulta già pieno di annotazioni a margine da parte del poliziotto incaricato della sua tutela, il quale dirà però di aver scritto sotto richiesta dello stesso pentito che aveva difficoltà a leggere i verbali.
  • 31 gennaio 1995 e 16 ottobre 1997, FRANCESCO ANDRIOTTA viene esaminato, rispettivamente, nei dibattimenti di primo grado dei processi c.d. Borsellino uno e Borsellino bis ed, in specie, nella seconda occasione, approfondisce le accuse mosse nei confronti dello Scarantino SEGUE
  • 16 febbraio 1995 Ascoltato un perito.  Nel processo per la strage del 19 luglio 1992 la corte di assise di Caltanissctta ascolta la testimonianza del funzionario di polizia GIOACCHINO GENCHI, esperto in telecomunicazioni, che nella prima fase delle indagini svolse due consulenze sulle ipotesi che il telefono dell’abitazione dei familiari del magistrato fosse controllato mediante un’ intercettazione clandestina. Il perito, ha conferma 1′ipotesi.
  • 23 marzo 1995 AGNESE PIRAINO BORSELLINO depone al “BORSELLINO UNO”  AUDIO (1) AUDIO (2)    TESTO
  • 8 maggio 1995 Il pm CARMELO PETRALIA, che all’epoca coordinava l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, parla al telefono con SCARANTINO. Siamo tra il 22 dicembre 1994 e il 9 luglio 1995 In una telefonata Petralia dice: “Scarantino, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento… mi sono spiegato, Vincenzo… si sente pronto lei?…”  
    Il 5 dicembre 2019 verranno depositate a Caltanissetta le intercettazioni che secondo l’accusa dimostrerebbero la costruzione a tavolino del falso pentito Vincenzo Scarantino, e quindi il depistaggio sulle indagini relative alla strage di via D’Amelio.  Nelle bobine, rimaste fino a oggi misteriose, le registrazioni inedite dei colloqui tra Scarantino e i pm dell’epoca, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma, indagati a Messina con l’accusa di calunnia aggravata. Scarantino parlava anche con ANNAMARIA PALMA, che lo spingeva a collaborare con la procura di Palermo. “E’ importante che lei faccia questo interrogatorio”. Ma poi i magistrati di Palermo bocciarono senza alcuna riserva quel piccolo pregiudicato trasformato dai colleghi di Caltanissetta in un provetto Buscetta. In un’altra occasione, Annamaria Palma fece una sorta di mini interrogatorio al telefono con Scarantino. Anticipandogli una domanda che avrebbe poi fatto nel corso di un’audizione ufficiale. Stranezze, irregolarità, misteri. In quei giorni di maggio 1995, il falso pentito disse alla moglie di voler tornare in carcere. Ma poi cambiò idea. Qualcuno lo convinse?  
    «Sicuramente ci sarà anche il dottor Tinebradice Petralia a Scarantino riferendosi all’allora procuratore di Caltanissetta – quindi tutto lo staff delle persone che lei conosce. E lei potrà parlare con Tinebra, con La Barbera di tutti i suoi problemi, così li affrontiamo in modo completo». Poco prima Petralia dice a Scarantino, come si legge nelle trascrizioni delle bobine depositate: «Ci dobbiamo tenere molto forti perché siamo alla vigilia della deposizione» In una altra trascrizione appare la telefonata con la pm Annamaria Palma. «Mi hanno detto che io sono un collaboratore della polizia non della magistratura», le dice. Ma il magistrato, che ha coordinato le prime indagini sulla strage di via D’Amelio, rassicura Scarantino: «No, no. Lei è un collaboratore con tanto di programma di protezione, già disposto dal ministero. Quindi, dalla Commissione speciale, per cui questo suo discorso è sbagliato». Ma Scarantino ribatte: «non è che l’ho detto io, me lo hanno detto». Scarantino disse alla moglie Rosalia Basile, nel corso di un colloquio nel carcere di Pianosa: «Non ce la faccio più a Pianosa. O mi impicco, oppure inizio a collaborare con i magistrati»
  • 9 maggio 1995 ARNALDO LA BARBERA depone al processo d’appello del  “Borsellino Uno” – AUDIO
  • 10 maggio 1995 VERBALE (non depositato) interrogatorio di SCARANTINO 
  • 10 maggio 1995 SALVATORE LA BARBERA  depone al “Borsellino Uno” – AUDIO
  • 24 maggio 1995 VINCENZO SCARANTINO compare per la prima volta in Corte d’Assise al “Borsellino Uno”
  • 25 maggio 1995 «Così condannammo Borsellino» Pentito rivela: «I boss dissero: quel cornuto è più pericoloso di Falcone » Luce sul vertice in cui fu deciso l’attentato La «verità» del pentito Vincenzo Scarantino ha assunto risvolti impressionanti SEGUE
  • 26 luglio 1995 AGNESE PIRAINO BORSELLINO depone al BORSELLINO UNO
  • 26 luglio 1995  Si diffondono le “voci” secondo le quali SCARANTINO avrebbe deciso di ritirare le accuse.

 

 

26 luglio 1995 Scarantino telefona a Studio Aperto e dice di essersi inventato tutto – AUDIO

La storia del nastro PA001202: lo scoop insabbiato e ufficialmente cancellato che svelava il depistaggio con 13 anni di anticipo…“Scarantino mi disse che era stato torturato, che gli avevano fatto urinare sangue mentre era detenuto a Pianosa, che lui dell’attentato non sapeva nulla e che aveva accusato innocenti”.  La ritrattazione avvenne nel 1995. Finita l’intervista con Mangano il cronista ricevette una chiamata dalla questura in cui gli si disse che lo cercava l’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, all’epoca a capo del pool investigativo che indagava sulle stragi. “Capii che Scarantino era intercettato, altrimenti com’è avrebbero fatto a sapere della mia intervista?”, ha raccontato Mangano ai magistrati.
Lo scoop censurato
Il racconto di Mangano in Commissione Antimafia Regione Sicilia

  • 27 luglio 1995 SCARANTINO fa marcia indietro 
  • 10 ottobre 1995 In un esposto consegnato alla procura di Palermo, ROSALIA BASILE, moglie di SCARANTINO, accusa i magistrati della procura di Caltanissetta di avere estorto al marito le sue confessioni. 
  • 2 novembre 1995 SCARANTINO riafferma di essere “pentito” e leale collaboratore della giustizia

1996

  • 27 gennaio 1996 SENTENZA “Borsellino Uno”  La sentenza Dopo 65 ore di camera di consiglio, la Corte di Assise di Caltanissetta condanna:
    • Giuseppe Orofino alla pena dell’ergastolo per essersi procurato le disponibilità delle targhe e dei documenti di circolazione e assicurativi falsi che avevano permesso alla circolazione Fiat 126 di circolare e di essere parcheggiata in via D’Amelio;
    • Vincenzo Scarantino alla pena di 18 anni di reclusione e 4,5 milioni di multa per aver rubato, riempito di esplosivo e collocato in Via d’Amelio la Fiat 126, insieme a Salvatore Profeta, condannato all’ergastolo.
    • Pietro Scotto alla pena dell’ergastolo per aver manomesso l’impianto telefonico del palazzo di via d’Amelio per sapere, grazie alle telefonate alla madre di Paolo Borsellino, gli spostamenti del magistrato.

    Alla lettura della sentenza, Orofino sbatté la testa contro le sbarre della prigione urlando “La vita m’arrubasti!” e venne fermato sanguinante dai carabinieri. Nell’impassibilità di Scotto e Profeta, le familiari dei condannati scoppiano in grida e pianti. L’aula viene sgomberata e gli avvocati di parte civile scortati all’uscita.

  • 7 giugno 1996 Inizia la collaborazione di CALOGERO GANCI  figlio di Raffaele Ganci, appartenente al mandamento della Noce, iniziò a collaborare perché colpito dall’omicidio del piccolo Santino Di Matteo.
  • 4 luglio 1996 inizia la collaborazione di FRANCESCO PAOLO ANZELMO Affiliato nel 1980, Anzelmo fece parte della famiglia della Noce prima aggregata al mandamento di Porta Nuova, poi divenuta un mandamento autonomo. Iniziò a collaborare perché non condivideva più le regole di Cosa Nostra. Anzelmo dichiarò fin da subito di non aver partecipato alla strage e di non conoscerne i fatti specifici. Specificò, tuttavia, l’importanza della Commissione e ne indicò la composizione.
  • 21 ottobre 1996 Inizia il processo “Borsellino Bis” L’accusa è rappresentata dai pm ANNAMARIA PALMA e ANTONINO DI MATTEO. Gli imputati sono diciotto: Mandanti: Salvatore Riina, Carlo Greco, Salvatore Biondino, Pietro Aglieri, Giuseppe Graviano. Esecutori materiali: Gaetano Scotto e Francesco Tagliavia. Altri imputati: Giuseppe Calascibetta, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Cosimo Vernengo, Lorenzo Tinnirrello, Giuseppe Urso, Salvatore Vitale, Gaetano Murana, Antonio Gambino, Salvatore Tommaselli e Giuseppe Romano. L’accusa si basa sulle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, Salvatore Cancemi, Giovanbattista Ferrante, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anselmo.  

1997

  • 17 marzo 1997 Il GUP del Tribunale di Caltanissetta rinvia a giudizio, nel terzo troncone d’inchiesta (che riguarda i mandanti e gli esecutori per così dire minori), 26 persone.
  • 6 febbraio 1997, All’udienza del Borsellino Uno, GIOVAN BATTISTA FERRANTE dichiara che tra le varie ragioni della sua scelta di collaborare vi é stata anche la confessione di innocenza di Pietro Scotto, con cui condivideva la cella, accusato, in primis da Scarantino e successivamente riconosciuto in foto dai parenti di Borsellino, di essere il tecnico dell’impianto telefonico del condominio della famiglia Fiore-Borsellino che aveva effettuato un’intercettazione abusiva sull’utenza della famiglia Fiore, così da sapere i movimenti del giudice.
    Il collaboratore riferisce inoltre che disponevano di cinque telecomandi (tra cui quello utilizzato per via D’Amelio) custoditi nella casa di Piazza Maio e acquistati da Giuseppe Biondo su richiesta di Salvatore Biondino e che il sabato prima della strage, lui, Biondino e Salvatore Biondo andarono in zona “Case Ferreri” e testarono uno dei telecomandi.
  • 12-15 maggio 1997 SCARANTINO  depone al Borsellino Bis – AUDIO
  • 4 giugno 1997 SALVATORE CANCEMI depone al “Borsellino Uno”AUDIO  Entrato in Cosa Nostra nel 1976, Salvatore Cancemi diventò componente della famiglia di Porta Nuova che faceva parte dell’omonimo mandamento capeggiato da Pippo Calò. Divenuto sottocapo, grazie agli ottimi rapporti con Raffaele Ganci e Totò Riina iniziò a partecipare dopo alcuni anni alle riunioni della Commissione. Nel luglio 1993, da latitante, si costituì con l’intenzione di collaborare perché non vedeva più in Cosa Nostra il rispetto di alcuni valori. Per prima cosa, nell’udienza del 4 giugno 1997, rivelò l’organigramma della Commissione durante il ’92, nominando mandamenti e relativi capi, specificandone la competenza decisionale sugli omicidi eccellenti. Specificò inoltre una riunione precisa tenutasi a casa di Girolamo Guddo tra giugno e luglio ’92, cui parteciparono lo stesso Cancemi, Totò Riina, Salvatore Biondino e Raffaele Ganci. In quell’occasione il collaboratore riferì di aver sentito parlare Riina e Ganci della prossima strage affermando che sia Falcone sia Borsellino facevano parte di un unico grande disegno stragista poiché reputati i peggiori nemici di Cosa Nostra. Nella stessa udienza Cancemi descrisse gli avvenimenti del 19 luglio: la mattina passò a prenderlo Raffaele Ganci per poi dirigersi all’abitazione di Borsellino dove vide, perlustrando la zona, Salvatore Biondino, Salvatore Biondo, Giovan Battista Ferrante, Mimmo Ganci e Antonio Galliano. Dopo che Mimmo comunicò di non aver visto passare il giudice si rimandò l’operazione al pomeriggio. Cancemi rimase nella stalla del Priolo fino a quando, poco dopo le 17:00, arrivarono gli altri con anche Stefano Ganci e brindarono al buon esito.  Infine, nell’udienza del 13 ottobre 1997, il collaboratore dichiarò di aver saputo da Raffaele Ganci pochi giorni dopo la strage che vi parteciparono anche Pietro Aglieri, Carlo Greco, i fratelli Graviano, Ciccio Tagliavia e un certo Vitale con la casa in via D’Amelio.

