Quello che segue é il sintetico e cronologico racconto di quello che é stato definito il più grande depistaggio della storia giudiziaria italiana che si concretizza a partire dal 5 settembre 1992
Una morte annunciata
1992
◽️ il prima…
28 maggio 1992 Il centro SISDE di Palermo trasmette alla Direzione centrale l’Informativa (protocollo 1495/z. 3068) avente per oggetto: “Progetto di attentato in persona del dottor Paolo Borsellino”. Sono passati solo cinque giorni dalla Strage di Capaci e il Servizio segreto aveva già la notizia, da “fonte confidenziale” ben informata, che Cosa Nostra aveva in programma di uccidere il procuratore. Fu mai comunicata questa notizia all’autorità giudiziaria?
28 giugno 1992 BORSELLINO scopre casualmente che é arrivato il tritolo destinato a lui SEGUE
Luglio 1992 I PREPARATIVI della STRAGE attraverso i racconti dei pentiti FABIO TRANCHINA e GASPARE SPATUZZA SEGUE
8 luglio 1992 In via Bartolomeo Sirillo GASPARE SPATUZZA e VITTORIO TUTINO rubano la Fiat 126 che sarà imbottita di esplosivo SEGUE
13 luglio 1992 Disse all’amico:“E’ arrivato il tritolo per me “ SEGUE
17 luglio 1992 «Mi disse: confessami, mi sto preparando» SEGUE
18 luglio 1992 “Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta. In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non \ aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere.”
Estratto dal VERBALE del 18 agosto 2009 della deposizione signora Agnese Piraino Borsellino presso la Procura della Repubblica di Caltanisetta.
19 luglio 1992 La LETTERA testamento di PAOLO BORSELLINO al Liceo di Padova SEGUE
19 luglio 1992 LUCIA BORSELLINO: quella telefonata a mio padre dal Procuratore GIAMMANCO alle sette di mattina del 19 luglio…SEGUE
19 luglio 1992 Ore 16.58 Strage di Via D’Amelio
◽️ il dopo…
19 luglio 1992 Il primo lancio dell’agenzia ANSA è delle 17.16 SEGUE
19 luglio 1992 Prima Relazione di Servizio della QUESTURA di Palermo
19 luglio 1992 La testimonianza dei poliziotti MAGGI e GAROFALO Quegli uomini in giacca e cravatta nell’inferno di Via D’Amelio…
19 luglio 1992 I poliziotti MAGGI e VALENTI: i servizi segreti in Via D’Amelio subito dopo l’esplosione SEGUE
19 luglio 1992 Elenco danni a persone e cose SEGUE
19 luglio 1992 VIA D’AMELIO –Video Vigili del Fuoco
19 luglio 1992 GALLERIA FOTOGRAFICA
19 luglio 1992 Le conversazioni della Polizia, subito dopo la strage tra i poliziotti arrivati sul posto e la centrale operativa, nei momenti immediatamente successivi alla strage. Voci drammatiche e concitate. VIDEO
19 luglio 1992 VIDEO – Via D’Amelio dopo la Strage
19 luglio 1992 Dall’auto del dottor Borsellino viene prelevata la sua borsa contenente l’AGENDA ROSSA che non verrà mai più ritrovata. SEGUE
20 luglio 2020 RAPPORTOdella SQUADRA MOBILE Questura di Palermo
20 luglio 1992 VERBALE dell’audizione dell’agente di scorta superstite ANTONINO VULLO
20 luglio 1992 RELAZIONEtecnica autoptica
20 luglio 1992 La Polizia Scientifica, alle direttive del colonnello VASSALE, inzia il setacciamento dell’area interessata coinvolta nell’attentato e procede al recupero del materiale ritenuto interessante. Dall’’ispettore PAOLO EGIDI viene rinvenuta la carcassa di un motore, da subito ritenuta utile perché non ricollegabile ad alcuna auto presente sul luogo. Successivamente all’intervento di un tecnico Fiat viene individuata come un motore bicilindrico montato sulla Fiat 126 presente sul luogo della strage.
20 luglio 1992 Vengono rinvenute due schede elettroniche non riconducibili ad altri dispositivi presenti sul luogo. Su entrambe le schede era presente il logo “ST” SEGUE
20 luglio 1992 Sul luogo dell’esplosione viene rinvenuta anche la targa di un’altra Fiat 126 intestata ad ANNAMARIA SFERRAZZA, il cui furto era stato denunciato la mattina del 20 luglio da GIUSEPPE OROFINO, titolare della carrozzeria dove l’auto della signora era stata lasciata in riparazione. L’auto non era stata rubata, ma lo erano stati i documenti e la targa. Gli investigatori decidono quindi di intercettare l’utenza telefonica di SIMONA FUNARI, marito di PIETRINA VALENTI, la signora che aveva denunciato il furto della Fiat 126 che invece si sospettava contenesse l’esplosivo. Dall’ascolto delle telefonate gli investigatori scoprono un episodio di violenza carnale commesso su Cinzia Angiuli da parte di LUCIANO VALENTI, fratello di Pietrina, nonché da ROBERTO VALENTI e da SALVATORE CANDURA: quest’ultimo, interrogato dagli inquirenti, confessa di essere l’autore del furto della Fiat 126, su commissione di VINCENZO SCARANTINO, che insieme ai fratelli gestiva diversi traffici illeciti nella zona della Guadagna ed era cognato di SALVATORE PROFETA, membro della cosca di PIETRO AGLIERI, già implicato nel Maxiprocesso di Palermo.
20 luglio 1992 “Come disposto dal Sost. Proc. Dr. Polino, la moglie del Magistrato ucciso è stata informata che nulla nell’abitazione doveva essere toccato, poichè a disposizione dell’A.G. procedente.” Fonte Rapporto Squadra Mobile Palermo
20 luglio 1992 Il maresciallo dei Carabinieri CARMELO CANALE, stretto collaboratore di BORSELLINO, viene trasferito. SEGUE
20 luglio 1992 ARNALDO LA BARBERA dispone un sopralluogo alla carrozzeria di GIUSEPPE OROFINO che solo due ore prima aveva denunciato il furto di una targa. (?) SEGUE
20 luglio 1992 All’ordine del giorno dei lavori della CAMERA dei DEPUTATI – La strage di Via D’Amelio
20 luglio 1992 AGNESE BORSELLINO: “La polizia investigativa entra dentro l’ufficio di Paolo, ci vanno anche i miei figli Lucia e Manfredi: entrano e si accorgono che tutti i suoi cassetti erano stati svuotati, non c’erano né carte e né tantomeno i suoi appunti!”.SEGUE
20 luglio 1992 Perchè nessuno indaga sulla casa di Via D’Amelio 46 ? SEGUE
…“Si allega infine relazione di servizio relativa ad ulteriore controllo effettuato al civico 46 di via nr Amelio.(All.70)” dal Rapporto Squadra Mobile di Palermo
20 luglio 1992 Segnalazioni e telefonate anonime – dal Rapporto della Squadra Mobile di Palermo.
20/29 luglio 2013 La Strage di VIA D’AMELIO attraverso gli articoli apparsi sul quotidiano La Stampa nei dieci giorni successivi.
20 luglio 1992 Secondo un appunto a firma di ARNALDO LA BARBERA e ritrovato 31 anni dopo, la borsa e l’agenda del del magistrato sarebbero state prese in consegna dal Procuratore di Caltanisetta TINEBRA SEGUE
21 luglio 1992 In Cattedrale a Palermo, si svolgono i funerali dei cinque agenti di scorta uccisi, ai quali partecipa l’intera popolazione cittadina. Sono caratterizzati da feroci proteste: vengono mobilitati 4000 agenti per mantenere l’ordine. La folla li contesta poiché impediscono l’accesso alla Cattedrale e, al grido “Fuori la mafia dallo Stato”, non sono risparmiati nemmeno i rappresentanti dello Stato presenti, compreso il neopresidente della Repubblica Italiana Oscar Luigi Scalfaro, costretto a uscire da una porta secondaria al termine della messa tra spintoni, calci e pugni, mentre il Capo della polizia Vincenzo Parisi viene addirittura colpito da uno schiaffo. SEGUE
21 luglio 1992 La figlia FIAMMETTA non sa ancora nulla ARTICOLO
21 luglio 1992 Le risultanze della consulenza espletata dai tecnici dell’F.B.I.
22 luglio 1992 FIAMMETTA ha saputo, domani torna dall’Indonesia ARTICOLO
24 luglio 1992 Esplode la rabbia dei palermitani VIDEO – ARTICOLI archivio L’UNITÁ
24 luglio 1992 L’ultimo saluto. La FAMIGLIA BORSELLINO rifiuta i funerali di Stato SEGUE
28 luglio 1992 Audizione al CSM del Procuratore generale BRUNO SICLARI: “Consigliai GIAMMANCO di utilizzare BORSELLINO perchè persona con una esperienza tale che è veramente un delitto non utilizzarlo per Palermo” SEGUE
28 luglio 1992 Il Procuratore PIETRO GIAMMANCO e il “pentito” MUTOLO che voleva parlare solo con BORSELLINO SEGUE
28 luglio 1992 AlCSM l’audizionedei Sostituti Procuratori Alfredo Morvillo (vds. pagg. 163-277) Ambrogio Cartosi (vds pag. 279-290) e Claudio Corselli (vds. pagg 292-301).
29 luglio 1992 AlCSM l’audizione dei Sostituti procuratori Maurizio Conte (vds. pagg. 9-28) e Lorenzo Matassa (vds. pagg. 30-46) nonchè dell’Avvocato Generale presso la Corte di appello di Palermo Gaetano Martorana (vds. pagg. 48-71) prima di riprendere le audizioni dei Sostituti Procuratori Francesco Lo Voi (vds. pagg. 73-123), Ignazio De Francisci (vds. pagg. 125-157), Roberto Scarpinato (vds. pagg.162-215) Egidio La Neve (vds. pagg. 218-225) Giovanni Ilarda (vds. pagg. 227-265) e Domenico Gozzo(vds. pagg. 267-286). L”audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Vittorio Aliquò viene ritenuta dal Gruppo di lavoro, meritevole di particolare riservatezza. (vds pagg.17-28 delle parti riservate).
29 luglio 1992 Audizione del magistrato VITTORIO ALIQUÒ al CSM: nella borsa Borsellino c’era anche il “FASCICOLO MUTOLO” SEGUE
29 luglio 1992 Viene conferito a GIOACCHINO GENCHI l’incarico di consulenza volto a verificare se l’utenza telefonica in uso alla famiglia Fiore-Borsellino fosse stata oggetto di interventi finalizzati ad un ascolto clandestino delle telefonate.
30 luglio 1992 Audizione del magistrato TERESA PRINCIPATO al CSM “ Si faceva il toto Borsellino, era veramente una situazione che vivevamo con angoscia.” SEGUE
30 luglio 1992 Al CSM l’audizione dei i Sostituti Procuratori Giuseppe Pignatone (vds. pagg. 4-92) e Gioacchino Natoli (vds. pagg. 154.220). La seduta pomeridiana del Gruppo di lavoro si apre con l’audizione della sig.ra Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone (vds.pagg. 225-261) per poi proseguire con le testimonianze dei Sostituti Procuratori Guido Lo Forte (vds pagg. 263-305), Antonella Consiglio (vds. pagg. 307-321), Annamaria Palma (vds. pagg. 323-332), Antonio Napoli (vds. pagg. 334-376), Vincenza Sabatino (vds. pagg. 378-437) e Salvatore Pilato (vds. pagg. 439-464)
31 luglio 1992 AlCSM l’audizione del Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Palermo Elio Spallitta (vds. pagg. 5-30) e a quella dei Sostituti Procuratori Maria Vittoria Randazzo (vds. pagg. 32-53) Agata Consoli (vds.pagg.55-69), Luigi Patronaggio (vds. pagg. 70-98), Maurizio De Lucia (vds. pagg. 100-109), Salvatore De Luca (vds. pagg. 111-126) Vittorio Teresi (vds. pagg. 127-182) e Antonio Ingroia (vds. 188-282)
4 agosto del 1992, Il SISDE trasmette alla magistratura una dettagliata segnalazione (protocollo 2214/z.3068) con la quale ipotizza – su base di mere congetture – il coinvolgimento del clan Madonia nelle stragi Falcone e Borsellino, anche questa nota é firmate da Bruno Contrada, il coordinatore del gruppo d’indagine dei Servizi sulle stragi che pochi mesi dopo sarà arrestato per concorso in associazione mafiosa.
5 agosto 1992 Da parte della Squadra mobile viene richiesta l’intercettazione telefonica urgente a carico di Valenti Luciano e Pace Francesca.
13 agosto 1992 Appunto RISERVATO SERVIZIO SEGRETO SISDE di Palermo (protocollo 2298/z. 3068), con il quale annuncia alla direzione imminenti novità “circa gli autori del furto della macchina ed il luogo ove la stessa sarebbe stata custodita prima di essere utilizzata nell’attentato”. È la vicenda del falso pentito Enzo Scarantino, l’uomo che si è autoaccusato della strage di via D’Amelio trascinando con sé una mezza dozzina di innocenti.
“In sede di contatti informali con inquirenti impegnati nelle indagini inerenti alle recenti note stragi perpetrate in questo territorio, si è appreso in via ufficiosa che la locale Polizia di Stato avrebbe acquisito significativi elementi informativi in merito all’autobomba parcheggiata in via D’Amelio”.
19 agosto 1992 Le INDAGINI ad un mese dalla strage.
5 settembre ’1992 Viene arrestato SALVATORE CANDURA per violenza sessuale. Il CANDURA accusa VINCENZO SCARANTINO di avergli commissionato il furto della Fiat 126 da utilizzare per compiere la Strage di via D’Amelio. É l’inizio della fase “formale” del depistaggio.
26 settembre 1992 Sulla base delle dichiarazioni fornite dal CANDURA, positivamente riscontrate dagli esiti dell’attività investigativa svolta, viene emessa dal GIP una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di VincenzoScarantino in ordine ai delitti di strage, concorso in furto aggravato ed altro. Il P.M. delineava poi il profilo criminale dello Scarantino Vincenzo, sulla base dei precedenti penali e giudiziari del medesimo, nonchè delle dichiarazioni sul suo conto rese dai collaboratori della giustizia FIGLI SINIBALDO, CANDURA SALVATORE ed AUGELLO SALVATORE,sottolineando in particolare che lo Scarantino Vincenzoapparteneva ad un nucleo familiare notoriamente inserito nel contesto criminale operante nella zona territoriale della “Guadagna” e che il prestigio, la supremazia territoriale acquisiti dall’imputato in quel contesto, così come tutta la sua attività criminale erano stati resi possibili e realizzati in virtù del rapporto di affinità che lo legava a Profeta Salvatore (quest’ultimo era cognato dello Scarantino, avendo sposato la di lui sorella Ignazia), uomo d’onore di grande rilievo e diretto committente, oltre che supervisore, controllore e beneficiario delle azioni illecite. Fonte: Sentenza Borsellino Uno
29 settembre 1992 Viene arrestato VINCENZO SCARANTINO, 27 anni, con l’accusa, in concorso con altri, di strage e di furto aggravato. La prima accusa è collegata a quella di concorso nel furto aggravato della Fiat 126 utilizzata per compiere la strage. SEGUE
1 ottobre 1992 SCARANTINO: “Non sono il killer di Borsellino». Il suo avvocato: i giudici sono stati traditi dalla fretta. Si difende per ore il giovane accusato di strage. «Si sono inventati tutto». SEGUE
2 ottobre 1992 Si svolge a Palermo una manifestazione a favore della innocenza di SCARANTINO
19 ottobre 1992 Con nota 2929/z. 3068 di protocollo il centro SISDE di Palermo informa non solo Roma ma anche la Questura di Caltanissetta sulle parentele mafiose “importanti” di Scarantino.
21 novembre 1992 Un altro pentito fa i nomi. E’ SALVATORE AUGELLO, 37 anni. Accusa una quantità di persone, due delle quali implicate nel delitto Lima e nella strage in via D’Amelio. SEGUE
26 novembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella SEGUE
13 dicembre 1992 Nuove accuse per SCARANTINO, unico indiziato della strage mafiosa di via D’Amelio è accusato anche di detenzione e traffico di cocaina. Con il fratello maggiore Umberto, avrebbe organizzato una centrale per lo smistamento della droga nella borgata «Guadagna». Il gip di Palermo Giuseppe Di Lello emette contro i due fratelli Scarantino un ordine di custodia cautelare. Anche Umberto Scarantino è dietro le sbarre: arrestato quattro mesi prima per spaccio di droga.
Il questore Matteo Cinque, polemicamente, in un comunicato precisa “che la pericolosità sociale di Vincenzo Scarantino «fu messa in dubbio dopo il suo arresto da persone certamente pilotate». Le indagini di questi mesi, secondo la polizia, hanno dimostrato l’infondatezza di quei dubbi.” Per Matteo Cinque, il questore di Palermo, SCARANTINO «è uno che sta nella fascia mediana tra delinquenza comune e mafia», insomma uno delle migliaia di killer che con un pugno di soldi o la promessa di lavoro i boss arruolano in qualunque momento e per qualunque delitto.
15 dicembre 1992 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella SEGUE
1993
12 gennaio 1993 AUDIZIONE in Commissione Parlamentare Antimafia del Capo Servizi Segreti Sisde ANGELO FINOCCHIARO
15 gennaio 1993 Viene arrestato il capo di Cosa nostra TOTÒ RIINA
15 gennaio 1993 Insieme a TOTÒ RIINA viene arrestato SALVATORE BIONDINO che verrà poi condannato all’ergastolo per la strage di Capaci e quella di via D’Amelio e a 26 anni di reclusione per il fallito attentato dell’Addaura.
9 febbraio 1993 AUDIZIONE di GASPARE MUTOLO in Commissione parlamentare Antimafia. Cronaca dell’ultimo interrogatorio di Paolo Borsellino
28 maggio 1993 Viene annunciato che sarebbe stato individuato il responsabile della manomissione della centralina collegata alla casa dei familiari del giudice residenti in via D’Amelio per avvertire i boss dei movimenti del magistrato. Si tratta di un Tecnico di una società che si occupa di impianti telefonici, fratello di un presunto mafioso: l’ideale per dare via libera ai mafiosi incaricati della strage in via D’Amelio a Palermo. E’ Pietro Scotto, 43 anni, fermato su ordine dei giudici di Caltanissetta per concorso nella strage. SEGUE
4 giugno 1993 SANTINO DI MATTEO viene arrestato. É accusato di 10 omicidi mafiosi e decide di collaborare con la giustizia. Il 23 novembre dello stesso anno suo figlio Giuseppe viene rapito a causa delle rivelazioni del padre sulla strage di Capaci e sull’uccisione dell’esattore IGNAZIO SALVO.
25 giugno 1993 Il maresciallo CARMELO CANALE, stretto collaboratore di Borsellino, per la terza volta viene interrogato dai PM Ilda Boccassini e Fausto Cardella SEGUE
22 luglio 1993 Il boss SALVATORE CANCEMI, coinvolto nelle stragi di Capaci e Via D’Amelio si consegna ai Carabinieri SEGUE
31 luglio 1993 Per via D’Amelio fermato un sospettato. Una persona sarebbe stata fermata ieri nell’ambito dell’inchiesta sulla strage del 19 luglio SEGUE
1 agosto 1993 Viene aggiunto un tassello con l’arresto del carrozziere indicato come il «fornitore» delle targhe false. (?) SEGUE
14 settembre 1993 La “collaborazione” diFRANCESCO ANDRIOTTAper la strage di via Mariano D’Amelio, apre la strada in maniera determinante a quella successiva di SCARANTINO SEGUE
9 ottobre 1993 PRESO L’ UOMO DELLA STRAGE (?)
3 novembre 1993 SCARANTINO viene processato per detenzione e spaccio di droga assieme al fratello Umberto. Venti giorni dopo viene condannato a nove anni di detenzione.
23 novembre 1993 “AVEVA 13 ANNI, DOPO 779 GIORNI DI PRIGIONIA L’ABBIAMO STRANGOLATO E SCIOLTO NELL’ACIDO Era il Viene rapito Giuseppe Di Matteo, figlio del collaborante Santino. Il 28 Luglio 1998 Vincenzo Chiodo racconta in aula, durante il processo Bagarella, l’esecuzione dell’omicidio. Un racconto dell’orrore. Il 15 luglio 2002 la Corte di Cassazione conferma la sentenza di primo grado di condanna di esecutori e mandanti. 11 anni, tenuto in ostaggio fino all’11 Gennaio 1996, strangolato ed il corpo sciolto nell’acido. Giovanni Brusca Ordinò: “allibertativi du cagnuleddu”
25 novembre 1993 In occasione dell’interrogatorio, FRANCESCO ANDRIOTTA rende ulteriori dichiarazioni SEGUE
20 dicembre 1993: la lettera di elogio del pm FAUSTO CARDELLA ai poliziotti. “A conclusione del mio periodo di applicazione a questa Dda sento di evidenziare gli eccezionali meriti del dottor Arnaldo La Barbera nelle indagini sulle stragi di Capaci e via D’Amelio”. Il “dottor La Barbera ha seguito costantemente tali indagini, prima come dirigente della Mobile di Palermo, poi come responsabile dello speciale gruppo investigativo, costituito ad hoc”. “L’impulso positivo alle indagini dal dottor La Barbera inizia fin dai primissimi atti”. E lo definisce “sagace, paziente, incisivo, acuto, ricco di fiuto nel proporre nuovi temi investigativi”. “Tenace nel seguire le piste che ritiene interessanti, onesto e pronto nel riconoscere quelle rivelatesi infondate” SEGUE
20-22 dicembre 1993 Colloquio investigativo LA BARBERA/SCARANTINO
1994
3 gennaio 1994 La procura di Caltanissetta chiede il rinvio a giudizio delle quattro persone a suo dire responsabili di avere partecipato alla strage di via D’Amelio: il presunto boss Salvatore Profeta, suo cognato Vincenzo Scarantino, Pietro Scotto e Vincenzo Orofino. A condurre l’indagine è stato ARNALDO LA BARBERA del Servizio Centrale Operativo della polizia, coordinata dal procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra e dai sostituti Paolo Giordano, Ilda Boccassini, Carmelo Petralia e Fausto Cardella. Dall’arresto di Scarantino gli investigatori sono risaliti al cognato Salvatore Profeta, (arrestato il 9 ottobre 1993, indicato come vice capo della famiglia di Santa Maria di Gesù), a Pietro Scotto e a Vincenzo Orofino. Profeta, secondo l’accusa, sarebbe stato il “coordinatore” della strage; Scotto, impiegato in una azienda telefonica, avrebbe allestito una “sala d’ascolto” in un appartamento vicino all’abitazione della madre del magistrato ucciso, intercettando una telefonata del giudice Borsellino che quel giorno preannunciava una sua visita; Giuseppe Orofino avrebbe invece tenuto in custodia la Fiat 126 nella sua officina dove venne imbottita di esplosivo. Siamo solo alle prime battute dell’inchiesta eppure, incredibilmente, il procuratore Tenebra si sbilancia fino a dire: “Questa parte dell’inchiesta ci sembra definita ed a nostro giudizio è abbastanza solida da reggere al dibattimento”.
2 febbraio 1994 Colloquio investigativo LA BARBERA/SCARANTINO
11 febbraio 1994 I familiari di Scarantino rinnovano la loro protesta, questa volta davanti al palazzo di Giustizia di Palermo. SEGUE
24 giugno 1994 VINCENZO SCARANTINO decide di “collaborare” quasi due anni dopo essere stato arrestato e formalmente accusato d’aver partecipato all’organizzazione della strage di via D’Amelio. VERBALE (non depositato) interrogatorio SCARANTINO colloquio investigativo nel carcere di Pianosa con Arnaldo La Barbera, I magistrati presenti a quel suo primo verbale da “collaboratore” furono Carmelo Petralia e Ilda Boccassini. A partire da quella notte (e da un “pentimento” a lungo precedentemente costruito) l’indagine colleziona un’imbarazzante serie di forzature investigative procedurali, tutte collegate alla gestione del collaboratore Scarantino. Che si possono riassumere come segue:
perché furono autorizzati colloqui investigativi con Scarantino dopo l’inizio della sua collaborazione?
perché Scarantino non venne affidato al servizio centrale di protezione ma ai poliziotti del gruppo “Falcone-Borsellino” diretto da La Barbera?
perché i pm di Caltanissetta non depositarono nel Borsellino Uno i verbali del confronto fra il presunto pentito Scarantino e i collaboratori di giustizia
Cancemi, Di Matteo e La Barbera che lo smentivano palesemente?
perché i pm di Caltanissetta, e successivamente i giudici, non tennero in alcuna considerazione le due ritrattazioni di Scarantino?
perché non fu mai redatto un verbale del sopralluogo della polizia assieme a Scarantino nel garage dove sosteneva di aver trasportato la 126 poi trasformata in autobomba?
chi è l’ispiratore dei verbali, con a margine delle annotazioni a penna, consegnati a Scarantino prima dei suoi interrogatori?
Perché non si tennero in alcuna considerazione le note critiche trasmesse dalla Boccassini e da Sajeva al pool di Caltanissetta?
24 giugno 1994 PAOLO PETRONIO, legale di SCARANTINO, denuncia: “L’atteggiamento a dir poco ambiguo, nonché di scarsa considerazione del ruolo del difensore”. E aggiunge: “I difensori di Scarantino non sono stati né avvisati né revocati in relazione all’inizio di una collaborazione del loro assistito ed il ricorso ad escamotage sleali ci danno la misura dell’esercizio di uno strapotere da parte degli organi inquirenti assolutamente inconcepibile in uno stato di diritto dove viene di fatto ipocritamente strombazzata una parità tra accusa e difesa in concreto inesistente. In tal senso eloquente è la circostanza che il difensore di Scarantino, giunto a Piombino sabato 9 luglio scorso per raggiungere Pianosa, si è visto negato l’imbarco per andare a conferire con il detenuto Scarantino, con la scusa che lo stesso era ‘applicato ad altra attività’ e pertanto non poteva incontrare il difensore. Ed ancora ieri l’altro difensore, avv. Mario Zito, ha potuto conferire regolarmente con Scarantino affrontando addirittura argomenti difensivi”. “La copertura dell’inizio dell’attività di collaborazione di Scarantino ci dà l’impressione di una strumentalizzazione della stessa nella misura in cui la si vuol rivelare soltanto in coincidenza con la data del 19 luglio, secondo anniversario della strage”.
29 giugno 1994 Nel corso dell’interrogatorio era stato espressamente richiesto al collaboratore (SCARANTINO) di spiegare le motivazioni per le quali non aveva personalmente provveduto a rubare l’autovettura richiestagli dal Profeta, mettendo a disposizione quella fornitagli in precedenza dal Candura. L’esigenza dello Scarantino era infatti quella di non rivelare che aveva commissionato al Candura specificamente il furto di quell’auto impiegata nella strage: questo era del resto il suo cruccio anche perchè dalla immediata prossimità temporale fra il furto e l’evento strage erano derivati i sospetti del Candura e la causa di tutti i suoi problemi. La messa a disposizione di un’altra auto, parimenti rubata dal Candura, ma in epoca precedente e per altre finalità, appariva allo Scarantino come un’imprudenza maggiormente giustificabile, in quanto rendeva meno agevole il collegamento fra l’auto rubata e l’evento strage che si era verificato. (Dalla Sentenza Borsellino Uno)
4 /13 luglio 1994, nel carcere di Pianosa, si effettuano 10 colloqui investigativitra SCARANTINO e gli uomini del gruppo Falcone-Borsellino diretti da LA BARBERA. I magistrati che firmano l’autorizzazione per quei colloqui sono ILDA BOCCASSINI e ROBERTO SAIEVA SEGUE
15 luglio 1994 SCARANTINO viene interrogato da ILDA BOCCASSINI, alla presenza di ARNALDO LA BARBERA presso la casa di reclusione di Pianosa. Oltre a fornire una prima motivazione del suo “pentimento” SEGUE
16 luglio 1994 Il GIP di Caltanissetta, affida VINCENZO SCARANTINO alle “cure” del gruppo investigativo “Falcone-Borsellino”. Una scelta che estromette di fatto e per un lungo periodo, il personale del Servizio Centroe di Protezione da qualsiasi contatto diretto con Scarantino. SEGUE
18 luglio 1994 SCARANTINO: ECCO PERCHE’ UCCISI BORSELLINO’ Nell’estate del ‘ 92, secondo Scarantino, stava per scoppiare una nuova sanguinosa guerra di mafia. Poi però ci fu il chiarimento tra Riina e le famiglie palermitane. Rivelazioni del tutto nuove, anche perché la fedeltà di AGLIERI al capo dei capi non era stata mai messa in discussione da altri collaboratori della giustizia. ” Scarantino indica tutti i responsabili di quell’ attentato: Già prima di “pentirsi” SCARANTINO si rivelava un “collaboratore importantissimo” per i giudici siciliani.
Viene messo in cella con FRANCESCO ANDRIOTTA, uomo d’onore, al quale racconta le fasi della strage di via D’Amelio. Quando Andriotta decide di collaborare con la giustizia riferisce quelle confidenze ai magistrati. Fu la “svolta” (negativa) alle indagini: uno dopo l’altro vengono arrestati Vincenzo Scotto, Pietro Orofino e Salvatore Profeta. SEGUE
19 luglio 1994 “Abbiamo una piena confessione e 15 chiamate di correità e siamo solo agli inizi”. Conferenza Stampa della Procura di Caltanisetta per fare il punto sulle indagini e comunicare, il grande passo avanti nelle indagini sulla strage di Via D’Amelio: la collaborazione di Vincenzo Scarantino. A condurre la conferenza stampa il Procuratore capo GIOVANNI TINEBRA e la sostituta procuratrice ILDA BOCCASSINI. “Noi oggi qui celebriamo il secondo anniversario dell’eccidio di via d’Amelio ed abbiamo la profonda, commossa, consapevole soddisfazione di celebrarlo nel modo giusto, cioè in maniera fattiva. Ieri infatti abbiamo chiesto ed ottenuto sedici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di alcuni dei mandanti e degli esecutori materiali della strage.(…) Scarantino. Io credo di poter dire finalmente che questa Direzione Distrettuale Antimafia ha onorato i suoi impegni. (…) Abbiamo una piena confessione con quindici chiamate in correità e siamo solo agli inizi. Abbiamo modo di affermare sul campo e con i fatti che anche questa strage fu ordinata da Totò Riina, il quale ebbe una riunione, con taluni pezzi della cupola, esattamente i capi dei mandamenti interessati sotto un profilo esecuzionale, vale a dire i mandamenti della Guadagna, Pietro Aglieri e Carlo Greco, e del Brancaccio, uno dei fratelli Graviano in rappresentanza degli altri” Scarantino è uno degli uomini d’onore riservati. (Giovanni Tinebra). AUDIO e TRASCRIZIONE
20 luglio 1994 ARNALDO LA BARBERA: «Ecco come siamo riusciti ad incastrare la Cupola. La nostra carta vincente? Aver potuto contare su una squadra che si occupasse esclusivamente delle indagini sulle stragi di Capaci e via D’Amelio. Trentotto uomini. Nessun Rambo, al contrario tutti “normalissimi” investigatori dotati di molto cervello e pochi muscoli. Gente abituata a stare davanti al computer, a soffrire ma a resistere, a non innervosirsi se il “risultato” tarda ad arrivare”. SEGUE
23 luglio 1994 A seguito delle polemiche sorte su un “pentimento” troppo annunciato, il procuratore di Caltanissetta TINEBRA è costretto a precisare che “Scarantino non ha subito nessun tipo di violenza o di imposizione. Si è autonomamente deciso a collaborare e ciò ha fatto in maniera che ci ha pienamente convinti”. Nel frattempo, le dichiarazioni di Scarantino causano l’emissione di 16 nuovi ordini di custodia cautelare per la strage di via D’Amelio.
28 luglio 1994 SCARANTINO è interrogato da Ilda Boccassini e Roberto Saieva, alla presenza di Vincenzo Ricciardi (Polizia di Stato). In particolare già nell’interrogatorio del reso in locali della Polizia di Stato, ed alla presenza di agenti del servizio centrale operativo e del gruppo investigativo Falcone e Borsellino, continua a non riconoscere in fotografia Ganci Raffaele ed esclude la partecipazione di Graviano Giuseppe alla preparazione dell’autobomba, precisando di essersi sicuramente confuso al riguardo in occasione del secondo interrogatorio. (Da Sentenza Borsellino Bis)
9 agosto 1994 Nuovo intervento pubblico della procura di Caltanissetta, questa volta affidata al sostituto CARMELO PETRALIA : ha avuto un contatto con un ufficiale di polizia giudiziaria, “E’ una decisione che è andata maturando… di tanto in tanto tramite canali assolutamente legittimi ed istituzionali Scarantino chiedeva, per esempio, di essere interrogato dai magistrati della procura di Caltanissetta. Grazie all’uso dell’istituto del colloquio investigativo (…) Scarantino ha avuto un contatto con un ufficiale di polizia giudiziaria, Arnaldo La Barbera, ed ha potuto probabilmente maturare in modo più sereno il suo proposito di collaborare con la giustizia”. SEGUE
30 settembre 1994 L’avvocato LUIGI LI GOTTI , rinuncia alla difesa di SCARANTINO per “ragioni di ordine processuale”
11 agosto 1994 SCARANTINO è interrogato da Giovanni Tinebra, Anna Maria Palma e Carmelo Petralia.