    1 luglio 1997 Viene arrestato GASPARE SPATUZZA

  • 6 luglio 1997 PIETRO AGLIERI, coinvolto anche nelle stragi di Capaci e di via d’Amelio,  viene arrestato a Bagheria e condannato all’ergastolo.
  • 15 luglio 1997 –  Inizia il processo d’appello del “BORSELLINO UNO”
  • 22 luglio 1997 il gip del tribunale di Caltanissetta, GILDA LOFORTI, dispone con due decreti il sequestro preventivo di fotografie, negativi, filmati, identikit e “in ogni caso – si legge nella nota che accompagna i provvedimenti – di tutte le immagini comunque ritraenti il collaboratore di giustizia VINCENZO SCARANTINO” e di sua moglie, ROSALIA BASILE.
  • 4 settembre 1997  Nell’udienza Borsellino Uno GIOVAN BATTISTA FERRANTE racconta  di aver partecipato il 19 luglio al “pattugliamento” della zona con il compito di comunicare l’arrivo del corteo di auto dal suo telefono cellulare. Poco dopo il boato raggiunse una villa in via Regione Siciliana dove potè confermare la presenza di dieci persone, tra cui Salvatore Cancemi, Domenico e Raffaele Ganci, Salvatore Biondo e Salvatore Biondino
  • 16 settembre 1997  SCARANTINO revoca il mandato al suo legale, l’avv. LUCIA FALZONE. La Falzone aveva assunto la difesa del “pentito” nel settembre del 1994. Al suo posto viene nominato l’avv. ENZO GUARNERA, altro legale esperto nell’assistenza ai “pentiti”.
  • 18 settembre 1997  «Brusca non è un vero pentito» «Noi non gli crediamo nella maniera più assoluta». Vuole arrivare alla revisione del maxi-processo? /pm di Caltanissetta: è solo un abile depistatore. La procura di Caltanissetta boccia il «dichiarante» Giovanni Brusca. Nell’udienza preliminare del processo Borsellino-ter – che s’è conclusa con il rinvio a giudizio di ventisei imputati, compreso Brusca, accusati di aver deliberato ed eseguito la strage – i pm Carmelo Petralia, Nino Di Matteo e Anna Palma hanno definitivamente espresso il loro parere negativo sull’aspirante pentito considerato solo un abile «depistatente. SEGUE
  • 1 dicembre 1997 SALVATORE CANDURA depone al Borsellino Bis
  • 16 dicembre 1997 FRANCESCO ANDRIOTTA depone al Borsellino Bis

 

1998

  • 28 gennaio 1998 Inizia il processo “Borsellino Ter”.
  • 13 febbraio 1998 ANTONIO GALLIANI  riferisce  che qualche giorno prima della strage di via D’Amelio Raffaele Ganci gli disse di tenersi libero per pedinare il giudice Borsellino, ma per problemi di lavoro si fece sostituire dal cugino Stefano Ganci. Dichiara inoltre di aver appreso dal cugino Mimmo Ganci che sul luogo dell’attentato operavano Pietro Aglieri e i fratelli Graviano, mentre i mandamenti di Porta Nuova, Noce e la famiglia si S.Lorenzo fungevano da” punto di appoggio.  Antonio Galliano fu combinato come “uomo d’onore riservato” con l’obbligo di obbedire solo a suo zio Raffaele Ganci, reggente del mandamento della Noce. Iniziò a collaborare il 19 luglio 1996. Galliano e dichiarò che  che le stragi di Capaci e via D’Amelio furono il risultato della sentenze del Maxiprocesso. 
  • 17 aprile 1998 ARNALDO LA BARBERA depone al processo del  “Borsellino Bis” – AUDIO

26 giugno 1998 Storia di un incontro segreto. Il contenuto del colloquio del 1998 tra VIGNA, GRASSO e SPATUZZA, diviene noto grazie ad un “disguido”. VERBALE  dell’incontro. Quando Spatuzza parlò di via D’Amelio, e non successe niente per dieci anni

  • 24 luglio 1998 ROSARIO SCARANTINO, depone al Borsellino Bis e riferisce che il fratello si è inventato tutto perché, dopo essere stato arrestato e sottoposto al carcere duro, per ingraziarsi i magistrati ha accusato gli altri imputati del processo.
  • 2 settembre 1998era in corso l’interrogatorio del collaboratore di giustizia SCARANTINO, che io assistevo, quando a un certo punto il mio assistito ritrattò tutte le dichiarazioni fatte precedentemente” sulla strage di via D’Amelio, “dicendo di essere stato costretto a fare quelle dichiarazioni”. “Le sue parole sconcertarono un po’ tutti. Soprattutto i magistrati. Dopo un po’, nel corso dello stesso interrogatorio ritrattò la sua stessa ritrattazione e confermò quanto detto in precedenza ai magistrati”.  A raccontarlo, in aula, deponendo al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio è l’avvocato Santino Foresta, ex legale del falso pentito Vincenzo Scarantino, l’ex collaboratore che con le sue dichiarazioni depistò le prime indagini sulla strage di via d’Amelio facendo condannare degli innocenti.  (Adnkronos) 

 

 

COMO 15 settembre 1998 – In Corte d’Assise Scarantino ritratta: “Su via D’Amelio inventai tutto.”

 Il 16 settembre 1998, presso l’aula bunker di Como  il confronto  tra Brusca Giovanni e Scarantino Vincenzo.

15 dicembre 1998 Dalla requisitoria del pm ANTONINO DI MATTEO. Al Borsellino Bis sulla credibilità del “pentito” SCARANTINO.        

1999

  • 23 gennaio 1999 SENTENZA processo d’appello “Borasellino Uno
  • 13 febbraio 1999 SENTENZABorsellino Bis”: sette ergastoli (Salvatore Riina, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, Francesco Tagliavia, Salvatore Biondino e Gaetano Scotto). Poi, dieci altre condanne per associazione mafiosa.  
  • 13 febbraio 1999  Profilo di SCARANTINO dalla Sentenza del “Borsellino Bis”
  • 13 febbraio 1999 Le dichiarazioni di VINCENZO SCARANTINO, SALVATORE CANDURA, FRANCESCO ANDRIOTTA dalla Sentenza Borsellino Bis
  • 9 dicembre 1999 La corte d’Assise di Caltanissetta condanna all’ergastolo altri 17 accusati nel terzo filone d’inchiesta denominato “Borsellino-ter” SENTENZA  Il collegio presieduto da Carmelo Zuccaro infligge  17 ergastoli e 175 anni di reclusione, dieci le assoluzioni. Carcere a vita per Giuseppe Madonia, Nitto Santapaola, Giuseppe Farinella, Raffaele Ganci, Antonino Giuffrè, Filippo Graviano, Michelangelo La Barbera, Giuseppe e Salvatore Montalto, Pippo Calò, Bernardo Brusca, Matteo Motisi, Bernardo Provenzano, Salvatore Biondo (classe 1955), Cristoforo Cannella, Domenico e Stefano Ganci. Ventisei anni per il pentito Salvatore Cancemi, 23 per Giovanbattista Ferrante, 16 a Giovanni Brusca.In appello, per Cancemi e Ferrante è arrivato uno sconto di pena: la corte presieduta da Giacomo Bodero Maccabeo gli ha riconosciuto l’attenuante prevista per i collaboratori di giustizia. Ma dei 22 ergastoli chiesti dalla procura generale, ne sono stati decretati solo 11 (e due sono nuovi: per Salvatore Biondo, classe 1956 e Francesco Madonia). Cadono quelli inflitti in primo grado per Stefano Ganci (condannato a 30 anni), per Giuseppe Farinella, Giuseppe Madonia, Nitto Santapaola, Nino Giuffrè, Salvatore Montalto e Matteo Motisi, condannati a 20 anni. L’intervento della Cassazione, di annullamento con rinvio di alcune posizioni, ha determinato un nuovo processo d’appello, a Catania.

2000

  • 18 dicembre 2000 SENTENZA Cassazione “Borsellino Uno” – La Corte di Cassazione conferma la sentenza della Corte d’Assise d’Appello nei confronti di ogni imputato. L’ergastolo a SALVATORE PROFETA conferma dunque la responsabilità della famiglia di Santa Maria del Gesù nella strage in termini organizzativi e operativi. “La Corte ha ritenuto inconsistente e del tutto inattendibile la ritrattazione generale di Scarantino perché essa era il risultato di pressioni esterne esercitate sul collaboratore attraverso il suo nucleo familiare da elementi inseriti nel contesto mafioso palermitano e perché era caduta anche una circostanze che avevano trovato positiva conferma in altre acquisizioni probatorie, quali: le dichiarazioni di Candura, Augello e Francesco Marino Mannoia circa al frequentazione di Pietro Aglieri, capo-mandamento di Santa Maria di Gesù, e il coinvolgimento nel traffico di stupefacenti nel quartiere della Guadagna; le concordi dichiarazioni di Candura e Valente e i rilievi tecnici circa l’incarico di rubare la Fiat 126, la consegna e l’effettivo utilizzo della medesima in via D’Amelio come autobomba; la deposizione di padre Giovanni Neri, parroco di Marzaglia, circa el forti pressioni esercitate su Scarantino a partire dal giugno 1998 perché ritrattasse le originarie accuse.”

2001

  • 9 maggio 2001 ARNALDO LA BARBERA depone al processo d’appello del  “Borsellino Bis” – AUDIO
  • 23 maggio 2001 I dubbi sulle indagini effettuate e sulla loro modalità, i contatti telefonici fra esponenti mafiosi e uomini dei servizi segreti
  • 19 luglio 2001 all’udienza d’Appello del “Borsellino bis”, la Corte accoglie le richieste dell’avv. ROSALBA DI GREGORIO, acquisendo al fascicolo del dibattimento anche la “proposta sanitaria” dell’ospedale militare di Chieti che esonerò dal servizio di leva VINCENZO SCARANTINO. Nel referto, SCARANTINO viene definito “neurolabile”, un soggetto che “minaccia reazioni al minimo stimolo esogeno non gradito”.

2002

  •  1 febbraio 2002 SCARANTINO al processo d’Appello, afferma: “Ho ritrattato perché mi hanno minacciato, la verità è quella che ho detto nel processo di primo grado”.
  • 7 febbraio 2002 Appello Borsellino Ter – La SENTENZA: Vengono annullati sei ergastoli: a Benedetto Santapaola, Giuseppe Madonia, Giuseppe Farinella, Salvatore Montalto, Matteo Motisi, Antonino Giuffrè. Vengono confermati gli ergastoli a: Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele Ganci, Domenico Ganci, Francesco Madonia, Cristoforo Cannella, Filippo Graviano, Giuseppe Montalto, Salvatore Biondo (classe ’56) e Salvatore Biondo (classe ’55).Vengono condannati a trent’anni Stefano Ganci, a vent’anni Benedetto Santapaola, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè, Giuseppe Madonia, Salvatore Montalto e Matteo Motisi. Le altre pene sono confermate. Di fatto vengono ridotte nettamente le pene richieste dai sostituti procuratori generali Giovanna Romeo e Dolcino Favi, ovvero ben ventidue ergastoli.
  • 7 febbraio 2002 VIA D’AMELIO – Le risultanze delle indagini tecniche.
  • 18 marzo 2002 SENTENZA appello “BORSELLINO BIS” La sentenza viene emessa 2002 dalla Corte di Assise d’Appello di Caltanissetta.  Non tenendo conto delle ritrattazioni di VINCENZO SCARANTINO, vengono inflitti tredici ergastoli. Oltre ai sette ergastoli del primo grado vengono condannati al carcere a vita anche Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso e Gaetano Murana. Le altre condanne vengono confermate. 
  • 22 novembre 2002 SCARANTINO viene condannato a otto anni di reclusione dal Gip di Roma Renato Croce per calunnia nei confronti dei pm palermitani ANNAMARIA PALMA e CARMELO PETRALIA oltre che del defunto ARNALDO LA BARBERA.

2003

  • 17 gennaio 2003 SENTENZA Cassazione Borsellino Ter  Vengono confermati gli ergastoli aGiuseppe Calò, Raffaele Ganci, Michelangelo La Barbera, Cristoforo Cannella, Filippo Graviano, Domenico Ganci, Salvatore Biondo (classe ’55) e Salvatore Biondo (classe ’56). Vengono confermate le assoluzioni per Salvatore Montalto, Benedetto Spera e Mariano Agate. Vengono annullate le condanne per strage di Stefano Ganci e Francesco Madonia, accusati della sola associazione mafiosa. Vengono annullate con rinvio le assoluzioni di Benedetto Santapaola, Antonino Giuffrè, Giuseppe Farinella e Salvatore Buscemi, e le condanne di Giuseppe Madonia e Giuseppe Lucchese.
  • 17 gennaio 2003  (…) dal fatto che alla decisione dell’omicidio Borsellino, il cui intento datava al 1980, dopo la strage di Capaci, un’indubbia accelerazione, tanto che il mandato di uccidere Calogero Mannino, conferito a Giovanni Brusca, venne sospeso per dare corso a questo delitto. Che il Riina, apparso a molti preso da frenesia, al riguardo aveva parlato “di impegni presi da fare subito “ che si era assunto in proprio la responsabilità, che anche gli atti di esecuzione aveva o risentito della fretta (furto all’ultimo minuto della 126).  Corte di Cassazione
  • 19 gennaio 2003  La Cassazione annulla le assoluzioni decise dalla Corte di Appello di Caltanissetta nei confronti di Salvatore Buscemi, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè e Benedetto Santapaola,prosciolti dall’accusa di strage per la morte del giudice Paolo Borsellino
  • nel cosiddetto processo Borsellino Ter. Sarà la Corte d’Assise d’Appello di Catania a dover nuovamente pronunciarsi sul caso. Restano confermate le responsabilità nella strage di Giuseppe Calò, Filippo Graviano e Francesco Madonia. Cosi come restano le condanne per strage di Salvatore Biondo (classe 1955), Salvatore Biondo (classe 1956), Cristoforo Cannella, Domenico Ganci, Raffaele Ganci e Michelangelo La Barbera. La Cassazione ha stabilito che non debba essere annullata l’assoluzione decisa in appello per Mariano Agate, Antonino Ceraci, Salvatore Montalto, Matteo Motisi, Benedetto Spera e Giuseppe Madonia. 