12 agosto 1994 SCARANTINO è interrogato da Anna Maria Palma e Carmelo Petralia. Interrogatorio che segue di appena un giorno un interrogatorio in cui Scarantino ribadisce precedenti dichiarazioni confermando sostanzialmente le dichiarazioni nel frattempo rese da Andriotta Francesco, che inizia una progressiva ed inarrestabile opera di “aggiustamento“, correzione e profonda modifica delle originarie dichiarazioni. Invero in detto interrogatorio Scarantino Vincenzo, certamente edotto del contenuto delle dichiarazioni di Andriotta, come si evince dal verbale precedente, conferma che la Fiat 126 gli era stata consegnata in realtà non alla Guadagna bensì in una traversa di via Roma nei pressi di un locale dove opera una prostituta. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
21 agosto 1994 Pentito di mafia sfrattato dai vicini Accolto il ricorso: la donna aveva sparato esasperata da quindici anni di violenze. Coinvolto nella strage di via D’Amelio, era in vacanza con la famiglia… SEGUE
28 agosto 1994 Viene arrestato TINNIRELLO, ritenuto uno dei killer di Borsellino. È definitiva la condanna all’ergastolo per Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Cosimo Lo Nigro e Lorenzo Tinnirello nell’ambito del processo Capaci bis. Lo ha deciso la Cassazione rigettando i ricorsi dei 4 imputati. SEGUE
6 settembre 1994 SCARANTINO, interrogato da Ilda Boccassini, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma dichiara che nella riunione presso la villa di tale Giuseppe Calascibetta, Riina avrebbe deciso l’omicidio di Borsellino. Sarebbero stati presenti Salvatore Cancemi, Mario Santo Di Matteo e Gioacchino La Barbera. Avviene la svolta clamorosa nelle dichiarazioni dello Scarantino, il quale, riempiendo il vuoto lasciato con l’indicazione di alcuni partecipanti alla riunione di cui asseritamente non ricordava il nome, indica con assoluta certezza quali partecipanti a detta riunione i collaboratori di giustizia Di Matteo Mario Santo, Cancemi Salvatore e, anche se in termini non del tutto certi, Gioacchino La Barbera nonché il noto Raffaele Ganci, esponente di spicco della organizzazione mafiosa cosa nostra, ed un fantomatico “zu Di Maggio“, ignoto alle cronache giudiziarie e descritto come una persona anziana e di circa 60 anni, robusto di corporatura, molto stempiato e con i residui capelli brizzolati tendenti al bianco e piuttosto mossi. Con riferimento al Di Matteo Mario Santo conferma di avere in realtà parlato anche ad Andriotta di un tale “Matteo“ o “Di Mattia“, presente anche al caricamento dell’autobomba e precisa che il Di Matteo veniva chiamato con l’appellativo “Santineddu”, che aveva gli occhi chiari e capelli ricci di colore scuro, lo stesso, al termine della famosa riunione, uscendo, lo aveva salutato con una confidenziale pacca sulle spalle e che sempre il Di Matteo era uno specialista in bombe. In ordine al Cancemi lo Scarantino ha precisato di averlo incontrato diverse volte, asserendo che il Cancemi all’epoca della riunione portava dei baffetti. Con riferimento al La Barbera ha precisato di averlo visto più volte alla Guadagna, che lo stesso conosceva l’Aglieri e che veniva chiamato “Gioacchino” sia dall’Aglieri che da Carlo Greco. Lo Scarantino ha giustificato questa sua evidente reticenza asserendo che non aveva fatto il nome dei tre collaboratori di giustizia sopra indicati per paura di non essere creduto dato che gli stessi, evidentemente, pur avendo confessato le loro responsabilità in ordine alla esecuzione della strage di Capaci non avevano parlato dell’esecuzione della strage di via D’Amelio, mentre ha asserito di non avere in precedenza indicato il Ganci per paura delle ritorsioni di quest’ultimo da più parti indicatogli come persona temibile e sanguinaria, precisando di non avere temuto la vendetta di altre persone apparentemente altrettanto temibili come Aglieri, Greco, Graviano e Riina per il fatto di potere contare sulla protezione derivantegli dall’appartenenza al nucleo familiare di un uomo d’onore potente e vicino alle persone sopra indicate come suo cognato Profeta Salvatore. Anche l’esito dei riconoscimenti fotografici proposti allo Scarantino nel contesto del suddetto interrogatorio appare a dir poco inquietante poiché, fra l’altro lo Scarantino indica il La Barbera quando gli viene mostrata la foto di Di Matteo, non riconosce Di Matteo Mario Santo in una ulteriore foto e non riconosce in foto neppure Brusca Giovanni, circostanza questa che alla luce di quanto lo Scarantino dirà nei successivi interrogatori appare estremamente sospetta, mentre riconosce (finalmente, dopo ben tre riconoscimenti negativi) la foto di Raffaele Ganci, asserendo di avere sbagliato i riconoscimenti precedenti di proposito per la paura che provava nei confronti del Ganci, ma non fornendo alcuna spiegazione circa il mancato riconoscimento, nel corso dei precedenti interrogatori, della foto di Ciccio Ganci che a suo dire gli aveva presentato Raffaele Ganci. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
12 settembre 1994 L’interrogatorio rappresenta un trionfo di illogicità, infatti lo Scarantino, dopo aver precisato che aveva sentito chiamare il La Barbera anche con il nome di “Iachino“, ne da una descrizione assolutamente generica che non contiene l’unico significativo ed insolito carattere somatico del La Barbera costituito dagli occhi azzurri, spiegando che non aveva mai avuto occasione di notarli perché essendo molto timido non era uso guardare in faccia le persone, incorrendo così nell’evidente contraddizione di avere descritto come di colore chiaro gli occhi del Di Matteo Mario Santo. Ma il massimo dell’assurdo è raggiunto dallo Scarantino nei fogli 6 e 7 dello stesso interrogatorio quando cerca di spiegare i precedenti contrasti circa la consegna da parte del Candura della 126 poi utilizzata come autobomba. Le suddette dichiarazioni costituiscono un rompicapo inestricabile, poiché in pochissime righe Scarantino riesce a contraddirsi ripetutamente perdendosi in un discorso totalmente illogico ed irrazionale, che rende del tutto inattendibili le sue dichiarazioni sul punto. Il carattere estremamente inquietante delle ultime dichiarazioni rese dallo Scarantino risulta testimoniato anche dal susseguirsi a partire da questo momento, di un elevatissimo numero di interrogatori cui lo Scarantino viene via via sottoposto da parte dei rappresentanti della Procura della Repubblica di Caltanissetta verosimilmente e comprensibilmente allarmati dalla forza dirompente delle ultime dichiarazioni dello Scarantino, in grado di minare la coerenza, la logicità e la credibilità astratta delle dettagliate dichiarazioni inizialmente rese. Tali ripetute compulsazioni ulteriori della suddetta fonte non riescono tuttavia a fugare i motivi di allarme suscitati dalle ultime dichiarazioni. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
19 settembre 1994 La dottoressa ANNAMARIA PALMA redige una RELAZIONE di SERVIZIO dopo aver interrogato ANDRIOTTA
22 settembre 1994 VERBALE interrogatorio (non depositato) SCARANTINO
23 settembre 1994 VERBALE interrogatorio (non depositato) SCARANTINO
4 ottobre 1994 Inizia il processo di primo grado presso la Corte d’Assise di Caltanissetta. Le prove derivanti dagli accertamenti sui reperti prelevati in via D’Amelio, dai rilievi balistici, dai dati dei tecnici dell’FBI, dalle testimonianze degli abitanti e dalle dichiarazione del collaboratore di giustizia Vincenzo Scarantino portarono ad individuare come imputati, oltre allo stesso Scarantino, Pietro Scotto, Giuseppe Orofino e Salvatore Profeta. SEGUE
28 settembre 1994 A firma del Procuratore TINEBRA e dei Sostituto PALMA e PETRALIA viene proposta l’adozione programma protezione per SCARANTINO
5 ottobre 1994 Interrogato, lo SCARANTINO, nel confermare le accuse nei confronti di Ganci Raffaele, asserisce di potersi essere sbagliato nell’indicare i collaboratori Cancemi, Di Matteo e La Barbera, persino per avere sentito parlare soltanto dal La Mattina soltanto di tali “Santineddu “ e “ Iachino “ e per avere visto soltanto di profilo le persone partecipanti alla riunione e da lui non immediatamente indicate, riportando l’impressione che si trattasse proprio dei nominati collaboratori di giustizia allorchè gli vennero mostrate le fotografie, precisando di averne parlato con Andriotta solo come esponenti di cosa nostra e non come partecipi alla riunione. Nei successivi interrogatori, in occasione dei confronti sostenuti con i suddetti collaboratori di giustizia e persino nell’esame dibattimentale reso innanzi a questa Corte d’Assise è tornato ad accusare i suddetti collaboratori di giustizia, senza tuttavia superare le manifeste incongruenze sopra evidenziate con riferimento alle suddette chiamate in correità. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
12 ottobre 1994 I pm BOCCASSINI e SAIEVA comunicano di ritenere SCARANTINO un teste inaffidabile“Il fatto che SCARANTINO mentisse in maniera grossolana” ha detto BOCCASSINI alla Procura di Messina “ era percepibile il primo o secondo interrogatorio”. SEGUE
17 novembre 1994 VERBALE (non depositato) interrogatorio di SCARANTINO
20 ottobre 1994 Alcune anticipazioni sulle prime dichiarazioni del neo “pentito” rese a ILDA BOCCASSINI. “Mi sono macchiato di crimini orrendi e di orrendi omicidi…” SEGUE
21 ottobre 1994, del 18 novembre 1994 , del 19 novembre 1994,, Scarantino Vincenzo accenna alle pressioni ricevute dal suo precedente difensore avv. Petronio dopo l’arresto di Profeta Salvatore, e dell’intento, da lui comunicato al suddetto difensore, di fare il “falso pentito“ dopo avere accennato alla possibilità che durante la comune detenzione presso il carcere di Busto Arsizio l’Andriotta avesse capito qualche cosa circa i fatti relativi alla strage di via D’Amelio. Lo Scarantino si dilunga successivamente in una accurata ricostruzione della sua lunga carriera criminale e si preoccupa di arricchire di particolari l’episodio della sua affiliazione citando per esempio il richiamo alle regole di cosa nostra ed ai doveri che incombono sugli uomini d’onore che Pietro Aglieri gli avrebbe esposto subito dopo la sua affiliazione come uomo d’onore. Appare significativo altresì ricordare, per potere cogliere appieno lo stato psicologico in cui lo Scarantino rende questo gruppo di interrogatori. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
18-19-21-22-25 novembre 1994 SCARANTINO viene interrogato da ANTONINO DI MATTEO, ANNA MARIA PALMA e CARMELO PETRALIA
18 novembre 1994 …lo stesso testualmente premette: “voglio precisare di essere finalmente e pienamente sereno anche in considerazione del fatto che lo Stato ha mantenuto le sue promesse garantendomi incolumità e la sicurezza mia e di quei familiari che hanno accettato di sottoporsi alle misure di sicurezza approntate a seguito dell’inizio della mia collaborazione “. Tale precisazione spiega non solo la linearità delle dichiarazioni rese ma soprattutto lo sforzo di Scarantino diretto a superare tutte le incongruenze, le imprecisioni, le contraddizioni in cui era incorso nelle precedenti dichiarazioni, giungendo persino ad avvalersi delle dichiarazioni rese nel frattempo ed in tempi successivi dall’Andriotta.
21 novembre 1994 lo Scarantino ritornando sull’episodio dell’incontro con “Tanuzzo” Scotto presso il bar Badalamenti aggiunge un particolare stranamente dimenticato prima e cioè che la macchina con cui ha raggiunto “Tanuzzo” era guidata proprio dal fratello Pietro Scotto che lui ben conosceva. Parlando della fase del caricamento dell’autobomba indica nuovamente tra i partecipanti Graviano Giuseppe in una inspiegabile altalena di chiamate in correità. Ancora con riferimento al trasferimento dell’autobomba introduce inspiegabili modifiche nella composizione del “corteo“ che scortò fino ai Leoni la 126 carica di esplosivo.
22 novembre 1994 conferma le più recenti indicazioni fornite da Andriotta successivamente alla sua decisione di collaborare con la giustizia precisando le modalità dei contatti avuti con Andriotta e delle occasioni di colloquio avute con lo stesso durante la comune detenzione nel carcere di Busto Arsizio nell’estate del 1993.
25 novembre 1994, dopo avere introdotto generiche ipotesi circa un possibile canale utilizzato per reperire l’esplosivo, facendo riferimento in modo assolutamente fumoso ai collegamenti che Gasparino Tinnirello avrebbe intrattenuto con il Libano per attività di contrabbando, Scarantino introduce ulteriori inquietanti modifiche delle originarie dichiarazioni, spostando ancora in avanti la data della riunione nella ville di Calascibetta fino al 6-7 luglio 1992, dicendo che solo il giorno dopo aveva dato incarico al Candura di rubare l’auto, che dopo la consegna della stessa la 126 era rimasta per circa 7 giorni nel magazzino vicino il fiume Oreto e, infine, dopo aver descritto dettagliatamente il salone della villa del Calascibetta ed avere descritto minuziosamente l’esatta collocazione attorno al tavolo di tutti i partecipanti, aggiunge un ulteriore importantissimo partecipante di cui non aveva mai parlato prima: Giovanni Brusca, in relazione al quale ripete la collaudata giustificazione già fornita in precedenza circa la mancata indicazione nelle dichiarazioni iniziali di Ganci Raffaele.
1 dicembre 1994 vengono contestate allo Scarantino le diverse dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Di Matteo, La Barbera e Cancemi, senza che per la verità si raggiunga alcun apprezzabile progresso nell’intento evidente di una affannosa ricerca della verità. Lo Scarantino inoltre nello stesso interrogatorio ha riferito di alcuni episodi giudiziari di corruzione di cui era venuto a conoscenza. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
14 dicembre 1994 SALVATORE CANDURA depone al “Borsellino Uno” AUDIO
1995
13 Gennaio 1995 SCARANTINO messo a confronto con tre boss (Salvatore Cancemi, Gioacchino La Barbera e Santino Di Matteo) chiamati in causa dallo stesso pentito, secondo cui avrebbero partecipato a un summit per l’eliminazione di Paolo Borsellino. I tre lo smentiscono e sostengono che lo SCARANTINO sia personaggio «totalmente estraneo a Cosa Nostra». Il verbale d’esordio dello SCARANTINO era stato firmato il 24 giugno del 1994, sei mesi prima, e risulta già pieno di annotazioni a margine da parte del poliziotto incaricato della sua tutela, il quale dirà però di aver scritto sotto richiesta dello stesso pentito che aveva difficoltà a leggere i verbali.
– Confronti tra lo Scarantino ed i nominati Cancemi, La Barbera e Di Matteo riescono a fugare completamente, in un senso o in un altro, i dubbi e le perplessità suscitate dalla chiamata in correità dei predetti collaboratori di giustizia poiché se è vero che da detti confronti, originariamente non depositati nel presente procedimento, bensì nel parallelo procedimento ter per la strage di via D’Amelio, emerge una posizione di sostanziale debolezza dello Scarantino di fronte alle precise repliche e contestazioni mosse dai nominati collaboratori di giustizia in relazione alle conoscenze da parte dello Scarantino delle regole e dei fatti di cosa nostra nonché in relazione a specifiche circostanze richiamate dallo Scarantino, come ad esempio gli incontri e le occasioni di conoscenza avuti con i suddetti collaboratori di giustizia, i loro tratti somatici, ed i rapporti avuti con altri personaggi dell’organizzazione mafiosa, è pur vero che non poteva escludersi neppure dopo la esecuzione dei suddetti confronti la eventualità che il La Barbera, il Di Matteo ed il Cancemi, pur avendo ammesso la loro responsabilità in ordine a fatti delittuosi altrettanto gravi (strage di Capaci) potessero avere qualche ragione per negare la partecipazione alla successiva strage di via D’Amelio, ipotesi questa peraltro che col passare del tempo è apparsa via via meno assurda allorchè il Di Matteo ha rallentato la sua collaborazione dopo il sequestro del figlio, allorchè sono emersi i coinvolgimenti dello stesso e del La Barbera nei fatti delittuosi ascritti al Di Maggio Baldassare dopo che lo stesso era divenuto collaboratore di giustizia e soprattutto allorchè, in base alle dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, il Cancemi aveva dovuto ammettere la sua diretta partecipazione all’esecuzione della strage di via D’Amelio, ancora negata all’epoca dei confronti, sia pure con un ruolo ben diverso da quello attribuitogli dallo Scarantino. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
13 gennaio 1995 Confronti tra lo Scarantino ed i nominati Cancemi, La Barbera e Di Matteo riescono a fugare completamente, in un senso o in un altro, i dubbi e le perplessità suscitate dalla chiamata in correità dei predetti collaboratori di giustizia poiché se è vero che da detti confronti, originariamente non depositati nel presente procedimento, bensì nel parallelo procedimento ter per la strage di via D’Amelio, emerge una posizione di sostanziale debolezza dello Scarantino di fronte alle precise repliche e contestazioni mosse dai nominati collaboratori di giustizia in relazione alle conoscenze da parte dello Scarantino delle regole e dei fatti di cosa nostra nonché in relazione a specifiche circostanze richiamate dallo Scarantino, come ad esempio gli incontri e le occasioni di conoscenza avuti con i suddetti collaboratori di giustizia, i loro tratti somatici, ed i rapporti avuti con altri personaggi dell’organizzazione mafiosa, è pur vero che non poteva escludersi neppure dopo la esecuzione dei suddetti confronti la eventualità che il La Barbera, il Di Matteo ed il Cancemi, pur avendo ammesso la loro responsabilità in ordine a fatti delittuosi altrettanto gravi (strage di Capaci) potessero avere qualche ragione per negare la partecipazione alla successiva strage di via D’Amelio, ipotesi questa peraltro che col passare del tempo è apparsa via via meno assurda allorchè il Di Matteo ha rallentato la sua collaborazione dopo il sequestro del figlio, allorchè sono emersi i coinvolgimenti dello stesso e del La Barbera nei fatti delittuosi ascritti al Di Maggio Baldassare dopo che lo stesso era divenuto collaboratore di giustizia e soprattutto allorchè, in base alle dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia, il Cancemi aveva dovuto ammettere la sua diretta partecipazione all’esecuzione della strage di via D’Amelio, ancora negata all’epoca dei confronti, sia pure con un ruolo ben diverso da quello attribuitogli dallo Scarantino. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
31 gennaio 1995 e 16 ottobre 1997 FRANCESCO ANDRIOTTA viene esaminato, rispettivamente, nei dibattimenti di primo grado dei processi c.d. Borsellino uno e Borsellino bis ed, in specie, nella seconda occasione, approfondisce le accuse mosse nei confronti dello Scarantino AUDIO e NEWS
16 febbraio 1995 Ascoltato un perito. Nel processo per la strage del 19 luglio 1992 la corte di assise di Caltanissctta ascolta la testimonianza del funzionario di polizia GIOACCHINO GENCHI, esperto in telecomunicazioni, che nella prima fase delle indagini svolse due consulenze sulle ipotesi che il telefono dell’abitazione dei familiari del magistrato fosse controllato mediante un’ intercettazione clandestina. Il perito, ha conferma 1′ipotesi.
24 febbraio 1995 Viene interrogato SCARANTINO
23 marzo 1995 AGNESE PIRAINO BORSELLINO depone al “Borsellino Uno” AUDIO (1) AUDIO (2) TESTO
27 aprile 1995 Ex poliziotto VINCENZO RICCIARDI interrogato al “Borsellino Uno” AUDIO
8 maggio 1995 Il pm CARMELO PETRALIA, che all’epoca coordinava l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, parla al telefono con SCARANTINO. Siamo tra il 22 dicembre 1994 e il 9 luglio 1995 In una telefonata Petralia dice:“Scarantino, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento… mi sono spiegato, Vincenzo… si sente pronto lei?…”
Il 5 dicembre 2019 verranno depositate a Caltanissetta le intercettazioni che secondo l’accusa dimostrerebbero la costruzione a tavolino del falso pentito Vincenzo Scarantino, e quindi il depistaggio sulle indagini relative alla strage di via D’Amelio. Nelle bobine, rimaste fino a oggi misteriose, le registrazioni inedite dei colloqui tra Scarantino e i pm dell’epoca, Carmelo Petralia e Anna Maria Palma, indagati a Messina con l’accusa di calunnia aggravata. Scarantino parlava anche con ANNAMARIA PALMA, che lo spingeva a collaborare con la procura di Palermo. “E’ importante che lei faccia questo interrogatorio”. Ma poi i magistrati di Palermo bocciarono senza alcuna riserva quel piccolo pregiudicato trasformato dai colleghi di Caltanissetta in un provetto Buscetta. In un’altra occasione, Annamaria Palma fece una sorta di mini interrogatorio al telefono con Scarantino. Anticipandogli una domanda che avrebbe poi fatto nel corso di un’audizione ufficiale. Stranezze, irregolarità, misteri. In quei giorni di maggio 1995, il falso pentito disse alla moglie di voler tornare in carcere. Ma poi cambiò idea. Qualcuno lo convinse?
«Sicuramente ci sarà anche il dottor Tinebra – dice Petralia a Scarantino riferendosi all’allora procuratore di Caltanissetta – quindi tutto lo staff delle persone che lei conosce. E lei potrà parlare con Tinebra, con La Barbera di tutti i suoi problemi, così li affrontiamo in modo completo». Poco prima Petralia dice a Scarantino, come si legge nelle trascrizioni delle bobine depositate: «Ci dobbiamo tenere molto forti perché siamo alla vigilia della deposizione» In una altra trascrizione appare la telefonata con la pm Annamaria Palma. «Mi hanno detto che io sono un collaboratore della polizia non della magistratura», le dice. Ma il magistrato, che ha coordinato le prime indagini sulla strage di via D’Amelio, rassicura Scarantino: «No, no. Lei è un collaboratore con tanto di programma di protezione, già disposto dal ministero. Quindi, dalla Commissione speciale, per cui questo suo discorso è sbagliato». Ma Scarantino ribatte: «non è che l’ho detto io, me lo hanno detto». Scarantino disse alla moglie Rosalia Basile, nel corso di un colloquio nel carcere di Pianosa: «Non ce la faccio più a Pianosa. O mi impicco, oppure inizio a collaborare con i magistrati»
9 maggio 1995 ARNALDO LA BARBERA depone al processo d’appello del “Borsellino Uno” AUDIO
10 maggio 1995 VERBALE (non depositato) interrogatorio di SCARANTINO
10 maggio 1995 SALVATORE LA BARBERA depone al “Borsellino Uno” AUDIO
11 maggio 1995 Viene interrogato SCARANTINO
22 maggio 1995 Viene interrogato SCARANTINO
24 maggio 1995 VINCENZO SCARANTINO compare per la prima volta in Corte d’Assise al “Borsellino Uno” NEWS e AUDIO
20 giugno 1995 GIUSEPPE OROFINO interrogato al “Borsellino Uno”AUDIO
25 maggio 1995 «Così condannammo Borsellino» Pentito rivela: «I boss dissero: quel cornuto è più pericoloso di Falcone » Luce sul vertice in cui fu deciso l’attentato La «verità» del pentito Vincenzo Scarantino ha assunto risvolti impressionanti SEGUE
24 giugno 1995 Viene arrestato LEOLUCA BAGARELLA detto don Luchino
29 maggio 1996 Viene interrogato SCARANTINO
26 luglio 1995 AGNESE PIRAINO BORSELLINO depone al “Borsellino Uno” AUDIO
26 luglio 1995 Si diffondono “voci” secondo le quali Scarantino avrebbe deciso di ritrattare le sue accuse. Tramite il sostituto Carmelo Petralia la procura smentisce, ma Concetta Scarantino, sorella di Vincenzo, e la cognata Maddalena Mastrolembo (moglie di Domenico – fratello del “pentito” – in carcere per ricettazione di auto) riferiscono ai cronisti di avere ricevuto due telefonate e poi una terza (che hanno registrato) nelle quali Scarantino affermerebbe di “voler tornare in cella, di volere parlare con i magistrati per ritrattare le accuse”. Lo stesso giorno SCARANTINO viene rintracciato da un giornalista di “Studio Aperto” a cui dichiara di aver “deciso di dire tutta la verità e di non collaborare più, perché ho detto tutte bugie. Non è vero niente, sono tutti articoli che ho letto nei giornali e ho montato tutta questa cosa”.
Alla domanda del giornalista che lo aveva rintracciato se “quindi sono tutti innocenti quelli che lei ha nominato?”, Scarantino risponde: “Tutti innocenti, me ne vado in carcere e lo so che mi faranno orinare sangue e mi faranno morire in carcere. Però morirò con la coscienza a posto”. SEGUE
26 luglio 1995 SCARANTINO telefona a Studio Aperto e dice di essersi inventato tutto NEWS e AUDIO
La storia del nastro PA001202: lo scoop insabbiato e ufficialmente cancellato che svelava il depistaggio con 13 anni di anticipo…“Scarantino mi disse che era stato torturato, che gli avevano fatto urinare sangue mentre era detenuto a Pianosa, che lui dell’attentato non sapeva nulla e che aveva accusato innocenti”. La ritrattazione avvenne nel 1995. Finita l’intervista con MANGANO il cronista ricevette una chiamata dalla questura in cui gli si disse che lo cercava l’ex capo della Mobile ARNALDO LA BARBERA, all’epoca a capo del pool investigativo che indagava sulle stragi. “Capii che Scarantino era intercettato, altrimenti com’è avrebbero fatto a sapere della mia intervista?”, ha raccontato Mangano ai magistrati.
Lo scoop censurato
Il racconto di Mangano in Commissione Antimafia Regione Sicilia
27 luglio 1995 SCARANTINO fa marcia indietro. “E’ stato solo un momento di sconforto, confermo la mia volontà di collaborare con la giustizia”. Lo dice al pubblico ministero di Caltanissetta CARMELO PETRALIA. in relazione al “caso Scarantino” la procura di Caltanissetta diffonde una nota nella quale definisce “grave il comportamento di quanti hanno strumentalizzato un comprensibile desiderio di affetto per fini processuali che nulla hanno che vedere con una vicenda che presenta tratti esclusivamente umani”. Aggiunge l’altro pm del processo, ANNAMARIA PALMA: “La mobilitazione, non nuova, della sua famiglia e di un intero quartiere conferma, se mai ve ne fosse bisogno, la caratura del personaggio e l’importanza delle dichiarazioni ve ne fosse bisogno, la caratura del personaggio e l’importanza delle dichiarazioni che ha reso”. SEGUE
10 ottobre 1995 In un esposto consegnato alla procura di Palermo, ROSALIA BASILE, moglie di SCARANTINO, accusa i magistrati della procura di Caltanissetta di avere estorto al marito le sue confessioni.
16 ottobre 1995 Viene interrogato SCARANTINO
18 ottobre 1995 GIUSEPPE OROFINO dichiarazione al “Borsellino Uno” AUDIO
18 ottobre 1995 L’ispettore di Polizia ALBERTO VIGANÒ depone al “Borsellino Uno” AUDIO
2 novembre 1995 SCARANTINO riafferma di essere “pentito” e leale collaboratore della giustizia SEGUE
7 novembre 1995 Il teste VINCENZO MANISCALDI depone al “Borsellino Uno” AUDIO
6 dicembre 1995 Viene interrogato SCARANTINO
12 dicembre 1995 SCARANTINO depone al “Borsellino Uno” AUDIO
12 dicembre 1995 SALVATORE PROFETA interrogato al “Borsellino Uno” AUDIO
14 dicembre 1995 GIUSEPPE OROFINO interrogato al “Borsellino Uno” AUDIO
1996
27 gennaio 1996 SENTENZA “Borsellino Uno” Dopo 65 ore di camera di consiglio, la Corte di Assise di Caltanissetta condanna:
- Giuseppe Orofino alla pena dell’ergastolo per essersi procurato le disponibilità delle targhe e dei documenti di circolazione e assicurativi falsi che avevano permesso alla circolazione Fiat 126 di circolare e di essere parcheggiata in via D’Amelio;
- Vincenzo Scarantino alla pena di 18 anni di reclusione e 4,5 milioni di multa per aver rubato, riempito di esplosivo e collocato in Via d’Amelio la Fiat 126, insieme a Salvatore Profeta, condannato all’ergastolo.
- Pietro Scotto alla pena dell’ergastolo per aver manomesso l’impianto telefonico del palazzo di via d’Amelio per sapere, grazie alle telefonate alla madre di Paolo Borsellino, gli spostamenti del magistrato.
Alla lettura della sentenza, OROFINO sbatte violentemente e ripetutamente la testa contro le sbarre della prigione urlando “La vita m’arrubasti!” e venne fermato sanguinante dai carabinieri. Nell’impassibilità di Scotto e Profeta, le familiari dei condannati scoppiano in grida e pianti. L’aula viene sgomberata e gli avvocati di parte civile scortati all’uscita.
27 gennaio 1996 Dalla SENTENZA PRIMO GRADO “Borsellino Bis”ANALISI DEGLI ACCERTAMENTI MEDICO LEGALI, DEI RILIEVI TECNICI ESEGUITI E DEGLI SVILUPPI INVESTIGATIVI SEGUE
20 maggio 1996 Viene arrestato GIOVANNI BRUSCA
23 maggio 1996 GIOVANNI BRUSCA, a soli tre giorni dal suo arresto, dichiara di voler collaborare con la giustizia. SEGUE
29 maggio 1996 Durante l’interrogatorio SCARANTINO accenna alla grave situazione in cui si è trovato a seguito del ritorno della moglie a Palermo con i bambini, della sua istanza di affidamento di questi ultimi, avanzata al Tribunale dei minorenni di Palermo, della rottura di ogni rapporto anche telefonico con lui da parte della moglie, e di una finta ritrattazione da lui registrata. Invero le indicazioni provenienti dagli ultimi tre interrogatori, poste in correlazione con altri fatti e comportamenti attuati dallo Scarantino e di cui è traccia negli atti del presente procedimento, consentono di cogliere la gravità delle pressioni cui lo Scarantino è stato sottoposto da parte dell’intero nucleo familiare a seguito della sua decisione di collaborare con la giustizia rendendo dichiarazioni circa la preparazione e l’esecuzione della strage di via D’Amelio. (Dalla Sentenza Borsellino Bis)
7 giugno 1996 Inizia la collaborazione di CALOGERO GANCI figlio di Raffaele Ganci, appartenente al mandamento della Noce, iniziò a collaborare perché colpito dall’omicidio del piccolo Santino Di Matteo.
4 luglio 1996 inizia la collaborazione di FRANCESCO PAOLO ANZELMO. Affiliato nel 1980, Anzelmo fa parte della famiglia della Noce prima aggregata al mandamento di Porta Nuova, poi divenuta un mandamento autonomo. Inizia a collaborare perché non condivide più le regole di Cosa Nostra. Anzelmo dichiara fin da subito di non aver partecipato alla strage e di non conoscerne i fatti specifici. Specifica tuttavia, l’importanza della Commissione e ne indica la composizione.
7 agosto 1996 Un nuovo “pentito”: GIOVANBATTISTA FERRANTE dichiara che tra i motivi che lo hanno indotto a collaborare c’è anche il desiderio di scagionare una persona da lui ritenuta innocente: POETRO SCOTTO, il tecnico dell’Elte (impiantistica telefonica) condannato all’ergastolo con l’accusa di avere intercettato l’utenza della madre del giudice Paolo Borsellino per raccogliere informazioni, indispensabili al commando omicida, sugli ultimi spostamenti del procuratore aggiunto. FERRANTE esclude che l’utenza fu intercettata ed avrebbe spiegato il modo in cui Cosa Nostra apprese che il magistrato si sarebbe recato a casa della madre. Secondo il pm Anna Maria Palma, Ferrante ha partecipato solo alla fase finale dell’attentato: “Il collaboratore di giustizia non conosce le fasi precedenti e quindi non sa del ruolo di Scotto che è stato ampiamente provato”. Così “ampiamente provato” che lo Scotto sarà assolto nel processo d’Appello
21 ottobre 1996 Inizia il processo “Borsellino Bis” L’accusa è rappresentata dai pm ANNAMARIA PALMA e ANTONINO DI MATTEO. Gli imputati sono diciotto: Mandanti: Salvatore Riina, Carlo Greco, Salvatore Biondino, Pietro Aglieri, Giuseppe Graviano. Esecutori materiali: Gaetano Scotto e Francesco Tagliavia. Altri imputati: Giuseppe Calascibetta, Natale Gambino, Giuseppe La Mattina, Cosimo Vernengo, Lorenzo Tinnirrello, Giuseppe Urso, Salvatore Vitale, Gaetano Murana, Antonio Gambino, Salvatore Tommaselli e Giuseppe Romano. L’accusa si basa sulle dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, Salvatore Cancemi, Giovanbattista Ferrante, Calogero Ganci e Francesco Paolo Anselmo.
1997
6 febbraio 1997 All’udienza del “Borsellino Uno”, GIOVAN BATTISTA FERRANTE dichiara che tra le varie ragioni della sua scelta di collaborare vi é stata anche la confessione di innocenza di PIETRO SCOTTO, che con cui condivideva la cella. Scotto é accusato in primis da Scarantino e successivamente riconosciuto in foto dai parenti di Borsellino, di essere il tecnico dell’impianto telefonico del condominio della famiglia Fiore-Borsellino che aveva effettuato un’intercettazione abusiva sull’utenza della famiglia Fiore, così da sapere i movimenti del giudice. Il collaboratore riferisce inoltre che disponevano di cinque telecomandi (tra cui quello utilizzato per via D’Amelio) custoditi nella casa di Piazza Maio e acquistati da GIUSEPPE BIONDO su richiesta di SALVATORE BIONDINO e che il sabato prima della strage, lui, Biondino e Salvatore Biondoandarono in zona “Case Ferreri” e testarono uno dei telecomandi.
7 marzo 1997 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIO
8 marzo 1997 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIO
17 marzo 1997 Il GUP del Tribunale di Caltanissetta rinvia a giudizio, nel terzo troncone d’inchiesta (che riguarda i mandanti e gli esecutori per così dire minori), 26 persone. SEGUE
12-15 maggio 1997 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIO
7 e 8 marzo –12, 13, 14 e 15 maggio 1997. SCARANTINO: Tali ulteriori verbali di esame rappresentano sostanzialmente il prodotto delle stratificazioni di tutte le precedenti dichiarazioni rese nel corso delle indagini ed appare evidente lo sforzo dello Scarantino per superare le originarie incongruenze, imprecisioni e contraddizioni di un racconto che, comunque, è doveroso sottolinearlo, non è mai mutato nella sua struttura iniziale, perché lo Scarantino pur nella notevole variabilità delle dichiarazioni riguardanti i singoli soggetti chiamati in correità, ha sempre confermato la sua partecipazione ad una riunione preparatoria a casa di Calascibetta, ha confermato l’incarico di reperimento di un’auto di piccola cilindrata, ha confermato il riempimento della 126 nella carrozzeria di Orofino, lo spostamento di questa verso piazza Leoni, la visita al bar Baldalamenti nella mattina di sabato di Gaetano Scotto. In particolare lo Scarantino ha dichiarato che una mattina aveva accompagnato il cognato Salvatore Profeta presso la villa di Giuseppe Calascibetta e successivamente, su incarico del Profeta, era tornato indietro, aveva prelevato Renzino Tinnirello e lo aveva portato sempre alla villa di Calascibetta . Quando era entrato nella villa, chiusa da un cancello verde che si apriva con telecomando, aveva notato che all’interno dello spiazzo era posteggiata una 126 bianca ed aveva successivamente saputo che si trattava dell’auto con la quale era arrivato Totò Riina. Nella villa aveva notato la presenza di diverse persone: all’esterno erano rimasti lo stesso Scarantino, Natale Gambino, Nino Gambino, Cosimo Vernengo, Tanino Murana, Giuseppe La Mattina e Peppuccio Calascibetta, il quale entrava ed usciva dal salone sito a pianoterra dove si trovavano gli altri, mentre all’interno lo Scarantino aveva visto, seduti intorno al tavolo posto al centro del salone, Totò Riina, Salvatore Biondino, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Salvatore Cancemi, Salvatore Profeta, Renzino Tinnirello, Francesco Tagliavia, Giuseppe Graviano, Di Matteo, Brusca, La Barbera, Raffaele Ganci ed un tale Salemi o Salerno. Lo Scarantino era entrato alcune volte all’interno del salone per prendere dell’acqua ed aveva avuto modo di sentire alcune parole pronunciate da Riina quali “a stù curnutu s’ha a fare saltare ‘nda l’aria ….”, e da Raffaele Ganci quali “Ca se si ammazza a chistu succede un bordello “. La riunione si era svolta nella mattinata di un giorno compreso tra il 5 e l’8 luglio del 1992 ed aveva avuto una durata di circa due ore, due ore e mezza. Lo Scarantino, a giustificazione del fatto di non avere parlato della partecipazione alla riunione dei collaboratori di giustizia Di Matteo, La Barbera e Cancemi nonché di Brusca Giovanni e Raffaele Ganci nei primi verbali di interrogatorio, adduceva le ragioni già espresse e sopra riportate e cioè il timore di non essere creduto per i primi e la paura di ritorsioni nei confronti dei suoi familiari per i secondi. (Da Sentenza “Borsellino Bis”)
27 maggio 1997, gli avvocati impegnati nella difesa dei 18 imputati al Borsellino bis nel corso di una conferenza stampa dichiarano che “I pm hanno tenuto nel cassetto confronti discordanti tra pentiti”. Gli avvocati ribadiscono che i pm Anna Palma e Antonino Di Matteo avrebbero depositato con anni di ritardo il testo dei confronti tra il “pentito” Vincenzo Scarantino ed altri tre collaboratori (Salvatore Cancemi, Gioacchino La Barbera e Santo Di Matteo) nel corso dei quali il teste-chiave del processo viene smentito in molti punti. In particolare sulla presunta riunione in cui i boss avrebbero deciso la strage. Secondo i legali, i verbali dei confronti, svolti nel gennaio del ’95, non vennero depositati all’udienza preliminare del ’96: “Se il Gip li avesse letti – dice l’avv. Scozzola – avrebbe potuto o dovuto concludere in maniera diversa”. Il mancato deposito di quei confronti avrebbe impedito di chiarire la posizione di alcuni soggetti imputati e detenuti con il regime del 41 bis per i quali “si aveva la sola accusa di Scarantino”.
4 giugno 1997 SALVATORE CANCEMI depone al “Borsellino Uno” AUDIO Entrato in Cosa Nostra nel 1976, Salvatore Cancemi diventò componente della famiglia SEGUE
1 luglio 1997 Viene arrestato GASPARE SPATUZZA
6 luglio 1997 PIETRO AGLIERI, coinvolto anche nelle stragi di Capaci e di via d’Amelio, viene arrestato a Bagheria e condannato all’ergastolo. SEGUE
11 luglio 1997 Inizia ufficialmente la collaborazione di ANGELO SIINO, dopo il suo arresto avvenuto il 9.7.1997 su ordinanza di custodia cautelare dell’a.g. di Palermo, e la seconda fase della collaborazione di BRUSCA.
15 luglio 1997 – Inizia il processo d’appello del “BORSELLINO UNO” SEGUE
22 luglio 1997 il gip del tribunale di Caltanissetta, GILDA LOFORTI, dispone con due decreti il sequestro preventivo di fotografie, negativi, filmati, identikit e “in ogni caso – si legge nella nota che accompagna i provvedimenti – di tutte le immagini comunque ritraenti il collaboratore di giustizia VINCENZO SCARANTINO” e di sua moglie, ROSALIA BASILE.”
4 settembre 1997 Nell’udienza “Borsellino Uno” GIOVAN BATTISTA FERRANTE racconta di aver partecipato il 19 luglio al “pattugliamento” della zona con il compito di comunicare l’arrivo del corteo di auto dal suo telefono cellulare. Poco dopo il boato raggiunse una villa in via Regione Siciliana dove potè confermare la presenza di dieci persone, tra cui Salvatore Cancemi, Domenico e Raffaele Ganci, Salvatore Biondo e Salvatore Biondino
16 settembre 1997 SCARANTINO revoca il mandato al suo legale, l’avv. LUCIA FALZONE. La Falzone aveva assunto la difesa del “pentito” nel settembre del 1994. Al suo posto viene nominato l’avv. ENZO GUARNERA, altro legale esperto nell’assistenza ai “pentiti”.
18 settembre 1997 «BRUSCA non è un vero pentito» «Noi non gli crediamo nella maniera più assoluta». Vuole arrivare alla revisione del maxi-processo? /pm di Caltanissetta: è solo un abile depistatore. La procura di Caltanissetta boccia il «dichiarante» Giovanni Brusca. Nell’udienza preliminare del processo Borsellino-ter – che s’è conclusa con il rinvio a giudizio di ventisei imputati, compreso Brusca, accusati di aver deliberato ed eseguito la strage – i pm Carmelo Petralia, Nino Di Matteo e Anna Palma hanno definitivamente espresso il loro parere negativo sull’aspirante pentito considerato solo un abile «depistante. SEGUE
1 dicembre 1997 SALVATORE CANDURA depone al “Borsellino Bis” AUDIO e NEWS
16 dicembre 1997 FRANCESCO ANDRIOTTA depone al “Borsellino Bis” SEGUE
1998
28 gennaio 1998 Inizia il processo “Borsellino Ter”. SEGUE
13 febbraio 1998 ANTONIO GALLIANI riferisce che qualche giorno prima della strage di via D’Amelio Raffaele Ganci gli disse di tenersi libero per pedinare il giudice Borsellino, ma per problemi di lavoro si fece sostituire dal cugino Stefano Ganci. Dichiara inoltre di aver appreso dal cugino Mimmo Ganci che sul luogo dell’attentato operavano Pietro Aglieri e i fratelli Graviano, mentre i mandamenti di Porta Nuova, Noce e la famiglia di San Lorenzo fungevano da punto di appoggio. Antonio Galliano fu combinato come “uomo d’onore riservato” con l’obbligo di obbedire solo a suo zio Raffaele Ganci, reggente del mandamento della Noce. Iniziò a collaborare il 19 luglio 1996. Galliano e dichiarò che che le stragi di Capaci e via D’Amelio furono il risultato della sentenze del Maxiprocesso.
- 23 marzo 1998 GIUSEPPE CALASCIBETTA e FRANCESCO MARINO MANNOIA depongono al “Borsellino Bis” AUDIO
- 24 marzo 1998 Il tenente CARMELO CANALE, già stretto collaboratore del dottor Borsellino, depone al “Borsellino Bis” AUDIO
- 17 aprile 1998 ARNALDO LA BARBERA depone al processo del “Borsellino Bis” AUDIO
- 17 aprile 1998 GAETANO MURANA, ingiustamente imputato per la strage Via D’Amelio depone al “Borsellino Bis” AUDIO
- 9 giugno 1998 Ex poliziotto VINCENZO RICCIARDI interrogato al “Borsellino Bis” AUDIO
- 19 giugno 1998 FRANCESCO DI CARLO depone al “Borsellino Ter” AUDIO
26 giugno 1998 Storia di un incontro segreto. Il contenuto del colloquio del 1998 tra VIGNA, GRASSO e SPATUZZA, diviene noto grazie ad un “disguido”. VERBALE dell’incontro. Quando Spatuzza parlò di via D’Amelio, e non successe niente per dieci anni
- Grasso: Ah, così è. E quindi quelli che l’hanno avuta rubata non sanno niente?
- Spatuzza: Non sanno niente poi, altri ladri l’hanno rubata a loro. Orofino (il carrozziere accusato dal falso pentito Vincenzo Scarantino di avere ospitato nella sua officina la preparzione dell’auto, ndr) non esiste questo.
- Grasso: In che senso non esiste?
- Spatuzza: Non esiste. Perché chi l’ha rubata, l’ha messa dentro e l’hanno preparata. (…) Lui è estraneo a tutto. Aveva subito un furto.
- Grasso: Lei allora dice che Orofino non sa?
- Spatuzza: Non esiste. Loro hanno questa situazione all’officina, e prendono per dire una macchina mia?
- Grasso: E allora come è andata?
- Spatuzza: Praticamente stu disgraziato di Orofino fu coinvolto pirchi c’iru a rubari i targhi a notti stissu.
- Grasso: Anche le targhe hanno rubato? Ma allora non si è fatta nell’officina di Orofino la preparazione?
- Spatuzza: Nru nru. (verosimilmente lo Spatuzza annuisce come per dire di no, ndr).
- Grasso: E queste targhe di macchine a loro volta rubate?
- Spatuzza: No, erano di macchine che Orofino aveva nell’officina.
- Grasso: Orofino aveva le macchine, vanno a rubare nell’officina di Orofino la targa che lui aveva dentro in riparazione. Dopo la usano per metterla nella macchina dell’autobomba, cosi è?
- Spatuzza: Si
- Grasso: Che viene preparata in un altro luogo, e non nell’officina di Orofino. E Scarantino in questa cosa che cosa che c’entra?
- Spatuzza: Non esiste completamente .
- Grasso: Non partecipa completamente?
Spatuzza: Non esiste. - Grasso: E scusi, com’è che allora le cose che lui ha detto che sa?
- Spatuzza: Lui era a Pianosa, ha ammazzato un cristiano che doveva ammazzare, e ci ficiru diri chiddu ca nu avia adiri. Toto La Barbera.
1 luglio 1998 ANTONINO GALLIANI, imputato interrogato al “Borsellino Ter” AUDIO
2 luglio 1998 GIUSEPPE AYALA, ex magistrato, depone al “Borsellino Ter” AUDIO Le molteplici versioni del dottor AYALA SEGUE
24 luglio 1998 Al “Borsellino bis” depone ROSARIO SCARANTINO, fratello di Vincenzo. Rosario riferisce che il fratello si è inventato tutto perché, dopo essere stato arrestato e sottoposto al carcere duro, per ingraziarsi i magistrati ha accusato gli altri imputati del processo. Lo scopo, secondo il fratello del “pentito”, era quello di ottenere – come poi è avvenuto – delle agevolazioni e quindi la libertà.
Il 15 settembre Scarantino si “pente” nuovamente di essersi “pentito” e annuncia una nuova ritrattazione. La ritrattazione avviene davanti ai giudici della corte d’Assise di Caltanissetta nel corso dell’udienza del processo bis in trasferta a Como. SEGUE
2 settembre 1998…era in corso l’interrogatorio del collaboratore di giustizia SCARANTINO, che io assistevo, quando a un certo punto il mio assistito ritrattò tutte le dichiarazioni fatte precedentemente” sulla strage di via D’Amelio, “dicendo di essere stato costretto a fare quelle dichiarazioni”. “Le sue parole sconcertarono un po’ tutti. Soprattutto i magistrati. Dopo un po’, nel corso dello stesso interrogatorio ritrattò la sua stessa ritrattazione e confermò quanto detto in precedenza ai magistrati”. A raccontarlo, in aula, deponendo al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio è l’avvocato Santino Foresta, ex legale del falso pentito Vincenzo Scarantino, l’ex collaboratore che con le sue dichiarazioni depistò le prime indagini sulla strage di via d’Amelio facendo condannare degli innocenti. (Adnkronos)
15 settembre 1998 – A COMO in Corte d’Assise Scarantino ritratta: “Su via D’Amelio inventai tutto.” SEGUE
15 settembre 1998 SCARANTINO si “pente” nuovamente di essersi “pentito” SEGUE
15 settembre 1998 presso l’aula bunker di Como il confronto fra VINCENZO SCARANTINO e il fratello ROSARIO AUDIO
16 settembre 1998, presso l’aula bunker di Como il confronto tra BRUSCA GIOVANNI e SCARANTINO VINCENZO
30 settembre 1998 CALOGERO GANCI, imputato interrogato al “Borsellino Ter” AUDIO
2 ottobre 1998 GIUSEPPE MARCHESE, testimone, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
13 e 14 ottobre 1998 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIONel corso dell’esame svoltosi nelle udienze del 13 e del 14 ottobre 1998 Scarantino Vincenzo ha palesemente tradito quest’ultima dichiarazione di intenti, poiché si è limitato a riproporre le dichiarazioni precedentemente rese e ad accusare di piccoli traffici di stupefacenti persone decedute, preoccupandosi semplicemente di ridimensionare il suo ruolo all’interno della criminalità operante nel quartiere della Guadagna attraverso una sorta di patetica autoironia su alcuni episodi precedentemente riferiti, quali quello della sua iniziazione presso la sala Boomerang e quello del confronto con i collaboratori di giustizia che aveva accusato di avere partecipato alla riunione preparatoria presso la villa di Calascibetta, nell’intento evidente di dare di sè una immagine di piccolo delinquente di borgata, ben lontana dalla figura di personaggio emergente nell’ambito della famiglia mafiosa della Guadagna derivante dai suoi legami di parentela con un esponente di primo piano come Salvatore Profeta, marito della sorella, da rapporti di particolare confidenza avuti con i vertici della suddetta organizzazione mafiosa come Pietro Aglieri, Carlo Greco, Peppuccio Calascibetta ed, infine, dall’ampiezza dei traffici illeciti gestiti e dalla abilità dimostrata nel portare a termine le più efferate azioni delittuose come lo strangolamento di persone sciolte nell’acido proprio nella villa di Calascibetta o la orrenda sgozzatura dei fratelli Lucera all’interno di un casolare dopo una riunione conviviale. (Dalla Sentenza Borsellino Bis)
16 ottobre 1998 CALOGERO GANCI, imputato interrogato al “Borsellino Ter” AUDIO
19 ottobre 1998 Al processo d’appello per la strage di via D’Amelio, SCARANTINO torna a ribadire la sua ritrattazione. SEGUE
19 ottobre 1998, al processo d’appello per la strage di via D’Amelio, SCARANTINO torna a ribadire la sua ritrattazione. “Negli ultimi anni – racconta l’ex “pentito” – telefonavo spesso alla dottoressa Palma”. SEGUE
22 ottobre 1998 SALVATORE COCUZZA, testimone, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
22 ottobre 1998 I penalisti di Palermo fanno quadrato attorno ai colleghi Paolo Petronio e Giuseppe Scozzola, accusati dai pm del processo Borsellino bis di avere pianificato la ritrattazione di Scarantino. SEGUE
23 ottobre 1998 SCARANTINO depone al “Borsellino Bis” AUDIO
23 ottobre 1998 SCARANTINO Torna ad accusare i PM di averlo manovrato SEGUE
27 ottobre 1998 FRANCESCO LA MARCA, testimone, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
29 ottobre 1998 Nel corso di un’udienza del processo d’appello sulla strage, l’avv. Scozzola, difensore di Scotto, chiede la trascrizione del primo interrogatorio da “pentito” di Vincenzo Scarantino e la trascrizione delle bobine del confronto tra lo stesso ex “pentito” e il collaborante Salvatore Cancemi. Il legale ha ipotizzato una manomissione dei verbali redatti dal gruppo investigativo che indaga sulle stragi. La presunta manipolazione riguarderebbe alcune dichiarazioni rese da Scarantino il 24 giugno del 1994 e la “cancellazione misteriosa” di 40 secondi di registrazione del confronto con Cancemi. Nell’interrogatorio Scarantino, parlando di Gaetano Scotto, lo indica come un “picciotto”. L’ex “pentito” chiarisce poi che intendeva indicare un “picciotto di 40 anni che era anche atletico, ma in effetti volevo dire un cristiano”. La difesa, invece, sostiene che nel verbale è stata lasciata appositamente la definizione “picciotto” che in dialetto indicherebbe una persona di non più di 25 anni. MISTERI ITALIANI
13 novembre 1998 nel corso di un’udienza del processo d’Appello per la strage l’avv. Fabio Passalacqua, nuovo difensore di Scarantino, deposita alcuni documenti che erano in possesso del suo cliente. I legali Giuseppe Scozzola e Paolo Petronio, difensori degli imputati Pietro Scotto e Salvatore Profeta, diramano una nota nella quale sostengono che il processo avrebbe assunto “connotazioni a dir poco sconvolgenti”.
Tra i documenti prodotti dal legale, secondo Scozzola e Petronio, ci sarebbero “numerose annotazioni su verbali da correggere, vari appunti su discrasie da sanare, foto di imputati e verbali diversi o nuovi rispetto a quelli depositati ed in possesso delle difese nei due tronconi del processo. Le annotazioni sono scritte in stampatello e non pare proprio possano attribuirsi allo Scarantino, in quanto pressoché analfabeta”. MISTERI ITALIANI
24 novembre 1998 SCARANTINO parla di “bigliettini” posti come segnalibro tra le pagine di atti processuali che lo riguardavano. Il processo si conclude il 23 gennaio 1999: due tre imputati del primo processo per la strage, Scotto e Orofino, vengono assolti in Appello. E’ evidente che la corte ha creduto Scarantino “credibile” ma solo per un terzo, visto che l’ergastolo è stato confermato solo a Profeta. Ciononostante la procura di Caltanissetta non molla e per bocca del sostituto procuratore Luca Tescaroli afferma: “Per il nostro ufficio le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino, se riscontrate, continueranno ad essere utilizzate”. Tescaroli aggiunge: “Nonostante questa sentenza noi crediamo ancora al pentito”. L’ostinazione giudiziaria della procura anche di fronte alla più palese delle evidenze viene confermata dal procuratore di Caltanissetta, Giovanni Tinebra: “La sentenza della Corte d’ Assise d’Appello non rappresenta una sconfitta per la procura il cui impianto accusatorio ha retto”. Lo stesso giorno, in una nota, l’avv. Giuseppe Scozzola definisce “incomprensibile l’assenza dello Stato nella gestione di questo processo”. Perché, si chiede il legale, “non è stata mai disposta alcuna ispezione alla procura di Caltanissetta per appurare come Scarantino abbia potuto avere la copia degli interrogatori, quasi tutti annotati, mentre la difesa ancor oggi ha copie parziali degli stessi”. Scozzola afferma ancora che “la sentenza di oggi dimostra come, laddove le regole del processo vengono rispettate nella loro interezza, è possibile che lo stato di diritto abbia una sua piena esplicazione”. MISTERI ITALIANI SEGUE
27 novembre 1998 FRANCESCO GERACI interrogato al “Borsellino Ter” AUDIO
2 dicembre 1998 VITTORIO ALIQUÓ, magistrato, depone al “Borsellino Bis” AUDIO
15 dicembre 1998 Dalla requisitoria del pm ANTONINO DI MATTEO. Al “Borsellino Bis” sulla credibilità del “pentito” SCARANTINO
18 dicembre 1998 ANTONIO CALVARUSSO depone al “Borsellino Ter” AUDIO
18 dicembre 1998 Il P.M. svolge la sua requisitoria, chiedendo per gli imputati: Pietro, Riina Salvatore, Greco Carlo, Graviano Giuseppe, Tagliavia Francesco, Tinnirello Lorenzo, Biondino Salvatore, Scotto Gaetano, Urso Giuseppe, Gambino Natale, Cosimo e La Mattina Giuseppe la pena dell’ergastolo con isolamento diurno per mesi 18 e il pagamento di lire 15 milioni di multa; per gli imputati Giuseppe Calascibetta, Francesco, Murana, Gaetano e Gambino Antonino condanna per il capo I ad anni 10 di reclusione ed assoluzione per gli altri reati; per l’imputato Tomaselli condanna ad anni 9 di reclusione ed 8 milioni di multa; per l’imputato Vitale condanna ad anni 10 di reclusione; per l’imputato Romano assoluzione per non avere commesso il fatto.
1999
9 gennaio 1999 BALDASSARRE DI MAGGIO depone al “Borsellino Ter” AUDIO
23 gennaio 1999 SENTENZA processo d’appello “Borsellino Uno”. Il processo si aprì il 15 luglio 1997 davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta, Il 23 gennaio 1999 venne emessa la sentenza. La Corte assolve Pietro Scotto, riduce la condanna di Giuseppe Orofino a 8 anni, derubricandola in favoreggiamento semplice. Viene confermato l’ergastolo di Salvatore Profeta.
30 gennaio 1999 GIOVANNI BRUSCA depone al “Borsellino Ter” AUDIO
13 febbraio 1999 SENTENZA “Borsellino Bis”: sette ergastoli: Salvatore Riina, Pietro Aglieri, Carlo Greco, Giuseppe Graviano, Francesco Tagliavia, Salvatore Biondino e Gaetano Scotto). Poi, dieci altre condanne per associazione mafiosa.
13 febbraio 1999 La Corte di Assise del “Borsellino Bis” non crede alla ritrattazione di SCARANTINO SEGUE
(…) ció che conferma, comunque, l’assoluta mendacità della ritrattazione di Scarantino Vincenzo è l’acquisizione nel presente dibattimento di prove certe della concreta attuazione di una concertata e laboriosa preparazione di detta ritrattazione, con l’intervento di diversi soggetti che hanno realizzato una deplorevole opera di inquinamento probatorio che, fortunatamente, è stata scoperta prima della definizione del presente giudizio…
(…) emerge chiaramente che la decisione di Scarantino Vincenzo di ritrattare certamente non è frutto, come lo stesso ha cercato di far credere, di una spontanea e travagliata scelta morale, dettata dal rimorso di avere accusato persone innocenti, ma, al contrario, discende da una decisione lucida, fredda e calcolata dell’ex collaboratore di giustizia
(…) La stessa, invece, ha certamente avuto un ignobile contenuto patrimoniale che la rende assolutamente scellerata, poiché risulta dalla deposizione di Don Neri che Scarantino Vincenzo come prezzo della sua ritrattazione ha preteso di rientrare in possesso di valori e beni precedentemente acquisiti attraverso la sua pregressa attività criminale. Alla luce delle considerazioni sin qui svolte la ritrattazione operata da Scarantino Vincenzo, come si è anticipato all’inizio della presente esposizione, deve essere ritenuta del tutto inattendibile in quanto illogica, incoerente con altre autonome acquisizioni
13 febbraio 1999 Le DICHIARAZIONI di VINCENZO SCARANTINOdalla Sentenza “Borsellino Bis”
13 febbraio 1999 Le DICHIARAZIONI di SALVATORE CANDURA dalla Sentenza del “Borsellino Bis”
- 27 marzo 1999 MARIO MORI, Carabinieri, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 27 marzo 1999 GIUSEPPE DE DONNO, Carabinieri, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 27 marzo 1999 GIOACCHINO LA BARBERA,depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 9 aprile 1999 MAURIZIO AVOLA depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 14 aprile 1999 GIANNI VADALA’, Polizia di Stato, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 14 aprile 1999 RENZO CABRINO, consulente, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 14 aprile 1999 ROBERTO VASSALE, consulente, depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 14 aprile 1999 GASPARE MUTOLO depone al “Borsellino Ter” AUDIO
- 15 aprile 199 GASPARE MUTOLO depone al “Borsellino Ter” AUDIO
22 ottobre 1999 i penalisti di Palermo fanno quadrato attorno ai colleghi Paolo Petronio e Giuseppe Scozzola, accusati dai pm del processo “Borsellino bis” di avere pianificato la ritrattazione di Scarantino. SEGUE
13 novembre 1999 Nel corso di un’udienza del processo d’Appello per la strage l’avv. Fabio Passalacqua, nuovo difensore di SCARANTINO, deposita alcuni documenti che erano in possesso del suo cliente.
I legali Giuseppe Scozzola e Paolo Petronio, difensori degli imputati Pietro Scotto e Salvatore Profeta, diramano una nota nella quale sostengono che il processo avrebbe assunto “connotazioni a dir poco sconvolgenti”.
Tra i documenti prodotti dal legale, secondo Scozzola e Petronio, ci sarebbero “numerose annotazioni su verbali da correggere, vari appunti su discrasie da sanare, foto di imputati e verbali diversi o nuovi rispetto a quelli depositati ed in possesso delle difese nei due tronconi del processo. Le annotazioni sono scritte in stampatello e non pare proprio possano attribuirsi allo Scarantino, in quanto pressoché analfabeta”.
24 novembre 1999 Scarantino parla di “bigliettini” posti come segnalibro tra le pagine di atti processuali che lo riguardavano. Per gli avvocati degli imputati gli appunti sarebbero prova di un presunto inquinamento processuale. L’ex “pentito” afferma che a consegnargli i ”bigliettini” sarebbero stati due agenti di polizia, Fabrizio Mazzei e Michele Ribaldo. SEGUE
9 dicembre 1999 La corte d’Assise di Caltanissetta condanna all’ergastolo altri 17 accusati nel terzo filone d’inchiesta denominato “Borsellino-ter” SENTENZAIl collegio presieduto da Carmelo Zuccaro infligge 17 ergastoli e 175 anni di reclusione, dieci le assoluzioni. SEGUE. Lettura della Sentenza AUDIO
9 dicembre 1999 Dalla Sentenza del “Borsellino Ter” Sul punto, nella sentenza n. 23/1999 emessa il 9 dicembre 1999 dalla Corte di Assise di Caltanissetta si rileva come dalle dichiarazioni sostanzialmente conformi di Anselmo Francesco Paolo, Cancemi Salvatore, Galliano Antonino, Ganci Calogero e La Marca Francesco, appartenenti ai “mandamenti” della Noce e di Porta Nuova, emerga che nel corso del 1988 ebbe a concretizzarsi un altro progetto di attentato in danno di Paolo Borsellino da attuarsi questa volta a Palermo, nei pressi della sua abitazione di via Cilea, approfittando sia del fatto che si erano attenuate le misure di protezione nei suoi confronti, essendo stato revocato il presidio di vigilanza fissa sotto la sua abitazione, sia dell’abitudine del magistrato di recarsi la domenica da solo presso la vicina edicola per l’acquisto del giornale. In un’occasione gli attentatori ebbero a mancare solo per pochi secondi la loro vittima, dopo essere partiti dal vicino negozio di mobili di Sciaratta Franco, sito in Viale delle Alpi, perché erano giunti sul posto a bordo di un motociclo poco dopo che Paolo Borsellino aveva richiuso il
portone di ingresso del palazzo. L’attentato doveva essere eseguito con una pistola cal. 7,65, in modo da non attirare l’attenzione su “Cosa Nostra” e da far pensare piuttosto all’opera di un isolato delinquente, tenuto conto della pendenza in grado di appello del maxiprocesso di Palermo, di cui si confidava in un esito favorevole per il sodalizio mafioso. Tale progetto era stato poi abbandonato dopo gli appostamenti protrattisi per circa quattro domeniche consecutive, verosimilmente per non pregiudicare l’esito di quel giudizio, non essendo stata possibile una rapida esecuzione. Questo secondo episodio ha formato oggetto delle deposizioni rese, nel presente procedimento, dai collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo, Francesco La Marca (escussi all’udienza del 25 settembre 2014) e Antonino Galliano (esaminato all’udienza del 7 ottobre 2014). In particolare, l’Anzelmo (già sotto-capo della “famiglia” della Noce, il cui rappresentante era Raffaele Ganci) ha dichiarato che, intorno al 1987-88, mentre egli si trovava in stato di latitanza e il Dott. Borsellino era Procuratore della Repubblica di Marsala, approfittando di una riduzione delle misure di protezione attorno all’abitazione di quest’ultimo, le “famiglie” della Noce e di Porta Nuova ricevettero il mandato di uccidere il Magistrato. L’esecuzione del progetto criminoso era affidata allo stesso Anzelmo, a Francesco La Marca, a Raffaele e Domenico Ganci, a Salvatore Cancemi. Come base operativa venne utilizzato un negozio di mobili sito in Viale delle Alpi, di proprietà di Franco Sciarratta, dove i killer – ruolo, questo, assegnato all’Anzelmo e al La Marca – erano appostati, in attesa della “battuta” che avrebbe dovuto essere data da Raffaele o Domenico Ganci, o Salvatore Cancemi, o Antonino Galliano. L’agguato avrebbe dovuto scattare di domenica, quando il Dott Borsellino si recava presso un pollaio per acquistare delle uova, oppure presso un’edicola per prendere il giornale. Si sarebbe dovuto trattare di un omicidio da commettere recandosi immediatamente sul luogo con un motoveicolo ed utilizzando le pistole per uccidere il Magistrato. Tuttavia, dopo un paio di appostamenti, Raffaele Ganci comunicò che bisognava sospendere l’esecuzione del delitto, e il progetto quindi si bloccò. Il collaborante ha specificato che, secondo le regole di “Cosa Nostra”,
Dicembre 1999 i giudici delle Assise di Caltanissetta condannano all’ergastolo altri 17 accusati nel terzo filone d’inchiesta denominato “Borsellino-ter”. Fra i condannati a pene per complessivi 175 anni di reclusione, anche tre “collaboratori della giustizia”, Salvatore Cancemi (a 26 anni), Giovan Battista Ferrante (a 23 anni) e Giovanni Brusca (a 16 anni). Dopo quasi otto anni gli ergastoli inflitti per la strage sono 25.
2000
23 novembre 2000 MAFIA E APPALTI – SIINO “Lei pensa che Raul Gardini si sia suicidato perché temeva un avviso di garanzia da Di Pietro o l’arresto per Tangentopoli? SEGUE
18 dicembre 2000 SENTENZA Cassazione “Borsellino Uno” – La Corte di Cassazione conferma la sentenza della Corte d’Assise d’Appello nei confronti di ogni imputato. L’ergastolo a SALVATORE PROFETA conferma dunque la responsabilità della famiglia di Santa Maria del Gesù nella strage in termini organizzativi e operativi. “La Corte ha ritenuto inconsistente e del tutto inattendibile la ritrattazione generale di Scarantino perché essa era il risultato di pressioni esterne esercitate sul collaboratore attraverso il suo nucleo familiare da elementi inseriti nel contesto mafioso palermitano e perché era caduta anche una circostanze che avevano trovato positiva conferma in altre acquisizioni probatorie, quali: le dichiarazioni di Candura, Augello e Francesco Marino Mannoia circa al frequentazione di Pietro Aglieri, capo-mandamento di Santa Maria di Gesù, e il coinvolgimento nel traffico di stupefacenti nel quartiere della Guadagna; le concordi dichiarazioni di Candura e Valente e i rilievi tecnici circa l’incarico di rubare la Fiat 126, la consegna e l’effettivo utilizzo della medesima in via D’Amelio come autobomba; la deposizione di padre Giovanni Neri, parroco di Marzaglia, circa el forti pressioni esercitate su Scarantino a partire dal giugno 1998 perché ritrattasse le originarie accuse.” Il processo si aprì il 15 luglio 1997 davanti alla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta. 23 gennaio 1999 venne emessa la sentenza. La Corte assolse Pietro Scotto, ridusse la condanna di Giuseppe Orofino a 8 anni, derubricandola in favoreggiamento semplice. Venne confermato l’ergastolo di Salvatore Profeta.
2001
- 18 aprile 2001 Al “Borsellino Bis” viene interrogato il poliziotto FABRIZIO MATTEI AUDIO
- 9 maggio 2001 ARNALDO LA BARBERA, depone al processo d’appello del “Borsellino Bis” AUDIO
- 23 maggio 2001 I dubbi sulle indagini effettuate e sulla loro modalità, i contatti telefonici fra esponenti mafiosi e uomini dei servizi segreti, l’ipotesi che uomini di Cosa nostra sarebbero stati utilizzati come manovalanza da apparati statali per mettere a segno l’attentato sono al centro della deposizione del vice questore Gioacchino Genchi. SEGUE
- 16 giugno 2001 FRANCESCO ANDRIOTTA viene interrogato all’Appello del “Borsellino Ter” AUDIO
- 16 giugno 2001 confronto tra FRANCESCO ANDRIOTTA e CALOGERO GANCI all’Appello del “Borsellino Ter” AUDIO
4 luglio 2001 Dall’esame dibattimentale di SALVATORE CANCEMI nell’ambito del processo d’appello del “Borsellino bis”
PRESIDENTE: Lei ha partecipato all’esecuzione della strage?
CANCEMI SALVATORE: Si.
PRESIDENTE: Ci può dire quando avvenne al deliberazione della strage Borsellino? Quando, dove e da chi fu fatta?