21 aprile 2003 E’ ufficiale: le dichiarazioni di SPATUZZA sono state riscontrate in tutti i punti che riguardano la strage di via D’Amelio ne consegue quindi che SCARANTINO SEGUE

  • 3 luglio 2003 SENTENZA Cassazione “Borsellino Bis”. Tutte le condanne del processo vengono confermate dai giudici della  Cassazione.
  • 9 luglio 2003 Inizia il processo Capaci/Via D’Amelio – stralcio del Borsellino-ter e di una parte del procedimento per la strage di Capaci SEGUE
  • 29 luglio 2003 La procura distrettuale antimafia di Caltanissetta avvia indagini per accertare se davvero – come SCARANTINO aveva ammesso in passato,  il primo verbale di interrogatorio reso, nel 1994, dallo stesso sia stato aggiustato .
  • 21 novembre 2003 L’attendibilità di GASPARE SPATUZZA si rafforza. VITTORIO TUTINO uomo della cosca palermitana di Brancaccio, nel corso di un interrogatorio a Caltanissetta davanti ai magistrati del pool che indaga sulle stragi del ‘92, fornisce infatti una versione coincidente con quella di  SPATUZZA. La versione di SCARANTINO è così definitivamente smontata. Conferma agli inquirenti di aver preso parte ai preparativi della strage Borsellino, fornendo l’auto, poi imbottita di esplosivo e posteggiata sotto casa della mamma del giudice, in via D’Amelio. L’uomo, condannato a 28 anni per le autobombe del ’93, ha confermato di aver agito assieme a SPATUZZA.

2004

  • 23 gennaio 2004 Anche per GIOVANNI BRUSCA Scarantino era “un pazzo” ma la denuncia resta ignorata.  Incomprensibile la scelta di non approfondire le dichiarazioni di Giovanni Brusca su Scarantino. Brusca (collaborante a pieno titolo ormai da cinque anni) depone  in un dibattimento in corso nell’aula bunker del carcere di Firenze dinanzi la Corte di Assise d’Appello di Catania, dove é in corso, a seguito del rinvio della Cassazione, il processo stralcio delle due stragi: «Con le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino ci sono degli innocenti in carcere… questo qua, per me, fra virgolette è un pazzo». La denuncia resta lettera morta. Mancano ancora quattro anni all’inizio della collaborazione di SPATUZZA. Come  é possibile che uno dei pentiti più accreditati dai magistrati sia stato creduto per tutto ciò che ha ricostruito ma totalmente ignorato nel momento in cui demolisce la credibilità di Vincenzo Scarantino?.
  • 27 gennaio 2004 LUCIA e  MANFREDI depongono al processo Canale
  • 15 novembre 2004 Il maresciallo CANALE non tradì Borsellino

2006

  • 21 aprile 2006 Il processo Borsellino ter, accorpato a uno dei filoni processuali della strage di Capaci, si conclude  dopo che la Cassazione aveva parzialmente annullato la sentenza del 2003 della Corte d’Appello di Caltanissetta, trasferendo il fascicolo a Catania. Inflitte condanne a vita a Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele e Domenico Ganci, Francesco e Giuseppe Madonia, Giuseppe e Salvatore Montalto, Filippo Graviano, Cristoforo Cannella, Salvatore Biondo il “corto” e Salvatore Biondo il “lungo’”, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi, Benedetto ”Nitto” Santapaola, Mariano Agate, Benedetto Spera. I due “collaboratori di giustizia” Antonino Giuffré e Stefano Ganci sono stati condannati rispettivamente a 20 e 26 anni di reclusione. Condannati anche altri tre “pentiti”: Salvatore Cancemi (18 anni e 10 mesi), Giovanni Brusca (13 anni e 10 mesi), Giovambattista Ferrante (16 anni e 10 mesi).

2008

  • 1 aprile 2008 GIOVANNI ARCANGIOLI: Non luogo a procedere – Sentenza GUP per aver sottratto l’Agenda Rossa de dottor Borsellino
  • 19 febbraio 2008 Relazione Parlamentare Antimafia – Testimoni di Giustizia –
  • 19 febbraio 2008 AGNESE BORSELLINO: «Se mi dicono perché l’hanno fatto, se confessano, se collaborano con la giustizia, perché si arrivi ad una verità vera, io li perdono. Devono avere il coraggio di dire chi glielo ha fatto fare, perché l’hanno fatto, se sono stati loro o altri, dirmi la verità, quello che sanno, con coraggio, con lo stesso coraggio con cui mio marito è andato a morire, di fronte al coraggio io mi inchino, da buona cristiana dire perdono, ma a chi? Io perdono coloro che mi dicono la verità ed allora avrò il massimo rispetto verso di loro, perché sono sicura che nella vita gli uomini si redimono, con il tempo, non tutti, ma alcuni si possono redimere è questo quello che mi ha insegnato mio marito».

 

 

QUANDO SPATUZZA PARLÒ DI VIA D’AMELIO E NON SUCCESSE NIENTE PER DIECI ANNI

 

Le deposizioni di Gaspare Spatuzza

 

Il racconto di Spatuzza è dettagliato: dopo gli opportuni riscontri svolti dal centro operativo DIA di Caltanissetta, i magistrati hanno chiari i retroscena della strage Borsellino, organizzata dal clan mafioso di Brancaccio, diretto dai fratelli Graviano.  E’ rimasto il mistero su un uomo che il giorno prima della strage avrebbe partecipato alle operazioni di caricamento dell’esplosivo sulla 126, in un garage di via Villasevaglios, a Palermo. Spatuzza non lo conosce, i magistrati sospettano che possa essere un appartenente ai servizi segreti.

  • 26 giugno 2008 GASPARE SPATUZZA decide di collaborare. Nel luglio 2008 SPATUZZA confessa di essere stato lui l’autore del furto della 126 utilizzata per l’attentato e scagiona SCARANTINO auto-accusandosi della strage, ha portato alla luce la falsa ricostruzione giudiziaria fino ad allora allestita, obbligando gli inquirenti a ricominciare a distanza di quasi vent’anni le indagini e di processi.  
  • 3 luglio 2008 Una volta che ero in macchina con CANNELLA che mi disse che dovevamo rubare una Fiat 126; intendo precisare che gli ordini che dava CANNELLA dovevano intendersi come dati da GIUSEPPE GRAVIANO. Feci presente al CANNELLA che non ero capace a rubare quel tipo di macchina, ma questi ribadì che si doveva rubare: capii allora, dalla categoricità del CANNELLA, che doveva servire per un attentato e mi venne espressamente in mente la strage Chinnici. Chiesi allora il permesso di utilizzare per questa azione VITTORIO TUTINO, così come chiesi al CANNELLA se avessi dovuto rubare o meno la macchina solo nella zona di Brancaccio ed il CANNELLA mi disse che ne doveva parlare con GIUSEPPE GRAVIANO. Dopo una settimana circa Cannella mi diede il permesso di poter utilizzare il Tutino e mi disse che non avevo limiti territoriali per rubare la machina. Il furto materialmente avvenne dopo circa un mese dopo rispetto… INTERROGATORIO SPATUZZA

15 ottobre 2008 Diventa ufficiale il “pentimento” di GASPARE SPATUZZA, killer del gruppo di fuoco dei fratelli GRAVIANO, boss di Brancaccio. SPATUZZA fa una rivelazione che sbugiarda definitivamente Scarantino.

2009

10 marzo 2009 SALVATORE  CANDURA: ammette di aver dichiarato il falso in merito al furto della Fiat 126 di VALENTI Pietrina e di essere stato spinto a rendere quelle dichiarazioni dal dottor LA BARBERA Arnaldo e, successivamente, anche dal dottor SALVATORE LA BARBERA e dal dottor RICCIARDI. VERBALE INTERROGATORIO

22 aprile 2009 Secondo ANTONINO DI MATTEO il pentito GASPARE SPATUZZA non doveva essere protetto.

  • 17 luglio 2009 Verbale interrogatorio FRANCESCO ANDRIOTTA
  • 31 luglio 2009 GASPARE SPATUZZA è considerato “attendibile”. Lo dicono le procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze che hanno espresso parere favorevole per il riconoscimento delle misure di sicurezza provvisorie all’aspirante “pentito”, prima tappa per l’accesso al programma di protezione definitivo.
  • 17 settembre 2009 VERBALE interrogatorio GASPARE SPATUZZA che fra l’altro dichiara: “il giorno della strage mi sono recato, assieme alla mia famiglia SEGUE
  • 28 settembre 2009 VERBALE interrogatorio di VINCENZO SCARANTINO  che fra l’altro dichiara: “Il dott. Arnaldo LA BARBERA ha fatto con me alcuni colloqui investigativi, tra cui i primo prima del Natale del 1993. Lui mi diceva che dovevo confessare  SEGUE

2010

  • 2 gennaio 2010 Verbale di sommarie informazioni della signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO davanti al Procuratore della Repubblica Sergio Lari e dell’Aggiunto Domenico Gozzi VERBALE
  • 15 giugno 2010 GASPARE SPATUZZA non considerato credibile per lui niente programma di protezione Il_VERBALE della_Commissione_del_Viminale
  • 22 giugno 2010 VERBALE interrogatorio di GASPARE SPATUZZA“Giuseppe GRAVIANO mi diede l’incarico di rubare le targhe da apporre alla Fiat 126 allorché l’autovettura era ancora custodita nel garage di Corso de’ Mille, sicché posso collocare temporalmente tale incarico nella settimana che precedette l’attentato. Parlai con TUTINO della necessità di rubare le targhe sicuramente prima del sabato precedente la strage di via D’Amelio.”    
  • 30 luglio 2010Relazione della POLIZIA SCIENTIFICA
  • 29 ottobre 2010 SCARANTINO scrive alla Signora AGNESE BORSELLINO. Lei gli risponde

2011

Aprile 2011 FABIO TRANCHINA (ex uomo di fiducia di Giuseppe Graviano) inizia a collaborare con la giustizia, confermando le dichiarazioni di Spatuzza: Tranchina riferisce che una settimana prima della strage aveva compiuto due appostamenti in via d’Amelio insieme a Graviano

  • 9 giugno 2011 VERBALE (non depositato) interrogatorio SCARANTINO  … In parte, io non sono stato un mafioso e non lo sono stato mai, è vero che io avevo SEGUE 
  • Settembre 2011 GASPARE SPATUZZA  ammesso nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Nel dicembre 2011 Spatuzza, accompagnato dagli inquirenti, ripercorre i luoghi di Palermo in cui vent’anni prima fu protagonista nel rubare e preparare (col concorso di altri) l’auto 126 Fiat che sarebbe diventata l’ordigno deflagrato in via D’Amelio uccidendo il magistrato Borsellino con la sua scorta.
  • 2 novembre 2011  SCARANTINO prima fugge dal convento poi ricompare Scarcerato dopo la decisione della Corte d’Appello di Catania di sospendere la pena, fa perdere le sue tracce per alcune ore. L’uomo, che era stato accolto da religiosi in Piemonte, si è rimesso in contatto con gli uomini della Dia SEGUE

2012

2013

 

29 agosto 2013Confidenza choc di Riina: “Borsellino era intercettato”

 

 

  • 10 ottobre 2013 SALVATORE CANDURA  afferma: “Mi massacrano, mi fracassarono. Un poliziotto mi fece sbattere la testa a terra mentre io piangevo”, “Sarò la tua ossessione, mi diceva ARNALDO LA BARBERA. Ti farò dare l’ergastolo. Ti incastrerò perché ho le prove.” e “Io continuavo a proclamarmi innocente. Con il furto della 126 non c’entravo nulla così come non c’entravo nulla con l’accusa di violenza sessuale. Ero un galantuomo e mai e poi mai avrei potuto abusare di una ragazza così come non sapevo nulla di quella 126. (Dal Borsellino Quater)

2014

  • 21 gennaio 2014 La deposizione di ILDA BOCCASSINI La prova regina del fatto che Vincenzo Scarantino era un mentitore era già nel suo pentimento, nel suo background criminale. Diceva cose assurde, raccontava ‘fregnacce’, SEGUE Quando arrivai a Caltanissettani da parte di tutti c’erano perplessità rispetto alla caratura del personaggio Vincenzo Scarantino. Ricordo perfettamente che si trattava di dubbi nutriti non solo dai magistrati ma anche dagli investigatori.” e, a proposito di GIOACCHINO GENCHI: “aveva un atteggiamento non istituzionale. Avevo notato in lui un certo gusto che andava oltre lo spunto investigativo. Voleva acquisire troppo e ci propose di indagare su Giovanni Falcone, sui suoi viaggi e sulle carte di credito.” (Dal Borsellino Quater)
  • 30 gennaio 2014 SCARANTINO viene arrestato: il video
  • 1 aprile 2014  SCARANTINO: “Chiedo scusa ai familiari delle vittime e alle persone offese. Tante volte ho cercato di dire la verità. Ho detto che quelli che mi hanno condotto a mentire sono stati La Barbera, Bo, Giampiero Valenti e Mimmo Militello e mi spiace perché ogni volta devo essere giudicato come il carnefice.” “Ho sempre detto che della strage non so niente e che mi hanno indotto a fare le dichiarazioni. Finché avrò ultimo respiro cercherò di difendermi per togliere ogni dubbio della mostruosità che mi hanno addossato.” “Mi hanno distrutto la vita sono 22 anni che non vivo più, sono chiuso in isolamento e spero in Dio che esca la verità. Sono stato picchiato davanti ai miei figli e mia moglie mi hanno anche puntato la pistola addosso.” (Dal Borsellino Quater)
  • 27 maggio 2014 GIOVAN BATTISTA FERRANTE: “Provammo noi i telecomandi per l’attentato di Borsellino. Dalla deposizione al Borsellino Quater “Facemmo delle simulazioni per provare i telecomandi che dovevano azionare l’autobomba circa 15 giorni prima della strage di via D’Amelio. Li provammo vicino viale Regione Siciliana.  SEGUE
  • 27 maggio 2014 VINCENZO SINICORI  depone al Borsellino Uno ricordando una riunione a Castelvetrano in cui erano stati deliberati  gli attentati a Falcone, Martelli e Costanzo.  “C’erano Riina, Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, Mariano Agate ed altri – Fu in quel momento che Riina diede l’incarico di partire per Roma e fare questi attentati. Venne creato proprio un gruppo speciale che obbediva solo a Riina. Andammo a Roma portando armi ed esplosivo e iniziammo gli appostamenti. Parteciparono anche i napoletani. Quando capimmo che l’unico fattibile nell’immediato era l’attentato a Costanzo io tornai in Sicilia e incontrai Riina che mi disse di far rientrare tutti perché ci avrebbero pensato loro. E poi ci fu Capaci”. Sulle stragi del 1993 ha aggiunto: “C’era chi si opponeva che venissero fatte in Sicilia come Provenzano, Raffaele Ganci e Brusca. Avevano paura che il cerchio si potesse stringere troppo e così andammo in continente”.
    Su Scarantino dichiara:. “Tutti sapevamo che non era uomo d’onore – ha detto – Da una parte si diceva che poteva essere un bene che parlasse perché così screditava i pentiti. Ma ce ne sono stati tanti così. Per esempio c’era un certo Scamuzzo che diceva che io mi chiamavo Aladino, o poi ancora un altro di Castelvetrano, Calcara, che si autoaccusava dell’omicidio Lipari quando l’omicidio Lipari l’ho fatto io con altri”.
  • 16 ottobre 2014  FRANCESCO ONORATO  depone al “Borsellino Quater” (audio) ex reggente del mandamento di Partanna-Mondello, davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta che celebra il processo Borsellino quater. “La Barbera c’ha i corna dure, riesce a portare in una strada diversa questa indagine” dicevano i boss di Cosa nostra in carcere. “Quando Scarantino collabora  sia con Pino Galatolo che con qualche altro uomo d’onore si parlava di questo episodio, che La Barbera usava lo Scarantino per parare altre persone, portando una strada diversa da quella che poi realmente era. Eravamo nella stessa sezione nel ’95-’96 io e Pino Galatolo, fratello di Enzo e rappresentante della famiglia dell’Acquasanta”.

2015

  • 9 gennaio 2015 Ridotte in appello le condanne per il collaboratore di giustizia FABIO TRANCHINA e per il falso pentito SALVATORE CANDURA. Entrambi avevano scelto il rito abbreviato nel quarto processo per la strage del 19 luglio ’92 in via D’Amelio,  in cui furono uccisi il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. CANDURA è stato condannato a 9 anni dalla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta per calunnia per le dichiarazioni false che avrebbe reso. FABIO TRANCHINA, ex appartenente alla cosca di Brancaccio, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi per strage, per aver partecipato alla fase esecutiva dell’attentato in via D’Amelio. In primo grado CANDURA era stato condannato a 12 anni e TRANCHINA a 10 anni; con loro era stato condannato a 15 anni, dal gup di Caltanissetta, anche il pentito GASPARE SPATUZZA, che però non ha appellato la sentenza di primo grado.

 

19 ottobre 2015 LUCIA e MANFREDI BORSELLINO depongono al Borsellino Quater

 

 

2016

2017

 

13 luglio 2017 Solo successivamente alla collaborazione di Gaspare Spatuzza (avvenuta a decorrere dal giugno 2008), le cui dichiarazioni, puntualmente, concordamente e costantemente riscontrate (anche per il tramite di altro collaboratore, Fabio Tranchina), smentivano radicalmente le propalazioni accusatorie di Scarantino, Andriotta e Candura, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Caltanissetta chiedeva, in data 13 ottobre 2011, alla Corte d’Appello di Catania la revisione delle sentenze di condanna inflitte in esito dei processi cosiddetti Borsellino1 e Borsellino bis.Il processo di revisione: la corte d’Appello di Catania assolve tutti gli imputati condannati in precedenza. CONSIDERATE ATTENDIBILI E DETERMINANTI (contrariamente a quanto sostenuto dal PM Di Matteo) LE DICHIARAZIONI DI GASPARE SPATUZZA PER SCARCERARE DOPO 18 anni 11 (uno nel frattempo deceduto) INNOCENTI di CUI 7 CONDANNATI ALL’ERGASTOLO. La REVISIONE – A quasi venticinque anni di distanza dalla Strage di Via D’Amelio, il Processo di Appello di revisione per la Strage a seguito delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, si conclude con l’assoluzione dal reato di strage per dieci imputati che erano stati condannati alla pena dell’ergastolo:

  • Gaetano Murana,
  • Giuseppe Orofino,
  • Cosimo Vernengo,
  • Natale Gambino,
  • Salvatore Profeta,
  • Giuseppe La Mattina,
  • Gaetano Scotto,
  • Vincenzo Scarantino e
  • Salvatore Tommasello, (nel frattempo è deceduto).
  • Salvatore Candura.

CANDURA era stato condannato solo per il furto della macchina che venne imbottita di tritolo e non per il reato di strage, mentre Orofino era stato ritenuto responsabile di appropriazione indebita, favoreggiamento e simulazione di reato. TOMASELLO aveva avuto una condanna per associazione mafiosa e non per strage. Di queste dieci persone, tre all’epoca dell’arresto erano incensurate: MURANA, URSO e VERNENGO. Le pg di Catania avevano chiesto per tutti la revisione tranne che per TOMASELLO, sostenendo che a suo carico non ci fossero elementi per una valutazione nuova. La corte d’appello, invece, ha assolto anche lui. Resta per chi ne rispondeva, tranne per TOMASELLO, la condanna per mafia già abbondantemente scontata da tutti tranne che da SCOTTO. La Corte  d’appello di Caltanissetta é la sede competente per rideterminare la pena, passaggio fondamentale per quantificare i risarcimenti dei danni che chi è stato condannato ingiustamente chiederà. Da risarcire, infatti, saranno solo i danni derivanti dalla ingiusta condanna per strage, visto che quella di mafia è definitiva.

2018

1 luglio 2018 Depistaggio via d’Amelio, La Procura: chiede in rinvio a giudizio per 3 poliziotti

  • 18 luglio 2018 FIAMMETTA BORSELLINO all’Antimafia: i pm rendano conto del loro operato
  • Luglio 2018  BORSELLINO QUATER Interventi di FIAMMETTA BORSELLINO
  • 16 settembre 2018 DI MATTEO: ”SULLE CHIAMATE DI NAPOLITANO ABBIAMO LA COSCIENZA A POSTO”
  • 17 settembre 2018 ANTONINO DI MATTEO Sulla Strage di Via D’Amelio: «Siamo vicini alla verità»
  • 20 settembre 2018 FIAMMETTA BORSELLINO AVVICINA DUE IMPUTATI. In una pausa dell’udienza preliminare a Caltanissetta per il depistaggio nelle indagini sulla strage di via D’Amelio, si è avvicinata a due dei tre imputati accusati dalla Procura di concorso in calunnia Fabrizio Mattei, ex ispettore di polizia ora in pensione, e Mario Bo, ex funzionario o oggi dirigente della polizia a Gorizia. Tra Fiammetta e i due c’è stato un dialogo. La figlia del magistrato, assieme ai fratelli Manfredi e Lucia, è parte civile,Ai due poliziotti ho chiesto di dare un contributo di onestà considerata l’evidenza delle loro posizioni e che sono stati sicuramente dei protagonisti fondamentali di questa amara vicenda”.
  • 28 settembre 2018 “Via D’Amelio, depistaggio di Stato per favorire i boss”. Processo per i tre poliziotti che costruirono il falso pentito
  • 28 settembre 2018 FIAMMETTA BORSELLINO “Il silenzio degli uomini delle istituzioni peggio dell’omertà dei mafiosi.  Perché tanta omertà? E dov’erano i magistrati quando i poliziotti istruivano Scarantino?”   “La verità si saprà soltanto se chi sa parlerà e uscirà dall’omertà”. Così Fiammetta Borsellino ha commentato la decisione del gip di Caltanissetta di rinviare a giudizio per calunnia aggravata i tre poliziotti implicati nel depistaggio delle indagini sull’attentato al padre. Fiammetta Borsellino e i suoi due fratelli si sono costituiti parte civile. FIAMMETTA BORSELLINO:“La verità verrà fuori se parlano loro”  SEGUE
  • 8 ottobre 2018 Quei post-it per istruire Scarantino «Necessari perché imparasse bene versione da raccontare»Tra le carte del processo che si aprirà a novembre a Caltanissetta contro i poliziotti accusati di aver contribuito alla creazione del finto pentito della strage di via D’Amelio anche una perizia grafica del 2016, che dimostra come alcuni bigliettini a lui attribuiti furono usati per indottrinarlo. Le grafologhe: «Indiscutibili identità, alcune immagini parlano da sole. MERIDIO NEWS 8.10.2018
  • 12 ottobre 2018 PARLA ANGELO MANGANO, il giornalista che per primo capì il depistaggio di Via D’Amelio…E’ stato sentito il 4 ottobre scorso dalla Commissione parlamentare antimafia regionale, il giornalista Angelo Mangano. TP24 12.10.2018
  • 7 novembre 2018 La Procura di Caltanissetta trasmette gli atti per valutare le eventuali responsabilità nella gestione di Scarantino – Il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone ed il procuratore aggiunto Gabriele Paci hanno trasmesso alla Procura di Messina gli atti dell’inchiesta sul depistaggio e le motivazioni della sentenza Borsellino quater per valutare eventuali responsabilità dei magistrati che si occuparono delle indagini sulla strage di via d’Amelio che confluirono nei processi Borsellino I e bis. Si tratta di un atto dovuto dopo che la Corte d’Assise presieduta da ANTONIO BALSAMO, il giorno della sentenza, aveva disposto la trasmissione ai pm dei verbali d’udienza dibattimentale “per eventuali determinazioni di sua competenza”.
  • 15 novembre 2018 GENCHI:“La Barbera cercava solo l’appiglio per rendere credibile Scarantino”La deposizione a Palermo – Genchi: “Mi disse: basta un elemento minimale”. E il falso pentito diventò il teste-chiave. SEGUE27 novembre 2018 – Depistaggio via d’Amelio, dal 3 dicembre saranno sentiti i primi testi – Acquisiti agli atti la conferenza stampa Tinebra-Boccassini ed il video su sparizione dell’Agenda Rossa Da ieri il processo sul depistaggio di via d’Amelio ha ufficialmente preso il via. Il collegio del tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, ha accolto tutte le richieste di costituzione di parte civile avanzate laprecedente udienza….SEGUE 
  • 3 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO depone al Processo Depistaggio
  • 3 dicembre 2018 SERVIZIO TG RAI SICILIA A Caltanissetta lunga deposizione di LUCIA BORSELLINO al processo sul depistaggio delle indagini. La figlia del magistrato ucciso nel 92 ha parlato anche del mistero legato alla sparizione dell’agenda rossa del padre.
  • 3 dicembre 2018  LUCIA BORSELLINO RACCONTA PARTICOLARI INEDITI: “Lo studio usato da mio padre messo a soqquadro da ignoti” Ignoti sarebbero entrati nel villino della famiglia Borsellino a Villagrazia di Carini e avrebbero messo a soqquadro lo studio utilizzato dal giudice Paolo Borsellino. La circostanza… SEGUE
  • 3 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO racconta mistero agenda rossa Il mistero della sparizione dell’agenda rossa e una strana incursione nella casa di Villagrazia di Carini: sono i passaggi cruciali della lunga deposizione di Lucia Borsellino al processo per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio. La figlia del magistrato …SEGUE
  • 3 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO svela un’incursione nella casa di Villagrazia di CariniIl mistero della sparizione dell’agenda rossa e una strana incursione nella casa di Villagrazia di Carini: sono i passaggi cruciali della lungadeposizione di Lucia Borsellino al processo …SEGUE
  • 3 dicembre 2018– SALVATORE TOMASELLI  non era custode dell’autobomba: 777 mila euro agli eredi La Corte d’appello di Catania ha condannato lo Stato a pagare circa 777 mila euro agli undici fratelli eredi di Salvatore Tomaselli per “riparare l’errore giudiziario” consistito nella sua condanna a 8 anni e mesi nel …SEGUE
  • 8 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO: “Mio padre attese invano una chiamata dai giudici” Ha rotto il silenzio ed è tornata a parlare in un’aula di Tribunale Lucia Borsellino, ha deposto nei giorni scorsi a Caltanissetta al processo per il depistaggio della strage di via d’Amelio che vede come imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra…SEGUE
  • 12 dicembre 2018 Accusati di aver depistato le indagini su Borsellino, chiesta archiviazione per 4 poliziotti La Procura di Caltanissetta ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta, avviata a carico di quattro poliziotti del pool che indagò sugli attentati del ’92. La richiesta, che ora è al vaglio del gip, riguarda Giuseppe Antonio Di Ganci, Giampiero Valenti, Domenico Militello e Piero Guttadauro. I poliziotti erano accusati di concorso in calunnia: avrebbero costruito ad arte a tavolino una finita verità sulla fase esecutiva della strage imbeccando falsi pentiti come Vincenzo Scarantino e costringendoli ad accusare persone, poi rivelatesi innocenti. Della stessa accusa rispondono i funzionari di polizia Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, per cui però la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. I tre sono sotto processo davanti al tribunale nisseno.
  • 14 dicembre 2018 GIACCHINO GENCHI:”A dicembre 1992 LA BARBERA mi disse che i carabinieri avrebbero arrestato RIINA.”L’ex funzionario di Polizia sentito al processo sul depistaggio di via d’Amelio.  “Nel dicembre 1992 Arnaldo La Barbera mi dice: ‘Senti io devo lasciare, tutto deve passare in mano ai Carabinieri perché a breve arresteranno Riina e noi siamo stati fatti fuori dalle indagini. A Palermo manderanno una testa di c…che deve venire a fare il pupo a dirigere la Squadra Mobile’”. SEGUE
  • 14 dicembre 2018 Depistaggio via d’Amelio, quella relazione a firma LA BARBERA con il nome di CANDURA Ieri sentito al processo il funzionario di polizia Stagliano – Nel settembre 1992 l’ex Capo della Squadra mobile, ARNALDO LA BARBERA che dirigeva il gruppo Falcone-Borsellino nell’ambito delle indagini sulle stragi aveva firmato e trasmesso alla Procura di Palermo e a quella di Caltanissetta una relazione di servizio su un “colloquio informale” avuto con SALVATORE CANDURA  SEGUE
  • 19 dicembre 2018 Commissione Antimafia Regione Sicilia Relazione conclusiva dell’inchiesta sul depistaggio di via D’Amelio
  • 21 dicembre 2018 La polemica fra FIAMMETTA BORSELLINO  e il pm ANTONINO DI MATTEO su via D’Amelio