CANCEMI SALVATORE: – Ma, guardi, Presidente, io Le posso dire che ce ne sono state riunioni diversi, li luogo è sempre quello che io ho indicato, dietro al vila Serena, nella villa di Guddo. Quindi ce ne sono stati nel mese di aprile, nel mese di maggio, nel mese di giugno, quindi ce ne sono stati, diciamo, diversi, quindi.
PRESIDENTE Senta, la prima, la primissima riunione in cui ci si riuni’, si parlò e si decise di procedere alla strage Borsellino, la prima.
CAMCEMI SALVATORE Credo a giugno AUDIO deposizione integrale
19 luglio 2001 all’udienza d’Appello del “Borsellino bis”, la Corte accoglie le richieste dell’avv. ROSALBA DI GREGORIO, acquisendo al fascicolo del dibattimento anche la “proposta sanitaria” dell’ospedale militare di Chieti che esonerò dal servizio di leva VINCENZO SCARANTINO. Nel referto, SCARANTINO viene definito “neurolabile”, un soggetto che “minaccia reazioni al minimo stimolo esogeno non gradito”.
19 luglio 2001 all’udienza d’Appello del “Borsellino bis”, la corte accoglie le richieste dell’avv. Rosalba Di Gregorio, acquisendo al fascicolo del dibattimento anche la “proposta sanitaria” dell’ospedale militare di Chieti che esonerò dal servizio di leva Vincenzo Scarantino. Nel referto, Scarantino viene definito “neurolabile”, un soggetto che “minaccia reazioni al minimo stimolo esogeno non gradito”.
2002
1 febbraio 2002 SCARANTINO al processo d’Appello “Borsellino Bis” afferma: “Ho ritrattato perché mi hanno minacciato, la verità è quella che ho detto nel processo di primo grado”. SEGUE.
7 febbraio 2002 Appello “Borsellino Ter”- La SENTENZA: Vengono annullati sei ergastoli: a Benedetto Santapaola, Giuseppe Madonia, Giuseppe Farinella, Salvatore Montalto, Matteo Motisi, Antonino Giuffrè. Vengono confermati gli ergastoli a: Bernardo Provenzano, Giuseppe Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele Ganci, Domenico Ganci, Francesco Madonia, Cristoforo Cannella, Filippo Graviano, Giuseppe Montalto, Salvatore Biondo (classe ’56) e Salvatore Biondo (classe ’55).Vengono condannati a trent’anni Stefano Ganci, a vent’anni Benedetto Santapaola, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè, Giuseppe Madonia, Salvatore Montalto e Matteo Motisi. Le altre pene sono confermate. Di fatto vengono ridotte nettamente le pene richieste dai sostituti procuratori generali Giovanna Romeo e Dolcino Favi, ovvero ben ventidue ergastoli.
7 febbraio 2002 VIA D’AMELIO – Le risultanze delle indagini tecniche. SEGUE
- 8 marzo 2002 confronto SCARANTINO/CANCEMI depone al processo d’appello del “Borsellino Uno” AUDIO
- 8 marzo 2002 confronto SCARANTINO/SLVATORE CANCEMI depone al processo d’appello del “Borsellino Uno” AUDIO
- 8 marzo 2002 confronto SCARANTINO/DI MATTEO depone al processo d’appello del “Borsellino Uno” AUDIO
18 marzo 2002 SENTENZA appello “BORSELLINO BIS” La sentenza viene emessa 2002 dalla Corte di Assise d’Appello di Caltanissetta. Non tenendo conto delle ritrattazioni di VINCENZO SCARANTINO, vengono inflitti tredici ergastoli. Oltre ai sette ergastoli del primo grado vengono condannati al carcere a vita anche Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso e Gaetano Murana. Le altre condanne vengono confermate.
22 novembre 2002 SCARANTINO viene condannato a otto anni di reclusione dal Gip di Roma Renato Croce per calunnia nei confronti dei pm palermitani ANNAMARIA PALMA e CARMELO PETRALIAoltre che del defunto ARNALDO LA BARBERA.
2003
17 gennaio 2003 SENTENZA Cassazione Borsellino Ter Vengono confermati gli ergastoli a Giuseppe Calò, Raffaele Ganci, Michelangelo La Barbera, Cristoforo Cannella, Filippo Graviano, Domenico Ganci, Salvatore Biondo (classe ’55) e Salvatore Biondo (classe ’56). Vengono confermate le assoluzioni per Salvatore Montalto, Benedetto Spera e Mariano Agate. Vengono annullate le strage di Stefano Ganci e Francesco Madonia, accusati della sola associazione mafiosa. Vengono annullate con rinvio le assoluzioni di Benedetto Santapaola, Antonino Giuffrè, Giuseppe Farinella e Salvatore Buscemi, e le condanne di Giuseppe Madonia e Giuseppe Lucchese.
17 gennaio 2003 (…) dal fatto che alla decisione dell’omicidio Borsellino, il cui intento datava al 1980, dopo la strage di Capaci, un’indubbia accelerazione, tanto che il mandato di uccidere Calogero Mannino, conferito a Giovanni Brusca, venne sospeso per dare corso a questo delitto. Che il Riina, apparso a molti preso da frenesia, al riguardo aveva parlato “di impegni presi da fare subito “ che si era assunto in proprio la responsabilità, che anche gli atti di esecuzione aveva o risentito della fretta (furto all’ultimo minuto della 126). Corte di Cassazione
19 gennaio 2003 La Cassazione annulla le assoluzioni decise dalla Corte di Appello di Caltanissetta nei confronti di Salvatore Buscemi, Giuseppe Farinella, Antonino Giuffrè e Benedetto Santapaola, prosciolti dall’accusa di strage per la morte del giudice Paolo Borsellino nel cosiddetto processo Borsellino Ter. Sarà la Corte d’Assise d’Appello di Catania a dover nuovamente pronunciarsi sul caso. Restano confermate le responsabilità nella strage di Giuseppe Calò, Filippo Graviano e Francesco Madonia. Cosi come restano le condanne per strage di Salvatore Biondo (classe 1955), Salvatore Biondo (classe 1956), Cristoforo Cannella, Domenico Ganci, Raffaele Ganci e Michelangelo La Barbera. La Cassazione ha stabilito che non debba essere annullata l’assoluzione decisa in appello per Mariano Agate, Antonino Ceraci, Salvatore Montalto, Matteo Motisi, Benedetto Spera e Giuseppe Madonia.
21 aprile 2003 E’ ufficiale: le dichiarazioni di SPATUZZA sono state riscontrate in tutti i punti che riguardano la strage di via D’Amelio ne consegue quindi che SCARANTINO SEGUE
31 maggio 2003 viene ucciso a Palermo ROSARIO SCARANTINO, un operaio di 30 anni, cugino del nuovamente “pentito” Vincenzo. La dinamica dell’omicidio è chiaramente mafiosa. Trascorrono cinque anni e il 15 ottobre 2008 diventa ufficiale il “pentimento” di Gaspare Spatuzza, killer del gruppo di fuoco dei fratelli Graviano, boss di Brancaccio. Spatuzza fa una rivelazione che spiazza e sbugiarda definitivamente Scarantino. Dice Spatuzza. “Fui io a rubare la 126 usata come autobomba per la strage di Via D’Amelio. A commissionarmi il furto furono i fratelli Graviano”. Il sicario, che ha sulle spalle una quarantina di delitti tra cui quello di don Pino Puglisi, parla da 4 mesi, ma non è stato ancora ammesso al programma di protezione. I magistrati ne stanno valutando l’attendibilità soprattutto alla luce delle contraddizioni tra la sua ricostruzione della strage e quella del “pentito” Vincenzo Scarantino. Sui racconti di quest’ultimo poggia infatti la verità giudiziaria sancita dal primo dei tre processi celebrati su via D’Amelio.
3 luglio 2003 SENTENZA Cassazione “Borsellino Bis”. Tutte le condanne del processo vengono confermate dai giudici della Cassazione.
9 luglio 2003 Inizia il processo Capaci/Via D’Amelio – stralcio del “Borsellino-ter” e di una parte del procedimento per la strage di Capaci SEGUE
29 luglio 2003 La procura distrettuale antimafia di Caltanissetta avvia indagini per accertare se davvero – come SCARANTINO aveva ammesso in passato, il primo verbale di interrogatorio reso, nel 1994, dallo stesso sia stato aggiustato. SEGUE
21 novembre 2003 L’attendibilità di GASPARE SPATUZZA si rafforza. VITTORIO TUTINO uomo della cosca palermitana di Brancaccio, nel corso di un interrogatorio a Caltanissetta davanti ai magistrati del pool che indaga sulle stragi del ‘92, fornisce infatti una versione coincidente con quella di SPATUZZA. La versione di SCARANTINO è così definitivamente smontata. Conferma agli inquirenti di aver preso parte ai preparativi della strage Borsellino, fornendo l’auto, poi imbottita di esplosivo e posteggiata sotto casa della mamma del giudice, in via D’Amelio. L’uomo, condannato a 28 anni per le autobombe del ’93, ha confermato di aver agito assieme a SPATUZZA. SEGUE
1 dicembre 2003 si apprende che indagini difensive dirette alla revisione del processo per la strage di via d’Amelio sono state avviate nei mesi scorsi dai difensori di uno degli imputati condannato definitivamente all’ergastolo: Gaetano Scotto. Secondo Scarantino, insieme ad altri avrebbe ricevuto la notizia che Borsellino era stato intercettato dal boss Gaetano Scotto, fratello di Pietro, tecnico di telefonia, che avrebbe compiuto l’intercettazione, quest’ultimo assolto però definitivamente. La difesa di alcuni imputati condannati per la strage sta puntando alla revisione del processo in cui sono stati inflitti decine di ergastoli.
3 dicembre 2003 SALVATORE LA BARBERA depone al “Processo depistaggio” AUDIO
2004
23 gennaio 2004 Anche per GIOVANNI BRUSCA Scarantino era “un pazzo” ma la denuncia resta ignorata.Incomprensibile la scelta di non approfondire le dichiarazioni di Giovanni Brusca su Scarantino. Brusca (collaborante a pieno titolo ormai da cinque anni) depone in un dibattimento in corso nell’aula bunker del carcere di Firenze dinanzi la Corte di Assise d’Appello di Catania, dove é in corso, a seguito del rinvio della Cassazione, il processo stralcio delle due stragi: «Con le dichiarazioni di Vincenzo Scarantino ci sono degli innocenti in carcere… questo qua, per me, fra virgolette è un pazzo». La denuncia resta lettera morta. Mancano ancora quattro anni all’inizio della collaborazione di SPATUZZA. Come é possibile che uno dei pentiti più accreditati dai magistrati sia stato creduto per tutto ciò che ha ricostruito ma totalmente ignorato nel momento in cui demolisce la credibilità di Vincenzo Scarantino?. SEGUE
27 gennaio 2004 LUCIA e MANFREDI depongono al “processo Canale” AUDIO
28 gennaio 2004 dalle dichiarazioni rese nel giudizio di rinvio dal ANTONINO GIUFFRÈ, che ha riferito in merito alla “notoria” pericolosità dell’azione giudiziaria dei due magistrati, i quali miravano a colpire gli interessi economici dell’organizzazione: “Sin dall’inizio degli anni ’80, comincia a delinearsi la pericolosità, tra virgolette, del dottore Falcone. “Che il dottore Borsellino forse, addirittura, stava diventando più pericoloso di quello che addirittura si era pensato. Ed in modo particolare, e lo dico tranquillamente e serenamente, per quanto riguarda il discorso degli appalti”; “Perché il dottore Borsellino, si sono resi conto che era molto addentrato in questa branca, cioè in questo discorso mafia politica e appalti. E forse forse alla pari del dottore Falcone” (pagg. 46 – 48, udienza 28 gennaio 2004). SEGUE
18 marzo 2004 Il processo “Borsellino bis”, si conclude con 13 ergastoli. Il carcere a vita viene confermato anche in Cassazione per Totò Riina, Salvatore Biondino, Pietro Aglieri, Giuseppe Graviano, Carlo Greco, Gaetano Scotto, Francesco Tagliavia. Ergastolo anche per Cosimo Vernengo, Giuseppe La Mattina, Natale Gambino, Lorenzo Tinnirello, Giuseppe Urso e Gaetano Murana che in primo grado erano stati invece assolti.
21 aprile 2004 è ufficiale che le dichiarazioni di SPATUZZA sono state riscontrate in tutti i punti che riguardano la strage di via D’Amelio e che quindi Scarantino è un falso “pentito” a cui, nella migliore delle ipotesi, troppi magistrati hanno creduto ciecamente. Spatuzza apre così alcune crepe sul processo che si è già concluso definitivamente per mandanti ed esecutori della strage. Inoltre, nel corso di un confronto che i pm di Caltanissetta hanno fatto fra Candura e Scarantino, il primo ammette di aver mentito. Candura viene indagato per autocalunnia e Scarantino per calunnia.
29 luglio 2004 la procura distrettuale antimafia di Caltanissetta avvia indagini per accertare se davvero – come SCARANTINO aveva ammesso in passato – sia stato aggiustato il primo verbale di interrogatorio reso, nel 1994, dallo stesso. L’ipotesi si inserisce nell’ambito di un presunto depistaggio che potrebbe esserci stato nell’inchiesta sulla morte di Paolo Borsellino e della sua scorta. SEGUE
15 novembre 2004 Il maresciallo CANALE non tradì Borsellino SEGUE
2005
5 maggio 2005 Dal VERBALE di interrogatorio di FERRANTE GIOVAN BATTISTA – A.D.R. Ricordo che avevamo a disposizione cinque coppie di telecomandi. SEGUE
2006
11 aprile 2006 Dopo 43 anni di latitanza viene arrestato BERNARDO PROVENZANO detto Binnu u tratturi
21 aprile 2006 Il processo Borsellino ter, accorpato a uno dei filoni processuali della strage di Capaci, si conclude dopo che la Cassazione aveva parzialmente annullato la sentenza del 2003 della Corte d’Appello di Caltanissetta, trasferendo il fascicolo a Catania. Vengono inflitte condanne a vita a Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Michelangelo La Barbera, Raffaele e Domenico Ganci, Francesco e Giuseppe Madonia, Giuseppe e Salvatore Montalto, Filippo Graviano, Cristoforo Cannella, Salvatore Biondo il “corto” e Salvatore Biondo il “lungo’”, Giuseppe Farinella, Salvatore Buscemi, Benedetto ”Nitto” Santapaola, Mariano Agate, Benedetto Spera. I due “collaboratori di giustizia” Antonino Giuffré e Stefano Ganci sono stati condannati rispettivamente a 20 e 26 anni di reclusione. Condannati anche altri tre “pentiti”: Salvatore Cancemi (18 anni e 10 mesi), Giovanni Brusca (13 anni e 10 mesi), Giovambattista Ferrante (16 anni e 10 mesi).
2007
10 maggio 2007 Strage Borsellino: violazione del segreto investigativo, 7 giornalisti indagati Sette giornalisti siciliani sono indagati a Caltanissetta per l’ipotesi di violazione del segreto investigativo nel contesto dell’inchiesta sulla borsa del giudice Paolo Borsellino, sparita subito dopo la strage di via D’Amelio. Sette giornalisti siciliani sono indagati a Caltanissetta per l’ipotesi di violazione del segreto investigativo nel contesto dell’inchiesta sulla borsa del giudice Paolo Borsellino, sparita subito dopo la strage di via D’Amelio. SEGUE
17 luglio 2007 Per la strage di via D’Amelio la procura indaga sui servizi segreti La notizia è stata confermata dall’ANSA da ambienti qualificati. Il procuratore aggiunto, Renato Di Natale, coordina l’inchiesta sui mandanti occulti della strage avvenuta il 19 luglio 1992. Secondo l’ipotesi degli inquirenti ci potrebbe essere la mano di qualcuno degli apparati deviati dei servizi segreti che ha forse avuto un ruolo nell’attentato.
Questa pista di indagine, che in un primo momento era stata accantonata ed archiviata, è stata ripresa nei mesi scorsi dagli investigatori in seguito a nuovi input d’indagine. I magistrati stanno valutando una serie di documenti acquisiti dalla procura di Palermo e che riguardano il telecomando che potrebbe essere stato utilizzato dagli attentatori. SEGUE
2008
1 gennaio 2008 BRUNO CONTRADA: “Ero amico di Borsellino” La famiglia del magistrato: “Falso” SEGUE
19 febbraio 2008 Relazione Parlamentare Antimafia – Testimoni di Giustizia –
19 febbraio 2008 AGNESE BORSELLINO: «Se mi dicono perché l’hanno fatto, se confessano, se collaborano con la giustizia, perché si arrivi ad una verità vera, io li perdono. Devono avere il coraggio di dire chi glielo ha fatto fare, perché l’hanno fatto, se sono stati loro o altri, dirmi la verità, quello che sanno, con coraggio, con lo stesso coraggio con cui mio marito è andato a morire, di fronte al coraggio io mi inchino, da buona cristiana dire perdono, ma a chi? Io perdono coloro che mi dicono la verità ed allora avrò il massimo rispetto verso di loro, perché sono sicura che nella vita gli uomini si redimono, con il tempo, non tutti, ma alcuni si possono redimere è questo quello che mi ha insegnato mio marito».
1 aprile 2008 SENTENZA processo connesso alla “sparizione dell’Agenda Rossa”
1 aprile 2008 GIOVANNI ARCANGIOLI: Non luogo a procedere Sentenza GUP per aver sottratto l’Agenda Rossa de dottor Borsellino
18 settembre 2008 Viene emessa la SENTENZACassazione del Processo Capaci/Via D’Amelio.
- SPATUZZA raccontò tutto a VIGNA e GRASSO nove anni prima del suo pentimento ufficiale che smontò il depistaggio sulla morte di Borsellino. SEGUE
Le deposizioni di Gaspare Spatuzza
Il racconto di Spatuzza è dettagliato: dopo gli opportuni riscontri svolti dal centro operativo DIA di Caltanissetta, i magistrati hanno chiari i retroscena della strage Borsellino, organizzata dal clan mafioso di Brancaccio, diretto dai fratelli Graviano. E’ rimasto il mistero su un uomo che il giorno prima della strage avrebbe partecipato alle operazioni di caricamento dell’esplosivo sulla 126, in un garage di via Villasevaglios, a Palermo. Spatuzza non lo conosce, i magistrati sospettano che possa essere un appartenente ai servizi segreti.
26 giugno 2008 GASPARE SPATUZZA decide di collaborare. Nel luglio 2008 SPATUZZA confessa di essere stato lui l’autore del furto della 126 utilizzata per l’attentato e scagiona SCARANTINO auto-accusandosi della strage, ha portato alla luce la falsa ricostruzione giudiziaria fino ad allora allestita, obbligando gli inquirenti a ricominciare a distanza di quasi vent’anni le indagini e di processi.
3 luglio 2008 VERBALE interrogatorio di GASPARE SPATUZZA
3 luglio 2008 Una volta che ero in macchina con CANNELLA che mi disse che dovevamo rubare una Fiat 126; intendo precisare che gli ordini che dava CANNELLA dovevano intendersi come dati da GIUSEPPE GRAVIANO. Feci presente al CANNELLA che non ero capace a rubare quel tipo di macchina, ma questi ribadì che si doveva rubare: capii allora, dalla categoricità del CANNELLA, che doveva servire per un attentato e mi venne espressamente in mente la strage Chinnici. Chiesi allora il permesso di utilizzare per questa azione VITTORIO TUTINO, così come chiesi al CANNELLA se avessi dovuto rubare o meno la macchina solo nella zona di Brancaccio ed il CANNELLA mi disse che ne doveva parlare con GIUSEPPE GRAVIANO. Dopo una settimana circa CANNELLA mi diede il permesso di poter utilizzare il Tutino e mi disse che non avevo limiti territoriali per rubare la machina. Il furto materialmente avvenne dopo circa un mese dopo rispetto…INTERROGATORIO SPATUZZA
7-8 luglio 2008 GASPARE SPATUZZA viene interrogato dalla DDA di Caltanisetta.
15 ottobre 2008 Diventa ufficiale il “pentimento” di GASPARE SPATUZZA, killer del gruppo di fuoco dei fratelli GRAVIANO, boss di Brancaccio. SPATUZZA fa una rivelazione che sbugiarda definitivamente Scarantino.
17 novembre 2008 GASPARE SPATUZZA viene interrogato dalla DDA di Caltanisetta.
2009
17 febbraio 2009 La Cassazione non accoglie il ricorso della Procurasull’assoluzione dell’ufficiale del Carabinieri ARCANGIOLI accusato di aver sottratto l’AGENDA ROSSA del dottor Borsellino SEGUE
26 febbraio 2009 – ANGELO FONTANA e i progetti omicidiari su Borsellino SEGUE
10 marzo 2009 SALVATORE CANDURA: ammette di aver dichiarato il falso in merito al furto della Fiat 126 di VALENTI Pietrina e di essere stato spinto a rendere quelle dichiarazioni dal dottor LA BARBERA Arnaldo e, successivamente, anche dal dottor SALVATORE LA BARBERA e dal dottor RICCIARDI.
22 aprile 2009 ANTONINO DI MATTEO: La collaborazione di SPATUZZA non é di particolare rilevanza Le dichiarazioni di SPATUZZA potrebbero rimettere in discussione le ricostruzioni e le responsabilità delle stragi, oramai consacrate in sentenze irrevocabili SEGUE
22 aprile 2009 Secondo ANTONINO DI MATTEO il pentito GASPARE SPATUZZA non doveva essere protetto. SEGUE
28 aprile 2009 La DDA di Firenze propone piano provvisorio di protezione per GASPARE SPATUZZA
16 giugno 2009 Interrogatorio GASPARE SPATUZZA VERBALE
18 giugno 2009 GASPARE SPATUZZA viene interrogato dalla DDA di Firenze
26 giugno 2009 VERBALE interrogatorio GASPARE SPATUZZA
14 luglio 2009 Per la prima volta ALESSANDRA CAMASSA racconta un episodio risalente a ben 17 anni prima, alla fine del giugno 1992 “Quando Borsellino disse”: “Mi hanno tradito”- VIDEO“Il dottore si è disteso sul divano, cominciò a piangere, e disse: “non posso credere che un amico mi abbia tradito”.
“A fine giugno del 1992 io e il collega Massimo Russo avemmo un incontro con Borsellino. Era un dialogo normale, si parlava di indagini. A un certo punto lui si alzò, si stese sul divano e cominciò a lacrimare e disse: ‘non posso credere che un amico mi abbia tradito’”. A raccontare l’episodio è il giudice Alessandra Camassa, ex pm a Marsala quando il magistrato assassinato dalla mafia era a capo della Procura. Camassa sta deponendo al processo per favoreggiamento alla mafia al generale dei carabinieri Mario Mori. “Ebbi la sensazione netta che avesse ricevuto da pochissimo una notizia e che fosse ancora sconvolto. Tanto da sfogarsi con le prime persone entrate nella sua stanza”. Il magistrato ha spiegato di non avere fatto domande ulteriori a Borsellino per imbarazzo. “Ero così imbarazzata che quasi cambiai discorso. Pensai a uno sfogo personale e non volli essere invadente”. “Quando allora ascoltai quello sfogo – ha concluso non lo ricollegai ad alcuna attività d’indagine. Pensai a un problema personale, per questo non ne parlai dopo la strage. Se fossi stata chiamata a testimoniare prima probabilmente l’avrei detto”. PAGINA DEDICATA
17 luglio 2009 VERBALE interrogatorio FRANCESCO ANDRIOTTA E’ vero però che io non sapevo nulla della strage di via D’Amelio, ma non sono io che ho costruito le cose; il tutto è stato costruito dal dotto Arnaldo LA BARBERA e dal dottor Mario BO; mi avevano promesso che mi avrebbero fatto togliere l’ergastolo. Avevo chiamato la Procura di Milano, in particolare la dott.ssa Luisa ZANETTI allorché ero ristretto presso il carcere di Saluzzo. Preciso che il primo interrogatorio l’ho avuto al carcere di Saluzzo con un magistrato di Cuneo per rogatoria. Successivamente fui portato alla Procura di Milano per essere sentito dalla dott.ssa ZANETTI e lì incontrai, per la prima volta, il dottor Arnaldo LA BARBERA. Quando uscirono dalla stanza la dott.ssa ZANETTI e il suo segretario, venne il dotto Arnaldo LA BARBERA e un giovane funzionario che si chiamava pure LA BARBERA; ricordo che vi era anche un terzo poliziotto. Preciso meglio, prima nella stanza entrò solo il giovane LA BARBERA e mi disse che il dotto Arnaldo LA BARBERA poteva aiutarmi per l’ergastolo che mi era stato irrogato, perché “era una potenza”. Il giovane LA BARBERA, che adesso apprendo dalla S.V. chiamarsi Salvatore, mi accennò qualcosa sulla strage di via D’Amelio quasi per prepararmi, invitandomi a collaborare con la Polizia. Poi entrò nella stanza il dotto Arnaldo LA BARBERA e mi chiese se io sapessi qualcosa della strage di via D’Amelio. Desidero far presente che io temo per la mia vita e la vita dei miei familiari proprio per quello che sto riferendo.
Ribadisco che le dichiarazioni da me riferite sulla strage di via D’Amelio le ho rese perché così mi fu chiesto dal dotto Arnaldo LA BARBERA, da altro poliziotto di cognome LA BARBERA, da un terzo poliziotto, dal dottor MARIO BO e da altri appartenenti alle Istituzioni. Complessivamente si trattò di almeno cinque appartenenti alla Polizia di Stato. SCARANTINO non mi ha mai confidato i particolari poi da me riferiti alla A.G. sulla uccisione del dotto Borsellino e degli uomini della sua scorta, anzi, parlando con me, si è sempre protestato innocente sostenendo di essere sottoposto a violenze fisiche e psichiche per confessare di avere partecipato alla strage accusando altre persone. Ribadisco che sono stati in particolare il dotto Arnaldo LA BARBERA, il dotto Mario BO, l’altro LA BARBERA e un terzo poliziotto stempiato il cui nome non ricordo ad “istruirmi” di volta in volta su quello che avrei dovuto dire, in cambio della promessa di aiuti per far venire meno l’ergastolo ed ottenere permessi.SEGUE verbale e news
22 luglio 2009 La Direzione Nazionale Antimafia esprime parere favorevole al piano di protezione per GASPARE SPATUZZA
31 luglio 2009 GASPARE SPATUZZA è considerato “attendibile”. Lo dicono le procure di Caltanissetta, Palermo e Firenze che hanno espresso parere favorevole per il riconoscimento delle misure di sicurezza provvisorie all’aspirante “pentito”, prima tappa per l’accesso al programma di protezione definitivo.
18 agosto 2009 La signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO viene sentita dalla PROCURA DELLA REPUBBLICA di CALTANISETTA – Direzione Distrettuale Antimafia VERBALE. Fra l’altro dichiara: Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini senza essere seguiti dalla scorta. In tale circostanza, Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non \ aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere. In quel momento era allo stesso tempo sconfortato, ma certo di quello che mi stava dicendo. Non mi fece alcun nome, malgrado io gli avessi chiesto ulteriori spiegazioni, ciò anche per non rendermi depositaria di confidenze che avrebbero potuto mettere a repentaglio la mia incolumità; infatti la confidenza su SUBRANNI costituisce un’eccezione a questa regola. Comunque non posso negare che quando Paolo si riferì ai colleghi non potei fare a meno di pensare ai contrasti che egli aveva in quel momento con l’allora Procuratore GIAMMANCO.
6 ottobre 2009 GASPARE SPATUZZA viene interrogato dalla D.D.A. di Palermo
21 novembre 2009 l’”attendibilità” di SPATUZZA si rinforza. VITTORIO TUTINO, uomo della cosca palermitana di Brancaccio, nel corso di un interrogatorio a Caltanissetta davanti ai magistrati del pool che indaga sulle stragi del ‘92, fornisce una versione coincidente con quella di Gaspare Spatuzza. La versione di Vincenzo Scarantino è così definitivamente smontata.
17 settembre 2009 VERBALE interrogatorio GASPARE SPATUZZA che fra l’altro dichiara: “il giorno della strage mi sono recato, assieme alla mia famiglia SEGUE
28 settembre 2009 VERBALE interrogatorio di VINCENZO SCARANTINO che fra l’altro dichiara: “Il dott. ARNALDO LA BARBERA ha fatto con me alcuni colloqui investigativi, tra cui i primo prima del Natale del 1993. Lui mi diceva che dovevo confessare SEGUE
6 ottobre 2009 GASPARE SPATUZZA viene interrogato dalla DDA di Palermo
2010
2 gennaio 2010 Il Verbale di sommarie informazioni della signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO davanti al Procuratore della Repubblica Sergio Lari e dell’Aggiunto Domenico Gozzi VERBALE
27 gennaio 2010 La signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO viene sentita dalla PROCURA DELLA REPUBBLICA di Caltanissetta Direzione Distrettuale Antimafia – VERBALE di sommarie informazioni di persona informata sui fatti.
23 marzo 2010 … in particolare SPATUZZA GASPARE, effettuando una individuazione fotografica, ha riconosciuto, in alcuni album che gli sono stati posti in visione, la sua effige collegandola, anche se in maniera non certa, a quella di un soggetto che egli aveva avuto modo di notare, nel primo pomeriggio del sabato 18 luglio 1992, all’interno di un garage in via Villasevaglios ove venne spostata al Fiat 126 poi utilizzata come autobomba in via D’Amelio. In merito li sig. NARRACCI Lorenzo dichiara: “Il 18 luglio 1992 era sabato e all’epoca si lavorava anche in quel giorno della settimana. Presumo, pertanto, che la mattina del sabato lavorai e poi, come usuale, mi recavo al porticciolo sotto villa Igea, dove detenevo una piccola barca “Acquaviva 18” di 5 metri. Il giorno dopo, il 19, nella mattinata venne prelevarmi il cap. ZANAROLI e insieme andammo presso li porticciolo ove era custodita la mia barca. Quindi andammo a prelevare tre signore, due sorelle CENTINEO e tale Daniela MANGIAPANE, legata sentimentalmente col capitano ZANAROLI, presso un porticciolo ove era possibile fare carburante. Preciso che proprio lì non ho fatto carburante. Poi ci siamo recati verso Isola delle Femmine. Poiché una delle sorelle Centineo aveva necessità di andare via mi recai nuovamente verso il porticciolo. Durante il tragitto incrociammo la barca di tale VALENTINO, ove a bordo vi era anche il dr. CONTRADA ed altre persone. Gli stessi ci dissero di raggiungerli in località Capo Galo, subito dopo aver lasciato al signora CENTINEO. Poiché ero a corto di carburante giunto a Capo Gallo mi finì la benzina, erano circa le 15:00. Pertanto, lo stesso VALENTINO mi diede un poco carburante per poter raggiungere il porticciolo dopo Mondello e quindi rifornirmi. Subito dopo raggiunsi nuovamente il VALENTINO. Dal VERBALE interrogatorio a Lorenzo NARRACCI del 27 ottobre 2010
15 giugno 2010 GASPARE SPATUZZA non è considerato credibile, gli viene negato il programma di protezione. Il VERBALE della Commissione del Viminale
22 giugno 2010 VERBALE interrogatorio di GASPARE SPATUZZA … “Giuseppe GRAVIANO mi diede l’incarico di rubare le targhe da apporre alla Fiat 126 allorché l’autovettura era ancora custodita nel garage di Corso de’ Mille, sicché posso collocare temporalmente tale incarico nella settimana che precedette l’attentato. Parlai con TUTINO della necessità di rubare le targhe sicuramente prima del sabato precedente la strage di via D’Amelio.”
1 luglio 2010 VERBALE interrogatorio GASPARE SPATUZZA
30 luglio 2010 RELAZIONE della POLIZIA SCIENTIFICA Procedimento Penale n.1595/08 R.G.N.R. Mod.21. Accertamenti tecnici su Via D’Amelio (Palermo), 19 luglio 1992. In riferimento al Procedimento Penale in oggetto, il Procuratore della Repubblica Dr. Sergio Lari, il Procuratore Aggiunto della Repubblica Dr. Domenico Gozzo ed i Sostituti Procuratorie della Repubblica Dr. Nicolò Marino e Dr. Stefano Luciani, in data 16 luglio 2010 presso la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Caltanissetta, Direzione Distrettuale Antimafia, hanno delegato il Servizio Polizia Scientifica di Roma a svolgere i seguenti accertamenti tecnici:
1) (da svilupparsi entro il 30 luglio 2010) – “datazione dei fotogrammi e dei filmati in cui viene evidenziata la presenza del c.d. blocco motore e comparazione dello stesso con quello repertato, sotto sequestro”;
2) “sviluppo dell’animazione 3D sui luoghi, con prolungamento sul palazzo allora in fase di perfezionamento di proprietà dei costruttori GRAZIANO”;
3) “ricercadiulteriorifotogrammiosequenzedifilmatoincuivengaripresalaborsadeldott. BORSELLINO. Al riguardo l’ufficio consegna copia dei fotogrammi relativi al Cap. ARCANGIOLI”;
4) “evidenziare e migliorare al massimo qualsiasi ripresa del palazzo dei costruttori GRAZIANO nel materiale in atti”;
5) “comparazione fisionomica di alcuni volti – che verranno consegnati nei prossimi giorni dalla D.I.A. di Caltanissetta – con quelli già estrapolati nel corso degli accertamenti, e ritenuti al fine utilizzabili per detta comparazione”.