2019

3 febbraio 2019 I misteri di via D’Amelio, FIAMMETTA BORSELLINO : “Il garage di via Villasevaglios e quel pupo vestito da mafioso”

 

2020

  • 13 gennaio 2020 ANTONINO DI MATTEO: «No alla protezione a SPATUZZA, rimette in discussione le stragi»
  • 20  gennaio 2020 Giornata di fuoco a Caltanissetta, al processo sulla “depistaggio della strage di via d’Amelio” in cui, con una “Deposizione fitta di nomi e misteri”, è stato ascoltato il Procuratore aggiunto di Catania CARMELO PETRALIA. Tra gli uditori Fiammetta Borsellino che alla prossima udienza ascolterà il dott. Di Matteo, chiamato come teste. La testimonianza di Carmelo Petralia si è accesa quando ha affermato: “dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, visto lo choc generale che il Paese aveva subito, ci fu un concorso di contributi investigativi incredibile. C’erano momenti in cui nella stanza del procuratore c’erano funzionari dell’FBI e della polizia tedesca. Mancava solo il Mossad… E in quel contesto c’era anche la presenza di appartenenti al Sisde. In particolare ricordo che c’era Bruno Contrada con cui una volta andammo anche a pranzo. In un albergo di Caltanissetta. Di Contrada avevo comunque sentito parlare dai collaboratori di Falcone che mi avevano riferito, tra l’altro, di una diffidenza del magistrato verso di lui”. Rispondendo alle domande del pm Luciani che gli chiede dei rapporti con i servizi segreti, Petralia ha dichiarato: “A tenere i contatti con Contrada sicuramente era il capo dell’ufficio, Gianni Tinebra. Ci fu un contributo informativo da parte del Sisde. In che modo si sia sostanziato e quanto sia durato non lo so”. É ancora, “le redini delle indagini” erano “nelle mani di Ilda Boccassini” che “aveva un rapporto personale, privilegiato” con l’allora dirigente della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, che era a capo del gruppo investigativo ‘Falcone e Borsellino’.
  • 3 febbraio 20 ANTONINO DI MATTEO: C’erano dubbi molto seri sulla credibilità di SCARANTINO
  • 3 febbraio 2020 Depistaggio Scarantino, l’ex Pm ANTONINO DI MATTEO  ricorda poco: non sapremo mai chi ha ucciso Borsellino – news e audio
  • 3 febbraio 2020 ANTONINO DI MATTEO depone al “Processo depistaggio” – AUDIO
  • 3 febbraio 2020 FIAMMETTA BORSELLINO: “Dai pm verità taciuta” «Non ho notato alcuna volontà, al di là del tentativo di discolparsi, di dare un contributo per capire cosa è accaduto. E questo mi fa molto male». Fiammetta Borsellino sbotta dopo aver ascoltato in silenzio la lunga deposizione dell’ex PM ANTONINO DI MATTEO SEGUE
  • 5 febbraio 2020 ANTONINO DI MATTEO e TUTTE LE BUFALE SUL DEPISTAGGIO BORSELLINO
  • 6 febbraio 2020 DEPISTAGGIO: ANTONINO DI MATTEO non convince FIAMMETTA BORSELLINO
  • 20 febbraio 2020 ILDA BOCCASSINI  al “Processo depistaggio”:VINCENZO SCARANTINO? “Non era credibile“; “i dubbi c’erano fin dall’inizio“; “era un mentitore“, “si doveva capire subito che era inattendibile“, “era un poveraccio“
  • 20 febbraio 2020  SCARANTINO e le indagini fatte male, i mille dubbi della BOCCASSINI
  • 21 febbraio 2020 ILDA BOCCASSINI/IL J’ACCUSE SUL TAROCCAMENTO DI SCARANTINO PER VIA D’AMELIO
  • 3 luglio 2020 Caltanissetta, depistaggio via d’Amelio: teste della Dia, anomalie su telefonate Scarantino
  • 22 luglio 2020 Processo depistaggio. LUIGI LAZZARA Anomalie nelle registrazioni delle telefonate di Scarantino
  • 10 dicembre 2020 FIAMMETTA BORSELLINO all’attacco: “Indagini fatte male, archiviazione sui pm prematura

2021

4 febbraio 2021 DEPISTAGGIO VIA D’AMELIO. Archiviato il procedimento contro i pm ANNAMARIA PALMA e CARMELO PETRLIA. L’ira di FIAMMETTA BORSELLINO

2022

  • 22 gennaio 2022 La CASSAZIONE: Deviazioni gravissime nelle indagini sulla strage di via D`Amelio”
  • 22 aprile 2022 «Spogliarono SCARANTINO e gli dissero che lo avrebbero impiccato» iniziata la requisitoria del PM al processo depistaggio
  • 26 aprile 2022  PM STEFANO LUCIANI il più grande depistaggio d’Italia nato a Pianosa. Come si arriva all’interrogatorio del 24 giugno 1994? Quindici giorni dopo l’arresto di Vincenzo Scarantino, avvenuto il 29 settembre 1992, atterra sul tavolo del procuratore di Caltanissetta Tinebra una nota del Sisde con a capo Contrada, veicolata attraverso la Squadra Mobile di Caltanissetta nella quale incredibilmente, il Sisde anziché dire che Scarantino è un piccolo delinquente di borgata, lo definisce un boss mafioso”.
    Lo ha detto nel corso della requisitoria del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio il pm Stefano Luciani. Secondo l’accusa gli imputati del processo, i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo avrebbero indotto il falso pentito Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso, mediante minacce, pressioni psicologiche e maltrattamenti. “I suoi precedenti – ha aggiunto Luciani – erano assolutamente distonici rispetto al quadro che si vuole rappresentare. Da quel momento Vincenzo Scarantino subisce un pressing asfissiante. A Venezia, a Busto Arsizio, viene sottoposto a interrogatori costanti e ripetuti. Vincenzo Scarantino arriva al 24 giugno 1994 che è un uomo esasperato”. “Mi hanno spogliato nudo e mi colpivano i genitali con la paletta, mi dicevano di guardare a terra e mi colpivano se guardavo a terra, mi buttavano l’acqua gelata mentre dormivo nella cella. Tutto questo dietro la promessa: ti facciamo uscire da qui e ti diamo 200 milioni di lire. Questo raccontava Vincenzo Scarantino alla moglie Rosalia Basile ed è un cliché che si ripete con Salvatore Candura, al quale vengono fatte le stesse promesse e le stesse pressioni psicologiche. Alla fine Scarantino sotto il peso delle pressioni cede e si accolla le accuse: cioè il furto della Fiat 126 utilizzata come autobomba per la strage. Scarantino ha poi detto: ho recitato un copione esattamente come mi era stato detto di fare da Arnaldo La Barbera e dal poliziotto Mario Bo”, ha detto il pm Luciani.   ANSA
  • 26 aprile 2022 Depistaggio Borsellino, l’appello del pubblico ministero ai poliziotti imputati: “Dopo 30 anni, è l’ora di parlare”
  • 26 aprile 2022  Depistaggio Borsellino, l’atto d’accusa dei pm: “Alcuni poliziotti hanno mentito in aula, SCARANTINO subì torture in carcere”. Nell’aula bunker di Caltanissetta, l’inizio della requisitoria nel processo in cui sono imputati tre poliziotti. “Il più grande depistaggio della storia d’Italia”
  • 27 aprile 2022 – L’accusa dei pm: “Sulla strage il depistaggio dei poliziotti”.  FIAMMETTA BORSELLINO “Omertà di Stato”  «Vincenzo Scarantino subì un pressing asfissiante — ripete il pubblico ministero Stefano Luciani — venne anche torturato nel carcere di Pianosa. SEGUE
  • 6 maggio 2022  Difesa BO: “Scarantino calunniatore”, a luglio la sentenza  Il falso pentito Vincenzo Scarantino è “un calunniatore” che “non è mai stato indottrinato” né “dai poliziotti né dai magistrati”. E’ ancora l’ex pentito, che aveva   SEGUE
  • 11 maggio 2022 Processo Borsellino, “gigantesco depistaggio”: la procura chiede la condanna di 3 poliziotti
  • 20 maggio 2022 FABIO TRIZZINO: Depistaggio Via D’Amelio, l’avvocato dei Borsellino attacca i pm Palma, Petralia e Di Matteo
  • 30 maggio 2022 processo per il depistaggio contro tre poliziotti.  Il pm: “Sono passati 30 anni, se c’è stato altro ditelo”  Il processo a coloro che sono ritenuti tra gli autori SEGUE
  • 30 maggio 2022 – Poliziotto imputato: “Sempre fatto il mio dovere”  “Sono assolutamente estraneo ai fatti che mi vengono contestati in questo processo, che già mi ha procurato non pochi danni fisici e morali. La mia unica responsabilità… SEGUE
  • 30 maggio 2022 Dichiarazioni spontanee del poliziotto MARIO BO, uno degli imputati al processo depistaggio
  • 1 giugno 2022 –  Difesa BO – A depistare furono tre falsi pentiti. Poliziotti innocentiPROCESSO DEPISTAGGIO”  – Udienza 1 giugno 2022  Dall’intervento dell’avvocato Giuseppe Panepinto difensore di Mario Bo, imputato insieme a Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo  
  • 9 giugno 2022 Il legale degli agenti: “Chiedere la condanna è inaccettabile” “Questi imputati hanno un passato, hanno una dignità, sono poliziotti, hanno una loro storia che comprende tantissime azioni svolte per contrastare la criminalità organizzata. Michele Ribaudo era un agente. Noi stiamo parlando di un soggetto che nella scala gerarchica della polizia è l’ultimo gradino assoluto e un altro soggetto che stava un gradino appena sopra, un vicesovrintendente, cioè Fabrizio Mattei. Chiederne la condanna è una cosa inaccettabile”. SEGUE
  • 28 giugno 2022 La famiglia Borsellino: “Diritto alla verità”. Il 12 luglio Camera consiglio Non risparmia attacchi ai magistrati Antonino Di Matteo, oggi consigliere al Csm, e ad Annamaria Palma, oggi Avvocato generale di Palermo … SEGUE

 

 

28 giugno 2022 – FABIO TRIZZINO, LEGALE FAMIGLIA: “PM DI MATTEO E PALMA HANNO DIFESO PERVICACEMENTE DEPISTAGGIO”  “La corte d’assise del processo Borsellino Ter, quando parla del collaboratore Vincenzo Scarantino è tranciante e dice che “è da prendere e buttare”. Ora io mi chiedo: i pm a cui queste parole vengono rivolte sono i pm Annamaria Palma e Antonino Di Matteo, gli stessi pm del Borsellino bis. Anche qui c’è un cattivo ricordo da parte dei magistrati. Quando ci dicono “non credevamo a Scarantino” si dimenticano di dire che hanno chiesto la condanna nei confronti di Vernengo, di La Mattina e di Scotto oltre che di Natale Gambino (condannati ingiustamente ndr) facendo quindi propria la collaborazione dei tre falsi collaboratori”. È l’atto di accusa dell’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia di Paolo Borsellino, nonché il marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del giudice, nel corso delle repliche al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio, in corso a Caltanissetta. “Quando ho detto che hanno difeso pervicacemente il depistaggio mi sono limitato a dati di fatto assolutamente incontestabili”, dice ancora. E parla di “debole e claudicante costrutto accusatorio” dei pm Palma e Di Matteo. “Se la Corte di assise, specie dopo le testimonianze di Bo e Mattei avesse avuto a disposizione il brogliaccio sottratto ai giudici naturali, altro che trasmissione di verbali. A quel punto la corte di assise avrebbe indicato nominativamente i soggetti da mettere sotto indagine e da processare”, conclude. Alla Sbarra ci sono tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa nostra. Secondo l’accusa i poliziotti avrebbero indotto, con le minacce, il falso pentito Scarantino a mentire sulla strage di via D’Amelio. ADNKRONOS  