27 ottobre 2010 Interrogatorio di LORENZO NARRACCI, Vice Capo Ufficio SISDE di Palermo … in particolare SPATUZZA Gaspare, effettuando in data 23.3.2010 una individuazione fotografica, ha riconosciuto, in alcuni album che gli sono stati posti in visione, la sua effige collegandola, anche se in maniera non certa, a quella di un soggetto che egli aveva avuto modo di notare, nel primo pomeriggio del sabato 18 luglio 1992, all’interno di un garage in via Villasevaglios ove venne spostata al Fiat 126 poi utilizzata come autobomba in via D’Amelio. VERBALE
29 ottobre 2010 SCARANTINO scrive alla Signora AGNESE BORSELLINO. Lei gli risponde SEGUE
2011
Aprile 2011 FABIO TRANCHINA (ex uomo di fiducia di Giuseppe Graviano) inizia a collaborare con la giustizia, confermando le dichiarazioni di Spatuzza: Tranchina riferisce che una settimana prima della strage aveva compiuto due appostamenti in via d’Amelio insieme a Graviano SEGUE
3 maggio 2011 VERBALE di interrogatorio di GASPARE SPATUZZA
9 giugno 2011 VERBALE (non depositato) interrogatorio di SCARANTINO … In parte, io non sono stato un mafioso e non lo sono stato mai, è vero che io avevo SEGUE
Settembre 2011 GASPARE SPATUZZA viene ammesso nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia. Nel dicembre 2011 Spatuzza, accompagnato dagli inquirenti, ripercorre i luoghi di Palermo in cui vent’anni prima fu protagonista nel rubare e preparare (col concorso di altri) l’auto 126 Fiat che sarebbe diventata l’ordigno deflagrato in via D’Amelio uccidendo il magistrato Borsellino con la sua scorta.
19 settembre 2011 Ucciso il boss GIUSEPPE CALASCIBETTA. Era stato condannato a dieci anni per la strage di via D’Amelio SEGUE
13 ottobre 2011 il TRIBUNALE DI CALTANISSETTA SEZIONE dei GIUDICI per le INDAGINI PRELIMINARI ORDINANZA CAUTELARE Il Giudice dott.ssa Alessandra Bonaventura Giunta, esaminata la richiesta del Pubblico Ministero, depositata in data 23.6.2011, di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere nel procedimento nei confronti di:
- MADONIA Salvatore Mario
- TUTINO Vittorio
- VITALE Salvatore
- SPATUZZA Gaspare
- COSTA Maurizio
- PULCI Calogero
13 ottobre 2011 A seguito delle rivelazioni di SPATUZZA, che smentiscono le testimonianze rese da SCARANTINO, viene richiesta la sospensione della pena per i condannati a seguito delle predette mendaci testimonianze. SEGUE
27 ottobre 2011 Viene liberato GAETANO MURANA dopo 18 anni (di cui 16 in 41 Bis) di ingiusta carcerazione SEGUE
27 ottobre 2011 Strage Borsellino, liberi sei ergastolanipena sospesa anche per il falso pentito. SEGUE
13 ottobre 2011 La,Procura generale di Caltanissetta diretta da Sergio Lari chiede l’emissione di quattro ordinanze di custodia cautelare, riguardanti il capomafia pluriergastolano Salvino Madonia (è accusato di aver partecipato nel dicembre 1991 alla riunione della Cupola in cui si decise l’avvio della strategia stragista), i boss Vittorio Tutino e Salvatore Vitale (il primo rubò con Spatuzza la 126 per la strage; il secondo abitava nel palazzo della madre di Borsellino, in via d’Amelio, e avrebbe fatto da talpa agli stragisti). Un quarto provvedimento ha riguardato il pentito Calogero Pulci, era l’unico in libertà: è accusato di calunnia aggravata, perché con le sue dichiarazioni avrebbe finito per fare da riscontro al falso pentito Vincenzo Scarantino. SEGUE
2 novembre 2011 SCARANTINO prima fugge dal convento poi ricompare Scarcerato dopo la decisione della Corte d’Appello di Catania di sospendere la pena, fa perdere le sue tracce per alcune ore. L’uomo, che era stato accolto da religiosi in Piemonte, si è rimesso in contatto con gli uomini della Dia SEGUE
Dicembre 2011 Inquietante il ricordo che la signora AGNESE BORSELLINO, la vedova di Paolo, racconta al settimanale “Left” alla fine del 2011: “Mi chiamò l’ex presidente COSSIGA un mese prima di morire. In quella telefonata mi disse: ‘La storia di via D’Amelio è da colpo di stato’. Poi chiuse il telefono senza dirmi nient’altro”.
2012
2 marzo 2012 Viene emessa un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Salvatore Mario Madonia, Vittorio Tutino, Salvatore Vitale, Il 2 Marzo 2012 venne emessa un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Salvatore Mario Madonia, Vittorio Tutino, Salvatore Vitale, Gaspare Spatuzza, Maurizio Costa e Calogero Pulci. A Madonia, Tutino, Vitale e Spatuzza. I falsi pentiti Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, su cui si erano basate le condanne del Processo Borsellino (definito da Sergio Lari «uno dei più clamorosi errori giudiziari o depistaggi della storia del nostro Paese»), vennero rinviati a giudizio per calunnia aggravata. SEGUE
8 marzo 2012 Nuovi indagati e 7 innocenti in attesa.(Salvatore Profeta,Gaetano Scotto,Cosimo Vernengo,Giuseppe La Mattina,Giuseppe Urso,Gaetano Murana Natale Gambino. Via D’Amelio: 11 processi senza verità SEGUE
22 marzo 2012 Deposizione al Tribunale di Brescia di GASPARE SPATUZZA… il gruppo di fuoco era composto sulla questione che riguarda la fase stragista, perché poi c’è il gruppo di fuoco quello per le mansioni di omicidio, che anche se era composto in parte… lo stesso, però nello specifico per le stragi era composto da me, da Giuliano Francesco e da Cosimo Lo Nigro.
- 26 marzo 2012 Audizione Procuratore SERGIO LARI in Commissione Parlamentare Antimafia
- 26 marzo 2012 Audizione Sostituto Procuratore STEFANO LUCIANI in Commissione Parlamentare Antimafia
- 26 marzo 2012 Audizione Sostituto Procuratore DOMENICO GOZZO in Commissione Parlamentare Antimafia
5 maggio 2012 ALESSANDRA CAMASSA: “Quando Borsellino disse”: “Mi hanno tradito”- VIDEO“Il dottore si è disteso sul divano, cominciò a piangere, e disse: “non posso credere che un amico mi abbia tradito”.
“A fine giugno del 1992 io e il collega Massimo Russo avemmo un incontro con Borsellino. Era un dialogo normale, si parlava di indagini. A un certo punto lui si alzò, si stese sul divano e cominciò a lacrimare e disse: ‘non posso credere che un amico mi abbia tradito’”. A raccontare l’episodio è il giudice Alessandra Camassa, ex pm a Marsala quando il magistrato assassinato dalla mafia era a capo della Procura. Camassa ha deposto al processo per favoreggiamento alla mafia al generale dei carabinieri Mario Mori. “Ebbi la sensazione netta – ha proseguito- che avesse ricevuto da pochissimo una notizia e che fosse ancora sconvolto. Tanto da sfogarsi con le prime persone entrate nella sua stanza”. Il magistrato ha spiegato di non avere fatto domande ulteriori a Borsellino per imbarazzo. “Ero così imbarazzata che quasi cambiai discorso. Pensai a uno sfogo personale e non volli essere invadente”. “Quando allora ascoltai quello sfogo – ha concluso non lo ricollegai ad alcuna attività d’indagine. Pensai a un problema personale, per questo non ne parlai dopo la strage. Se fossi stata chiamata a testimoniare prima probabilmente l’avrei detto”. Il giudice Camassa ha raccontato l’episodio per la prima volta il 14 luglio del 2009 ai pm di Caltanissetta.
6 giugno 2012 Il pentito NINO GIUFFRE’: “Falcone e Borsellino furono lasciati soli” SEGUE
Riina aveva dichiarato guerra a Falcone e Borsellino – VIDEO
6 giugno 2012 GIOVANNI BRUSCA e i programmi per assassinare Paolo Borsellino. IL RACCONTO DI BRUSCA durante l’incidente probatorio, all’udienza GIOVANNI BRUSCA fa risalire l’intenzione di SALVATORE RIINA di eliminare il Dott. Borsellino al 1979-80, spiegando: «TOTÒ RIINA lo voleva uccidere prima quando fu del cognato, poi quando fu del Capitano BASILE… ». Sul punto, GIOVANNI BRUSCA ha reso le seguenti dichiarazioni: …SEGUE
6 giugno 2012 SPATUZZA in aula “Chiedo perdono ai familiari delle vittime” SEGUE
7 giugno 2012 Dopo la strage GRAVIANO esulta:«Possiamo colpire dove e quando vogliamo» – Gli stralci dell’interrogatorio del pentito GASPARE SPATUZZA
17 giugno 2012 AGNESE BORSELLINO:“I vertici dello Stato sapevano. Paolo aveva capito tutto” SEGUE
15 luglio 2012 MANFREDI BORSELLINO: “Oggi sappiamo di avere assistito a Caltanissetta a un processo farsa, a indagini condotte da un ex questore e prefetto …”SEGUE
⇒ MANFREDI BORSELLINO: “Chi doveva non ha cercato la verità” SEGUE
16 luglio 2012 L’ex ministro NICOLA MANCINO ricorda il fugace incontro del 1º luglio 1992 con PAOLO BORSELLINO – VIDEO
16 luglio 2012 Don CESARE ROTTOBALLI «Borsellino mi disse: confessami, mi sto preparando””Paolo mi disse che aveva saputo che era arrivato il tritolo per lui e che si stava preparando. Mi chiese di confessarlo” VIDEO1 VIDEO2
11 settembre 2012 Il già ministro della Giustizia, CLAUDIO MARTELLI audito dalla Commissione Parlamentare Antimafia sulle stragi del ’92 SEGUE
12 novembre 2012 L’esplosivo recuperato da COSIMO D’AMATO è stato utilizzato per tutte le stragi del 1992, 1993 e 1994: quella di Capaci, quella di via D’Amelio, quelle di Roma, Firenze e Milano. Arrestato dopo le rivelazioni di GASPARE SPATUZZA SEGUE
6 dicembre 2012 Le ultime parole di AGNESE BORSELLINO AUDIO
10 dicembre 2010 ARNALDO LA BARBERA – Nota riservata AISI riscontra a Procuratore di Palermo Lari
2013
13 marzo 2013 Il giudice dell’udienza preliminare di Caltanissetta condanna con il rito abbreviato i collaboratori GASPARE SPATUZZA e FABIO TRANCHINArispettivamente a quindici e dieci anni di carcere per il loro ruolo avuto nella strage, mentre l’ex collaboratore SALVATORE CANDURA viene condannato a dodici anni per calunnia aggravata.
8 aprile 2013 Dalla deposizione del teste ANTONIO VULLO al “Borsellino Quater” si desume, dunque, che il 19 luglio 1992 egli si recò presso l’abitazione estiva di Paolo Borsellino, a Villagrazia di Carini, insieme a Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Sul luogo sopraggiunsero poi gli altri componenti della scorta: Walter Cosina, Agostino Catalano e Emanuela Loi. Intorno alle ore 16 il Dott. Borsellino chiamò i due capipattuglia delle autovetture di scorta – il Traina e il Catalano – per comunicare loro che poco dopo avrebbe dovuto recarsi in Via D’Amelio. Il Dott. Borsellino, su richiesta del Vullo, diede loro le indicazioni occorrenti per raggiungere il suddetto luogo; in questo momento, il Vullo notò che il Magistrato aveva in mano un piccolo oggetto simile a un’agenda, con la copertina di colore scuro. Pochi minuti dopo il corteo di autovetture partì in direzione di Via D’Amelio; esso era composto dall’autovettura di “staffetta”, guidata dal Vullo, con a bordo il Li Muli e il Traina, dall’autovettura condotta dal Dott. Borsellino, e dall’altra autovettura di scorta all’interno della quale vi erano il Catalano, la Loi e il Cosina. Dopo avere percorso l’autostrada dallo svincolo di Carini a quello di Via Belgio, le autovetture imboccarono via dei Nebrodi e via Autonomia Siciliana, sino ad arrivare in Via D’Amelio, dove il Vullo si soffermò perché vi erano numerosi autoveicoli parcheggiati, circostanza che apparve assai singolare al teste, il quale sapeva che in tale luogo abitava la madre del Magistrato (in seguito, il Vullo avrebbe appreso che era effettivamente stata presentata da alcuni colleghi una relazione finalizzata a ottenere una zona rimozione sul posto). Prima che il Vullo e il Traina avessero il tempo di prendere qualsiasi decisione, il Dott. Borsellino li sorpassò e posteggiò la propria autovettura al centro della carreggiata, davanti al cancelletto posto sul marciapiede dello stabile. Il Vullo fece scendere dalla propria autovettura gli altri componenti della scorta e si spostò in corrispondenza della fine di Via D’Amelio, per impedire l’accesso di altre persone. Uscito dall’abitacolo del veicolo, il Vullo vide che il Dott. Borsellino era andato a pressare il campanello del cancelletto ed aveva acceso una sigaretta; accanto a lui vi erano il Catalano e la Loi, mentre il Traina e il Li Muli stavano tornando indietro. Qualche secondo dopo, il Dott. Borsellino e i suddetti componenti della scorta entrarono all’interno del piccolo cortile nel quale vi era il portone dello stabile. Il Vullo vide che il Cosina era fermo davanti all’altra autovettura, e pensò quindi di avvicinare ad essa anche l’autoveicolo da lui condotto, in modo da essere pronti per ripartire. Durante questo spostamento, il teste vide che il Dott. Borsellino e gli altri componenti della scorta erano fermi davanti al portone di ingresso dello stabile, dove il Magistrato stava pigiando sul campanello. Mentre il Vullo stava posizionando l’autovettura al centro della carreggiata, egli venne investito da una corrente di vapore e polvere ad altissima temperatura all’interno dell’abitacolo. Sceso dal veicolo, si rese conto di quanto era accaduto; sul luogo era calata una pesante oscurità, e le condizioni di visibilità erano estremamente limitate. Egli vide subito il corpo di un collega per terra e si pose alla ricerca degli altri, pensando che fossero ancora vivi. Si incamminò quindi in direzione di via Autonomia Siciliana, dove fu raggiunto dai primi soccorsi e poi condotto in ospedale. Una completa ricostruzione della dinamica della strage è stata operata dalla sentenza n. 23/1999 emessa il 9 dicembre 1999 dalla Corte di Assise di Caltanissetta nel processo n. 29/97 R.G.C.Ass. (c.d. “Borsellino ter”), dove si evidenzia che «gli ultimi istanti di vita di Paolo BORSELLINO e degli agenti della scorta si riflettono nelle parole cariche di commozione pronunciate dall’agente Antonio VULLO, unico superstite della strage. Dalla Sentenza “Borsellino Quater”
30 aprile 2013 La testimonianza dell’appuntato dei Carabinieri ROSARIO FARINELLA SEGUE
5 maggio 2013 Dopo una lunga malattia, all’età di 71 anni muore la signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO. Il testamento di Agnese Borsellino “Ti racconterò tutte le storie che potrò”: è questo il titolo le libro-testamento che la signora Agnese ha voluto affidare alle pagine di un libro i ricordi di una vita: dal primo incontro con quell’uomo che poi sarebbe diventato suo marito al giorno della strage, passando per tutte le persone che l’hanno sostenuta negli anni. Il libro è il risultato di una serie di interviste con il giornalista Salvo Palazzolo. Il titolo nasce da una frase pronunciata dal giudice “Lo sai perché stai con me? Perché io ti racconto la lieta novella. Io ti sollecito, ti stuzzico, ti racconto la lieta novella che sta dentro tante storie di ogni giorno. Ti racconterò tutte le storie che potrò. Così il nostro sarà un romanzo che non finirà mai, sino a quando io vivrò. La lieta novella manterrà sempre fresco il nostro amore. Perché l’amore ha bisogno di mantenersi fresco.” Non mancano particolari inediti sui giorni successivi alla strage del 19 luglio 1992 “In quei giorni – racconta la signora Agnese nel libro – ero contesa da prefetti, generali e alti esponenti delle istituzioni. Mi invitavano e mi sussurravano tante domande. Ora so perché mi facevano tutte quelle domande. Volevano capire se io sapevo, se mi aveva confidato qualcosa nei giorni che precedettero la sua morte. E allora tante parole di mio marito mi sono apparse chiare, chiarissime.”
20 maggio 2013 L’agente della Polizia di Stato FRANCESCO PAOLO MAGGI depone al “Borsellino Quater” …Cioè la cosa strana è che io notai molta gente che si aggirava giacca e cravatta dei Servizi. Ho detto: “Ma questi come hanno fatto a… a sapere già…?”, Ma dopo dieci minuti io già ne avevo visto un paio là che gironzolavano. P.M. Dott. GOZZO – Lei ha ricostruito che si trattasse dei Servizi o…? MAGGI Sì, perché un paio li conosco, di Roma. Io ho lavorato sette anni a Roma. SEGUE
20 maggio 2013 Il ruolo di VITTORIO TUTINO nella strage la Corte d’Assise ritiene ampiamente comprovato, oltre ogni ragionevole dubbio, il rilevante contributo materiale fornito da Vittorio Tutino alla preparazione della strage del 19 luglio 1992 SEGUE
21 maggio 2013 I “non ricordo” di GIUSEPPE AYALA al “Borsellino Quater” sulla borsa di Paolo Borsellino Non ricorda se la borsa l’ha presa lui o se gliel’hanno data. SEGUE AUDIO deposizione e NEWS
a quelli andati a salutarlo. Certamente Mancino non mi ha accennato nulla sulla presunta trattativa Stato-mafia”.
11-12 giugno 2013 Durante un’udienza nel processo “Borsellino quater” GASPARE SPATUZZA – dal 2008 “collaboratore di giustizia” – ricorda di avere parlato dell’estraneità di SCARANTINO e OROFINO con i magistrati (lui dirà nel 1997): «Purtroppo si sono chiusi dei processi di cui io all’inizio potevo dare un contributo fondamentale (…) Mi volevano portare dalla parte dello Stato ma allora non ero ancora preparato: però ho inteso dare un indizio seppur lieve che per quanto riguardava la strage di via D’Amelio stavano facendo un grossissimo, grossissimo errore. Ho cercato già nel ’97 di mettere in guardia l’istituzione, a dire “siate cauti per la questione di via D’Amelio perché la storia non è così. Però non ho sentito più nessuno (….) Purtroppo hanno seguito un altro… e oggi ci troviamo qui a rifare tutto daccapo”». AUDIO
12 giugno 2013 Al “Borsellino Quater” FABIO TRANCHINA: i SOPRALLUOGHI in VIA D’AMELIO con GIUSEPPE GRAVIANO AUDIO e NEWS
- 18 luglio 2013 MASSIMO CIMA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 18 luglio 2013 GIOVANNI STAGLIANÒ, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 18 luglio 2013 GIUSEPPE FERONE, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
29 agosto 2013 – Confidenza choc di SALVATORE RIINA: “Borsellino era intercettato” SEGUE
- 19 settembre 2013 VITTORIO TUTINO interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 27 settembre 2013 MICHELE RIBAUDO, uno dei tre poliziotti imputati al processo depistaggio depone al “Borsellino Quater” AUDIO
“Il nostro compito era quello di farlo sentire come fosse a casa sua. Ci turnavamo ogni 15 giorni e ci occupavamo della sua protezione e quando tornavamo in Sicilia si proseguiva con le indagini. Queste erano le disposizioni che ci giungevano dai superiori. Davamo ausilio alla territoriale h24 ma con lui si era entrati anche in confidenza”. Sui verbali d’interrogatorio in possesso a Scarantino: “A noi sembrava normale li avesse in quanto riguardavano sue dichiarazioni. Per questo non abbiamo approfondito o fatto relazioni. Il mio ricordo è di averli visti in un servizio prima dell’udienza di Roma (24-25 maggio 1995 ndr) e in quel momento non c’era la moglie”. - 27 settembre 2013 Al “Borsellino Quater” depone FABRIZIO MATTEI, Polizia di Stato AUDIO
A Mattei è stato chiesto di riferire in merito ad alcune annotazioni che eseguite dallo stesso su un verbale che, a suo dire, gli era stato consegnato dallo stesso Scarantino nel maggio 1995 (prima di un’udienza a Roma). “Scarantino aveva una capacità limitata sia nella lettura che nella scrittura – afferma Mattei – Per capire bene il contenuto dello stesso mi chiedeva di leggergli i passaggi e quando ricordava alcune cose mi diceva di aggiungere un’annotazione. Questo lo facevo tramite alcuni bigliettini o post-it. Non ricordo se direttamente sul verbale”. Tuttavia, Mattei non riconosce la propria scrittura in un documento in cui è scritto “Furto 126 sempre errore nelle dichiarazioni”. “La parte in cui è scritto ‘Furto 126’ la riconosco come la mia scrittura ma la successiva no”. E alla domanda su a quale titolo aveva preso una tale iniziativa ha risposto: “Non ci vedevo niente di male, mi chiedeva di leggergli quei verbali per capire meglio così come capitava per i quotidiani. Una volta iniziò a chiedermi cosa avrebbe dovuto dire o come doveva comportarsi in udienza. Io non gli dissi nulla se non che doveva parlarne con il suo avvocato. Chi sapeva delle annotazioni sul verbale? Ne parlai con qualcuno dei funzionari, credo il dottor Bo, in un secondo momento solo quando venni chiamato a testimoniare al processo. Prima di allora non ne vedevo l’utilità”. - 27 settembre 2013 Al “Borsellino Quater” depone GIUSEPPE DI GANCI, Polizia di Stato AUDIO
All’ex addetto alla sorveglianza di Scarantino viene chiesto come sia stato possibile al falso pentito telefonare da San Bartolomeo al Mare (Imperia), la località protetta dove viveva, per chiamare il giornalista di Studio Aperto Mangano. Infatti Scaratino non era in possesso di un’utenza telefonica e come sottolineato da più teste non aveva con sé neanche un cellulare. Nonostante questi impedimenti riuscì comunque a mettersi in contatto con il cronista. E in merito alla gestione della protezione ha aggiunto: “Non c’erano ordini scritti gli ordini ci venivano impartiti da Arnaldo La Barbera”. Di Gangi ha raccontato anche un episodio che riguarda Mario Bo, ex funzionario della Squadra Mobile di Palermo: Quando apprese dalla stampa che Scarantino era pronto a ritrattare, questi si sarebbe recato nella località protetta dov’era il falso pentito, per parlargli e fu accolto da una sfuriata. “Scarantino era sempre insicuro. Temeva di non essere creduto. Spesso diceva che voleva ritornare in carcere perché non era soddisfatto della sistemazione logistica che di volta in volta gli veniva offerto. Non si sentiva abbastanza protetto. - 27 settembre 2013 “Borsellino Quater” depone MAURIZIO ZERILLI, Polizia di Stato AUDIO
- 27 settembre 2013 “Borsellino Quater” depone GIAMPIERO VALENTI, Polizia di Stato AUDIO
- 10 e 22 ottobre 2013 SALVATORE CANDURA depone al “Borsellino Quater” AUDIO
10 ottobre 2013 SALVATORE CANDURA afferma: “Mi massacrano, mi fracassarono. Un poliziotto mi fece sbattere la testa a terra mentre io piangevo”, “Sarò la tua ossessione, mi diceva ARNALDO LA BARBERA. Ti farò dare l’ergastolo. Ti incastrerò perché ho le prove.” e “Io continuavo a proclamarmi innocente. Con il furto della 126 non c’entravo nulla così come non c’entravo nulla con l’accusa di violenza sessuale. Ero un galantuomo e mai e poi mai avrei potuto abusare di una ragazza così come non sapevo nulla di quella 126. (Dal “Borsellino Quater”)
- 11 ottobre 2013 VITTORIO TUTINO interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 26 novembre 2011 Ex poliziotto VINCENZO RICCIARDI interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 3 dicembre 2013 SALVATORE LA BARBERA depone al “Borsellino Quater” AUDIO
5 dicembre 2013 Processo Trattativa Stato-mafia. Il pentito LEONARDO MESSINA rievoca l’ultimo interrogatorio del dottor Borsellino presso lo SCO della Polizia di Stato AUDIO
2014
16 gennaio 2014 Il pentito GASPARE MUTOLO: «Parlai con Borsellino prima e dopo il suo incontro con Mancino» Il collaboratore di giustizia: «Quando tornò era arrabbiatissimo, fumava due sigarette insieme» Il pentito Gaspare Mutolo, interrogato da Paolo Borsellino tra la strage di Capaci e quella di via D’Amelio, sta deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. «Il primo luglio del 1992, in un posto vicino alla prefettura di Roma, incontrai Borsellino perchè stavo collaborando con la giustizia. Durante l’interrogatorio lui ricevette una telefonata dal ministero e mi disse che si doveva allontanare per incontrare il ministro». Il ministro al quale si riferiva il magistrato era Nicola Mancino, all’epoca alla guida del Viminale, oggi indagato per falsa testimonianza al processo trattativa Stato mafia. Poco prima di avere ricevuto la telefonata dal ministero, Borsellino aveva appreso dal collaboratore la sua intenzione di parlare di uomini dello Stato in contatto con la mafia come il funzionario di polizia Bruno Contrada, il giudice Domenico Signorino e il magistrato di Cassazione Corrado Carnevale. «Borsellino – ha aggiunto Mutolo – ritornò dopo due ore. Era arrabbiatissimo, fumava due sigarette insieme e io capii dopo perchè. Mi disse di avere incontrato, fuori dalla stanza del ministro, Contrada e l’ex capo della polizia Vincenzo Parisi. Contrada mostrò di sapere dell’interrogatorio in corso con me, nonostante l’obbligo di segretezza. Anzi gli disse: «So che è con Mutolo, me lo saluti». «Io intuii – ha proseguito il pentito – che Borsellino era arrabbiato perché del nostro colloquio riservatissimo erano venuti a conoscenza personaggi discutibili».
21 gennaio 2014 La deposizione di ILDA BOCCASSINI La prova regina del fatto che Vincenzo Scarantino era un mentitore era già nel suo pentimento, nel suo background criminale. Diceva cose assurde, raccontava ‘fregnacce’, SEGUE ”Quando arrivai a Caltanissettani da parte di tutti c’erano perplessità rispetto alla caratura del personaggio Vincenzo Scarantino. Ricordo perfettamente che si trattava di dubbi nutriti non solo dai magistrati ma anche dagli investigatori.” e, a proposito di GIOACCHINO GENCHI: “aveva un atteggiamento non istituzionale. Avevo notato in lui un certo gusto che andava oltre lo spunto investigativo. Voleva acquisire troppo e ci propose di indagare su Giovanni Falcone, sui suoi viaggi e sulle carte di credito.” (Dal Borsellino Quater)
- 28 gennaio 2014 VINCENZO NATOLI, collega di Borsellino, depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 28 gennaio 2014 IGNAZIO DE FRANCISCI, già collaboratore di Borsellino depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 28 gennaio 2014 VINCENZO SCOTTI, già Ministro dell’Interno, depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 30 gennaio 2014 SCARANTINO viene arrestato: il VIDEO
- 1 febbraio 2014 SCARANTINO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 1 febbraio 2014 GUIDO LO FORTE depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 1 febbraio 2014 MASSIMO CIANCIMINO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
1 aprile 2014 SCARANTINO: “Chiedo scusa ai familiari delle vittime e alle persone offese. Tante volte ho cercato di dire la verità. Ho detto che quelli che mi hanno condotto a mentire sono stati La Barbera, Bo, Giampiero Valenti e Mimmo Militello e mi spiace perché ogni volta devo essere giudicato come il carnefice.” “Ho sempre detto che della strage non so niente e che mi hanno indotto a fare le dichiarazioni. Finché avrò ultimo respiro cercherò di difendermi per togliere ogni dubbio della mostruosità che mi hanno addossato.” “Mi hanno distrutto la vita sono 22 anni che non vivo più, sono chiuso in isolamento e spero in Dio che esca la verità. Sono stato picchiato davanti ai miei figli e mia moglie mi hanno anche puntato la pistola addosso.” (Dal Borsellino Quater)
- 1 aprile 2014 SCARANTINO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 1 aprile 2014 LILIANA FERRARO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 1 aprile 2014 ANTONIO INGROIA depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 1 aprile 2014 CLAUDIO MARTELLI depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 8 aprile 2014 VITTORIO TUTINO interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 22 aprile 2014 VITTORIO TUTINO interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 22 aprile 2014 GIULIANO AMATO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 22 aprile 2014 GIUSEPPE ARLACCHI depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 20 maggio 2014 ALESSANDRA CAMASSA depone al “Borsellino Quater” AUDIO
27 maggio 2014 GIOVAN BATTISTA FERRANTE: “Provammo noi i telecomandi per l’attentato di Borsellino. Dalla deposizione al “Borsellino Quater” “Facemmo delle simulazioni per provare i telecomandi che dovevano azionare l’autobomba circa 15 giorni prima della strage di via D’Amelio. Li provammo vicino viale Regione Siciliana. SEGUE
27 maggio 2014 VINCENZO SINICORI depone al “Borsellino Uno” ricordando una riunione a Castelvetrano in cui erano stati deliberatigli attentati a Falcone, Martelli e Costanzo.“C’erano Riina, Matteo Messina Denaro, Giuseppe Graviano, Mariano Agate ed altri – Fu in quel momento che Riina diede l’incarico di partire per Roma e fare questi attentati. Venne creato proprio un gruppo speciale che obbediva solo a Riina. Andammo a Roma portando armi ed esplosivo e iniziammo gli appostamenti. Parteciparono anche i napoletani. Quando capimmo che l’unico fattibile nell’immediato era l’attentato a Costanzo io tornai in Sicilia e incontrai Riina che mi disse di far rientrare tutti perché ci avrebbero pensato loro. E poi ci fu Capaci”. Sulle stragi del 1993 ha aggiunto: “C’era chi si opponeva che venissero fatte in Sicilia come Provenzano, Raffaele Ganci e Brusca. Avevano paura che il cerchio si potesse stringere troppo e così andammo in continente”.
Su Scarantino dichiara:. “Tutti sapevamo che non era uomo d’onore. Da una parte si diceva che poteva essere un bene che parlasse perché così screditava i pentiti. Ma ce ne sono stati tanti così. Per esempio c’era un certo Scamuzzo che diceva che io mi chiamavo Aladino, o poi ancora un altro di Castelvetrano, Calcara, che si autoaccusava dell’omicidio Lipari quando l’omicidio Lipari l’ho fatto io con altri”. AUDIO
7 ottobre 2014 ANTONINO GAGLIANO: “la decisione di uccidere il giudice Paolo Borsellino venne presa sin da quando era procuratore a Marsala” SEGUE
16 ottobre 2014 FRANCESCO ONORATO depone al “Borsellino Quater” (AUDIO) ex reggente del mandamento di Partanna-Mondello, davanti alla Corte d’Assise di Caltanissetta che celebra il processo Borsellino quater. “La Barbera c’ha i corna dure, riesce a portare in una strada diversa questa indagine” dicevano i boss di Cosa nostra in carcere. “Quando Scarantino collabora sia con Pino Galatolo che con qualche altro uomo d’onore si parlava di questo episodio, che La Barbera usava lo Scarantino per parare altre persone, portando una strada diversa da quella che poi realmente era. Eravamo nella stessa sezione nel ’95-’96 io e Pino Galatolo, fratello di Enzo e rappresentante della famiglia dell’Acquasanta”.
2015
9 gennaio 2015 Ridotte in appello le condanne per il collaboratore di giustizia FABIO TRANCHINA e per il falso pentito SALVATORE CANDURA. Entrambi avevano scelto il rito abbreviato nel quarto processo per la strage del 19 luglio ’92 in via D’Amelio, in cui furono uccisi il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta. CANDURA è stato condannato a 9 anni dalla Corte d’Assise d’Appello di Caltanissetta per calunnia per le dichiarazioni false che avrebbe reso. FABIO TRANCHINA, ex appartenente alla cosca di Brancaccio, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi per strage, per aver partecipato alla fase esecutiva dell’attentato in via D’Amelio. In primo grado CANDURA era stato condannato a 12 anni e TRANCHINA a 10 anni; con loro era stato condannato a 15 anni, dal GUP di Caltanissetta, anche il pentito GASPARE SPATUZZA, che però non ha appellato la sentenza di primo grado.
- 2 aprile 2015 VITTORIO TUTINO interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 14 maggio 2015 FRANCESCO ANDRIOTTA interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 26-28 maggio 2015 SCARANTINO interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
21 maggio 2015 “Processo Trattativa” VITTORIO ALIQUO’ racconta incontro BORSELLINO e MANCINO “Il primo luglio del 1992 io e Paolo Borsellino andammo a trovare il ministro dell’Interno Nicola Mancino, che si era insediato proprio quel giorno. Fu l’allora prefetto Parisi a invitare Paolo e me”. Lo ha detto l’ex Procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Aliquò deponendo al processo sulla trattativa tra Stato e mafia che vede imputato l’ex ministro Mancino per falsa testimonianza. “Avevamo preso appuntamento per salutare il Prefetto Parisi e, con l’occasione, anche per salutare il ministro che si era insediato quel giorno a Roma fu Parisi a chiamare Paolo quella mattina e poi anche di pomeriggio. Noi eravamo a Roma per interrogare due collaboratori, di mattina Leonardo Messina e di pomeriggio Gaspare Mutolo”. Mancino, in passato aveva prima sostenuto di non ricordare l’incontro con Borsellino, poi invece non ha escluso di averlo salutato insieme ai tanti personaggi accorsi al ministero nel giorno del suo insediamento. Di più di quella visita non ricorda.
“Avevamo appuntamento per le 18 al Viminale la mattina avevamo preso appuntamento per il pomeriggio. Per la verità, non avevamo tanta voglia di andare e incontrare nessuno, il Prefetto ci teneva che andassimo”. “Siamo andati con la macchina che ci era stata messa a disposizione al Viminale – racconta – Siamo andati, così dopo qualche minuto di attesa nella stanza di Parisi e dopo avere scambiato qualche convenevole, fummo chiamati. Il ministro era seduto al tavolo, si alzò, ci venne incontro, ci fece accomodare. Ci proponevamo di accertare quali fossero le intenzioni del governo per seguire le indagini su Cosa nostra, per vedere se c’erano indicazioni particolari. Ma non fu possibile, abbiamo parlato per non più di un minuto due di convenevoli, poi il ministro si alzò e ci salutò”. Rispondendo alle domande dell’avvocato di Nicola Mancino, Nicoletta Piergentili, ha sottolineato: “Il ministro non rimase solo con Borsellino”. E ha anche smentito di avere incontrato al Viminale Bruno Contrada. ADNKRONOS
4 giugno 2015 SCARANTINO: La riunione, l’incontro con RIINA e l’auto da rubare, tutte menzogne NEWS e AUDIO deposizione al Borsellino Quater. SCARANTINO racconta in aula il depistaggio di Stato: “Costretto a dire il falso da pm e poliziotti”
24 giugno 2015 Il pantheon di Palermo non ospiterà le spoglie di PAOLO BORSELLINO. I figli: “”Non ce la siamo sentita di separare papà da mamma”. Una scelta opposta a quella dei famigliari di GIOVANNI FALCONE e la famiglia MORVILLO lascia la Fondazione Falcone per protesta SEGUE
10.7.2015 Lo strappo dei figli di Borsellino: “In Sicilia antimafia di facciata. MANFREDI BORSELLINO: non andremo alle cerimonie in ricordo di mio padre SEGUE
19 ottobre 2015 LUCIA e MANFREDI BORSELLINO depongono al “Borsellino Quater” AUDIO
12 novembre 2015 Arrestato SALVATORE PROFETA: scarcerato per la strage Borsellino torna a dirigere Cosa nostra. La folla: “E’ un galantuomo” SEGUE
16 novembre 2015 al “Borsellino Quater” DI MATTEO racconta SCARANTINO sentito come teste a Caltanissetta SEGUE
16 novembre 2015 ANTONINO DI MATTEO e le bugie di Scarantino: | “Le abbiamo intuite solo dopo”SEGUE
16 novembre 2015 ANTONINO DI MATTEO depone al “Borsellino Quater”AUDIO
20 novembre 2015 VITTORIO TUTINO interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
14 dicembre 2015 Al “Borsellino Quater” ILDA BOCCASSINI
- depone su attendibilità di SCARANTINO e sui colloqui investigativi AUDIO
- depone su attendibilità SCARANTINO – AUDIO
- depone sui colloqui Investigativi a SCARANTINO – AUDIO
Dicembre 2015 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2016
13 gennaio 2016 “Borsellino quater’, TUTINO smentisce SPATUZZA e GALATOLO “Non ho mai effettuato il furto di una 126” Borsellino quater: i pentiti si contraddicono, la Corte decide il confronto A Caltanissetta fra due giorni in videoconferenza i collaboratori di giustizia Spatuzza e Galatolo con l’imputato Tutino SEGUE
- 13 gennaio 2016 GASPARE SPATUZZA depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 13 e 15 gennaio 2016 VITTORIO TUTINO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
- 25 febbraio 2016 Ex poliziotto VINCENZO RICCIARDI interrogato al “Borsellino Quater” AUDIO
- 22 marzo 2016 Da ex pentito di mafia a truffatore | La parabola di SALVATORE CANDURA SEGUE
- 13 aprile 2016 Controesame dell’ex funzionario di Polizia VINCENZO RICCIARDI AUDIO
- 11 maggio 2016 SCARANTINO depone al “Borsellino Quater”AUDIO
- 11 maggio 2016 Confronto MARIO BO/VINCENZO SCARANTINO AUDIO al ”Borsellino Quater”
- 11 maggio 2016 Confronto MARIO BO/ROSALIA BASILE – AUDIO al ”Borsellino Quater”
- 12 maggio 2016 Borsellino quater Confronto RICCIARDI-SCARANTINO: ancora ”faccia a faccia” poliziotti e falsi pentiti – AUDIO – AUDIO RADIO RADICALE
15 maggio 2016 Parla il pentito taroccato VINCENZO SCARANTINO e accusa. SEGUE
29 maggio 2016 SCARANTINO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
4 giugno 2016 SCARANTINO depone al “Borsellino Quater”AUDIO
14 luglio 2016 LUCIA e MANFREDI BORSELLINO depongono al “Borsellino Quater”AUDIO
12 dicembre 2016 “Borsellino Quater”, il pm STEFANO LUCIANI accusa “bugie, omissioni e depistaggi” Nel corso dell’udienza il Pm ricostruisce bugie, depistaggi e omissioni del racconto di alcuni collaboratori di giustizia e delle “amnesie” degli investigatori. Nel tirare le fila di quanto accaduto nel corso del processo, Luciani ha definisce “inaccettabile che un investigatore sia venuto in aula a deporre per sciorinare una serie di non ricordo. Parliamo di vicende molto gravi e se anche non ricordo diversi dettagli è tuo dovere andare a rinfrescare la memoria”. Il riferimento del magistrato è alla deposizione resa in aula dal poliziotto Mario Bo. L’investigatore era stato sentito nel Borsellino quater in merito alle presunte pressioni e minacce nei confronti di falsi pentiti. E anche sul capitolo falsi pentiti e collaboratori di giustizia, Luciani è andato giù duro: “Nessuno degli ex collaboratori di giustizia si è mai seduto spontaneamente davanti a un magistrato, dal ’92 al 2008, per dire di avere raccontato un mucchio di falsità SEGUE
14 dicembre 2016 VITTORIO TUTINO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
2017
20 aprile 2017 Testimonianza dell’agente di scorta sopravvissutoANTONINO VULLO
20 aprile 2017 SENTENZA “BORSELLINO QUATER”⇒Speciale “Borsellino Quater”⇒ Lettura della sentenza – AUDIO
Il depistaggio costato la condanna all’ergastolo a sette innocenti poi scarcerati e scagionati nel processo di revisione, viene indicato dalla Corte d’Assise come “un proposito criminoso determinato essenzialmente dall’attività degli investigatori, che esercitarono in modo distorto i loro poteri”.
20 aprile 2017 Sulla strage l’oscura presenza di “uomini dei Servizi”– dalla Sentenza Borsellino Quater SEGUE
13 luglio 2017 Processo di revisione: la corte d’Assise di Catania assolve tutti gli imputati condannati in precedenza. CONSIDERATE ATTENDIBILI E DETERMINANTI(contrariamente a quanto sostenuto dal PM Di Matteo) LE DICHIARAZIONI DI GASPARE SPATUZZA PER SCARCERARE DOPO 18 anni 11 (uno nel frattempo deceduto) INNOCENTI di CUI 7 CONDANNATI ALL’ERGASTOLO. La REVISIONE – A quasi venticinque anni di distanza dalla Strage di Via D’Amelio, il Processo di Appello di revisione per la Strage voluto dalla Procura di Caltanissetta nel 2011, a seguito delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, si conclude con l’assoluzione dal reato di strage per dieci imputati che erano stati condannati alla pena dell’ergastolo.
13 luglio 2017 Solo successivamente alla collaborazione di GASPARE SPATUZZA (avvenuta a decorrere dal giugno 2008), le cui dichiarazioni, puntualmente, concordemente e costantemente riscontrate (anche per il tramite di altro collaboratore, FABIO TRANCHINA), smentivano radicalmente le propalazioni accusatorie di Scarantino, Andriotta e Candura, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Caltanissetta chiedeva, in data 13 ottobre 2011, alla Corte d’Appello di Catania la revisione delle sentenze di condanna inflitte in esito dei processi cosiddetti “Borsellino uno” e “Borsellino bis”. Il processo di revisione: la corte d’Appello di Catania assolve tutti gli imputati condannati in precedenza. CONSIDERATE ATTENDIBILI E DETERMINANTI (contrariamente a quanto sostenuto dal PM Di Matteo) LE DICHIARAZIONI DI GASPARE SPATUZZA. La REVISIONE – A quasi venticinque anni di distanza dalla Strage di Via D’Amelio, il Processo di Appello di revisione per la Strage a seguito delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, si conclude con l’assoluzione dal reato di strage per dieci imputati che erano stati condannati alla pena dell’ergastolo:
- Gaetano Murana
- Giuseppe Orofino
- Cosimo Vernengo
- Natale Gambino
- Salvatore Profeta
- Giuseppe La Mattina
- Gaetano Scotto
- Vincenzo Scarantino
- Salvatore Tommasello, (nel frattempo è deceduto).
- Salvatore Candura
CANDURA era stato condannato solo per il furto della macchina che venne imbottita di tritolo e non per il reato di strage, mentre Orofino era stato ritenuto responsabile di appropriazione indebita, favoreggiamento e simulazione di reato. TOMASELLO aveva avuto una condanna per associazione mafiosa e non per strage. Di queste dieci persone, tre all’epoca dell’arresto erano incensurate: MURANA, URSO e VERNENGO. Le pg di Catania avevano chiesto per tutti la revisione tranne che per TOMASELLO, sostenendo che a suo carico non ci fossero elementi per una valutazione nuova. La corte d’appello, invece, ha assolto anche lui. Resta per chi ne rispondeva, tranne per TOMASELLO, la condanna per mafia già abbondantemente scontata da tutti tranne che da SCOTTO. La Corte d’appello di Caltanissetta é la sede competente per rideterminare la pena, passaggio fondamentale per quantificare i risarcimenti dei danni che chi è stato condannato ingiustamente chiederà. Da risarcire, infatti, saranno solo i danni derivanti dalla ingiusta condanna per strage, visto che quella di mafia è definitiva.
19 luglio 2017 SERGIO MATTARELLA: “Troppi errori nelle indagini”. Il Csm ricorda magistrato e scorta «La tragica morte di Paolo Borsellino, insieme a coloro che lo scortavano con affetto, deve ancora avere una definitiva parola di giustizia. Troppe sono state le incertezze e gli errori che hanno accompagnato il cammino nella ricerca della verità sulla strage di via D’Amelio, e ancora tanti sono gli interrogativi sul percorso per assicurare la giusta condanna ai responsabili di quel delitto efferato». Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è chiaro alla cerimonia di commemorazione di Paolo Borsellino al Csm, plenum dedicato alla desecretazione degli atti del fascicolo personale del magistrato a 25 anni dalla strage di via D’Amelio, il 19 luglio 1992, 57 giorni dopo l’attentato di Capaci in cui persero la vita Giovanni Falcone e i suoi agenti. «Paolo Borsellino ha combattuto la mafia con la determinazione di chi sa che la mafia non è un male ineluttabile ma un fenomeno criminale che può essere sconfitto – ha aggiunto Mattarella -. Sapeva bene che, per il raggiungimento di questo obiettivo, non è sufficiente la repressione penale ma è indispensabile diffondere, particolarmente tra i giovani, la cultura della legalità».
19 luglio 2017All’ordine del giorno della Sesta Commissione del CSM la delibera che autorizza la pubblicazione di tutti gli atti e i documenti relativi al percorso professionale del giudice Borsellino, dal suo ingresso in magistratura, nel 1963, fino alla tragica morte del 19 luglio 1992. Tutta la documentazione su Paolo Borsellino, custodita per 25 anni nel caveau di Palazzo dei Marescialli viene ora pubblicata online sul sito istituzionale del Consiglio e, come avvenuto per Giovanni Falcone, l’intera documentazione è stata raccolta e pubblicata in un volume dal titolo «L’antimafia di Paolo Borsellino». SEGUE
19 luglio 2017 ANTONINO DI MATTEO il pm “simbolo dell’antimafia” e quel processo farsa sulla strage di Borsellino. La domanda è: perché quei pm, Di Matteo, Petralia e Palma, per quanto giovani e forse inesperti di cose di mafia, seppure alle dipendenze di un procuratore – Tinebra – di cui in seguito sono state ipotizzate consuetudine con associazioni massoniche, non hanno ritenuto necessario approfondire quello che già si diceva del pentito chiave Scarantino? SEGUE
19 luglio 2017 Intervista FIAMMETTA BORSELLINO: 25 anni buttati al vento. VIDEO
19 luglio 2017 FIAMMETTA BORSELLINO: «LE INDAGINI A CALTANISSETTA? ERA UNA PROCURA MASSONICA». SEGUE
13 settembre 2017 AUDIZIONE del PM ANTONINO DI MATTEO alla Commissione Parlamentare Antimafia
13 settembre 2017 ANTONINO DI MATTEO sulla strage di Via d’Amelio: «Mai entrato nelle indagini». SEGUE
19 settembre 2017 ANTONINO DI MATTEO Audizione Commissione Parlamentare Antimafia SEGUE
26 settembre 2017 i FIGLI scrivono al Csm: “Anomalie nelle condotte dei magistrati che si occuparono di Scarantino SEGUE
Dicembre 2017 FIAMMETTA BORSELLINO incontra in carcere gli assassini di suo padre FILIPPO E GIUSEPPE GRAVIANO SEGUE
Dicembre 2017 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2018
20 gennaio 2018 Strage di Via D’Amelio, i giudici d’appello di Caltanissetta: “Si volle accreditare una falsa verità”. SEGUE
20 aprile 2018 Viene emessa la SENTENZA Primo grado “Processo Trattativa Stato mafia” ⇒ La signora AGNESE BORSELLINO e le confidenze di suo marito – dalla “Sentenza Trattativa”
19 maggio 2018 L’incontro con i GRAVIANO. La lettera di FIAMMETTA BORSELLINO raccontate la verità, solo così sarete uomini liberi LEGGI
1 luglio 2018 Depistaggio via d’Amelio. La Procura: chiede in rinvio a giudizio per tre poliziotti SEGUE
18 luglio 2018 FIAMMETTA BORSELLINO: Le 13 domande in Commissione Antimafia Regione Sicilia SEGUE
18 luglio 2018 FIAMMETTA BORSELLINO all’Antimafia: i pm rendano conto del loro operato SEGUE
Luglio 2018 BORSELLINO QUATER Interventi di FIAMMETTA BORSELLINO SEGUE
11 settembre 2018 SALVATORE BORSELLINO chiede scusa ad ANTONINO DI MATTEO per gli attacchi di FIAMMETTA BORSELLINO – ARTICOLO
16 settembre 2018 DI MATTEO:”Sulle chiamate di NAPOLITANO abbiamo la coscienza a posto SEGUE
17 settembre 2018 ANTONINO DI MATTEO Sulla Strage di Via D’Amelio: «Siamo vicini alla verità» SEGUE
20 settembre 2018 FIAMMETTA BORSELLINO avvicina due imputati. In una pausa dell’udienza preliminare a Caltanissetta per il depistaggio nelle indagini sulla strage di via D’Amelio, si è avvicinata a due dei tre imputati accusati dalla Procura di concorso in calunnia Fabrizio Mattei, ex ispettore di polizia ora in pensione, e Mario Bo, ex funzionario o oggi dirigente della polizia a Gorizia. Tra Fiammetta e i due c’è stato un dialogo. La figlia del magistrato, assieme ai fratelli Manfredi e Lucia, è parte civile, “Ai due poliziotti ho chiesto di dare un contributo di onestà considerata l’evidenza delle loro posizioni e che sono stati sicuramente dei protagonisti fondamentali di questa amara vicenda”.
28 settembre 2018 “Via D’Amelio, depistaggio di Stato per favorire i boss”.Processo per i tre poliziotti che costruirono il falso pentito
Con decreto del 28.09.2018, il Giudice per l’udienza preliminare presso il Tribunale di Caltanissetta ha disposto il giudizio nei confronti di BO’ MARIO, MATTEI FABRIZIO e RIBAUDO MICHELE per rispondere dei delitti meglio in epigrafe indicati. Gli imputati venivano accusati – in concorso con Scarantino Vincenzo (giudicato separatamente nell’ambito del proc. n. 1595/2008 R.G.N.R. mod. 21, processo c.d. Borsellino quater) e, il solo BO’ MARIO, anche con La Barbera Arnaldo (deceduto) – di calunnia pluriaggravata e continuata, perché, con una pluralità di azioni ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, inducevano Scarantino Vincenzo nel corso degli interrogatori e degli esami dibattimentali resi nell’ambito dei precedenti procedimenti per la strage di via D’Amelio, ad incolpare falsamente, pur sapendoli innocenti, una pluralità di soggetti, poi condannati per concorso nell’eccidio del 19 luglio 1992.
In particolare, come meglio riportato in rubrica (capo A), BO’ MARIO, dapprima effettuando colloqui investigativi prima che Scarantino Vincenzo iniziasse a collaborare falsamente con l’autorità giudiziaria nel corso dei quali gli rappresentava le circostanze che avrebbe dovuto riferire agli inquirenti, successivamente fornendogli le indicazioni necessarie al riconoscimento di luoghi e persone, nonché aiutandolo nel corso delle pause degli interrogatori sostenuti con l’autorità giudiziaria a superare le contraddizioni in cui incorreva nelle dichiarazioni rese, induceva Scarantino ad accusare falsamente, Profeta Salvatore, Scotto Gaetano, Vernengo Cosimo, Gambino Natale, La Mattina Giuseppe, Murana Gaetano ed Urso Giuseppe, tutti poi condannati all’ergastolo, di aver partecipato, a vario titolo, alle fasi preparatorie ed esecutive dell’attentato di via D’Amelio; fatti contestati come commessi a Pianosa (Livorno), a Caltanissetta, in luogo imprecisato ed, ancora, a Torino ed a Roma, nell’arco temporale fra il 24 giugno 1994 e il 24.05.1995.
MATTEI FABRIZIO e RIBAUDO MICHELE, invece, come meglio descritto in rubrica (capo B), su direttiva ed in accordo con BO’ MARIO, mentre si trovavano nella località protetta di San Bartolomeo al Mare con il compito di vigilare sulla sicurezza dello Scarantino e dei suoi familiari, aiutando quest’ultimo nello studio dei verbali delle dichiarazioni da questi già rese all’autorità giudiziaria al fine di eliminare in previsione della sua escussione dibattimentale nell’ambito del processo c.d. “Borsellino uno” le contraddizioni in cui era incorso in merito alla descrizione delle fasi esecutive della strage di via D’Amelio, inducevano Scarantino Vincenzo a non ritrattare ed a reiterare
le dichiarazioni non veritiere già rese in fase di indagine così concorrendo nell’incolpare falsamente
pur sapendoli innocenti Profeta Salvatore e Scotto Gaetano, poi condannati all’ergastolo, di aver partecipato, a vario titolo, alle fasi preparatorie ed esecutive dell’attentato di via D’Amelio; fatti contestati come commessi a Roma il 24.05.1995.
Per tutti e tre gli imputati la Procura della Repubblica di Caltanissetta ha contestato l’aggravante dell’agevolazione mafiosa cui all’art. 416 bis.1. comma 1 c.p. – cioè, “di avere agito per occultare le responsabilità di altri soggetti nella ideazione, istigazione al compimento e alla materiale esecuzione della strage di via D’Amelio, anche esterni all’organizzazione denominata Cosa Nostra e al tempo, e in accordo, e in convergenza di interessi con i suoi appartenenti, così garantendo il mantenimento nel tempo di simili rapporti e dunque al fine di agevolare le attività dell’associazione mafiosa e la realizzazione dei suoi fini. Dalle Motivazioni alla Sentenza “Processo depistaggio primo grado”.
28 settembre 2018 FIAMMETTA BORSELLINO: “Il silenzio degli uomini delle istituzioni peggio dell’omertà dei mafiosi. Perché tanta omertà? E dov’erano i magistrati quando i poliziotti istruivano Scarantino?” “La verità si saprà soltanto se chi sa parlerà e uscirà dall’omertà”. Così Fiammetta Borsellino ha commentato la decisione del gip di Caltanissetta di rinviare a giudizio per calunnia aggravata i tre poliziotti implicati nel depistaggio delle indagini sull’attentato al padre. Fiammetta Borsellino e i suoi due fratelli si sono costituiti parte civile. FIAMMETTA BORSELLINO:“La verità verrà fuori se parlano loro” SEGUE
8 ottobre 2018 Quei post-it per istruire Scarantino «Necessari perché imparasse bene versione da raccontare»Tra le carte del processo che si aprirà a novembre a Caltanissetta contro i poliziotti accusati di aver contribuito alla creazione del finto pentito della strage di via D’Amelio anche una perizia grafica del 2016, che dimostra come alcuni bigliettini a lui attribuiti furono usati per indottrinarlo. Le grafologhe: «Indiscutibili identità, alcune immagini parlano da sole. SEGUE
12 ottobre 2018 PARLA ANGELO MANGANO, il giornalista che per primo capì il depistaggio di Via D’Amelio… E’ stato sentito il 4 ottobre scorso dalla Commissione parlamentare antimafia regionale, il giornalista Angelo Mangano. SEGUE
7 novembre 2018 La Procura di Caltanissetta trasmette gli atti per valutare le eventuali responsabilità nella gestione di Scarantino. Il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone ed il procuratore aggiunto Gabriele Paci hanno trasmesso alla Procura di Messina gli atti dell’inchiesta sul depistaggio e le motivazioni della sentenza Borsellino quater per valutare eventuali responsabilità dei magistrati che si occuparono delle indagini sulla strage di via d’Amelio che confluirono nei processi “Borsellino uno e bis”. Si tratta di un atto dovuto dopo che la Corte d’Assise presieduta ANTONIO BALSAMO, il giorno della sentenza, aveva disposto la trasmissione ai pm dei verbali d’udienza dibattimentale “per eventuali determinazioni di sua competenza”.
15 novembre 2018 GENCHI:“La Barbera cercava solo l’appiglio per rendere credibile Scarantino”La deposizione a Palermo – Genchi: “Mi disse: basta un elemento minimale”. E il falso pentito diventò il teste-chiave. SEGUE
27 novembre 2018 Depistaggio via d’Amelio, dal 3 dicembre saranno sentiti i primi testi – Acquisiti agli atti la conferenza stampa Tinebra-Boccassini ed il video su sparizione dell’Agenda RossaDa ieri il processo sul depistaggio di via d’Amelio ha ufficialmente preso il via. Il collegio del tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, ha accolto tutte le richieste di costituzione di parte civile avanzate la precedente udienza….SEGUE
3 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO depone al “Processo Depistaggio” AUDIO – SERVIZIO VIDEO –A Caltanissetta lunga deposizione di LUCIA BORSELLINO al processo sul depistaggio delle indagini. La figlia del magistrato ucciso nel 92 ha parlato anche del mistero legato alla sparizione dell’agenda rossa del padre. LUCIA BORSELLINO RACCONTA PARTICOLARI INEDITI: “Lo studio usato da mio padre messo a soqquadro da ignoti”– Ignoti sarebbero entrati nel villino della famiglia Borsellino a Villagrazia di Carini e avrebbero messo a soqquadro lo studio utilizzato dal giudice Paolo Borsellino. La circostanza… SEGUE
3 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO svela un’incursione nella casa di Villagrazia di Carini Il mistero della sparizione dell’agenda rossa e una strana incursione nella casa di Villagrazia di Carini: sono i passaggi cruciali della lunga deposizione di Lucia Borsellino al processo …SEGUE
3 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO racconta mistero agenda rossa Il mistero della sparizione dell’agenda rossa e una strana incursione nella casa di Villagrazia di Carini: sono i passaggi cruciali della lunga deposizione di Lucia Borsellino al processo per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio. La figlia del magistrato
3 dicembre 2018 SALVATORE TOMASELLI non era custode dell’autobomba: 777 mila euro agli eredi – La Corte d’appello di Catania ha condannato lo Stato a pagare circa 777 mila euro agli undici fratelli eredi di Salvatore Tomaselli per “riparare l’errore giudiziario” consistite nella sua condanna a 8 anni e mesi nel …SEGUE
6 dicembre 2018 SALVATORE CANDURA depone al “Peocesso depistaggio” AUDIO
8 dicembre 2018 LUCIA BORSELLINO: “Mio padre attese invano una chiamata dai giudici”– Ha rotto il silenzio ed è tornata a parlare in un’aula di Tribunale Lucia Borsellino, ha deposto nei giorni scorsi a Caltanissetta al processo per il depistaggio della strage di via d’Amelio che vede come imputati i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra…SEGUE
12 dicembre 2018 Accusati di aver depistato le indagini su Borsellino, chiesta archiviazione per 4 poliziottiLa Procura di Caltanissetta ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta, avviata a carico di quattro poliziotti del pool che indagò sugli attentati del ’92. La richiesta, che ora è al vaglio del gip, riguarda Giuseppe Antonio Di Ganci, Giampiero Valenti, Domenico Militello e Piero Guttadauro. I poliziotti erano accusati di concorso in calunnia: avrebbero costruito ad arte a tavolino una finita verità sulla fase esecutiva della strage imbeccando falsi pentiti come Vincenzo Scarantino e costringendoli ad accusare persone, poi rivelatesi innocenti. Della stessa accusa rispondono i funzionari di polizia Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, per cui però la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. I tre sono sotto processo davanti al tribunale nisseno.
13 dicembre 2018 GIOVANNI STAGLIANÒ, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
14 dicembre 2018 GIACCHINO GENCHI:”A dicembre 1992 LA BARBERA mi disse che i carabinieri avrebbero arrestato RIINA. ”L’ex funzionario di Polizia sentito al processo sul depistaggio di via d’Amelio. “Nel dicembre 1992 Arnaldo La Barbera mi dice: ‘Senti io devo lasciare, tutto deve passare in mano ai Carabinieri perché a breve arresteranno Riina e noi siamo stati fatti fuori dalle indagini. A Palermo manderanno una testa di c…che deve venire a fare il pupo a dirigere la Squadra Mobile’”. SEGUE
14 dicembre 2018 Depistaggio via d’Amelio, quella relazione a firma LA BARBERA con il nome di CANDURA Ieri sentito al processo il funzionario di polizia Stagliano – Nel settembre 1992 l’ex Capo della Squadra mobile, ARNALDO LA BARBERA che dirigeva il gruppo Falcone-Borsellino nell’ambito delle indagini sulle stragi aveva firmato e trasmesso alla Procura di Palermo e a quella di Caltanissetta una relazione di servizio su un “colloquio informale” avuto con SALVATORE CANDURA SEGUE
19 dicembre 2018 Commissione Antimafia Regione Sicilia Relazione conclusiva dell’inchiesta sul depistaggio di via D’Amelio SEGUE
21 dicembre 2018 La polemica fra FIAMMETTA BORSELLINO e il pm ANTONINO DI MATTEO su via D’Amelio SEGUE
21 dicembre 2018 MAURIZIO ZERILLI, polizia di Stato depone al “Processo depistaggio” AUDIO
21 dicembre 2018 GIUSEPPE ARLACCHI polizia di Stato depone al “Processo depistaggio” AUDIO
Dicembre 2018 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2019
17 gennaio 2019 LUIGI ROSSI, vice capo della Polizia depone al “Processo depistaggio” NWES e AUDIO
17 gennaio 2019 CALOGERO GERMANÁ, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
25 gennaio 2019 VINCENZO PIPINO – Pregiudicato informatore di La Barbera – Depone al “Processo depistaggio” AUDIO
3 febbraio 2019 I misteri di via D’Amelio, FIAMMETTA BORSELLINO:“Il garage di via Villasevaglios e quel pupo vestito da mafioso” SEGUE
- 4 febbraio 2019 VITO GALATOLO racconta primo giorno di trasferta a Roma per il collegio del tribunale di Caltanissetta, presieduto SEGUE
- 4 febbraio 2019 VITO GALATOLO depone al “processo depistaggio” AUDIO
- 4 febbraio 2019 CIRO VARA depone al “processo depistaggio” AUDIO
4 febbraio 2019 SANTINO DI MATTEO “Ho detto subito che SCARANTINO aveva raccontato un sacco di bugie e fesserie sulla strage di Via D’Amelio, da siciliano non capivo cosa dicesse. La ragione me l’hanno data dopo 25 anni”. “Ieri sera – ha spiegato Di Matteo, il cui figlio Giuseppe venne rapito, ucciso e sciolto nell’acido nel 1996 quando aveva 15 anni. – Ho sentito in tv l’intervista a Fiammetta, la figlia di Paolo Borsellino. Venticinque anni fa io ho avuto un confronto con Scarantino. Quando ha finito di parlare ho detto: ‘Guardate che questo non fa parte di nessuna organizzazione. Questo più che rubare ruote di scorta, radio delle macchine o vendere qualche pacchetto di sigarette di contrabbando, non ha fatto. Questo non sa, ve lo dico io” VIDEO TG 2000
4 febbraio 2019 il collaboratore di giustizia ANTONINO GIUFFRÈ depone al “processo depistaggio” AUDIO
5 febbraio 2019 GASPARE SPATUZZA e la strage di via D’Amelio «Dissi ai giudici verità su attentato già anni fa» «Sono colpevole. Ho rubato io la 126 usata per l’attentato e me ne pento». Inizia così la deposizione del pentito Gaspare Spatuzza, sentito in trasferta a Roma dai giudici di Caltanissetta che celebrano il processo sul depistaggio delle indagini per la strage di via d’Amelio, costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Spatuzza ha riferisce ai giudici di aver rivelato il clamoroso errore investigativo commesso dagli inquirenti già mentre era detenuto a L’Aquila. «Dissi sia a Vigna che a Grasso (entrambi procuratori nazionali antimafia ndr) che in carcere c’erano innocenti», ha spiegato. A margine dell’udienza, proprio su quest’aspetto, FIAMMETTA BORSELLINO, figlia del giudice ucciso e parte civile, afferma che «Il depistaggio assume una valenza inquietante» AUDIO della deposizione di Spatuzza
5 febbraio 2019 SANTO DI MATTEO depone al “processo depistaggio” AUDIO
21 febbraio 2019 Al “processo per depistaggio l’ex pentito” ANDRIOTTA tra conferme e “non ricordo” AUDIO Borsellino, a processo per depistaggio l’ex pentito Andriotta tra conferme e “non ricordo” Tra conferme, alcune contraddizioni, e diversi ‘non ricordo’, l’ex pentito di mafia Francesco Andriotta, torna sul banco dei testimoni al processo per il presunto depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio che si celebra davanti al Tribunale di Caltanissetta. Oggi è stato il turno del controesame. Andriotta, condannato per calunnia aggravata nel processo Borsellino quater, ha risposto alle domande dei legali dei tre imputati, i funzionari di Polizia Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, accusati di calunnia aggravata in concorso. Non sono mancati i ‘non ricordo’ dell’ex collaboratore di giustizia, ma durante il controesame ha ribadito quanto già detto lo scorso primo febbraio, durante l’interrogatorio condotto dal sostituto procuratore Stefano Luciani. In quell’occasione Andriotta era tornato ad accusare l’ex capo della mobile poi questore di Palermo, Arnaldo La Barbera, morto nel 2002, Vincenzo Ricciardi, già questore di Novara, oggi in pensione, Mario Bo, imputato nel processo, e Salvatore La Barbera. Sarebbero stati loro, secondo l’accusa, ad averlo preparato a mentire su Scarantino e sul furto della 126. «Non era Scarantino a dirmi i fatti ma sono stati questi poliziotti che mi hanno fatto accusare persone innocenti facendomi credere che erano colpevoli – aveva detto in aula nella scorsa udienza- Questo non voglio più farlo. Mi dispiace e chiedo perdono!». Ma oggi nel corso del controesame, Andriotta, incalzato a lungo dall’avvocato Panepinto, è caduto più volte in contraddizione e sono stati i numerosi ‘non ricordò. Ma anche le conferme di quanto detto. Soprattutto sui ‘manoscrittì che gli sarebbero stati consegnati dai poliziotti prima degli interrogatori «per rinfrescarmi la memoria», dice oggi. «Erano scritti a mano che dattiloscritti, e c’era scritto cosa dovevo fare. Me li consegnarono al carcere Pagliarelli». IL MESSAGGERO
22 febbraio 2019 “L’attentato a Borsellino? Un favore”: parla il pentito FRANCESCO DI CARLO – Depistaggio via d’Amelio, il pentito Di Carlo racconta i contatti con i Servizi “Vennero in tre. Uno di questi, lo scoprii anni dopo, era LA BARBERA”“Alla fine degli anni Ottanta in carcere vengo raggiunto da tre soggetti. Uno di questi si presentò come Giovanni, dicendomi che portava i saluti di Mario, un altro soggetto che già conoscevo come appartenente segue NEWS e AUDIO
21 marzo 2019 BASILE ROSALIA depone al “processo depistaggio” AUDIO
22 marzo 2019 Il “pentito” GASPARE MUTOLO depone al “processo depistaggio” AUDIO
22 marzo 2019 Il giornalista ANGELO MANGANO di Studio Aperto Mediaset depone al “processo depistaggio” AUDIO
2 aprile 2019 Difesa Bo: “Palazzo Chigi desecreti atti su stragi Falcone e Borsellino” SEGUE
- 5 aprile 2019 Depistaggio via d’Amelio, parla BRUNO CONTRADA: “Fu Gianni Tinebra a chiedere aiuto ai Servizi segreti” AUDIO e NEWS
- 5 aprile 2019 ROSARIA CALVAUNA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 5 aprile 2019 ELEONORA GAUDENZI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
13 aprile 2019 FIAMMETTA BORSELLINO: Depistaggio: “il CSM sul piano disciplinare non ha fatto nulla – i topi si stanno mangiando i faldoni” “Il Csm sul piano disciplinare non ha fato nulla e quando si è mosso non l’ha fatto di sua iniziativa ma solo su input di noi familiari e questo per me è abominevole”.
E’ dura la denuncia di Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nel ’92, intervenuta a un convegno sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
Il riferimento della Borsellino è ad eventuali responsabilità disciplinari dei magistrati che indagarono sulla strage.