29 giugno 2022 FABIO TRIZZINO legale dei Borsellino contro Di Matteo: “Ha difeso il depistaggio di Scarantino screditando Spatuzza”

29 giugno 2022 Le pesanti accuse di TRIZZINO contro Di Matteo: “Ha difeso il depistaggio di Scarantino screditando Spatuzza –  Al processo che è in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sull’omicidio di Paolo Borsellino e la strage della sua scorta, ieri ha parlato l’avvocato della famiglia Borsellino, Fabio Trizzino, e ha sparato bordate pesantissime contro alcuni Pm, e in particolare contro Nino Di Matteo, cioè il protagonista – seppure sconfitto – del processo sulla cosiddetta trattativa stato mafia, che dopo molti anni di tribolazioni – soprattutto per il generale Mario Mori, risultato poi del tutto innocente – si è concluso qualche mese  SEGUE  

7 luglio 2022 La furia di FIAMMETTA BORSELLINO : “Sulla strage di via D’Amelio lo Stato non ci ha detto la verità” Non assolve nemmeno l’ex pm “antimafia” Ilda Boccassini, la prima tra i magistrati che operarono in quegli anni in Sicilia (fu applicata per due anni a Caltanissetta, dopo le stragi di mafia, dal 1992 al 1994) ad avanzare dubbi sulla genuinità delle parole di Scarantino. Aveva lasciato una relazione scritta al procuratore capo Tinebra, prima di tornare a Milano. A Fiammetta Borsellino questo non basta: “Io dico che se la Boccassini aveva qualche dubbio sul falso pentito Scarantino doveva fare una denuncia pubblica, così è troppo comodo. La Boccassini è quello stesso magistrato che ha autorizzato dieci colloqui investigativi di Scarantino a Pianosa e poi si è saputo che servivano a fare dire il falso a Scarantino con torture e minacce…”. La ex pm,, non avrebbe dovuto limitarsi a una “letterina”. Perché avrebbe potuto far esplodere il caso. Forse. O forse no, visti i tempi.

 
  • 12 luglio 2022 Depistaggio Borsellino,la prescrizione salva due poliziotti: assolto il terzo Cade l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino: prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei mentre Michele Ribaudo è stato assolto. La prescrizione salva dunque due dei tre poliziotti per i quali l’accusa aveva chiesto pene altissime. In sostanza i giudici hanno ritenuto che almeno Bo e Mattei fossero consapevoli delle false accuse di Scarantino, ma che non abbiano agito allo scopo di favorire la mafia. Il Tribunale, nel frattempo, ha trasmesso alla Procura gli atti delle dichiarazioni rese a processo da Scarantino “per le valutazioni di competenza in ordine all’eventuale esercizio dell’azione penale” nei suoi confronti per il reato di calunnia. Trasmessi con l’ipotesi di falsa testimonianza anche gli atti relativi alle deposizioni dei poliziotti Maurizio Zerilli, Angelo Tedesco, Vincenzo Maniscaldi e Giuseppe Di Gangi. Nella requisitoria, l’accusa aveva chiesto pesanti condanne per i poliziotti imputati: 11 anni e 10 mesi per Bo, e nove anni e mezzo per Ribaudo e Mattei perché, a detta della procura, avrebbero costruito a tavolino una falsa verità sull’attentato costata la condanna a otto persone innocenti. I poliziotti, secondo i pm, hanno costretto, anche con la violenza, personaggi come Scarantino, ad autoaccusarsi della strage e a incolpare persone estranee all’attentato. Per i tre imputati era stata chiesta anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. “Hanno avuto molteplici condotte e tutte estremamente gravi che rendono tangibile il grado di compenetrazione nelle vicende, avete ulteriori elementi che provano la sussistenza di questo elemento, la condotta che caratterizza l’illecito. Non è una condotta illecita di passaggio ma che dal primo momento fino all’ultimo si ripete e si reitera”, ha detto il pm Stefano Luciani – che ha rappresentato la pubblica accusa insieme a Maurizio Bonaccorso – durante la requisitoria. Per l’accusa “è dimostrato in maniera assoluta il protagonismo del dottor Mario Bo sulle false dichiarazioni di Vincenzo Scarantino e nella illecita gestione di Scarantino nella località protetta”. “C’era una fiduciarietà del rapporto tra i tre imputati e Arnaldo La Barbera, che rende concreta l’ipotesi che abbiano avuto la reale rappresentazione degli scopi sottesi delle condotte poste in essere. Secondo l’accusa è stato La Barbera il dominus del depistaggio: i tre poliziotti imputati erano suoi uomini di fiducia. Per la Procura “ci sono elementi che dimostrano convergenze che certamente ci sono state nella ideazione della strage di via D’Amelio tra i vertici e gli ambienti riferibili a Cosa nostra e ambienti esterni ad essa”, ha aggiunto sempre Luciani nel suo atto d’accusa. 
  • 7 settembre 2022 – Condannato ingiustamente per la strage di via D’Amelio, maxirisarcimento per il carrozziere OROFINO. Arrestato nel 1993, poi condannato in via definitiva e quindi assolto nel processo di revisione nel 2017. Ora lo Stato deve pagare agli eredi di Giuseppe Orofino, portato in carcere a 49 anni, un milione e 404.925,25 euro di risarcimento per ingiusta detenzione con l’accusa di strage. SEGUE

2023

  • 19 febbraio 2023 “Mi ha umiliato”, SCARANTINO rivela il confronto col boss CANCEMI – VIDEO Siamo a gennaio del ‘95, SCARANTINO  viene messo a confronto con tre boss(Salvatore Cancemi, Gioacchino La Barbera e Santino Di Matteo) chiamati in causa dallo stesso pentito, secondo cui avrebbero partecipato a un summit per l’eliminazione di Paolo Borsellino. I tre lo smentiscono e sostengono che lo Scarantino sia personaggio «totalmente estraneo a Cosa Nostra». Il verbale d’esordio dello Scarantino era stato firmato il 24 giugno del 1994, sei mesi prima, e risulta già pieno di annotazioni a margine da parte del poliziotto incaricato della sua tutela, il quale dirà però di aver scritto sotto richiesta dello stesso pentito che aveva difficoltà a leggere i verbali
  • 20 febbraio 2023 AVVOCATO DI GREGORIO: “SMASCHERAMMO SCARANTINO MA NON CI CREDETTERO”
  • 22 febbraio 2023 VINCENZO SCARANTINO: “Ho ancora paura” – VIDEO
  • 10 marzo 2023 Torna in libertà SPATUZZA, il pentito che ha svelato il depistaggio della strage Borsellino. Il provvedimento del tribunale di sorveglianza di Roma toglie gli arresti domiciliati all’ex boss dopo 26 anni. Nel 2008 la scelta di collaborare con la giustizia dopo una lunga detenzione. E’ stato un sicario del clan Brancaccio, in cella ha iniziato un percorso di conversione religiosa L’anno scorso, il tribunale di sorveglianza di Roma aveva rigettato la richiesta del suo avvocato di revoca degli arresti domiciliari, sostenendo che il percorso di ravvedimento non era ancora giunto a compimento. La Cassazione ha annullato il provvedimento, e adesso arriva una nuova decisione dei giudici romani.
  • 5 aprile 2023 Processo depistaggio:Depositate le motivazioni del processo di primo grado
  • 6 aprile 2033  Depistaggio  Borsellino, giudici, ‘da poliziotti testi in aula ‘amnesie’ e smentite’  “Non può in alcun modo essere sottaciuta emerita, anzi, di essere ben sottolineata, l’obiettiva ritrosia di molti soggetti escussi a rendere testimonianze integralmente genuine che potesseroconsentire una ricostruzione processuale dei fatti che fosse il più possibile vicina  alla realtà di quegli accadimenti”. A dirlo sono i giudici del processosul depistaggio Borsellino nelle motivazioni della sentenza. Tra ‘amnesie generalizzate di molti soggetti appartenenti alle istituzioni, soprattutto componenti del Gruppo Falcone e Borsellino della Polizia di Stato – dicono i giudici – e dichiarazioni testimoniali palesemente smentite da risultanze oggettive e da inspiegabili incongruenze logiche, l’accertamento istruttorio sconta gli inevitabili limiti derivanti dal velo di reticenza cucito da diverse fonti dichiarative, rispetto alle quali si profila problematico e insoddisfacente il riscontro incrociato”.
  • 6 aprile 2023 Il depistaggio di Stato organizzato prima della morte del magistrato: la terribile verità
  • 9 aprile 2023 Depistaggio Borsellino, il grande bluff e il gioco delle tre scimmiette: pm vittime o complici? La determinazione di FIAMMETTA BORSELLINO
  • 20 maggio 2023 La Procura si appella: Sentenza da censurare. Un “copia e incolla di precedenti sentenze”, contraddizioni, “profili illogici”
  • 28 maggio 2023 Processo DEPISTAGGIO  la FAMIGLIA BORSELLINO si appella
  • 4 agosto 2023 CHIARA COLOSIMO, presidente della commissione parlamentare Antimafia: “… a settembre aprirò un filone investigativo sulle verità storiche delle stragi di mafia, partendo da quella di via D’Amelio». 
  • 13 settembre 2023 intervista a VALORI PIETRO GRASSO: ammettere l’attendibilitá di SPATUZZA andava a toccare troppi nervi scoperti.
  • 27 settembre, 2, 6 e 24 ottobre 2023 LUCIA BORSELLINO e FABIO TRIZZINO auditi dalla COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA
  • 31 ottobre 2023 Processo Depistaggio Borsellino: presentati nuovi atti ma si teme la prescrizione
  • 31 ottobre 2023Inizia a Caltanisetta l’Appello del PROCESSO DEPISTAGGIO
  • 31 ottobre 2023 Depistaggio Borsellino: FABIO TRIZZINO, legale famiglia, ‘rischio prescrizione, serve corsia preferenziale“Questo è un processo che ha un rischio grossissimo di prescrizione. La famiglia Borsellino che io rappresento, e io, chiediamo che questo processo abbia un percorso il più possibile veloce perché non accetteremmo il rischio di una prescrizione. Ecco perché chiediamo alla Corte d’Appello di dare al processo una corsia preferenziale assoluta”.  E’ il monito dell’avvocato Fabio Trizzino, legale dei figli di Paolo Borsellino, nella prima udienza del processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Trizzino è anche il marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del giudice. “Gli unici danneggiato dal processo allo stato sono gli imputati, che senza la prescrizione, avrebbero avuto una assoluzione completa”, ha replicato l’avvocato Giuseppe Seminara, legale di Mario, Bo, uno dei tre poliziotti imputati. Imputati i tre poliziotti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino sono stati prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto. I poliziotti tre sono presenti in aula, accompagnati dai loro legali.
  • 31 ottobre 2023 Pm MAURIZIO BONACCORSO chiede audizione gip ALFREDO MONTALTO  La deposizione del Presidente del  gip del Tribunale di Palermo Montalto è stata chiesta oggi  SEGUE
  • 31 ottobre 2023  Il pm MAURIZIO BONACCORSO ha depositato una relazione di un sopralluogo effettuata nel mese di giugno del ’94 da SCARANTINO al quale avrebbe preso parte un agente di polizia, sempre della Squadra mobile, indagato dalla procura di Caltanissetta per false dichiarazioni al tribunale dopo il processo di primo grado.  La relazione è stata trovata durante il trasloco degli uffici della Mobile di Palermo per dei lavori di ristrutturazione
  • 31 ottobre 2023 Difesa Bo chiede rinnovazione dibattimento, depositati nuovi atti La difesa del poliziotto Mario Bo, uno dei tre poliziotti imputati nel processo d’appello per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio, ha depositato presso la Corte nuovi documenti con la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. “Si tratta, in particolare, di motivi aggiunti depositati il 21 settembre, con nota del Ministero dell’Interno, quale prova sopravvenuta e un secondo deposito, avvenuto il 13 ottobre 2023, per l’acquisizione di due note della Dia di Caltanissetta”, spiega il Presidente della Corte d’appello Giovambattista Tona.
  • 31 ottobre 2023 Pg Parla di “apporto decisivo dei Servizi segreti” nel depistaggio sulla strage di via D’Amelio, ma anche del ruolo che il Sisde “ha svolto in tutti questi anni”.  SEGUE
  • 31 ottobre 2023 Procuratore generale BONO, ‘Sisde convitato pietra processo, non si può escludere suo ruolo’

14 novembre 2023 Depistaggio Borsellino, altri quattro poliziotti rischiano il processo. La procura di Caltanissetta: “Hanno mentito in aula”

  • 17 novembre 2023 PERQUESIZIONE svolta presso le abitazioni di moglie e figlie di ARNALDO LA BARBERA alla ricerca dell’AGENDA ROSSA. Sequestrata una copiosa documentazione ma non l’agenda.
  • 9 gennaio 2024  Al processo d’appello depistaggio la deposizione  di due collaboratori di giustizia, FRANCESCO ONORATO: La Barbera era vicino a Cosa nostra, uccise un rapinatore e dovevamo farlo fuori”
  • 9 gennaio 2024 “Le stragi di mafia le ha volute solo Cosa nostra o altri apparati? Non lo so. Non ricordo se ci sono stati altri discorsi. So che le stragi erano dovute alle conseguenze del maxiprocesso”. A dirlo è il pentito Francesco Onorato al processo d’appello sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio.
  • 16 gennaio 2024 Al processo d’appello depistaggio sarà sentito l’ex consulente della Procura GIOACCHINO GENCHI

 

 
 

 

ANTONINO DI MATTEO

 

ANTONINO DI MATTEO il pm simbolo dell’antimafia e quel processo farsa sulla strage di Borsellino? La domanda è: perché quei pm, Di Matteo, Petralia e Palma, per quanto giovani e forse inesperti di cose di mafia, seppure alle dipendenze di un procuratore – Tinebra – di cui in seguito sono state ipotizzate consuetudine con associazioni massoniche, non hanno ritenuto necessario approfondire quello che già si diceva del pentito chiave Scarantino? SEGUE

E viene da chiedersi: come mai, colui che è considerato oggi l’icona dell’antimafia era così sprovveduto da non accorgersi del depistaggio Scarantino? Di Matteo ha anche sostenuto l’accusa nel processo che – testimone sempre Scarantino – ha condannato all’ergastolo un bel manipolo di innocenti. E quando gli avvocati della difesa lo ricusavano, assieme alla collega Palma, imperterrito ha continuato a battere la falsa pista Scarantino.