Indagine condizionata da una clamoroso depistaggio su cui è in corso un processo a tre funzionari di polizia. “Sono stata convocata dal procuratore generale della Cassazione. Ci si chiedono contributi a cui non ci siamo mai sottratti, contrariamente ad altri. Ma non c’è stata alcuna riparazione”. Intanto la Prima Commissione del Csm si appresta ad archiviare la pratica aperta proprio sulla base di un esposto con cui la figlia di Paolo Borsellino aveva segnalato “anomalie” e “disattenzioni” nella gestione del falso pentito Vincenzo Scarantino. ANSA IL FATTO QUOTIDIANO SICILIA 24 TG COM 24 GIORNALE DI SICILIA PALERMO TODAY
14 aprile 2019 SCARPINATO: “Contrada collaborò a indagini Borsellino nonostante fosse vietato”All’indomani della strage di via D’Amelio l’allora Procuratore di CALTANISSETTA Giovanni Tinebra chiese a Bruno Contrada, che allora era ai vertici dei Servizi segreti, di aiutarlo nelle indagini, nonostante ci fosse una legge che vietava una collaborazione dei servizi segreti alle indagini”. Lo denuncia il Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato intervenendo a un incontro sui “Furti di verità” a cui partecipa anche Fiammetta Borsellino. “Il SISDE dopo essere stato incaricato dal Procuratore Tinebra – dice Scarpinato-comincia a indirizzare le note alla alla Procura della repubblica, tra cui quella del 10 ottobre ’92 e punta l’attenzione sul collaboratore di giustizia Scarantino”. I “giudici hanno ritenuto che Arnaldo La Barbera (che guidava il gruppo investigativo ‘Falcone e Borsellino’) aveva trovato una fonte segreta che gli aveva rivelato delle notizie che aveva messo in bocca a Scarantino- dice -La Barbera sapeva quello stesso pomeriggio del 19 luglio del 92 in cui venne ucciso Paolo Borsellino che l’autovettura caricata di esplosivo era una 126 quando invece si seppe ufficialmente solo il 21 luglio” “La mescolanza di notizie vere e false trasse in inganno i magistrati”. FQ
- 15 aprile 2019 SALVATORE COLTRARO – Polizia di Stato – Depone al ”processo depistaggio” AUDIO
- 15 aprile 2019 MAURIZIO TOSO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 15 aprile 2019 GIULIO CRDONA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 15 aprile 2019 GIUSEPPE DE STEFANO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 15 aprile 2019 FRANCESCA PERPICELLI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
11-12 maggio 2019 SCARANTINO depone al “Borsellino Quater” AUDIO
16 maggio 2019 SCARANTINO depone al “Processo depistaggio” AUDIO
16 maggio 2019 pentito Scarantino al “processo depistaggio”, FIAMMETTA BORSELLINO in aula. Vincenzo Scarantino al processo per depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio. E in aula c’è pure Fiammetta Borsellino, parte civile nel processo. A parlare di “colossale depistaggio” delle indagini è stata la sentenza del Borsellino quater, il quarto processo sulla strage del 19 luglio del 1992 nato dopo le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza. Nelle motivazioni i giudici annotano che Scarantino fu indotto a mentire con “particolare pervicacia e continuità con l’elaborazione di una trama complessa che riuscì a trarre in inganno i giudici dei primi due processi’’ e poiché ciò ha prodotto “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”, è lecito “interrogarsi sulle finalità realmente perseguite dai soggetti, inseriti negli apparati dello Stato, che si resero protagonisti di questo disegno criminoso’’. Adesso il pm Stefano Luciani ha chiesto di contestare ai poliziotti norma che riconosce a chi ha agito dall’esterno l’aggravante di avere favorito la mafia.
16 maggio 2019 SCARANTINO al “processo depistaggio: “LA BARBERA mi diceva: “Sei Buscetta junior” SEGUE
16 maggio 2019 “processo depistaggio”, SCARANTINO ‘Io colpevole di essere innocente’ Caltanissetta, “Io, colpevole di essere innocente”. Scandisce più volte la frase, la ripete due, tre, quattro volte. Con lo sguardo perso nel vuoto. Riappare in un’aula di giustizia Vincenzo Scarantino, l’ex picciotto della Guadagna di Palermo, pentito e poi pentito, per due volte di seguito, di essersi pentito. Molto dimagrito rispetto alle ultime apparizioni, con i capelli brizzolati, polo grigia e giubbotto nero, Scarantino, nascosto dietro un paravento bianco, è stato chiamato a deporre al processo sul presunto depistaggio sulle indagini della strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Sul banco degli imputati tre poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di concorso in calunnia aggravato. Ad ascoltarlo, seduta in secondo fila nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta c’è anche Fiammetta Borsellino. Non si distrae un attimo. Ascolta con attenzione la deposizione fiume dell’ex collaboratore, condannato per calunnia, e muove più volte la testa. Fino a sbottare, durante una breve pausa: “E’ offensivo avere addebitato a uno come Vincenzo Scarantino la strage in cui è morto mio padre, semplicemente offensivo. Sono esterrefatta”. Scarantino, in un italiano incerto, sollecitato dal Procuratore aggiunto Gabriele Paci e dal pm Stefano Luciani, ripete anche stavolta quanto già spiegato in passato ai magistrati. Di avere deciso di collaborare solo perché “stanco delle botte e delle torture, fisiche e psicologiche, che subivo in carcere”. Fino a parlare dei “vermi messi nella minestra” e i “colpi di paletta nelle parti intime”. Anche se ci sono molti “non ricordo” durante la lunga deposizione di Scarantino, interrotta solo da una breve pausa pranzo. L’ex pentito racconta la sua ‘carriera’criminale fino all’arresto, subito dopo la strage Borsellino. ADNKRONOS
17 maggio 2019 SCARANTINO depone al “Processo depistaggio” AUDIO
17 maggio 2019 Processo depistaggio, SCARANTINO‘così venivo indottrinato dai poliziotti’, mi hanno rovinato l’esistenza. SEGUE
18 maggio 2019 SCARANTINO:«Su via D’Amelio solo ILDA BOCCASSINI capì le mie menzogne» SEGUE
29 maggio 2019 SCARANTINO depone al “Processo depistaggio” AUDIO
29 maggio 2019 SCARANTINO depone“Processo depistaggio” Nuovo dietrofront del pentito di mafia ritratta le accuse ai PM Mafia. Ex pentito Scarantino ritratta accuse a pm SEGUE
11 giugno 2019 Indagati per calunnia aggravata due magistrati che indagarono sulle stragi del 1992: ANNAMARIA PLMA e CARMELO PETRALIA che in concorso con i tre poliziotti sotto processo a Caltanissetta, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, avrebbero depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio.
15 giugno 2019 SCARANTINO Cosa contengono le 19 bobine scomparse ? SEGUE
19 giugno 2019 SCARANTINO depone al “Processo Depistaggio” “Nel 1992 vendevo sigarette di contrabbando” AUDIO
19 giugno 2019 Il giallo delle bobine scomparse. Cosa contengono le 19 bobine su cui verranno effettuati, al Racis dei Carabinieri di Roma, degli accertamenti tecnici non ripetibili nell’ambito dell’inchiesta di Messina sul depistaggio sulla strage di Via D’Amelio? E’ l’interrogativo che serpeggia negli ambienti giudiziari di Caltanissetta e Messina, in vista degli accertamenti dei 19 supporti magnetici. E come mai le bobine sono finite da Caltanissetta alla Procura di Messina, pur non essendo noto il loro contenuto? Altre domande. L’unica certezza è che le microcassette riguardano l’ex pentito di mafia Vincenzo Scarantino, che ha più volte ritrattato le sue dichiarazioni nell’ambito dei processi sulla strage in cui persero la vita Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta.
19 giugno 2019 Al “processoDepistaggio” il controesame Scarantino: ”A domande sui magistrati non rispondo”. “Per ogni domanda che riguarda i magistrati mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. Lo ha ribadito per due volte Vincenzo Scarantino, il falso pentito che oggi è stato sentito in dagli avvocati dei poliziotti Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, Contrariamente a quanto aveva fatto lo scorso 29 maggio, Scarantinoha scelto di non deporre su questo tema, considerato che nel frattempo è emersa la notizia dell’iscrizione sul registro degli indagati dalla Procura di Messina dei magistrati Annamaria Palma e Carmelo Petralia, accusati di calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra. In particolare Scarantino non ha voluto rispondere alla domanda dell’avvocato Giuseppe Seminara, il legale di Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, che gli ha chiesto se nel 1995 e 1996, quando l’ex pentito collaborava con i magistrati, i verbali degli interrogatori gli erano stati consegnati da Fabrizio Mattei attraverso la ex pm Annamaria Palma. Un’accusa che in passato, al processo Borsellino quater, il falso pentito aveva sostenuto. In questa occasione però Scarantino ha più volte risposto di non ricordare per poi aggiungere: “Sono affetto da una vecchiaia precoce e non mi ricordo…”. Salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere. Scarantino ha ricordato ancora una volta la genesi della sua collaborazione generata dalle continue vessazioni e dai maltrattamenti subiti quando era detenuto al carcere di Pianosa: “Mi convinsi a collaborare con gli inquirenti a causa del terrorismo psicologico che subivo in carcere a Pianosa. Tutto il terrorismo che mi hanno fatto, non solo mentale ma anche fisico. E’ stato un cumulo di tante cose”.“Non era mia abitudine spacciare eroina. Qualche volta è successo, ma non era la mia attività. Non mi sono mai occupato di ricettazione di auto e furti. I miei fratelli lavoravano con le sigarette, rubavano, ma non so se hanno lavorato con la droga. Forse qualche ‘passaggino’ lo facevano”. “Non avevo la capacità di memorizzare tutto quello che mi dicevano. Io ero un collaboratore e non un pentito. Il pentito si pente delle cose. Loro attraverso me volevano che nascessero altri pentiti. Per me queste torture sono state insopportabili”.
20 giugno 2019 SCARANTINO nella sua abitazione aveva un telefono fisso SEGUE
4 luglio 2019 SALVATORE LA BARBERA depone al “Processo depistaggio” AUDIO
4 luglio 2019 GIUSEPPE AYALA depone al “Processo depistaggio” AUDIO
I “non ricordo” di Ayala sulla valigetta di Borsellino. Interrogato dai giudici della Corte d’assise di Caltanissetta al processo per la strage di via D’Amelio il magistrato ammette di aver tenuto in mano la borsa del collega ucciso ma di non ricordare a chi l’ha consegnata . SEGUE
12 luglio 2019 SCARANTINO depone al “Processo depistaggio” AUDIO
12 luglio 2019 Borsellino, parla un poliziotto:“Scarantino? Era confusionario” SEGUE
12 luglio 2019 SALVATORE LA BARBERA depone al “Processo depistaggio” AUDIO
12 luglio 2019 AUDIO Processo depistaggio via d’Amelio, La Testimonianza dell’ispettore GIOVANNI GUERRERA, all’epoca aggregato nel gruppo Falcone-Borsellino racconta il trasporto di Scarantino a Pianosa: “Lo andammo a prendere a Boccadifalco, dove si trovava SEGUE
19 luglio 2019 FIAMMETTA BORSELLINO: “Indagini condotte da persone indegne”SEGUE
19 luglio 2019 Un anno prima FIAMMETTA e LUCIA BORSELLINO incontrano il procuratore generale della Corte di Cassazione RICCARDO FUZIO, fornendo elementi utili, a loro avviso, per avviare la procedura per un’azione di accertamento delle responsabilità sul piano disciplinare dei magistrati coinvolti nelle indagini di via D’Amelio. L’anno dopo, in occasione dell’anniversario della Strage di Via D’Amelio, FUZIO, prima di dimettersi, scrive una lettera alle sorelle Borsellino che provocherá una dura risposta da parte delle stesse. LEGGI
27 luglio 2019 VINCENZO RICCIARDI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
27 luglio 2019 ALESSANDRA RICERCA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
27 luglio 2019 CATERINA CASTELLI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 9 settembre 2019 Agente della scorta rivela: “Scarantino temeva di non essere creduto” SEGUE
- 9 settembre 2019 Ex funzionario di Polizia VINCENZO RICCIARDI interrogato al “Processo depistaggio” AUDIO
- 9 settembre 2019 GIUSEPPE DI GANGI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 9 settembre 2019 MARGHERITA GIUNTA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
17 settembre 2019 “Borsellino Quater”, IL PG LIA SAVA: “TROVARE CHI HA MOSSO FILI PER COLOSSALE DEPISTAGGIO” “Il primo profilo riguarda la famiglia di Paolo Borsellino e i congiunti di tutti gli uomini della scorta, i servitori dello Stato che sono stati trucidati in via D’Amelio. Essi hanno il diritto di sapere e di comprendere fino in fondo come e perché si giunse alla stagione delle stragi, anche al fine di cercare di lenire un dolore mai sopito, ma che addirittura si amplifica di fronte agli assordanti silenzi sia all’interno di Cosa nostra che all’interno di altri e più differenti contesti“. E’ quanto dice il procuratore generale di Caltanissetta Lia Sava, nel corso della requisitoria per il processo ‘Borsellino quater’ in corso a Caltanissetta. Imputati i boss palermitani Salvatore Madonia e Vittorio Tutino e i tre ex pentiti Calogero Pulci, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. “Questo ufficio – scandisce il procuratore generale – è fortemente convinto che la completa verità sulla strage di via D’Amelio potrà essere raggiunta solo mettendo insieme elementi che provengano da direzioni e da contesti investigativi diversificati che dovranno essere letti in chiave unitaria e supportati, si spera, da sopravvenute fonti dichiarative e dalle risultanze di ulteriori accertamenti anche di carattere tecnico scientifico“. SEGUE
27 settembre 2019 L’ex questore di Bergamo VINCENZO RICCIARDI: “Scarantino inaffidabile SEGUE
4 ottobre 2019 BIASIATO FABRIZIO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
4 ottobre 2019 MILO FERDINANDO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
15 ottobre 2019 Messina, la Procura interroga i 3 poliziotti imputati. Si avvalgono della facoltà di non rispondere. SEGUE
17 ottobre 2019 Poliziotti imputati non rispondono ai pm di Messina– Il legale, ”risponderanno davanti al Tribunale di Caltanissetta”
18 ottobre 2019 Al “processo depistaggio” depone DOMENICO MILITELLO, Polizia di Stato – AUDIO e NEWS
18 ottobre 2019 DEPOSIZIONE di GIAMPIERO VALENTI della Polizia di Stato: ”Mi ordinarono di interrompere la registrazione di VINCENZO SCARANTINO il collaboratore doveva parlare con i magistrati” AUDIO e NEWS
30 ottobre 2019 I brogliacci delle telefonate. Mistero sul pentito SCARANTINO VIDEO
30 ottobre 2019 Ecco le telefonate di SCARANTINO : “Dovevo parlare subito” SEGUE
30 ottobre 2019 L’ultimo mistero del falso pentito SCARANTINO Alla vigilia del processo voleva svelare il depistaggio. Ecco i brogliacci delle conversazioni con pm e poliziotti, il giallo si infittisce: chi lo convinse a non tirarsi indietro?
31 ottobre 2019 Falsi pentiti, telefonate e bugie.Una palude giudiziaria. Definirle anomalie diventa, giorno dopo giorno, riduttivo. SEGUE
- 8 novembre 2019 “SCARANTINO a Pianosa non denunciò maltrattamenti” L’ispettore di polizia Giampiero Guttadauro, che faceva parte del gruppo investigativo “Falcone e Borsellino”, è stato sentito al processo sul presunto depistaggio dopo la strage: “Parlava di donne e sigarette, non mi ha parlato di nessun tipo di attività di reato commesso” AUDIO deposizione.
- 8 novembre 2019 Al processo per il depistaggio ANGELO TEDESCO, Polizia di Stato cambia versione: pm chiede trasmissione atti in procura. AUDIO e NEWS
- 8 novembre 2019 Al “processo per il depistaggio” depone PIERO GUTTADAURO AUDIO
- 8 novembre 2019 Al “processo per il depistaggio” depone GIUSEPPE MILITELLO, Polizia di Stato AUDIO
15 novembre 2019 Sentenza Appello “BORSELLINO QUATER” SEGUE
15 novembre 2019 La prescrizione salva SCARANTINO condannati gli altri falsi pentiti SEGUE
15 novembre 2019 A Messina spuntano i verbali inediti di SCARANTINO
15 novembre 2019 “BORSELLINO QUATER”, CONDANNE CONFERMATE IN APPELLO. ERGASTOLO PER I BOSS. DIECI ANNI PER I FALSI PENTITI. PRESCRITTA LA CALUNNIA DI SCARANTINO.
29 novembre 2019 FAUSTO CARDELLA, magistrato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO e NEWS “Quando arrivammo qua insieme a Ilda Boccassini trovammo una situazione di stasi investigativa. Vincenzo Scarantino era già stato arrestato sulla base di intercettazioni ambientali fatte nel carcere in cui erano rinchiusi Candura e un altro detenuto. …“Il dottore aveva l’abitudine di venire a Caltanissetta per portare carte, normalmente verso le 21 di sera. Andava dalla dottoressa Boccassini, depositava le carte e allora mi chiamavano.
29 novembre 2019 FRANCESCO PAOLO GIORDANO, magistrato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
1 dicembre 2019 Depositata la lettera di elogio del PM CARDELLA a LA BARBERA
5 dicembre 2019 Ritrovate 19 bobine con le trascrizioni delle intercettazioni di SCARANTINO: “Collaboro o m’impicco” L’8 maggio 1995 Il pm CARMELO PETRALIA, che all’epoca coordinava l’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, parla al telefono con SCARANTINO. In una telefonata Petralia dice:“Scarantino, iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento… mi sono spiegato, Vincenzo… si sente pronto lei?…”
5 dicembre 2019 Ritrovate le registrazioni delle telefonate tra Magistrati e Scarantino. Vengono depositate a Caltanissetta le intercettazioni – Palermo Today – Il Riformista – Il Fatto Quotidiano – La Repubblica
9 dicembre 2019 pm ROBERTO SAIEVA racconta le divergenze tra pm su SCARANTINO SEGUE
9 dicembre 2019 Su Scarantino Pm divisi Per SAIEVA e BOCCASSINI era inattendibile, non per gli altri. Il dibattito interno alla Procura di Caltanissetta sull’attendibilità del pentito Vincenzo Scarantino era infatti al centro delle deposizioni di alcuni magistrati allora in servizio nell’ufficio, nel processo sul depistaggio della Strage di via D’Amelio. Per Roberto Saieva, che da gennaio a ottobre del ’94 fu applicato a Caltanissetta, “quando nel settembre viene interrogato Vincenzo Scarantino, cominciano ad emergere dei momenti di criticità. Per la dottoressa Boccassini e per me era abbastanza palese l’inattendibilità mentre diversa era la posizione di Tinebra, Giordano e Petralia. Le diversità di vedute permanevano e quindi si decise di mettere nero su bianco le nostre impressioni da consegnare ai colleghi. La nota risale al 12 ottobre e fu inviata a Palermo”. Diversa la posizione dell’allora procuratore aggiunto Francesco Paolo Giordano, il quale dichiara che aveva “grande fiducia nei confronti di Arnaldo La Barbera e dei suoi uomini” che gestirono Scarantino, poi rivelatosi un falso pentito. Servizio RAI
9 dicembre 2019 FRANCESCO PAOLO GIORDANO (magistrato) : TINEBRA doveva incontrare Borsellino dopo il 20 luglio SEGUE
13 dicembre 2019 ANNAMARIA PALMA: “Io accusata ingiustamente dai famigliari di PaoloBorsellino”. FIAMMETTA BORSELLINO in aula SEGUE
Dicembre 2019 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2020
13 gennaio 2020 ANTONINO DI MATTEO: «No alla protezione a SPATUZZA, rimette in discussione le stragi» SEGUE
20 gennaio 2020 Giornata di fuoco a Caltanissetta, al processo sulla “depistaggio della strage di via d’Amelio” in cui, con una “Deposizione fitta di nomi e misteri”, viene ascoltato il Procuratore aggiunto di Catania CARMELO PETRALIA. (AUDIO) Tra gli uditori FIAMMETTA BORSELLINO che SEGUE
31 gennaio 2020 CARMELO PETRALIA, magistrato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
31 gennaio 2020 VINCENZO MANISCALDI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
3 febbraio 2020 ANTONINO DI MATTEO: “C’erano dubbi molto seri sulla credibilità di SCARANTINO” SEGUE
3 febbraio 2020 Depistaggio Scarantino, l’ex Pm ANTONINO DI MATTEO ricorda poco: non sapremo mai chi ha ucciso Borsellino– news e audio
3 febbraio 2020 ANTONINO DI MATTEO depone al “Processo depistaggio” AUDIO
Al processo depone il consigliere del Csm Antonino Di Matteo: “Mai convinti in pieno da Scarantino” ha detto l’ex pm, e poi considero il “furto dell’agenda rossa l’inizio di un possibile depistaggio”
3 febbraio 2020 Processo depistaggio, l’accusa di FIAMMETTA BORSELLINO : “Delusa dalla deposizione del pm Di Matteo” Il consigliere del Csm ha deposto al processo sulle indagini della strage di via D’Amelio che vede alla sbarra tre poliziotti: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei “Penso ci sia una enorme difficoltà a fare emergere la verità – è il nuovo atto d’accusa di Fiammetta Borsellino, al termine dell’udienza del processo per il depistaggio. “Ho ascoltato molto attentamente la deposizione del consigliere Di Matteo e rimango sempre stupita da questa difesa oltre che personale a oltranza di questi magistrati e poliziotti che si sono occupati dell’indagine sulla strage. Ma sembrano tutti passati lì per caso”. Lo ha detto Fiammetta Borsellino fuori dall’aula di giustizia di Caltanissetta dove ha deposto il consigliere del Csm Antonino Di Matteo al processo sul depistaggio sulle indagini. “Delusa e amareggiata perché vedo che c’è una enorme difficoltà a fare emergere la verità” SEGUE
3 febbraio 2020 FIAMMETTA BORSELLINO: “Dai pm verità taciuta” «Non ho notato alcuna volontà, al di là del tentativo di discolparsi, di dare un contributo per capire cosa è accaduto. E questo mi fa molto male». Fiammetta Borsellino sbotta dopo aver ascoltato in silenzio la lunga deposizione dell’ex PM ANTONINO DI MATTEO SEGUE
5 febbraio 2020 ANTONINO DI MATTEO e TUTTE LE BUFALE SUL DEPISTAGGIO BORSELLINO SEGUE
6 febbraio 2020 DEPISTAGGIO: ANTONINO DI MATTEO non convince FIAMMETTA BORSELLINO SEGUE
- 7 febbraio 2020 SANTI GALLINA, Polizia di Stato, depone al “ Processo depistaggio” AUDIO
- 7 febbraio 2020 ERMENELINDA UBBRIACO, Polizia di Stato, depone al “ Processo depistaggio” AUDIO
- 7 febbraio 2020 CLAUDIO CASTAGNA, Polizia di Stato, depone al “ Processo depistaggio” AUDIO
20 febbraio 2020 ILDA BOCCASSINI al “Processo depistaggio”:VINCENZO SCARANTINO? “Non era credibile“; “i dubbi c’erano fin dall’inizio“; “era un mentitore“, “si doveva capire subito che era inattendibile“, “era un poveraccio“ SEGUE
20 febbraio 2020 SCARANTINO e le indagini fatte male, i mille dubbi della BOCCASSINI SEGUE
20 febbraio 2020 ILDA BOCCASSINI depone al “Processo depistaggio” AUDIO e STRALCI
21 febbraio 2020 ILDA BOCCASSINI/IL J’ACCUSE SUL TAROCCAMENTO DI SCARANTINO PER VIA D’AMELIO SEGUE
20 giugno 2020 LUIGI CATOUNNO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
20 giugno 2020 GIOVANNI ARCANGIOLI, Ufficiale Carabinieri, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
3 luglio 2020 Processo depistaggio via d’Amelio: teste della DIA, FRANCESCO PAPA anomalie su telefonate Scarantino NEWS e AUDIO
19 luglio 2020 GIOACCHINI GENCHI: “Non solo LA BARBERA dietro il depistaggio. SEGUE
19 luglio 2020 Non solo LA BARBERAdietro i buchi neri dell’inchiesta SEGUE
22 luglio 2020 “Processo depistaggio”. LUIGI LAZZARA Anomalie nelle registrazioni delle telefonate di Scarantino SEGUE
22 luglio 2020 LORENZO NARRACCI, già Vice Capo Ufficio SISDE di Palermo depone al “processo depistaggio” AUDIO
12 ottobre 2020 LUIGI SAVINA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
12 ottobre 2020 FRANCESCO PAOLO MAGGI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO e NEWS
12 ottobre 2020 FELICE CAVALLARO , giornalista, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
10 dicembre 2020 FIAMMETTA BORSELLINO all’attacco:“Indagini fatte male, archiviazione sui pm prematura” SEGUE
11 dicembre 2020 EMILIO BORGHINI, ufficiale dei Carabinieri depone al “Processo depistaggio” AUDIO
11 dicembre 2020 NICOLA MANCINO, già Ministro dell’Interno depone al “Processo depistaggio” AUDIO MANCINO: “Mai avuto rapporti con Borsellino” “Non conoscevo personalmente Paolo Borsellino e non avevo mai avuto rapporti con lui, ci fu solo una stretta di mano il giorno in cui mi insediai come ministro”. Lo ha dichiarato l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino sentito come teste, in videoconferenza, questa mattina nel corso dell’udienza del processo sul depistaggio della Strage di Via d’Amelio che si celebra a Caltanissetta. L’incontro a cui fa riferimento Mancino risale al primo luglio del 1992, giorno in cui si insediò al Viminale. “C’erano molte persone quel giorno – ha aggiunto il teste – che volevano congratularsi con me per la mia nomina. Borsellino era accompagnato da Vittorio Aliquò ma questo l’ho saputo dopo”. Mancino ha poi aggiunto di non aver mai conosciuto l’allora capo della squadra Mobile di Palermo Arnaldo La Barbera e di aver incontrato l’ex funzionario del Sisde Bruno Contrada poco prima del suo arresto. Ha poi riferito che non fu coinvolto dall’allora ministro della Giustizia Giovanni Battista Conso sull’emanazione dei decreti applicativi del 41bis. A citare l’ex capo del Viminale, è stato l’avvocato di parte civile, Fabio Repici, legale di Salvatore Borsellino. Imputati del processo sono tre poliziotti: Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di calunnia aggravata in concorso. (ANSA
Dicembre 2020 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2021
5 gennaio 2021 Borsellino quater, la Cassazione conferma le condanne. Per la strage di Via D’Amelio e i depistaggi
19 gennaio 2021 “Borsellino quater”, la teoria dei giudici: «la strage di via d’Amelio non fu dovuta alla trattativa stato-mafia». SEGUE
20 gennaio 2021 Secondo la corte d’Assise d’Appello nissena, non ci sarebbe un collegamento tra la Trattativa Stato-mafia e la morte di Borsellino SEGUE
4 febbraio 2021 DEPISTAGGIO VIA D’AMELIO. Archiviato il procedimento contro i pmANNAMARIA PALMA e CARMELO PETRLIA. L’ira di FIAMMETTA BORSELLINO SEGUE
5 febbraio 2021 Il poliziotto accusato del depistaggio in lacrime:“Non ho dato suggerimenti a Scarantino” SEGUE
5 febbraio 2021 Viene interrogato il poliziotto FABRIZIO MATTEI, uno degli imputati al “processo depistaggio” SEGUE
20 gennaio 2021 Depositate le motivazioni del PROCESSO D’APPELLO Borsellino SEGUE
20 febbraio 2021 ILDA BOCCASSINI: Su Vincenzo Scarantino vi erano visioni completamente diverse. Gli altri colleghi erano propensi a dire da subito ‘bene, Scarantino sta collaborando’. Ma per me c’erano delle perplessità. Molte perplessità. SEGUE
24 febbraio 2021 FIAMMETTA BORSELLINO: “NESSUNA FIDUCIA NEI PM ANTIMAFIA E NEL CSM, HANNO DEPISTATO” SEGUE
26 febbraio 2021 Il funzionario di polizia, CLAUDIO SANFILIPPO“ Non ho mai indagato né conosciuto Scarantino” NEWS e AUDIO
17 marzo 2021 Al “processo depistaggio” depone VINCENZO MANISCALDI AUDIO
17 marzo 2021 Al PROCESSO TENSIONI TRA PARTI CIVILI E POLIZIOTTO SANTORO SEGUE
17 marzo 2021 Al “processo depistaggio” depone ANTONINO SANTORO AUDIO
La testimonianza tra ”non ricordo” e negazioni.“In questo documento non vedo mie sigle o firme. Lo dico al cento per cento. Non sono sicuro che sia la mia calligrafia. Io non mi occupavo di intercettazioni”. “Noi ci occupavamo di fare la spesa, di accompagnare i figli a scuola. Stavamo a casa per poco, ma non eravamo sempre lì. Un telefono nell’abitazione? Sicuramente c’era perché ricordo che durante la giornata andavamo nella saletta di ascolto, credo ad Imperia, per ascoltare le telefonate” La serie di “non ricordo” ha riguardato anche le disposizioni date per il periodo trascorso a San Bartolomeo a Mare o le modalità con cui si dovessero controllare le telefonate di Scarantino. Ma il momento in cui la tensione si è fatta più alta è quando il teste ha affermato di non riconoscere la propria firma o sigla nel foglio, né di poter riconoscere altre firme nei brogliacci. “Lei riconosce la calligrafia?” ha chiesto Luciani più volte in una situazione surreale. “Non so se è la mia. Io ora scrivo in stampatello ed è tanto che non scrivo in corsivo. Ci sono alcune lettere che possono essere simili alla mia scrittura, come la ‘p’ o la ‘l’, ma non sono certo che sia mia o no. La mia sigla? Non c’è”.
24 marzo 2021 L’ombra dei servizi segreti sul depistaggio SEGUE
23 aprile 2021 Il giallo delle intercettazioni a Scarantino SEGUE
- 23 aprile 2021 GIUSEPPE CIRRINCIONE, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 23 aprile 2021 CARMELA SAMMARARO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 23 aprile 2021 VINCENZO BAVUSO VOLPE, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 23 aprile 2021 FRANCESCO LI VOTI, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 23 aprile 2021 MARTINO COLLINE, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 23 aprile 2021 AGOSTINO GIUFFRÉ, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 23 aprile 2021 GIANFRANCO ABBRUSCATO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 30 aprile 2021 FRANCESCA ANIA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 30 aprile 2021 GASPARE GIACLONE, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 30 aprile 2021 SALVATORE AMMIRATA, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 30 aprile 2021 GUIDO MARINO, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 30 aprile 2021 RICCARDO TORNAMBÉ, Polizia di Stato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 14 maggio 2021 deposizione del luogotenente DIA GIANDOMENICO FENU:“Nessuno imboccava Scarantino” AUDIO
- 14 maggio 2021 ANDREA RAMACCA depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 19 maggio 2021 CINZIA SAVARINO, Polizia di Stato depone al “Processo depistaggio” AUDIO
9 giugno 2021 BRUNO CONTRADA, Scarantino un cialtrone si capiva subito “Ho studiato la mafia, gli uomini di mafia e la loro mentalità, ho cercato di documentarmi. Se io avessi trattato Vincenzo Scarantino dopo 24 ore mi sarei accorto che era un cialtrone e che raccontava cose false. E questo non perchè io sia più bravo di altri, ma per la mia conoscenza di quegli argomenti. Io però non ho mai indagato su di lui, sono solo venuto a sapere che, quando non era pentito, era parente di un mafioso”. Lo ha detto Bruno Contrada, ex numero due del Sisde intervenendo davanti all’Antimafia Regione Sicilia che indaga sui depistaggi delle indagini sulla strage di Via d’Amelio. Alla domanda del presidente della commissione Claudio Fava sul perchè l’allora capo della Mobile di Palermo La Barbera non abbia capito che Scarantino, poi rivelatosi un falso collaboratore di giustizia, stesse mentendo, Contrada ha risposto: “Ci sono organismi di polizia giudiziaria che non possono essere affidati, specie in luoghi come Palermo, a funzionari pur dotati di acume ma privi di esperienza di anni di lavoro e ‘frequentazione’ con la criminalità organizzata”. “Quando lessi anni dopo i nomi dei componenti del gruppo investigativo che indagava sulle stragi del ’92, mi chiesi: ‘ma questi che esperienza hanno?’” “Come si fa ad affidare una inchiesta come quella su Via d’Amelio a persone così? La Barbera sarà stato un ottimo poliziotto, ma ha fatto servizio al nord. Quando è arrivato a Palermo nemmeno sapeva cosa fosse la mafia”. (ANSA)
21 giugno 2021 DIRETTORE DEL CARCERE DI PIANOSA A SCARANTINO NESSUN SOPRUSO – Al “processo depistaggio” Cerri “Non ho mai ricevuto alcuna denuncia per maltrattamenti” “Vincenzo Scarantino – sottolinea Vittorio Cerri – mangiava regolarmente e non ho mai ricevuto alcuna denuncia per maltrattamenti o per la qualità del cibo”. Ha poi sottolineato rispondendo all’avvocato Giuseppe Panepinto, legale del funzionario di polizia Mario Bo accusato di calunnia aggravata: “Escludo assolutamente che possano essere stati messi dei vermi nel cibo di Scarantino. Il cibo a lui destinato veniva prelevato dalla cucina e gli veniva portato da persone di mia fiducia. Questo succedeva per tutti i detenuti segnalati dal ministero”. Il riferimento è alle affermazioni di Vincenzo Scarantino che, nelle scorse udienze, aveva affermato di essere stato vittima di soprusi all’interno del carcere di Pianosa e che gli avrebbero urinato nella minestra dove a volte venivano messi anche dei vermi. Affermazioni assolutamente smentite da Cerri. L’ex direttore del super-carcere ha anche affermato di aver visto l’allora capo della Mobile di Palermo, Arnaldo La Barbera due-tre volte a Pianosa. In una di queste occasioni c’era anche l’ex pm Ilda Boccassini e che tutto veniva annotato in un registro. “C’era un’apposita sala dove si svolgevano i colloqui”. A deporre anche la poliziotta Rita Loche. “Vincenzo Scarantino era sempre nervoso, impaziente e infastidito. Anche i suoi figli, ancora bambini, avevano difficoltà ad avvicinarsi a lui. A un certo punto voleva fuggire dal residence di Jesolo dove era stato portato nell’agosto del 1994”. Nel 1992 la teste era in servizio alla squadra Mobile di Palermo e faceva parte del gruppo Falcone-Borsellino, costituito proprio per far luce sulle due stragi. Dal 12 al 25 agosto del ’94 si occupò del falso pentito Vincenzo Scarantino, portato in località protetta a Jesolo insieme alla sua famiglia. “Scarantino si esprimeva poco e male in italiano, parlava in dialetto siciliano. Ad un mio collega riferì che era stato a Pianosa, gli disse che si era trovato male e ne parlava come un periodo di sofferenza. A Jesolo non ho mai visto un magistrato né un funzionario del gruppo Falcone Borsellino. Mi occupavo prevalentemente delle esigenze della moglie e dei bambini”.
28 giugno 2021 LUCA LAPEGNA depone al “Processo depistaggio” AUDIO
13 luglio 2021 MATTEO MESSINA DENARO in VIA D’AMELIO. LO DICE TOTO’ RIINA analizzando le intercettazioni abbiamo scoperto che Riina indica Messina Denaro tra gli esecutori della strage di Via D’Amelio. Parla anche di un altro uomo che proviene dall’Albania. Ma nelle trascrizioni delle intercettazioni del 2013 c’è un omissis…
17 settembre 2021 “SCARANTINO nella stanza con TINEBRA”, nuovi dettagli al processo Depistaggio Borsellino LA TESTIMONIANZA di DOMENICO MILITELLO SEGUE
5 ottobre 2021 “Borsellino quater”, la Cassazione conferma le condanne. La SENTENZA della CASSAZIONE Perla strage di Via D’Amelio e i depistaggi. Convalidata la sentenza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta del 2019E’ stata confermata dalla Cassazione la condanna di appello del Borsellino quater – per la strage di Via D’Amelio e i depistaggi – e sono dunque definitive le condanne all’ergastolo per i capomafia Salvatore Madonia e Vittorio Tutino e quelle per calunnia per Calogero Pulci (dieci anni) e Francesco Andriotta che ha ottenuto un piccolo sconto di pena (da 10 anni a 9 anni e 6 mesi) per la prescrizione di due calunnie ai danni dell’ex pentito Vincenzo Scarantino, mentre da una terza accusa di calunnia, sempre ai danni di Scarantino, è stato assolto. Convalidata la sentenza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta del 2019.
6 ottobre 2021 “In 30 anni si è guardato ovunque. Non all’interno delle toghe”. Colloquio con FABIO TRIZZINO, legale della famiglia del magistrato, all’indomani della Cassazione sul Borsellino quater
10 novembre 2011 Ammessi nuovi testi al processo per il depistaggio delle indagini Il tribunale di Caltanissetta, nell’ambito del processo sul depistaggio delle indagini successive alla strage del ‘92 in via d’Amelio a Palermo, dove furono uccisi il magistrato Paolo Borsellino e 5 poliziotti della scorta, accogliendo alcune richieste avanzate dalle parti, ha disposto che nell’udienza fissata per il 19 novembre, ascolterà l’ex pm Antonio Ingroia, Santi Foresta, Lucia Falzone e Luigi Li Gotti. Nell’udienza invece del 26 novembre, saranno chiamati a deporre, i magistrati Roberto Scarpinato, Guido Lo Forte e Giuseppe Pignatone. Il Tribunale ha invece respinto la richiesta che era stata avanzata nella scorsa udienza dall’avvocato Giuseppe Panepinto, di sentire l’ex pentito di mafia Maurizio Avola, il quale aveva rivelato di aver ricoperto un ruolo nella strage. Ma le sue dichiarazioni sono state smentite dalla Procura nissena, secondo la quale l’ex collaboratore dice il falso. Imputati al processo, con l’accusa di calunnia aggravata, sono tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo.
15 novembre 2021 L’ex avvocato di Scarantino: “Pm sconcertati da ritrattazione” SEGUE
19 novembre 2021 L’avvocato LUIGI LI GOTTI depone al “Processo depistaggio’ AUDIO A SCARANTINO promessi soldi “Ho un ricordo molto vivo dell’interrogatorio a Pianosa: Vincenzo Scarantino parlava come un fiume in piena, non c’erano pause, era molto agitato. La seconda cosa che ricordo è che a un certo punto ci fu un’interruzione. Potei parlare con lui da solo e mi disse quello che gli era stato promesso, ossia 400 milioni di lire fuori dal carcere e in località protetta. Il mio dovere fu quello di dire a Scarantino che erano tutte frottole. Perché ciò che poteva avere dallo Stato era quello previsto dalla legge”. “Scarantino, in un successivo momento, quando fece la ritrattazione, lo disse: l’unica persona che mi aveva detto la verità era l’avvocato Li Gotti”.
26 novembre 2021 Udienza a Caltanissetta: SCARPINATO, LO FORTE, PIGNATONE e le loro verità.“Eredi” o “amici” nel “covo di vipere” non ce ne sono mai stati. SEGUE
26 novembre 2021 Gli ex colleghi di Borsellino, SCARPINATO, LO FORTE e PIGNATONE depongono al “processo depistaggio”. AUDIO
- 15 dicembre 2021 Ex legale Scarantino, ‘così ex pentito ritrattò la ritrattazionesulla strage Via D’Amelio SEGUE
- 15 dicembre 2021 ANTONIO INGROIA: “Mutolo era pronto a parlare di uomini dello Stato”. SEGUE
- 15 dicembre 2021 ANTONIO INGROIA, magistrato, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 15 dicembre 2021 FLORIANA MARIS, legale ANDRIOTTA depone al “Processo depistaggio” AUDIO
- 15 dicembre 2021 SNTINO CARMELO FORESTA, legale SCARANTINO, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
Dicembre 2021 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2022
22 gennaio 2022 La CASSAZIONE:“Deviazioni gravissime nelle indagini sulla strage di via D`Amelio”
26 gennaio 2022 ARIANNA BOSSI, moglie di FRANCESCO ANDRIOTTA, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
26 gennaio 2022 GIOVANNI PITITTO, perito, depone al “Processo depistaggio” AUDIO
30 gennaio 2022 Dichiarazione MARIO BO al “processo depistaggio” AUDIO
26-27 aprile 10-11 maggio 2022 Requisitoria PM STEFANO LUCIANI al “Processo depistaggio” AUDIO e NEWS PM STEFANO LUCIANI il più grande depistaggio d’Italia nato a Pianosa. Come si arriva all’interrogatorio del 24 giugno 1994? Quindici giorni dopo l’arresto di Vincenzo Scarantino, avvenuto il 29 settembre 1992, atterra sul tavolo del procuratore di Caltanissetta Tinebra una nota del Sisde con a capo Contrada, veicolata attraverso la Squadra Mobile di Caltanissetta nella quale incredibilmente, il Sisde anziché dire che Scarantino è un piccolo delinquente di borgata, lo definisce un boss mafioso”.
Lo ha detto nel corso della requisitoria del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio il pm Stefano Luciani. Secondo l’accusa gli imputati del processo, i poliziotti Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo avrebbero indotto il falso pentito Vincenzo Scarantino a dichiarare il falso, mediante minacce, pressioni psicologiche e maltrattamenti. “I suoi precedenti – ha aggiunto Luciani – erano assolutamente distonici rispetto al quadro che si vuole rappresentare. Da quel momento Vincenzo Scarantino subisce un pressing asfissiante. A Venezia, a Busto Arsizio, viene sottoposto a interrogatori costanti e ripetuti. Vincenzo Scarantino arriva al 24 giugno 1994 che è un uomo esasperato”. “Mi hanno spogliato nudo e mi colpivano i genitali con la paletta, mi dicevano di guardare a terra e mi colpivano se guardavo a terra, mi buttavano l’acqua gelata mentre dormivo nella cella. Tutto questo dietro la promessa: ti facciamo uscire da qui e ti diamo 200 milioni di lire. Questo raccontava Vincenzo Scarantino alla moglie Rosalia Basile ed è un cliché che si ripete con Salvatore Candura, al quale vengono fatte le stesse promesse e le stesse pressioni psicologiche. Alla fine Scarantino sotto il peso delle pressioni cede e si accolla le accuse: cioè il furto della Fiat 126 utilizzata come autobomba per la strage. Scarantino ha poi detto: ho recitato un copione esattamente come mi era stato detto di fare da Arnaldo La Barbera e dal poliziotto Mario Bo”, ha detto il pm Luciani. ANSA Depistaggio Borsellino, l’appello del pubblico ministero ai poliziotti imputati: “Dopo 30 anni, è l’ora di parlare”
27 aprile 2022 L’accusa dei pm: “Sulla strage il depistaggio dei poliziotti”.
27 aprile 2022 FIAMMETTA BORSELLINO “Omertà di Stato” «Vincenzo Scarantino subì un pressing asfissiante — ripete il pubblico ministero Stefano Luciani — venne anche torturato nel carcere di Pianosa.SEGUE
6 maggio 2022 Difesa BO: “Scarantino calunniatore”, a luglio la sentenza Il falso pentito Vincenzo Scarantino è “un calunniatore” che “non è mai stato indottrinato” né “dai poliziotti né dai magistrati”. E’ ancora l’ex pentito, che aveva SEGUE
10 maggio 2022 Scarantino ritrattò già nel ’95? La ritrattazione del falso pentito Vincenzo Scarantino al giornalista Angelo Mangano è al centro del penultimo giorno della requisitoria del pm al processo sul depistaggio. Il pubblico ministero Stefano Luciani ha ricordato quando Scarantino, che secondo la Procura sarebbe stato indotto dai poliziotti ad accusare della strage persone innocenti, si mise in contatto con Mangano per confessare che dietro alle sue dichiarazioni c’erano le pressioni della polizia. “Scarantino mi disse– ha raccontato il giornalista ai magistrati in un verbale letto in aula – che era stato torturato, che gli avevano fatto urinare sangue mentre era detenuto a Pianosa, che lui dell’attentato non sapeva nulla e che aveva accusato innocenti”. La ritrattazione avvenne nel 1995. Finita l’intervista con Mangano il cronista ricevette una chiamata dalla questura in cui gli si disse che lo cercava l’ex capo della Mobile Arnaldo La Barbera, all’epoca a capo del pool investigativo che indagava sulle stragi. “Capii che Scarantino era intercettato, altrimenti come avrebbero fatto a sapere della mia intervista?”, ha raccontato Mangano ai magistrati.
10 maggio 2022 Prosegue requisitoria del PM AUDIO
11 maggio 2022 Processo Borsellino, “gigantesco depistaggio”: la procura chiede la condanna di 3 poliziotti SEGUE
20 maggio 2022 FABIO TRIZZINO: Depistaggio Via D’Amelio, l’avvocato dei Borsellino i pm Palma, Petralia e Di Matteo SEGUE
20 maggio 2022 Intervista Avv. FABIO TRIZZINO al Processo depistaggi rif. a DI MATTEO
30 maggio 2022 processo per il depistaggio contro tre poliziotti. Il pm: “Sono passati 30 anni, se c’è stato altro ditelo”Il processo a coloro che sono ritenuti tra gli autori … SEGUE
30 maggio 2022 – Poliziotto imputato: “Sempre fatto il mio dovere” “Sono assolutamente estraneo ai fatti che mi vengono contestati in questo processo, che già mi ha procurato non pochi danni fisici e morali. La mia unica responsabilità… SEGUE
30 maggio 2022 Dichiarazioni spontanee del poliziotto MARIO BO, uno degli imputati al “processo depistaggio”AUDIO
1 giugno 2022 Difesa BO – A depistare furono tre falsi pentiti. Poliziotti innocenti“ PROCESSO DEPISTAGGIO” – Udienza 1 giugno 2022 Dall’intervento dell’avvocato Giuseppe Panepinto difensore di Mario Bo, imputato insieme a Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. SEGUE
9 giugno 2022 Il legale degli agenti: “Chiedere la condanna è inaccettabile” “Questi imputati hanno un passato, hanno una dignità, sono poliziotti, hanno una loro storia che comprende tantissime azioni svolte per contrastare la criminalità organizzata. Michele Ribaudo era un agente. Noi stiamo parlando di un soggetto che nella scala gerarchica della polizia è l’ultimo gradino assoluto e un altro soggetto che stava un gradino appena sopra, un vicesovrintendente, cioè Fabrizio Mattei. Chiederne la condanna è una cosa inaccettabile”. SEGUE
FABIO TRIZZINO e FIAMMETTA BORSELLINO al “PROCESSO DEPISTAGGIO”
28 giugno 2022 La famiglia Borsellino: “Diritto alla verità”. Non risparmia attacchi ai magistrati ANTONINO DI MATTEO, oggi consigliere al Csm, e ad ANNAMARIA PALMA, oggi Avvocato generale di Palermo, che si occuparono per un periodo dell’indagine sulla strage di via D’Amelio. E neppure agli imputati, tre poliziotti, che “non hanno reso onore alla divisa”. Parla anche di “ignominia del depistaggio” sulla strage. E di “diritto alla verità, dopo 30 anni. Anche se ormai il danno è fatto ed è irreparabile”. In poco meno di un’ora l’avvocato FABIO TRIZZINO, legale dei figli di Paolo Borsellino, nonché marito di Lucia, la figlia maggiore del giudice ucciso il 19 luglio del 1992, lancia accuse precisenel corso delle repliche della penultima udienza del processo sul depistaggio sulla strage che vede alla sbarra tre poliziotti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa nostra. SEGUE
28 giugno 2022 FABIO TRIZZINO, (AUDIO) LEGALE FAMIGLIA: “PM DI MATTEO E PALMA HANNO DIFESO PERVICACEMENTE DEPISTAGGIO” “La corte d’assise del processo Borsellino Ter, quando parla del collaboratore Vincenzo Scarantino è tranciante e dice che “è da prendere e buttare”. Ora io mi chiedo: i pm a cui queste parole vengono rivolte sono i pm Annamaria Palma e Antonino Di Matteo, gli stessi pm del Borsellino bis. Anche qui c’è un cattivo ricordo da parte dei magistrati. Quando ci dicono “non credevamo a Scarantino” si dimenticano di dire che hanno chiesto la condanna nei confronti di Vernengo, di La Mattina e di Scotto oltre che di Natale Gambino (condannati ingiustamente ndr) facendo quindi propria la collaborazione dei tre falsi collaboratori”. È l’atto di accusa dell’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia di Paolo Borsellino, nonché il marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del giudice, nel corso delle repliche al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio, in corso a Caltanissetta. “Quando ho detto che hanno difeso pervicacemente il depistaggio mi sono limitato a dati di fatto assolutamente incontestabili”, dice ancora. E parla di “debole e claudicante costrutto accusatorio” dei pm Palma e Di Matteo. “Se la Corte di assise, specie dopo le testimonianze di Bo e Mattei avesse avuto a disposizione il brogliaccio sottratto ai giudici naturali, altro che trasmissione di verbali. A quel punto la corte di assise avrebbe indicato nominativamente i soggetti da mettere sotto indagine e da processare”, conclude. Alla Sbarra ci sono tre poliziotti: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere favorito Cosa nostra. Secondo l’accusa i poliziotti avrebbero indotto, con le minacce, il falso pentito Scarantino a mentire sulla strage di via D’Amelio. ADNKRONOS
28 giugno 2022 Repliche del PM STEFANO LUCIANI al “processo depistaggio” AUDIO
29 giugno 2022 FABIO TRIZZINO legale dei Borsellino contro DI MATTEO: “Ha difeso il depistaggio di Scarantino screditando Spatuzza” SEGUE
29 giugno 2022 Le pesanti accuse di TRIZZINO contro Di Matteo: “Ha difeso il depistaggio di Scarantino screditando Spatuzza – Al processo che è in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sull’omicidio di Paolo Borsellino e la strage della sua scorta, ieri ha parlato l’avvocato della famiglia Borsellino, Fabio Trizzino, e ha sparato bordate pesantissime contro alcuni Pm, e in particolare contro Nino Di Matteo, cioè il protagonista – seppure sconfitto – del processo sulla cosiddetta trattativa stato mafia, che dopo molti anni di tribolazioni – soprattutto per il generale Mario Mori,risultato poi del tutto innocente – si è concluso qualche mese SEGUE
7 luglio 2022 La furia di FIAMMETTA BORSELLINO:“Sulla strage di via D’Amelio lo Stato non ci ha detto la verità” Non assolve nemmeno l’ex pm “antimafia” Ilda Boccassini, la prima tra i magistrati che operarono in quegli anni in Sicilia (fu applicata per due anni a Caltanissetta, dopo le stragi di mafia, dal 1992 al 1994) ad avanzare dubbi sulla genuinità delle parole di Scarantino. Aveva lasciato una relazione scritta al procuratore capo Tinebra, prima di tornare a Milano. A Fiammetta Borsellino questo non basta: “Io dico che se la Boccassini aveva qualche dubbio sul falso pentito Scarantino doveva fare una denuncia pubblica, così è troppo comodo. La Boccassini è quello stesso magistrato che ha autorizzato dieci colloqui investigativi di Scarantino a Pianosa e poi si è saputo che servivano a fare dire il falso a Scarantino con torture e minacce…”. La ex pm,, non avrebbe dovuto limitarsi a una “letterina”. Perché avrebbe potuto far esplodere il caso. Forse. O forse no, visti i tempi. SEGUE
12 luglio 2022 Depistaggio Borsellino, la prescrizione salva due poliziotti: assolto il terzo Cade l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino: prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei mentre Michele Ribaudo è stato assolto. SEGUE
12 luglio 2022 PROCESSO DEPISTAGGIO – Sommario Sentenza Parte 2ª
26 agosto 2022 ‘FABIO TRIZZINO: PERCHÉ’ DI MATTEO PARLO’ DI SPATUZZA? TEMEVA PER SUA CARRIERA?‘ “Il pm Antonino Di Matteo nel 2009 fece una dichiarazione sul collaboratore Spatuzza senza averne alcuna competenza. L’elemento incredibile è che in quell’anno Di Matteo da pm di Palermo non aveva alcuna competenza per entrare nei processi Borsellino uno e Borsellino bis, a meno che temesse qualcosa che potesse compromettere la sua carriera professionale. Bisogna avere il coraggio di dirle queste cose”. E l’atto di accusa dell’avvocato Fabio Trizzino che prosegue la sua replica al processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. In quella occasione Di Matteosi era opposto alla richiesta di protezione nei confronti dell’allora neo collaboratore Gaspare Spatuzza che aveva totalmente smentito il falso pentito Vincenzo Scarantino. “Si doveva occupare di dare il proprio parere su Spatuzza? – Cosa gli interessava del Borsellino uno e bis? Non è uno schizzo di fango al magistrato ma una analisi critica e non possiamo fare finta di niente. Solo perché uno fa il magistrato o il poliziotto non deve parlare? Non ci sto”.
7 settembre 2022 Condannato ingiustamente per la strage di via D’Amelio, maxi risarcimento per il carrozziere OROFINO. Arrestato nel 1993, poi condannato in via definitiva e quindi assolto nel processo di revisione nel 2017. Ora lo Stato deve pagare agli eredi di Giuseppe Orofino, portato in carcere a 49 anni, un milione e 404.925,25 euro di risarcimento per ingiusta detenzione con l’accusa di strage. SEGUE
Dicembre 2022 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2023
19 febbraio 2023 “Mi ha umiliato”, SCARANTINO rivela il confronto col boss CANCEMI – VIDEO Siamo a gennaio del ‘95, SCARANTINO viene messo a confronto con tre boss(Salvatore Cancemi, Gioacchino La Barbera e Santino Di Matteo) chiamati in causa dallo stesso pentito, secondo cui avrebbero partecipato a un summit per l’eliminazione di Paolo Borsellino. I tre lo smentiscono e sostengono che lo Scarantino sia personaggio «totalmente estraneo a Cosa Nostra». Il verbale d’esordio dello Scarantino era stato firmato il 24 giugno del 1994, sei mesi prima, e risulta già pieno di annotazioni a margine da parte del poliziotto incaricato della sua tutela, il quale dirà però di aver scritto sotto richiesta dello stesso pentito che aveva difficoltà a leggere i verbali
20 febbraio 2023 AVVOCATO DI GREGORIO: “SMASCHERAMMO SCARANTINO MA NON CI CREDETTERO” SEGUE
22 febbraio 2023 VINCENZO SCARANTINO: “Ho ancora paura” – VIDEO
10 marzo 2023 Torna in libertà SPATUZZA, il pentito che ha svelato il depistaggio della strage Borsellino. Il provvedimento del tribunale di sorveglianza di Roma toglie gli arresti domiciliati all’ex boss dopo 26 anni. Nel 2008 la scelta di collaborare con la giustizia dopo una lunga detenzione. E’ stato un sicario del clan Brancaccio, in cella ha iniziato un percorso di conversione religiosa L’anno scorso, il tribunale di sorveglianza di Roma aveva rigettato la richiesta del suo avvocato di revoca degli arresti domiciliari, sostenendo che il percorso di ravvedimento non era ancora giunto a compimento. La Cassazione ha annullato il provvedimento, e adesso arriva una nuova decisione dei giudici romani.
5 aprile 2023 Processo depistaggio: Depositate le motivazioni del processo di primo grado SEGUE
6 aprile 2033 Depistaggio Borsellino, giudici, ‘da poliziotti testi in aula ‘amnesie’ e smentite’ “Non può in alcun modo essere sottaciuta emerita, anzi, di essere ben sottolineata, l’obiettiva ritrosia di molti soggetti escussi a rendere testimonianze integralmente genuine che potessero consentire una ricostruzione processuale dei fatti che fosse il più possibile vicina alla realtà di quegli accadimenti”. A dirlo sono i giudici del processosul depistaggio Borsellino nelle motivazioni della sentenza. “Tra ‘amnesie generalizzate di molti soggetti appartenenti alle istituzioni, soprattutto componenti del Gruppo Falcone e Borsellino della Polizia di Stato – dicono i giudici – e dichiarazioni testimoniali palesemente smentite da risultanze oggettive e da inspiegabili incongruenze logiche, l’accertamento istruttorio sconta gli inevitabili limiti derivanti dal velo di reticenza cucito da diverse fonti dichiarative, rispetto alle quali si profila problematico e insoddisfacente il riscontro incrociato”.
6 aprile 2023 Il depistaggio di Stato organizzato prima della morte del magistrato:la terribile verità SEGUE
6 aprile 2023 AYALA: sulla borsa ero confuso SEGUE
8 aprile 2023 ROSALBA DI GREGORIO, legale innocenti condannati:“Ora Procura sani buchi strage Borsellino” SEGUE
9 aprile 2023 Depistaggio Borsellino, il grande bluff e il gioco delle tre scimmiette: pm vittime o complici? La determinazione di FIAMMETTA BORSELLINO SEGUE
20 maggio 2023 La Procura si appella: Sentenza da censurare. Un “copia e incolla di precedenti sentenze”, contraddizioni, “profili illogici”
28 maggio 2023 “Processo DEPISTAGGIO” la FAMIGLIA BORSELLINO si appella.
4 agosto 2023 CHIARA COLOSIMO, presidente della commissione parlamentare Antimafia: “… a settembre aprirò un filone investigativo sulle verità storiche delle stragi di mafia, partendo da quella di via D’Amelio».
12 luglio 2023 Il tribunale di Caltanissetta dichiara prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, due dei tre poliziotti accusati di avere depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio costata la vita al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della scorta. Assolto il terzo imputato, MicheleRibaudo. Erano imputati di calunnia aggravata dall’avere favorito la mafia. Il venire meno della gravante ha determinato la prescrizione del reato di calunnia. I tre erano accusati di aver costruito, anche attraverso falsi pentiti, un castello di menzogne sull’eccidio costato la vita al giudice Paolo Borsellino e alla sua scorta.
13 settembre 2023 intervista a VALORI PIETRO GRASSO: ammettere l’attendibilitá di SPATUZZA andava a toccare troppi nervi scoperti. SEGUE
27 settembre, 2, 6 e 24 ottobre 2023 LUCIA BORSELLINO e FABIO TRIZZINO auditi dalla COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA SEGUE
18 ottobre, 6 e 15 novembre 2023 SALVATORE BORSELLINO e FABIO REPICI auditi dalla COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA SEGUE
22 ottobre 2023 Via D’Amelio, dal Gip di Caltanissetta si a nuove indagini: «Capire il ruolo della mafia americana nella strage» SEGUE
31 ottobre 2023 “Processo Depistaggio” Borsellino: presentati nuovi atti ma si teme la prescrizione SEGUE
31 ottobre 2023 – Inizia a Caltanisetta l’Appello del “PROCESSO DEPISTAGGIO”
31 ottobre 2023 Depistaggio Borsellino: FABIO TRIZZINO, legale famiglia, ‘rischio prescrizione, serve corsia preferenziale’“Questo è un processo che ha un rischio grossissimo di prescrizione. La famiglia Borsellino che io rappresento, e io, chiediamo che questo processo abbia un percorso il più possibile veloce perché non accetteremmo il rischio di una prescrizione. Ecco perché chiediamo alla Corte d’Appello di dare al processo una corsia preferenziale assoluta”. E’ il monito dell’avvocato FABIO TRIZZINO, legale dei figli di Paolo Borsellino, nella prima udienza del processo sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Trizzino è anche il marito di Lucia Borsellino, figlia maggiore del giudice. “Gli unici danneggiato dal processo allo stato sono gli imputati, che senza la prescrizione, avrebbero avuto una assoluzione completa”, ha replicato l’avvocato Giuseppe Seminara, legale di Mario, Bo, uno dei tre poliziotti imputati. Imputati i tre poliziotti accusati di concorso in calunnia aggravata dall’avere agevolato Cosa nostra, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei. Nella sentenza di primo grado, emessa il 12 luglio del 2022, era caduta l’aggravante mafiosa per due dei tre poliziotti imputati del processo depistaggio Borsellino sono stati prescritti i reati per Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre Michele Ribaudo era stato assolto. I poliziotti tre sono presenti in aula, accompagnati dai loro legali.
31 ottobre 2023 Pm MAURIZIO BONACCORSO chiede audizione gip ALFREDO MONTALTO La deposizione del Presidente del gip del Tribunale di Palermo Montalto è stata chiesta oggi SEGUE
31 ottobre 2023 Il pm MAURIZIO BONACCORSO deposita una relazione di un sopralluogo effettuata nel mese di giugno del ’94 da SCARANTINO al quale avrebbe preso parte un agente di polizia, sempre della Squadra mobile, indagato dalla procura di Caltanissetta per false dichiarazioni al tribunale dopo il processo di primo grado. La relazione è stata trovata durante il trasloco degli uffici della Mobile di Palermo per dei lavori di ristrutturazione
31 ottobre 2023 Difesa Bo chiede rinnovazione dibattimento, depositati nuovi atti La difesa del poliziotto Mario Bo, uno dei tre poliziotti imputati nel processo d’appello per il depistaggio sulla strage di via D’Amelio, ha depositato presso la Corte nuovi documenti con la richiesta di rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale. “Si tratta, in particolare, di motivi aggiunti depositati il 21 settembre, con nota del Ministero dell’Interno, quale prova sopravvenuta e un secondo deposito, avvenuto il 13 ottobre 2023, per l’acquisizione di due note della Dia di Caltanissetta”, spiega il Presidente della Corte d’appello Giovambattista Tona.
31 ottobre 2023 Pg Parla di “apporto decisivo dei Servizi segreti”nel depistaggio sulla strage di via D’Amelio, ma anche del ruolo che il Sisde “ha svolto in tutti questi anni”. SEGUE
31 ottobre 2023 “PROCESSO DEPISTAGGIO”. Grazie a un trasloco ritrovata una relazione. Il pm Maurizio Bonaccorso ha depositato una relazione di un sopralluogo effettuata nel mese di giugno del ’94 da Vincenzo Scarantino al quale avrebbe preso parte un agente di polizia, sempre della Squadra mobile, indagato dalla procura di Caltanissetta per false dichiarazioni al tribunale dopo il processo di primo grado. La relazione è stata trovata durante il trasloco degli uffici della Mobile di Palermo per dei lavori di ristrutturazione. SEGUE
31 ottobre 2023 Procuratore generale BONO, ‘SISDE coinvitato di pietra processo, non si può escludere suo ruolo’ SEGUE
Novembre 2023 Rivelazioni inedite dal libro di VINCENZO CERUSO: «L’agenda rossa di Borsellino era in procura a Palermo». Poi sparì…
Un nuovo mistero sull’agenda rossa: “Era nella stanza di Borsellino, in procura”. Trentuno anni dopo, la rivelazione del pm di turno in via D’Amelio – La Repubblica. Il FASCICOLO MUTOLO e la borsa del dottor Borsellino
14 novembre 2023 Depistaggio Borsellino, altri quattro poliziotti rischiano il processo. La procura di Caltanissetta: “Hanno mentito in aula” Il depistaggio del falso pentito Scarantino, altri quattro poliziotti verso il processo. La procura di Caltanissetta: “Hanno detto il falso. Si farà un nuovo processo per il depistaggio che ha tenuto lontana la verità attorno ai responsabili della strage di via d’Amelio. E, ancora una volta, sotto accusa ci sono rappresentanti delle istituzioni, quattro poliziotti che un tempo facevano parte del Gruppo “Falcone Borsellino”. L’avviso di chiusura delle indagini, per l’ipotesi di reato di falsa testimonianza, è stato già notificato. SEGUE
17 novembre 2023 PERQUISIZIONI presso le abitazioni di moglie e figlie di ARNALDO LA BARBERA alla ricerca dell’AGENDA ROSSA. Sequestrata una copiosa documentazione ma non l’agenda. SEGUE
21 novembre 2023 Trovate nuove intercettazioni: accertamenti dei carabinieri del RIS SEGUE
23 novembre/9 dicembre 2023 ANTONIO DI PIETRO audito dalla Commissione Parlamentare Antimafia SEGUE
29 novembre 2023 Il magistrato LUIGI PATRONAGGIO audito dalla Commissione Parlamentare Antimafia SEGUE
Dicembre 2023 Rassegna stampa de LA DENUNCIA DI FIAMMETTA BORSELLINO
2024
9 gennaio 2024 Al processo d’appello depistaggio la deposizione di due collaboratori di giustizia, FRANCESCO ONORATO: La Barbera era vicino a Cosa nostra, uccise un rapinatore e dovevamo farlo fuori” SEGUE
9 gennaio 2024 “Le stragi di mafia le ha volute solo Cosa nostra o altri apparati? Non lo so. Non ricordo se ci sono stati altri discorsi. So che le stragi erano dovute alle conseguenze del maxiprocesso”. A dirlo è il pentito FRANCESCO ONORATO al processo d’appello sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio. AUDIO
16 gennaio 2024 VITO GALATOLO “La Barbera si incontrava con mio zio” SEGUE
18 gennaio 2024 L’ex magistrato AUGUSTO LAMA audito dalla Commissione Parlamentare Antimafia SEGUE
23 gennaio e 1 febbraio 2024 L’ex magistrato GIOACCHINO NATOLI audito dalla Commissione Parlamentare Antimafia SEGUE
2 febbraio 2024 Condannato a vent’anni GAETANO SCOTTO. Era stato arrestato e poi scagionato perché ingiustamente coinvolto dal falso pentito VINCENZO SCARANTINO per la Strage di Via D’Amelio SEGUE
10 febbraio 2024 – AUDIO e NEWS – La deposizione di GIOACCHINO GENCHI al “processo depistaggio” – “La strategia di Arnaldo La Barbera era di ‘vestire il pupo’ perché a Roma non volevano che si andasse in una certa direzione che non fosse Cosa nostra e questo me lo disse La Barbera”, che “era portatore di direttive precise. Non faceva nulla, se non sotto il controllo del Capo della polizia Parisi e di Luigi Rossi. La Barbera ha eseguito direttive e non ha mai agito autonomamente, oggi è fin troppo facile processare i morti”. Sono le parole dell’ex poiliziotto e oggi avvocato Gioacchino Genchi, che per ore, stamattina ha deposto a Caltanissetta nel processo d’appello legato al depistaggio nelle indagini sulla strage di via D’Amelio in cui sono imputati tre poliziotti del gruppo “Falcone e Borsellino”, Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, che avrebbero istruito il falso pentito Vincenzo Scarantino a dire il falso sulle stragi. Genchi ha parlato anche dell’agenda rossa di Borsellino, che a suo avviso non poteva essere nella borsa del magistrato e che dunque non sarebbe andata a fuoco ma sarebbe stata sottratta: “Io ritengo che – ha precisato Genchi – con l’agenda rossa Arnaldo La Barbera non c’entri nulla. Lui questa cosa la attribuiva ai carabinieri”.
10 febbraio 2024 GIOACCHINO GENCHI: “LA BARBERA:“Mi diceva ‘Noi dobbiamo vestire il pupo così come è”SEGUE
10 febbraio 2024 GIOACCHINO GENCHI: “A Roma non volevano che si andasse in una certa direzione che non fosse Cosa nostra e questo me lo disse La Barbera” SEGUE
21 marzo 2024 DEPISTAGGIO: chiesto il processo per altri 4 Udienza preliminare per 4 poliziotti. Fissata a Caltanissetta, dinanzi al gup David Salvucci, l’udienza preliminare, per il processo a carico di quattro poliziotti accusati di depistaggio. Si tratta di Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli,accusati di aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo di primo grado sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Il procedimento, ora in appello, vede imputati tre poliziotti ex appartenenti al gruppo “Falcone-Borsellino”: Mario Bo, Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. In primo grado sono stati prescritti i reati per Bo e Mattei mentre per Ribaudo era stata emessa sentenza di assoluzione. La procura di Caltanissetta però ha fatto ricorso in appello contestando l’aggravante mafiosa. Ed è stato proprio nel processo di primo grado che, secondo la procura, i quattro poliziotti avrebbero affermato il falso. SEGUE