ANTONINO DI MATTEO, il pm che condusse la requisitoria al processo Borsellino-Bis :«la ritrattazione dello Scarantino ha finito per avvalorare ancor di più le sue precedenti dichiarazioni.”  

22 aprile 2009  ANTONINO DI MATTEO: La collaborazione di SPATUZZA  non é di particolare rilevanza Le dichiarazioni di SPATUZZA  potrebbero rimettere in discussione le ricostruzioni e le responsabilità delle stragi, oramai consacrate in sentenze irrevocabili

22 aprile 2009 Secondo ANTONINO DI MATTEO il pentito GASPARE SPATUZZA non doveva essere protetto.

3 febbraio 2020 – DI MATTEO al BORSELLINO QUATER  C’erano dubbi molto seri sulla credibilità di Vincenzo Scarantino”  

DI  MATTEO  ricorda poco: non sapremo mai chi ha ucciso Borsellino – news e audio
FIAMMETTA BORSELLINO: “Dai pm verità taciuta” «Non ho notato alcuna volontà, al di là del tentativo di discolparsi, di dare un contributo per capire cosa è accaduto. E questo mi fa molto male». Fiammetta Borsellino sbotta dopo aver ascoltato in silenzio la lunga deposizione dell’ex PM ANTONINO DI MATTEO SEGUE

5 febbraio 2020 ANTONINO DI MATTEO/TUTTE LE BUFALE SUL DEPISTAGGIO BORSELLINO

17 settembre 2018 DI MATTEO«Sulla strage di via d’Amelio siamo a un passo dalla verità, mai come ora. E questo grazie a me e ad altri magistrati». Davanti alla Prima Commissione del Csm, il magistrato rivendica in prima persona il lavoro svoltoin questi anni per l’accertamento delle responsabilità di quella strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta.

13 settembre 2017 – AUDIZIONE DI MATTEO in Commissione Antimafia

…”Non si tratta di difendere le dichiarazioni di Scarantino, smentite inequivocabilmente da Spatuzza e dalle successive indagini. Ma di capire qualcosa di più difficile: come mai queste dichiarazioni, false perchè fatte da un soggetto non coinvolto nella strage, in parte coincidono con quelle, ritenute attendibili, di Spatuzza?
Per esempio, nel coinvolgimento della fase esecutiva della strage del mandamento di Brancaccio, dei fratelli Graviano, di Francesco Tagliavia, di Lorenzo Tinnirello, nel ruolo attribuito a questi soggetti da Scarantino e Spatuzza c’è una sostanziale ed incredibile coincidenza. Il che lascia ipotizzare che alcune informazioni vere erano arrivate a chi, per sfruttarle, ha fatto un errore gravissimo mettendo in bocca a un soggetto che non sapeva nulla informazioni che chi le aveva ricevute riteneva attendibili.”
«Scarantino è un soggetto che viene arrestato il 26 settembre 1992 e le indagine vennero dunque condotte dal 19 luglio 1992 fino al 26 settembre. All’epoca ero un tirocinante e mi sono occupato di procedimenti ordinari fino al 9 dicembre 1993. Sono entrato nella Dda nissena il 9 dicembre con il compito esclusivo di occuparmi di processi della mafia e della stidda di gela e ho svolto al compito fino al novembre ’94. Nel pool che si occupava delle stragi sono entrato dunque nel novembre 1994, due anni e 4 mesi dopo la strage, 2 anni e 2 mesi dopo l’arresto di Scarantino. “

13 settembre 2017 ANTONINO DI MATTEO in COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA:“Strage di Via d’Amelio: «Mai entrato nelle indagini»

▶️ Ma proprio nel BORSELLINO BIS il dottor DI MATTEO svolge il rilevante ruolo di PM sostenendo (sbagliando clamorosamente)  la NON ATTENDIBILITÀ della ritrattazione dello Scarantino.

 

➡️ 15 dicembre 1998 – AUDIO

 

➡️ Trascrizione automatica della requisitoria PM Antonino Di Matteo

 

➡️ Stralci della requisitoria Di Matteo

 

  • Questo ufficio ritiene che l’attività processuale scaturita e originata dalla ritrattazione dello Scarantino abbia finito per avvalorare ancor di più le sue precedenti dichiarazioni o meglio gran parte delle sue precedenti dichiarazioni nei confronti di molti degli odierni imputati
  • La ritrattazione di Scarantino che poi spiegheremo perché deve considerarsi falsa è innanzitutto una ritrattazione indotta. Non siamo in presenza di un atteggiamento processuale scaturito dalla volontà del protagonista della scena dibattimentale Siamo in presenza di un risultato di una complessa attività posta in essere per costringere il pentito a cambiare versione
  • Cioè la ritrattazione è stata indotta innanzitutto indotta poi vedremo perché falsa. Dovete pure prendere in considerazione quel compendio probatorio scaturito essenzialmente dalle intercettazioni ambientali effettuate in casa Scotto del latitante Gaetano Scotto nostro imputato
  • La ritrattazione di Vincenzo Scarantino non è stata frutto di una scelta di coscienza di una volontà talmente spontanea da manifestarsi attraverso comportamenti che non tenessero conto di garanzie precauzioni assistenza economica assistenza legale
  • … oltre ad un giudizio di complessivi inattendibilità e la ritrattazione di Scarantino vi stiamo smontando punto per punto queste dichiarazioni …
  • Io credo che il buonsenso comune ed una normale capacità di valutare la personalità altrui ci consente ci consenta di escludere questa possibilità che Scarantino abbia per tanto tempo finto e solo ultimamente detto la verità
  • Scarantino ha voluto accreditare l’ipotesi di pubblici ministeri e poliziotti che lo hanno indottrinato continuamente indottrinato dolosamente istruito giungendo al punto di falsificare le carte di giocare sporco pur di trovare dei finti colpevoli della strage giungendo al punto di manomettere nastri e registrazioni
  • Certamente non è in grado Scarantino di inventare reggere il gioco su tutto questo di estremamente articolato e complesso …
  • … questa non è a nostro parere non può essere solo farina del sacco di Scarantino costituisce una riprova logica di una induzione ad una ritrattazione sicuramente falsa e prospettata al solo scopo di provocare in un modo o nell’altro il crollo dell’impostazione accusatoria di questo processo
  • (Scarantino) … ha dipinto un  quadro assolutamente inverosimile. Ha dipinto un quadro fosco e ridicolo
  • (Scarantino nella ritrattazione) poco abile, forse mal consigliato 
  • (La ritrattazione) risulta intrensicamente non credibile
  • Siamo in presenza di un clamoroso autogol (ritrattazione)
  • “Ebbene proprio quando questo processo si avviava alla conclusione nel timore o meglio nella consapevolezza che il materiale probatorio via via acquisito potesse portare come logica conseguenza all’affermazione di responsabilità degli imputati, Cosa nostra ha posto in essere l’estremo tentativo di salvare il salvabile individuando in Vincenzo Scarantino l’anello della catena probatorie da colpire. Individuandone i familiari di Scarantino ed in particolare nel fratello Rosario il soggetto che doveva farsi garante della ritrattazione eventualmente pagando anche con la propria vita il mancato raggiungimento del fine, attivandosi in qualunque modo per garantire ai familiari di Scarantino ,tra virgolette ,un’uscita a testa alta e con solide garanzie per il futuro dalla vicenda del pentimento del loro congiunto e fingendo di garantire – perché io sono convinto che questa è una finta garanzia – a Vincenzo Scarantino a condizione dell’avvenuta ritrattazione l’impunità e l’incolumità fisica. Io dico fingendo di garantire perché non sono del tutto convinto che con il suo atteggiamento processuale successivo al quindici settembre Vincenzo Scarantino si sia conquistato un reale e definitivo perdono degli imputati della famiglia di Santa Maria di Gesù di Cosa Nostra. Certamente da un punto di vista umano ce lo auguriamo tutti che sia così .
    Vincenzo Scarantino avverte il pericolo tant’è vero che non dimenticheremo mai credo tutti ,avverte il pericolo di essere ucciso.
    È facile dire “voi dottore Di Matteo dottoressa Palma mi farete uccidere in carcere, perché tanto nelle carceri comandate voi comanda la polizia” .
    Io credo che Vincenzo Scarantino, pur nella sua rozzezza, avverta il pericolo che ogni garanzia prestata nei suoi confronti per l’incolumità fisica possa col tempo non essere mantenuta.
    Certamente credo che sia abbastanza facile scaricare questo pericolo sui pubblici ministeri, sulla polizia. Comunque lasciamo perdere questo inciso altrimenti rischiamo di perdere il filo del discorso

 

29 giugno 2022 FABIO TRIZZINO legale dei Borsellino contro DI MATTEO : “Ha difeso il depistaggio di Scarantino screditando Spatuzza”

13 settembre 2023 Via D’Amelio – PIETRO GRASSO: ammettere l’attendibilitá di Spatuzza andava a toccare troppi nervi scoperti

20 febbraio 2023 AVVOCATO DI GREGORIO: SMASCHERAMMO SCARANTINO MA NON CI CREDETTERO

  • “Non solo non fummo creduti, i magistrati ci guardavano come fumo negli occhi.”
  • “Solo tanti troppi anni, dopo ci credettero. Ma ormai era troppo tardi, otto innocenti  finirono ingiustamente in carcere con un’accusa gravissima: l’avere partecipato alla strage di via D’Amelio”.
  • “Il pentito Cancemi si rivolse ai magistrati: “Attenzione, state attenti è falso, non credete nemmeno a una virgola di quello che vi sta dicendo, Rosalba Di Gregorio, denunciò “per comportamento omissivo” i pm del processo di Caltanissetta, Annamaria Palma, Carmelo Petralia e Nino Di Matteo, ma il gip di Catania, il 25 febbraio 1998, archiviò l’inchiesta”
  • Furono nascoste le intercettazioni, furono nascoste nei fascicoli di atti relativi”
  • “Noi quei pm li abbiamo denunciati in aula ma non fummo mai creduti”.
  • Quando ci fu la ritrattazione in aula di Scarantino, a Comoloro dissero che la credibilità Scarantino usciva rafforzata perché c’erano due avvocati che erano i registi occulti, gli avvocati Scozzola e Petronio”. “E’ chiaro che non ci fossero registi occulti, eppure noi avvocati fummo trattati come carne di porco perché assistevamo dei mafiosi”.

 

Gaetano Murana: “I miei 18 anni in carcere da innocente accusato dal falso pentito Scarantino”

 

DI MATTEO e il DEPISTAGGIO

  • 13 maggio 2021 INTERVISTA A DI MATTEO A LA7
  • 5 febbraio 2020 “Il depistaggio? Di Matteo non si è accorto di nulla e per lui è solo un contorno”.
  • 27 dicembre 2020 DEPISTAGGIO BORSELLINO / NINO DI MATTEO, L’INTOCCABILE
  • 22 ottobre 2020 Dal falso pentito alle pugnalate a Davigo, storia di Nino Di Matteo il Pm più scortato d’Italia  
  • 13 gennaio 2020 Di Matteo: «No alla protezione a Spatuzza, rimette in discussione le stragi»
  • 12 settembre 2018 “Depistaggi” Borsellino, CSM lunedì 17 settembre 2018 sentirà DI MATTEO lunedì in seduta pubblica. 
  • 4 luglio 2018 Via d’Amelio, Di Matteo: “Sentenza dice che il depistaggio inizia già nel 1992 con l’arresto di Scarantino”  VIDEO
  • 17 settembre 2018 – AUDIZIONE AL CSM  – DI MATTEO: su Via D’Amelio “Siamo ad un passo della verità anche grazie a me e ad altri magistrati“
  • 17 settembre 2018 DI MATTEO AL CSM: “IL DEPOSITO RITARDATO DEI CONFRONTI DI SCARANTINO? ABBIAMO PRIMA INDAGATO PER CAPIRE CHI MENTISSE” 
  • 17 settembre 2018 Borsellino, Di Matteo al Csm: mai così vicini alla verità
  • AUDIO INTERVENTI da Radio Radicale
  • 13 settembre 2017 -Di Matteo sulla strage di Via d’Amelio: «Mai entrato nelle indagini». ,
  • Chi è Nino Di Matteo, il Pm che sognava di fare il ministro nonostante i fallimenti processuali

 

 

 
(…) secondo la procura di Messina, come si legge nella nota a pagina 84 della richiesta di archiviazione, la circostanza che la Procura di Palermo avesse inizialmente assunto «un atteggiamento cauto circa la rilevanza e l’attendibilità del contributo dichiarativo di Spatuzza» ha trovato conferma nel contenuto di un verbale di riunione di coordinamento “delle indagini sulle stragi siciliane del 1992 e del continente degli anni 1993 – 1994”, svoltasi presso la Dna il 22 Aprile del 2009.
In quel verbale, tramesso a Messina il 25 marzo del 2019 a seguito di specifica richiesta della procura, sono riportati due interventi di Nino Di Matteo.
Sul primo intervento, i magistrati di Messina, riferiscono:”Il dottor Di Matteo ha pure rilevato che


➡️ non sempre Spatuzza, a suo giudizio, ha affermato il vero;

➡️ ha aggiunto che, a suo parere, la collaborazione di Spatuzza non è di particolare rilevanza atteso che essa non consente di arrestare nessuno, né di sequestrare alcun bene, né di processare qualcuno. Ha affermato che, secondo lui, 

➡️ non sono particolarmente rilevanti neppure le dichiarazioni rese in ordine agli omicidi di padre Puglisi e del giovane Diego Alaimo».

Il secondo intervento del Pm, sempre riferito alla medesima riunione, è così descritto:

➡️ «Il dottor Di Matteo ha manifestato la sua contrarietà alla richiesta di piano provvisorio di protezione sia perché essa attribuirebbe alla dichiarazione di Spatuzza una connotazione di attendibilità che ancora non hanno, sia perché le dichiarazioni di Spatuzza, sebbene non ancora completamente riscontrate,

➡️ potrebbero rimettere in discussione le ricostruzioni e le responsabilità delle stragi, oramai consacrate in sentenze irrevocabili,

➡️ sia perché l’attribuzione, allo stato di una connotazione di attendibilità alle dichiarazioni di Spatuzza potrebbe indurre l’opinione pubblica a ritenere che la ricostruzione dei fatti e le responsabilità di essi, accertate con sentenze irrevocabili, siano state affidate alle dichiarazioni di falsi pentiti protetti dallo Stato,

➡️ e potrebbe, per tale ultima ragione, gettare discredito sulle Istituzioni dello Stato, sul sistema di protezione dei collaboratori di giustizia e sugli stessi collaboratori di giustizia».


Deposizioni nei processi di Vincenzo Scarantino AUDIO

DEPOSIZIONI AI PROCESSI DI VINCENZO SCARANTINO

  1. Processo a Mario Bo ed altri depistaggio
  2. Processo a Mario Bo ed altri depistaggio
  3. Processo a Mario Bo ed altri depistaggio
  4. Processo a Mario Bo ed altri depistaggio
  5. 24.5.1995 – escusso dai PM  “confessa” di essere autore della strage

  1. Processo Borsellino quater (Strage di via d’Amelio)
  2. Processo Borsellino quater (Strage di via d’Amelio)
  3. Processo Borsellino quater (Strage di via d’Amelio)
  4. Processo Borsellino quater (Strage di via d’Amelio)
  5. Processo Borsellino quater (Strage di via d’Amelio)
  6. Processo Borsellino quater (Strage di via d’Amelio)
  7. Processo Borsellino quater (Strage di via d’Amelio)

  1. Processo d’appello bis per la strage di Via D’Amelio

  1. Processo per le autobombe della primavera-estate 1993 a Roma, Firenze e Milano e per il fallito attentato a Costanzo (stralcio)

  1. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  2. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  3. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  4. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  5. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  6. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino
  7. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  8. Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  9. Processo bis Como 14 settembre 1998 

  1. Processo per la strage di Via d’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)
  2. Processo per la strage di Via D’Amelio (omicidio del Giudice Paolo Borsellino)



VERBALI NON DEPOSITATI INTERROGATORI SCARANTINO


VERBALI INTERROGATORI a GASPARE SPATUZZA

VERBALI INTERROGATORI SALVATORE CANDURA

VERBALI INTERROGATORI FRANCESCO ANDRIOTTA


15 dicembre 1998 – CALTANISETTA – Processo bis per la strage di Via D’Amelio (omicidio del giudice Paolo Borsellino)

 

La ritrattazione dello Scarantino viene per converso confermata nel merito dal pentito Gaspare Spatuzza, tanto da condizionare gli esiti del Borsellino Quater,produrre l’annullamento delle condanne all’ergastolo erogate e provocare l’avvio del c.d.  “Processo depistaggio” la cui requisitoria del PM è in corso in questi giorni a Caltanisetta.

Dalla  Sentenza Borsellino Bis

 


VIA D’AMELIO processo depistaggio: DUE PRESCRITTI UNO ASSOLTO

 

Il processo, iniziato nel novembre 2018, si e’ protratto per 85 udienze. L’accusa, rappresentata dai pm Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso aveva chiesto  la condanna a 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e a 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
Nell’ambito della sentenza arrivata dopo quattro anni con la quale viene  assolto un imputato e dichiarato prescritte le accuse per altri due, il tribunale ha disposto la trasmissione alla Procura delle deposizioni di quattro poliziotti, ex colleghi di Bò e Mattei, che non avrebbero detto tutta la verità in aula: sotto accusa ci sono ora Maurizio Zerilli, Angelo Tedesco, Vincenzo Maniscaldi e Giuseppe Di Gangi.
L’aveva detto il pm Stefano Luciani nella requisitoria: «In questo processo, ci sono stati testimoni convocati dall’accusa che non hanno fatto onore alla divisa che indossano. Si sono trasformati in testi della difesa in maniera grossolana».
È stato il processo di tanti silenzi, di molte bugie e dei non ricordo. È stato il processo in cui la famiglia Borsellino ha chiesto per l’ennesima volta di sapere la verità. Che resta ancora lontana.

Audio delle deposizioni di :

 

RASSEGNA STAMPA


VIDEO



AUDIO ultime 
udienze

REQUISITORIA PUBBLICO MINISTERO

Chiesta la condanna dei tre imputati (Leggi tutto)


CONCLUSIONI DELLE PARTI CIVILI


CONCLUSIONI DELLE DIFESE

REPLICHE – pm Luciani, Avv.ti Trizzino, Scozzola e Panepinto

REPLICHE E LETTURA  SENTENZA

 


Legale: “Smascherammo Scarantino, ma non ci credettero” …

…Negli anni alcuni legali, tra cui l’avvocata Rosalba Di Gregorio, denunciò “per comportamento omissivo” i pm del processo di Caltanissetta, Annamaria Palma, Carmelo Petralia e Nino Di Matteo, ma il gip di Catania, il 25 febbraio 1998, archiviò l’inchiesta aperta nei confronti dei sostituti procuratori.

 

Testo della lettera di SCARANTINO A DI GREGORIO

Borsellino, storia del nastro PA001202: lo scoop insabbiato e ufficialmente cancellato che svelava il depistaggio con 13 anni di anticipo

 


CRONOLOGIA PROCESSI


LEGGI gli articoli

 

  • L’ACCUSA DI FIAMMETTA BORSELLINO: “NESSUNA FIDUCIA NEI PM ANTIMAFIA E NEL CSM, HANNO DEPISTATO”
  • EREDI DI MIO PADRE ? ADESSO BASTA
  • FIAMMETTA BORSELLINO ALL’ATTACCO: “DI MATTEO DISTANTISSIMO DA MIO PADRE”. TORNA ALL’ATTACCO DI NINO DI MATTEO, IL PM DEL PROCESSO TRATTATIVA STATO-MAFIA.  
  • FIAMMETTA BORSELLINO: “MIO PADRE LASCIATO SOLO DA VIVO E DA MORTO”
  • FIAMMETTA BORSELLINO A DI MATTEO: «DI MIO PADRE NON AVETE CAPITO NULLA»
  • FIAMMETTA BORSELLINO, LIVORE E ACCANIMENTO CONTRO NINO DI MATTEO 
  • PER QUANTO TEMPO ANCORA? LETTERA DELLA FIGLIA DEL PM PETRALIA IN RISPOSTA ALLE ACCUSE DI FIAMMETTA BORSELLINO 
  • FIAMMETTA BORSELLINO, RAGIONE E SENTIMENTO. 
  • FIGLIA MINORE DI BORSELLINO DICE CHE LA VERITÀ È STATA “ALLONTANATA DA 25 ANNI DI GROSSISSIMI NERI E DI GROSSISSIME LACUNE” 
  • BORSELLINO, LA RABBIA DI FIAMMETTA. “VERITÀ TACIUTA DAI PM”
  • DEPISTAGGI IN VIA D’AMELIO, I BORSELLINO SI SPACCANO SULLE ACCUSE DI FIAMMETTA 
  • PAOLO BORSELLINO: PERCHÉ? DOPO 25 ANNI, LA FIGLIA FIAMMETTA CHIEDE; E NOI PUREIN UN’INTERVISTA LA
  • VIA D’AMELIO, PARLA DI MATTEO. LA FIGLIA DI BORSELLINO: “FUORI LA VERITÀ SULLA STRAGE”
  • LA RABBIA DI FIAMMETTA BORSELLINO: “VERGOGNOSO IL SILENZIO DI DI MATTEO”L’ACCUSA DI FIAMMETTA
  • I DUBBI DI FIAMMETTA SUI PM PALMA E DI MATTEO
  • FIAMMETTA BORSELLINO: “PER NOI RIMANE UNA FERITA APERTA”
  • IL MONDO ALLA ROVESCIA DA MARCO TRAVAGLIO A FIAMMETTA BORSELLINO
  • LA RABBIA DI FIAMMETTA. “VERITÀ TACIUTA DAI PM”
  • DI MATTEO NON CONVINCE FIAMMETTA BORSELLINO SUL DEPISTAGGIO DI VIA D’AMELIO
  • FIAMMETTA BORSELLINO: “DELUSA DALLA DEPOSIZIONE DEL PM DI MATTEO”

13 settembre 2023 Via D’Amelio – PIETRO GRASSO: ammettere l’attendibilitá di Spatuzza andava a toccare troppi nervi scoperti





 

10 maggio 2022 Borsellino: pm, Scarantino ritrattò già nel ’95

La ritrattazione del falso pentito Vincenzo Scarantino al giornalista Angelo Mangano è al centro del penultimo giorno della requisitoria del pm al processo sul depistaggio delle indagini per la strage di Via D’Amelio che vede imputati, a Caltanissetta, di calunnia aggravata Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, i tre poliziotti che facevano parte del pool che indagò sull’attentato costato la vita al giudice Paolo Borsellino e della scorta.
Il pubblico ministero Stefano Luciani ha ricordato quando Scarantino, che secondo la Procura sarebbe stato indotto dai poliziotti ad accusare della strage persone innocenti, si mise in contatto con Mangano per confessare che dietro alle sue dichiarazioni c’erano le pressioni della polizia.
“Scarantino mi disse – ha raccontato il giornalista ai magistrati in un verbale letto in aula – che era stato torturato, che gli avevano fatto urinare sangue mentre era detenuto a Pianosa, che lui dell’attentato non sapeva nulla e che aveva accusato innocenti”.
 La ritrattazione avvenne nel 1995. Finita l’intervista con Mangano il cronista ricevette una chiamata dalla questura in cui gli si disse che lo cercava l’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, all’epoca a capo del pool investigativo che indagava sulle stragi. “Capii che Scarantino era intercettato, altrimenti come avrebbero fatto a sapere della mia intervista?”, ha raccontato Mangano ai magistrati.

 

 

Condannati all’ergastolo a causa di un falso pentito e del più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana

 

 

VINCENZO SCARANTINO, il PUPO vestito da MAFIOSO

 

 

Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo,


Accusatosi di aver partecipato alla strage di via D’Amelio, VINCENZO SCARANTINO viene arrestato il 29 settembre 1992. Dopo essere stato recluso nel carcere di massima sicurezza di Pianosa, Scarantino il 24.6.1994 decide di collaborare con gli inquirenti spiegando come venne organizzata la strage in cui morì il giudice Borsellino per cui venne condannato a 18 anni per poi accusare i poliziotti e magistrati, che lo avrebbero spinto a fare quelle accuseNel 1998 Scarantino ammette di non avere preso parte all’attentato di via D’Amelio e di essere stato costretto da Arnaldo La Barbera, ex capo della squadra mobile di Palermo a confessare il falso, e di aver subito maltrattamenti durante la sua detenzione nel carcere di Pianosa.   Nel 2007 il pentito Gaspare Spatuzza confessa di essere stato l’autore del furto dell’auto FIAT 126 usata per l’attentato, scagionando Scarantino e dimostrando che era un falso pentito, usato per sviare le indagini sulla morte di Borsellino.


ATTENTATO – INDAGINI – INCHIESTE

I PROCESSI  

IL DEPISTAGGIO


 

 

GAETANO MURANA: “I miei 18 anni in carcere da innocente accusato dal falso pentito Scarantino”

 

 

VIA D’AMELIO cronologia dal 19 luglio 1992 ad oggi.

 

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